[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 344
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- Date: Thu, 26 Dec 2019 13:38:51 +0100
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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 344 del 26 dicembre 2019
In questo numero:
1. Gennaro Di Paola
2. Mao Valpiana: Lettera alle amiche e agli amici del Movimento Nonviolento
3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
4. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
5. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
6. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
7. Dizionario di filosofia Treccani: Filosofie del femminismo
8. Ancora un'opinione sull'ergastolo (con un'appendice di cose gia' dette)
9. Programma minimo di qualsivoglia governo fedele all'umanita'
10. Tre tragedie, tre interventi, tre principi
11. I compiti dell'ora
1. LUTTI. GENNARO DI PAOLA
E' deceduto Gennaro Di Paola, partigiano.
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. REPETITA IUVANT. MAO VALPIANA: LETTERA ALLE AMICHE E AGLI AMICI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo, invitando ad aderire alla proposta]
Natale 2019 – Capodanno 2020
Cara amica e caro amico,
inviamo questa mail a tutti coloro che nel corso dell'anno sono entrati in contatto con il Movimento Nonviolento. Vogliamo innanzitutto rinnovare la nostra amicizia e nell'occasione porgere gli auguri per le prossime festivita', il Natale e l'inizio d'anno nuovo.
Il Movimento Nonviolento vive solo grazie a chi decide di assumersi la responsabilita', iscrivendosi, di renderlo strumento utile alla crescita della nonviolenza organizzata.
Per questo ti proponiamo di fare una scelta, sottoscrivendo l'adesione al Movimento, con una quota che comprende anche l'abbonamento alla rivista Azione nonviolenta.
Sappiamo bene che sono crescenti le difficolta' economiche, ma non possiamo pensare che chiunque di noi non abbia la possibilita' di destinare al Movimento 0,15 centestimi al giorno (la quota annuale di 60 euro, divisa per 365 giorni), mentre sappiamo che ognuno di noi paga, per le spese militari, piu' di 1 euro al giorno (la cifra annuale di 25 miliardi, divisa per i cittadini italiani).
60 euro per la nonviolenza, contro 400 euro per le armi. Dobbiamo invertire la proporzione.
Le attivita' ordinarie del Movimento, pur considerando l'enorme impegno su base volontaria e gratuita, hanno dei costi fissi cui dobbiamo quotidianamente fare fronte: gestione della sede nazionale (tasse, bollette, telefono, ecc.), costo del lavoro di segreteria, mantenimento straordinario delle sedi di Ghilarza e Brescia, contributi al lavoro delle reti nazionali ed internazionali (Rete Pace, Rete Disarmo, Beoc, War Resisters International, ecc.), sostegno a campagne e iniziative, spese di viaggi per riunioni e lavori di segreteria, costi per la comunicazione, siti e social, e soprattutto le uscite per la redazione della rivista cartacea (spese tipografia, spedizioni, ecc.).
Contiamo quindi su uno sforzo straordinario di ciascuno, la collaborazione e il contributo di tutti, a partire dell'abbonamento/adesione per il 2020 a partire almeno da 60 euro, tramite il conto corrente postale 18745455 intestato al Movimento Nonviolento, oppure con bonifico bancario con Iban IT 35 U 07601 11700 000018745455 intestato al Movimento Nonviolento, che puo' essere utilizzato anche per liberi contributi (fiscalmente detraibili).
Ricordiamo anche l'importanza di destinare il 5x1000 al nostro Movimento, e di consigliarlo agli amici. Basta una firma e il nostro codice fiscale 93100500235.
Se desideri ricevere regolarmente le nostre comunicazioni, mandaci la tua mail per l'indirizzario informatico. Invia a: amministrazione at nonviolenti.org, con oggetto "per lista iscritti MN".
Grazie e auguri di pace per te e i tuoi cari.
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
4. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
6. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA
L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org
7. REPETITA IUVANT. DIZIONARIO DI FILOSOFIA TRECCANI: FILOSOFIE DEL FEMMINISMO
[Ripresa dal sito www.treccani.it riproponiamo la voce "Femminismo" apparsa nel Dizionario di filosofia del 2009]
Per filosofie del femminismo si intende la pluralita' di teorizzazioni e pratiche che vanno dalle prime formulazioni del prefemminismo, agli studi sulla costruzione del genere, al pensiero della differenza sessuale, sino alle elaborazioni piu' recenti, quali l'Anglo-American feminist criticism, le teorie femministe francese e italiana, e da ultimo la Feminist film theory.
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Le origini
Il f. e' stato uno dei movimenti del Novecento di piu' vasta influenza nella vita sociale, politica e culturale a livello mondiale, caratterizzato da dinamicita' e pluralita' di posizioni e obiettivi. Come movimento teorico, pratico e d'autocoscienza si e' affermato nei paesi piu' sviluppati del mondo occidentale, in centri spontanei d'aggregazione politica e culturale che hanno dato vita a manifestazioni, associazioni, iniziative anche di massa, pure in appoggio ai movimenti antischiavisti, e in tali ambiti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e' entrato in uso il termine alla meta' dell'Ottocento (Dichiarazione di Seneca Falls, USA, 1848). Soprattutto nelle aree anglo-americana ed europea, in cui affonda le sue radici, il f. e' studiato e dibattuto a livello accademico in un'area disciplinare ampia e diversificata, e si e' consolidato in filoni di ricerca specifici a carattere interdisciplinare e comparativo. F. e movimento femminista si usano come sinonimi sia per la postulata inscindibilita' di teoria e prassi sia per la costitutiva dinamicita' del femminismo. Si puo' dire che al centro del f. ci sia l'idea che le donne, in quanto conformate al 'genere' femminile, sono trattate in modo iniquo nella societa', organizzata su una bipartizione di generi che avvantaggia gli uomini, impoverendo il mondo delle potenzialita' espressive non di un gruppo sociale ma di piu' della maggioranza dell'umanita'. L'accesso delle donne all'uguaglianza in una cultura a dominanza maschile non e' comunque mai stato un obiettivo universale del f., anche perche' e' controverso cosa significhi l'uguaglianza per le donne, come e riguardo a cosa essa vada acquisita, e quali siano gli effettivi ostacoli da superare. Nel 1792 Mary Wollstonecraft scrisse che nascere donne comporta inferiorita', oppressione e svantaggio e che occorre una rivoluzione perche' le donne, quale parte della specie umana, operino, riformando se' stesse, per riformare il mondo (Rivendicazione dei diritti della donna). Dell'anno prima e' la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges, ghigliottinata nel 1793. In questione era il riconoscimento di piena umanita', cioe' che la donna fosse un'individualita' autonoma, razionale e morale. Per cambiare un ordine di cose che non e' per natura ma costruito ad arte e trasmesso dall'educazione, occorreva l'impegno delle donne in un processo d'autoformazione e il concorso degli uomini progressisti per l'adeguazione dei diritti. Fin dall'inizio il f. unifica conquiste teoriche e pratiche, pensiero e vita, e manifesta il suo ruolo d'avanguardia riguardo ai rapporti di genere e alla vita umana nel mondo. Un'avanguardia che attinge non all'aristocrazia e al popolo ma al ceto medio, il che costituira' un problema in tutte le fasi dell'evoluzione del movimento. Lo scenario in cui prese avvio il f. era quello dei cambiamenti epocali connessi agli sviluppi impressi alla modernita' dalle rivoluzioni industriali, con i loro effetti sul sistema patriarcale, sui processi d'unificazione nazionale e sugli apparati istituzionali e statali. In tale contesto le donne acquisirono consapevolezza che il paradigma patriarcale imponeva loro d'essere cio' che gli uomini non sono (o non intendono apparire) e che per questo, con il supporto delle istituzioni poste a tutela dei privilegi maschili, le relegava nel privato interdicendole dal mondo pubblico e dalla cultura a valore simbolico. L'uguaglianza che si rivendica attiene comunque a ordini e sfere d'attivita', non significa mai omologazione all'uomo. Nelle sue varie fasi l'ordine patriarcale mantiene una struttura logofallocentrica che elide la donna senza nominarla, imponendo il discorso dell'universale neutro modellato sul maschile; discorso che e' di fatto regolato dalla 'logica del medesimo' in quanto la donna vi compare rappresentata dall'uomo. Quando si giungera' con la seconda ondata a questa formulazione il f. avra' maturato una piu' chiara convinzione che i diritti umani attengono a ogni essere umano in quanto individualita' autonoma (Martha Nussbaum, Luisella Battaglia, Marisa Forcina), ma il rapporto tra f. e diritti e' tuttora problematico (gruppo Diotima, Diana Sartori). Premesso che le donne hanno espresso visioni che oggi possono dirsi femministe assai prima dello sviluppo del discorso femminista della liberazione, la storia del f. non e' lineare visti la varieta' e l'intreccio di posizioni, avvicinamenti, distanziamenti e separazioni.
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Spazi e tempi del femminismo
Dell'attuale scansione del f. in ondate non e' condivisa la loro demarcazione, tanto piu' se cronologica, dato un approccio alla temporalita' incline non a visioni lineari e cicliche ma a forme di ricorsivita' innovativa, che si riflettono nel rifiuto di una schematizzazione. L'immagine dell'ondata e' efficace quando se ne focalizza la vitalita' e il dinamismo, per cui l'energia e' mantenuta attraverso un rinnovato slancio 'a partire da se'', che e' quanto ha inteso fare il f. contemporaneo disegnando una storia 'giocata' sulla mobilita' di scansioni e confini, quindi sui nessi tra istanze, teorizzazioni e azioni diverse e diacroniche. Come nel caso del 'problema' della prima ondata, cioe' dell'affermazione dell'individualita' moderna, che avrebbe trovato sbocco nel suffragismo avviatosi all'inizio del XIX sec., affondando le sue radici nel pensiero illuminista e nella rivoluzione francese. A connessioni e innesti le filosofe femministe della seconda ondata preferiscono la 'fluidita'', tematizzata soprattutto nel contesto francese (Luce Irigaray) e italiano (gruppo Diotima) trovando antecedenti in scrittrici e poetesse della prima ondata o in femministe ante litteram. Sono approcci diversi che coesistono con i contemporanei topoi del discorso femminista: mescolanza, ibridazione, creolizzazione e meticciato. Oltre alla pluralita' e alla delocalizzazione/dislocazione, questi topoi evocano la fluidita' del corpo e della sessualita' femminile in cui non c'e' cesura tra esterno e interno, e su questa peculiare continuita'/discontinuita' carnale le femministe, anche attingendo creativamente ai miti, si sono espresse in gesti, parole, scritture. La storia del f. trae sostegno dagli studi di storia delle donne, uno dei frutti piu' felici degli Women studies, e con la correlata storiografia ha dato luogo a controversie, anche perche' le due discipline, d'antico dominio maschile, hanno molto concorso all'elisione delle donne dagli ordini simbolici. La scansione in ondate, come la loro articolazione interna, deve tener conto dei diversi orientamenti teorici del f. legati a campi storico-culturali e linguistici diversi. La cartografia, quasi fino all'ultimo passaggio di secolo, mostra in primo piano il f. angloamericano e quello europeo continentale, con la presenza attiva di filosofe francesi e italiane. L'area del f. tedesco (oggi tanto internazionalizzato da non distinguersi come gruppo), riflettendo la tradizione del socialismo e del marxismo, ha una struttura molto ideologizzata e politicizzata in linea con la nuova sinistra, in piena consonanza con il dettato 'il personale e' politico'. Nei paesi di lingua spagnola, dato il prolungato isolamento politico dovuto alla dittatura franchista, si stagliano alcune figure di pensatrici e scrittrici (Maria Zambrano, Victoria Ocampo) che saranno riconosciute femministe piu' tardi. Nei paesi del Nord Europa, per le anticipate peculiari acquisizioni di diritti delle donne, il f. ha uno sviluppo celere ma poco originale e si consolida soprattutto nelle sedi accademiche a livello di ricerca e didattica. Al passaggio di secolo lo scenario appare mutato, allargandosi dall'Africa ai paesi dell'America latina e a quelli orientali, in specie l'India. Oltre a coinvolgere le questioni del f. postcoloniale (come le questioni delle donne nere, africane e non, di quelle africane bianche, di prima e seconda generazione, delle emigranti asiatiche, ecc.), questo neo-f. rivisita criticamente i paradigmi del f. storico (Seyla Benhabib), anche scalzandoli, come da ultimo il paradigma della lingua madre che il 'soggetto nomade' del f. postmoderno non conosce (Rosi Braidotti). Si tratta di linee di sviluppo piu' che di fuga, e i soggetti pure nomadi e 'mascherati' (Judith Butler) sono donne intenzionate a non farsi condizionare e a decidere liberamente delle loro scelte sessuali. Del f. piu' recente e' in discussione se sia una terza ondata o una coda della seconda e se debba definirsi o meno post-f., certo vi si colgono i segni del nuovo e la ripresa di temi antichi.
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Le ondate del femminismo
La prima ondata dell'emancipazionismo suffragista ottocentesco, su cui gli studi di storia delle donne stanno dando contributi innovativi, si e' avviata con una coppia, Harriet Taylor (L'emancipazione delle donne, 1851) e John Stuart Mill (La soggezione delle donne, 1869), non assestata sulla binarieta' maschile e femminile costruita in modo che il femminile slitti in seconda posizione. Entrambi sono polarizzati sul paradosso di un'uguaglianza dei diritti 'monca' perche' non applicabile alle donne. Le loro tesi, liberali in senso radicale e ugualitarie, sfoceranno nella conquista dei piu' rilevanti diritti richiesti, che il f. di orientamento socialista considera solo formali, in linea con il materialismo dialettico di Engels che lega la subordinazione della maggioranza delle donne alle condizioni economico-sociali (ponendo in questione la portata rappresentativa del suffragismo e il carattere borghese del femminismo). Saranno pero' i temi engelsiani della messa in discussione della famiglia monogamica e dei rapporti tra uomini e donne nella sfera della sessualita' non solo riproduttiva, collegata al desiderio e alla libera scelta amorosa (L'origine della famiglia, della proprieta' privata e dello Stato, 1884), a essere ripresi dal f. della seconda ondata. Nel cinquantennio, o fase d'eclisse, che la precede, il f. rielabora l'uguaglianza dei diritti e delle condizioni materiali mettendo a fuoco il tema della differenza. Virginia Woolf e Simone de Beauvoir ridanno linfa alla teoria femminista, mostrando come l'eclisse sia una modalita' dinamica d'assenza/presenza. Entrambe parlano dell'alterita' della donna, di quella impostale dall'uomo e a lui speculare e di quella interna a se' che ha bisogno d'esprimere. Woolf sembra investire tutto nel privato, ma il privato cui lei guarda e' un mondo, non una sfera accanto a quella pubblica, di fatto ridotta a zona di guerra per uomini bisognosi di possesso e controllo: e' un modo d'essere umano che muovendo dall'individualita' incarnata si apre all'universalita' umana. La cura di se' come forma di relazionalita' 'altra', con lo spazio e il tempo per viverla quale pratica di vita estranea alle pratiche maschili di morte, e' liberante ed e' politica, e le donne hanno in tale campo dei saperi da coltivare e da trasmettere. Simone de Beauvoir assume la differenza a categoria esistenziale, e la donna, in quanto costretta nel prototipo dell'alterita' con la maiuscola, l'Altro dall'uomo, ne mostra l'imprescindibilita'. Per recuperare la sua differenza, l'alterita' con la minuscola, la donna deve attingere a se' stessa, al proprio desiderio, riattivando la propria progettualita' esistenziale tramite la narrazione, riscrivendo la sua storia a un tempo individuale e comune. La pratica della narrazione - in forma di parola e scrittura biografica, autobiografica e fantastica - e' un tema costitutivo del f. perche' nel richiamare la donna a se' stessa la dispone alla scoperta di se' come altra, non fissando o chiudendo il discorso ma avviando un cammino di autoformazione. Il secondo sesso (1949) si chiude con un'affermazione decisa contro l'omologazione al maschile e a favore della liberazione, ma cio' significa scompaginare l'ordine dei sessi a partire da se', attingendo a una differenza ancora da scoprire, che impegnera' il f. della seconda ondata. Insorta negli anni Sessanta del Novecento, nel solco dei movimenti antiautoritari e di liberazione, sin da quello studentesco, la seconda ondata e' dirompente, ma vive anche fasi di riflusso ricche di nuove elaborazioni. La storia del f. degli anni Settanta/Novanta, nel suo prolungarsi al passaggio di secolo e al presente, appare percorsa da cambiamenti cosi' forti da prospettare una cesura che sarebbe segnata dall'apparizione del postfemminismo. Questo accentua il carattere di per se' controverso del termine f., laddove sembra piu' sensato parlare di divergenze del f. postmoderno da alcuni dei sempre mobili parametri femministi. Poco convincente appare anche l'idea di una terza ondata, viste la contiguita' temporale e la non univocita' della categoria di postmodernita'. Il f. filosofico ha peraltro condotto una disanima dei concetti postmoderni, quali differenza e identita', per analizzare la costruzione del soggetto donna e affermare la poliedricita' di ogni essere umano comunque sessuato. Infatti, sia l'opera di decostruzione del discorso dell'universale neutro quale soggetto logofallocentrico, sia l'azione di sabotaggio perpetrata sulla tradizione filosofica occidentale per strapparle alcune figure femminili esemplari (Adriana Cavarero), hanno mirato non alla costruzione della casa femminista definitiva fatta a regola, ma all'individuazione di uno spazio relazionale che dia modo al se' di manifestarsi e narrarsi.
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La situazione contemporanea
Il f., uso a lavorare sempre sul provvisorio e sul frammentario, soprattutto oggi vive trasformandosi, cosa che evoca la messa in gioco sia di controversie sia di possibilita' impreviste. Cosi' e' accaduto nella seconda ondata con La mistica della femminilita' di Betty Friedan (1963), che nell'avviare un movimento di emancipazione/liberazione delle donne di forte risonanza, ha innescato nuove iniziative pratiche e teoriche, innanzitutto sulla questione del potere. Infatti, mentre per Friedan le donne devono rivendicarlo, altri gruppi (per es., il gruppo Feminist, fondato da Ti-Grace Atkinson) lo contestano mettendo in discussione l'asse sessualita', patriarcato, capitalismo, come avviene anche nei gruppi europei di studio e autocoscienza, che scelgono il separatismo per elaborare modalita' proprie di pensiero e discorso (Rivolta femminile, Libreria delle donne di Milano, Centro Virginia Woolf, gruppo Diotima). Parlando di f. anglo-americano e f. europeo va tenuto conto delle difformita' dei rispettivi contesti socioculturali e delle matrici filosofiche, come nel caso dell'Anglo-American feminist criticism, delle teorie femministe francese e italiana (ciascuna con le sue articolazioni interne). Nell'attuale ampliarsi del raggio d'incidenza del f. si osserva pero', con l'usuale rimescolamento delle carte, una maggiore convergenza problematica, in specie sulle questioni etico-politiche, dove la cura, intesa come forma di razionalita' pratica, assume il ruolo di categoria fondativa di una nuova etica pubblica, che attraverso il lavoro 'attento' sui confini morali dati punta a scalzare i rapporti di disuguaglianza (Iris Marion Young, Joan Tronto, Laura Boella). La seconda ondata e' caratterizzata in Francia e in Italia da uno scavo sulla sessualita' femminile attraverso la rilettura critica delle teorie di Freud, Foucault, Lacan che porta a elaborare una teoria della differenza sessuale che fara' testo per gli sviluppi delle filosofie femministe. Luce Irigaray, rileggendo i testi della tradizione filosofica occidentale, e in specie quelli platonici a fronte di quelli freudiani, mostra la cancellazione dall'intera produzione speculativa della donna e della sessualita' femminile: il corpo incarnato e' assente dall'ordine simbolico, cioe' dal discorso che fa testo. Sul fronte semiotico e della teoria psicoanalitica, Julia Kristeva valorizza le potenzialita' segniche della lingua materna quale fonte di espressivita' poetica, gioiosa, libera e liberante, che emerge dalle maglie del linguaggio maschile sotto forma di trasgressione del significato e del senso normativo. La figura materna assurge a perno di un'elaborazione teoretica ampia e complessa soprattutto con il gruppo Diotima dell'universita' di Verona, il cui "pensiero della differenza sessuale" (accusato di essenzialismo, non solo dal f. di taglio piu' sociologico e costruttivista) ha avuto larga disseminazione. Rifacendosi all'analisi di Irigaray, esso ha individuato nella madre quale corpo generante il primo referente di un ordine simbolico capace di promuovere saperi incarnati, e da qui una genealogia femminile che prevede forme di separatismo dagli uomini e di affiliazione tra donne (Luisa Muraro). Il f. ha coinvolto con la sua critica e rilettura dei saperi anche l'epistemologia e la storia della scienza (Evelyn Fox Keller), cosi' come rapido sviluppo ha avuto anche l'ecofemminismo. Ma un settore molto vitale a livello internazionale e' quello filosofico-religioso, che vede accomunate femministe di varie religioni (Rosemary Radford Reuther, Christine Battersby, Francesca Brezzi, ecc.) impegnate, oltre che nella critica alle istituzioni religiose, in una rilettura dei testi biblici che parla anche di 'dio-donna'. Nel suo versante piu' dichiaratamente postmoderno il f., utilizzando le strategie decostruzioniste di Derrida e Deleuze, destabilizza il modello binario inscritto nel maschile e nel femminile performati dal discorso egemone, puntando a valorizzare, con la poliedricita' del femminile, la polivalenza della sessualita' e il carattere eversivo del desiderio (gia' impliciti nell'anarchia del corpo fluido femminile delineato da Irigaray), l'uno e l'altro normati sull'eterosessualita' (Teresa de Lauretiis, Adrienne Rich). Da qui la scelta di entrare nel gioco dei generi, 'mascherandosi' da donne per scalzare i consolidati ruoli di genere e determinarsi come soggetti femministi liberi di scegliere il proprio orientamento sessuale (Judith Butler, e prima Carla Lonzi). Il confronto con i media e le nuove tecnologie caratterizza il f. postmoderno e lesbico, che, mettendo in luce gli aspetti pervasivi e delocalizzanti, ne sfrutta la frammentazione e le discrepanze al fine di sperimentare le possibili trasformazioni della soggettivita' corporea (come la figura cyborg di Donna Haraway), in vista della liberazione del desiderio, sminuendo il peso delle differenze di genere (Kate Millett, Shulamith Firestone). Cio' incide pure sulla scrittura femminile intesa in senso femminista, cioe' come fatto creativo eccedente ogni sua codificazione e in quanto tale non esclusiva della donna (Helene Cixous). Si parla però anche di una tradizione letteraria femminile che presenta una continuita' di immagini e temi mutuati da generazione a generazione, associabile a un costante tessuto relazionale tra le scrittici e i loro contesti sociali di vita (Elaine Showalter). Tutto cio' rimanda a una proliferazione di donne capaci di pensiero, volonta' e azione, che attingendo a Hannah Arendt - una delle madri simboliche del f. contemporaneo - si possono raffigurare come il nostro "futuro alle spalle".
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Feminist film theory
Merita un cenno la anglosassone Feminist film theory, nata alla meta' degli anni Settanta del Novecento, riflessione sul linguaggio, oltre che metodo di lavoro, di codifica e di decodifica, che si interroga sostanzialmente sul rapporto tra rappresentazione e differenza sessuale: il cinema si fonda sul piacere di guardare e lo perpetua; il cinema e' messa in scena di voyerismo e feticismo, dove il maschile e' il soggetto della rappresentazione e il femminile il suo oggetto. Differenza sessuale, quindi, intesa non come dato biologico bensi' come costrutto culturale, prodotto di una tecnologia di rappresentazione e autorappresentazione. Ispirata alla psicoanalisi e passando per l'analisi testuale, tale ricerca e' approdata alla funzione spettatoriale espressa dai concetti di gaze e desire, ossia di interazione tra sguardo e desiderio. Il contributo di maggior peso e' dato dall'inglese Laura Mulvey nel suo testo Visual pleasure and narrative cinema (1975).
8. REPETITA IUVANT. ANCORA UN'OPINIONE SULL'ERGASTOLO (CON UN'APPENDICE DI COSE GIA' DETTE)
L'ergastolo e' una pena disumana: e' dire a una persona "sei escluso per sempre dall'umanita'". Questa espressione e' evidentemente folle. Questa decisione e' evidentemente scellerata.
Il diritto penale in tanto e' legittimo in quanto non riproduce il crimine ma lo contrasta, in tanto e' razionale in quanto si oppone alla cieca violenza, in tanto e' norma civile in quanto non e' brutale vendetta.
Non doveva esserci bisogno che una corte di giustizia europea dicesse cio' che tutti gia' sanno: che una pena disumana e' un crimine.
Un ordinamento democratico, uno stato di diritto, un consorzio civile non possono ammettere che la violenza regni: ergo, l'ergastolo va abolito.
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In guisa di appendice riproponiamo qui di seguito alcuni brevi testi su questo foglio apparsi alcuni mesi fa.
Quattordici voci contro l'ergastolo
I. Non mi uniro' giammai a chi non ha pieta'
Non mi uniro' giammai all'ebbra folla e ignobile
che alla forca inneggia e alle galere.
Non mi uniro' giammai a chi propugna
d'incarcerare per sempre una persona.
Non mi uniro' giammai a chi non ha pieta'
per le vittime alcuna e quindi e' pronto
ad aggiungere altro male al male.
Non mi uniro' giammai a chi adora
la violenza il dolore la morte.
Chiamo fascismo questo prosternarsi
alla violenza
chiamo fascismo questo prosternarsi
a chi soltanto e sempre vuole il male.
Io credo che umanita' significhi
opporsi sempre a tutte le uccisioni
salvare tutte le vite
soccorrere tutte le vittime
al male opporsi facendo il bene
non cedere mai alla violenza
ricordare la propria umanita'
agire sempre con misericordia
essere tu l'umanita' come dovrebbe essere.
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II. Contro tutte le uccisioni, quindi anche contro l'ergastolo
Sono un essere pensante e in quanto tale sono contrario a tutte le uccisioni.
Riconosco ad ogni essere umano il diritto alla vita, ne consegue il dovere di non sopprimerla mai.
E proprio perche' sono contro tutte le uccisioni sono anche contrario all'ergastolo, che e' insieme abominevole tortura e pena di morte protratta nel tempo.
Chi e' a favore dell'ergastolo ragiona nello stesso modo di chi uccide: "mors tua, vita mea". E quindi ne condivide e ne avalla la barbarie.
Possa venire presto il tempo in cui ad ogni essere umano sia evidente che il primo dovere e' non uccidere mai, che il primo dovere e' salvare tutte le vite.
E possa venire prestissimo l'ora che nel nostro paese sia abolito l'ergastolo, sia finalmente rispettata la Costituzione repubblicana, sia finalmente rispettata l'umanita' di ogni essere umano.
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III. L'ergastolo e' un crimine contro l'umanita'
Cosi' come la pena di morte, l'ergastolo e' un crimine contro l'umanita'.
Esso infatti condanna una persona alla segregazione a vita in attesa della morte: e' quindi una incessante tortura, e per cosi' dire una pena di morte differita nel tempo ma sempre incombente senza scampo.
La pena dell'ergastolo implica la disumanizzazione di una persona, essendo ad ogni persona costitutivamente inerente la speranza di liberta', la possibilita' di modificare la propria condizione, l'aspirazione a un futuro degno di essere vissuto, il progetto e la prospettiva dell'incontro col volto altrui e di una felicita' condivisa.
L'ergastolo e' un crimine contro l'umanita'.
Abolire l'ergastolo e' il passo necessariamente conseguente all'abolizione della pena di morte e della tortura.
Abolire l'ergastolo e' l'impegno cui e' chiamata ogni persona che pensa che ogni essere umano abbia diritto alla vita.
Abolire l'ergastolo e' l'impegno cui e' chiamata ogni persona che pensa che occorre opporsi a tutte le uccisioni.
Abolire l'ergastolo e' l'impegno cui e' chiamata ogni persona che pensa che salvare le vite sia il primo dovere.
Chi condivide queste opinioni faccia circolare questo appello.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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IV. Abolire l'ergastolo perche' incostituzionale
Se si rispetta la Costituzione della Repubblica italiana, l'ergastolo va abolito perche' incostituzionale.
All'articolo 27 comma 2 la Costituzione dichiara che: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita' e devono tendere alla rieducazione del condannato".
La condanna all'ergastolo e' una lunga tortura, ovvero un trattamento contrario al senso di umanita'.
L'ergastolo e' quindi incostituzionale.
La condanna all'ergastolo e' l'oppposto di un "tendere alla rieducazione".
L'ergastolo e' quindi incostituzionale.
All'articolo 27 comma 3 la Costituzione dichiara che: "Non e' ammessa la pena di morte".
La condanna all'ergastolo e' di fatto una condanna a morte soltanto differita e senza speranza alcuna di revoca e salvezza.
L'ergastolo e' quindi incostituzionale.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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V. Una pena che non ha fine e' una pena disumana
Una pena che non ha fine e' una pena disumana.
La giustizia non puo' essere disumana.
Il diritto non puo' essere disumano.
Una pena legittima non puo' essere disumana.
In quanto pena senza fine, quindi disumana, l'ergastolo non e' una pena legittima.
In quanto pena senza fine, quindi disumana, l'ergastolo non e' uno strumento di diritto.
In quanto pena senza fine, quindi disumana, l'ergastolo non e' un atto di giustizia.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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VI. Alzi la mano
Chi e' contrario alla tortura alzi la mano.
L'ergastolo non e' forse una tortura?
Abolire l'ergastolo. Adesso.
Chi e' contrario ad uccidere alzi la mano.
L'ergastolo non e' forse un'uccisione lenta e inesorabile?
Abolire l'ergastolo. Adesso.
Chi e' contrario a tenere un essere vivente rinchiuso in una gabbia per tutta la vita alzi la mano.
L'ergastolo non e' tenere un essere umano rinchiuso in una gabbia per tutta la vita?
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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VII. La parola mostruosa
Un essere umano uscira' dalla cella solo da cadavere.
Il solo dire, il solo pensare questa frase, dovrebbe sgomentare ogni persona.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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VIII. Disumanita'
Che una persona possa essere condannata a una pena infinita, a una pena perpetua, non eccede i limiti dell'umanita'?
Che una persona debba per sempre restar segregata finche' non sopravvenga la morte, non e' una evidente disumanita'?
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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IX. Ergo
Ogni pena legittima si oppone alla disumanita'.
L'ergastolo e' una pena palesemente disumana.
L'ergastolo non puo' quindi essere una pena legittima.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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X. La stessa voce
La stessa voce che mi dice nel cuore "Non uccidere" mi dice anche "Non tener prigioniera una persona fino alla morte".
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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XI. La formula
Un'agonia senza speranza, una pena senza scampo, "finche' morte non sopraggiunga".
Questa e' la formula dell'ergastolo.
Come dell'impiccagione, come della crocifissione.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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XII. Un'attesa disperata della morte
Questo significa l'ergastolo:
che fino alla morte sarai sempre prigioniero
che tutti i tuoi giorni saranno solamente
un'attesa disperata della morte.
Ma una persona di questo consiste:
dei suoi inalienabili diritti
del suo incessante aprirsi e divenire
della costitutiva liberta'
dell'infinita possibilita' di bene
ad ogni essere umano inerenti
e chi per sempre a una persona toglie
tutti quei beni che ne fanno una persona
quella presenza umana l'ha gia' uccisa.
Una vita che non sia altro che attesa della morte
non e' una vita degna di esseri umani
e' soltanto un'infinita sofferenza
privata di ogni bene e che soltanto muore.
L'ergastolo e' l'imperio degli orchi e dei vampiri.
L'ergastolo e' la morte col contagocce data
per la sadica gioia di chi la morte adora.
L'ergastolo e' un crimine contro l'umanita'.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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XIII. Giustizia e' contrastare il male con il bene
Aggiungere male a male, dolore a dolore, tortura a tortura, non puo' essere giustizia.
Giustizia e' contrastare il male con il bene, opporre al dolore la solidarieta' e la guarigione, spegnere l'incendio della rabbia e prosciugare la palude della violenza, abolire la tortura.
Privare per sempre un essere umano della liberta' e' privarlo della sua stessa umanita'.
Ogni pena legittima ha come fine il ritorno della e alla liberta'.
Ogni crimine e' negazione della dignita' umana della vittima.
Ogni pena legittima si oppone alla negazione della dignita' umana, si oppone alla soppressione dell'umanita', si propone la reintegrazione della e nell'umanita'.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
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XIV. Noi che vogliamo essere e restare umani
Noi che vogliamo essere e restare umani
noi che ci opponiamo a tutte le uccisioni
noi dichiariamo che l'ergastolo e' un delitto
e quindi che deve essere abolito.
Essendo proprio dell'umanita'
di ogni persona umana
capire cambiare migliorare
pentirsi del male fatto
riparare per quanto possibile ad esso
ritrovare se stessa nel volto altrui
scegliere il bene
l'ergastolo che tutto questo impedisce
nega l'umanita' dell'umanita'.
Come e' un delitto la pena di morte
che una persona uccide d'un sol colpo
l'ergastolo che inesorabilmente
lentamente uccide una persona
soffocandola senza via di scampo
annientandola senza speranza alcuna
e' ugualmente un uccidere e' ugualmente
un delitto.
Un delitto inammissibile come tutte le uccisioni
un delitto inammissibile come tutte le stragi
un delitto inammissibile come tutte le guerre
un delitto contro l'intera umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele
salvare le vite e' il primo dovere.
Abolire l'ergastolo. Adesso.
9. REPETITA IUVANT. PROGRAMMA MINIMO DI QUALSIVOGLIA GOVERNO FEDELE ALL'UMANITA'
Salvare le vite e' il primo dovere.
Eguali diritti per tutti gli esseri umani.
Solidarieta' che ogni essere umano riconosca e raggiunga e sostenga e difenda.
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Ne consegue:
- abolire le guerre e le armi;
- condivisione del bene e dei beni;
- rispetto e salvaguardia dell'intero mondo vivente.
10. REPETITA IUVANT. TRE TRAGEDIE, TRE INTERVENTI, TRE PRINCIPI
Tre tragedie
La strage degli innocenti nel Mediterraneo.
I lager libici.
La schiavitu' in Italia.
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Tre interventi
Primo: soccorrere tutti i naufraghi, e non solo: consentire a tutte - tutte - le persone di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro. Cosi' annientando il lucrosissimo mercato criminale dei trafficanti di esseri umani.
Secondo: liberare e portare in salvo in Italia tutti i prigionieri dei lager libici: se necessario pagando sia al governo di Tripoli, sia al generale Haftar, un compenso affinche' non lo impediscano, ma anzi cooperino a tal fine.
Terzo: riconoscere subito a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a partire dal diritto di voto. Abolire il cosiddetto "reato di clandestinita'" riconoscendo che chiunque si trovi in Italia deve avere tutti i diritti e i doveri di ogni altra persona. Far valere su tutto il territorio italiano i diritti di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori. Liberare l'Italia dalla schiavitu'.
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Tre principi
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
11. REPETITA IUVANT. I COMPITI DELL'ORA
Abrogare immediatamente tutte le infami e scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita'.
Soccorrere tutte le persone in pericolo, salvare tutte le vite.
Far cessare immediatamente tutte le persecuzioni, lo schiavismo e l'apartheid in Italia.
Tornare alla Costituzione repubblicana antifascista.
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Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto, e tutti i diritti sociali, civili e politici, a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 344 del 26 dicembre 2019
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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