[Nonviolenza] Telegrammi. 3840



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3840 del 23 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. "Chi dice che la democrazia costa troppo, preferisce la dittatura". Un discorso il 22 agosto in piazzale Gramsci a Viterbo per il "NO" al referendum del 20-21 settembre
2. Andrea Fabozzi: Referendum costituzionale sul taglio del parlamento, dieci motivi per dire NO
3. Ancora una volta chiediamo
4. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
5. Una lettera al Comune di Milano
6. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. L'ORA. "CHI DICE CHE LA DEMOCRAZIA COSTA TROPPO, PREFERISCE LA DITTATURA". UN DISCORSO IL 22 AGOSTO IN PIAZZALE GRAMSCI A VITERBO PER IL "NO" AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE

La mattina di sabato 22 agosto 2020 in piazzale Gramsci a Viterbo il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", Peppe Sini, ha tenuto un discorso argomentando le ragioni del "NO" al referendum del 20-21 settembre.
Di seguito, ricostruita a memoria poche ore dopo, una sintesi dei ragionamenti espressi.
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1. Chi dice che la democrazia costa troppo, preferisce la dittatura.
La democrazia rappresentativa e' una forma di governo che ha molti limiti e puo' presentare non pochi difetti, ma come disse una volta uno statista inglese, tutte le altre sono peggiori.
In Italia la sovranita' appartiene al popolo che la esercita votando le proprie istituzioni elettive: e l'unica istituzione elettiva per cui vota l'intero popolo e' il parlamento.
Il parlamento e' quindi l'istituzione in cui concretamente si realizza la sovranita' del popolo nell'ordinamento giuridico italiano.
Mutilare il parlamento significa mutilare la sovranita' popolare.
E' costosa la democrazia? Certo. E' costoso il parlamento? Certo. Vi sono degli abusi? Certo. Sono possibili dei risparmi? Certo. Ma l'alternativa alla democrazia e al parlamento e' la dittatura, che apparentemente costa di meno: solo la liberta' di tutte e tutti noi. L'ultima dittatura che il nostro paese ha conosciuto e' costata tra altri orrori decine di milioni di morti provocati dalle guerre fasciste.
Noi preferiamo la democrazia. Noi preferiamo il parlamento. Noi preferiamo salvare le vite umane. Noi preferiamo la rappresentanza e la sovranita' popolare.
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
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2. Chi ieri diceva che i governanti fanno tutti schifo, ora governa da anni, ha imposto antileggi naziste, e con la sua irresponsabilita' ed improntitudine ha contribuito a provocare la morte di decine di migliaia di persone innocenti nel corso dell'epidemia.
La cosiddetta "antipolitica" che tanto consensi ha ricevuto nelle ultime elezioni politiche e regionali e' gia' intimamente fascista e disumana.
I signori giunti al potere con l'"antipolitica" hanno imposto le antileggi razziste e antiumane fino ad arrivare al tentativo di impedire di soccorrere i naufraghi in pericolo di morte. Se non e' fascismo questo, non sappiamo cosa sia fascismo. Se non e' barbarie questa, non sappiamo cosa sia barbarie.
Successivamente, dinanzi all'epidemia, l'insipienza e l'irresponsabilita' dei governanti "antipolitici" centrali e regionali hanno avuto come esito una lunga sottovalutazione, un ritardo negli interventi, un cumulo di errori e carenze tali che decine di migliaia di persone sono morte, moltissime delle quali potevano essere salvate da interventi tempestivi e adeguati, gli interventi che i signori antipolitici del governo centrale e dei governi regionali razzisti non hanno saputo o voluto realizzare in tempo e nella misura necessaria.
Non solo: con il delirante narcisismo e il grottesco egotismo tipico dei dittatori nel corso dell'epidemia il governo centrale ha esautorato il parlamento abusando ripetutamente dello strumento del Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm): da mesi e mesi sono in corso in Italia prove tecniche di deriva verso la dittatura, mentre si continua a morire per primaria responsabilita' di chi ci governa.
La riforma voluta da partiti razzisti, golpisti e stragisti e' l'ennesimo passo verso il baratro del regime dell'anomia e della violenza.
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
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3. Mutilare il Parlamento significa indebolirlo fino a prostituirlo al governo (ed ai palesi ed occulti burattinai che il governo manovrano in quanto padroni delle forze politiche antidemocratiche che lo compongono): cosi' violando la divisione, l'equilibrio e il controllo dei poteri.
Nell'ordinamento giuridico italiano, nel nostro stato di diritto, nella Costituzione democratica e antifascista, la chiave di volta e' la separazione dei poteri: il parlamento fa le leggi, il governo ha il potere esecutivo, la magistratura esercita la funzione giudiziaria; questi tre poteri sono separati, devono essere in equilibrio, devono essere sottoposti a reciproci controlli, altrimenti e' la dittatura.
Inoltre il Parlamento e' l'unico di questi tre poteri eletto direttamente dal popolo sovrano.
Mutilando il parlamento (gia' enormemente indebolito dalle leggi elettorali imposte in questi ultimi decenni che sempre piu' lo hanno ridotto a bivacco di manipoli) si accresce il potere dell'esecutivo, che gia' ne ha enormemente abusato, e si prepara la dittatura.
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
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4. La riforma e' un'aggressione alla Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.
E quindi la riforma costituzionale imposta dagli ultimi due governi (la cui continuita' e' dimostrata dall'essere rappresentati dal medesimo presidente del consiglio dei ministri) e' anche un'ennesima aggressione alla Costituzione, cosi' come le analoghe riforme costituzionali che volevano imporre prima Berlusconi e poi Renzi.
Cosi' come furono respinte con il referendum sia la riforma Berlusconi nel 2006, sia la riforma Renzi del 2016, occorre adesso respingere la riforma Conte-Salvini-Di Maio.
Diciamo NO all'antiparlamentarismo.
Diciamo NO al fascismo.
Diciamo NO alla barbarie.
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.
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5. Last, but not least, alcuni appelli degni di lettura e meditazione.
Alcuni appelli diffusi in questi mesi hanno evidenziato molte ragioni di dettaglio che non abbiamo riassunto in questo nostro ragionamento.
Vorremmo pero' almeno fare cenno a questi appelli, invitando a consultarne i testi integrali ripubblicati anche nel nostro notiziario telematico quotidiano dedicato appunto a sostenere le ragioni del "NO" al referendum.
L'appello dalla societa' civile, "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"; appello sostenuto da autorevoli personalita' laiche e religiose tra cui mons. Luigi Bettazzi, Sandra Bonsanti, don Luigi Ciotti, don Pierluigi Di Piazza, Anna Falcone, Domenico Gallo, Raniero La Valle, mons. Raffaele Nogaro, don Alessandro Santoro, padre Alberto Simoni, Armando Spataro, Nadia Urbinati, Massimo Villone, padre Alex Zanotelli (per adesioni inviare una e-mail a adesione.nograndemenzogna at gmail.com).
L'appello dell'"Associazione nazionale partigiani d'Italia", "Perche' votiamo "NO" al referendum del 20-21 settembre".
L'appello del "Comitato per il No": "Per la Costituzione fare vincere il NO nel prossimo referendum costituzionale".
Infine vorremmo ricordare anche l'appello nonviolento per il "NO" promosso il 13 agosto scorso, dal titolo "No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese" di cui di seguito riproponiamo ancora una volta il testo integrale.
"Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza".
Per questo occorre votare "NO" al referendum del 20-21 settembre.

2. REPETITA IUVANT. ANDREA FABOZZI: REFERENDUM COSTITUZIONALE SUL TAGLIO DEL PARLAMENTO, DIECI MOTIVI PER DIRE NO
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo questo articolo del 20 agosto 2020 dal titolo "Referendum costituzionale sul taglio del parlamento: perche' No" e il sommario "Tra un mese il voto. L'etichetta della legge e' semplice: 230 deputati e 115 senatori in meno. Ma il contenuto e' pericoloso. Dieci motivi per dire di No"]

1. A conti fatti si risparmia la meta'
Cominciamo da qui, dai soldi, perche' e' l'argomento "forte" del Movimento 5 Stelle, sebbene non originale. Quattro anni fa, infatti, era stato il Pd (Renzi) a scrivere sui suoi manifesti che "Basta un si' per cancellare poltrone e stipendi" – e' noto che quel referendum costituzionale lo vinsero i no. Sul manifesto dei grillini c'e' scritto adesso "1 miliardo per i cittadini", a tanto ammonterebbe il risparmio ottenuto con 345 "stipendi" parlamentari in meno.
La cifra e' fortemente esagerata: per raggiungerla ci vorrebbero dieci anni (due legislature) e 100 milioni di risparmi l'anno. I 5 Stelle giurano che saranno tanti ma e' facile smentirli. Gli ultimi bilanci di camera e senato indicano infatti tra indennita' e rimborsi una spesa di 144,885 milioni di euro per i deputati e 79,386 milioni per i senatori. Il che vuol dire che 230 deputati in meno garantirebbero un risparmio di 52,9 milioni e la rinuncia a 115 senatori significherebbe risparmiare 28,530 milioni.
Anche cosi' la promessa grillina non e' rispettata, il totale fa 81,430 milioni in meno l'anno, non 100. Ma e' un calcolo fatto al lordo delle tasse, perche' lo stato recupera una parte dell'indennita' sotto forma di Irpef e di addizionali regionali e comunali. Sono circa dieci milioni di gettito per i deputati e sei per i senatori. Il risparmio netto quindi e' piu' basso: 42,7 milioni per i deputati e 22,7 milioni per i senatori, totale 65,4 milioni l'anno.
C'e' di piu': una quota dei rimborsi che spettano ogni anno ai deputati e ai senatori e' destinata a pagare i collaboratori. Chi vuole tagliare le "poltrone" non ha ancora mai detto di volere parimenti licenziare gli assistenti (e per certi versi, anzi, il loro numero potrebbe addirittura salire, vedremo piu' avanti). Il vero risparmio netto dunque puo' essere calcolato in 36 milioni per i deputati e 17 milioni per i senatori, per un totale che e' quasi la meta' di quello annunciato dai sostenitori del si'.
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2. Non si toccano altre voci
Ma e' giusto mettere tanta attenzione ai risparmi, quando si parla di un'istituzione come il parlamento? Se la vostra risposta e' comunque si', e anche 50 milioni l'anno non vi sembrano affatto trascurabili, e' bene considerare che questo risparmio ottenuto tagliando la rappresentanza permetterebbe di fare economia sulle spese annuali di camera e senato soltanto per il 2,5%. Per avere un metro di paragone, si puo' considerare che le spese totali di camera e senato per il personale (stipendi e previdenza, parliamo quindi di tutti tranne che degli eletti) sono di circa 350 milioni l'anno. Vale a dire sette volte quello che si risparmierebbe rinunciando a 230 deputati e 115 senatori. Queste spese non saranno toccate.
Cinquanta milioni all'anno vuol dire che per arrivare al miliardo di minori spese reclamizzato da Di Maio (che ha anche gia' pubblicato uno schema di cosa intende fare, subito, con quei soldi) bisognera' arrivare alla fine di quattro legislature intere con il parlamento ridimensionato. A partire dalla prossima (se vincono i si'). Quindi appuntamento al 2043.
Intanto gli economisti dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani guidato da Carlo Cottarelli hanno calcolato per il taglio di 445 parlamentari un risparmio molto vicino a quello che abbiamo stimato noi, per loro sono 57 milioni l'anno. E hanno aggiunto che si tratta appena dello 0,007% della spesa pubblica italiana (camera e senato hanno bilanci autonomi, ma evidentemente i risparmi comporterebbero minori trasferimenti pubblici). Dividendo infine il risparmio annuo per tutta la popolazione italiana, l'Osservatorio sui conti pubblici ha concluso che si tratta dell'equivalente di un caffe' (0,95 centesimi) all'anno per ognuno di noi 60 milioni. In cambio di un bel taglio alla rappresentanza.
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3. Giu' il rapporto tra eletti e popolo
La rappresentanza, eccoci al punto. Gli aspetti da valutare sono due. Il primo e' il rapporto tra il numero degli abitanti e il numero dei parlamentari (deputati e senatori). Piu' e' alto questo rapporto, meno i cittadini sono rappresentati, nel senso che un parlamentare deve rappresentare una fetta maggiore di "popolo". Allora facile capire perche' negli ultimi cento anni i deputati siano sempre cresciuti, prendiamo come riferimento la legislatura del 1919 perche' fu la prima in cui entro' in funzione l'attuale aula di Montecitorio (e fu l'ultima legislatura senza Benito Mussolini tra i banchi), allora gli italiani non arrivavano a 40 milioni.
Dal 1919 a oggi i deputati sono aumentati di 112 unita' (erano allora 518), sempre crescendo con l'eccezione delle due legislature elette con il sistema plebiscitario durante il regime fascista. Curiosita': in quel periodo i seggi per i deputati furono ridotti proprio a 400 come si intende fare adesso. Nel 1948 la Costituzione non previde un numero fisso di deputati e senatori. I primi avrebbero dovuto essere uno ogni 80mila abitanti o frazione superiore ai 40mila, mentre i senatori sarebbero stati uno ogni 200mila abitanti o frazione superiore a 100mila. Di conseguenza nella prima legislatura i deputati furono 572 e i senatori 237.
Il rapporto con la popolazione fu congelato nel 1963, quando una riforma costituzionale stabili' un numero fisso di parlamentari: 630 deputati e 315 senatori (piu' i senatori a vita e gli ex presidenti della Repubblica). Malgrado siano trascorsi quasi sessant'anni da quelle riforma costituzionale, il rapporto tra elettori ed eletti e' rimasto su per giu' lo stesso: e' un po' aumentato alla camera, dove oggi c'e' un deputato ogni 96mila abitanti ed e' un po' diminuito al senato, dove c'e' oggi un senatore ogni 192mila abitanti. Con il taglio queste proporzioni sarebbero stravolte.
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4. Diventeremo gli ultimi tra i paesi Ue
"L'Italia e' il paese con il numero piu' alto di parlamentari". Quante volte lo avete sentito dire dalla propaganda per il si'? Talvolta lo slogan viene appena un po' corretto aggiungendo "elettivi" a "parlamentari", tanto e' evidentemente falso: basta dire che nel Regno Unito i parlamentari sono piu' di 1.400. Ma a Londra ci sono i lords che hanno una funzione e soprattutto una carica, non elettiva, imparagonabile a quella dei nostri rappresentanti del popolo.
Problema simile c'e' con molte altre camere "alte" degli altri paesi, che spesso sono non elettive o rappresentano le autonomie locali o gli stati federati. Piu' facile il raffronto con le camere "basse", ovunque elette direttamente dal popolo. Oggi l'Italia con i suoi 96mila abitanti per deputato e' uno degli stati con maggiore rappresentativita': piu' del Regno Unito (un deputato ogni 102mila abitanti), piu' dell'Olanda (uno ogni 114mila), della Germania e della Francia (entrambe hanno un deputato ogni 116mila abitanti) e piu' della Spagna (uno ogni 133mila).
Un rapporto maggiore tra elettori ed eletti rispetto al nostro c'e' in Danimarca, Finlandia, Svezia, Belgio, Polonia, Grecia e Portogallo, tra gli altri. Non e' corretto pero' dire, come dicono i 5 Stelle, che con la riforma l'Italia si "allineera'" ai maggiori paesi europei. Il taglio di 230 deputati infatti portera' il nostro rapporto fino a un deputato ogni 151mila elettori. Diventeremmo cioe' di colpo il paese con la peggiore rappresentativita' tra tutti i 28 appartenenti all'Unione europea. E di gran lunga, visto che dopo di noi ci sarebbe la Spagna, ferma a un deputato ogni 133mila abitanti.
Peraltro a Madrid la camera "alta" e' a composizione mista – in parte e' eletta a suffragio universale, in parte e' designata dalle comunita' autonome – comunque piu' grande del nuovo senato italiano (266 senatori contro i nostri 200) per una popolazione assai inferiore (46 milioni contro i nostri 60 milioni).
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5. Territori penalizzati (chi piu', chi meno)
Ma il problema della rappresentanza e' anche un altro e riguarda i territori. Perche' diminuendo notevolmente il numero degli eletti a livello nazionale, meno 230 deputati e meno 115 senatori come detto, diminuisce ovviamente quello dei rappresentanti dei singoli territori. Fino a diventare un numero esiguo, questo e' vero soprattutto al senato.
Con 196 senatori (quattro sono destinati a essere eletti all'estero) da distribuire nelle venti regioni – confermate le "quote minime" di un senatore in Valle d'Aosta e due in Molise – il taglio sara' pesante dappertutto. Ma non ugualmente pesante. Per esempio la Toscana perdera' sei senatori (da 18 a 12), con un taglio del 33,3%. Sotto la media nazionale, che e' del 36,5%. Piu' penalizzato il Friuli Venezia Giulia, che subira' un taglio del 42,9%, stessa percentuale dell'Abruzzo (entrambe le regioni passeranno da 7 a 4 senatori). Male anche la Calabria, con meno 40% (da 10 a 6 senatori).
Ma soprattutto a essere penalizzate saranno l'Umbria e la Basilicata, che passeranno da 7 a 3 senatori, per entrambe meno 57,1%. Un abisso paragonato al Trentino Alto Adige, che – per via delle due province autonome alle quali e' stato garantito un numero uguale di senatori – perdera' in totale appena un seggio, scontando una diminuzione della rappresentanza parecchio sotto la media nazionale: meno 14,3%.
Il risultato di questa distribuzione e' la fotografia di un'Italia diseguale, dove in Trentino Alto Adige in media ci sara' un seggio elettivo per il senato ogni 171mila abitanti. E in Sardegna un seggio elettivo ogni 328mila abitanti, vale a dire quasi il doppio. Naturalmente questo ha effetti anche sulla rappresentanza politica, penalizzando le liste meno forti, oltre che sulla rappresentanza territoriale.
Come cercheremo di spiegare nella prossima scheda.
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6. La soglia di sbarramento "naturale"
Della legge elettorale parleremo altrove, ma intanto e' bene ricordare che i partiti – maggioranza e opposizione – si stanno attualmente dividendo attorno alla questione della soglia di sbarramento. Nella proposta all'esame della camera questa soglia e' fissata al 5% e c'e' chi la considera, con buone ragioni, eccessiva. Ma e' solo la soglia "esplicita", quella che e' scritta nella legge. Assai piu' alta e' la soglia "implicita", quella che concretamente le liste dovranno raggiungere per sperare di avere un eletto, questo proprio perche' gli eletti nel collegio sono molto pochi.
Ancora una volta dunque il problema si pone soprattutto al senato. Per esempio, in Liguria dove si eleggeranno, se il taglio sara' approvato, solo cinque senatori, superare il 5% non servira' a niente, visto che la soglia "implicita" sara' di oltre il doppio (circa il 12,5%). La Basilicata con i suoi tre senatori soltanto vedra' all'opera una soglia effettiva di quasi il 20%: raggiungibile secondo gli attuali sondaggi soltanto da due partiti. Il problema, attenuato, si pone anche alla camera.
Al senato e' piu' pesante perche' si aggiunge la previsione costituzionale in base alla quale la camera "alta" deve essere eletta su base regionale. Questo vuol dire che un partito per conquistare rappresentanti sul territorio deve superare entrambi gli sbarramenti a livello regionale, quello legale e quello "naturale" (il secondo e' di regola piu' alto del primo).
A questo secondo problema si sta cercando di porre rimedio con una riforma costituzionale appena all'inizio dell'iter parlamentare: cancellerebbe la base regionale per l'elezione del senato, introducendo come per la camera la base circoscrizionale. Resta il problema che partiti piccoli, quando sul territorio si eleggono pochissimi rappresentanti, sono condannati a restare fuori.
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7. Lavori piu' difficili, meno efficienza
Poco male, si dira', se tutto questo servira' a rendere il parlamento piu' efficiente. Perche' e' questo l'altro argomento ricorrente nei discorsi dei sostenitori del si'. Meno parlamentari significa lavori piu' spediti, posto l'indimostrato teorema che un parlamento e' tanto piu' efficiente quanti atti legislativi produce. Spesso e' vero il contrario.
In ogni caso, e' proprio cosi'? In realta' oggi – anche prima dello stato di emergenza, che ha esasperato i problemi – l'attivita' parlamentare e' impostata secondo i ritmi del governo. Decreti legge da esaminare entro la scadenza e questioni di fiducia sono la regola. Il problema della sottomissione del potere legislativo alle esigenze di quello esecutivo, di vecchia data, non sara' per niente scalfito dalla diminuzione del numero dei parlamentari.
Soprattutto perche' questa viene fatta con un chiaro intento antiparlamentare, visto che si tratta di rinunciare a un costo considerato improduttivo. Nella realta' la camera e il senato, condannati da un bicameralismo paritario – che non e' nemmeno scalfito da questa riforma – possono comunque lavorare in sincrono, portando avanti contemporaneamente progetti di legge diversi.
I lavori delle commissioni poi non saranno per nulla facilitati, visto che i regolamenti prevedono che possano andare avanti con un terzo dei commissari presenti: il che significa nove deputati o cinque senatori. Un numero troppo basso per un serio lavoro redigente.
A meno di non poter contare su uno staff molto largo e molto competente, come per esempio avviene nel senato degli Stati Uniti, dove i pochi senatori hanno a disposizione risorse enormi per gli uffici e i collaboratori. In conclusione, quindi, per avere garantita nel nuovo parlamento a ranghi ridotti almeno l'efficienza attuale, bisognera' spendere di piu'.
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8. Regolamenti superati, ma non cambiati
C'e' il famoso accordo di maggioranza, che aveva previsto alcune condizioni perche' il Pd e gli altri alleati dei 5 Stelle dessero il via libera al taglio dei parlamentari. Il si' c'e' stato ma le condizioni, chiamate "riequilibri", non si sono realizzate. Non si e' realizzata anzi non e' stata neanche approvata in commissione quella legge elettorale a base proporzionale che dovrebbe recuperare – ma solo un po' – la perdita di rappresentativita' che certamente derivera' dal taglio lineare dei parlamentari.
E non si sono realizzate le altre riforme costituzionali che, giusto o sbagliato che sia, Pd e Leu avevano considerato sufficienti a "riequilibrare" le istituzioni: l'equiparazione dell'elettorato attivo e passivo di camera e senato, la riduzione dei delegati regionali per l'elezione del presidente della Repubblica e la gia' citata introduzione della base circoscrizionale anche per l'elezione del senato.
Ma dove si avverte tutta l'incompletezza della riforma costituzionale voluta dei 5 Stelle e' nel mancato aggiornamento dei regolamenti parlamentari. Che sono stati scritti per i numeri attuali dei senatori e deputati e prevedono una serie di soglie a garanzia soprattutto delle minoranze. Trenta deputati, per esempio, oggi possono chiedere l'inversione dell'ordine del giorno, chiedere la votazione a scrutinio segreto, presentare subemendamenti agli emendamenti del governo: ovviamente 30 su 630 e' molto diverso rispetto a 30 su 400.
Le liste piu' piccole avranno difficolta' a formare un gruppo (20 deputati e 10 senatori), persino a entrare in tutte le attuali 14 commissioni e nelle giunte. In definitiva la vita delle minoranze sara' piu' difficile. I regolamenti, si dice, possono essere cambiati. E' vero, ma a parte che non sara' facile – serve la maggioranza assoluta e c'e' il voto segreto – non ci si doveva pensare prima?
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9. Il pasticcio del voto all'estero
Probabilmente non e' il principale, ma un bel problema il taglio dei parlamentari lo pone anche per la rappresentanza degli italiani all'estero. Rappresentanza prevista da una riforma pensata male (Tremaglia) e realizzata peggio, ma che in ogni caso oggi stabilisce (legge 459 del 2001) che i deputati e senatori eletti all'estero siano scelti con il sistema proporzionale e l'indicazione della preferenza.
Oggi la circoscrizione estera piu' grande e' quella europea (oltre due milioni e mezzo di residenti iscritti all'Aire) a seguire quella dell'America meridionale (un milione e mezzo), assai piu' piccole le circoscrizioni dell'America centrosettentrionale e di Africa, Asia e Oceania.
Non avendo avuto il coraggio di rinunciare ai seggi assegnati all'estero, con il taglio dei parlamentari nazionali e' stata tagliata anche la delegazione estera, percentualmente un po' meno: si passa infatti da 12 a 6 deputati e da 8 a 4 senatori. Il risultato e' che il deputato eletto nella circoscrizione piu' piccola (Africa, Asia, Oceania) sara' tre volte piu' rappresentativo di quello eletto nella circoscrizione piu' grande (Europa).
Il pasticcio principale e' stato fatto con i senatori, che essendo solo quattro giocoforza saranno uno per circoscrizione, che sia una circoscrizione grandissima o piccolissima. Avremo cosi' un senatore in rappresentanza dell'Europa intera, con tutto quello che significa in termini di campagna elettorale (impossibile e/o dispendiosissima) e rappresentanza. Ma anche con il tradimento del principio proporzionale stabilito dalla legge: tutti i collegi senatoriali delle circoscrizioni estero saranno nei fatti dei collegi uninominali. Il seggio andra' infatti a chi prende un voto in piu' e a lui soltanto.
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10. Un sacrificio lineare slegato da tutto
I difetti e le mancanze di questa riforma costituzionale sono tali che anche i sostenitori del si' a volte ricorrono all'argomento definitivo: in fondo sono quasi quarant'anni (dalla prima commissione bicamerale per le riforme) che si propone la riduzione dei parlamentari. E' vero, ma mai era stata proposta come un taglio lineare senza altri interventi sull'impianto istituzionale.
E' vero anche che per la riduzione si e' schierata in passato la sinistra, soprattutto dopo che le assemblee (legislative) regionali hanno ampliato e spostato verso il basso la rappresentanza. Ma la proposta (Ferrara, Rodota', 1985) anche in quel caso era di sistema e soprattutto prevedeva il monocameralismo. Una sola camera di 600 deputati eletta con una legge proporzionale non avrebbe tutti i problemi in termini di penalizzazione della rappresentanza territoriale e politica che ha invece la riforma dei 5 Stelle.
Riforma, quest'ultima, comparsa per la prima volta in un documento ufficiale nella nota di aggiornamento al Def del settembre 2018 (governo gialloverde Conte-Salvini) legata pero' a doppio filo con l'introduzione della "democrazia diretta". Velocissimo l'iter di approvazione: dalla prima lettura della prima deliberazione (febbraio 2019 al senato) alla seconda lettura della seconda deliberazione (ottobre 2019 alla camera) sono passati appena otto mesi.
Difficile trovare precedenti cosi' rapidi di riforme costituzionali negli ultimi venti anni. Persino l'abolizione della pena di morte nel 2007 e l'introduzione della parita' di genere nell'accesso alle cariche elettive nel 2003 sono state piu' meditate. L'unica modifica costituzionale che e' stata approvata a questa velocita' (anche a maggioranza qualificata) e' stata l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione nel 2012.
Quasi tutti se ne sono pentiti.

3. REPETITA IUVANT. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO

Ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
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Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA

Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020

5. DOCUMENTAZIONE. UNA LETTERA AL COMUNE DI MILANO

Al Sindaco del Comune di Milano
e per conoscenza ai componenti della Giunta Municipale e del Consiglio Comunale
Oggetto: Proposta che il Comune di Milano realizzi una o piu' iniziative in ricordo di Paolo Finzi, illustre intellettuale milanese recentemente deceduto
Egregio Sindaco,
alcune settimane fa e' deceduto Paolo Finzi, illustre intellettuale milanese, direttore della prestigiosa rivista "A. Rivista anarchica", autore di fondamentali studi e ricerche sulla Resistenza, sul pensiero libertario, sul movimento anarchico, sulla Shoah, sulla cultura e i diritti delle popolazioni rom e sinte, sulla canzone d'autore e particolarmente su Fabrizio De Andre'.
Di famiglia di resistenti antifascisti, esempio di rigore intellettuale, morale e civile, lungo cinque decadi e' stato una delle figure piu' luminose della cultura libertaria - e della cultura tout court - nel nostro paese.
Credo che sarebbe giusto che la sua citta' gli dedicasse, d'intesa con i familiari, una o piu' iniziative di ricordo ed omaggio.
Mi permetto di allegare in calce a questa lettera due minimi ricordi apparsi nei giorni scorsi sul quotidiano telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", a sottolineare come Paolo Finzi sia stato anche una grande figura della riflessione e dell'azione nonviolenta in Italia.
Voglia gradire distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 15 agosto 2020
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Allegato primo. Per Paolo Finzi
Lunedi' 20 luglio 2020 e' morto Paolo Finzi, da mezzo secolo anima di "A. Rivista anarchica", una rivista preziosa per ogni persona di volonta' buona, per ogni persona affamata di conoscenza ed assetata di giustizia.
Paolo Finzi era una delle voci piu' nitide e una delle figure piu' luminose del movimento anarchico e del pensiero libertario nel nostro paese.
Io credo che verra' il giorno in cui sara' riconosciuto come una delle persone piu' rilevanti della cultura e della vita civile dell'Italia degli ultimi decenni.
Era una persona buona come il pane, un'intelligenza vivacissima e acutissima, con un'attitudine dialogica profonda e accudente nell'esercizio incessante della virtu' dell'attenzione e della comprensione; era di una generosita' impareggiabile, un combattente per la liberazione dell'umanita' intransigente nel riconoscimento e nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; il migliore degli amici e dei compagni.
Non sono anarchico, ma se c'era una persona al cui sentire mi sentivo vicino - e le cui esigenti domande e ragioni e fedelta' e vissuta utopia erano e sono anche le mie - era proprio Paolo Finzi. Mi dispiace di non averglielo mai detto, come mi dispiace di non avergli mai detto quanto importanti fossero anche per me la sua persona e il suo lavoro culturale e politico, quanto grandi la stima e l'affetto, l'amicizia e l'ammirazione che nutrivo per lui. Non glielo ho mai detto, ed ora e' troppo tardi. Ma penso, ma spero, che lui lo sapesse lo stesso.
Che abbia cessato di vivere e' un dolore immedicabile per chiunque lo abbia conosciuto.
Ma resta tutto il bene che ha donato.
E resta la lotta che e' stata anche la sua per la vita, la dignita', i diritti e la liberazione di tutti gli esseri umani, e per la difesa dell'intero mondo vivente. La lotta che senza di lui, ma forti del suo ricordo, dovremo continuare noi che restiamo.
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Allegato secondo. Con la scomparsa di Paolo Finzi la nonviolenza ha perso un maestro e un compagno
Con la scomparsa di Paolo Finzi, illustre studioso, perspicuo saggista e generoso militante anarchico, la nonviolenza in cammino ha perso un maestro e un compagno.
Un maestro sapiente e accudente, capace di ascolto, di comprensione e di consiglio, di porre le giuste ineludibili domande e di donare una parola saggia e schiudente, di vedere sempre le persone oltre le idee e i fatti, di cogliere, interpretare, preservare e liberare cio' che di umano vi e' nella storia e nelle storie.
Un compagno mite e generoso, fedele alla verita', sempre disposto a soccorrere chiunque di aiuto avesse bisogno, sempre disposto a condividere il bene ed i beni, un oppositore nitido e intransigente di tutti i poteri violenti, un resistente contro tutti i fascismi comunque camuffati, una persona che salvava le vite.
Ma non solo la nonviolenza perde un maestro e un compagno: la cultura e la vita civile italiana hanno perso un intellettuale e un militante che sempre di piu' negli anni futuri sara' riconosciuto come una delle figure maggiori dell'impegno morale e civile di questi tragici e cruciali decenni.
Ma soprattutto hanno perso un fratello tutte le oppresse e tutti gli oppressi che in Paolo Finzi hanno avuto un compagno di lotte, un difensore dei diritti inerenti ad ogni persona e del bene comune, un organizzatore infaticabile, un chiarificatore delle ragioni della lotta, un educatore al vero e al giusto, alla liberta' e alla comprensione, alla misericordia che insorge contro ogni oppressione, contro ogni menzogna, contro ogni violenza.
Paolo Finzi non e' stato soltanto un grande intellettuale libertario, un esemplare militante anarchico, e un testimone, uno studioso, uno storico, un pubblicista e un conferenziere sempre attento, sempre acuto, sempre rigoroso sotto il profilo intellettuale, morale, politico. Un umanista e un combattente per la liberazione dell'umanita' consapevole sempre del nesso che unisce i mezzi e i fini.
E' stato un punto di riferimento per persone ed esperienze assai diverse tra loro, che in lui, nel suo riflettere ed agire costantemente dialogici,  trovavano le ragioni dell'unita' sostanziale delle loro lotte e delle loro speranze.
Di "A. Rivista anarchica", la rivista di cui era fondamentale animatore, ha fatto una delle migliori riviste mensili italiane ed internazionali di politica e cultura, di ricerca teorica ed esperienziale, di riflessione etica e politica, di indagine antropologica e sociale, di documentazione e di dibattito non solo per l'area libertaria, ma per tutte le persone di volonta' buona, tutte.
Fu giovanissimo tra gli anarchici perseguitati nei giorni della strage di stato, serbo' viva memoria di Pino Pinelli e ne continuo' la lotta; scrisse libri fondamentali su illustri figure del movimento anarchico come Errico Malatesta e Alfonso Failla (padre della sua compagna Aurora), pubblico' molti studi e contribui' intensamente a promuovere una vasta e sempre piu' estesa opera storiografica sul pensiero libertario e sul movimento anarchico che costituisce una fonte e un apporto imprescindibili per l'intera storiografia contemporanea e per gli studi filosofici, politici e sociali.
Preziose fra tante altre pubblicazioni - anche multimediali - il volume sulla luminosa figura della madre Matilde Bassani Finzi partigiana, i lavori sulla cultura e i diritti del popolo rom, sull'amico Fabrizio De Andre', su altre figure ed esperienze antifasciste e libertarie.
Innumerevoli le iniziative di solidarieta' in cui fu impegnato, sempre in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, sempre opponendosi ad ogni potere oppressivo, a tutti gli abusi, ad ogni struttura che nega la liberta' e la verita' umana.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo proseguire nella lotta contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo proseguire nella lotta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo proseguire nel contrasto a tutte le strutture che negano l'eguale dignita' e la costitutiva liberta' di tutti gli esseri umani.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo proseguire nella solidarieta' con tutte le vittime di tutte le oppressioni, di tutte le menzogne, di tutte le violenze.
Nel ricordo di Paolo Finzi, alla scuola di Paolo Finzi, dobbiamo perseverare nella condivisione del bene e dei beni, nella costruire di una societa' di persone libere ed eguali in cui da ciascuna sia donato secondo le sue capacita' ed a ciascuna sia donato secondo i suoi bisogni.
Paolo Finzi volle e seppe essere l'umanita' come dovrebbe essere. Che l'esempio della sua intera vita ci ispiri e ci sostenga.
Possa la grata memoria dei tanti doni che ci ha lasciato temperare in questi giorni di lutto il dolore lancinante della perdita.
Alla compagna di tutta la vita Aurora, ai figli, ai familiari tutti, alle compagne e ai compagni di "A. Rivista anarchica" e delle tante altre imprese da lui promosse e condivise vada in queste ore anche la nostra affettuosa vicinanza.

6. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI

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7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Marthe Robert, L'antico e il nuovo, Rizzoli, Milano 1969, pp. 288.
- Marthe Robert, Da Edipo a Mose'. Freud e la coscienza ebraica, Sansoni, Firenze 1981, pp. 176.
- Marthe Robert, Solo come Kafka, Editori Riuniti, Roma 1982, pp. X + 214.
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Riedizioni
- Gianfranco Ravasi, Leggere la Bibbia nello spirito, Mondadori, Milano 2020, pp. 122, euro 5,90.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3840 del 23 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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