[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 415



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 415 del 24 marzo 2020

In questo numero:
1. Manu Dibango
2. Appello del Segretario Generale dell'Onu per un cessate il fuoco globale
3. Dichiarazione del Presidente della Repubblica in occasione del LXXVI anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine
4. Pierangelo Monti: Monsignor Oscar Romero, testimone di giustizia e pace
5. Nove tesi e una traccia per un orientamento nonviolento durante e contro l'epidemia in corso
6. Una lettera al Presidente della Repubblica
7. Omero Dellistorti: Il signor Calavera (una storiella che mi racconto' il cavalier Antonio Blocchi buonanima)
8. Omero Dellistorti: La chiamata
9. Omero Dellistorti: Scorticone
10. Sosteniamo il Movimento Nonviolento

1. LUTTI. MANU DIBANGO

E' deceduto Manu Dibango, illustre musicista.
Con gratitudine lo ricordiamo.

2. L'ORA. APPELLO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU PER UN CESSATE IL FUOCO GLOBALE
[Dal sito dell'Onu riprendiamo e diffondiamo]

Il nostro mondo fronteggia un comune nemico: il Covid-19.
Al virus non interessano nazionalita', gruppi etnici, credo religiosi. Li attacca tutti, indistintamente.
Intanto, conflitti armati imperversano nel mondo. E sono i piu' vulnerabili - donne e bambini, persone con disabilita', marginalizzati, sfollati - a pagarne il prezzo e a rischiare sofferenze e perdite devastanti a causa del Covid-19.
Non dimentichiamo che nei Paesi in guerra i sistemi sanitari hanno collassato e il personale sanitario, gia' ridotto, e' stato spesso preso di mira.
Rifugiati e sfollati a causa di conflitti sono doppiamente vulnerabili.
La furia del virus illustra la follia della guerra.
E' questo il motivo per cui oggi chiedo un immediato cessate il fuoco globale in tutti gli angoli del mondo.
E' ora di fermare i conflitti armati e concentrarsi, tutti, sulla vera battaglia delle nostre vite.
Alle parti in conflitto, io dico: ritiratevi dalle ostilita'. Accantonate diffidenza e animosita'. Fermate le armi, l'artiglieria, i raid aerei.
Cio' e' fondamentale.
Per aiutare a creare corridoi che permettano di salvare vite. Aprire preziosi spazi negoziali alla diplomazia. Dare speranza a luoghi vulnerabili al Covid-19.
Traiamo ispirazione da coalizioni e dialoghi che prendono lentamente forma tra parti avverse per consentire un approccio comune alla minaccia comune del Covid-19. Ma serve di piu'.
Arrestare la piaga della guerra che sconvolge il nostro mondo comincia con il mettere fine ai conflitti ovunque. Adesso.
E' cio' di cui la nostra famiglia umana ha bisogno, ora piu' che mai.

3. MEMORIA. DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA IN OCCASIONE DEL LXXVI ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE
[Dal sito del Quirinale riprendiamo e diffondiamo]

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
"Quest'anno, con grande rammarico, non sara' possibile incontrarsi, nel giorno del LXXVI anniversario, al Mausoleo delle Fosse Ardeatine per ascoltare, insieme alle loro famiglie e con sempre uguale commozione, i nomi dei martiri.
Desidero, con la medesima intensita' manifestata nella cerimonia annuale, esprimere loro affetto, vicinanza e ricordo.
L'eccidio delle Ardeatine ha costituito una delle pagine piu' dolorose della storia recente del nostro Paese.
I valori del rispetto della vita e della solidarieta' che ci sorreggono in questo periodo, segnato da una grave emergenza sanitaria, rafforzano il dovere di rendere omaggio a quei morti innocenti.
Eventi cosi' atroci, frutto della volonta' di sopraffazione e del razzismo, continuano a richiamarci ai valori fondamentali della memoria, della pace, della solidarieta'.
La liberta' e la democrazia sono state conquistate con il sangue di molti per evitare che ne fosse sparso ancora in futuro. Al termine di quegli anni terribili, segnati dalla dittatura e dalla guerra, l'unita' del popolo italiano consenti' la rinascita morale, civile, economica, sociale della nostra nazione.
La stessa unita' che ci e' richiesta, oggi, in un momento difficile per l’intera comunita'".

4. MEMORIA. PIERANGELO MONTI: MONSIGNOR OSCAR ROMERO, TESTIMONE DI GIUSTIZIA E PACE
[Ringraziamo Pierangelo Monti, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione, per questo ricordo]

Quarant'anni sono trascorsi dal martirio di Mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, testimone coraggioso dell'amore di Gesu' Cristo, difensore degli oppressi, amico dei poveri. Vissuto nel periodo in cui il suo paese (El Salvador) e quasi tutti i paesi dell'America Latina erano sottomessi da dittature militari, e' stato al fianco del suo popolo nella lotta per giustizia, la pace e la conquista dei diritti umani, vincendo la sua naturale timidezza e l'originale conservatorismo, che gli avevano meritato la nomina ad arcivescovo, da una chiesa tradizionalmente reazionaria.
Prestando ascolto alla gente sfruttata dai potenti latifondisti, che reprimevano ogni manifestazione ed eliminavano i rappresentanti sindacali dei lavoratori, capi' che non poteva rimanere passivo, ma fu in seguito all'uccisione dell'amico gesuita, padre Rutilio Grande che prese decisamente le difese del suo popolo. "Come pastore e come cittadino salvadoregno mi affligge profondamente che si continui a massacrare il settore organizzato del nostro popolo solo per il fatto di uscire ordinatamente sulla strada a chiedere giustizia e liberta'. Sono sicuro che tanto sangue versato e tanto dolore causato ai familiari delle numerose vittime non sara' senza effetto. E' sangue e dolore che irrighera' e fecondera' nuove e sempre piu' numerose sementi di salvadoregni coscienti della responsabilita' di costruire una societa' piu' giusta ed umana".
Cerco' sempre una soluzione nonviolenta al conflitto sociale, chiedendo a tutti di deporre le armi, fino al giorno prima di essere ucciso, quando fece un temerario appello ai soldati: "Fratelli, che fate parte del nostro stesso popolo, voi uccidete i vostri stessi fratelli contadini! Mentre di fronte a un ordine di uccidere dato a un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: Non uccidere! Nessun soldato e' obbligato a obbedire a un ordine che va contro la legge di Dio. Una legge immorale, nessuno e' tenuto a osservarla. E' ormai tempo che riprendiate la vostra coscienza e obbediate alla vostra coscienza piuttosto che alla legge del peccato. La Chiesa, sostenitrice dei diritti di Dio, della dignita' umana, della persona, non puo' restarsene silenziosa davanti a tanto abominio... In nome di Dio, e in nome di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono ogni giorno piu' tumultuosi fino al cielo, vi supplico, vi prego, vi ordino: cessi ogni repressione!". Sapeva di rischiare di essere ucciso, l'avevano minacciato un mese prima: "Io parlo in prima persona perche' questa settimana mi e' arrivato l'avviso, che sto nella lista di coloro che stanno per essere eliminati la prossima settimana. Ma sia ben chiaro: nessuno potra' mai uccidere la voce della giustizia... Chi crede in Cristo, sa di essere un vincitore e sa che la vittoria definitiva sara' della verita' e della giustizia".
Il pomeriggio del 24 marzo 1980 un killer inviato dal regime gli sparo' mentre celebrava la messa, dopo aver detto dell'eucaristia: "Che questo corpo immolato e questo sangue sacrificato per gli uomini ci spinga a dare anche il nostro corpo e il nostro sangue al dolore e alla sofferenza come Cristo; non per noi stessi ma per dare al nostro popolo frutti di giustizia e di pace".
Nel suo libro "Oscar Romero beato. Martire della speranza", Mons. Luigi Bettazzi, profondamente legato al confratello vescovo salvadoregno, di lui ha scritto che e' stato: “martire perche' si e' sempre ispirato al Vangelo e alla fedelta' a Cristo, per la solidarieta' verso i fratelli piu' poveri e piu' perseguitati, e perche' con la sua vita e la sua morte ha diffuso la realizzazione e l'attesa del regno di Dio e puo' quindi essere venerato come "martire della speranza", dato che lui stesso affermava che compito della Chiesa e' dare speranza ai poveri".
Il popolo salvadoregno (ma anche tanti come Mons. Bettazzi e come me) l'ha sempre considerato santo, ma solo trentacinque anni dopo Papa Francesco, che aveva provato in Argentina l'atrocita' di una dittatura militare, volle la sua beatificazione, celebrata il 23 maggio 2015 a San Salvador.
Papa Francesco, nella lettera inviata all'arcivescovo di San Salvador che ha presieduto la celebrazione, aveva scritto: "Quanti hanno monsignor Romero come amico nella fede, quanti lo invocano come protettore e intercessore, quanti ammirano la sua figura, trovino in lui la forza e il coraggio per costruire il Regno di Dio e impegnarsi per un ordine sociale piu' equo e degno".
Questo deve essere il senso del ricordo di Mons. Romero, per il Salvador che ancora non trova pace, per la Chiesa che a vari livelli fatica a seguire i profeti e il suo maestro e Signore, per l'umanita' che continua ad essere divisa tra ricchi e poveri, e non si decide a cercare la vera pace, sulla via della nonviolenza, dei diritti e della giustizia, senza armi distruttive e omicide.
Ivrea, 24 marzo 2020
Pierangelo Monti, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione

5. REPETITA IUVANT. NOVE TESI E UNA TRACCIA PER UN ORIENTAMENTO NONVIOLENTO DURANTE E CONTRO L'EPIDEMIA IN CORSO

"Todo desparecio': cambio' la suerte
voces alegres en silencio mudo:
mas aun el tiempo da en estos despojos
espectaculos fieros a los ojos:
y miran tan confusos lo presente,
que voces de dolor el alma siente"
(Rodrigo Caro, Cancion a las ruinas de Italica, vv. 29-34)

1. Disinquinare il linguaggio
Dinanzi a questioni complesse occorre ragionare, non ripetere meccanicamente motti insensati.
Chi continua a vociferare che "siamo in guerra" e che "andra' tutto bene" con le sue parole rivela solo di essere un fascista ed un irresponsabile, ovvero una vittima della violenza e della stupidita' dei potenti.
Non siamo in guerra, ed anzi siamo di fronte a una tragedia che richiede all'umanita' di cessare tutte le guerre e di unirsi in un impegno comune per il bene comune, che richiede all'umanita' la scelta dell'universale fraternita' e sorororita': la scelta nitida e intransigente, concreta e coerente, della nonviolenza accudente e liberatrice.
E non andra' tutto bene se non vi sara' l'impegno persuaso ed attivo di ogni persona, di ogni cellula sociale, di ogni struttura civile e di ogni istituzione democratica a fare al meglio quanto possibile e necessario secondo scienza e coscienza: a contrastare tutte le morti e tutte le iniquita', a prendersi cura di ogni persona e dell'intero mondo vivente, unica casa comune che abbiamo.
Abbandonare il linguaggio bellico e' uscire dall'ideologia della violenza, e' iniziare a pensare e praticare la condivisione del bene e dei beni, la responsabilita' nella verita', la pace con mezzi di pace, il diritto come riconoscimento di dignita' ed eliminazione degli abusi, la solidarieta' come liberazione comune dall'oppressione e come convivenza di tutte e tutti nel riconoscimento dell'eguaglianza di diritti e della preziosa diversita' di ogni persona.
Abbandonare la falsa consolazione delle ingenue illusioni e' uscire dalla subalternita' al disordine costituito ed assumere nelle proprie mani il compito di inverare l'umanita' dell'umanita'.
Dire la verita'.
Negare il consenso alla menzogna e all'abuso.
Opporsi a tutti i poteri oppressori.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
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2. Le tre verita' del coronavirus
Ernesto Balducci ci richiamo' una volta a riconoscere "le tre verita' di Hiroshima": che l'umanita' e' ormai unificata in un unico destino di vita e di morte, che il dovere di fare la pace e l'istinto di conservazione ormai coincidono, che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'.
La vicenda del coronavirus conferma e rimodula quelle tre verita'.
In primo luogo ci richiama alla fragilita' costitutiva di ogni sistema vivente, di ogni essere vivente, e quindi di ogni essere umano. Da questo riconoscimento della nostra fragilita' costitutiva discende il primo valore morale e civile: il dovere della comune solidarieta', il compito di prendersi cura di chi ha bisogno di aiuto, riconoscere ed inverare il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
In secondo luogo ci richiama alla fragilita' costitutiva di ogni struttura sociale, di ogni costruzione culturale, di ogni assetto istituzionale. La civile convivenza, il morale condursi, la democrazia come metodo e come sistema, il nesso tra giustizia e liberta', sono impegno diuturno che richiede vigilanza critica, comprensione e cura reciproca, generosa disposizione a privilegiare il bene comune anziche' l'appropriazione privata e l'esaurimento delle risorse - quelle naturali, ma anche quelle culturali, storiche, civili - necessarie a tutte e tutti la cui preservazione e riproduzione sociale e' il fondamento stesso della vita dell'umanita'.
In terzo luogo ci richiama alla fragilita' costitutiva del mondo vivente: da decenni ormai l'umanita' sa che puo' distruggere se stessa e desertificare irreversibilmente questo che a nostra conoscenza e' l'unico mondo vivente. Che questo crimine non sia mai compiuto.
Ci convoca quindi a cogliere il nesso che lega insieme in un unico nodo guerre e fame, armamenti e carestie, dittature e migrazioni, razzismo e schiavitu', sfruttamento dell'uomo sull'uomo e distruzione della natura, consumismo sfrenato e disastro climatico.
Ci convoca a contrastare non solo un modello di sviluppo insostenibile per l'umanita' e per la biosfera, non solo un modo di produzione iniquo e onnidistruttivo, ma anche il consumismo illimitato delle classi proprietarie e l'accecamento e le mutilazioni che esso impone, ma anche l'alienazione e la furia della societa' dello spettacolo, ma anche l'ideologia e le prassi della falsa coscienza e dell'universale mercificazione.
In breve: come ogni evento disvelatore, come ogni grande tragedia - momento di lutto e di decisione, apokalipsis e kairos -, l'attuale frangente ci convoca a una scelta, a una conversione, a una metanoia: ci convoca alla scelta della nonviolenza.
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3. Economia ed ecologia, chiudere il cerchio
Da insieme di regole per la gestione della casa l'economia nel corso della storia si e' fatta scienza del sistematico sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della crescente ed illimitata rapina e devastazione di una natura invece limitata ed esauribile; dire capitalismo e' dire universale asservimento, progressiva ed irreversibile distruzione della biosfera e con essa dell'umanita' intera. Al totalitarismo intrinseco ed onnidivoratore del capitale astratto occorre opporre la gestione socialista della produzione e della riproduzione sociale, del rapporto tra umanita' e natura, custodendo le fonti della vita, condividendo le risorse necessarie, garantendo ad ogni persona la soddisfazione dei suoi bisogni e ad ogni persona chiedendo di contribuire al bene comune secondo le sue capacita'.
Economia deve divenire norma di tutela della casa comune che e' il mondo che abitiamo, e di gestione, preservazione e riproduzione della vita, e per questo deve essere illuminata dall'ecologia, come scienza e sapienza dei limiti e del valore della casa comune, il mondo vivente di cui l'umanita' e' parte e custode.
Usare dei concetti di giustizia sociale ed ecologica, di capacita' di carico e di impronta ecologica, per ridefinire cio' che si puo' fare e cio' che non si puo' fare; abolire alcuni consumi, ridurne drasticamente altri, ricostruire la convivialita' su basi di uguaglianza di diritti e dignita' e di universale accudimento.
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4. Sapere e sapienza, techne e psiche
Molto ha da farsi perdonare la scienza che si e' prostituita alla violenza, ha approntato risorse alla violenza, ha costruito ideologie e prassi di violenza, ha "naturalizzato" la violenza dei potenti contro l'umanita' facendosi merce e strumento di oppressione.
Nulla e' neutrale, nemmeno la scienza, e meno che mai la tecnologia. Ma la scienza e' anche un bene e un valore: interrogarsi e cercare, comprendere e comunicare, discutere e condividere, sperimentare e criticare, tramandare ed estendere le conoscenze, tutto cio' costituisce il primo passo dell'ominizzazione e il primo impegno della civilta'; e tecnica puo' essere realizzare cio' che e' utile a tutte e tutti, cio' che e' buono per la vita.
Quando diciamo "in scienza e coscienza" questo intendiamo: che il sapere va unito alla sapienza, che e' altro nome della saggezza, della generosita', dell'universale riconoscimento e riconoscenza, dell'universale benevolenza.
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5. Morale e politica. Da Machiavelli al principio responsabilita'
Non tutto cio' che si puo' fare va fatto. Non tutto cio' che e' reale e' razionale. Non tutto cio' che e' vero e' giusto.
Quello tra morale e politica e' un altro cerchio da chiudere. Machiavelli ci ha rivelato la verita' effettuale dell'agire dei potenti, occorre che alla violenza dei potenti il movimento delle oppresse e degli oppressi opponga la sua verita' - la verita' di cui solo le vittime sono portatrici - e la sua lotta, la lotta per l'universale liberazione, che coincide con l'impegno per il bene comune dell'umanita'; la lotta nonviolenta per l'estinzione di ogni violenza; la lotta nonviolenta che invera la democrazia che e' insieme conflittuale e cooperativa; la lotta nonviolenta che pratica la coerenza tra i mezzi e i fini.
Etica e politica devono ormai ricongiungersi.
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6. Contro la solitudine
Convocano alla nonviolenza le catastrofi. Chiamano ogni persona di volonta' buona ad un'assunzione di responsabilita'.
Alla decisione di non abbandonare nessuno alla solitudine, alla paura, al dolore e alla morte.
Alla decisione di fare la politica dell'umanita'.
E quindi alla decisione di opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Alla decisione di lottare in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa dell'intero mondo vivente unica casa comune dell'umanita' intera.
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7. L'ora della nonviolenza. L'antibarbarie
Alla barbarie dei poteri dominanti opponiamo la scelta della nonviolenza che convoca al primo dovere: rispettare e salvare tutte le vite.
Alla violenza dei poteri dominanti opponiamo la scelta della nonviolenza che convoca al primo dovere: rispettare e salvare tutte le vite.
Alla stoltezza ed all'irresponsabilita' dei poteri dominanti opponiamo la scelta della nonviolenza che convoca al primo dovere: rispettare e salvare tutte le vite.
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8. Che fare
Salvare le vite, prendersi cura del mondo, opporsi a tutte le violenze, porsi dalla parte delle vittime, essere responsabili per ogni altra, per ogni altro (poiche' l'altro di ogni altro sei tu, e la regola aurea della morale e': agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te).
E' la lezione del femminismo, che e' il massimo inveramento storico e la corrente calda della lotta nonviolenta per la liberazione e la salvezza dell'umanita'.
E' la lezione dell'ecologia, che e' la nonviolenza nella relazione non solo tra persona e persona ma anche tra umanita' e mondo vivente.
E' la storia e il messaggio del movimento di liberazione delle oppresse e degli oppressi, del movimento socialista e libertario, che nella sua teoria e nella sua prassi afferma il nesso inscindibile tra liberta', eguaglianza e solidarieta', ovvero la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, la condivisione del bene e dei beni, l'inveramento della civilta' nella misericordia, il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
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9. In pratica, qui e adesso
Ragionare con la propria testa e praticare la virtu' dell'attenzione e della benevolenza.
Il primo dovere e' salvare le vite, e quindi prendersi cura in primo luogo delle vite delle persone piu' in pericolo.
E quindi:
a) seguire le regole di condotta personale che ragionevolmente contrastano nel modo piu' efficace il diffondersi del contagio; ed approntare gli interventi sociali e legislativi affinche' tutte le persone possano farlo, e nessuna persona sia esposta al contagio perche' priva di alloggio, di cibo e degli altri beni essenziali per la vita.
b) al livello della produzione e riproduzione sociale, delle decisioni collettive, dei pubblici servizi, delle istituzioni democratiche: approntare tutti gli interventi che garantiscano la vita delle persone, l'assistenza e le cure necessarie a chi ne ha bisogno, il mantenimento dei diritti umani e dello stato di diritto cosi' come sanciti dalla Costituzione della repubblica.
c) non delegare la riflessione e le scelte ai potenti e agli "esperti" del principe, ogni essere umano e' un essere pensante, ogni essere umano ha una intelligenza, una coscienza e una responsabilita'.
d) pensare seriamente i propri pensieri, ascoltare con attenzione e vagliare criticamente le informazioni e le opinioni altri, dire la verita'.
e) e quindi anche preparare fin d'ora un'alternativa democratica, antifascista, nonviolenta al peggior parlamento nella storia della repubblica e ad un governo che per meta' e' composto da meta' del governo precedente, quello scellerato che nel 2018-2019 impose mostruose antileggi razziste e commise abominevoli crimini contro l'umanita'. Si torni al piu' presto alla legalita' costituzionale. Si torni al piu' presto alla democrazia e alla civilta'. E quindi preparare fin d'ora una coalizione antifascista e nonviolenta (le due parole sono in realta' sinonime, ma e' meglio esplicitarlo) che con un programma ecologista, femminista, socialista e libertario si proponga l'obiettivo di ripristinare la piena vigenza della Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista, la piena attuazione del suo dettato, del suo spirito, del suo programma.
f) praticare la solidarieta': chi ha qualche risorsa la condivida; chi sa qualcosa di utile la dica; chi puo' fare qualcosa di buono lo faccia. Chi salva una vita salva il mondo.
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10. Alcune letture, in guisa di postilla
Cio che e' proprio dell'umanita' e' l'uso del linguaggio, e cio' che resta del linguaggio e' la scrittura. Per questo occorre leggere i libri. Senza i libri non vi e' memoria, senza memoria il sapere muore e l'umanita' si disumanizza. Occorre leggere i libri per conoscere e interpretare, per comprendere e valutare, per sapere di piu' e per ragionare meglio.
E tra i libri che possono essere piu' utili: Guenther Anders, L'uomo e' antiquato; Hannah Arendt, Vita activa; Albert Camus, la peste; Ivan Illich, La convivialita'; Hans Jonas, Il principio responsabilita'; Vandana Shiva, Il bene comune della Terra; Susan Sontag, Malattia come metafora e Dinanzi al dolore degli altri; Simone Weil, La prima radice; Virginia Woolf, Le tre ghinee.
Ma anche: Lucrezio e Leopardi, Diderot, i Manoscritti economico-filosofici del 1844, gli scritti e le lettere di Rosa Luxemburg, Ernst Bloch ed Herbert Marcuse, e necessariamente: I sommersi e i salvati e tutte le altre opere di Primo Levi, Arcipelago Gulag e i Racconti della Kolyma, Omaggio alla Catalogna e le Memorie di un rivoluzionario, Vita e destino, e i libri di Nuto Revelli, e tutte le opere di Franca e Franco Basaglia, i seminari di Foucault, i molti scritti di Luce Fabbri ancora da tradurre in italiano.
Ed ancora, sul nostro esistere e consistere: tutte le tragedie greche, Don Chisciotte, Il nipote di Rameau, Bartleby lo scrivano, Dostoevskij e Tolstoj, Kafka.
Ed anche almeno l'antologia a cura di Adriana Cavarero e Franco Restaino sulle filosofie femministe, e il libro di Wanda Tommasi su I filosofi e le donne.
Tra i grandi programmi politici di emancipazione dell'umanita': il discorso della montagna, le molte decisive pagine contro la guerra di Erasmo, La ginestra, il Manifesto del partito comunista, Le tre ghinee, Il secondo sesso, il libro di Giuliano Pontara su Gandhi e tutti quelli di Vandana Shiva.
E vorremmo ancora aggiungere alcuni libri di Giulio A. Maccacaro, di Norberto Bobbio, di Pietro Ingrao, di Luigi Ferrajoli; di Simone de Beauvoir, di Laura Conti, di Carla Ravaioli, di Luce Irigaray. Ma fermiamoci qui.
E infine un solo libro che li riassume tutti: Gli ultimi giorni dell'umanita' di Karl Kraus. Che ci parla non solo della prima guerra mondiale, ma del nostro presente e del nostro futuro, dell'orrore del mondo e della follia di cui siamo vittime, e ci convoca ai nostri doveri.
Ma tutti i grandi libri sono utili, sapendo che nessuno ha tutta la verita' ma tutti ne recano una parte, e che quella parte gia' dischiude il cammino al vero, al giusto, al bene.
Salvare le vite e' il primo dovere. Chi salva una vita salva il mondo.
Sii tu l'umanita'come dovrebbe essere. Sii tu la nonviolenza in cammino.

6. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio Presidente della Repubblica,
volge alla conclusione questa "Settimana d'azione contro il razzismo" dal 16 al 22 marzo 2020 promossa come ogni anno dall'"Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali" (Unar) della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento delle Pari Opportunita'.
E purtroppo non molte sono state le iniziative, in conseguenza delle misure necessarie per contrastare l'epidemia di Coronavirus.
E tuttavia delle azioni, delle azioni buone, era ed e' ancora possibile e necessario fare.
E sarebbe cosa buona e giusta che le persone che hanno voce pubblica e pubblici incarichi dicano e facciano cio' cui questa settimana ci convoca.
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Quanto alle parole: ogni persona puo' usare degli strumenti della comunicazione a distanza per dire cio' che va sempre ricordato: che siamo una sola umanita'; che tutti gli esseri umani hanno egualmente diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che occorre soccorrere, accogliere ed assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Il papa, ad esempio, usa ogni giorno del bene della parola per proporre doverose riflessioni ed azioni buone.
Ed e' oggi possibile, con le attuali tecnologie della comunicazione (che certo possono anche essere usate a fini di male, e purtroppo e' quel che sovente accade), realizzare non solo atti linguistici ma far si' che essi siano altresi' azioni concrete che modificano la societa' e il mondo per il bene comune.
Quel che una volta era la comunicazione epistolare, che nel Rinascimento edifico' una sorta di seminale repubblica universale delle persone amanti del comprendere e del beneficare, quasi prefigurazione dell'universale repubblica in cui tutti gli esseri umani sono riconosciuti tali ed in quanto tali tutti ugualmente titolari dei medesimi diritti e doveri di solidarieta'; ebbene, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione quella trama epistolare puo' gia' oggi includere tutti gli esseri umani e con cio' stesso quei diritti, quell'universale solidarieta', quel bene comune dell'umanita' nella pace e nella condivisione del bene e dei beni, fortemente contribuire a promuovere ed inverare. Si puo' realizzare il sogno di Erasmo.
*
E quanto al fare: tutte le istituzioni democratiche che proseguono la loro attivita' possono deliberare provvedimenti necessari ed urgenti in pro del bene comune, adempiendo ai doveri cui questa "Settimana d'azione contro il razzismo" ci convoca.
Il governo puo' e deve, non solo finalmente accogliendo il messaggio di questa "Settimana d'azione contro il razzismo", ma anche finalmente obbedendo a quanto la Costituzione della Repubblica italiana prevede, assumere i necessari e urgenti provvedimenti che il razzismo contrastino e vadano quindi a beneficio di tutte le persone.
Il parlamento puo' sia proporre, sia legiferare in via definitiva quegli stessi provvedimenti intesi al bene comune che il governo puo' decretare.
Le Regioni e gli enti locali possono a loro volta disporre iniziative che vadano nello stesso senso: salvare le vite di tutti gli esseri umani, aiutare chi ha estremo bisogno di aiuto, contrastare il razzismo e ogni forma di segregazione e di schiavitu', far cessare ogni forma di effettuale apartheid nel nostro paese.
*
Egregio Presidente della Repubblica,
mi permetta di metterla a parte di una lettera che con altre persone abbiamo inviato alla Ministra del'Interno affinche' considerasse le proposte li' scritte e nella misura in cui le riconoscesse valide ed opportune - ovvero giuste e necessarie - se ne facesse tramite presso l'intero esecutivo.
Trascrivo qui di seguito il testo:
"Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto".
*
Egregio Presidente della Repubblica,
per molte ragioni lei e' un fondamentale punto di riferimento.
Contro il razzismo lei e' gia' intervenuto molte volte con parole nitide e gesti luminosi.
Prima che si concluda questa "Settimana d'azione contro il razzismo" una sua saggia, parresiastica e parenetica parola di richiamo ai doveri di solidarieta' costituzionalmente sanciti ed al quid agendum che concretamente ne discende puo' essere di grande conforto e di effettuale aiuto per molte persone.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 21 marzo 2020, Giornata internazionale contro la discriminazione razziale, nel sessantesimo anniversario del massacro di Sharpeville

7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL SIGNOR CALAVERA (UNA STORIELLA CHE MI RACCONTO' IL CAVALIER ANTONIO BLOCCHI BUONANIMA)

Ci conoscemmo al cinema. Andavamo all'ultimo spettacolo e c'eravamo sempre solo noi due.
Dopo un po' cominciammo a salutarci, un cenno sollevando e riabbassando la testa.
Una sera il gestore entro' in sala prima che l'ultimo spettacolo iniziasse, e disse che il cinema chiudeva.
Non dicemmo niente e ci alzammo per uscire, Ne' ci fu proposto il rimborso del biglietto, ne' lo chiedemmo.
La sera dopo il cinema era chiuso (e poi resto' chiuso per sempre, dopo qualche mese il locale e' diventato un pezzo di un supermercato).
Quella sera restammo un po' in attesa davanti all'ingresso chiuso, non c'era nessun avviso, ma la porta a vetri era chiusa, le luci dell'atrio spente, e anche un sasso avrebbe capito cosa significasse.
Di fianco al cinema da un lato c'era un bar, dall'altro un supermercato (che poi inglobo' la sala).
C'eravamo solo noi due davanti all'ingresso, accennammo un saluto. Poi uno di noi - non ricordo piu' se io o lui - disse: "Un caffe'?". E l'altro: "Perche' no".
Nel bar c'erano dei tavolini con delle scacchiere sopra. "Una partita?", disse. "Perche' no?" risposi.
Mai avrei immaginato.

8. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: LA CHIAMATA

La giornata era cominciata male: pioveva e pioveva e pioveva. E io avevo finito sia il pane che il vino.
Del resto non e'che me fregasse granche', ma il pane e il vino.
Ora, io abito in periferia, tutti casermoni di case popolari e non c'e' un negozio neanche a cavarsi un occhio; l'unico esercizio commerciale e' dove vendono la roba. Ma a me la roba mi fa schifo, io sono un seguace del buon vecchio dio pagano Bacco, io sono del partito dell'uva.
Il supermercato piu' vicino e' a un paio di chilometri, che di solito non e' un problema, ma quando piove.
Il pullman, dite? Ma dove campate, nel paese di bengodi? Qui da noi non ci arriva neanche l'aquila.
Cosi' ero nero come un tizzo. Giuro che se mi capitava tra le mani qualcuno lo ammazzavo.
*
La vita, la vita. La vita un corno. La vita fa schifo, ecco che e' la vita. Lasciatevi servire. Guardate a me, per esempio: ci ho' piu' di settant'anni e mi danno uno sputo di pensione. Uno sputo, sissignore. Con tutto quello che ho passato.
La gente, la gente, la gente fa solo che schifo, ve lo dico io. Qui dove abito la gente sta barricata dento casa e se ci incontriamo sul pianerottolo finisce a coltellate, ve lo dico io. O a schioppettate, se uno ci ha lo strumento. Ma per me basta e avanza il coltello. Io i soldi per comprare la carabina non ce li butto, con questa micragna.
E che pensate che mi vergogno a dirlo? Certo che ci sono stato ospite dello stato. Chi se lo ricorda piu' quante volte. Sempre professandomi innocente. Innocente, si'. Perche', voi vi sentite colpevoli, eh? Ma fatela finita, fatela.
*
Insomma era uno schifo di giorno da schifo e pioveva e io a casa non ci avevo manco un goccetto di elisire. Io lo chiamo elisire, l'ho sentito all'opera. All'opera, si'. La guardo in televisione, cioe' la guardavo prima che la televisione si rompesse. Pure i film e le partite. Sono pensionato. Pero' quando poi la televisione e' andata non e' che mi sono scomposto, eh. Chissenefrega mi sono detto, mi sono detto cosi': chissenefrega. E non mi annoio mica. Ci ho un vaso di pesci rossi e guardo quelli. E' come la televisione, solo che li devi nutrire altrimenti muoiono. Infatti poi sono morti, credo di vecchiaia, chi lo sa quanti anni campano i pesci, magari piu' di noi. E' una cosa che fa rabbia che qualcuno campi piu' di noi, no? A me mi fa rabbia. A voi no? Dite che non vi fa rabbia? Allora siete proprio malati.
Insomma era una giornata che pioveva e la dispensa vuota. Io ero indeciso se uscire e infradiciarmi o se restare li' ad aspettare che smettesse. Con la pioggia e' sempre solo un gioco di pazienza, vince chi aspetta di piu'. Pero' ci avevo pure sete, di spremuta d'uva ci avevo sete. Cosi' ero indeciso che fare.
Allora arrivo' la telefonata. La chiamata, si'. Arriva sempre in quel momento preciso.

9. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: SCORTICONE

Non so se ve l'ho mai detto, ma conosco solo gentaccia - esclusi i presenti, naturalmente, che sono tutte persone di qualita'.
Me lo chiedo pure io perche' conosco solo gentaccia (con la riserva gia' dichiarata sopra). E non mi piace neanche a me quello che mi rispondo.
Perche' mi rispondo che io conosco solo gentaccia perche' sono anch'io uno di loro (e giuro sulla testa dei miei figli - che non ho, almeno credo - che sono uno che ci s'impegna a rigare sempre dritto), oppure sono l'ultimo dei fessi. O il penultimo. Il terzultimo. Ecco, mi capita sempre cosi', che non riesco a smettere di pensare alle cose che dico. A voi vi succede? E come lo capite dove vi dovete fermare?
Ma lasciamo stare, le parole sono una gran brutta bestia, ho ragione? Ecco, mi capita pure questo, di voler discutere tutto, e allora ci credo che la gente mio chiama Zi' 'Ndeciso (pure Scorticone, pero' pure Zi' 'Ndeciso). Che poi non e' che sono indeciso sempre, no, quando c'e' da fare quel che si deve fare, lo fo, non e' che non lo fo, e' che prima di decidermi, mi devo proprio trovare alle strette. Che mi sono sempre chiesto perche' si dice alle strette. Si dicono un sacco di cose strane, no?
Allora, che dicevo? Lo so, lo so che dicevo, e' un modo di dire, voi non li usate i modi di dire? Io dico che servono, no? Cosi' quando tutti stanno zitti e gia' lo senti che sta per succedere la cosa brutta allora uno dice una cosa tanto per dire, e se azzecca quella giusta almeno per oggi il sangue non scorre. E' un modo di dire pure questo, pero' non e' solo un modo di dire, ma adesso non mi fate dire quello che non voglio dire, che qui pure i muri ci hanno le orecchie.
Fa ridere, no, i muri con le orecchie?
*
La gentaccia, si'. Allora: io dico che tutti sono gentaccia, ma proprio tutti tutti, tranne i presenti che l'ho gia' detto prima. E poi, e poi. No, scherzo, scherzo, no?
Pure questa e' una cosa strana: quando uno ridice le stesse parole ma cambia il tono, o si dice prima la parola che prima hai detto dopo. Non e' una cosa strana? Non vi pare che succede qualche cosa, che le parole la seconda volta significano un'altra cosa? E allora pure le parole si dovrebbero mettere d'accordo a dire sempre una cosa sola, perche' senno' chi ci capisce piu' niente? Ecco, infatto io dico che non ci si capisce mai niente, ne' con la gente, ne' con le parole, e' per questo che mi piace stare per conto mio, a lavorare da solo e stare zitto che una parola e' poca e due sono troppe, e magari e' troppa pure una sola.
Pero' anche se non dici niente le parole non e' che spariscono, ti stano nel cervello e frullano come uno stormo di storni, e fanno un fracasso e - con rispetto parlando - ti scacazzano dappertutto nel cervello e poi per forza che ti viene voglia di fare uno sproposito. Non e' per cattiveria, e' colpa di tutte quelle parole che scacazzano dappertutto nel cervello, che oltretutto ma come cavolo fanno a starci tutte nel cervello che e' piccolo come mezzo cocomero piccolo, e pure piu' piccolo?
L'ho studiato pure io il corpo umano, si vede? Si chiama l'anatomia. Con l'accento sulla i, che pero' non si scrive, che tanto c'e' gia' il puntino. No, no, scherzo, certe volte mi piace fare un po' il buffone.
*
Se mi decido a confessare? E chi dovrei confessare? Mica faccio il prete.
Certo che era una battuta. Perche', non si capiva? Invece di ridere vi c'impermalite? Ma allora non sapete stare al mondo. Non si dura se non si ride pure un po', non si dura. Io lo dico per voi, eh.
Il fatto e' che non ci ho niente da confessare, io sono innocente. Si puo' dire che neppure la conoscevo.
Perche' mi chiamano Scorticone? Se ve lo racconto non ci credete.

10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 415 del 24 marzo 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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