[Nonviolenza] No. 5



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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 5 del 18 agosto 2020

In questo numero:
1. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
2. Il testo del quesito referendario
3. Un appello dalla societa' civile: "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"
4. Franco Astengo: Il taglio progressivo della democrazia rappresentativa
5. Vincenzo Musacchio: Perche' voto "NO" al referendum costituzionale

1. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE

Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.

2. MATERIALI. IL TESTO DEL QUESITO REFERENDARIO

Il testo del quesito referendario e' il seguente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?".

3. DOCUMENTI. UN APPELLO DALLA SOCIETA' CIVILE: "REFERENDUM COSTITUZIONALE: NO ALLA GRANDE MENZOGNA"
[Dal sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it riprendiamo questo apello del 24 giugno 2020 dal titolo "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"]

Il 20 e 21 settembre saremo chiamati a votare sul referendum costituzionale sul taglio del Parlamento, meno 36,5%, riducendo da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori.
Il progetto politico che ha portato al taglio della rappresentanza parlamentare senza ascoltare alternative e critiche e' rapidamente invecchiato, esso si risolve in un attacco al ruolo della rappresentanza parlamentare proprio quando ne andrebbe rilanciato il ruolo di rappresentanza e unificazione dell'Italia.
Di fronte al disastro umano, economico, occupazionale e sociale provocato dalla pandemia e alla gravita' dei problemi che il popolo italiano si trova ad affrontare in questo momento storico, risalta la vacuita' di una politica che, anziche' affrontare i problemi reali, ha cavalcato il disagio sociale per costruirsi un consenso fondato sulle illusioni dell'antipolitica.
Negli ultimi anni la competizione politica si e' svolta sul filo delle illusioni, sublimando sentimenti di rancore legati al crescente disagio sociale. Si e' creata l'illusione che il disagio sociale sia frutto dei privilegi della casta, che dimezzare le pensioni dei parlamentari sia stato un grande successo popolare, che la nostra vita si possa migliorare discriminando gli immigrati o altre categorie di soggetti deboli, che il disagio politico che nasce dal vuoto della rappresentanza sia colpa delle istituzioni politiche rappresentative, che quindi devono essere ridimensionate, a cominciare dal Parlamento.
La riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e' il frutto piu' significativo di questa politica di diseducazione di massa.
Tagliare il numero dei parlamentari non e' solo una questione di numeri o di costi. Si tratta di una riforma destinata ad incidere sulle modalita' di organizzazione della rappresentanza attraverso la quale si esprime e si realizza il principio fondamentale della Repubblica secondo cui la sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione e che attribuisce al parlamento un ruolo centrale nel nostro sistema democratico.
Il percorso di questa riforma costituzionale e' stato alimentato dalla grande menzogna che riducendo il numero dei parlamentari si punisce la casta, mentre, al contrario, si puniscono i cittadini che vedranno diminuita la possibilita' di eleggere un "proprio" rappresentante, si dara' un potere sempre maggiore a chi non ne risponde direttamente agli elettori, proseguendo nella separazione tra cittadini e rappresentanti.
Minando il rapporto fra cittadini e parlamentari, si incide sulla rappresentanza, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, aumenta di conseguenza la distanza fra rappresentato e rappresentante e viene ulteriormente sacrificato il pluralismo, abbassando il grado di potenziale identificazione del rappresentato con il rappresentante.
Il taglio dei parlamentari sommato alle norme elettorali in vigore apre una ferita nella capacita' di rappresentare i cittadini, i territori, le posizioni politiche esistenti nel paese, creando per di piu' squilibri tra le aree territoriali a parita' di popolazione.
Cio' e' tanto piu' grave alla luce della legge elettorale vigente caratterizzata da una forte quota maggioritaria (3/8 dei seggi) con liste bloccate nel proporzionale e voto obbligatoriamente congiunto tra candidato uninominale e lista collegata con l'effetto di comprimere notevolmente la possibilita' dell'elettore di scegliere i propri rappresentanti.
Il nostro Paese deve affrontare delle grandi sfide di cambiamento per risollevarsi dal disastro provocato dalla pandemia, ma per farlo bisogna sconfiggere l'attitudine della politica a vendere illusioni e a creare falsi miti.
Per questo e' importante respingere la mutilazione della rappresentanza che ci viene proposta con il taglio dei parlamentari oggetto del referendum.
La crisi della rappresentanza politica non si puo' curare riducendo il numero dei rappresentanti ma facendo si' che gli elettori possano tornare a scegliere direttamente i propri rappresentanti di modo che il Parlamento ritorni ad essere il motore della democrazia.
Nel breve tempo che ci separa dalla celebrazione del referendum, grande e' la responsabilita' dei mezzi di comunicazione che hanno il dovere civico di attivare un dibattito pubblico trasparente che fornisca ai cittadini le informazioni essenziali per far si' che il voto sia frutto di una scelta libera e consapevole.
Mobilitiamoci tutti per respingere questo ulteriore sfregio alla nostra democrazia costituzionale.
Roma, 24 giugno 2020
Pietro Adami, Adista, Mario Agostinelli, Francesco Baicchi, Felice Besostri, Mons. Luigi Bettazzi, Sandra Bonsanti, Mauro Beschi, Maria Agostina Cabiddu, Antonio Caputo, don Luigi Ciotti, Nicola Colajanni, Elettra Deiana, don Pierluigi Di Piazza, Anna Falcone, Carlo Di Marco, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alfonso Gianni, Raniero La Valle, Silvia Manderino, Tomaso Montanari, Mons. R. Nogaro, Francesco Pallante, Livio Pepino, Antonio Pileggi, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Giuseppe Salme', Antonia Sani, don Alessandro Santoro, padre Alberto Simoni, Armando Spataro, Emanuele Ungheri, Nadia Urbinati, Massimo Villone, padre Alex Zanotelli, Rina Zardetto ed altri...
Per adesioni inviare una mail a adesione.nograndemenzogna at gmail.com

4. RIFLESSIONE. FRANCO ASTENGO: IL TAGLIO PROGRESSIVO DELLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 luglio 2020 col titolo "Referendum, il taglio progressivo della democrazia rappresentativa"]

La riduzione del numero dei parlamentari, il monocameralismo oppure la differenziazione del bicameralismo paritario con altre modifiche della legge elettorale hanno storicamente fatto parte dei programmi istituzionali della sinistra comunista, sia della commissione problemi dello Stato del Pci, sia del Crs diretto a suo tempo da Pietro Ingrao, anche dello stesso PdUP e della Sinistra Indipendente ( ricordo la relazione Milani–Pasquino alla Commissione Bicamerale Bozzi del 1985, proprio sul tema della legge elettorale).
In quei progetti si sommavano diversi elementi (anche tecnici) che puntavano a garantire la piena espressione della volonta' dell'elettorato, la rappresentativita' istituzionale delle forze in campo, la formazione di governi coerenti con la capacita' programmatica delle forze disponibili.
Contrapposizione vi fu con la "grande riforma" craxiana perche' orientata verso il presidenzialismo, l'accentramento nell'esecutivo, il cosiddetto "decisionismo".
In seguito tutto questo patrimonio fu azzerato e si procedette per colpi di riforma elettorale (considerata come la panacea di tutti i mali) perseguendo un duplice scopo: accompagnare in negativo il mutamento di natura dei partiti da soggetto di massa a personalistici "catch all party"; considerare la "governabilita'" come la frontiera esaustiva dell'agire politico (tanto e' vero che il Pci fu sciolto all'insegna dello "sblocco del sistema politico").
Nacque a quel punto, beninteso fin dal "Mattarellum", il meccanismo di "nomina" dei parlamentari da parte non tanto delle segreterie dei partiti ma delle cordate che spartivano il potere al loro interno oppure nella logica del "partito–azienda".
Nel frattempo diminuiva esponenzialmente la partecipazione politica (e quella elettorale) e si aprivano le porte a fenomeni di vera e propria degenerazione: prima l'egoismo razzista della Lega al quale fu sacrificato il titolo V della Costituzione, poi l'antipolitica di basso profilo etico–politico del movimento 5 stelle.
Intanto i diversi sistemi elettorali affinavano il meccanismo della nomina in luogo dell'elezione al punto da provocare, da parte di giuristi illuminati, i ricorsi alla Corte Costituzionale che in ben due occasioni provvedeva in materia con sonore bocciature, unico caso nella dimensione europea.
In questo quadro e' intervenuta la proposta di riduzione nel numero dei parlamentari, proposta in chiave meramente propagandistica adducendo il motivo dei costi esorbitanti. Una motivazione che, oltre al profilo di bassa macelleria, ha evidentemente assunto una veste punitiva nei riguardi della rappresentativita'.
La rappresentativita', collettivamente organizzata, delle opzioni politiche e' sempre stata e rimane il vero bersaglio di queste operazioni.
Le operazioni di riduzione della democrazia aprono le porte ad un inasprimento della personalizzazione della politica verso il presidenzialismo, la modifica della Costituzione: già tante volte soggetta ad attacchi, per due volte respinti con il voto popolare.

5. RIFLESSIONE. VINCENZO MUSACCHIO: PERCHE' VOTO "NO" AL REFERENDUM COSTITUZIONALE
[Dal sito www.avantionline.it riprendiamo questo intervento del 10 agosto 2020 dal titolo "Perche' voto NO al Referendum Costituzionale"]

"La Costituzione e' il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non e' rispettata dalle autorita' politiche, se non e' difesa dal Governo e dal Parlamento, se e' manomessa dai partiti, verra' a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre liberta'". Non sono le parole di un giurista ma il discorso al Senato della Repubblica del 27 giugno 1957 di don Luigi Sturzo. La nostra Costituzione e' piena di grandi conquiste di diritti e di liberta': "pari dignita' sociale"; "rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana"; "il lavoro"; "un'esistenza libera e dignitosa", e cosi' via. Grandi valori che entrano nei cuori del Popolo sovrano e che dovrebbero essere garantiti proprio con la centralita' del Parlamento. Oggi, invece, deputati e senatori sono rappresentanti del Popolo solo formalmente, in realta', sono delegati accomodanti del partito di appartenenza.
L'efficacia del sistema parlamentare, dunque, non dipende dal numero dei parlamentari ma dall'ingerenza e dal ruolo dei partiti politici. Il 20 e 21 settembre si votera' per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari pensando di rendere piu' efficiente il Parlamento. Non e' cosi'. L'Assemblea passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. Vista aritmeticamente sembra una conquista, e' invece una sconfitta per la democrazia. Per giustificare questa falsa conquista si sono addotte motivazioni smentite dalla realta'. Si dice che in Italia ci sia il piu' alto numero di parlamentari rispetto a tutti gli altri Stati membri dell'Unione europea. Falso! Rispetto al numero di abitanti l'Italia ha meno deputati di tutti i Paesi europei, esclusa la Francia, la Spagna e la Germania. Con la nuova riforma l'Italia avra' il minor numero di deputati per abitanti, e cio' a discapito della rappresentanza dei cittadini. Saranno colpiti le minoranze linguistiche, i partiti più piccoli, le forze all'opposizione nei governi regionali.
Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti. Un'altra motivazione falsa e' quella del risparmio economico. Si risparmierebbero 500 milioni di euro in 5 anni. Falso! Si risparmiano 285 milioni pari allo 0.007% della spesa pubblica come dimostrato dall'Osservatorio Conti Pubblici diretto da Cottarelli. Un'inezia. Un conto risparmiare, come e' giusto, altro conto e' tagliare senza criterio. I costi per far funzionare la democrazia non sono mai sprechi ma investimenti affinche' siano garantiti diritti e liberta' fondamentali. Altra motivazione addotta al fine di giustificare la riforma e' la maggiore efficienza del Parlamento. Falso! Nessuno dei suoi compiti sara' agevolato, anzi, si complichera', in primis, il lavoro delle commissioni e bisognera' riscrivere certamente tutti i regolamenti parlamentari. Sara' indispensabile cambiare la legge elettorale in senso proporzionale soprattutto per tutelare quelle minoranze che altrimenti sparirebbero dall'arco costituzionale.
Sara' necessario cambiare la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Di tutto questo non c'e' ancora nulla, quindi siamo di fronte ad una riforma scritta male e attuata al buio. Oltre queste distorsioni, la cosa a mio giudizio piu' grave e' la scelta di unire il referendum al voto amministrativo in tante Regioni e Comuni in un'unica data talmente ravvicinata da rendere di fatto impossibile per i cittadini un'adeguata informazione. Si votera' senza avere elementi di conoscenza necessari per giudicare se questo taglio di parlamentari proposto sia una scelta giusta o errata. Lo affermo con piena convinzione: siamo di fronte ad una riforma senza alcuna motivazione sostenibile tranne quella qualunquista delle "poltrone" inutili e della "casta" sprecona che peraltro non sono minimamente intaccate. Invece degli sprechi si riduce la democrazia.
Andiamo a incidere sulle nomine di dirigenti esterni che si sommano alla costosissima burocrazia gia' esistente o al continuo proliferare di societa' a partecipazione pubblica inutili o ancora sulle commissioni fatte nascere per gli amici, o sulle tantissime consulenze costose e fuori dal controllo. Si vada a vedere dove stanno gli sprechi reali e ci si accorgera' che questi non dipendono dal numero dei parlamentari. Tutto questo non si tocca ma si penalizza l’unico organo democraticamente eletto. Si umilia ancora una volta e pesantemente il Parlamento trasformandolo in un'assemblea superflua, mentre, all'Italia servirebbe il contrario e cioe' il ritorno alla centralita' del Parlamento. Una vera democrazia e' forte se realmente rappresenta i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. Ricordiamoci che la democrazia parlamentare e' stata una conquista di liberta' donata dalla Resistenza con tanti morti e tanta sofferenza! Per questi motivi, con animo sereno mi accingo a votare convintamente NO.

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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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