[Nonviolenza] Due giornate che pongono temi non solo da celebrare, ma da meditare traendone le conseguenze per il nostro agire. La solita cicalata di un vecchio
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- Date: Thu, 21 May 2020 16:10:29 +0200
DUE GIORNATE CHE PONGONO TEMI NON SOLO DA CELEBRARE, MA DA MEDITARE TRAENDONE LE CONSEGUENZE PER IL NOSTRO AGIRE. LA SOLITA CICALATA DI UN VECCHIO
Ricorre oggi, 21 maggio, la "Giornata internazionale della diversita' culturale per il dialogo e lo sviluppo", istituita dall'Onu nel 2002.
E domani, 22 maggio, ricorre la "Giornata internazionale della biodiversita'", istituita dall'Onu nel 2000.
E' evidente la decisiva importanza delle cose su cui le due ricorrenze richiamano la nostra attenzione e il nostro impegno: ed e' evidente il nesso che le lega.
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Vorrei dirlo con le parole di Hannah Arendt: l'umanita' e' costitutivamente plurale; vorrei dirlo con le parole di Aristotele: l'essere umano e' un animale sociale ("zoon politikon").
Il fondamento del riconoscimento dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani e' proprio la preziosa diversita' di ogni persona da ogni altra, che e' un dono per l'umanita' tutta.
Il fondamento di ogni morale e' proprio nel riconoscimento che gli altri esistono e noi stessi esistiamo in virtu' dell'esistenza delle altre persone; e quindi la regola aurea di ogni etica ragionevole e ragionata e' la decisine di agire nei confronti delle altre persone cosi' come vorremmo che le altre persone agissero verso di noi: rispettando, difendendo, sostenendo, promuovendo la vita, la dignita', i diritti, la liberta' e la felicita' di ognuno e di tutti.
Dire diversita' culturale e' dire riconoscimento e riconoscenza per tutte le culture, per tutti i saperi, per tutte le vite e per tutte le memorie che rispettano e tramandano ed alimentano la dignita' umana. Scrisse una volta Amadou Hampate' Ba che ogni volta che muore un anziano brucia per sempre anche una mai piu' recuperabile biblioteca. Dobbiamo adoperarci per salvare tutte le culture, tutte le memorie, tutte le vite. L'umanita' e' questa costellazione che tutti gli esseri umani - passati, presenti, venturi - comprende, e cosi' ogni perdita ci tocca, come e' detto nell'epigrafe di John Donne che Hemingway appose a quel suo capolavoro.
Dire dialogo e' dire incontro attento e accudente con l'altra persona ed ascolto reciproco; e' dire riconoscimento e riconoscenza per l'umanita' intera, e per l'umanita' dell'umanita', intesa sia come umano e quindi responsabile e benevolente sentire e condursi, sia come humanitas, cioe' civilta', memoria, universale riconoscimento e solidarieta'.
Simone Weil, Edith Stein, Martin Buber, Guido Calogero, Claude Levi-Strauss, e tante e tanti altri ce lo hanno dimostrato con dovizia di argomenti.
E dire sviluppo, intendendo sviluppo umano integrale e non brutale grassazione e consumismo sfrenato; promozione della libera e armonica convivenza e non dello sfruttamento e della devastazione; amore per il mondo e rispetto per la vita e non superfetazione dell'egoismo e del vampirismo; svolgimento, approfondimento ed estensione della coscienza e della conoscenza, della condivisione e del bene comune e non irrancidirsi nel delirante solipsismo del bellum omnium contra omnes; dire sviluppo umano integrale significa dire sbocciare come umanita', uscire dalla preistoria del regno della violenza ed entrare nella storia del regno della liberta'.
E' quella lotta contro il male e la morte su cui insiste l'intera opera di Elias Canetti; e' quell'orizzonte di umanesimo integrale di cui e' stato testimone luminoso Primo Levi.
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Ma l'umanita' vive nel mondo vivente, senza mondo vivente non vi e' umanita': senza natura non vi e' civilta'.
Siamo parte e custodi di quest'unico mondo vivente che e' l'unica casa comune dell'umanita'.
E siamo esseri viventi tra altri esseri viventi: la cui distruzione per effetto del nostro agire e' un crimine non solo nei confronti del mondo ma anche verso noi stessi.
siamo animali razionali, ragionevoli animali: dovremmo agire secondo ragione, e dovremmo ricordarci altresi' che gli altri animali sono nostri prossimi, nostri parenti. Dovremmo cessare di metterli a morte.
Quante specie animali e vegetali lo sviluppo industriale dell'umanita' sta distruggendo per sempre? E' antica saggezza che segare il ramo su cui si sta seduti non e' una buona idea; e' persuasione profonda e ancestrale fin dalla notte dei tempi che abbiamo dei doveri verso il mondo, che distruggere cio' che vive oltre quanto e' strettamente necessario per continuare a vivere e' un male, e un male imperdonabile, un male di cui si paghera' lo scotto, noi o chi verra' dopo di noi.
Non c'e' bisogno di aver letto Francesco d'Assisi, o Baruch Spinoza, o Rachel Carson, o Ivan Illich, o Hans Jonas, o Laura Conti, o Giorgio Nebbia, o Vandana Shiva per rendersi conto delle nostre responsabilita' nei confronti della natura.
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Giustizia sociale e giustizia ecologica sono una cosa sola. Solidarieta' e responsabilita' con e per l'umanita', e con e per la natura, sono una cosa sola.
Ci convocano a meditare su questo queste due giornale: sulla verita' del nostro legame con le altre persone, con tutte le tradizioni culturali dell'umanita', con gli altri esseri viventi e con il mondo vivente tutto; e sulla responsabilita' che ne deriva: perche' e' solo adempiendo ai nostri doveri di riconoscimento, di rispetto, di solidarieta', di soccorso e di condivisione che noi inveriamo gli altrui diritti.
Ci convocano alla scelta di salvare le vite.
Ci convocano alla decisione di opporci alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni: al maschilismo innanzitutto e soprattutto, che e' la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze.
Ci convocano a difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Ci convocano a difendere l'intero mondo vivente e gli esseri viventi tutti.
Ci convocano ad opporci ad ogni violenza, ad ogni abuso, ad ogni menzogna.
Ci convocano alla scelta della nonviolenza.
Ci convocano alla scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Ci convocano alla scelta concreta e coerente della nonviolenza.
Ci convocano alla scelta responsabile e solidale della nonviolenza.
Ci convocano alla scelta complessa e contestuale, dialettica e dialogica, fallibilista e aperta, modesta e tenace, umile e accudente, sobria e inesauribile della nonviolenza.
Con gli argomenti di Ernst Bloch e con quelli di Guenther Anders, di Virginia Woolf e di Luce Fabbri, di Emmanuel Levinas e di Franca Ongaro Basaglia, di Mohandas Gandhi e di Aldo Capitini, di Margarete Buber Neumann e di Germaine Tillion, di Rosa Luxemburg e di Berta Caceres, di Ginetta Sagan e di Tzvetan Todorov, di Nanni Salio e di Alberto L'Abate, di Piero Pinna e di Hedi Vaccaro, di Danilo Dolci e di Ernesto Balducci, di Chico Mendes e di Marielle Franco, di Marinella Garcia, di Anna Bravo.
La nonviolenza e' in cammino.
La nonviolenza e' il cammino.
La nonviolenza cammina con le tue gambe, le tue braccia, il tuo cuore.
La nonviolenza e' l'incontro con l'umanita' e con il mondo nel segno della comprensione, della benevolenza, della misericordia.
La nonviolenza e' il sentimento della compresenza dei morti e dei viventi, e l'agire con l'intenzione e nella speranza che vi siano dei venturi.
La nonviolenza e' l'impegno affinche' non vi siano piu' vittime.
La nonviolenza e' l'innocenza operosa che agisce nella trama della storia, nel tessuto del mondo.
La nonviolenza e' l'antifascismo vivente. Alla scuola del discorso della montagna e della Ginestra. Senza illusioni, senza menzogne. Scegliendo di fare il bene perche' e' il bene.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la liberazione comune, per il bene comune dell'umanita' e per la difesa del mondo vivente.
Condividere il bene ed i beni, la memoria e la pieta'.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Chi salva una vita salva il mondo.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 21 maggio 2020
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile ricevere gratuitamente abbonandosi attraverso il sito www.peacelink.it
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