[Nonviolenza] Telegrammi. 3622



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3622 del 18 gennaio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Mao Valpiana: Alle amiche e agli amici del Movimento Nonviolento. Il 2020 della nonviolenza
2. Appello per la giornata di mobilitazione internazionale per la pace: "Spegniamo la guerra, accendiamo la pace"
3. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
4. One Billion Rising 2020: Partecipa con noi all'evento mondiale di febbraio
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. Contro il razzismo, contro il fascismo
7. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
8. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
9. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
10. Bruno Segre: Per non dimenticare la Shoah (parte quindicesima e conclusiva)
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. MAO VALPIANA: ALLE AMICHE E AGLI AMICI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO. IL 2020 DELLA NONVIOLENZA
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]

E' questa la prima lettera che vi mandiamo nel 2020: buon proseguimento di anno nuovo. Ma se vogliamo che davvero il 2020 sia un buon anno anche per il nostro Movimento, e' bene che ognuno faccia la propria parte, a partire dall'abbonamento alla rivista "Azione nonviolenta" e dall'adesione al Movimento Noviolento.
Qui il modo piu' semplice per farlo subito: https://nonviolenti.org/cms/movimento-nonviolento/abbonamenti-iscrizione/
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Seguono alcune brevi informazioni che riteniamo importanti e pensiamo possano essere di vostro interesse.
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1) Sabato 25 gennaio sara' una giornata internazionale di mobilitazione contro la guerra. Rete della Pace (con la nostra partecipazione attiva) ha indetto l'iniziativa in Italia. Invitiamo tutti a promovere iniziative locali, anche con la semplice esposizione della bandiera della nonviolenza.
Qui le info: https://www.retedellapace.it/2020/01/25-gennaio-2020-giornata-di-mobilitazione-internazionale-per-la-pace/
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2) Nei giorni 31 gennaio e 1 febbraio, a Milano, ci sara' l'Assemblea comune Rete della Pace e Rete Disarmo. E' l'Assemblea di avvio concreto del processo di unificazione delle due reti. E' un appuntamento importante che abbiamo fortemente voluto come Movimento Nonviolento, cui abbiamo contribuito. L'invito e', per chi puo', ad essere presenti.
Qui le info: https://www.retedellapace.it/event/assemblea-congiunta-rete-della-pace-rete-italiana-disarmo/
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3) Dopo un lungo lavoro abbiamo finalmente avviato la vendita on-line nei nostri siti (Shop - Negozio del Movimento Nonviolento). E' importante diffonderlo il piu' possibile, ed e' anche l'occasione per avviare la Campagna abbonamenti ad "Azione nonviolenta" e adesioni al Movimento Nonviolento per il 2020. Ne abbiamo assolutamente bisogno.
Ognuno lo senta come un impegno prioritario.
Vedi qui: https://shop.azionenonviolenta.it/negozio/
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Il 2020 sara' l'anno del Congresso del Movimento Nonviolento.
Si terra' nei giorni 2-3-4 ottobre 2020 (da Gandhi a San Francesco).
Segna fin d'ora le data sull'agenda, la tua partecipazione fara' la differenza e sara' il segno del tuo impegno attivo.
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La rivista "Azione nonviolenta", in cartaceo e in versione digitale, e' uno strumento essenziale per la crescita della nonviolenza organizzata.
L'annata 2019 e' stata particolarmente apprezzata. Se vuoi che prosegua e cresca anche nel 2020, dai il tuo contributo con l'abbonamento e la diffusione. Falla conoscere ai tuoi amici.
Qui l'ultimo numero pubblicato: https://www.azionenonviolenta.it/azione-nonviolenta-6-2019-anno-56-n-636/
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Cari saluti di pace,
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

2. INIZIATIVE. APPELLO PER LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PACE: "SPEGNIAMO LA GUERRA, ACCENDIAMO LA PACE"
[Riceviamo e diffondiamo]

Sabato 25 gennaio 2020
giornata di mobilitazione internazionale per la pace
Spegniamo la guerra, accendiamo la Pace!
Contro le guerre e le dittature a fianco dei popoli in lotta per i propri diritti
"La guerra e' un male assoluto e va 'ripudiata', come recita la nostra Costituzione all'art. 11: essa non deve piu' essere considerata una scelta possibile da parte della politica e della diplomazia".
Il blitz del presidente Trump per uccidere il generale iraniano Soleimani, il vicecapo di una milizia irachena ed altri sei militari iraniani, e' un crimine di guerra compiuto in violazione della sovranita' dell'Iraq. Insieme alla ritorsione iraniana si e' abbattuto anche sui giovani iracheni che da tre mesi lottano contro il sistema settario instaurato dall'occupazione Usa e contro le ingerenze iraniane, in un paese teatro di guerre per procura ed embarghi da decenni.
Irak, Iran, Siria, Libia, Yemen: cambiano i giocatori, si scambiano i ruoli, ma la partita e' la stessa.
Nella crisi del vecchio ordine internazionale, potenze regionali e globali si contendono con la guerra aree di influenza sulla pelle delle popolazioni locali. La sola alternativa consentita al momento e' il mantenimento dei regimi teocratici o militari - comunque illiberali e non rispettosi dei diritti umani - con i quali si fanno affari, chiudendo occhi e orecchie su repressione, torture, corruzione.
La guerra non produce solo distruzione, umana ed ambientale, ma cancella anche dall'agenda politica la questione sociale, oramai incontenibile ed esplosa nelle proteste delle popolazioni che hanno occupato pacificamente le piazze e le strade.
Non possiamo stare a guardare!
Dobbiamo gridare il nostro no alla guerra, alla sua preparazione, a chi la provoca per giustificare la produzione e la vendita di armi. Guerre che, in ogni momento, possono fare da miccia ad un conflitto globale tanto piu' preoccupante per il potenziale degli armamenti nucleari oggi a disposizione dei potenti del mondo. Le vittime innocenti dell'aereo civile abbattuto "per errore" da un missile, dimostrano una volta di piu' che la guerra e' un flagello per tutti, nessuno può chiamarsi fuori, siamo tutti coinvolti.
Manifestiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle guerre, a chi si rivolta da Baghdad a Teheran, da Beirut ad Algeri, da Damasco, al Cairo, a Gerusalemme, a Gaza.
Quel che sta avvenendo nel Golfo Persico, aggiungendosi alle sanguinose guerre e alle crescenti tensioni in corso, mette in luce la drammatica attualita' e il vero realismo dei ripetuti ma inascoltati appelli di Papa Francesco per l'avvio di un processo di disarmo internazionale equilibrato.
L'UE, nata per difendere la pace, deve assumere una forte iniziativa che - con azioni diplomatiche, economiche, commerciali e di sicurezza – miri ad interrompere la spirale di tensione e costruisca una soluzione politica, rispettosa dei diritti dei popoli, dell'insieme dei conflitti in corso in Medio Oriente e avviare una rapida implementazione del Piano Europeo per l'Africa (Africa Plan) accompagnandolo da un patto per una gestione condivisa dei flussi migratori.
Fermare la spirale di violenze e' responsabilita' anche italiana e chiediamo al nostro Governo di farlo con atti concreti:
- opporsi alla proposta di impiego della Nato in Iraq e in Medio Oriente;
- negare l'uso delle basi Usa in Italia per interventi in paesi terzi senza mandato ONU;
- bloccare l'acquisto degli F35;
- fermare la vendita di armi ai paesi in guerra o che violano i diritti umani come sancito dalla L. 187/90;
- ritirare i nostri soldati dall'Iraq e dall'Afghanistan, richiedendo una missione di peace-keaping a mandato ONU ed inviare corpi civili di pace;
- adoperarsi per la sicurezza del contingente italiano e internazionale in missione UNIFIL in Libano;
- aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari eliminandole dalle basi in Italia;
- sostenere in sede europea la necessita' di mantenere vivo l'accordo sul nucleare iraniano implementando da parte italiana ed europea le misure di revoca dell'embargo;
- porre all'interno dell'Unione europea la questione dei rapporti USA-UE nella NATO;
Per tutto questo invitiamo a aderire ed a partecipare alla giornata di mobilitazione internazionale di sabato 25 gennaio 2020, promossa dal movimento pacifista statunitense contro la guerra, che per noi sara' una grande mobilitazione contro tutte le guerre e tutte le dittature, a fianco dei popoli che si battono per il proprio futuro.
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Prime adesioni: Acli, Arci, Associazione per la pace, Assopace Palestina, Beati i costruttori di pace, Cgil, Cipsi, Coordinamento per la pacr – Como, Costituzione e beni comuni – Milano, Fiom, Fondazione Benvenuti in Italia, Gruppo Abele, Iriad, Legambiente, Libera, L'Altra Europa – Venezia, Medicina Democratica, Movimento Nonviolento, Noi siamo chiesa, Opal, Parrocchia SS. Pietro e Paolo – Papanice (KR), Pax Christi, Peacelink, Rete degli studenti medi, Rete della pace, Tavola della pace, Udu, Un ponte per...
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Per adesioni: adesioni.piattaforma.pace at gmail.com

3. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO

Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING 2020. PARTECIPA CON NOI ALL'EVENTO MONDIALE DI FEBBRAIO
[Da "One Billion Rising" (per contatti: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Buongiorno,
vi scriviamo perche' anche quest'anno One Billion Rising vuole far sentire la propria voce contro la violenza. A febbraio, in particolare nella settimana di San Valentino, saremo insieme nelle strade, nelle piazze, nei teatri, nelle scuole d'Italia e di tutto il mondo per manifestare contro ogni violenza e discriminazione, con ogni espressione artistica: danza, musica, teatro, lettura, proiezioni, ecc.
Un evento mondiale che si svolge ogni anno in 200 paesi del pianeta, mobilitando un miliardo di persone unite nell'affermare una cultura della liberta', del rispetto e della solidarieta', linfa vitale per una rivoluzione pacifica e arma contro ogni violenza.
In particolare quest'anno in Italia vogliamo sensibilizzare le persone e le istituzioni sull'importanza dei centri antiviolenza nell'accogliere e restituire una vita alle donne vittime di abusi e sulla necessità di sostenere e garantire continuità ai centri che operano con professionalita'. A questo tema importantissimo vogliamo aggiungere anche l'importanza di credere, tutti noi e le istituzioni, alle donne vittime di violenza, per dare loro la possibilita' di ricominciare. Per focalizzarci su questi due temi, proponiamo di associare alle manifestazioni artistiche, alcune letture (in calce trovate alcuni suggerimenti). In particolare abbiamo pensato anche alla lettura in pubblico di storie di donne (ne stiamo raccogliendo alcune e ve le manderemo via mail mantenendo l'anonimato o potete scegliere di raccontarne altre). E' importante dar voce alle loro testimonianze per ricordare alle persone che l'abuso e le violenze sulle donne sono una tragica realta' che riguarda tutti noi. Ci sono delle donne, ci sono famiglie dietro i dati statistici e ci sono tante persone e strutture che lavorano per costruire un percorso di "rinascita" che vanno sostenuti.
Per questo vi chiediamo di partecipare a One Billion Rising 2020 con un evento, un momento di incontro da organizzare nella vostra citta', nelle piazze, nelle scuole, nei teatri diffondendo la notizia e coinvolgendo più persone possibili. Poiche' il 14 febbraio 2020 sara' venerdi', gli eventi potranno essere organizzati anche nei giorni precedenti e successivi.
Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni da seguire.
- Iscrizione al sito per segnalare il tuo evento: clicca su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_interna zionale_OBR e invita altre associazioni, gruppi, persone a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
I nostri riferimenti: vi chiediamo di seguirci sui social, condividere i contenuti e invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Inviateci foto, video dell'organizzazione e dell'evento.
Sito ufficiale  https://www.onebillionrising.org
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Email obritalia at gmail.com
Hashtag ufficiali: #1billionrising  #RiseInSolidarity  #RiseResistUnite
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Dal nostro sito puoi scaricare:
- Loghi ufficiali, asset social, materiali utili
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Nel corso della campagna saranno creati asset social che condivideremo con voi
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento del 14 febbraio o nei giorni vicini, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una  nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Per quanto riguarda le autorizzazioni, bisogna affiggere un avviso pubblico di ripresa video nei luoghi in cui viene organizzata la manifestazione e, se si vogliono riprendere e/o intervistare le persone presenti, suggeriamo di chiedere loro di firmare una liberatoria cosi' da poter usare i video sui siti web, social e per eventuali montaggi.
Dal nostro sito puoi scaricare:
Autorizzazione riprese, liberatorie per l'utilizzo delle riprese di persone
- Avviso Pubblico riprese
- Autorizzazione Copyright (al momento del 2019, in arrivo autorizzazione 2020)
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Per quanto riguarda le letture, oltre a I Monologhi della Vagina di seguito troverete, come suggerimento, alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler:
- "L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/uffici o_della_schiavitu_sessuale
- "L'insurrezione" http://bit.ly/insurrezione
- "La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_ mia_rivoluzione
- "Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
- "Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
- "E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi _saltavamo
- la traduzione di M.G. Di Rienzo del brano musicale "Break the chain" credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee: https://www.onebillionrising.org
Per dichiarare l'adesione e ricevere maggiori informazioni o inoltrare richieste potete scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Il team di One Billion Rising Italia

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. CONTRO IL RAZZISMO, CONTRO IL FASCISMO

I ministri razzisti che hanno commesso crimini contro l'umanita' devono essere processati e condannati come previsto dalle leggi vigenti.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

9. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA

L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org

10. MEMORIA. BRUNO SEGRE: PER NON DIMENTICARE LA SHOAH (PARTE QUINDICESIMA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo, estratto da Bruno Segre, Shoah, Il Saggiatore, Milano 2003, la cui lettura vivamente raccomandiamo. Riportando passi di esso abbiamo omesso tutte le note, ricchissime di informazioni e preziose di riflessioni, per le quali ovviamente rinviamo chi legge al testo integrale edito a stampa.
Bruno Segre, storico e saggista, e' nato a Lucerna nel 1930, ha studiato filosofia alla scuola di Antonio Banfi; si e' occupato di sociologia della cooperazione e di educazione degli adulti nell'ambito del movimento Comunita' fondato da Adriano Olivetti; ha insegnato in Svizzera dal 1964 al 1969; per oltre dieci anni ha fatto parte del Consiglio del "Centro di documentazione ebraica contemporanea" di Milano; per molti anni ha presieduto l'associazione italiana "Amici di Neve Shalom Wahat as-Salam"; nel quadro di un'intensa attivita' pubblicistica, ha dedicato contributi a vari aspetti e momenti della cultura e della storia degli ebrei; ha diretto la prestigiosa rivista di vita e cultura ebraica "Keshet". Tra le opere di Bruno Segre: Gli ebrei in Italia, Giuntina, Firenze 2001; Shoah, Il Saggiatore, Milano 1998, 2003; Israele: la paura e la speranza, Aliberti, Correggio 2014; Adriano Olivetti. Un umanesimo dei tempi moderni, Imprimatur, 2015; Che razza di ebreo sono io, Casagrande, Bellinzona 2016]

Un epilogo
Quasi sei decenni ci separano dai giorni in cui le armate alleate raggiunsero i campi di sterminio nazisti restituendo la liberta' ai pochi prigionieri scampati al massacro: da allora la memoria della Shoah rappresenta un elemento costitutivo dell'identita' per una parte cospicua degli ebrei. Ormai la generazione dei testimoni diretti (su entrambi i versanti: quello delle vittime e quello dei persecutori) va estinguendosi. Ma anche gli ebrei della nuova generazione, apparentemente estranei alla paura, affrancati - tanto nella diaspora quanto in Israele - dalle ansie degli antenati, continuano a confrontarsi con la memoria della Shoah, condannati a ritornarvi lungo la propria cronistoria, nelle proprie associazioni mentali, nelle proprie decisioni morali, nei codici di comportamento.
"Una mia amica, sopravvissuta come me alla Shoah - scriveva Doris Papier in una lettera da Herzliya (Israele) al "Jerusalem Post" nel dicembre 1990 -, ha visitato recentemente la localita' nella quale erano vissuti e dove vennero assassinati i miei  famigliari. Il luogo non e' lontano da  Rovno, in Ucraina. Mentre si trovava la', la mia amica registro' con una cinepresa la boscaglia in cui migliaia di ebrei furono passati per le armi". E soggiungeva: "Quando vidi il filmato rimasi inorridita nell'osservare che un po' ovunque, sul terreno, affioravano le ossa delle vittime e, inoltre, che la popolazione del luogo andava frugando fra i resti umani alla ricerca di denti d'oro e di oggetti di valore". (...) "Trovo quasi incredibile che per tutto questo tempo nulla sia stato fatto dalle autorita' sovietiche e/o ucraine  per porre rimedio a tale situazione".
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Oswiecim, in Polonia ("Auschwitz" in tedesco). Qui, nell'agosto 2000, viene inaugurata la discoteca "System", nella quale ogni fine settimana si danno appuntamento centinaia di giovani. La nascita della discoteca innesca l'ultima di una lunga serie di diatribe che, per tutto il secondo dopoguerra, hanno avvelenato i rapporti tra polacchi ed ebrei: la malcelata invidia dei primi, che non si sono sentiti abbastanza considerati nel ruolo di vittime del nazismo, l'antisemitismo strisciante dei governi comunisti di Varsavia, l'atteggiamento a volte ostile verso gli ebrei della Chiesa cattolica di Polonia e, soprattutto, il destino di Auschwitz, l'uso e la tutela di un luogo che la tragedia della Shoah ha inscritto per sempre nella storia degli ebrei e nella coscienza del mondo. La "pista da ballo sopra le tombe" - come viene definita la discoteca dai suoi critici -  riaccende la guerra per la memoria della Shoah: una vicenda conflittuale fatta di simboli, di controversie religiose e strumentalizzazioni politiche, le cui radici vanno cercate  nelle pieghe profonde della storia d'Europa, recente e meno recente.
Gia' negli anni Ottanta un convento di carmelitane, che si era insediato entro il perimetro dell'ex campo di sterminio, fu trasferito al di fuori dei fili spinati in seguito alle proteste delle comunita' ebraiche. Nel 1996, gruppi di pressione ebraici ottennero che fosse annullato il progetto di costruzione di un centro commerciale, mentre nel 1998 vennero rimosse trecento croci in legno piantate ad Auschwitz dagli attivisti del "Movimento per la salvezza del popolo polacco", un gruppuscolo ultranazionalista che fa dell'antisemitismo e del radicalismo religioso il proprio cavallo di battaglia. Nel 2000, a chiedere l'immediata chiusura della discoteca "System" scese in campo nientemeno che il Centro Wiesenthal di Vienna.
Spesso gli ebrei vengono rimproverati di fare di Auschwitz, della Shoah un mito, un monumento. A ben vedere le cose non stanno esattamente cosi'. Per i sopravvissuti e per i loro eredi la Shoah, assai piu' che un monumento rappresenta il ricordo incancellabile di un disastro, di una vicenda di rovinosa umiliazione, di impotenza e solitudine.
Innanzitutto e' impossibile dimenticare che la Shoah ha inghiottito sei o sette milioni di persone: approssimativamente la meta' degli ebrei europei, ossia circa un terzo degli ebrei del mondo, fra i quali un milione e mezzo di bambini. Ma soprattutto, nella Shoah e' andata distrutta una civilta', quella degli ebrei dell'Europa centro-orientale. Dell'antico scenario fisico entro il quale si mossero e fiorirono numerose comunita' estremamente vitali e creative, oggi non rimangono che i muri delle sinagoghe, i cimiteri, i libri, gli oggetti rituali e d'uso quotidiano, le carte: documenti di una storia durata poco meno d'un millennio. Pagine della storia degli ebrei, certamente, ma anche, a pieno titolo, della storia d'Europa e - vorrei aggiungere - della storia dell'intera umanita'.
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Come ha scritto Yosef Hayim Yerushalmi, docente alla Columbia University di New York, la necessita' di ricordare e' divenuta piu' urgente da quando hanno alzato la voce "coloro che fanno a brandelli i documenti, gli assassini della memoria e i revisori delle enciclopedie, i cospiratori del silenzio, coloro che, come nella bellissima immagine di Kundera, possono cancellare un uomo da una fotografia in modo che ne rimanga solo il cappello". Quella che ci risulta intollerabile e' l'idea che persino i crimini piu' atroci possano cadere nell'oblio. In sostanza, il bisogno di ricordare riguarda il male.
Da piu' parti si sostiene che, in quanto "male assoluto", la Shoah sia qualcosa di indicibile, di irrappresentabile. Si tratta, in questo caso, di un'opinione che non condivido. Ritengo infatti che anche il lavoro di coloro che fanno storiografia avrebbe uno spessore molto inferiore se non potesse fare riferimento proprio alle narrazioni dei testimoni diretti, dei deportati, di coloro la cui vita e' stata barbaramente stroncata, dei sopravvissuti. Come si sa, la testimonianza personale e' fragile, parziale, incompiuta; tuttavia essa esprime il vissuto, unisce soggettivita' e oggettivita', individuale e collettivo, pubblico e privato. Ai fini della conservazione e trasmissione della memoria, il racconto individuale offre spunti e risorse di una vitalita' unica, insostituibile: basti pensare alle narrazioni e alle riflessioni preziosissime di un grande testimone quale fu Primo Levi.
In un mondo sempre piu' orientato a rimuovere e a banalizzare il male - qual e' il mondo in cui viviamo -, e' importante che un sano impegno pedagogico dia vita a strategie educative capaci di offrire alle generazioni piu' giovani il senso concreto di un legame tra la vicenda dello sterminio nazista e situazioni di violenza, di offesa ai diritti umani, di eccidi di massa che accadono oggi, pur con tutte le differenze rispetto alla Shoah.
Il ricordo del male passato, pero', non puo' e non deve ridursi a retoriche manifestazioni in chiave celebrativa: una sorta di illusori compensi postumi elargiti alle vittime e ai loro eredi. Manifestazioni di questa natura sono i prodotti di una memoria statica, capace soltanto di  dare corso a rievocazioni del male che, per essere meramente commemorative ed esorcistiche, rivelano una radicale sterilita'. Da esse occorre distinguere le forme di una memoria dinamica, preoccupata di tenere viva la consapevolezza del male al fine di favorire, semmai, la progettazione di un futuro diverso e migliore. Infatti il ricordo dell'orrore, seguito dalla rituale invocazione "cio' non deve accadere mai piu'", appare destinato a rimanere privo di reale efficacia quando non si saldi a un'interrogazione argomentata e analitica circa il presente e non si apra con spirito critico e creativo alla progettualita'.
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Alla fine del 1997 Sergio Romano pubblico' in Italia un saggio che, a onta del tenore benevolo del titolo e dell'orgoglioso "laicismo liberale" ostentato dall'autore, apparve subito abbondantemente farcito dei piu' abusati luoghi comuni antiebraici. L'autore pretendeva di spaziare in lungo e in largo nella storia degli ebrei fino a giudicarne lapidariamente la religione: un "catechismo fossile ('duecentoquarantotto precetti affermativi e trecentosessantacinque precetti negativi', ricorda il rabbino Toaff)  di una delle piu' antiche, introverse e retrograde confessioni religiose mai praticate in Occidente".
Fra le numerose bizzarrie proposteci da questo pamphlet, occupa un posto centrale la tesi, non priva di malizia, secondo la quale il genocidio degli ebrei d'Europa si sarebbe ormai trasformato, per l'opinione pubblica dell'Occidente (cristiano), in una sorta di ricatto permanente. Nell'imputare tale fatto al culto ebraico della memoria, Romano articola le sue argomentazioni nei termini seguenti: "[Il genocidio] e' diventato il peccato del mondo contro gli ebrei, una colpa incancellabile di cui ogni cristiano dovrebbe chiedere perdono quotidianamente, il nucleo centrale della storia del XX secolo. Grazie a questa prospettiva storica, ogni paese e ogni istituzione vengono giudicati per il loro ruolo in quella vicenda e finiscono, prima o poi, sul banco degli accusati". Dopo avere elencato varie stragi analoghe o paragonabili per dimensioni o crudelta' (lo sterminio armeno, le vittime dello stalinismo, del colonialismo, della seconda guerra mondiale, dei conflitti interetnici in Bosnia o in Ruanda), Romano lamenta che, mentre la memoria di questi e altri massacri "impallidisce e si appanna, l''olocausto' continua ad agitare le coscienze". Insomma, "non e' piu' un episodio storico da studiare nelle particolari circostanze in cui quelle vicende ebbero luogo".
Di fronte alla ricerca storica, afferma  Romano, molti ambienti ebraici si rivelano animati da una "ostilita' iniziale" dettata, fra l'altro, dal "timore che gli studi storici finiscano per 'storicizzare' il genocidio riducendolo, prima o dopo, ad una gigantesca 'notte di San Bartolomeo'". Con l'attribuire agli ebrei, in buona sostanza, la colpa di collocare la Shoah in una dimensione teologica e metastorica, Romano avanza l'ipotesi che la "strategia della memoria" sia stata per lo Stato d'Israele "una straordinaria arma diplomatica, una preziosa fonte di legittimita' internazionale". Inoltre, secondo  Romano, tale strategia e' "il terreno su cui l'ebraismo e la sinistra possono incontrarsi e collaborare", consentendo agli ebrei di "tenere in vita una sorta di 'comitato permanente di vigilanza antirazzista'".
E', questa di Romano, un'ipotesi semplicistica e fuorviante poiche', oltre a recuperare alcuni "topoi" del "connubio giudaico-comunista" tanto cari alla pubblicistica fascista degli anni trenta, ha il torto di enfatizzare il sostegno offerto allo Stato d'Israele dalle comunita' della diaspora e di sottolineare oltre misura la volonta' d'Israele di tenere viva, nel proprio esclusivo interesse di Stato, la memoria del genocidio: riducendo in tal modo il grande esame di coscienza che il mondo continua a compiere di fronte alla Shoah a una meschina macchinazione politica degli ebrei.
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Circa gli usi della memoria della Shoah che si sono andati facendo in Israele lungo l'arco dei decenni, l'analisi piu' compiuta, equilibrata e, nello stesso tempo, severamente  problematica, e' a mio avviso quella condotta da Tom Segev - un valido giornalista e storico israeliano - in Il settimo milione. Osservatore molto attento e sottile delle dinamiche complesse e talvolta contraddittorie che si registrano all'interno della classe politica e della societa' israeliane, Segev rammenta che "Israele e' diverso dalla maggior parte degli altri paesi del mondo perche' ha la necessita' di giustificare, agli occhi altrui e ai propri, il diritto all'esistenza". L'Olocausto, spiega Segev, "e' la conferma definitiva della validita' della tesi sionista secondo cui gli ebrei possono vivere nella sicurezza e godere pienamente dei diritti dei quali usufruiscono gli altri popoli soltanto in uno Stato autonomo e sovrano, capace di difendersi. Eppure, di guerra in guerra, si e' visto chiaramente che al mondo ci sono molti altri luoghi in cui gli ebrei sono piu' al sicuro che in Israele. Non solo: l'Olocausto e' stato un'innegabile sconfitta per il movimento sionista, che non e' riuscito a convincere la gran parte degli ebrei del mondo a stabilirsi in Palestina quand'era ancora possibile".
"Secondo alcuni", ricorda Segev, "sarebbe meglio che gli israeliani dimenticassero l'Olocausto, dal momento che ne traggono insegnamenti sbagliati". E nel menzionare taluni dei rischi che il culto della memoria comporta, egli osserva correttamente che "la scuola e le celebrazioni ufficiali alimentano spesso lo sciovinismo e l'idea che lo sterminio nazista giustifichi qualsiasi azione purche' giovi alla sicurezza di Israele, compresa la repressione della popolazione palestinese nei Territori occupati". Tuttavia, dichiara alla fine l'autore, gli israeliani "non possono e non devono dimenticare [l'Olocausto]. Quello che devono fare e' trarne conclusioni diverse. L'Olocausto chiede a tutti noi di tutelare la democrazia, combattere il razzismo e difendere i diritti umani. Conferma e rafforza la legge israeliana che impone a ogni soldato di non obbedire a un ordine palesemente illegittimo. Certo non sara' facile inculcare gli insegnamenti umanistici dell'Olocausto finche' Israele lottera' per difendersi e per giustificare la propria esistenza. Ma farlo e' essenziale".
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E' chiaro che il rapporto fra memoria della Shoah e storia e' particolarmente complesso, giacche l'elaborazione dei lutti provocati dalla tragedia e' lunga e dolorosa. Faccio senz'altro mia la preoccupazione  di non cadere in "eccessi di memoria", che rischierebbero di schiacciare sul passato la progettazione di un qualsiasi avvenire. Ne' intendo qui negare che in ambito ebraico siano oggi presenti, tanto in Israele quanto nella diaspora, gruppi politici e frange sociali disposti a fare della Shoah un uso strumentale onde giustificare forme di sciovinismo miope e arrogante, pericolose derive fondamentaliste e grette chiusure di natura confessionale. Tuttavia, il piccolo universo degli ebrei continua, nel suo insieme, a essere ricco di interne tensioni, di una vivacissima dialettica, di spinte e controspinte, e presenta connotazioni complesse, diversificate  e troppo difficili da cogliere perche' sia consentito accostarsi a esso con un approccio del tipo di quello adottato da Sergio Romano. Forse l'urgenza con la quale Romano preme per "storicizzare" la Shoah rivela una sotterranea ansia di "archiviazione", tesa  a liquidare una memoria troppo ingombrante per i tanti europei che, pur di sentirsi innocenti, cercano di "chiamarsi fuori" in vari modi, per esempio ponendo lo sterminio a esclusivo carico della defunta ideologia nazista.
Il vero problema, a mio avviso, e' quello di conciliare il compito morale di evitare che il passato cada nell'oblio con l'impegno  a operare perche' le nuove generazioni si possano costruire un futuro vivibile e decente, da condividere responsabilmente e fraternamente con tutti i figli degli uomini. In ambito ebraico, alcune strade in questa direzione appaiono gia' tracciate.
Mi riferisco, in primo luogo, all'esperienza di Yad Vashem, il museo della Shoah di Gerusalemme: un'istituzione che, fin da quando vide la luce nel 1957, volle ricordare accanto alla memoria delle vittime anche i "giusti", ossia i protagonisti del bene, quanti a rischio della propria vita si prodigarono per la salvezza dei perseguitati. Le vicende dei  "giusti" hanno permesso a molti fra i sopravvissuti di ritrovare la speranza nell'umanita'. Per numerosi ebrei e per i loro figli e nipoti e' stato possibile ritornare nei paesi che li avevano perseguitati e traditi, solo dopo avere saputo di uomini e donne che si erano comportati diversamente. In tal modo i "giusti" sono diventati il tramite di un riavvicinamento tra le vittime della violenza e i popoli che li hanno oppressi.
In una direzione non dissimile si colloca il lavoro del Post-Holocaust Dialogue Group: un'associazione internazionale creata all'inizio degli anni Novanta da Gottfried Wagner  - pronipote di Richard e figlio "degenere" dell'attuale direttore del Festival di Bayreuth (in Germania) - e da Abraham Peck, direttore  amministrativo e dei programmi dell'Archivio ebraico-americano di Cincinnati (negli Stati Uniti). Le iniziative di questo gruppo mirano non gia' a ricomporre le memorie della Shoah - ancor oggi profondamente divise - in una fittizia unita' sotto l'etichetta di una "comune memoria" (un'operazione che, qualora venisse proposta, recherebbe offesa a tutte le persone coinvolte a vario titolo nella tragedia), bensi' a dare luogo al lavoro difficilissimo, e tuttavia necessario, di reciproco riconoscimento, di dialogo appunto, tra i figli di coloro che la Shoah l'hanno subita e i figli di coloro che, invece, l'hanno architettata e inflitta. Un dialogo, dunque, tra persone nate dopo lo sterminio.
Uno dei membri ebrei del gruppo, lo psichiatra newyorkese Yehuda Nir, ha pubblicato un'autobiografia che e' stata tradotta in nove lingue. In un'introduzione all'edizione olandese, composta con un pensiero rivolto in particolare agli studenti, Nir interpella idealmente Gottfried Wagner con parole che esprimono tutt'intera la tensione e la fatica di un lavoro congiunto di ricostruzione morale e psicologica, portato avanti con estrema delicatezza dagli uni e dagli altri attori di questo dialogo straordinario: "Gottfried, io ti vedo come un rappresentante di questo [nuovo] mondo. Tu sei l'anti-Lohengrin, che non nasconde il suo passato e dice: 'Per favore, Yehuda, chiedimi che cos'hanno fatto i miei genitori'. In modo sincero ti definisci un figlio dei persecutori, un tedesco nato dopo la Shoah. Hai affermato di essere legato alla storia della Germania.  Non chiedi perdono. Tutto cio' che desideri e' impegnarti in un dialogo per capire che cosa e come e' successo, e se e' possibile evitare che possa accadere di nuovo. Sei un tedesco che vuole aiutare a creare un mondo in cui noi ebrei possiamo prendere in considerazione il perdono".

11. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Maurizio Da Re, Cambiamenti climatici e il movimento di Greta Thunberg. Nascita e sviluppo del Frydais for future, fascicolo monografico del "Notiziario del Centro di documentazione di Pistoia", n. 260, maggio-agosto 2019, pp. 32, euro 5.
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Riletture
- Bertolt Brecht, L'abici' della guerra, Einaudi, Torino 1975, 1980, pp. XXXVI + 140 (69 immagini con testi esplicativi e di commento a fronte) + 48. Come e' noto, questa e' l'edizione curata da Renato Solmi e dal Ccm di Torino per uso didattico nelle scuole; l'edizione curata da Roberto Fertonani, Einaudi, Torino 1972, e' ripubblicata in Bertolt Brecht, Poesie. II (1943-1956), Einaudi, Torino 2005, alle pp. 411-586 (+ le note alle pp. 1519-1563).
- Elias Canetti, Il libro contro la morte, Adelphi, Milano 2017, pp. 400.
- Thomas Mann, Moniti all'Europa, Mondadori, Milano 1947, 2017, pp. XXIV + 352.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3622 del 18 gennaio 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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