[Nonviolenza] Telegrammi. 3730



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3730 del 5 maggio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Sosteniamo il Movimento Nonviolento
2. Proposta di una lettera da inviare al governo
3. Proposta di una lettera da inviare ai Comuni
4. Prima che sia troppo tardi. Un appello
5. Un dialoghetto a proposito della Giornata mondiale della liberta' di stampa
6. Giuseppe Vacca: Antonio Gramsci (2002) (parte quarta e conclusiva)
7. Omero Dellistorti: Ringo Solingo
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
*
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

2. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

3. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

4. REPETITA IUVANT. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. UN APPELLO

Prima che sia troppo tardi il governo faccia uscire dalle carceri sovraffollate le persone li' ristrette e le trasferisca o nelle rispettive abitazioni o in altri alloggi adeguati in cui per quanto possibile siano anch'esse al riparo dal rischio di contagio che in tutti i luoghi sovraffollati e' enorme.
Gia' troppe persone sono morte.
Di seguito una bozza di lettera che proponiamo di inviare al Ministero della Giustizia, ed alcuni indirizzi utilizzabili a tal fine.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
*
La bozza di lettera
"Signor ministro della Giustizia,
come sa, con la fine del fascismo in Italia e' stata abolita la pena di morte, e la Costituzione repubblicana stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita'".
Per contrastare l'epidemia di coronavirus e cercar di salvare vite umane sono state adottate - sia pure con grave ritardo - misure di distanziamento tra le persone, unico modo efficace di contenere il contagio.
Ma queste misure non possono essere adottate efficacemente in luoghi sovraffollati come le carceri italiane.
Cosicche' chi si trova nelle carceri italiane, come ristretto o come custode, e' esposto al piu' grave pericolo.
E' esposto al pericolo di essere contagiato e di rischiare la vita. E vive in una condizione di torturante paura senza potervi sfuggire.
E' palese che la permanenza in carcere, sic stantibus rebus, e' incompatibile con le indispensabili misure di profilassi per contenere il contagio; e' incompatibile con le norme sul cosiddetto "distanziamento sociale" (pessima formulazione con cui in queste settimane viene indicato il tenersi di ogni persona ad adeguata distanza dalle altre, volgarizzato col motto "restate a casa"); e' incompatibile con il fondamentale diritto di ogni essere umano alla tutela della propria vita.
Ne consegue che finche' l'epidemia non sia debellata occorre vuotare le carceri e - per dirla in breve - mandare tutti i detenuti nelle proprie case con l'ovvio vincolo di non uscirne.
Naturalmente vi saranno casi in cui cio' non sia possibile (i colpevoli di violenza domestica, ad esempio), ma anche questi casi particolari potranno essere agevolmente risolti con la collocazione in alberghi o altre idonee strutture in cui il necessario "distanziamento sociale" sia garantito.
Non si obietti che tale proposta e' iniqua: piu' iniquo, illecito e malvagio sarebbe continuare ad esporre insensatamente alla morte degli esseri umani.
E non si obietti che cosi' si rischia di non poter controllare l'effettiva costante permanenza in casa degli attuali detenuti: oggidi' non mancano affatto le risorse tecnologiche per garantire un efficace controllo a distanza che le persone attualmente ristrette destinatarie di tale provvedimento restino effettivamente nelle loro case (ovvero nelle abitazioni loro assegnate).
Ne' si obietti che cosi' si garantisce il diritto alla casa ai criminali mentre persone che non hanno commesso delitti ne sono prive: e' infatti primario dovere di chi governa il paese garantire un alloggio a tutte le persone che si trovano in Italia; nessuno deve essere abbandonato all'addiaccio o in una baracca, a tutte le persone deve essere garantita una casa: si cessi pertanto piuttosto di sperperare risorse pubbliche a vantaggio dei ricchi e si provveda a rispettare concretamente i diritti fondamentali di ogni persona, adempiendo ai doveri sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione della Repubblica italiana.
Signor ministro della Giustizia,
prima che sia troppo tardi si adottino i provvedimenti necessari per vuotare le carceri e mettere in sicurezza per quanto possibile la vita dei detenuti e del personale di custodia.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Voglia gradire distinti saluti,
Firma, luogo, data
Indirizzo del mittente"
*
Alcuni indirizzi utilizzabili
protocollo.gabinetto at giustizia.it,
fulvio.baldi at giustizia.it,
leonardo.pucci at giustizia.it,
gianluca.massaro at giustizia.it,
chiara.giacomantonio at giustizia.it,
roberto.natali at giustizia.it,
giuseppina.esposito at giustizia.it,
marcello.spirandelli at giustizia.it,
clelia.tanda at giustizia.it,
sabrina.noce at giustizia.it,
vittorio.ferraresi at giustizia.it,
andrea.giorgis at giustizia.it,
ufficio.stampa at giustizia.it,
andrea.cottone at giustizia.it,
gioele.brandi at giustizia.it,
mauro.vitiello at giustizia.it,
concetta.locurto at giustizia.it,
giampaolo.parodi at giustizia.it,
roberta.battisti at giustizia.it,
marina.altavilla at giustizia.it,
rita.andrenacci at giustizia.it,
dgmagistrati.dog at giustizia.it,
giuditta.rossi at giustizia.it,
antonia.bucci at giustizia.it,
paolo.attardo at giustizia.it,
tommaso.salvadori at giustizia.it,
daniele.longo at giustizia.it,
redazione at giustizia.it,
callcenter at giustizia.it,
*
Preghiamo chi ci legge di diffondere questa proposta anche ai mezzi d'informazione e ad altre persone di volonta' buona, associazioni ed istituzioni.

5. PAROLIBERI ALL'OSPIZIO. UN DIALOGHETTO A PROPOSITO DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTA' DI STAMPA

- A: Buonasera.
- B: Buonasera.
- A: Cosi' e' passato anche 'sto 3 maggio, Giornata mondiale della liberta' di stampa.
- B: E gia'.
- A: E tu te ne sei stato zitto e buono. Che succede?
- B: E' che ci avevo da pulire casa.
- A: Tutti i giorni c'e' da pulire casa.
- B: Io lo faccio ogni tanto, sono pigro.
- A: Brutta cosa essere pigri.
- B: Non cosi' brutta. Si evitano un sacco di errori.
- A: E si fanno anche un sacco di errori; si commette sempre qualche peccato: magari di omissione.
- B: D'accordo, pero' anche di pensieri, parole e opere.
- A: Non mi pare che ci possano essere peccati di pensieri, uno e' libero di pensare quello che gli pare.
- B: D'accordo, pero' e' raro che i pensieri, quando sono brutti pensieri, restino senza qualche conseguenza pratica.
- A: Non e' mica vero. Io faccio un sacco di pensieri cattivi, ma poi non li metto in atto.
- B: Perche' sei pigro anche tu.
- A: Diciamo che sono prudente.
- B: La prudenza non ha mai fatto bene a nessuno.
- A: Neanche la pigrizia.
- B: Niente fa mai bene a nessuno.
- A: E questo che significa?
- B: Non lo so, dicevo cosi' tanto per dire.
- A: Non si dovrebbero dire le cose tanto per dire.
- B: Sono solo parole, parole al vento.
- A: Ma basta un niente perche' il vento diventi tempesta.
- B: E una scintilla puo' incendiare la prateria.
- A: E ne uccide piu' la lingua che la spada.
- B: Ma proprio questo dobbiamo dire parlando della Giornata della liberta' di stampa?
- A: Si deve poter dire tutto.
- B: E allora si deve poter pensare tutto, e va bene; si deve poter dire tutto, e va bene anche questo; e perche' non si dovrebbe anche poter fare tutto?
- A: Perche' la liberta' propria finisce dove comincia quella altrui. Lo sai anche tu.
- B: Ed anche su questo non posso non essere d'accordo. Ma non e' forse vero che talvolta anche le parole sono azioni?
- A: Naturalmente; per questo dicevo della lingua e della spada.
- B: E non e' forse vero che certe volte anche le idee, quando si organizzano in un sistema d'idee e si fanno ideologie, sono anch'esse azioni?
- A: In verita' si'. Anche senza organizzarsi in sistema. Del resto anche l'assenza d'idee.
- B: Ed e' possibile l'assenza di idee?
- A: In senso assoluto forse no, ma in senso relativo certo si'.
- B: Cosi' tutto, anche il nulla, si fa azione.
- A: E quella e' l'azione delle azioni, che e' insieme anche la negazione delle negazioni, poiche' la massima del niente, e quindi la massima dell'azione del niente, e' che tutto e' niente e quindi tutti devono essere considerati niente e pertanto possono essere ridotti a niente.
- B: Il fascismo.
- A. Il fascismo.
- B: Mi sembra che a voler parlare della Giornata della liberta' di stampa siamo arrivati al punto.
- A: Il punto e' sempre quello: o l'umanita' sconfigge il fascismo, o il fascismo annienta l'umanita'.
- B: E quindi la liberta' di stampa a questo serve: a contrastare il fascismo; oppure non serve a niente.
- A: Oppure non serve a niente.
- B: E chi usa della liberta' di stampa per promuovere o imporre il fascismo?
- A: Quella non e' la liberta' di stampa, e' la violenza che raccatta tutte le risorse che trova in giro e le usa contro l'umanita'.
- B: E allora, per concludere?
- A: E che bisogno c'e' di concludere?
- B: Gia', che bisogno c'e'?
- A: Infatti. Buonasera.
- B: Buonasera, buonasera.
*
- A: Buonasera.
- B: Buonasera.
- A: E' che mi e' venuta in mente un'altra cosa.
- B: E' sempre una buona cosa quando viene in mente qualcosa.
- A: E la cosa che mi e' venuta in mente e' questa: che la liberta' di parola e la liberta' di stampa non sono proprio la stessa cosa.
- B: In effetti ci puo' essere la prima senza la seconda, e magari anche la seconda senza la prima.
- A: Appunto.
- B: Appunto. Per non dire della liberta' di pensiero.
- A: Che magari la liberta' di stampa c'e', quella di parola pure, e invece manca quella di pensiero.
- B: Puo' succedere.
- A: Infatti succede.
- B: Succede si' che succede.
- A: E cosi' puo' succedere che uno vive in un paese in cui ci sono un milione di giornali, di radio e di televisioni, un miliardo di - come si chiamano - social media, e succedono cose che non dovrebbero succedere.
- B: Per dirne una: l'apartheid, la riduzione in schiavitu', la persecuzione razzista, l'omissione di soccorso del naufrago, del fuggiasco dalla guerra e dalla fame, del superstite dei lager.
- A: Per dirne un'altra: un'epidemia che fin dall'inizio era possibile contrastare efficacemente, e che non avrebbe ucciso decine di migliaia di persone se i pubblici poteri fossero intervenuti in modo tempestivo e adeguato, e invece e' stata una strage. E una strage che continua.
- B: Bisognerebbe accorgersene di quello che succede, e capire quello che significa, cogliere il nesso che lega le cause e gli effetti. Rendersi conto e' il primo passo per porre rimedio. Che poi non sarebbe neppure difficile. Basterebbe pensarci.
- A: Basterebbe.
- B: Basterebbe. Ma con tutto il fracasso che fanno tutti quelli che vomitano in continuazione ordini e insulti, non e' facile pensare.
- A: E questa e' un'altra tecnica di sopraffazione che usano quelli che stanno al potere: di riempirti incessantemente le orecchie con le loro parole per impedirti di pensare i tuoi pensieri.
- B: Bisognerebbe pensare. E bisognerebbe agire. Per opporsi al razzismo. Per salvare le vite.
- A: Per inverare la Costituzione della repubblica.
- B: Per contrastare il male facendo il bene.
- A: Per affrontare e sconfiggere la violenza con la nonviolenza.
- B: Bisognerebbe si'.
- A: Bisognerebbe pensare, parlare, agire. Questo e l'antifascismo, questa e' la nonviolenza.
- B: Bisognerebbe comprendere, aiutare, condividere. Contrastare le menzogne e gli abusi. Esercitare la virtu' dell'attenzione e della misericordia. Questo e l'antifascismo, questa e' la nonviolenza.
- A: Si e' fatto proprio tardi. Buonasera.
- B: Buonasera.

6. MAESTRI. GIUSEPPE VACCA: ANTONIO GRAMSCI (2002) (PARTE QUARTA E CONCLUSIVA)
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce apparsa nel Dizionario biografico degli italiani]

Opere. Le principali edizioni degli scritti e delle lettere del G. (tutte, salvo diversa indicazioni pubblicate a Torino presso Einaudi) sono le seguenti.
Gli scritti politici sono stati editi in due serie successive. Nella prima comparvero: L'Ordine nuovo 1919-1920, 1954; Scritti giovanili 1914-1918, 1958; Sotto la Mole 1916-1920, 1960; Socialismo e fascismo. L'Ordine nuovo 1921-1922, 1966; La costruzione del partito comunista 1923-1926, 1971. La seconda serie comprende: Cronache torinesi 1913-1917, a cura di S. Caprioglio, 1980; La Citta' futura 1917-1918, a cura di S. Caprioglio, 1982; Il nostro Marx 1918-1919, a cura di S. Caprioglio, 1984; L'Ordine nuovo 1919-1920, a cura di V. Gerratana - A.A. Santucci, 1987.
I quaderni del carcere furono dapprima pubblicati in edizione tematica (Il materialismo storico e la filosofia di B. Croce, 1948; Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, 1949; Il Risorgimento, 1949; Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno, 1949; Letteratura e vita nazionale, 1950; Passato e presente, 1951), quindi nell'edizione critica dell'Istituto Gramsci: Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, I-IV, 1975.
La corrispondenza dal carcere ebbe una prima edizione in Lettere dal carcere, 1947. Nuove acquisizioni (2000 pagine di G., a cura di G. Ferrata - N. Gallo, I-II, Milano 1964) e nuovi criteri furono alla base di una successiva edizione delle Lettere dal carcere, a cura di S. Caprioglio - E. Fubini, 1965. Alcune nuove acquisizioni in Lettere dal carcere, I-II, a cura di A. A. Santucci, Roma 1987, e in Lettere dal carcere, I-II, a cura di A.A. Santucci, Palermo 1996.
Altri carteggi o carteggi parziali in P. Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924, in Annali dell'Istituto G. Feltrinelli, III (1960), pp. 388-529, poi in Id., La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924, Roma 1962, e, con prefaz. di P. Spriano, ibid. 1984; Forse rimarrai lontana. Lettere a Iulca 1922-1937, a cura di M. Paulesu Quercioli, Roma 1987; Lettere 1908-1926, a cura di A.A. Santucci, 1990; A. Gramsci - T. Schucht, Lettere 1926-1935, a cura di A. Natoli - C. Daniele, 1997; G. a Roma, Togliatti a Mosca. Il carteggio del 1926, a cura di C. Daniele, con un saggio di G. Vacca, 1999.
Le principali edizioni straniere delle lettere e degli scritti sono: Lettres de prison, a cura di H. Albani - Ch. Depuyper - G. Saro, Paris 1971; Selections from the prison notebooks, a cura di Q. Hoare - G. Nowell-Smith, London 1971; Cartas desde la carcel, a cura di E. Benitez, Madrid 1972; Briefe aus dem Kerker, Frankfurt a.M. 1972; Ecrits politiques, a cura di R. Paris, I-III, Paris 1974-80; Escritos politicos 1917-1933, a cura di J.C. Portantiero, Mexico 1977; Selections from political writings, a cura di Q. Hoare, I-II, London-New York 1977-78; Cahiers de prison, a cura di R. Paris, I-V, Paris 1978-96; Cuadernos de la carcel, I-IV, ed. critica dell'Ist. Gramsci a cura di V. Gerratana, Mexico 1981-86; Selections from cultural writings, a cura di D. Forgacs - G. Nowell-Smith, London 1985; Prison letters, a cura di H. Henderson, Edinburgh 1988; Gefaengnis Hefte, Hamburg 1991-98; Briefwechsel mit Giulia Schucht, Frankfurt a.M. 1985; Prison notebooks, I-II, a cura di J. Buttigieg, New York 1992-96; Letters from prison, a cura di F. Rosengarten, I-II, New York 1994; Further selections from the prison notebooks, a cura di D. Boothman, London 1995.
Fonti e bibliografia: Di peculiare importanza per la storia della ricezione e della fortuna del pensiero del G. nella cultura italiana e internazionale sono gli atti dei convegni, organizzati con cadenza decennale dall'Istituto poi Fondazione Istituto Gramsci: Studi gramsciani. Atti del Convegno… 1958, I-II, Roma 1958; G. e la cultura contemporanea. Atti del Convegno internazionale di studi gramsciani... Cagliari... aprile 1967, a cura di P. Rossi, I-II, Roma 1969; Politica e storia in G. Atti del Convegno internazionale di studi gramsciani, Firenze... 1977, a cura di F. Ferri, I-II, Roma 1977; G. e il Novecento. Atti del Convegno internazionale per il LX anniversario della morte di G., Cagliari, ... 1997, a cura di G. Vacca, I-II, Roma 1999.
La bibliografia internazionale gramsciana e' un "work in progress" del quale sono stati pubblicati i primi due volumi: Bibliografia gramsciana 1922-1988, a cura di J. M. Cammett, Roma 1991; Bibliografia gramsciana. Supplement updated to 1993, a cura di J.M. Cammett - M.L. Righi, Roma 1995.
Di seguito viene indicata la bibliografia utilizzata per la ricostruzione della vita e del pensiero del G. proposta in questa voce: E. Garin, Cronache di filosofia italiana 1900-1943. Quindici anni dopo. 1945-1960, I-II, Bari 1966, ad ind.; P. Togliatti, G., a cura di E. Ragionieri, Roma 1967; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, I-V, Torino 1967-75, ad indices; G. Nardone, Il pensiero di G., Bari 1971; F. De Felice, Serrati, Bordiga, G., e il problema della rivoluzione in Italia. 1919-1920, Bari 1972; M.L. Salvadori, G. e il problema storico della democrazia, Torino 1972; L. Paggi, A. G. e il moderno principe, I, Nella crisi del socialismo italiano, Roma 1972; E.H. Carr - E. Davies, Le origini della pianificazione sovietica, Torino 1972, ad ind.; E. Garin, Gli intellettuali italiani del XX secolo, Roma 1974, ad ind.; L. Paggi, La teoria generale del marxismo in G., in Annali dell'Istituto G. Feltrinelli, 1974, pp. 1319-1370; A. Agosti, La Terza Internazionale. Storia documentaria, I-III, Roma 1974-79, passim; J.M. Cammett, A. G. e le origini del comunismo italiano, Milano 1974; Il Rinascimento: storia di un dibattito, a cura di M. Ciliberto, Firenze 1975, ad ind.; C. Buci-Glucksmann, G. e lo Stato. Per una teoria materialistica della filosofia, Roma 1976; G. Nardone, L'umano in G. Evento politico e comprensione dell'evento politico, Bari 1977; P. Spriano, G. e Gobetti. Introduzione alla vita e alle opere, Torino 1977; A. Del Noce, Il suicidio della rivoluzione, Milano 1978; F. De Felice, Introduzione ad A. Gramsci, Americanismo e Fordismo. Quaderno 22, Torino 1978; M. Ciliberto, Come lavorava G. (Varianti vichiane), in Id., Filosofia e politica nel Novecento italiano. Da Labriola a "Societa'", Bari 1982, pp. 263-313; G. Francioni, L'officina gramsciana. Ipotesi sulla struttura dei "Quaderni del carcere", Napoli 1984; L. Paggi, Le strategie del potere in G. Tra fascismo e socialismo in un solo paese 1923-1926, Roma 1984; V. Gerratana, G. Problemi di metodo, Roma 1987; P. Spriano, G. in carcere e il partito, Roma 1988; A. Natoli, Antigone e il prigioniero, Roma 1990; G. Vacca, G. e Togliatti, Roma 1991; N. Bobbio, Saggi su G., Milano 1991; C. Natoli, G. in carcere: le campagne per la liberazione, il partito, l'Internazionale (1932-1933), in Studi storici, XXXVI (1995), pp. 295-352; Id., Le campagne per la liberazione di G., il PCd'I e l'Internazionale (1934), ibid., XL (1999), pp. 77-156; G. Vacca, Sraffa come fonte di notizie per la biografia di G., ibid., pp. 5-37; Id., Appuntamenti con G. Introduzione allo studio dei Quaderni del carcere, Roma 1999; Id., in G. a Roma, Togliatti a Mosca. Il carteggio del 1926, pp. 3-149; P. Togliatti, Scritti su G., a cura di G. Liguori, Roma 2001.

7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: RINGO SOLINGO

Quando eravamo regazzini andavano di moda i film di Ringo, di Gringo, di Giango, di Bingo, e di tutti quegli altri caubboi.
A me a dire il vero mi piacevano di piu' i film cogli indiani, pero' a quel tempo al cinema del paese facevano solo i film di caubboi coi messicani al posto degli indiani.
Erano film che arrivava uno che si chiamava Ringo, o Gringo, o Giango o Bingo e si doveva vendicare. Che subito non si capiva di che si doveva vendicare, si capiva suppergiu' a mezzo film. Pero' cominciava a sparare subito e ogni botta una tacchia. Noi regazzini volevamo essere tutti Ringo e ammazzare tutta la gente del paese che se lo meritavano tutti. Invece ammazzavamo solo lucertole, passeri, sorci, e quand'era il momento tiravamo il colle alle galline, scuoiavamo i conigli con uno strappo solo, e davamo una mano quando si scannava il porco che era una festa grossa.
E' che non ci avevamo lo strumento adatto. Al paese la rivoltella non ce l'aveva nessuno, le carabine una ogni casa ma la colt 45 solo sui giornaletti di Tex. Era cosi' al paese quando eravamo regazzini.
Poi un giorno si trovo' il zi' Oliviero buttato nel pozzo, ma prima di buttarlo nel pozzo gli avevano spaccato la testa a martellate, che di sicuro dentro non ci avevano trovato niente, non era come l'uovo di pasqua. Il zi' Oliviero non era uno cattivo piu' degli altri, era uno normale, solo che ci godeva a menare la moglie che l'aveva storpiata, e menava pure i figli che erano quattro e Ringo era il piu' grande e ci avra' avuto dieci anni se ce li avra' avuti.
Adesso, puo' capitare che ammazzi uno, magari per sbaglio, o in un momento di esaltazione, che ne so, pero' se poi lo buttavi nel pozzo allora era per sfregio, voleva dire un sacco di cose, di cose diverse, pero' sicuro come una messa che era per sfregio.
Quando avvisarono i carabinieri, che lo avevano gia' tirato su dal pozzo e sdraiato per terra su un lenzuolo a mezza via tra il pozzo e la porta di dietro di casa (il paese era fatto cosi': c'era una strada che passava in mezzo, affiancate sui due lati della strada le case, e dietro le case gli orti, e dietro gli orti i campi, e poi la macchia e poi fine, cosi' era fatto il paese, e adesso che ci penso era proprio come i paesi del selvaggio ueste dei film di caubboi), i carabinieri cominciarono a chiedere che era successo. E che era successo? Che non si vedeva? Ci aveva la testa spaccata ed era tutto gonfio e sgocciolava.
Escluso l'incidente, escluso il suicidio, l'appuntato disse che qui si andava sul penale. Lo disse tre volte, a voce sempre piu' alta, la terza volta strillava, che lo sentisse tutto il paese. Che poi non c'era nessun bisogno di strillare, perche' mezzo paese era gia' li'.
A quei tempi la televisione c'era solo al bar, cosi' la gente chiacchierava. E siccome non c'erano neanche le lavatrici (a parte i ricchi, ma i ricchi abitavano in citta', al paese ci venivano solo in vacanza e ci avevano le serve e cosi' non gli serviva la lavatrice), allora le donne chiacchieravano al lavatore, e i maschi al bar o all'osteria, che anche se il paese era piccolo pero' c'erano tre bar e quattro osterie. Mi sono sempre chiesto come facevano a tirare avanti.
E allora di chiacchiera in chiacchiera, e chi sara' stato, e chi lo sa, e irre e orre, e secondo me, e secondo te, insomma nessuno ci arrivava. E infatti non ci arrivo' nessuno e resto' un delitto insoluto, che e' il termine tecnico per dire che chi l'ha fatto era stato piu' furbo di chi gli voleva mettere il sale sulla coda.
E chi era stato? Io sono l'unico a saperlo perche' me lo disse lui. Proprio lui. Il giorno dopo a scuola, che andavamo a scuola insieme. E poi disse: "parola di Ringo". O Gringo, o Bingo o Giango, adesso non mi ricordo piu' bene, perche' a quel tempo quel soprannome non ce l'aveva ancora, e tutti i regazzini avremmo voluto chiamarci cosi'.
Il soprannome se lo guadagno' qualche anno dopo.
Il sor Seccaccio, che era grosso come un bove e apposta lo chiamavano Seccaccio, un giorno che lo vide per strada gli disse: "T'ho visto che m'hai fregato le cerase", perche' ci aveva un ceraso che era le sette bellezze e aspettava che fossero tutte mature e invece prima che le cogliesse lui era stato anticipato dalla solita banda di regazzetti come usava allora, e il ceraso glielo avevano spogliato fino all'ultima cerasa senza lasciare altro che le foglie sui rami. Ringo gli aveva risposto: "E io che c'entro? Io nun so' stato". E il sor Seccaccio: "T'ho visto". E Ringo: "Allora e' ora che te compri 'n par d'occhiali perche' vole di' che sei cecato". "T'ho detto che t'ho visto, sei stato tu". E Ringo disse la parola: "Io no, parola di Ringo".
Io ero presente. E ero presente pure due sere prima quando con Ringo e altri tre eravamo andati a cerase. E ero presente pure la sera dopo quando andammo a dare fuoco al ceraso del sor Seccaccio perche' aveva offeso uno di noi "e l'offesa va lavata col sangue, parola di Ringo". Pero' ci limitammo a dare fuoco al ceraso, che non fu una cosa facile, pero' con tutta la nafta che ci avevamo buttato ci riuscimmo lo stesso. La nafta la fregammo sempre al sor Seccaccio. Che invece d'imparare la lezione e fare pippa il giorno dopo volle pure rugare. Fu per questo che successe. Perche' se s'era stato zitto finiva li', ma no, voleva rugare, e allora pure questa era un'offesa che andava lavata col sangue, parola di Ringo. E cosi' fu.
I carabinieri c'interrogarono a tutti e cinque. E tutti e cinque dicemmo che non ne sapevamo niente. Ma Ringo volle aggiungere pure la frase "parola di Ringo", che li' per li' pure i carabinieri ci si misero a ridere. E non fu una buona idea. Perche' due notti dopo la camionetta dei carabinieri era andata in fumo, cioe' era bruciata tanto che il meccanico disse che non si recuperava piu' niente e la potevano vendere per ferraccio. Fu da allora che Ringo divenne il soprannome di Ringo.
Solingo invece venne dopo. Ormai eravamo giovenottelli e a cerase non ci andavamo piu'. Il paese si era modernizzato. Pure noi. Ci avevamo tutti il motorino o la vespa. Nelle case c'erano le lavatrici e le televisioni, al lavatore - che era fuori mano - ci andavano i tossici a farsi le pere. A quel tempo lavoravamo insieme, io, Ringo, Penzaperte' e Ciancicotto. E ogni notte facevamo piagne qualcheduno. Erano gli anni belli della gioventu' e a che pensa chi e' negli anni belli della gioventu'? Alle femmine pensa, sempre e solo alle femmine. Che pero' al paese ce ne erano poche, e siccome lavoravano tutte in campagna, erano giovani per un anno o due e poi parevano tutte gia' vecchie e brecchie come la morte. Invece sui giornaletti certe sventole che non vi dico. Cosi' ci si arrangiava tutti coi giornaletti. Che a quel tempo c'erano 'sti giornaletti tutti di fotografie di giovinotte gagliarde, e erano l'unica cosa stampata che girava al paese, oltre al Corriere dello sport.
Poi un'estate arrivo' in vacanza la famiglia dell'avvocatone, che di solito stava in citta'. E nella famiglia dell'avvocatone c'era pure l'avvocatina, che ci avra' avuto quindici anni e che ci s'impeciammo tutti la prima volta che la vedemmo. Tutti tutti. E piu' di tutti Ringo. Pero' c'era un problema: che nessuno di noi sapeva come si parla a una regazza, cosi' nessuno oso' non dico farle una dichiarazione, ma neppure avvicinarla per dirle buongiorno. Eravamo cosi' al paese a quel tempo. Sfrontati tra di noi, ma se c'era una femmina ci venivano subito le orecchie rosse come il fuoco e crepavamo di vergogna. Il risultato fu che l'innamoramento si tramuto' presto in odio. Non solo: cominciarono anche le rivalita' tra di noi, che e' una cosa che quando lavori insieme tutte le notti e' meglio che non succeda mai. Invece succede. E infatti successe.
Successe cosi'. Che un giorno Penzaperte' disse una cosa zozza sull'avvocatina. Tutto li'. Disse una cosa zozza e basta. Ma Ringo se la prese a male. Perche' era uno fatto cosi', che se la prendeva a male per niente. Se la prendeva a male per tutto. Era fatto cosi'. Cosi' un giorno che era di pomeriggio e faceva un caldo bestia chiamo' Penzaperte' e gli disse di andare insieme nel campo, e li' prima lo tramorti' con una bastonata, poi lo lego' a un albero che li' vicino ci aveva lasciato una corda pronta dal giorno prima, e poi gli ficco' in bocca uno straccio perche' se ne stesse zitto mentre lo torturava e poi lo sbudello' piano piano.
Poi ando' a casa sua a prendere il quintone, attraverso' a piedi tutto il paese fino al villone dell'avvocatone che era sempre di fianco alla strada ma tre o quattro chilometri dopo che il paese era finito. E si apposto' su un albero che era piu' alto del muro di cinta del villone dell'avvocatone. Il villone ci aveva una muraglia di tufo di quelle coi cocci sopra, e dentro non c'era solo il villone, ma un giardino di piante di roba che non si magnava, e un sacco di alberi, saranno stati due milioni di alberi, e c'era pure un campo da tennis. E Ringo aspetto' sull'albero finche' l'avvocatina e suo fratello l'avvocatino non uscirono di casa per andare a giocare a tennis tutti vestiti di bianco. E allora sparo' all'avvocatina. Col quintone. Tutti e cinque i colpi andarono a segno. A pallettoni. Da parte a parte. Ogni colpo un buco grosso come una padella. Poi scese dall'albero e torno' a casa sua ad aspettare i carabinieri.
Ma i carabinieri ci avevano poca voglia di andare a casa sua. Pero' la figlia dell'avvocatone era figlia dell'avvocatone. Non e' che si poteva fare finta di niente. Cosi' arrestato Alibbabba', che il fucile neppure ce l'aveva. E magari sta ancora al gabbio. Pero' l'avvocatone lo sapeva che non era stato Alibbabba'. Cosi' fece chiamare Ringo. Io e Ciancicone non l'avevamo presa bene che aveva ammazzato Penzaperte', apposta Ciancicone aveva mandato la lettera anonima ai caramba e all'avvocatone con su scritto che l'avvocatina l'aveva fatta lessa Ringo. E per meglio chiarire che noi non c'entravamo, scrisse che era stato "Ringo Solingo". Cosi quando i guardaspalle dell'avvocatone andarono a prelevare Ringo gli chiesero se era lui Ringo Solingo e lui disse di si'. Lo portarono dall'avvocatone e poi non se ne seppe piu' niente.
Un po' mi dispiace, che eravamo amici.
E siccome Ciancicotto lo sapeva che eravamo amici, perche' eravamo amici tutti e quattro, glielo lessi nel pensiero che non si fidava piu' di me, e faceva bene perche' neppure io mi fidavo piu' di lui. Viene il momento in cui uno smette di essere giovinotto e diventa un uomo fatto e finito. E' un momento triste, e necessario. Uno si accorge di essere diventato un uomo fatto e che da quel momento in poi diventera' solo che vecchio, sempre piu' vecchio e alla fine diventera' niente, e gli viene da piagne ma non puo' farlo perche' un vero uomo non piagne mai.
Cosi' pensai che era una brutta cosa che o io facevo fuori lui o lui faceva fuori me, e siccome sono sempre stato uno che non gli piacciono le complicazioni lo aspettai davanti casa sua una mattina intera con due rivoltelle cariche che sapevo sparare sia con la destra che con la sinistra e a distanza ravvicinata era impossibile sbagliare. Ma lui non usci' di casa, tutta la mattinata non usci' di casa, finche' si fece l'ora di pranzo e allora me ne andai all'osteria. E mentre stavo all'osteria pensai che era stupido restare al paese, che a me il paese non mi era mai piaciuto, e che siccome avevo fatto solo brutte cose magari me ne potevo andare facendone una bella, cioe' che non ammazzavo Ciancicotto, cosi' almeno lui restava a castigare i paeasani per il resto dei suoi giorni. Ci avevo il ciopper a quel tempo, che a raccontarlo oggi uno fa la figura del peracottaro, pero' a quel tempo andava, che c'era stato quel film americano di motociclette. Cosi' saltai sul ciopper e me ne andai.
Non mi e' mai venuta voglia di tornare al paese. Oltretutto con tutto il lavoro che ci ho da fare.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Betty Donate, Gerda Taro, Rba, Milano 2020, pp. 188, euro 9,99.
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Riedizioni
- Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli, Tango e gli altri. Romanzo di una raffica, anzi tre, Mondadori, Milano 2015, Gedi, Roma 2020, pp. 334, euro 7,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3730 del 5 maggio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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