[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 359



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 359 del 17 gennaio 2020

In questo numero:
1. Mao Valpiana: Alle amiche e agli amici del Movimento Nonviolento. Il 2020 della nonviolenza
2. Appello per la giornata di mobilitazione internazionale per la pace: "Spegniamo la guerra, accendiamo la pace"
3. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
4. One Billion Rising 2020: Partecipa con noi all'evento mondiale di febbraio
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. Contro il razzismo, contro il fascismo
7. Il cugino di Mazzini
8. Il professor Dracula
9. La grande pioggia
10. Io e il Corsaro Nero

1. APPELLI. MAO VALPIANA: ALLE AMICHE E AGLI AMICI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO. IL 2020 DELLA NONVIOLENZA
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]

E' questa la prima lettera che vi mandiamo nel 2020: buon proseguimento di anno nuovo. Ma se vogliamo che davvero il 2020 sia un buon anno anche per il nostro Movimento, e' bene che ognuno faccia la propria parte, a partire dall'abbonamento alla rivista "Azione nonviolenta" e dall'adesione al Movimento Noviolento.
Qui il modo piu' semplice per farlo subito: https://nonviolenti.org/cms/movimento-nonviolento/abbonamenti-iscrizione/
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Seguono alcune brevi informazioni che riteniamo importanti e pensiamo possano essere di vostro interesse.
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1) Sabato 25 gennaio sara' una giornata internazionale di mobilitazione contro la guerra. Rete della Pace (con la nostra partecipazione attiva) ha indetto l'iniziativa in Italia. Invitiamo tutti a promovere iniziative locali, anche con la semplice esposizione della bandiera della nonviolenza.
Qui le info: https://www.retedellapace.it/2020/01/25-gennaio-2020-giornata-di-mobilitazione-internazionale-per-la-pace/
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2) Nei giorni 31 gennaio e 1 febbraio, a Milano, ci sara' l'Assemblea comune Rete della Pace e Rete Disarmo. E' l'Assemblea di avvio concreto del processo di unificazione delle due reti. E' un appuntamento importante che abbiamo fortemente voluto come Movimento Nonviolento, cui abbiamo contribuito. L'invito e', per chi puo', ad essere presenti.
Qui le info: https://www.retedellapace.it/event/assemblea-congiunta-rete-della-pace-rete-italiana-disarmo/
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3) Dopo un lungo lavoro abbiamo finalmente avviato la vendita on-line nei nostri siti (Shop - Negozio del Movimento Nonviolento). E' importante diffonderlo il piu' possibile, ed e' anche l'occasione per avviare la Campagna abbonamenti ad "Azione nonviolenta" e adesioni al Movimento Nonviolento per il 2020. Ne abbiamo assolutamente bisogno.
Ognuno lo senta come un impegno prioritario.
Vedi qui: https://shop.azionenonviolenta.it/negozio/
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Il 2020 sara' l'anno del Congresso del Movimento Nonviolento.
Si terra' nei giorni 2-3-4 ottobre 2020 (da Gandhi a San Francesco).
Segna fin d'ora le data sull'agenda, la tua partecipazione fara' la differenza e sara' il segno del tuo impegno attivo.
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La rivista "Azione nonviolenta", in cartaceo e in versione digitale, e' uno strumento essenziale per la crescita della nonviolenza organizzata.
L'annata 2019 e' stata particolarmente apprezzata. Se vuoi che prosegua e cresca anche nel 2020, dai il tuo contributo con l'abbonamento e la diffusione. Falla conoscere ai tuoi amici.
Qui l'ultimo numero pubblicato: https://www.azionenonviolenta.it/azione-nonviolenta-6-2019-anno-56-n-636/
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Cari saluti di pace,
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

2. INIZIATIVE. APPELLO PER LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PACE: "SPEGNIAMO LA GUERRA, ACCENDIAMO LA PACE"
[Riceviamo e diffondiamo]

Sabato 25 gennaio 2020
giornata di mobilitazione internazionale per la pace
Spegniamo la guerra, accendiamo la Pace!
Contro le guerre e le dittature a fianco dei popoli in lotta per i propri diritti
"La guerra e' un male assoluto e va 'ripudiata', come recita la nostra Costituzione all'art. 11: essa non deve piu' essere considerata una scelta possibile da parte della politica e della diplomazia".
Il blitz del presidente Trump per uccidere il generale iraniano Soleimani, il vicecapo di una milizia irachena ed altri sei militari iraniani, e' un crimine di guerra compiuto in violazione della sovranita' dell'Iraq. Insieme alla ritorsione iraniana si e' abbattuto anche sui giovani iracheni che da tre mesi lottano contro il sistema settario instaurato dall'occupazione Usa e contro le ingerenze iraniane, in un paese teatro di guerre per procura ed embarghi da decenni.
Irak, Iran, Siria, Libia, Yemen: cambiano i giocatori, si scambiano i ruoli, ma la partita e' la stessa.
Nella crisi del vecchio ordine internazionale, potenze regionali e globali si contendono con la guerra aree di influenza sulla pelle delle popolazioni locali. La sola alternativa consentita al momento e' il mantenimento dei regimi teocratici o militari - comunque illiberali e non rispettosi dei diritti umani - con i quali si fanno affari, chiudendo occhi e orecchie su repressione, torture, corruzione.
La guerra non produce solo distruzione, umana ed ambientale, ma cancella anche dall'agenda politica la questione sociale, oramai incontenibile ed esplosa nelle proteste delle popolazioni che hanno occupato pacificamente le piazze e le strade.
Non possiamo stare a guardare!
Dobbiamo gridare il nostro no alla guerra, alla sua preparazione, a chi la provoca per giustificare la produzione e la vendita di armi. Guerre che, in ogni momento, possono fare da miccia ad un conflitto globale tanto piu' preoccupante per il potenziale degli armamenti nucleari oggi a disposizione dei potenti del mondo. Le vittime innocenti dell'aereo civile abbattuto "per errore" da un missile, dimostrano una volta di piu' che la guerra e' un flagello per tutti, nessuno può chiamarsi fuori, siamo tutti coinvolti.
Manifestiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle guerre, a chi si rivolta da Baghdad a Teheran, da Beirut ad Algeri, da Damasco, al Cairo, a Gerusalemme, a Gaza.
Quel che sta avvenendo nel Golfo Persico, aggiungendosi alle sanguinose guerre e alle crescenti tensioni in corso, mette in luce la drammatica attualita' e il vero realismo dei ripetuti ma inascoltati appelli di Papa Francesco per l'avvio di un processo di disarmo internazionale equilibrato.
L'UE, nata per difendere la pace, deve assumere una forte iniziativa che - con azioni diplomatiche, economiche, commerciali e di sicurezza – miri ad interrompere la spirale di tensione e costruisca una soluzione politica, rispettosa dei diritti dei popoli, dell'insieme dei conflitti in corso in Medio Oriente e avviare una rapida implementazione del Piano Europeo per l'Africa (Africa Plan) accompagnandolo da un patto per una gestione condivisa dei flussi migratori.
Fermare la spirale di violenze e' responsabilita' anche italiana e chiediamo al nostro Governo di farlo con atti concreti:
- opporsi alla proposta di impiego della Nato in Iraq e in Medio Oriente;
- negare l'uso delle basi Usa in Italia per interventi in paesi terzi senza mandato ONU;
- bloccare l'acquisto degli F35;
- fermare la vendita di armi ai paesi in guerra o che violano i diritti umani come sancito dalla L. 187/90;
- ritirare i nostri soldati dall'Iraq e dall'Afghanistan, richiedendo una missione di peace-keaping a mandato ONU ed inviare corpi civili di pace;
- adoperarsi per la sicurezza del contingente italiano e internazionale in missione UNIFIL in Libano;
- aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari eliminandole dalle basi in Italia;
- sostenere in sede europea la necessita' di mantenere vivo l'accordo sul nucleare iraniano implementando da parte italiana ed europea le misure di revoca dell'embargo;
- porre all'interno dell'Unione europea la questione dei rapporti USA-UE nella NATO;
Per tutto questo invitiamo a aderire ed a partecipare alla giornata di mobilitazione internazionale di sabato 25 gennaio 2020, promossa dal movimento pacifista statunitense contro la guerra, che per noi sara' una grande mobilitazione contro tutte le guerre e tutte le dittature, a fianco dei popoli che si battono per il proprio futuro.
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Prime adesioni: Acli, Arci, Associazione per la pace, Assopace Palestina, Beati i costruttori di pace, Cgil, Cipsi, Coordinamento per la pacr – Como, Costituzione e beni comuni – Milano, Fiom, Fondazione Benvenuti in Italia, Gruppo Abele, Iriad, Legambiente, Libera, L'Altra Europa – Venezia, Medicina Democratica, Movimento Nonviolento, Noi siamo chiesa, Opal, Parrocchia SS. Pietro e Paolo – Papanice (KR), Pax Christi, Peacelink, Rete degli studenti medi, Rete della pace, Tavola della pace, Udu, Un ponte per...
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Per adesioni: adesioni.piattaforma.pace at gmail.com

3. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO

Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING 2020. PARTECIPA CON NOI ALL'EVENTO MONDIALE DI FEBBRAIO
[Da "One Billion Rising" (per contatti: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Buongiorno,
vi scriviamo perche' anche quest'anno One Billion Rising vuole far sentire la propria voce contro la violenza. A febbraio, in particolare nella settimana di San Valentino, saremo insieme nelle strade, nelle piazze, nei teatri, nelle scuole d'Italia e di tutto il mondo per manifestare contro ogni violenza e discriminazione, con ogni espressione artistica: danza, musica, teatro, lettura, proiezioni, ecc.
Un evento mondiale che si svolge ogni anno in 200 paesi del pianeta, mobilitando un miliardo di persone unite nell'affermare una cultura della liberta', del rispetto e della solidarieta', linfa vitale per una rivoluzione pacifica e arma contro ogni violenza.
In particolare quest'anno in Italia vogliamo sensibilizzare le persone e le istituzioni sull'importanza dei centri antiviolenza nell'accogliere e restituire una vita alle donne vittime di abusi e sulla necessità di sostenere e garantire continuità ai centri che operano con professionalita'. A questo tema importantissimo vogliamo aggiungere anche l'importanza di credere, tutti noi e le istituzioni, alle donne vittime di violenza, per dare loro la possibilita' di ricominciare. Per focalizzarci su questi due temi, proponiamo di associare alle manifestazioni artistiche, alcune letture (in calce trovate alcuni suggerimenti). In particolare abbiamo pensato anche alla lettura in pubblico di storie di donne (ne stiamo raccogliendo alcune e ve le manderemo via mail mantenendo l'anonimato o potete scegliere di raccontarne altre). E' importante dar voce alle loro testimonianze per ricordare alle persone che l'abuso e le violenze sulle donne sono una tragica realta' che riguarda tutti noi. Ci sono delle donne, ci sono famiglie dietro i dati statistici e ci sono tante persone e strutture che lavorano per costruire un percorso di "rinascita" che vanno sostenuti.
Per questo vi chiediamo di partecipare a One Billion Rising 2020 con un evento, un momento di incontro da organizzare nella vostra citta', nelle piazze, nelle scuole, nei teatri diffondendo la notizia e coinvolgendo più persone possibili. Poiche' il 14 febbraio 2020 sara' venerdi', gli eventi potranno essere organizzati anche nei giorni precedenti e successivi.
Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni da seguire.
- Iscrizione al sito per segnalare il tuo evento: clicca su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_interna zionale_OBR e invita altre associazioni, gruppi, persone a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
I nostri riferimenti: vi chiediamo di seguirci sui social, condividere i contenuti e invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Inviateci foto, video dell'organizzazione e dell'evento.
Sito ufficiale  https://www.onebillionrising.org
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Email obritalia at gmail.com
Hashtag ufficiali: #1billionrising  #RiseInSolidarity  #RiseResistUnite
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Dal nostro sito puoi scaricare:
- Loghi ufficiali, asset social, materiali utili
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Nel corso della campagna saranno creati asset social che condivideremo con voi
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento del 14 febbraio o nei giorni vicini, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una  nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Per quanto riguarda le autorizzazioni, bisogna affiggere un avviso pubblico di ripresa video nei luoghi in cui viene organizzata la manifestazione e, se si vogliono riprendere e/o intervistare le persone presenti, suggeriamo di chiedere loro di firmare una liberatoria cosi' da poter usare i video sui siti web, social e per eventuali montaggi.
Dal nostro sito puoi scaricare:
Autorizzazione riprese, liberatorie per l'utilizzo delle riprese di persone
- Avviso Pubblico riprese
- Autorizzazione Copyright (al momento del 2019, in arrivo autorizzazione 2020)
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Per quanto riguarda le letture, oltre a I Monologhi della Vagina di seguito troverete, come suggerimento, alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler:
- "L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/uffici o_della_schiavitu_sessuale
- "L'insurrezione" http://bit.ly/insurrezione
- "La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_ mia_rivoluzione
- "Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
- "Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
- "E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi _saltavamo
- la traduzione di M.G. Di Rienzo del brano musicale "Break the chain" credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee: https://www.onebillionrising.org
Per dichiarare l'adesione e ricevere maggiori informazioni o inoltrare richieste potete scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Il team di One Billion Rising Italia

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. CONTRO IL RAZZISMO, CONTRO IL FASCISMO

I ministri razzisti che hanno commesso crimini contro l'umanita' devono essere processati e condannati come previsto dalle leggi vigenti.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. IL CUGINO DI MAZZINI
 
Ma no, nessuna offesa. Guardi, me lo chiedono tutti. Appena mi presento e dico "Piacere, Gilberto Mazzini" tutti mi chiedono se sono parente di Peppe. "E' mio cugino", dico io, e sorrido. "Oh", dicono quasi tutti. Lei non immagina quante sfumature ci possono essere in un monosillabo. Io cerco di non mettere in imbarazzo nessuno, soprattutto se mi trovo in casa di amici o di amici di amici, ma non posso negare che dopo non è più la stessa atmosfera. Tutti cercano di evitarmi per paura che intorno a me ronzino estremisti, agenti provocatori, sbirri o cospiratori di mezza Europa tutti calamitati da quel cognome. Ma, dico io, il congresso di Vienna e l'Internazionale dovrebbero proprio darsi convegno qui nel salotto letterario di madame *** solo perché ci sono anch'io a recitare due sonetti, io che sono solo il cugino di mio cugino? O accroccare una rissa proprio qui al ballo del visconte *** solo perché ci sono venuto anch'io per corteggiare madamigella ***? O seguirmi in processione ed indi disfidarsi a questo accademico convivio nel quale non mi perito di confessare di essermi intrufolato trascinato dall'amico Turnascione solo perché la fame non conosce leggi e si può anche resistere a sei, dico sei, prolusioni accademiche pur di poter poi trangugiare il consommé e azzannare un mezzo cosciotto? Altre volte invece mi invitano apposta, io ormai glielo leggo sulle labbra mentre si sussurrano "Quello, quello, è il cugino di Mazzini", "Oddio, così alto?", e le donzelle provano un frisson. In altri casi mi sono trovato in situazioni penose, in cui l'unico modo per cavarsela con dignità è prender cappello e uscire senza proferir motto. Voi non ve lo immaginate neppure: c'è quello che vuole costringerti a cantare l'inno reale, quell'altro che comincia a dirne di tutti i colori contro mio cugino nell'intento di costringerti al duello, lo sbirro che ti sussurra insulti e ti molla gomitate, il gentiluomo che se per sbaglio la figliuola t'ha messo nel carnet per un ballo si sente in diritto, anzi in dovere, di schiaffeggiarti: e io che ho fatto? Io che sono stato in un angolo solo solo a sorridere per tutta la serata e quella ragazzina mi aveva chiesto di ballare unicamente per buon cuore? Io non vorrei accettare alcun invito, la vita mondana la detesto. Ma detesto ancor più la fame, voi neppure ve lo immaginate che è la fame.
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Bravo lei. Sembra facile trovarsi un lavoro quanto ti presenti e dici che ti chiami Gilberto Mazzini. Se sono in un modo, ti cacciano perché hanno paura che gl'incendi l'azienda, le terre, le case; se sono in un altro, ti cacciano perché hanno paura delle rappresaglie delle autorità. Non ti prendono neppure a spazzare le strade, neppure a raccogliere le olive, neppure a lavare i piatti in cucina. Poi è naturale che una persona si deprime. Ma tutti ti guardano, "quello è il cugino del mostro" dicono alcuni, "quello è il cugino dell'apostolo" dicono altri, nessuno ti si avvicina, ma tutti ti spiano e tu non è che con quel cognome ti puoi mettere a rubare le brioches al bar della stazione, devi portare la tua pena con dignità. Ma la fame, la fame. Così l'unica è andare a tutte le inaugurazioni e cercare di imbucarmi a tutte le feste. Qualche amico che mi aiuta c'è, per fortuna. Vecchi compagni del liceo, ubriaconi, maneggioni che ci godono a farsi vedere insieme a me per poi ricamarci sopra e far colpo sulle donne ("un giorno, signora, le narrerò alcune mie avventure, alcuni miei tormenti, eravamo io e il Mazzini... sì, il Mazzini, siamo pappa e ciccia") o intimidire gli uscieri e gli scocciatori ("Sono amico di Mazzini, non so se mi spiego").
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Io a Peppe gli ho sempre voluto bene, e anche se mi ha rovinato la vita gli voglio bene lo stesso. Certo che le spara grosse. E se fosse vero un millesimo delle imprese che si attribuisce sarebbe Nembo Kid, e se poi fosse vero un milionesimo di quelle che gli attribuiscono sarebbe Arsenio Lupin e Charlot e Dracula e tutti i lanzichenecchi messi insieme. Che poi da ragazzo era tutto timidino, pulitino, piangeva per un nonnulla e a scuola lo pigliavano in giro ed era il cocco della maestra. Uno si sarebbe aspettato che da grande andava ad aiutare madre Teresa a Calcutta, e invece è diventato lo spettro che s'aggira per l'Europa. Dico la verità: certe volte mi commuovo a pensare alla vita che fa, sempre in esilio, sempre a correre di qua e di là, sempre a studiare e scrivere, e fondare società segrete, organizzare la guerriglia, promuovere collette, fare appelli a questo e quello, aiutare le vecchiette ad attraversare la strada, raccogliere le cartacce dal selciato e metterle nei cestini, aiutare i greci e i polacchi, predicare agli operai, tirare su il reticolato per far passare i clandestini, scrivere sui muri, e sul più bello arrivano gli sbirri e via prima che gli mettano il sale sulla coda; e allora mi sembra che io con tutto che non ho un soldo bucato, e la fame mi si mangia lei a me, io faccio una vita da privilegiato, e un po' mi vergogno, e gli voglio più bene ancora, con tutto che di essere suo cugino mi ha rovinato la vita. Non era meglio se ero il cugino di Cavour?
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Col passare del tempo mi sono dovuto adeguare al personaggio. Da giovane no, non ne volevo sapere. Ma poi, poi, insomma la vita è dura. Così mi sono fatto crescere questa barbetta da cretino, che ogni minuto pizzica ma tu stoico non puoi neppure darti una grattatina; mi vesto più o meno come lui (che poi si veste più o meno come tutti, quando non si ha il becco di un quattrino ci si veste tutti uguale, i vestiti li compriamo tutti dal cinese o li prendiamo usati alla Caritas); ho anche cominciato ad assomigliargli, non so come, una volta ero pingue e florido, adesso sembro anch'io un beccamorto. E non solo, ho cominciato anche a leggere le robe che scrive. E quanto a scrivere non si ferma un minuto Peppe, che io mi chiedo come faccia a trovare il tempo per organizzare gli attentati, gl'incendi e tutto il resto se sta sempre a scrivere messaggi, proclami, statuti, articoli, giornali, numeri unici, opuscoli, volumi, opere scelte, opere complete... E mi è successa una cosa strana. A forza di leggere quelle strampalaggini, ho cominciato a parlare come lui. Mi viene naturale fare quelle tirate, pensiero e azione, Dio e popolo, giovinitalia, giovineuropa, i doveri dell'uomo, e tutte quelle castronerie lì. Ma conciono solo all'osteria, e per prudenza cambio i nomi (e magari anche questo trucchetto da cospiratore l'avrò imparato leggendo qualcuna delle sue spisciolate): e allora invece di dire "pensiero e azione" dico "dormire e oziare", invece di "giovinitalia" dico "vecchia baldracca", e una volta mi hanno pure portato in guardina che pensavano che esercitassi il lenocinio. Intanto mi sono fatto una fama: "E' il cugino di Mazzini, è il cugino di Mazzini" ripete la voce del popolo, e l'appigionante e gli altri creditori chiudono un occhio. Insomma, si tira avanti. Voi neppure ve lo immaginate quanto è dura la vita.

8. REPETITA IUVANT. IL PROFESSOR DRACULA
 
Il professor Dracula, che adesso si fa chiamare Humbert Humbert, insegna francese al liceo della città.
E' stimato da tutti per le sue capacità didattiche ed anche per quel certo non so che, per quello charme (voici le mot juste) del suo tratto aristocratico e della sua pronuncia mitteleuropea. Nonostante lo svantaggio di quel nome, diciamolo francamente, un po' ridicolo con la sua reduplicazione buffa e inquietante (quale è il nome, quale il cognome?), da doppio, da sosia, da specchio. Ma anche il professor Asor Rosa ha un cognome palindromo, no? Il che non gli ha impedito una brillante carriera accademica. Anzi, vi è chi sostiene che quel nome incrementi il suo fascino proprio perché così piccolo borghese: poi quando incontri il professore ti fa ancora più impressione.
Assomiglia a Bela Lugosi, quell'attore dei film horror quando a Hollywood sapevano ancora fare il cinema. Non so se lo imiti consapevolmente, o se è soltanto per la comune origine in quel pezzo d'Europa che è Europa due volte ed insieme è l'Europa del mondo di ieri, quando tutti eravamo viennesi, e polacchi e magiari. La classe non è acqua.
A scuola ha fatto subito colpo sulle colleghe e sulle allieve, con la sua dolcezza, la sua mitezza, e quel retrogusto di nostalgia, di segreto dolore, di letture kafkiane. Ma strano a dirsi non suscita invidia tra noi colleghi maschi (che invece per solito ci odiamo con anima e corpo e non perdiamo occasione per esercitare l'un contro l'altro l'arte sottile e divoratrice della maldicenza, specialmente nei confronti di chi sembra avere un qualche successo mondano con l'altra metà del cielo). Pallido ed emaciato, non posa a Byron o a Keats, a Baudelaire o a Rimbaud, come fa la maggior parte dei docenti di letteratura; e non si mette orecchini e non si fa tatuaggi, come invece quasi tutto il corpo insegnante di sesso maschile, che cercano di ringiovanirsi con grevi espedienti masochistici e poi finiscono sempre per tradire la loro tarda età parlando di Lou Reed o di Iggy Pop. No, il professore veste con taglio classico e classico è il suo portamento, il suo aspetto, guanti e monocolo compresi, da compito gentiluomo.
E le sue lezioni, bisogna ammetterlo, sono capolavori di buon gusto. Riesce a parlare a bassa voce in un silenzio che definirei sepolcrale, mentre tutti noi dobbiamo usare la frusta per riuscire a far tacere quelle belve ululanti e affamate solo di sesso e violenza, che mentre ci sforziamo di dispensar loro il pane degli angeli sotto il banco sbirciano i porno su youtube o giocano a Dungeon and Dragons.
Per quel che se ne sappia non fa vita sociale. Arriva a scuola praticamente prima dell'alba che nessuno la mattina è mai riuscito a metter piede in sala professori senza già trovarcelo, ed esce dopo il tramonto, perché il pomeriggio fa i corsi di recupero fino a sera e tanto di cappello perché io con quegli zucconi i miei pomeriggi non ce li spreco di sicuro, e invece lui sì. Ed è l'eroe dei bidelli, degli inservienti di mensa, degli applicati di segreteria: quando esce dall'aula puoi star tranquillo che non c'è una cartaccia o una lattina per terra o sotto i banchi, e non è che dica niente, è che gli studenti sanno che ci tiene alla pulizia e al decoro e si adeguano spontaneamente (con me, invece, meglio che non vi dica niente, sono dei barbari, dei barbari); a mensa non mangia nulla ma siede tra gli studenti e nei tavoli intorno a lui cessano le battaglie di molliche di pane, non s'ode schiamazzo alcuno, e quando i commensali si alzano sembra il refettorio di un monastero benedettino, mentre di solito è il risveglio dal baccanale; e quando un amministrativo ha un problema di interpretazione di una circolare ministeriale, o ha una rogna con qualche genitore - e i genitori dei nostri allievi, non so com'è, ma sono tutti lottatori di sumo e pendagli da forca -, ebbene, gli chiede un consiglio, o di interporre i suoi buoni uffici, e di colpo ogni nodo si scioglie, ogni ringhio si fa festoso uggiolio, il giorno s'illumina.
Tutti noi che facciamo questo mestiere quando abbiamo cominciato eravamo animati da sacro furore, Barbiana o morte; è bastato un trimestre per convincerci alla misantropia più nera e a dedicare ogni nostro sforzo in orario scolastico alla lettura del Corriere dello sport. Invece lui sembra la vocazione del pedagogo fatta persona, l'imperativo categorico in marsina, il magister vitae asceso in cattedra. E proprio qui nel nostro istituto, che i teppisti del Seme della violenza in confronto sembrano il circolo Pickwick, o Tre uomini in barca (per non parlar del cane).
*
Siamo restati tutti stupefatti quando abbiamo saputo.

9. REPETITA IUVANT. LA GRANDE PIOGGIA

Pioveva, pioveva, pioveva.
Erano giorni, settimane che pioveva. Ininterrottamente.
Lo zio decise che bisognava fare qualcosa. Lo sapete anche voi com'è fatto, quando si mette in testa una cosa non c'è verso di fargli cambiare idea.
"Bisogna fare una barca". "Una barca?". "Sì, una barca per poterci muovere e portare la roba al mercato, visto che le strade sono tutte un fiume di fango allora noi usiamo il torrente, che ormai si è bello ingrossato, mi pare".
"Secondo me è meglio aspettare che spiove", disse mio cugino Sammy. Ma lo sapete com'è lo zio: "E da quando in qua decidono i ragazzini? Ho detto che si fa la barca e si fa la barca".
Il problema è che nessuno di noi aveva la benché minima idea di come si costruiva una barca, ma lo zio era irremovibile: "Una barca è un cassone bello grosso, che ci vuole?". Per esperimento prendemmo un tavolino malandato, inchiodammo delle tavole alle zampe e provammo a vedere se si reggeva a galla, ma l'acqua entrava dalle scommessure, e poi entrava pure da sopra perché continuava a piovere e finché lavoravamo nel garage tutto bene, ma quando la portammo al torrente fu un fallimento.
Figurarsi mio zio: "Non siete buoni a fare un cavolo di niente. E potevamo vincere la guerra?". Che io e i miei cugini ci chiedevamo che c'entrava la guerra.
A Jeff gli venne un'idea: "La botte grossa. Secondo me la botte grossa funziona". Bella idea, e il vino dove lo mettevamo? Si spremette le meningi pure Sammy: "Magari la vasca da bagno, io dico che per la navigazione lo zinco funziona meglio del legno". Adesso, è vero che pioveva da settimane, ma quando smetteva la vasca da bagno tornava a servire, no? Pure Cam - che è l'altro figlio dello zio, sono tre fratelli - voleva dire la sua, ma lo zio appena vide che stava per aprire bocca gli disse: "Tu sta' zitto che già hanno chiacchierato troppo questi due. Quando sono presenti i vecchi i giovani devono stare zitti, ascoltare e imparare. E' chiaro? Lo sapete voi quando dovete parlare?". Rispondemmo in coro: "Quando pisciano le galline". Lo diceva sempre.
Intanto non si lavorava e stavamo tutto il giorno a casa a guardare la televisione. Il telegiornale diceva che pioveva dappertutto e faceva vedere tutti posti allagati. Era una cosa gagliarda. Così si poteva fare una nuotata senza dover andare al mare. Intervistavano pure gli esperti, ma noi cambiavamo subito canale per cercare le partite.
A dire il vero tutta 'st'acqua adesso faceva un bel po' di danni. Lo zio era sempre nervoso e maltrattava tutti quanti. Maltrattava sempre tutti quanti, da quando era morto il nonno si sentiva addosso la responsabilità di tutta la famiglia, ed eravamo una famiglia bella grossa, i nonni ai tempi loro sfornavano un figlio all'anno. A quei tempi non c'erano tutte le distrazioni di oggi, e allora dopo cena che facevano? Non è che uno si addormenta subito. Lo zio voleva studiare, ma era finita che essendo il fratello più grande quando il nonno morì dovette fare il capofamiglia e allora giù a lavorare e a far rigar dritto tutti i fratelli, le sorelle, e poi i cognati, le cognate, e la moglie, che di tutti i fratelli fu l'ultimo a sposarsi proprio lui che era il più grande, e poi col tempo anche i figli e i nipoti, e le nuore, e i figli dei figli e dei nipoti, che eravamo ormai una masnada e all'ora di pranzo e di cena tutti avevamo una fame da lupi. Povero zio.
E intanto pioveva, pioveva.
"Ci sono arrivato", disse lo zio una sera, "non dobbiamo fare solo una barca, dobbiamo fare un'arca". "Un'arca, e che è?". "Una barca grossa, ma grossa parecchio, che c'entriamo tutti quanti". "Come un rifugio antiatomico?", chiese Sammy. "Più grossa ancora, ci mettiamo pure le bestie". "Pure le bestie?". "Non tutte, una coppia per razza". "Una coppia per razza?". "Ma che c'è l'eco in questa casa? Non sapete dire una parola vostra, solo ripetere le mie?". Lo zio s'arrabbiava subito, s'arrabbiava sempre: se dicevi le cose che diceva lui s'arrabbiava perché ripetevi le cose già dette, se dicevi il contrario s'arrabbiava perché non voleva essere contraddetto, se non dicevi niente allora eri muto e "testa che non parla si chiama cucuzza", se dicevi una cosa che non c'entrava rischiavi che ti rifilava un ceffone, era fatto così, s'arrabbiava sempre.
"E come la chiamiamo 'sta barca?", disse Jeff. "Arca, ho detto, no barca, arca, porca miseria". "Arca, arca, e come la chiamiamo?". "Perché, bisogna per forza dargli un nome?". "Per forza no, ma visto che è una cosa che facciamo noi è meglio se gli diamo un nome, per non farci fregare l'idea, no?". Certe volte Jeff non era mica stupido. Pure lo zio dovette dire di sì, che un nome era meglio darglielo.
Ebbi un'illuminazione: "E come volete che la chiamiamo? col nome dello zio, no? La chiamiamo l'arca di Noè".
La faccenda andò così.

10. REPETITA IUVANT. IO E IL CORSARO NERO
 
Quando l'ho conosciuto era già vecchio. Aveva smesso di correre per i sette mari e si era ritirato a vita privata.
Tutte le ricchezze accumulate in tanti anni di avventure le aveva dissipate neppure lui sapeva come: un po' al gioco (giocava al lotto, al gratta e vinci, a tombola, a rubamazzo, a chi sputava più lontano, scommetteva su tutto, come quello lì, Dostoevskij), un po' gli avvocati, un po' le tasse ("In confronto alle esattorie la filibusta era un educandato, corpo di mille fulmini"), un po' qualche atto di generosità e un po' svanivano da sé.
Al tempo che l'ho conosciuto faceva il portiere in un palazzone barocco di gente ricca, studi di dottori, di notai, c'era pure un'attrice del cinema.
Ci vedevamo tutti i giorni e giocavamo a dama.
Io a quel tempo non avevo molto da fare, ero appena uscito di galera e mi sorvegliavano e quindi non potevo tornare al lavoro finché non riprendevo i contatti, ma dovevo aspettare perché nessuno dei miei colleghi di lavoro voleva essere visto insieme a me dalla madama che mi stava dietro.
Così passavamo parecchio tempo assieme mentre giocavamo a dama e sentivamo la radio e mangiavamo pane e salame o pane e pomodoro schiacciato sopra con sale e olio, e ci scolavamo quelle bottigliette di liquore - si chiamavano mignon, non lo so se ci sono ancora, sono state la gioia della mia gioventù. E lui mi raccontava le sue avventure.
Mi diceva che a Salgari gliene aveva raccontate parecchie altre di storie oltre a quelle che aveva pubblicato, ma quello era lento a scrivere, voleva sempre documentarsi, cercare le fonti, consultare gli atlanti, e lui le storie gliele raccontava come se le ricordava, che mentre fai un arrembaggio non è che stai lì con il registratore a segnarti tutto. Ma Salgari poi era un pignolo della malora e andava nelle biblioteche a fare le verifiche sui giornali dell'epoca e ogni volta tornava con un elenco di domande e gli chiedeva cose che lui non se le ricordava più, per non dire che i giornali e pure i libri di storia erano pieni di fesserie e si vedeva lontano un chilometro che tutti quei gran bacalari che scrivevano i rapporti ufficiali o si facevano intervistare dai giornalisti o dicevano agli storici che cavolo dovevano raccontare ci facevano sempre un figurone mentre invece dovevi vedere come se la facevano sotto quando arrivavamo noi.
Con Salgari erano diventati amici e compagni di bevute; gli era dispiaciuto come era morto. Glielo aveva detto diecimila volte che doveva tenere duro che prima o poi dai libri suoi ci tiravano fuori qualche film e allora sì che si facevano i soldi. Dopo il decesso per un po' aiutò la famiglia, mandandogli anonimamente qualche gioiello da rivendere, qualche doblone che gli era avanzato.
A parte Salgari di gente famosa non ne aveva conosciuta molta, perché quando fai quel lavoro non è che ti puoi fermare a fare le presentazioni. Sì, un po' di gente la conosceva, perché quando nell'ambiente sei qualcuno è naturale che ci si conosce un po' tutti. Una volta lo era andato a intervistare un giornalista del "New York Times", quello che aveva intervistato Fidel Castro sulla Sierra, e gli aveva detto che i barbudos erano tutti tifosi suoi, e pure di Luisito Suarez e di Jair, e quelli che avevano studiato pure di Marx, ma erano di più i tifosi suoi che quelli di Marx, sono soddisfazioni pure queste. Lui veramente era più per Bakunin, ma pure Marx non gli dispiaceva, e pure Mazzini, è naturale; con Mazzini si erano anche scritti qualche lettera (Mazzini era uno forte, tu gli mandavi una cartolina con scritto "Saluti dai Caraibi" e lui ti mandava una lettera di sessantotto pagine fitte fitte con allegati trenta o quaranta opuscoli che dicevano sempre le stesse cose e che gli doveva costare un occhio della testa farli stampare); pure con Garibaldi si erano scritti, anzi, a un certo punto Garibaldi era indeciso se andare a fare il corsaro insieme a lui, poi preferì fare l'eroe dei due mondi. Pure a Garibaldi gli voleva bene, mi diceva sempre: "Quello sì che era un bravo giovane, e un bravo compagno". (Ma le lettere non ce le aveva più, quando navighi a lungo e magari passi tre anni senza poter fare scalo dove c'è qualche emporio prima o poi la carta ti serve per le operazioni igieniche connesse alle necessità fisiologiche. Lo so che è brutto dirlo). E poi il fatto è che non è che poteva dedicare tanto tempo alla corrispondenza, e poi era sempre in giro con la nave così gli dovevano scrivere fermo posta a Ventimiglia che ci passava sì e no una volta ogni cinque anni; a quel tempo non c'era internet.
Corsaro c'era diventato per caso, poi aveva continuato, ma quando aveva conosciuto Salgari e era diventato famoso aveva già smesso. E' come lo sport, non è un mestiere che puoi fare per sempre. Anzi, rispetto allo sport è peggio perché non è che dopo essere stato corsaro potevi diventare direttore sportivo, o cronista televisivo, o dirigente della federazione, no?
Come era diventato corsaro? Da giovane gli piacevano le biciclette e le macchine da corsa, appena aveva diciott'anni voleva prendere la patente, no? Gli dicono che non so quale regina dava "la patente da corsa" e lui si credeva che era la patente per guidare le macchine da corsa, così fece domanda e diventò corsaro. La regina doveva essere Elisabetta, non si ricordava più se Elisabetta I o Elisabetta II, secondo me le confondeva. A lui però gli piaceva di più Maria la sanguinaria, che era pure cattolica, invece Vittoria non la sopportava, che poi aveva sposato quel calciatore e non era una cosa seria che una regina sposava un giocatore.
Insomma cominciò a fare quel lavoro praticamente per sbaglio, poi con l'abitudine ci prese gusto. All'inizio che ne sapeva lui come si comandava una nave? Allora copiava dall'Isola del tesoro e da Moby Dick, e ripeteva le frasi che c'erano su quei libri, le imparava a memoria e le provava davanti allo specchio nella cabina senza farsene accorgere, poi andava sul cassero e giù con "Quindici uomini sulla cassa del morto", "Dov'è Cane Nero?", "Pezzi da otto", "Armate la lancia", "Avete veduto la balena bianca?", eccetera. Funzionava. Poi una volta in un arrembaggio conobbe Conrad. Quello era uno forte. Gli regalò tre o quattro libri e lui ordinò alla ciurma di non toccarlo, ma gli consigliò di smetterla di fare il capitano e di dedicarsi del tutto alla scrittura, come Salgari. Conrad era il suo autore preferito, insieme a Salgari, è naturale. Con Salgari erano veramente amici.
Però a lui quello che veramente gli piaceva erano le corse in bicicletta. Binda, Guerra, quelli erano i suoi eroi. E pensava di avere la stoffa per correre pure lui, voleva fare il corridore o in bicicletta o sulle macchine da corsa - come Nuvolari, Fangio, Ascari - ed era finito a fare il corsaro, era andata come era andata. Però alla radio voleva sentire sempre il Giro e il Tour.
Magari non ve lo aspettate ma a nuotare non era granché, e gli arrembaggi pure non erano proprio il suo forte ("mica ero Tarzan"), e a dirsela tutta anche con la spada non era che se la cavava proprio bene, ma aveva il suo trucco, e quello funzionava sempre: era il vestito. Che tutti capivano subito che era il Corsaro Nero, e allora si arrendevano senza combattere. Poi dice che l'abito non fa il monaco.
*
Una mattina lo trovai che gli era preso un colpo ed era morto. Io ero andato a trovarlo per giocare a dama e m'ero portato dietro una saccocciata di bottigliette di liquore che fregavo al bar del roscio che mi lasciava fare perché lo sapeva che io lo sapevo che l'infame che m'aveva venduto alla pula era stato lui, ma a me non me ne fregava niente, tanto lo sapevo che prima o poi in galera dovevo finirci. Comunque approfittavo per far rifornimento di quelle bottigliette che ce le bevevamo poi con il Corsaro Nero mentre giocavamo a dama nel gabbiotto della portineria. Ma quella mattina nel gabbiotto non c'era. Ho aspettato un po' e intanto mi ciucciavo due o tre di quelle bottigliette, poi siccome non si vedeva e m'ero stufato di bussare sul bancone e di chiamarlo, siccome sapevo come s'apriva lo sportello (e che ci voleva...) insomma ero entrato, e poi avevo aperto la porta che dal gabbiotto dava sulla stanza dove ci campava che c'era una puzza che non vi dico, non aveva neppure il gabinetto, aveva un bugliolo, e cucinava su un fornello elettrico, neppure il frigorifero ci aveva, una puzza che non vi dico. Lui era steso sulla branda (aveva pure un'amaca ma non c'era lo spazio per appenderla e allora la teneva in uno zaino che era il suo armadio), era fermo, freddo, bianco che pareva una statua, lo chiamai e lo scossi diverse volte ma non si muoveva, allora gli ho sentito il polso e non batteva, allora ho capito che era morto.
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Adesso il portiere lo faccio io. Da quel giorno, e ormai saranno passati quanti? Quaranta? Cinquant'anni? Però col tempo, piano piano, ho pure ripreso il lavoro di prima, ma più prudente e infatti non mi hanno più beccato, poi ho smesso per sopraggiunti limiti di età, arrampicarmi sui muri, aprire le finestre, muovermi agile e svelto al buio, trovare a naso la roba buona, decidere al volo che mettere nel sacco e che lasciare, sono cose che si fanno da giovani, a una certa età non sei più un atleta, e ho smesso anche con le risse e le coltellate, che magari mi piacerebbe ancora ma è che non ci sono più le osterie, e ormai ogni balordo del quartiere gira con una rivoltella e prima spara e poi ti chiede perché gli hai detto buonasera. La droga ha rovinato tutto, la droga e i telefonini, la gente è ammattita. Qui in portineria mi ci trovo bene e gli inquilini sono contenti di me - le malelingue dicano pure quel che gli pare, sennò che malelingue sarebbero? Basta che se ne stiano alla larga -; ho tramezzato la stanza dietro il gabbiotto e fatto un gabinetto vero, e un cucinino col gas, e ho comprato pure uno scaffaletto per metterci i libri: li ho conservati tutti i libri che ci aveva, quelli di Salgari e quelli di Conrad, e L'isola del tesoro e Moby Dick, e Pinocchio e i Manoscritti economico-filosofici del '44. Ogni tanto li leggo (a parte i Manoscritti economico-filosofici del '44, che sono in tedesco che non lo capisco), ma a me leggere mi piace poco, mi piace di più il cinema, o sentire la radio quando fanno le partite.
Una volta mi sono venuti a intervistare perché la televisione faceva un programma sul Corsaro Nero e si credevano che ero io. Io mica glielo ho detto che non ero io, e gli ho raccontato un po' delle storie che m'aveva raccontato quando giocavamo a dama. Però poi se quel programma l'hanno trasmesso non lo so, perché non ce l'ho la televisione. Adesso non so se dirlo o no, ma lo dico lo stesso: dopo che mi avevano intervistato mi è venuto in mente che forse neppure lui era il Corsaro Nero, e magari era solo quello che aveva giocato a dama col Corsaro Nero quando il Corsaro Nero era già vecchio e lui era ancora giovane, parecchi anni prima che io giocassi a dama con lui, e che mi raccontava le storie che aveva sentito come ho fatto io con quel cretino di giornalista della televisione. Non lo so, secondo me era proprio lui, ma anche se non era lui le storie quelle erano vere di sicuro, e comunque secondo me era proprio lui, si vedeva dalla naturalezza. Però è vero che pur'io ero naturale quando m'ha intervistato quello della televisione. Che ne so. Però sarebbe triste se non era lui, doveva essere lui, se dovessi dire come la vedo io, per me era lui, sono sicuro.
Comunque poi il portierato l'ho preso io e sto ancora qui. Non è una gran vita, no. Però è tranquilla. Come diceva quello? "Lieta no, ma sicura dall'antico dolor". Deve essere Giuseppe Verdi, o Pascoli, o Mazzini, o Carducci - ci avete fatto caso che si chiamano tutti Giuseppe o giù di lì? Mi chiamo Giuseppe pure io, certe volte mi chiedo se significa qualcosa. E tutti i soldi della refurtiva, direte voi? Li ho spesi in un sacco di stupidaggini e di sbruffonate e non m'è restato niente neppure a me. E sapete come campo adesso? No, ma quale pensione, quella basta sì e no per le sigarette. Colle mance degli inquilini campo, sì, colle mance. E' una calunnia che faccio le estorsioni. Sollecito solo le mance, ecco. Con una certa veemenza, è vero, ma gli inquilini se le possono permettere, e poi chi le fa le riparazioni? chi la ritira la posta? chi tiene lontano i malintenzionati? Fare il portiere è un lavorone, altro che storie.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 359 del 17 gennaio 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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