[Nonviolenza] No. 10
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- Date: Sun, 23 Aug 2020 08:42:02 +0200
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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 10 del 23 agosto 2020
In questo numero:
1. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
2. Il testo del quesito referendario
3. "Chi dice che la democrazia costa troppo, preferisce la dittatura". Un discorso il 22 agosto in piazzale Gramsci a Viterbo per il "NO" al referendum del 20-21 settembre
4. Gaetano Azzariti: Perche' "NO"
5. Roberta Calvano: Alla base del taglio c'e' un intento antiparlamentare
6. Un appello dalla societa' civile: "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"
1. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.
2. MATERIALI. IL TESTO DEL QUESITO REFERENDARIO
Il testo del quesito referendario e' il seguente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?".
3. REPETITA IUVANT. "CHI DICE CHE LA DEMOCRAZIA COSTA TROPPO, PREFERISCE LA DITTATURA". UN DISCORSO IL 22 AGOSTO IN PIAZZALE GRAMSCI A VITERBO PER IL "NO" AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE
La mattina di sabato 22 agosto 2020 in piazzale Gramsci a Viterbo il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto un discorso argomentando le ragioni del "NO" al referendum del 20-21 settembre.
Di seguito, ricostruita a memoria poche ore dopo, una sintesi dei ragionamenti espressi.
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1. Chi dice che la democrazia costa troppo, preferisce la dittatura.
La democrazia rappresentativa e' una forma di governo che ha molti limiti e puo' presentare non pochi difetti, ma come disse una volta uno statista inglese, tutte le altre sono peggiori.
In Italia la sovranita' appartiene al popolo che la esercita votando le proprie istituzioni elettive: e l'unica istituzione elettiva per cui vota l'intero popolo e' il parlamento.
Il parlamento e' quindi l'istituzione in cui concretamente si realizza la sovranita' del popolo nell'ordinamento giuridico italiano.
Mutilare il parlamento significa mutilare la sovranita' popolare.
E' costosa la democrazia? Certo. E' costoso il parlamento? Certo. Vi sono degli abusi? Certo. Sono possibili dei risparmi? Certo. Ma l'alternativa alla democrazia e al parlamento e' la dittatura, che apparentemente costa di meno: solo la liberta' di tutte e tutti noi. L'ultima dittatura che il nostro paese ha conosciuto e' costata tra altri orrori decine di milioni di morti provocati dalle guerre fasciste.
Noi preferiamo la democrazia. Noi preferiamo il parlamento. Noi preferiamo salvare le vite umane. Noi preferiamo la rappresentanza e la sovranita' popolare.
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
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2. Chi ieri diceva che i governanti fanno tutti schifo, ora governa da anni, ha imposto antileggi naziste, e con la sua irresponsabilita' ed improntitudine ha contribuito a provocare la morte di decine di migliaia di persone innocenti nel corso dell'epidemia.
La cosiddetta "antipolitica" che tanto consensi ha ricevuto nelle ultime elezioni politiche e regionali e' gia' intimamente fascista e disumana.
I signori giunti al potere con l'"antipolitica" hanno imposto le antileggi razziste e antiumane fino ad arrivare al tentativo di impedire di soccorrere i naufraghi in pericolo di morte. Se non e' fascismo questo, non sappiamo cosa sia fascismo. Se non e' barbarie questa, non sappiamo cosa sia barbarie.
Successivamente, dinanzi all'epidemia, l'insipienza e l'irresponsabilita' dei governanti "antipolitici" centrali e regionali hanno avuto come esito una lunga sottovalutazione, un ritardo negli interventi, un cumulo di errori e carenze tali che decine di migliaia di persone sono morte, moltissime delle quali potevano essere salvate da interventi tempestivi e adeguati, gli interventi che i signori antipolitici del governo centrale e dei governi regionali razzisti non hanno saputo o voluto realizzare in tempo e nella misura necessaria.
Non solo: con il delirante narcisismo e il grottesco egotismo tipico dei dittatori nel corso dell'epidemia il governo centrale ha esautorato il parlamento abusando ripetutamente dello strumento del Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm): da mesi e mesi sono in corso in Italia prove tecniche di deriva verso la dittatura, mentre si continua a morire per primaria responsabilita' di chi ci governa.
La riforma voluta da partiti razzisti, golpisti e stragisti e' l'ennesimo passo verso il baratro del regime dell'anomia e della violenza.
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
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3. Mutilare il Parlamento significa indebolirlo fino a prostituirlo al governo (ed ai palesi ed occulti burattinai che il governo manovrano in quanto padroni delle forze politiche antidemocratiche che lo compongono): cosi' violando la divisione, l'equilibrio e il controllo dei poteri.
Nell'ordinamento giuridico italiano, nel nostro stato di diritto, nella Costituzione democratica e antifascista, la chiave di volta e' la separazione dei poteri: il parlamento fa le leggi, il governo ha il potere esecutivo, la magistratura esercita la funzione giudiziaria; questi tre poteri sono separati, devono essere in equilibrio, devono essere sottoposti a reciproci controlli, altrimenti e' la dittatura.
Inoltre il Parlamento e' l'unico di questi tre poteri eletto direttamente dal popolo sovrano.
Mutilando il parlamento (gia' enormemente indebolito dalle leggi elettorali imposte in questi ultimi decenni che sempre piu' lo hanno ridotto a bivacco di manipoli) si accresce il potere dell'esecutivo, che gia' ne ha enormemente abusato, e si prepara la dittatura.
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
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4. La riforma e' un'aggressione alla Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.
E quindi la riforma costituzionale imposta dagli ultimi due governi (la cui continuita' e' dimostrata dall'essere rappresentati dal medesimo presidente del consiglio dei ministri) e' anche un'ennesima aggressione alla Costituzione, cosi' come le analoghe riforme costituzionali che volevano imporre prima Berlusconi e poi Renzi.
Cosi' come furono respinte con il referendum sia la riforma Berlusconi nel 2006, sia la riforma Renzi del 2016, occorre adesso respingere la riforma Conte-Salvini-Di Maio.
Diciamo NO all'antiparlamentarismo.
Diciamo NO al fascismo.
Diciamo NO alla barbarie.
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
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5. Last, but not least, alcuni appelli degni di lettura e meditazione.
Alcuni appelli diffusi in questi mesi hanno evidenziato molte ragioni di dettaglio che non abbiamo riassunto in questo nostro ragionamento.
Vorremmo pero' almeno fare cenno a questi appelli, invitando a consultarne i testi integrali ripubblicati anche nel nostro notiziario telematico quotidiano dedicato appunto a sostenere le ragioni del "NO" al referendum.
L'appello dalla societa' civile, "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"; appello sostenuto da autorevoli personalita' laiche e religiose tra cui mons. Luigi Bettazzi, Sandra Bonsanti, don Luigi Ciotti, don Pierluigi Di Piazza, Anna Falcone, Domenico Gallo, Raniero La Valle, mons. Raffaele Nogaro, don Alessandro Santoro, padre Alberto Simoni, Armando Spataro, Nadia Urbinati, Massimo Villone, padre Alex Zanotelli (per adesioni inviare una e-mail a adesione.nograndemenzogna at gmail.com).
L'appello dell'"Associazione nazionale partigiani d'Italia", "Perche' votiamo "NO" al referendum del 20-21 settembre".
L'appello del "Comitato per il No": "Per la Costituzione fare vincere il NO nel prossimo referendum costituzionale".
Infine vorremmo ricordare anche l'appello nonviolento per il "NO" promosso il 13 agosto scorso, dal titolo "No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese" di cui di seguito riproponiamo ancora una volta il testo integrale.
"Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza".
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
4. RIFLESSIONE. GAETANO AZZARITI: PERCHE' "NO"
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 agosto 2020 con il titolo "I costituzionalisti critici dicono perche' NO ma i giornalisti non leggono piu'" e il sommario "Riforme e Costituzione. Matteo Feltri si appella a "quelli del no" per sapere se e' possibile votare una riforma che, senza una legge proporzionale, anche il Pd considera pericolosa per la democrazia"]
Mattia Feltri rivolge un "appello ai costituzionalisti", in particolare a "quelli del no", impegnati quattro anni fa nel contrasto alla riforma di Matteo Renzi e dieci anni prima contrari alla riforma di Silvio Berlusconi. Questa la richiesta: escano dal silenzio e ci dicano che pensano sulla riduzione del numero dei parlamentari. Mi chiedo se il problema sia dei "costituzionalisti del no" che non parlano o di Feltri che non legge?
"Da Gustavo Zagrebelsky in giu' potrebbero dare risposta", scrive il neo-direttore dell'"Huffington Post". Per quanto riguarda Zagrebelsky francamente non mi sembra possa essere tacciato di essere particolarmente riservato, continua a dire la sua su quotidiani nazionali di importante tiratura ("Repubblica", "il Fatto"), esprimendo opinioni che possono non essere condivise, ma che evidentemente sono piu' che legittime. Puo' rimanere deluso chi ritiene che "quelli del no" siano un partito o una lobby che opera sempre e per principio per ostacolare i governi e le riforme. Avendo denunciato la svolta autoritaria e i rischi della democrazia in passato, sono condannati e replicare sempre la stessa parte. Questo si' che e' un vero pregiudizio.
Quel che deve essere richiesto, in caso, ai costituzionalisti (solo a loro?) e' di motivare i propri giudizi. Guardando magari anche "in giu'", dove non mi sembra siano mancate – e non da oggi – prese di posizione chiare e preoccupate sulla riforma cui saremo chiamati a votare a settembre.
Se Feltri, ad esempio, volesse leggere considerazioni critiche potrebbe sfogliare "Il manifesto". Villone, Pallante, potrei aggiungere anche chi scrive – solo per citare alcuni dei "costituzionalisti del no" – da tempo e con continuita' discutono animatamente delle riforme, criticandole con argomenti tra loro diversi, ma senza reticenze, spiegando – proprio come vorrebbe Feltri – rischi e limiti della riduzione del numero dei parlamentari. In verita' i costituzionalisti si occupano su queste colonne da sempre anche di altro: della legge elettorale, dello stato della nostra democrazia, della radicale crisi del Parlamento, delle esondazioni dei Governi, delle leggi approvate e di quelle che non lo sono, delle eccessive cautele ovvero delle imprudenze dei garanti della Costituzione.
Non mi sembra ci sia passaggio politico rilevante che non sia stato valutato dai "costituzionalisti". Spesso criticando, a volte apprezzando, sempre con spirito libero. Ogni tanto con opinioni tra loro differenti, magari esprimendo giudizi diversi da quelle che si aspetta chi immagina che "quelli del no", siano solo dei "Signor no".
Feltri chiede ai costituzionalisti se e' possibile votare una riforma che in assenza di una legge proporzionale e' considerata dallo stesso Pd pericolosa per la democrazia. A questa domanda s'e' gia' risposto non solo su questo giornale, ma anche nelle altre sedi pubbliche ove gli studiosi cui si rivolge il direttore dell'"Huffington Post" riflettono, parlano e, magari, si dividono: dalle audizioni in Parlamento (pubblicate sul sito dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti), ai centri di ricerca (vivace la discussione svolta al Centro di Riforma dello Stato), alle riviste specializzate (approfondite le analisi contenute nei fascicoli della rivista "Costituzionalismo.it").
In tutti questi luoghi, da tempo, in molti hanno provato a sostenere che la riforma del Parlamento – necessaria vista lo stato di crisi in cui versa – non potesse essere ridotta ad una questione di numeri. Quanti sforzi – inutilmente profusi – sono stati fatti per richiamare l'attenzione sul necessario rapporto tra numero dei parlamentari e funzioni esercitate dalle Camere, sulla necessita' di preoccuparsi sin d'ora della riscrittura dei regolamenti parlamentari causa non ultima della paralisi dell'attuale Parlamento. Quante volte infine si e' sottolineato il collegamento tra "numero" dei rappresentati e "sistema" della rappresentanza (tradotto: del necessario collegamento tra riforme costituzionali e legge elettorale).
Ma in fondo basta avere un po' di memoria storica. In molti in passato hanno richiesto la riduzione del numero dei parlamentari, non solo le contrastate riforme di Renzi e Berlusconi, anche progetti ben diversi, finalizzati al provvidenziale rilancio della centralita' del Parlamento. Argomento utilizzato dai piu' a sostegno dell'attuale riduzione: quante volte ci si sente ripetere "perche' ti opponi oggi, se eri a favore ieri?". In pochi pero' ricordano le polemiche sui sistemi elettorali maggioritari dei "costituzionalisti del No". C'e' voluta la Consulta per ricordare che la democrazia parlamentare non puo' essere lasciata in balia di se stessa.
Ora si scopre con sconcerto che la legge elettorale e' legge ordinaria, il che significa che "qualunque governo, di destra o di sinistra o ibrido, al prossimo giro potra' cambiare la Costituzione" e questa sara' di nuovo in pericolo. Se si fossero ascoltati i "costituzionalisti critici" (dizione ben piu' appropriata di "quelli del no"), si sarebbe da tempo compreso come la riforma costituzionale non puo' essere ridotta solo ad una questione di numeri dei parlamentari e che le garanzie istituzionali da pretendere (anche in sede di formazione dell'attuale governo) non potevano essere scritte sull'acqua, ma dovevano assicurare anche e soprattutto una copertura costituzionale del principio proporzionalistico per l'elezione dei rappresentanti.
Oggi qualcuno scopre che le revisioni della costituzione sono affare complesso, noi lo dicevamo da tempo. Il problema e' allora che i "costituzionalisti" parlano da sempre, sono i "giornalisti" che non ascoltano piu'.
5. RIFLESSIONE. ROBERTA CALVANO: ALLA BASE DEL TAGLIO C'E' UN INTENTO ANTIPARLAMENTARE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 agosto 2020 con il titolo "Alla base del taglio c'e' un intento antiparlamentare" e il sommario "Referendum. Il taglio dei parlamentari sarebbe costituzionalmente sostenibile solo in presenza di una legge elettorale proporzionale"]
Si parla troppo poco del referendum costituzionale del 20 e 21 settembre, e se ne parla male, a partire dagli spot sulle tv nazionali che lo definiscono "confermativo", quasi la torsione plebiscitaria che da anni subisce fosse ormai istituzionalizzata. Se proprio non lo si vuole chiamare col suo nome, "referendum costituzionale", lo si dovrebbe definire piu' correttamente "oppositivo", finalizzato com'e' ad offrire uno strumento per cui la revisione costituzionale possa essere fermata dalle minoranze (motivo per cui non e' previsto il quorum) se non ottiene una legittimazione piu' ampia nel voto.
Si parla poco e male del taglio dei parlamentari, e per questo rispondo, alla provocazione verso i "costituzionalisti del no" che secondo l'"Huffington Post" sarebbero questa volta troppo silenti, provocazione alla quale ha gia' risposto sul "Manifesto" Gaetano Azzariti.
Nonostante siano apparsi diversi articoli di autorevolissimi colleghi che spiegano e rivendicano le ragioni del "no", anche tra i costituzionalisti – e devo dire principalmente tra le costituzionaliste italiane – esiste un 99% (come nel resto della popolazione) che non trova spazio e non viene facilmente ascoltato, salvo poi dire che "i costituzionalisti tacciono". I miei studenti direbbero "... ti piace vincere facile!".
Si puo' essere stati "costituzionalisti del no", ed esserlo anche stavolta, non per un pregiudiziale rifiuto contro ogni riforma. Ma perche', quando la riforma e' sorretta da ragioni sbagliate (antipolitica e facile demagogia sui costi della politica) e non correttamente innestata nel corpo della Costituzione, ignorando i contraccolpi che essa produrra' su garanzie e funzionamento della macchina parlamentare, il No diventa l'unica strada. Un caffe' al giorno in cambio di una riduzione del margine della rappresentanza politica, in un paese oggi piu' che mai diviso e frammentato. E' questo l'improcrastinabile taglio sui costi della politica?
Quanto al merito, per comprenderlo e' centrale porre l'attenzione al rapporto tra istituti di garanzia della Costituzione e legge elettorale. Si dice oggi, tardivamente, che il taglio dei parlamentari sarebbe costituzionalmente sostenibile solo in presenza di una legge elettorale proporzionale. Questo stretto legame tra saldezza della Costituzione e materia elettorale e' ben noto almeno dal 1993, quando il passaggio al maggioritario ha reso le maggioranze previste dalle norme sugli istituti di garanzia (revisione costituzionale, elezione del Presidente della Repubblica, dei giudici costituzionali, dei componenti laici del Csm) insufficienti a garantire scelte pienamente condivise e soddisfacenti.
Oggi, dopo un ondivago approccio al taglio dei parlamentari, non ci si dovrebbe accontentare di un adeguamento della legge elettorale, che possa garantire che ai ridotti numeri non corrisponda una totale esclusione delle minoranze, politiche, sociali, territoriali dal parlamento, ma si dovrebbe ampliare la discussione all'adeguamento dei regolamenti parlamentari, senza il quale la funzionalita' dell'istituzione sarebbe compromessa. Per non dimenticare le gia' richiamate maggioranze previste per gli istituti di garanzia.
Le preoccupazioni sono dunque tante e condivise da tanti costituzionalisti. Questa volta pero' la scarsa attenzione dei mezzi di informazione sul referendum rende il compito veramente arduo. Abbiamo tutti bisogno dei media, pur nella consapevolezza del disperato ritardo della battaglia, per chiarire la posta realmente in gioco nel referendum costituzionale, e non abbiamo bisogno invece di polemiche strumentali sui costituzionalisti.
Ribadisco quindi il mio "no", dovuto all'antiparlamentarismo alla base della riforma, e al suo non essere accompagnata da misure che valgano a rafforzare autorevolezza e funzionalita' del parlamento, nel mentre se ne riducono le dimensioni. Un ultimo problema e' quello per cui il taglio dei parlamentari e' mal progettato: esso porterebbe infatti al risultato per cui alcune regioni vedrebbero il peso dei propri rappresentanti valere meta' di quello di altre (es. Sardegna vs Trentino Alto Adige).
Una riforma quindi che farebbe figli e figliastri, mentre il paese ha bisogno piu' che mai di un parlamento nel quale si produca unita' e non divisione, e che ridiventi urgentemente il luogo centrale ove discutere ed assumere scelte cruciali, come anche l'emergenza che stiamo vivendo ha dimostrato.
6. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DALLA SOCIETA' CIVILE: "REFERENDUM COSTITUZIONALE: NO ALLA GRANDE MENZOGNA"
[Dal sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it riproponiamo questo appello del 24 giugno 2020 dal titolo "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"]
Il 20 e 21 settembre saremo chiamati a votare sul referendum costituzionale sul taglio del Parlamento, meno 36,5%, riducendo da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori.
Il progetto politico che ha portato al taglio della rappresentanza parlamentare senza ascoltare alternative e critiche e' rapidamente invecchiato, esso si risolve in un attacco al ruolo della rappresentanza parlamentare proprio quando ne andrebbe rilanciato il ruolo di rappresentanza e unificazione dell'Italia.
Di fronte al disastro umano, economico, occupazionale e sociale provocato dalla pandemia e alla gravita' dei problemi che il popolo italiano si trova ad affrontare in questo momento storico, risalta la vacuita' di una politica che, anziche' affrontare i problemi reali, ha cavalcato il disagio sociale per costruirsi un consenso fondato sulle illusioni dell'antipolitica.
Negli ultimi anni la competizione politica si e' svolta sul filo delle illusioni, sublimando sentimenti di rancore legati al crescente disagio sociale. Si e' creata l'illusione che il disagio sociale sia frutto dei privilegi della casta, che dimezzare le pensioni dei parlamentari sia stato un grande successo popolare, che la nostra vita si possa migliorare discriminando gli immigrati o altre categorie di soggetti deboli, che il disagio politico che nasce dal vuoto della rappresentanza sia colpa delle istituzioni politiche rappresentative, che quindi devono essere ridimensionate, a cominciare dal Parlamento.
La riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e' il frutto piu' significativo di questa politica di diseducazione di massa.
Tagliare il numero dei parlamentari non e' solo una questione di numeri o di costi. Si tratta di una riforma destinata ad incidere sulle modalita' di organizzazione della rappresentanza attraverso la quale si esprime e si realizza il principio fondamentale della Repubblica secondo cui la sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione e che attribuisce al parlamento un ruolo centrale nel nostro sistema democratico.
Il percorso di questa riforma costituzionale e' stato alimentato dalla grande menzogna che riducendo il numero dei parlamentari si punisce la casta, mentre, al contrario, si puniscono i cittadini che vedranno diminuita la possibilita' di eleggere un "proprio" rappresentante, si dara' un potere sempre maggiore a chi non ne risponde direttamente agli elettori, proseguendo nella separazione tra cittadini e rappresentanti.
Minando il rapporto fra cittadini e parlamentari, si incide sulla rappresentanza, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, aumenta di conseguenza la distanza fra rappresentato e rappresentante e viene ulteriormente sacrificato il pluralismo, abbassando il grado di potenziale identificazione del rappresentato con il rappresentante.
Il taglio dei parlamentari sommato alle norme elettorali in vigore apre una ferita nella capacita' di rappresentare i cittadini, i territori, le posizioni politiche esistenti nel paese, creando per di piu' squilibri tra le aree territoriali a parita' di popolazione.
Cio' e' tanto piu' grave alla luce della legge elettorale vigente caratterizzata da una forte quota maggioritaria (3/8 dei seggi) con liste bloccate nel proporzionale e voto obbligatoriamente congiunto tra candidato uninominale e lista collegata con l'effetto di comprimere notevolmente la possibilita' dell'elettore di scegliere i propri rappresentanti.
Il nostro Paese deve affrontare delle grandi sfide di cambiamento per risollevarsi dal disastro provocato dalla pandemia, ma per farlo bisogna sconfiggere l'attitudine della politica a vendere illusioni e a creare falsi miti.
Per questo e' importante respingere la mutilazione della rappresentanza che ci viene proposta con il taglio dei parlamentari oggetto del referendum.
La crisi della rappresentanza politica non si puo' curare riducendo il numero dei rappresentanti ma facendo si' che gli elettori possano tornare a scegliere direttamente i propri rappresentanti di modo che il Parlamento ritorni ad essere il motore della democrazia.
Nel breve tempo che ci separa dalla celebrazione del referendum, grande e' la responsabilita' dei mezzi di comunicazione che hanno il dovere civico di attivare un dibattito pubblico trasparente che fornisca ai cittadini le informazioni essenziali per far si' che il voto sia frutto di una scelta libera e consapevole.
Mobilitiamoci tutti per respingere questo ulteriore sfregio alla nostra democrazia costituzionale.
Roma, 24 giugno 2020
Pietro Adami, Adista, Mario Agostinelli, Francesco Baicchi, Felice Besostri, Mons. Luigi Bettazzi, Sandra Bonsanti, Mauro Beschi, Maria Agostina Cabiddu, Antonio Caputo, don Luigi Ciotti, Nicola Colajanni, Elettra Deiana, don Pierluigi Di Piazza, Anna Falcone, Carlo Di Marco, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alfonso Gianni, Raniero La Valle, Silvia Manderino, Tomaso Montanari, Mons. R. Nogaro, Francesco Pallante, Livio Pepino, Antonio Pileggi, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Giuseppe Salme', Antonia Sani, don Alessandro Santoro, padre Alberto Simoni, Armando Spataro, Emanuele Ungheri, Nadia Urbinati, Massimo Villone, padre Alex Zanotelli, Rina Zardetto ed altri...
Per adesioni inviare una mail a adesione.nograndemenzogna at gmail.com
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 10 del 23 agosto 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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