[Nonviolenza] Telegrammi. 3816



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3816 del 30 luglio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Una fucilazione
2. "La Scighera" ricorda Paolo Finzi
3. John Vignola ricorda Paolo Finzi
4. "Anarcopedia": Paolo Finzi
5. Aldo Capitini: Il manuale di Charles C. Walker sull'azione diretta nonviolenta
6. Gian Marco Martignoni presenta "Niente di questo mondo ci risulta indifferente" dell'"Associazione Laudato si', un'alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale"
7. Omero Dellistorti: Percussionista
8. Omero Dellistorti: Nella locanda il giorno dopo
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. L'ORA. UNA FUCILAZIONE

Della fucilazione di innocenti commessa ieri dalla Guardia costiera libica devono rispondere anche il governo e il parlamento italiani che hanno reiterato la decisione che lo stato italiano finanzi la Guardia costiera libica affinche' impedisca agli innocenti sopravvissuti ai lager di giungere in salvo in Italia e in Europa.
Ieri la Guardia costiera libica ha eseguito con scellerata fascistica determinazione e con disumana abissale obbedienza al mandato ricevuto l'effettiva mostruosa volonta' dei suoi mandanti e finanziatori: ha catturato degli innocenti inermi fuggiaschi in mare e li ha costretti a tornare nei lager, e chi ha cercato ancora di fuggire e' stato fucilato sul posto.
Il governo italiano dovrebbe dimettersi.
E  dovrebbero dimettersi i parlamentari italiani che hanno votato il finanziamento ai pretoriani libici garanti del regime dei lager e delle stragi.
Il popolo italiano dovrebbe insorgere nonviolentemente per far cessare questo cumulo di orrori.
Il popolo italiano dovrebbe insorgere nonviolentemente per imporre a governanti e legislatori il ritorno alla legalita' che salva le vite, alla Costituzione repubblicana democratica antifascista, al diritto internazionale, al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, alla civilta'.
*
La strage degli innocenti nel Mediterraneo.
I lager, le torture e gli omicidi dei migranti in Libia.
La schiavitu' e l'apartheid in Italia.
L'abominevole sistematica violazione dei piu' fondamentali principi giuridici e morali che riconoscono e difendono la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Il popolo italiano dovrebbe insorgere nonviolentemente per far cessare questo cumulo di orrori.
Il popolo italiano dovrebbe insorgere nonviolentemente per imporre a governanti e legislatori il ritorno alla legalita' che salva le vite, alla Costituzione repubblicana democratica antifascista, al diritto internazionale, al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, alla civilta'.
*
Ancora una volta chiediamo che  si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. MEMORIA. "LA SCIGHERA" RICORDA PAOLO FINZI
[Dal sito www.lascighera.org questo ricordo del 21 luglio dal titolo "Ci ha lasciato Paolo Finzi"]

Ci uniamo in un abbraccio al dolore di tutti quanti gli erano vicini e a tutta la redazione di "A. Rivista anarchica". Ci ha lasciato ieri un amico, un anarchico, un maestro, una persona che ci ha insegnato tanto.

3. MEMORIA. JOHN VIGNOLA RICORDA PAOLO FINZI
[Dalla pagina facebook di John Vignola]

"Che non ci sono poteri buoni", un verso di Fabrizio De Andre', ma anche un bel libro voluto da "A. Rivista Anarchica", dedicato proprio a Faber. Era uno dei progetti che stava piu' a cuore a Paolo Finzi, anima editoriale di "A" e di molte altre cose che definivano la sua missione civile e culturale.
Oggi Paolo Finzi non c'e' piu': ha scelto quello che qualche compagno ha chiamato un suicidio libertario, aprendo una voragine in chi come me lo ha conosciuto. Non ci affratellava per forza di cose l'anarchismo, ma di sicuro la passione per gli uomini che fanno del loro meglio per criticare i poteri forti, il monopensiero che anche oggi serpeggia ovunque e che la musica, la poesia e in generale l'arte aiutano a superare.
Questo Paolo lo aveva capito tanti anni prima del sottoscritto; peccato non poterne piu' discutere e aver perso una voce cosi' rilevante, per chi non vuole sentire solo le solite, rassicuranti, storie.
Ciao, Paolo. Grazie di tutto, senza retorica.

4. MEMORIA. "ANARCOPEDIA": PAOLO FINZI
[Dal sito www.anarcopedia.org]

Paolo Finzi (Milano, 28 novembre 1951 - Forlìi', 20 luglio 2020) e' stato un anarchico italiano, redattore di A - Rivista Anarchica fin dalla sua fondazione (1971) e poi direttore della stessa.
*
Biografia
Figlio di due ebrei antifascisti e partigiani, Ulisse Finzi, mantovano, e Matilde Bassani, ferrarese, insegnante e pedagogista socialista, arrestata dai fascisti nel 1942 perche' appartenente al Soccorso Rosso (partecipera' poi alla Resistenza a Roma in Bandiera Rossa), Finzi inizia la sua militanza nel gruppo anarchico del liceo Carducci di Milano; il primo maggio del 1968, a 17 anni, insieme a Giuseppe Pinelli ed altri inaugura lo storico circolo Ponte della Ghisolfa (1). La sera del 12 dicembre 1969 viene sottoposto a fermo di polizia nell'ambito delle indagini sulla strage di Piazza Fontana, evento a cui, lui e tutti i militanti del Ponte, sarebbero poi risultati del tutto estranei, malgrado una campagna politica e mediatica violentissima contro di loro. Nel 1971 fonda A - Rivista Anarchica insieme ad Amedeo Bertolo, Fausta Bizzozero, Rossella Di Leo, Luciano Lanza, Gianpietro Berti e Roberto Ambrosoli, progetto che portera' avanti ininterrottamente per 49 anni insieme anche alla sua compagna Aurora Failla. Negli anni '80, dopo la liberazione di Pietro Valpreda, ingiustamente accusato della strage del 1969, gira con quest'ultimo in lungo e in largo l'Italia in un tour di conferenze. Instancabile, tra l'organizzazione di un numero di A - Rivista e l'altro, continua a partecipare a iniziative in tutto il Paese. Pedagogia, antiautoritarismo e antimilitarismo, diritti delle minoranze (donne, bambini, detenuti, stranieri) sono i suoi cavalli di battaglia e sono anche i temi di cui scrive (da ricordare anche le sue monografie su Malatesta e Failla, nonche' i suoi studi sulla resistenza anarchica, i dossier su Emilio Canzi, Giuseppe Pinelli, Franco Serantini e lo sterminio nazista di rom e sinti: e' proprio la sua vicinanza con il popolo rom all'origine di un'amicizia fondamentale nella sua vita, quella con De Andre') (2). Nel corso della sua vita Finzi ha fondato o sostenuto la fondazione di varie realta' libertarie, come il Centro Studi Libertari / Archivio Giuseppe Pinelli (1976) e la casa editrice Eleuthera (1986).
Il 20 luglio 2020 presso la stazione di Forli', Finzi si lascia investire da un treno. La sua redazione lo ricorda cosi': "Maestro di anarchia, di etica, di dialogo e di confronto, uomo brillante, intelligente, sensibile e gentile. Ci ha insegnato il dubbio e la riflessione, l'ascolto e il rispetto profondo e sincero".
*
L'amicizia con De Andre'
Amico di Fabrizio De Andre' (e Dori Ghezzi) dal 1974, e' presente nel documentario "Faber" (di Bruno Bigoni e Romano Giuffrida) con un'intervista sui rapporti tra Faber e gli anarchici. Dopo la morte di De Andre' ha curato la pubblicazione di vari "prodotti" a lui legati. Nel 2000 ha curato il dossier Signora liberta', signorina anarchia. Nel 2001 ha prodotto il CD + libretto Ed avevamo gli occhi troppo belli, presentato alla stampa (giugno 2001) nel campo nomadi di via Idro a Milano. Nel 2004 ha prodotto il CD + libretto Mille papaveri rossi, raccolta di una quarantina di "cover" realizzata da Marco Pandin (storico collaboratore di A - Rivista). Nel 2006, ha dedicato a De Andre' e al suo impegno specifico in favore dei rom e dei sinti il DVD + libretto A forza di essere vento - Lo sterminio nazista degli Zingari. Nel 2018 pubblica il libro Che non ci sono poteri buoni – Il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De Andre'. Finzi ha partecipato a oltre un centinaio di iniziative pubbliche in memoria di De Andre'.
*
Note
1. Durante l'inaugurazione si spensero all'improvviso le luci e da una finestra balzo' dentro una persona di bassa statura (Gero Caldarelli, che vestira' i panni del Gabibbo) che impersonava Anarchik, il noto personaggio di Roberto Ambrosoli di cui Finzi era un appassionato.
2. Una volta, chiudendo i concerti, De Andre' domandava se tra il pubblico ci fossero anarchici del posto, perche' gli sarebbe piaciuto salutarli. Fu cosi' che una sera Finzi stesso busso' alla porta del camerino, non mancando di portare la rivista di cui De Andre' sarebbe diventato un fedele sostenitore.
*
Bibliografia
- La nota persona. Errico Malatesta in Italia, dicembre 1919 - luglio 1920, di Paolo Finzi, La fiaccola, 1990.
- Insuscettibile di ravvedimento. L'anarchico Alfonso Failla (1906-1986): carte di polizia, scritti, testimonianze, di Paolo Finzi, La fiaccola, 1993.
- Che non ci sono poteri buoni – Il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De Andre', di Paolo Finzi, Editrice A, 2018.
- Anarchik. Faro' del mio peggio. Cronache anarchiche a fumetti, disegni di Roberto Ambrosoli, prefazioni di Gianfranco Manfredi e Paolo Finzi, Editrice A - Hazard Edizioni, 2019.
*
Voci correlate
A - Rivista Anarchica
Fabrizio De Andre'
*
Collegamenti esterni
Pinelli: una storia, testimonianza lasciata da Paolo Finzi il 30 novembre 2017 per il progetto "Giuseppe Pinelli: Una storia soltanto nostra, una storia di tutti".

5. REPETITA IUVANT. ALDO CAPITINI: IL MANUALE DI CHARLES C. WALKER SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
[Riproponiamo ancora una volta il testo del capitolo dodicesimo, "Il Manuale di Charles C. Walker (1961)", del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, 1967 (poi ristampato da Linea d'ombra, Milano 1989; e successivamente ripreso anche in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992). L'opuscolo di Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, arricchito da ulteriori materiali, e' stato successivamente pubblicato dalle Edizioni del Movimento Nonviolento nei "Quaderni di azione nonviolenta", cui puo' essere richiesto; e' un materiale di lavoro utilissimo (per richieste: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it); il solo testo dell'opuscolo di Walker abbiamo anche piu' volte riprodotto sul nostro foglio.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]

Nel 1961 e' uscito il Manuale dell'organizzatore dell'azione diretta nonviolenta, redatto da Charles C. Walker, direttore del Laboratorio della nonviolenza (Cheney, Pa, USA). Jean Fremont lo ha tradotto in francese. L'opuscolo e' edito dalla War Resisters' International, 88 Park Avenue, Enfield, Middlesex, Inghilterra. E' un ampio e organico lavoro, e il confronto con il Piano De Ligt mostra quanto l'esperienza dell'azione nonviolenta si sia accresciuta negli anni, specialmente per le grandi campagne gandhiane e per quelle degli Stati Uniti d'America e di altrove. Del resto, il manuale integra spesso i suoi suggerimenti con indicazioni bibliografiche. Metteremo in luce la struttura del lavoro, e i punti piu' rilevanti e utilizzabili.
Il Manuale e' diviso in quindici sezioni.
*
1. Preparazione
Bisogna scegliere e presentare chiaramente gli scopi da raggiungere, dando rilievo ad una situazione ingiusta e cercando di ottenere l'appoggio del pubblico. La volonta' di resistenza viene sviluppata diffondendo continuamente notizie, commentandole e facendo appello all'azione immediata, indicando alle vittime anche una situazione migliore. Inoltre: assicurarsi il nome e l'indirizzo di persone che possono cooperare, e consultare gruppi e associazioni che possono simpatizzare.
Gia' in questa prima sezione si trovano i suggerimenti sempre dati per le azioni nonviolente: cercare le piu' larghe solidarieta', diffondere apertamente notizie sulla situazione e sulle prospettive di mutamento. Se ne deduce: prima di un'azione impiantare un bollettino apposito da diffondere largamente.
*
2. Lancio di un programma costruttivo
Il programma deve colpire un male alla radice, venire in aiuto alle vittime, stimolare gli atteggiamenti nonviolenti. Reagire, quindi, attivamente all'apatia, con pieno altruismo e ispirando fiducia. L'azione puo' essere preparata da un lavoro costruttivo come campi di lavoro, cooperative, assistenza alle vittime di ingiustizie, lavoro caritatevole, lavoro in comunita'. Utile anche un lavoro fisico dopo un'estrema tensione nervosa.
*
3. Apprendimento del metodo
Anzitutto una ricerca sui fatti, sulle forze sociali, politiche, economiche, implicate nella situazione (come abbiamo gia' visto), sull'atteggiamento dei vari gruppi.
Impostare la possibilita' di negoziati (uno stadio molto importante prima di ogni azione nonviolenta).
Appello vastissimo all'opinione pubblica, con tutti i mezzi possibili.
Giorni di digiuno e (oppure) di preghiera, rinuncia a distinzioni onorifiche date dagli autori dell'ingiustizia; dirsi disposti ad una concessione importante, purche' non leda il principio.
Presentare un "ultimatum" che espone le lagnanze, i tentativi fatti per rimediare, le concessioni proposte, e fissare una data limite. Informare tutti gli implicati nella cosa.
Infine, dopo aver tutto tentato, intraprendere l'azione diretta, senza rompere definitivamente la possibilita' di riprendere i negoziati.
L'azione diretta ha questi aspetti:
- Veglia in un luogo simbolico;
- Picchetti di militanti;
- Digiuno o sciopero della fame;
- Noncooperazione;
- Boicottaggio;
- Arresto del lavoro per un certo periodo;
- Sciopero;
- Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso);
- Intervento p. es. in un luogo proibito;
- Disobbedienza civile;
- Migrazione;
- Manifestazioni: riunioni, sfilate, proteste.
*
4. L'addestramento
Studiare la teoria e la messa in pratica della nonviolenza, le campagne nonviolente; organizzare un laboratorio della nonviolenza, proiettare film, fare riunioni e discussioni pubbliche e anche "scene drammatiche" di realizzazione di iniziative nonviolente; meditare, cantare in coro, raccontare fatti eroici, prendere pasti in comune, formare bene gli individui per i compiti che saranno a loro affidati; distinguere tra l'addestramento generale e quello per determinate azioni.
*
5. Il piano di campagna dell'azione diretta nonviolenta
L'organizzazione realizzatrice deve avere delle infrastrutture con un comitato d'insieme e un comitato amministrativo, un direttore del progetto e comitati speciali (per la pubblicita', per i mezzi di trasporto, per stampare, per l'alloggio, il cibo ecc.), e deve fare un bilancio preliminare.
Mettere a punto il piano di esecuzione (utilizzando anche un consiglio giuridico).
*
6. La preparazione dell'azione
Scegliere un quartiere generale delle operazioni, esponendo materiale pubblicitario, inaugurandolo con una conferenza stampa. Lettere e visite ai funzionari interessati; avvisi ai giornali. Raccogliere fondi. Fare riunioni pubbliche. Tener pronto materiale indispensabile: macchina da scrivere, anche per fare molte copie, letti e sacchi per dormire, materiale per affissioni, automobili ecc. (e vedere quali servizi di trasporto sono nella zona). Stabilire un indirizzo postale. Sviluppare i mezzi di comunicazione: telefono, altoparlanti, bollettini giornalieri. Preparare istruzioni appropriate per i capi di gruppi, fare l'elenco dei partecipanti, preparare manifesti e volantini (da apprestare molto per tempo).
*
7. Studio preliminare della situazione dal punto di vista legale
Conoscere le disposizioni legali del luogo e cercar di avere assistenza legale.
*
8. Messa a punto di una disciplina collettiva
Il comitato d'azione deve concretare i termini di questa disciplina.
*
9. Sviluppo di una campagna di propaganda
Esporre con grande chiarezza. Fare un "memorandum" generale, e brevi biografie dei capi e dei partecipanti importanti, frequenti comunicati alla stampa e alla radio, registrare sul nastro magnetico importanti discorsi, visitare (o scrivere a) persone influenti della stampa, raccogliere ritagli di giornali.
*
10. La riunione dei partecipanti all'azione
Farne l'elenco; tenere una riunione degli aderenti, esponendo il piano dell'azione e discutendolo; scegliere un presidente adatto per le riunioni (alcune questioni possono esser trattate non dalle riunioni generali, ma dai comitati).
*
11. L'avvio dell'azione
Scegliere il gruppo che comincera' l'azione; e formare anche il secondo gruppo d'urto. Recarsi sul luogo (sfilare o star seduti, sempre a testa alta e tranquillamente). Esser pronti a rispondere ai giornalisti, alle guardie. Seguire le istruzioni dei capi e non lasciare il proprio posto senza averli avvisati. Distribuire i fogli (non disturbare mai il passaggio dei pedoni), e se piove, tenere i fogli in un sacco di materia plastica. Conservare, in quanto possibile, un silenzio assoluto.
*
12. Fronteggiare le rappresaglie
L'avversario puo' provocare a condursi in modo agitato, a farsi prendere dal disordine, a lanciare insulti, a fare recriminazioni di un capo verso l'altro, a far sorgere defezioni nelle file dei nonviolenti, a reagire con la violenza. Percio' bisogna restare calmi e affabili, stare al proprio posto disciplinati. Se ci sono urti, il capo fa allontanare i feriti.
In caso di arresto, non opporre resistenza, e accettare i regolamenti della prigione in cio' che non siano contro la propria coscienza.
Le rappresaglie possono essere molto gravi (colpi, tortura, presa di ostaggi, linciaggio, cacciata dal posto, proibizioni di assemblee ecc.), e in tale caso insistere presso i responsabili della societa' perche' agiscano e reprimano la violenza, chiedere un'inchiesta, aiutare le vittime (le sofferenze redentrici possono liberare dal veleno della violenza accumulatosi da tanto tempo).
*
13. Mantenere la vitalita' del movimento
Valersi di nuovi simboli (azioni eroiche, gli eroi di esse, le vittime delle rappresaglie, gl'imprigionati, anniversari, saluti, vesti, insegne, ecc.).
Sforzi costanti di persuasione anche presso gli avversari, tenere al corrente gli aderenti.
Incoraggiare e organizzare azioni di sostegno (dichiarazioni di personalita' eminenti, di gruppi di simpatizzanti ecc.).
Trattare i dissidenti in modo paziente e leale; educare e allenare gli aderenti, formare nuovi capi, incoraggiare il lavoro teorico e pratico; far agire il maggior numero di volontari che sia possibile.
*
14. I capi
Sono dei primi tra eguali, sono dei coordinatori, abituati a lavorare in gruppo.
*
15. Quando la lotta si fa lunga
Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni: l'indifferenza, il ridicolo, l'insulto, la repressione, il rispetto. Per arrivare al quinto punto talvolta ci vuole molto tempo.
Non si deve tendere alla "sconfitta" dell'avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell'onesta' umana).

6. LIBRI. GIAN MARCO MARTIGNONI PRESENTA "NIENTE DI QUESTO MONDO Ci RISULTA INDIFFERENTE" DELL'"ASSOCIAZIONE LAUDATO SI', UN'ALLEANZA PER IL CLIMA, LA TERRA E LA GIUSTIZIA SOCIALE"
[Dal sempre prezioso sito de "La bottega del Barbieri" (www.labottegadelbarbieri.org)]

Nel 2015 la pubblicazione da parte di papa Francesco dell’Enciclica Laudato si', rivolgendosi a "ogni persona che abita questo pianeta" e assumendo i migliori frutti della ricerca scientifica, ha lanciato un messaggio di inestimabile valore rispetto al deterioramento globale dell'ambiente e della qualita' della vita, indicando nella proposta di una ecologia integrale, coniugante giustizia climatica e giustizia sociale, l'antidoto all'impossibilita' di generalizzare un modello di sviluppo insostenibile, perche' fondato sul principio della massimizzazione del profitto. Se aveva destato una certa sorpresa che la guida alla lettura dell'Enciclica fosse stata affidata a Carlo Petrini, presidente e fondatore di Slow Food, quella scelta inaspettata ha invece generato molti proseliti anche nel mondo dei non credenti. Tanto che con un percorso iniziato il 4 novembre 2015 a Milano (all'Auditorium della Societa' Umanitaria) e' sorta l'"Associazione Laudato si', un'Alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale". Ora il lavoro collettivo sviluppato in questo quinquennio e' stato raccolto nel libro "Niente di questo mondo ci risulta indifferente" (pp. 288, euro 15, edizioni Interno4) a cura di Daniela Padoan, a cui si deve anche l'introduzione "Al tempo del contagio" dove giustamente insiste sulle dicotomie emerse durante la pandemia fra vite degne e vite di scarto, fra morti inevitabili ed evitabili, nonche' fra morti accettabili e inaccettabili.
Il libro e' stato pensato con una precisa metodologia didattica, in quanto e' composto da diciotto capitoli che focalizzano le tematiche trattate con una scansione assai fruibile. A un'analisi puntuale sul piano della documentazione – ad esempio sul clima, il lavoro o  gli stili di vita - successivamente vengono indicate le proposte di risoluzione in forma decisamente sintetica.
Quali sono le modalita' con cui e' possibile contrastare un modello produttivo ecocida e predatorio, che esaltando la ragione tecnica fa prevalere l'interesse economico sul bene comune e le comunita' dei viventi: e' l'obiettivo che percorre ambiziosamente la riflessione collettiva. Se da un lato, sulla scorta dell'elaborazione teorica di Luigi Ferrajoli, e' fondamentale la costituzione di una sfera pubblica sovrastatale per tutelare l'abitabilita' del pianeta, al contempo la riconversione ecologica delle produzioni industriali e agricole e' la sola strada praticabile per ridare dignita' al lavoro, superando nuove e vecchie alienazioni. Nella consapevolezza che purtroppo l'atomizzazione della condizione lavorativa "ha offuscato la coscienza di un interesse comune" dentro e fuori i luoghi di produzione. La riconversione deve investire anche il complesso militare-industriale, che produce il quindici percento delle emissioni di gas climateranti (che pero' non vengono contabilizzate dal Protocollo di Kyoto, per via della pressione esercitata in sede di ratifica da parte degli Stati Uniti, che poi, comunque, decisero di non sottoscriverlo). Altresi', proprio perche' sono cresciute le diseguaglianze, incrementando le vite di scarto e i lavori poveri o informali, il problema storico della presa di coscienza si lega inevitabilmente al discorso educativo delle grandi masse popolari. Il mondo apparentemente iper-connesso ha prodotto sia un iper-individualismo narcisista e consumista sia un nuovo analfabetismo funzionale alla sottomissione di estese masse agli interessi del capitalismo della sorveglianza, poiche' impossibilitate a decodificare il vero dal falso. Il rilancio della pedagogia degli oppressi, inaugurata dal magistero di Paulo Freire, ha molto a che vedere con la sentita esigenza di una rigenerazione degli spiriti e la coltivazione di una ecologia interiore, in grado di conciliare la sobrieta' con  la disposizione a nuovi stili di vita.
Infine che sia una associazione a misurarsi con le tematiche che attengono al vivente in tutte le sue declinazioni, con un taglio non contingente e dall'approccio universale, e' indicativo di come la politica possa essere rifondata  e vissuta  di nuovo in prima persona, a partire dalla centralita' accordata alle "questioni ultime".

7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: PERCUSSIONISTA

Mi e' sempre piaciuto fare quello che faccio. Il percussionista. A voi non vi piace la musica?
Il ritmo, non lo so, me lo sento dentro, ce l'ho nel sangue. Il ritmo e' tutto. Che fa il cuore? Batte. E quel ritmo e' la vita. Nessuno lo sa meglio dei percussionisti. Il ritmo e' la vita.
Come si dice? Battere il tempo. Non ci si pensa mai alle cose che diciamo, ci avete fatto caso? Battere il tempo, ecco una frase tosta, io ci passerei le ore a pensarci sopra.
Hai voglia a dire i violini, le fisarmoniche, le trombe, i corni e le conchiglie. Le percussioni, quelle si' che sono musica. Tu levi le percussioni e che resta? Non marcia niente.
Anche la poesia. Che e' la poesia? Sono gli accenti, e' tutto li'. E che sono gli accenti? Percussioni. Eh? Non mi ci facevate pure poeta, eh? Le so tutte, io.
Sono le percussioni che tengono insieme il mondo. Altro che la ruota, il fuoco, il lucchetto, l'ombrello, la televisione; il martello coi chiodi ci vuole. La civilta' umana, la societa' bene ordinata, che altro sono? Il martello coi chiodi. Percussioni.
E io sono un percussionista. Lo so che sotto sotto siete invidiosi, che vorreste essere tutti come me. Bravi furbi, prima, prima dovevate pensarci.
Senza un percussionista non funziona niente. La verita' e' che la gente da' retta solo a chi percuote. E adesso lasciatemi fare il lavoro mio che abbiamo chiacchierato pure troppo.

8. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: NELLA LOCANDA IL GIORNO DOPO

- Che brav'uomo, eh? Chi se lo sarebbe immaginato...
- Eh gia'.
- Che poi dicono tanto male di quelli come lui...
- Quelli come lui chi?
- Andiamo, che non lo sapete quello che dicono di quelli che vengono dal paese suo?
- Ah, quello.
- Si', quello. Invece un galantuomo, un galantuomo coi controfiocchi.
- Eh si'.
- Io gia' m'ero visto a restarci li' per terra a dissanguarmi, eh, dico la verita', gia' mi pareva di essere piu' di la' che di qua.
- Per essere, vi avevano conciato proprio male.
- Da me non mi rialzavo di sicuro, mi sentivo, mi sentivo, insomma, come se stessi per morire.
- Eh, sono esperienze brutte.
- Brutte? Bruttissime.
- Come no? Bruttissime.
- E poi ero disperato.
- Pero' non si deve mai perdere la speranza, infatti avete visto.
- E' vero, pero' io l'avevo persa la speranza, dico la verita', che mi possa prendere un colpo qui dove mi trovo se non e' vero che avevo perso la speranza.
- Certe cose non si devono dire neanche per scherzo.
- E' vero, pero' io mi sentivo proprio cosi'.
- E invece...
- E invece e' passato quello, che non gli avresti dato un soldo di fiducia.
- E perche'? Bisogna fidarsi della gente. Io, se non mi fidassi, non potrei fare il lavoro che faccio.
- Certamente, certamente. Infatti il locandiere e' un lavoro che ci vuole fiducia nelle persone. Magari aiuta pure averci il cannemozze dietro il banco, no?
- Aiuta, aiuta.
- Certo che aiuta, la fiducia e il canemozze. Io invece m'ero messo per via senza cannemozze. E quando sei per strada da solo senza canemozze hai voglia ad avere fiducia, sei in balia del destino.
- Del destino.
- Del destino e dei briganti.
- Certo, se uno dice il destino, dice pure i briganti.
- La vuole sapere la cosa che mi ha fatto piu' male?
- Dica, dica.
- Quelli che non si sono fermati.
- Ah.
- Perche' prima del salvatore mio non e' che non era passato nessuno mentre che io stavo sdraiato tutto pesto a dissanguarmi. E proprio sulla linea di mezzeria, che era impossibile non vedermi.
- Eh, sulla linea di mezzeria e come si fa a non notarlo uno, oltretutto ridotto come uno straccio che cola sangue da tutte le parti?
- Infatti.
- Infatti.
- Invece...
- Invece?
- Invece passa uno, uno importante che l'avro' visto cento volte in televisione.
- In televisione?
- In televisione, si'. E si ferma ad aiutarmi?
- Non lo so, si ferma?
- Neanche per sogno. Mi da' uno sguardaccio schifato e tira via.
- Ma pensa.
- Uno della televisione, dico.
- Eh, non c'e' piu' religione.
- Ha detto bene, non c'e' piu' religione.
- Per fortuna che poi e' passato...
- No, no, prima ne e' passato un altro.
- Un altro?
- Un altro. E lo sa che ha fatto?
- No, che ha fatto?
- Io ero li' disteso, quello s'avvicina e penso che mi vuole aiutare. Invece mette le mani in tutte le saccocce mie per cercare di rubarmi quello che mi restava. Che gli ha detto male perche' non mi era restato niente. Mi avevano portato via pure il piercing.
- Il piercing?
- Si', e' per seguire la moda, a una certa eta' bisogna scendere a qualche compromesso per restare giovani, no?
- Ah, non me lo dica a me, io ho messo pure il juke-box nella sala da pranzo.
- Insomma, quello invece di aiutarmi cerca di derubarmi per la seconda volta. E mi ha pure rifilato un calcione prima di andarsene.
- I giovani d'oggi non hanno rispetto di niente.
- Ma che giovane, era uno in giacca e cravatta, un professionista affermato, il primario del reparto di *** dell'ospedale di ***.
- Il primario del reparto di *** dell'ospedale di ***? Il luminare?
- Quello.
- Ma tu pensa.
- Per fortuna che poi e' arrivata quella gran brava persona.
- Una bella fortuna.
- Non vorrei sembrare sentimentale, ma, lo sa, ho pensato che e' stato come se fossi morto e poi fossi resuscitato.
- Beh, adesso non esageriamo.
- No, no, e' per modo di dire.
- Se e' per modo di dire allora va bene.
- Si ferma, mi medica, mi carica sull'asino e mi porta qui, in questa locanda bella confortevole.
- Per essere bella e confortevole non posso dire di no, io mi ci dedico alla locanda mia.
- Infatti e' una bella locanda.
- E' una bella locanda, si'.
- E l'ho sentito stamattina quando prima di partire vi ha detto di curarmi come un principe che quando ripassava vi pagava tutte le spese, e vi ha pure dato un bell'anticipo.
- Non dico di no.
- Una brava persona, dico io.
- Un'ottima persona.
- Una persona egregia.
- Ecco, egregia e' proprio la parola giusta.
- Adesso vorrei riposarmi un pochino, col vostro permesso. Ancora non mi sento tanto bene.
- E ci credo, con quella ripassata.
- Insomma, essere malmenato e rapinato da una banda di briganti io non la chiamerei una ripassata.
- Non era per offendere, era una constatazione amichevole.
- No, non e' che mi sono offeso.
- Lo sapevo che eravate un uomo di mondo. Anzi, questo m'induce ad una confidenza.
- Dite, dite, mi riposero' piu' tardi.
- E' che quei briganti, quelli che vi hanno assalito e rapinato...
- E lasciato mezzo morto.
- Ecco, di questo volevo parlarvi: e' che di solito non lasciano la gente mezza morta, di solito la stendono proprio.
- Ah, la stendono proprio?
- Eh si', per non lasciare testimoni.
- Ma erano mascherati.
- Si', si', pero' si sa che la prudenza non e' mai troppa.
- In effetti se io facessi il brigante non vorrei correre il rischio che qualcuno mi riconosce e poi mi fanno ballare la rumba appeso a un canapo.
- Lo vede? Lo vede? E' proprio cosi'. Io lo sapevo che mi potevo confidare. Lei e' una persona che certe cose le capisce.
- Insomma, si', sono un uomo di mondo.
- Vede? tra uomini di mondo ci si capisce sempre.
- Ci si capisce si'. Adesso, se volesse scusarmi, vorrei schiacciare un pisolino.
- Resti sveglio ancora un attimo, vedra' che se ne trovera' contento.
- Va bene.
- Una domandina, se permette.
- Quei briganti, non e' che mentre le facevano il servizietto, qualcuno ha chiamato per nome qualcun altro?
- Adesso che mi ci fa pensare, si', si'. Ma guarda, mi ero scordato. Invece si'. ma lei legge nel pensiero? Dica la verita', e' uno psicologo, eh? Uno di queli che fanno le ricerche per le agenzie pubblicitarie, eh?
- Qualcosa del genere, direi.
- Eh, un locandiere deve saperle tutte.
- In effetti, non e' che faccio solo il locandiere.
- Ah no? Ha anche quajche altra attivita' secondaria?
- No, non secondaria, primaria direi.
- Ah, adesso lei m'incuriosisce proprio, lo sa?
- Prima pero' me la tolga lei una curiosita'.
- Prego.
- Se lo ricorda quel nome che uno di quei briganti ebbe l'improntitudine di pronunciare?
- Me lo ricordo si' che me lo ricordo. Mi pare che fosse Riccardone, Riccardone, si'.
- Che buona memoria, complimenti.
- Grazie.
- Adesso, mi scusi sa, ma adesso c'e' la parte piu' spiacevole di questa bella chiacchierata.
- Perche' spiacevole?
- E' che mi dispiace di doverle dare un'informazione, anzi due.
- Dopo quello che m'e' successo cosa ci puo' essere di spiacevole? Sono stato aggredito e lasciato per morto per strada, un brav'uomo m'ha salvato la pelle, adesso sono qui affidato alle sue cure...
- Ecco, forse sara' il caso che adesso ci presentiamo.
- Ma pensa, ancora non ci siamo presentati. Ma rimediamo subito. Pietro Trapassi, geometra al catasto, fortunatissimo. E lei e' il signor?

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Augusto Cavadi, L'arte di essere maschi libera/mente. La gabbia del patriarcato, Di Girolamo, Trapani 2020, pp. 160, euro 13,90.
*
Riletture
- Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione, Einaudi, Torino 1976, 1977, pp. VIII + 336.
- Sheila Rowbotham, Esclusa dalla storia, Editori Riuniti, Roma 1977, pp. 272.
*
Riedizioni
- Eva Cantarella, Ettore Miraglia, L'importante e' vincere. Da Olimpia a oggi, Feltrinelli, Milano 2016, Rcs, Milano 2020, pp. 160, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Gianrico Carofiglio, Le tre del mattino, Einaudi, Torino 2017, 2019, Rcs, Milano 2020, pp. IV + 188, euro 8,90.
*
Classici
- Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, pp. LXII + 1858.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3816 del 30 luglio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com