[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 447



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 447 del 30 aprile 2020

In questo numero:
1. Oggi, domani e il giorno dopo ancora. Alcune parole in questo 30 aprile
2. Giovanni Maria Arena ricorda Alfio Pannega
3. Pietro Benedetti ricorda Alfio Pannega
4. "Associazione medici per l'ambiente" di Viterbo: Dieci cose da fare per contrastare la pandemia
5. Prima che sia troppo tardi. Un appello
6. Una lettera da inviare al governo
7. Una lettera da inviare ai Comuni
8. Siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019
9. Abrogare gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza"
10. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
11. Sosteniamo il Movimento Nonviolento

1. MEMORIA. OGGI, DOMANI E IL GIORNO DOPO ANCORA. ALCUNE PAROLE IN QUESTO 30 APRILE

Sono passati dieci anni senza Alfio Pannega. Ed oggi la citta' di Viterbo lo ricorda una volta ancora. Senza cerimonie, nel pubblico spazio per bocca forse di pochi, ma in un comune corale raccoglimento, con un sentimento misto di gratitudine e di nostalgia.
E domani, che e' il primo maggio, lo ricordera' ancora. Perche' il primo maggio, il giorno in cui si fa memoria della lotta dolorosa e necessaria di tutte le lavoratici e tutti i lavoratori per l'emancipazione dell'umanita', anche Alfio viene ricordato, perche' del movimento operaio e contadino, del movimento comunista e libertario Alfio fu sempre un militante nitido e intransigente nella lotta contro lo sfruttamento e l'oppressione, contro tutte le ingiustizie e le violenze, nell'impegno per recare aiuto ad ogni persona di aiuto bisognosa, nella condivisione del bene e dei beni, nell'azione politica per realizzare una societa' in cui da ciascuna persona sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuna persona sia dato secondo i suoi bisogni, nell'opera comune per la salvezza comune dell'umanita' e di quest'unico mondo vivente di cui siamo parte e custodi.
E non solo oggi e domani, ma il giorno dopo ancora, e ancora, e ancora: fino a quando l'uomo cessi di essere un nemico della donna e dell'uomo, ed ogni persona si comprenda come parte dell'unica umana famiglia, e si realizzi quel passaggio dal regno della necessita' al regno della liberta', si realizzi il sogno della pace, della giustizia, dell'universale uguaglianza di diritti nella preziosa diversita' di ogni singola esistenza, della fraternita' e della sororita' che ogni essere umano finalmente riconosca, raggiunga, sostenga e conforti.
Ricordare Alfio Pannega e' per quanti gli furono amici - e forse pressoche' ogni persona che a Viterbo e' vissuta nel tempo della sua vita almeno qualche volta si senti' tale e a modo suo forse lo fu - riascoltarne la voce, e sentirne quindi di nuovo la testimonianza e l'appello: l'appello alla lotta contro tutte le violenze, l'appello all'impegno per la pace, i diritti umani di tutti gli esseri umani, il rispetto per tutti gli esseri viventi, la salvaguardia della civilta' e della natura.
L'appello alla scelta esistenziale, intellettuale, morale, politica della nonviolenza, che e' l'antifascismo vivente, che e' la lotta concreta e coerente per salvare tutte le vite, per far cessare tutte le violenze.
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Ed un ricordo ancora vorrei aggiungere: come in Alfio il rigore morale si accompagnasse sempre alla piu' profonda comprensione e misericordia; come in lui l'impegno civile, la lotta nonviolenta, l'incondizionata generosita' sempre si unissero a una sorgiva festosita', a un sentimento di amore per il mondo e la vita, a una gioia interiore che illuminava chiunque lo incontrasse.
Forse solo Saba, o Penna, o Caproni, seppero mettere in parole quella soavita', quella delicatezza, quella leggerezza e quella iridescenza di sentimenti che Alfio incarno'.
E forse solo nelle lapidi dettata da Piero Calamandrei per i caduti della Resistenza tu ritrovi la fermezza - dantesca e leopardiana -  dell'antifascismo che Alfio testimonio' per l'intera sua vita.
Non siano un congedo le parole in ricordo di Alfio che oggi tante persone a Viterbo pronunceranno - e sia pure soltanto tra gli affetti domestici, e sia pure soltanto nel foro interiore -, ma un sentiero e una promessa; non uno sguardo crepuscolare al passato che vanisce, ma un impegno vivente e verace per il presente e per l'avvenire.
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In calce a queste righe allego ancora una volta una minima notizia su Alfio Pannega, e due testi che piu' volte insieme a lui e alle giovani e ai giovani che erano con noi leggemmo e ragionammo nelle tante serate di studio e di accostamento alla nonviolenza che nel centro sociale "Valle Faul" si svolsero nel corso degli anni; un breve saggio del grande poeta Franco Fortini e la "carta programmatica" del Movimento Nonviolento. Testi che confido appassioneranno chi li legge oggi come appassionavano Alfio in anni che sembrano ormai cosi' lontani e sono invece solo il nostro ieri.
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Allegato primo. Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446.
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Allegato secondo. Franco Fortini: Comunismo
[Da Franco Fortini, Extrema ratio, Garzanti, Milano 1990, pp. 99-101; era stato pubblicato per la prima volta nell'inserto settimanale satirico "Cuore" del quotidiano "L'Unita'" del 16 gennaio 1989. Dopo la pubblicazione in Extrema ratio, questo testo e' stato ristampato anche nell'opuscolo Una voce: comunismo, Edizioni del Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1990; in Non solo oggi, Editori Riuniti, Roma 1991; in Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003]

"Termine con cui si designano dottrine che propugnano e descrivono una societa' basata su forme comunitarie di produzione ovvero di produzione e consumo, in alternativa a societa' basate su forme di proprieta' privata ovvero di distribuzione e di consumo diseguali. Possesso comune della terra e dei mezzi di produzione, lavoro per tutti, regolazione pianificatrice dei bisogni e delle funzioni (...) parte integrante di tali dottrine e' l'educazione comune, pubblica, di tutti gli individui" (Enciclopedia Garzanti).

Il combattimento per il comunismo e' gia' il comunismo. E' la possibilita' (quindi scelta e rischio, in nome di valori non dimostrabili) che il maggior numero di esseri umani - e, in prospettiva, la loro totalita' - pervenga a vivere in una contraddizione diversa da quella oggi dominante. Unico progresso, ma reale, e' e sara' il raggiungimento di un luogo piu' alto, visibile e veggente, dove sia possibile promuovere i poteri e la qualita' di ogni singola esistenza. Riconoscere e promuovere la lotta delle classi e' condizione perche' ogni singola vittoria tenda ad estinguere la forma presente di quello scontro e apra altro fronte, di altra lotta, rifiutando ogni favola di progresso lineare e senza conflitti.
Meno consapevole di se' quanto piu' lacerante e reale, il conflitto e' fra classi di individui dotati di diseguali gradi e facolta' di gestione della propria vita. Oppressori e sfruttatori (in Occidente, quasi tutti; differenziati solo dal grado di potere che ne deriviamo) con la non-liberta' di altri uomini si pagano l'illusione di poter scegliere e regolare la propria individuale esistenza. Quel che sta oltre la frontiera di tale loro "liberta'" non lo vivono essi come positivo confine della condizione umana, come limite da riconoscere e usare, ma come un nero Nulla divoratore. Per dimenticarlo o per rimuoverlo gli sacrificano quote sempre maggiori di liberta', cioe' di vita, altrui; e, indirettamente, di quella propria. Oppressi e sfruttati (e tutti, in qualche misura, lo siamo; differenziati solo dal grado di impotenza che ne deriviamo) vivono inguaribilita' e miseria di una vita incontrollabile, dissolta ora nella precarieta' e nella paura della morte ora nella insensatezza e non-liberta' della produzione e dei consumi. Ne' gli oppressi e sfruttati sono migliori, fintanto che ingannano se stessi con la speranza di trasformarsi, a loro volta, in oppressori e sfruttatori di altri uomini. Migliori cominciano ad esserlo invece da quando assumono la via della lotta per il comunismo; che comporta durezza e odio per tutto quel che, dentro e fuori degli individui, si oppone alla gestione sovraindividuale delle esistenze; ma anche flessibilita' e amore per tutto quel che la promuove e la fa fiorire.
Il comunismo in cammino (un altro non esiste) e' dunque un percorso che passa anche attraverso errori e violenze, tanto piu' avvertiti come intollerabili quanto piu' chiara si faccia la consapevolezza di che cosa gli altri siano, di che cosa noi si sia e di quanta parte di noi costituisca anche gli altri; e viceversa. Il comunismo in cammino comporta che uomini siano usati come mezzi per un fine che nulla garantisce invece che, come oggi avviene, per un fine che non e' mai la loro vita. Usati, ma sempre meno, come mezzi per un fine, un fine che sempre piu' dovra' coincidere con loro stessi. Ma chi dalla lotta sia costretto ad usare altri uomini come mezzi (e anche chi accetti volontariamente di venir usato cosi') mai potra' concedersi buona coscienza o scarico di responsabilita' sulle spalle della necessita' o della storia.
Chi quella lotta accetta si fa dunque, e nel medesimo tempo, amico e nemico degli uomini. Non solo amico di quelli in cui si riconosce e ai quali, come a se stesso, indirizza la propria azione; e non solo nemico di quanti riconosce, di quel fine, nemici. Ma anche nemico, sebbene in altro modo e misura, anche dei propri fratelli e compagni e di se stesso; perche' non dara' requie ne' a se' medesimo ne' a loro, per strappare essi e se stesso agli inganni della dimenticanza, delle apparenze e del sempreuguale.
Dovra' evitare l'errore di credere in un perfezionamento illimitato; ossia che l'uomo possa uscire dai propri limiti biologici e temporali. Questo errore, con le piu' varie manipolazioni, ha gia' prodotto, e puo' produrre, dei sottouomini o dei sovrauomini; egualmente negatori degli uomini in cui ci riconosciamo. Ereditato dall'Illuminismo e dallo scientismo, depositato dalla cultura faustiana della borghesia vittoriosa dell'Ottocento, quell'errore ottimistico fu presente anche in Marx e in Lenin e oggi trionfa nella maschera tecnocratica del capitale. Quando si parla di un al di la' dell'uomo, e' dunque necessario intendere un al di la' dell'uomo presente, non un al di la' della specie. Comunismo e' rifiutare anche ogni sorta di mutanti per preservare la capacita' di riconoscersi nei passati e nei venturi.
Il comunismo in cammino adempie l'unita' tendenziale tanto di eguaglianza, fraternita' e condivisione quanto quella di sapere scientifico e di sapienza etico-religiosa. La gestione individuale, di gruppo e internazionale, dell'esistenza (con i suoi insuperabili nessi di liberta' e necessita', di certezza e rischio) implica la conoscenza delle frontiere della specie umana e quindi della sua infermita' radicale (anche nel senso leopardiano). Quella umana e' una specie che si definisce dalla capacita' (o dalla speranza) di conoscere e dirigere se stessa e di avere pieta' di se'. In essa, identificarsi con le miriadi scomparse e con quelle non ancora nate e' un atto di rivolgimento amoroso verso i vicini e i prossimi; ed e' allegoria e figura di coloro che saranno.
Il comunismo e' il processo materiale che vuol rendere sensibile e intellettuale la materialita' delle cose dette spirituali. Fino al punto di sapere leggere nel libro del nostro medesimo corpo tutto quel che gli uomini fecero e furono sotto la sovranita' del tempo; e interpretarvi le tracce del passaggio della specie umana sopra una terra che non lascera' traccia.
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Allegato terzo. La carta programmatica del Movimento Nonviolento
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

2. MEMORIA. GIOVANNI MARIA ARENA RICORDA ALFIO PANNEGA
[Giovanni Maria Arena e' il sindaco di Viterbo]

Ricordo bene Alfio.
Tutti i viterbesi si ricordano di Alfio. E non solo quelli della mia generazione o di quella precedente. Alfio lo ricordano anche i viterbesi piu' giovani. Quelli che lo hanno conosciuto direttamente o attraverso i racconti dei genitori. Un viterbese "viterbese". Un uomo semplice, umile, buono, generoso. Uno spirito libero e nobile. Che amava la sua citta'. I viterbesi. Gli animali. I giovani. Amava stare in mezzo ai giovani. E con loro ha scelto di vivere gli ultimi anni della sua vita.
Ha sempre difeso i suoi diritti, il bene comune, l'impegno civile, portando avanti pacifiche battaglie di giustizia sociale, per la difesa del genere umano, degli animali e dell'ambiente.
Alfio era una persona di grande cultura. Un poeta.
Me lo ricordo quella mattina in Comune. Nella sala regia. In mezzo ai giovani. Pochi mesi prima della sua scomparsa. Accanto a lui l'allora sindaco Marini. In rigoroso silenzio abbiamo ascoltato la sua lezione di vita, raccontata dalla sua voce e dai suoi occhi a tutti i presenti. In particolare agli studenti. E sempre in silenzio lo abbiamo ascoltato mentre, a memoria, declamava i versi della Divina Commedia.
Alfio si e' portato con se' un pezzo importante della storia della sua e della nostra citta'. Un pezzo della Viterbo che fu.
Ma alcuni suoi insegnamenti, alcuni suoi consigli, qualcuno li ha sicuramente seguiti e coltivati. Magari proprio qualche studente che dieci anni fa era presente a quella cerimonia, e a cui Alfio ha insegnato l'importanza e il valore  della cultura.
Il 30 aprile sono dieci anni che Alfio Pannega se n'e' andato. E Viterbo lo vuole ricordare con un pensiero e un sorriso. Lo stesso sorriso che lui ha donato a tutti quei viterbesi che hanno avuto il privilegio di conoscerlo.

3. MEMORIA. PIETRO BENEDETTI RICORDA ALFIO PANNEGA
[Riceviamo e diffondiamo]

Oggi e' mio dovere parlarvi di Alfio come amico, fratello e compagno. Lo conoscevo fin dal '71 quando con don Dante Bernini andavamo a far visita ai piu' poveri.
Mi piaceva ascoltarlo, parlava alla pari con un Rettore di un importante Seminario, mi ricordo il sorriso di don Dante, di piacere e di ringraziamento. Un uomo cosi' povero, amorevole con i suoi cani, poetico.
Ho rivisto e ascoltato Alfio alle feste dell'Unita', dove ogni anno festeggiava il suo compleanno offrendo una torta bellissima.
Ho potuto ascoltarlo su tutti gli argomenti, l'ambiente, la pace, il lavoro, e mi sembra sempre di riascoltarlo.
Devo tanta riconoscenza ad Alfio Pannega, perche' da tutto questo narrare, dalla ricerca fatta dalla Banda del Racconto, dal libro che ha lo stesso titolo dello spettacolo "Allora ero Giovane pure io" pubblicato da Davide Ghaleb editore, ho avuto le piu' belle soddisfazioni per un attore. Grazie, Alfio.
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Allego una foto insieme ad un altro grande uomo di pace, Osvaldo Ercoli.
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Una testimonianza di Pino Galeotti
Le parole piu' belle sono gia' state dette e voglio citare quelle di Pino Galeotti: "Lo spettacolo e' una sorta di incredibile, irresistibile monologo che si trasforma in dialogo poetico con il pubblico e, poi, in happening e festa, per concludersi come rito. E' un evento teatrale, degno della grande tradizione del Teatro Povero di Grotowski e Barba, del Teatro-verita' del Living, del teatro sociale e civile di Brecht, Strehler e Squarzina. Che altro? ... Pietro si dimostra autore-attore vero, maturo: non fa la macchietta di Alfio, l'uomo dei cartoni — a tutti i viterbesi noto come figlio della Caterina, della "Caterinaccia", si' proprio lei — ma lo ricrea come personaggio umanissimo, dignitoso, sapiente. Interessato a studiare e comprendere il mistero della natura e del mondo e a cantare con la sua poesia a braccio, o recitando a memoria i versi di Dante, la bellezza e lo strazio della vita. Cosi' l'attore-autore viterbese si cuce addosso con sensibilita', intelligenza ed arte, un testo e una storia che, attraversando quasi un secolo, coinvolge e commuove nella rievocazione di fatti e misfatti della Viterbo che fu e della vicenda personale di Alfio, di sua madre, dei suoi pochi compagni e dei suoi amatissimi cani".
Descriverlo mi fa pensare a chi gli e' stato sempre vicino, i giovani del centro sociale, Lucianino e Alessio e tanti altri.
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Un minimo ritratto
Da un comune amico le piu' belle parole: "Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza.
La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa".
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Grazie, Alfio

4. I COMPITI DELL'ORA. "ASSOCIAZIONE MEDICI PER L'AMBieNTE" DI VITERBO: DIECI COSE DA FARE PER CONTRASTARE LA PANDEMIA
[Riceviamo e diffondiamo]

L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde ( International society of doctors for the environment) di Viterbo, propone un contributo di riflessione sulle cose da fare circa la pandemia in corso da SARS-Cov2 ovvero da Covid19.
1. Non ripetere gli errori gia' fatti. In primis l'ospedalizzazione dei pazienti affetti o sospetti di essere affetti dal virus perche' questa pratica ha trasformato gli ospedali, soprattutto in Lombardia, in focolai che hanno amplificato l'infezione e cosi' il numero dei malati e dei morti - insieme alla sciagurata decisione di non bloccare subito le attivita' lavorative nelle fabbriche -. Stessa cosa dicasi per il trasferimento di pazienti anziani contagiati e malati nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, perche' anche in questo caso si e' assistito alla trasformazione di queste strutture in focolai con tutte le tragiche conseguenze che continuiamo ad osservare per i degenti e il personale sanitario;
2. le persone che presentano sintomi ascrivibili all'infezione da Covid19 andrebbero seguite con visite ed accertamenti presso strutture dedicate, a tal fine dovrebbero essere utilizzati ospedali attualmente chiusi e/o caserme militari dismesse; strutture opportunamente attrezzate e rinnovate fino alla possibilita' di terapia subintensiva ed intensiva, dove la persona che dovesse risultare positiva e asintomatica dovrebbe rimanere comunque per i 14 giorni della quarantena senza tornare a casa per evitare di infettare i componenti del suo stesso nucleo familiare. Il personale sanitario operativo presso queste strutture dovrebbe risiedere in prossimita' delle stesse con periodi di lavoro articolati su 2 settimane, all'inizio e alla fine dei quali dovrebbe essere sottoposto a tampone ed ad esami anticorpali al fine di evidenziare un possibile contagio avvenuto proprio durante il periodo di servizio;
3. gli ospedali e i tanti reparti ospedalieri riconvertiti in tutta Italia in fretta e furia a "ospedali Covid19" dovrebbero tornare alle attivita' ordinarie nel piu' breve tempo possibile per rispondere alle esigenze di tutte le persone affette dalle altre gravi, e a volta mortali, patologie che necessitano di cure, interventi chirurgici ed assistenza;
4. l'attivita' ambulatoriale specialistica del Servizio sanitario nazionale deve riprendere il prima possibile, sempre per le gravi conseguenze che si stanno gia' registrando sulla salute delle persone private di questi fondamentali servizi. La ripresa di questa attivita' potrebbe essere corroborata e facilitata anche da forme di consulenze telefoniche/videochiamate dedicate e fruibili direttamente sia dai pazienti che dai colleghi della medicina generale e altre figure di riferimento medico;
5. tutti i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici di continuita' assistenziale - guardia medica -, come tutti gli operatori sanitari, dovrebbero essere forniti ognuno di Dispositivi di protezione individuali tali da poter visitare in piena sicurezza per la propria e altrui salute i pazienti che presentano sintomatologia sospetta per infezione da Covid19. Questo provvedimento sarebbe di sicuro meno costoso rispetto ad altre forme di assistenza che si stanno proponendo per il controllo sanitario del territorio con il vantaggio della conoscenza diretta dei pazienti da parte dei medici;
6. rinforzare a tutti i livelli le strutture e il personale del Servizio sanitario nazionale abbattendo cosi' anche le liste di attesa per visite e accertamenti in modo da migliorare lo stato di salute generale dei cittadini e quindi la loro capacita' di difesa nei confronti del virus pandemico. Aumentare il monitoraggio circa la situazione epidemiologica nazionale con l'estensione a tutta la popolazione di tamponi ed esami anticorpali;
7. evitare di spendere ingenti risorse pubbliche per la vaccinazione antiinfluenzale di soggetti che finora non ne avevano indicazione in quanto i vaccini contro i virus dell'influenza stagionale sono preparati in relazione appunto ai virus responsabili dell'influenza stagionale nell'anno precedente e quindi come sempre non possono assicurare una immunizzazione del 100% della popolazione a cui vengono somministrati tale da diventare un parametro dirimente di fronte ad una sintomatologia influenzale aspecifica e cosi' permettere una diagnosi di esclusione. In sintesi anche una persona vaccinata per l'influenza stagionale puo' ammalarsi a causa di questa e quindi cio' non potra' permettere una diagnosi differenziale con l'infezione da Covid19 che necessitera' comunque di accertamenti quali il tampone e una specifica presa in carico;
8. preparare l'intera popolazione, con programmi di educazione sanitaria, a nuove ondate pandemiche virali anche diverse dal Covid19 che potranno presentarsi nei mesi ed anni a venire; eventi facilitati e a volte innescati proprio dalle situazioni di grave e persistente cambiamento climatico, inquinamento e devastazione ambientale che favoriscono il cosiddetto "spill over" tradotto come salto di specie dei virus dal mondo animale a quello umano;
9. mettere realmente e sempre la salute al primo posto in ogni decisione politica in accordo alle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanita' e in ossequio all'articolo 32 della nostra Carta Costituzionale, ovvero mettere in atto politiche di prevenzione e tutela dell'ambiente, delle modalita' di lavoro, anche rivedendo l'intero assetto del sistema economico di produzione, anche energetico e dei trasporti, non solo su base nazionale ma internazionale proprio alla luce di questo primato;
10. non dimenticare mai tutte le altre malattie che continuano a far ammalare le persone e a procurarne la morte, come il cancro che in Italia in ogni giorno dell'anno provoca circa 500 morti, i milioni di morti per inquinamento che nel mondo sono ogni anno piu' di 12 milioni - l'esposizione al solo particolato fine e' responsabile di circa 400.000 decessi prematuri in Europa ogni anno e in Italia le morti attribuibili ad inquinamento dell'aria sono ogni anno circa 90mila- e poi tutte le altre malattie infettive che spesso si dimenticano perche' sono lontane e altrove come la tubercolosi e la malaria con le sue oltre 500mila vittime per ogni anno.
L'Associazione italiana medici per l’ambiente - Isde auspica che questa esperienza difficile e dolorosa che si sta sperimentando sotto ogni punto di vista, anche relazionale ed affettivo, sia un'occasione di riflessione che porti a serie riforme strutturali in ambito sanitario, ambientale, culturale, educativo, sociale ed economico tali da favorire sempre e prima il benessere di ogni essere umano e dell'intero pianeta.

5. REPETITA IUVANT. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. UN APPELLO

Prima che sia troppo tardi il governo faccia uscire dalle carceri sovraffollate le persone li' ristrette e le trasferisca o nelle rispettive abitazioni o in altri alloggi adeguati in cui per quanto possibile siano anch'esse al riparo dal rischio di contagio che in tutti i luoghi sovraffollati e' enorme.
Gia' troppe persone sono morte.
Di seguito una bozza di lettera che proponiamo di inviare al Ministero della Giustizia, ed alcuni indirizzi utilizzabili a tal fine.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
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La bozza di lettera
"Signor ministro della Giustizia,
come sa, con la fine del fascismo in Italia e' stata abolita la pena di morte, e la Costituzione repubblicana stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita'".
Per contrastare l'epidemia di coronavirus e cercar di salvare vite umane sono state adottate - sia pure con grave ritardo - misure di distanziamento tra le persone, unico modo efficace di contenere il contagio.
Ma queste misure non possono essere adottate efficacemente in luoghi sovraffollati come le carceri italiane.
Cosicche' chi si trova nelle carceri italiane, come ristretto o come custode, e' esposto al piu' grave pericolo.
E' esposto al pericolo di essere contagiato e di rischiare la vita. E vive in una condizione di torturante paura senza potervi sfuggire.
E' palese che la permanenza in carcere, sic stantibus rebus, e' incompatibile con le indispensabili misure di profilassi per contenere il contagio; e' incompatibile con le norme sul cosiddetto "distanziamento sociale" (pessima formulazione con cui in queste settimane viene indicato il tenersi di ogni persona ad adeguata distanza dalle altre, volgarizzato col motto "restate a casa"); e' incompatibile con il fondamentale diritto di ogni essere umano alla tutela della propria vita.
Ne consegue che finche' l'epidemia non sia debellata occorre vuotare le carceri e - per dirla in breve - mandare tutti i detenuti nelle proprie case con l'ovvio vincolo di non uscirne.
Naturalmente vi saranno casi in cui cio' non sia possibile (i colpevoli di violenza domestica, ad esempio), ma anche questi casi particolari potranno essere agevolmente risolti con la collocazione in alberghi o altre idonee strutture in cui il necessario "distanziamento sociale" sia garantito.
Non si obietti che tale proposta e' iniqua: piu' iniquo, illecito e malvagio sarebbe continuare ad esporre insensatamente alla morte degli esseri umani.
E non si obietti che cosi' si rischia di non poter controllare l'effettiva costante permanenza in casa degli attuali detenuti: oggidi' non mancano affatto le risorse tecnologiche per garantire un efficace controllo a distanza che le persone attualmente ristrette destinatarie di tale provvedimento restino effettivamente nelle loro case (ovvero nelle abitazioni loro assegnate).
Ne' si obietti che cosi' si garantisce il diritto alla casa ai criminali mentre persone che non hanno commesso delitti ne sono prive: e' infatti primario dovere di chi governa il paese garantire un alloggio a tutte le persone che si trovano in Italia; nessuno deve essere abbandonato all'addiaccio o in una baracca, a tutte le persone deve essere garantita una casa: si cessi pertanto piuttosto di sperperare risorse pubbliche a vantaggio dei ricchi e si provveda a rispettare concretamente i diritti fondamentali di ogni persona, adempiendo ai doveri sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione della Repubblica italiana.
Signor ministro della Giustizia,
prima che sia troppo tardi si adottino i provvedimenti necessari per vuotare le carceri e mettere in sicurezza per quanto possibile la vita dei detenuti e del personale di custodia.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Voglia gradire distinti saluti,
Firma, luogo, data
Indirizzo del mittente"
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Alcuni indirizzi utilizzabili
protocollo.gabinetto at giustizia.it,
fulvio.baldi at giustizia.it,
leonardo.pucci at giustizia.it,
gianluca.massaro at giustizia.it,
chiara.giacomantonio at giustizia.it,
roberto.natali at giustizia.it,
giuseppina.esposito at giustizia.it,
marcello.spirandelli at giustizia.it,
clelia.tanda at giustizia.it,
sabrina.noce at giustizia.it,
vittorio.ferraresi at giustizia.it,
andrea.giorgis at giustizia.it,
ufficio.stampa at giustizia.it,
andrea.cottone at giustizia.it,
gioele.brandi at giustizia.it,
mauro.vitiello at giustizia.it,
concetta.locurto at giustizia.it,
giampaolo.parodi at giustizia.it,
roberta.battisti at giustizia.it,
marina.altavilla at giustizia.it,
rita.andrenacci at giustizia.it,
dgmagistrati.dog at giustizia.it,
giuditta.rossi at giustizia.it,
antonia.bucci at giustizia.it,
paolo.attardo at giustizia.it,
tommaso.salvadori at giustizia.it,
daniele.longo at giustizia.it,
redazione at giustizia.it,
callcenter at giustizia.it,
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Preghiamo chi ci legge di diffondere questa proposta anche ai mezzi d'informazione e ad altre persone di volonta' buona, associazioni ed istituzioni.

6. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
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Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

7. REPETITA IUVANT. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
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Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

8. REPETITA IUVANT. SIANO FINALMENTE PROCESSATI I MINISTRI DEL GOVERNO RAZZISTA PER I CRIMINI CONTRO L'UMANITA' COMMESSI NEL 2018-2019

Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per i crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019.
Che siano finalmente processati i ministri del governo razzista per le flagranti violazioni del diritto internazionale e della legalita' costituzionale commesse nel 2018-2019.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
La strage degli innocenti nel Mediterraneo e' un crimine contro l'umanita'.
La schiavitu', le persecuzioni e l'apartheid in Italia sono un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. ABROGARE GLI SCELLERATI ED INCOSTITUZIONALI "DECRETI SICUREZZA DELLA RAZZA"

Nonostante che il governo razzista sia caduto ormai dalla scorsa estate, restano assurdamente, scandalosamente, obbrobriosamente ancora in vigore alcune delle sue scellerate ed incostituzionali misure razziste che violano fondamentali diritti umani, il diritto internazionale e la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Come ad esempio le misure razziste contenute negli infami "decreti sicurezza della razza".
Cosi' come e' giusto, necessario e urgente che finalmente tutti i ministri di allora siano tratti in tribunale a rispondere dei reati razzisti commessi, ugualmente e' giusto, necessario e urgente che quelle misure razziste ed incostituzionali siano abrogate.
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E' evidente che essendo restato al governo uno dei due partiti che diedero vita al criminale governo razzista nel 2018-2019, e che anzi lo stesso presidente del consiglio dei ministri attuale e' ancora quello che presiedette quel gabinetto razzista, ancora non e' stata pienamente ripristinata la democrazia e la legalita' costituzionale.
Ma e' altrettanto evidente che la democrazia e la legalita' costituzionale devono essere infine ripristinate; che deve cessare la violenza razzista; che quelle misure disumane devono essere abolite, e quei disumani ministri ed i complici loro devono essere allontanati dalle istituzioni democratiche.
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Contrastare il razzismo e il fascismo, ripristinare la vigenza dei diritti umani e della legalita' democratica, non sono compiti da subordinare a calcoli tattici e a giochi di palazzo, sono invece obbligo morale e civile, dovere fondativo dell'ordinamento democratico e della civile convivenza, sono indispensabile inveramento della Costituzione, sono la politica prima che si oppone alla folle barbarie, che si oppone alle stragi degli innocenti.
Cosicche' non si perda piu' tempo: siano immediatamente abrogati gli scellerati ed incostituzionali "decreti sicurezza della razza".
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sia soccorsa, accolta e assistita ogni persona bisognosa di aiuto.
Siano rispettati tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

11. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 447 del 30 aprile 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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