[Nonviolenza] Archivi. 349
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- Date: Wed, 6 Nov 2019 11:07:38 +0100
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 349 del 6 novembre 2019
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di settembre 2019 (parte quarta)
2. Omero Dellistorti: Il ritorno di Picciafoco
3. Cynthia Cockburn
4. Per la ricostruzione della civile convivenza
5. Omero Dellistorti: Per giustizia
6. Ricordi
7. "Ricordando Ruth Benedict". Un incontro di studio a Viterbo
8. Omero Dellistorti: L'ombrellaio
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2019 (PARTE QUARTA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2019.
2. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL RITORNO DI PICCIAFOCO
Era o non era? Non era possibile che era. Pero' se non era gli assomigliava tanto che doveva essere lui per forza. Se non era il fantasma. Ma fantasma non era da come trangugiava la pastasciutta, che qui dal sor Rinaldo e' il piatto preferito, "il piatto sovrano" come dice il sor Rinaldo, o quello che fa finta di essere il sor Rinaldo, perche' la gestione in cinquant'anni sara' cambiata dieci volte e sempre c'e' il sor Rinaldo, che e' il nome della trattoria e quindi di necessita' pure di chi la gestisce, che siccome il primo della dinastia ci aveva i baffi a manubrio se li fanno crescere tutti per diventare il genius loci, come dice il farmacista che e' cliente abituale.
Insomma, era o non era Picciafoco? Mi pareva e non mi pareva: quarant'anni dopo le persone cambiano, ma quel regaletto sulla guancia che gli avevo fatto io era proprio uguale: due rasoiatelle che adesso luccicavano come il ghiaccio sotto la barba fatta male. E se era, che ci era tornato a fare qui? Non lo sapeva che era l'ultimo posto al mondo dove farsi vedere? La gente sono tutti scemi, lo dico sempre io, fanno sempre la mossa sbagliata, magari tutta la partita non hanno sbagliato niente, ma prima che finisce la fanno, la fanno grossa, e nera, e puzzolente. La gente. Che si deve far riconoscere sempre che non capisce un colpa che la piglia. E io non sono uno sentimentale, io non mi commuovo, io ti punisco cosi' impari. E' la legge della natura, e il principio dell'educazione: tu abbassi la guardia? E il ferro entra. E il ferro e' piu' duro della ciccia e pure dell'osso, il ferro entra. E poi vediamo che ci avevi in saccoccia, nel portafoglio, la catenina al collo, la fede, pure i denti che io mica mi schifo a guardare in bocca ai morti. Perche', la roba che mangiamo non e' morta? E allora perche' la gallina o la vacca morta non ci fa schifo e l'uomo morto si'? Dovrebbe essere il contrario, semmai. La gente, la gente non capisce un colpo e non ne azzecca mai una. Buon per me, dico io.
Secondo me era, la zazzerona non c'era piu', ma e' l'eta', e la moda di adesso che si rasano pure il cucuzzolo, 'st'imbecilli, 'sti cialtroni. Secondo me era lui. Che era tornato. E adesso uno come me ce lo ha il diritto di sapere perche' uno come lui fa la fesseria dell'anno, no? Che lo dovevo avere steso allora e l'ho lasciato campare, e l'imbecille si ripresenta qui. Se non e' uno sfregio questo.
Cosi' mi alzai, superai tre o quattro tavolini vuoti, e col piatto, il bicchiere, la bottiglia e il tovagliolo mio che mi sembravo un prestigiatore, un equilibrista, a riuscire a tenerli tutti senza farli cascare, mi piazzo di fronte a lui e accennando alla sedia vuota dico: e' libero? E lui, senza neppure alzare la testa: No.
- Intendevo: la sedia.
- No.
- No che?
- Non e' libera.
- Pero' e' vuota.
- Non e' la stessa cosa.
- Sei sempre lo stesso, Picciafo'.
- Come, prego?
- Se alzi gli occhi mi riconosci, Picciafo'.
- Temo che lei mi confonda con qualcun altro.
- Sara'. Intanto mi metto seduto prima che mi casca tutto per terra.
Solo dopo che mi ero sistemato ed avevo riavviato l'attivita' manducatoria lui desistette dalla medesima attivita', sbuffo', sollevo' le sopracciglia e disse: "Sei sempre un rompicoglioni, Biancazzu'". Biancazzuro mi ci chiamavano da regazzino, saranno cinquant'anni che nessuno mi ci chiama piu'. Era proprio Picciafoco.
- Ti sei deciso.
- Tanto non te ne andavi.
- Ci potevi scommettere.
- Vabbe', mo' basta, che volevi?
- Io? Tu, tu che pensi di combinare qui, ma che ti dice il cervello? Se ero un altro gia' aveva chiamato i carabinieri e addio Picciafoco, bevuto come un vermuttino.
- Non l'hai fatto.
- Apposta ho detto se era un altro.
- Ma un altro non mi riconosceva, no?
- E che ne sai?
- Sto qui da mezz'ora e m'hai riconosciuto solo tu.
- E che dimostra?
- Niente.
- Niente lo dico io.
- Dillo tu.
- Niente.
- Bravo. E mo'?
- No, e mo' lo dico io.
- Tutte tu le vuoi dire? E dille tutte tu.
- Mo' che ci fai qui?
- Niente. Lo posso dire niente?
- Sei sempre lo stesso, Picciafo'.
- L'hai detto gia', Moschettie'.
Moschettiere e' un altro dei nomi con cui mi chiamano, per via di tutte le risse a coltellate. Poi per entrare meglio nel personaggio visto che mi chiamavano cosi' m'ero fatto crescere i baffetti a punta e la mosca sul mento. Li ho tenuti per qualche anno, poi li ho tagliati perche' ero troppo facile da riconoscere, e col mestiere mio e' meglio non farsi riconoscere. Mi chiamavo gia' Moschettiere quando feci il lavoretto sulla faccia di Picciafoco, che se glielo feci vuol dire che se l'era meritato, adesso non mi ricordo piu' perche'. Invecchiando mi accorgo che mi ricordo bene i fatti, ma le ragioni per cui ho fatto quei fatti non me le ricordo piu', a parte quella principale che e' sempre la stessa: i soldi. E che altro?
"Ce lo prendiamo un caffe'?", dice lui. "Meglio un cognac, un caffe' e un amaro", dico io. "Servizio completo", dice lui. "E poi mi dici perche' sei qui", dico io. "Carla la matta", dice lui abbassando la voce.
- Ma se e' morta da dieci anni almeno.
- Ma prima non potevo.
- Ma che ti hanno raccontato?
- Niente, che e' morta.
- Apposta, e' morta. E' morta di un tumore. Non ci ha colpa nessuno.
- Ci ha sempre colpa qualcuno.
- E di chi sarebbe la colpa.
- Del marito, direi.
- Anzermo?
- Anzermo Scorticallossi.
- Guarda che non c'entra niente, e' morta perche' ci ha avuto un cancro.
- Tu dici che non c'entra, io dico che c'entra.
- Per questo sei venuto?
- Per questo.
- Ma non lo puoi fare.
- E perche' no?
- Perche' Anzermo lavora per me.
- E allora?
- Allora e' sotto la mia protezione.
- Vorra' dire che ti pago un risarcimento.
- Vorra' dire che dovresti ammazzare pure a me.
- Vorra' dire che lo faro'.
- Vorra' dire che mi tocca d'ammazzarti prima io.
- Svelto come la polvere.
- Niente di personale, ma un capo si prende cura dei suoi.
- Niente di personale, ma sei sempre stato un pallone gonfiato con questa mania di comandare. Ma come fai a sopportarti?
- Io ci riesco bene, tu mi pare un po' meno.
- E che ne sai?
- Per esempio io sono restato al paese e tu sei sparito.
- Semplice profilassi.
- Per quarant'anni?
- Per quarant'anni.
- E cosi', a passatempo, che avresti combinato 'sti quarant'anni di turismo?
- Bravo, ho fatto il turista.
- E sei restato pezzente.
- Puo' darsi di si' e puo' darsi di no.
- Di si', di si', che se era no che te ne fregava di Carla la matta.
- Non lo so, primo amore?
- Ma senti tu che scemenze che mi tocca sentir dire da uno scemo come te.
- Sono scemo, dico scemenze. E' normale.
- Tu non sei stato mai innamorato della Carletta, guarda che io me lo ricordo.
- Puo' darsi di si' e puo' darsi di no.
- Ancora 'sta zunna? non sei stato mai innamorato della Carletta, se non lo so io.
- E che ne sai tu?
- Tutto so io.
- Tutto tutto?
- Tutto tutto.
- Tutto tutto no.
- Tutto tutto si'.
- E invece no, perche' senno' lo sapevi che la Carletta s'era innamorata di me.
- E quando mai?
- Quando me ne andai. Apposta me ne andai.
- Ah si'? A me mi pare che te ne andasti la sera che avevi cavato fuori le budella da dentro Albertino l'Avvocatino. In mezzo alla piazza, che ci mancava solo la banda musicale.
- E secondo te perche'?
- Perche' che?
- Non la banda musicale, l'estrazione delle budella.
- Ma che ne so, non c'e' mica sempre bisogno di un perche'.
- Invece quella volta un perche' c'era.
- Carla la matta?
- Essa.
- Cioe'.
- M'aveva scritto una lettera.
- Carla la matta una lettera, e a te? Non ci credo neanche se la vedo.
"Eccola", disse. La tiro' fuori dal portafoglio e la lancio' sul tavolino verso di me che quasi finiva nel piatto che ormai era vuoto, ma un po' di sugo c'era ancora. Picciafoco e' fatto cosi', non ci ha rispetto di niente.
La lessi: roba da non crederci. E cosi' l'Avvocatino aveva violentato la Carletta, che aveva scritto a Picciafoco che aveva aperto l'Avvocatino e poi via. Poi Carla la matta si era messa con Anzermo che l'aveva messa a fare la vita, poi l'aveva pure sposata, la gente e' proprio scema, e adesso ecco questo campione del mondo degli scemi qui davanti a me che era tornato con quarant'anni di ritardo.
- Ci sono un mucchio di cose che non sai, Picciafo'.
- E tu dimmele.
- Dopo che partisti, la Carletta si mise a fare la vita.
- No. Anzermo la mise a fare la vita.
- E' lo stesso.
- No che non e' lo stesso.
- Si' che e' lo stesso, tanto oramai e' morta.
- Lei si', Anzermo no.
- Anzermo adesso gioca nella squadra mia.
- Dovrai fare un nuovo acquisto col mercato d'autunno.
- Non fa ridere per niente.
- Non doveva far ridere.
- Tu non sai niente.
- E tu invece sai tutto.
- Si', io so tutto perche' io sono restato qui al paese e tu invece sei fuggito in capo alla luna.
- Non cosi' lontano, ma quasi.
- Vabbe', compro la vita d'Anzermo, quanto vuoi?
- Niente, quella vita non vale niente.
- E allora la compro per niente, affare fatto.
- Non abbiamo fatto nessun affare. Stasera quel magnaccia smette di ammorbare il mondo e questo e' tutto. Non ti mettere di mezzo.
- Pure da giovane ci avevi sempre 'ste pose melodrammatiche che non le poteva sopportare nessuno.
- Mi dispiace, sara' il carattere.
- E allora te lo dico per l'ultima volta. Non intignare perche' se intigni mi costringi a fare quello che non voglio fare.
- Tu non devi fare niente, sono io che devo fare una cosa, e poi e' finita.
- E che te l'ha ordinata il dottore?
- Quasi. Guarda qua.
E mentre tenevo ancora in mano la prima lettera me ne tiro' una seconda. Era un'altra lettera di quella zozzona della Carletta, che diceva che stava per morire di cancro e che l'aveva sempre amato. Nient'altro.
- Come ha fatto a farti arrivare 'sta lettera.
- Evidentemente conosceva il modo.
- Tutti questi anni siete restati in contatto?
- No. Ci ho solo 'ste due lettere sue. La prima me la diede lei la mattina dell'ultimo giorno di Albertino l'Avvocatino, la seconda la diede gia' chiusa a sua cugina Lucioletta perche' la desse a mio cugino Beccaccione, che quella mattina le avevo detto che ogni volta che avesse avuto bisogno di me me lo avrebbe potuto far sapere cosi'. Da allora una volta al mese ho sempre telefonato al Beccaccione per sapere se c'era posta. E dieci anni fa c'era. Me la feci spedire a casa di un amico che poi me la fece avere. Ci volle un po' di tempo. Quando la lessi non mi era possibile venire qua. Sono venuto adesso.
- E ci sono altre lettere?
- No.
- E neppure altre condanne a morte?
- Neppure.
- Solo Anzermo?
- Solo Anzermo.
- E se lo faccio io?
- E perche'?
- Come perche'? Per il prestigio. Oggi lo cerco e ci litigo, e stasera e' fatto.
- Non e' uguale.
- Perche' non e' uguale?
- Perche' devo farlo io.
- E' non e' uguale?
- No che non e' uguale, devo farlo io.
- Ultima offerta: oggi lo cerco e ci baccajo. Stasera vado a prenderlo, me lo porto dietro in un posto sicuro senza occhi indiscreti. Lo fai li', tu sparisci, e per la gente sono stato io. Mi lasci mille euro ed e' un buon accordo.
- E perche' mille euro?
- Ci perdo uno della squadra, qualche cosa dovro' pure ricevere in cambio.
- E se fossero due revolverate?
- E se invece ci scajassi tu due coltellate?
- Ce le ho gia' due coltellate tue, in faccia.
- Le vedo.
- Cinquecento euro e non se ne parla piu'. Per averti levato di torno uno che non vale niente, cinquecento euro e' un buon risarcimento.
- E' andata.
*
Lo rividi quella sera, e tutto ando' secondo i patti.
Non l'ho rivisto piu'.
3. CYNTHIA COCKBURN
E' deceduta Cynthia Cockburn, docente universitaria, saggista, militante femminista e pacifista, impegnata nel movimento delle donne in nero, di cui stava anche scrivendo la storia.
Con gratitudine la ricordiamo.
4. PER LA RICOSTRUZIONE DELLA CIVILE CONVIVENZA
E' il riconoscimento dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani la chiave di volta.
*
Come si puo' tollerare che gli europei abbiano il tristo privilegio di recarsi ovunque nel mondo a rapinare e dissipare risorse, ed agli esseri umani di interi continenti sia negato il diritto di giungere in Europa in modo legale e sicuro?
Chi, se non i governi europei, i governi del continente gia' responsabile di secoli di colonialismo, genocidio e saccheggio, ha creato il mercato illegale del traffico di esseri umani gestito dalle mafie schiaviste?
E non e' chiaro a chiunque che c'e' un solo modo per sconfiggere ed annientare il mercato illegale del traffico di esseri umani su cui le mafie schiaviste lucrano profitti immensi, e questo solo modo e' riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi su quest'unico pianeta casa comune di tutti in modo legale e sicuro?
Accogliere gli esseri umani in fuga da guerre e fame, da dittature e schiavitu', e' certo impegnativo, ma questo impegno non e' un nostro dovere, un dovere comune?
Accogliere gli esseri umani in fuga da violenze inenarrabili non e' forse un adempimento del primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto, il dovere di salvare le vite?
E salvare le vite dei fuggiaschi non e' il primo passo per una piu' ampia azione per contrastare guerre e fame, schiavitu' e dittature?
Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire le guerre e la fame? Non e' ancora giunta l'ora di agire per abolire ovunque le dittature e la schiavitu'?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
*
E come si puo' tollerare che in Italia vi sia ancora un non dichiarato ma effettuale regime di apartheid che nega diritti fondamentali a milioni di esseri umani?
Il cosiddetto "reato di clandestinita'" non e' forse una flagrante violazione di un diritto umano fondamentale, il diritto ad esistere, che implica il diritto ad avere un luogo nel mondo in cui vivere?
La riduzione in schiavitu' di innumerevoli esseri umani da parte delle mafie tanto nelle citta' quanto nelle campagne non e' forse un crimine contro l'umanita'?
L'esistenza in Italia di campi di concentramento non e' un pezzo di fascismo che denega, infetta e aggredisce il nostro ordinamento giuridico costituzionale?
La negazione del diritto di voto a milioni di persone che qui vivono, non e' la negazione della democrazia stessa?
Non e' ancora giunta l'ora di inverare le promesse e il programma della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista?
Noi crediamo che da tempo sia giunta l'ora di lottare per la liberazione comune dell'umanita', prima che un sistema di potere stragista e un modo di produzione e consumo onnidivoratore distrugga la biosfera e con essa la civilta' umana.
*
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione di tutte le infami misure razziste imposte dal precedente governo.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento del diritto di ogni essere umano a giungere in Italia e in Europa in modo legale e sicuro.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abrogazione del cosiddetto "reato di clandestinita'".
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per contrastare adeguatamente il cancro della schiavitu' in Italia.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediata abolizione dei campi di concentramento.
Se la parte antifascista e costituzionale del nuovo governo vuole restare fedele all'umanita', si batta per l'immediato riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici per tutte le persone che si trovano in Italia, ed innanzitutto per il diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento stesso della democrazia.
*
Il pericolo razzista e fascista e' tutt'altro che sconfitto nel nostro paese.
La destra razzista e fascista oggi controlla e domina i mass-media e quello strumento principe del totalitarismo che sono i cosiddetti "social media".
La destra razzista e fascista costruisce il suo consenso con una propaganda che usa della diffusione della paura, della menzogna e della barbarie come risorse primarie.
La destra razzista e fascista e' ancora maggioritaria in parlamento, ed e' solo per la spaccatura tra i due principali partiti di essa espressione che da pochi giorni non e' piu' coesa al governo, e vi e' invece (e fortunatamente) un governo in cui due partiti antifascisti si trovano insieme ad un partito fascista.
Se la parte antifascista e costituzionale del governo riuscira' a promuovere il ritorno dell'Italia alla democrazia e alla legalita' costituzionale, cio' dipendera' anche e soprattutto dalla mobilitazione dal basso contro il razzismo e contro il fascismo, mobilitazione dal basso che deve continuare, deve intensificarsi ed estendersi.
Ma perche' questa mobilitazione dal basso per la democrazia possa crescere, essa deve anche approfondire la riflessione e l'autocoscienza e fare in piena consapevolezza la scelta necessaria: deve fare la scelta della nonviolenza.
Perche' solo la nonviolenza contrasta il fascismo in modo adeguato.
Perche' solo la nonviolenza eredita e prosegue la Resistenza antifascista nei suoi valori e nel suo progetto.
Perche' solo la nonviolenza invera il programma scritto nella Costituzione repubblicana.
*
Analisi concreta della situazione concreta, dunque.
Ed impegno concreto e coerente, che difenda e promuova la democrazia e la dignita' umana ovunque e comunque sia possibile farlo; che valorizzi e sostenga ogni azione che difende la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'umanita' intera; che incessantemente si opponga ad ogni cedimento alla barbarie fascista.
Uscire dalla subalternita', dunque.
La nostra lotta scaturisce e si svolge nel confronto reale ovunque conflitto tra oppressione e liberazione si dia, ed insieme si sviluppa e si autocomprende in una prospettiva globale di azione costantemente orientata al bene comune dell'umanita'.
Oggi qui l'opposizione al razzismo ed allo schiavismo e' l'impegno cruciale.
Come il disarmo, come la salvaguardia dell'ambiente, come l'opposizione al sistema di potere ed al modo di produzione che riduce gli esseri umani a mere merci consumatrici di merci ed avvelena e divora e desertifica il mondo vivente, distruggendo con esso la stessa umanita' che ne e' abitatrice e parte.
*
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: PER GIUSTIZIA
Per giustizia, solo per giustizia, lei ci ha qualche cosa contro la giustizia? Dica, dica liberamente che tanto io non mi offendo. Io non mi offendo mai, e di che mi dovrei offendere? Non ci ho motivo e allora non mi offendo.
Vede? E' come dicevo io, la giustizia viene prima di ogni altra cosa. La giustiza e l'onore, no? Che' l'onore e' la giustizia che riguarda la propria persona, e se non ne ho rispetto io della mia propria persona come posso pensare che gli altri me la rispettano loro la mia propria persona, eh? Non dico bene? Non e' d'accordo? Certo che dico bene, ce lo so da me, pero' mi fa piacere di parlare con una persona educata come lei, che ha studiato e si vede subito, ci ha la cravatta e la giacchetta, eh, mi fa piacere che una persona cosi' perbene come lei mi da' ragione. Non e' per vanagloria, eh, e' perche' la verita' e' la verita'. Non ho detto giusto? Giusto ho detto.
E che non ce lo so? Se non ce lo so io che c'ero e chi ce lo dovrebbe sapere come sono andate le cose? Lei che - mi scusi, eh -, lei che manco c'era? Testimone oculare sono, ho visto tutto, meglio di me nessuno, neppure le vittime, poverelle, che a un certo punto hanno chiuso gli occhi e quindi fino a li' c'erano ma dopo no, e allora niente testimonianza, a meno che non chiamiamo quelle delle sedute spiritiche, come si chiamano? Bravo, medium, lo stavo per dire pur'io, si vede che lei ha studiato, eh, sa pure dire medium, che e' inglese, no? Latino? Mi pareva inglese, ma tant'e'. Che dicevo? Ah, si', certo che c'ero, io c'ero, c'ero pure dopo che Pippo e Pappo erano pippati tutti e due, prima Pippo e poi Pappo, lo so che non si chiamavano cosi', e' un modo di dire simpatico, mi stupisco che uno come lei non abbia colto la battuta, Pippo-Pappo-pippati, e' quasi poesia, no? Insomma, io c'ero e ho visto tutto, e chi meglio di me? ero in prima fila dall'inizio alla fine ero, sulla scena dell'azione, si dice cosi', eh? dite cosi' voi che avete studiato, no? Nel vivo dell'azione ero.
Pero' cosi' non va bene, cosi' andiamo male, sor coso, andiamo proprio male: io cerco di essere gentile e lei se ne approfitta. Si' che se ne approfitta, e se proprio lo vuole sapere e' un'azionaccia approfittarsene della gentilezza altrui, e' una di quelle cose che a me non mi vanno giu', mi si ficcano qui, tra la bocca e il tubo, come si chiama, l'esofago, dico bene? Lo vede? Anche se non ho studiato un po' di scienza del corpo umano, anatomia, dico bene? ce la so pure io, con tutto che all'universita' non ci sono mai stato, a parte quando c'era da fare casino che allora si', eravamo giovani, magari c'era pure lei a fare casino, chi lo sa, a quei tempi magari altro che la cravatta e la giacchetta, spinelli e sveltine, eh? Siamo stati giovani tutti, io non mi scandalizzo di niente.
Enno'. Enno'. Qui non divaghiamo lo dico io, perche' se c'e' uno che manca di rispetto quello non sono certo io, sor torso dei miei stivali. Sissignore, sor torso dei miei stivali. E che ti credi, che mi metto paura con un bellimbusto come te solo perche' ci hai due guardie a reggerti la coda da sorcio che ti ritrovi? Con un soffio, con un soffio solo vi fo volare per terra, sor mejo fico der biconzo, a te e ai marmittoni li' impalati. Boni, boni, state boni che e' mejo per tutti e' mejo.
Ma no, scherzo, ma le pare, tra persone civili, io poi sono per la giustizia e lei e' la giustizia, no? L'amministrazione della giustizia, m'e' sempre piaciuto, chissa' che vuole dire, lei lo sa, lei ch'ha studiato? Perche' io qualche dubbio ce l'avrei: l'amministrazione della giustizia, che pare che uno sta li' collo sgomarello sul pentolone bollente della giustizia e forza regazzi, in fila e fuori la gavetta che la zuppa l'e' cotta, eh? Ho fatto il militare a Portogruaro, e lei? Ahiahiahi, e com'e'? E vuole amministrare la giustizia e non ha neppure fatto il soldato? Almeno e' sposato? Lo sa come dicono, chi non e' buono per il re non e' buono neanche per la regina. Senza offesa, eh?
Se proprio insiste, se proprio insiste, ma secondo me non c'e' niente da dire, e' stato un atto di giustizia e basta, pero' se lei insiste glielo racconto cosi' ci facciamo due risate insieme, eh? Come tra vecchi camerati, eh? Ne so certe sul negus che se gliele racconto se la fa sotto dalle risate. Magari un'altra volta, va bene.
Arrivo, arrivo, si potrebbe un caffettino, prima? Vabbe', niente caffettino, quanta fretta, e che la pagano a cottimo?
Allora, dov'eravamo? Si', il primo cadde dentro la discoteca, secondo me gli prese un colpo, un collasso cardiocircolatorio come scrivete voi sui verbali, eh? Il sangue? Ci avra' avuto uno sbocco di sangue, quando la gente muore succede. Io ho solo cercato di soccorrerlo, apposta mi sono sporcato i vestiti ma non e' che pretendo un risarcimento, con tutto che sono bei vestiti, i migliori che ci ho che li metto quando vado in discoteca e mica mi va di essere confuso con quei pezzenti mezzi ignudi, io ci ho gli stivaletti, i calzini, i calzoni, i boxer leopardati, la cintura di pelle, la camicia, una signora camicia, il gilet fosforescente che uso pure per il biliardo, la catena d'oro, il rolex e i capelli in ordine col gel, mica come quei cafoni mezzi ignudi che sembrano selvaggi. E il portafoglio bello gonfio, dovesse capitare l'occasione di una botta e via, lei no? Come no, se le capita io dico che non ci pensa due volte, una botta e via, certo, colle precauzioni. Le precauzioni ci vogliono, con tutte 'ste malattie che girano. Ci ho ragione, no? Si', si', come ha detto? A bomba. Si dice cosi'? E' una forza, le sa tutte lei, Come no, si' si', torniamo a bomba. Allora, cerco di sorreggerlo e quello m'imbratta di sangue. Ecco, eccolo l'errore mio che ho fatto, che invece di sorreggerlo avrei dovuto lasciarlo andare giu' sul pavimento come un sacco di patate quel burino screanzato che non sapeva stare al mondo e non ci aveva idea di contro chi s'era messo, il buffone, il villan rifatto, il baron fottuto; lo dovevo lasciar cascare giu' come una pera cotta, che magari si fratturava qualche cosa, che ne so, quella zuccaccia vuota. Ma io sono di buon cuore e l'ho retto, l'ho tenuto e poi l'ho depositato adagino adagino che intanto intorno s'era fatto il vuoto come per incanto. In dsicoteca, dico, che di solito non c'e' neppure lo spazio per alzare i gomiti - a parte quando vai al bancone, che li' i gomiti li alzano tutti quanti, eccome se li alzano, bicchieri e pasticche a volonta'. E mo' per aver fatto un'opera di bene debbo anche sentirmi ingiuriare? Ingiuriare, si', anzi: diffamare. Io querelo, eh? Anzi, visto che sto qui, voglio querelare subito subito, verbalizza lei? Non che non faccio lo spiritoso, io sono la parte lesa, cocco mio, la parte civile sono che io sono una persona civile, la parte offesa sono, che qui si continua ad offendermi, e non sta bene, non sta bene per niente, manco per niente. Io non dico niente ma occhio alla penna. Occhio alla penna, dico, io non dico niente. In campana, regazzi, lo dico pure a voi due marmittoni. In campana, che la giustizia arriva quando meno te l'aspetti.
Eh no, questa e' proprio un'infamita' che la puo' dire solo chi mi vuole male. Ma quale coltellata e coltellata? La lama mia con certa gente io non ce la sporco neppure, che mi serve per caparci la frutta, anzi le frutta: lo sapeva che al plurale si dice sempre frutta? Non lo sapeva, eh, e' un trucchetto che sanno in pochi, mo' gliel'ho detto cosi' puo' dirlo pure lei e farci un figurone con le femmine pittate, eh? Se non ci si da' una mano tra uomini di mondo.
Poi di fuori c'era quell'altro babbeo che strillava "Hai ammazzato mio fratello, mo' t'ammazzo io a te. Hai ammazzato il povero fratello mio che m'era fratello a me, mo' t'ammazzo, mo' t'ammazzo". Strillava che non si poteva sopportare. Cosi' gli e' preso un colpo, uno sbocco di sangue pure a lui. E amen. Per giustizia. Mica per altro, per giustizia.
A me la giustizia m'e' sempre piaciuta. Ci ho ragione, no?
6. RICORDI
In questa sera di pensieri tristi
in questa sera di stanchezza e solitudine
mi conforta e insieme mi sconforta
ripensare agli amici, ai maestri
dalle cui opere, dalla cui azione
ho appreso cose che non ho dimenticato
e che non sono piu', che sono morti
in questo giorno sedici settembre
or sono anni. E anni, e anni, e anni.
E nulla resta o torna
e tutto va in rovina.
Soltanto questa lingua di fiammella
questa lama di luce e di calore
che chiamiamo memoria, e civilta',
che chiamiamo umanita' e dovere,
il dovere di salvare le vite
il dovere di opporsi alla morte.
Come Piero Bertolini, pedagogista illustre
di cui forse dovrei avere ancora
qualche lettera, se non e' andata persa
nei traslochi tra le carte abbandonate.
E Livio Maitan, l'autore e il traduttore
di libri che non ho dimenticato
nel disaccordo frequente e fecondo
nella comune lotta contro l'oppressione.
E Giovanni Raboni, poeta e militante
che sento sovente distante
se lo rileggo, e talora vicino
come un fratello che non vuoi giudicare
ma solo ascoltare sapendo
quanto di buono nelle sue parole sia
e nel suo cuore.
E Maria Callas la cui voce sembra
talvolta essere la patria da venire
di cui diceva Bloch, e il gioco angelico
di cui una volta scrisse Barth e insieme
quell'angelo di Benjamin, di Klee,
della tempesta che tutto travolge.
E Victor Jara assassinato dai fascisti
e Mauro De Mauro dai mafiosi
nostri compagni vittime del male
che per tutta la vita combatterono
e combattono ancora che' non muoiono
finche' tu li ricordi i resistenti
non muoiono le vittime finche'
qualcuno ne ricorda il nome e il volto
e lotta ancora per la liberazione
di ogni persona e dell'umanita'.
E Jean Piaget che gia' sapeva tutto
ancora infante e che sempre imparava
cose nuove e diverse e necessarie
sempre cercando e sempre dubitando
e che rileggo sempre
nuove scoprendo meraviglie e nuove
domande e verita' e nuovi doveri
perche' compresa sia ogni persona
ed aiutata dalle altre persone
che possa essere libera e felice.
E Leo Spitzer che sa insegnare a leggere
ed a comprendere che l'umanita' e' una
e tutte devono essere salvate
le vite umane.
In questa sera di pensieri tristi
in questa sera di stanchezza e solitudine
mi sconforta e insieme mi conforta
ripensare agli amici, ai maestri
che piu' non vivono e dalla cui voce,
dalle cui opere, dalla cui azione
ho appreso cose che non ho dimenticato
della cui stoffa e' fatta la mia vita
e la vita di tutte le persone.
7. "RICORDANDO RUTH BENEDICT". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO
Si e' svolto la sera di martedi' 17 settembre 2019 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" un incontro di studio sul tema: "Ricordando Ruth Benedict", nell'anniversario della scomparsa il 17 settembre 1948 dell'illustre antropologa autrice di capolavori come "Modelli di cultura" e "Il crisantemo e la spada".
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
*
Le persone partecipanti all'incontro hanno ancora una volta espresso la necessita' e l'urgenza di un adeguato e corale impegno nonviolento dell'intero popolo italiano affinche', dopo la caduta del governo razzista e golpista che lungo un anno ha commesso scellerati crimini contro l'umanita', si torni ora alla legalita' costituzionale e al rispetto dei diritti umani, e si realizzino al piu' presto alcuni obiettivi irrinunciabili:
1. tornare alla legalita' che salva le vite: abrogare immediatamente tutte le misure razziste e persecutorie imposte dal governo razzista teste' caduto (ma anche le altre imposte dai governi precedenti che hanno aperto la strada all'inabissamento nella brutalita' di quest'ultimo anno);
2. tornare al primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto: ripristinare l'adempimento del dovere di soccorrere chi e' in pericolo;
3. distinguere il bene dal male: che siano processati nei tribunali della Repubblica i responsabili di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione;
4. tornare alla Costituzione: ripristinare la legalita' costituzionale che il governo della disumanita' ha infranto;
5. una persona, un voto: riconoscere il diritto di voto e tutti gli altri diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che vivono in Italia, facendo cessare l'effettuale regime di apartheid e di schiavitu' di cui sono vittima milioni di nostri effettivi conterranei;
6. far cessare la strage nel Mediterraneo: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
*
Una breve notizia su Paolo Arena
(...)
8. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'OMBRELLAIO
"Donne, donne, e' arrivato l'arrotino, e' arrivato l'ombrellaio"
Lo zio Galliano fabbricava ombrelli incantati. Anche quelli normali, pero' anche quelli incantati. La principale differenza tra gli ombrelli normali e quelli incantati e' che i primi servono solo quando piove, quegli altri servono sempre. E quando dico sempre dico sempre.
Per esempio, per sparire. Tu aprivi l'ombrello e sparivi. Dove finivi nessuno lo sapeva pero' da li' dov'eri sparivi. E se ci pensate anche un attimo solo ve ne accorgete quante volte in una giornata vorreste sparire, solo che poiche' vi sembra impossibile perche' non ci avete lo strumento adatto allora non ci pensate mai. Ma se uno ci aveva l'ombrello fatato dello zio Galliano, via. Che bastava solo aprirlo. Solo che nessuno sapeva dove si finiva. E infatti quelli che sparivano non tornavano mai. C'era chi diceva che morivano, c'era chi diceva che dove andavano si trovavano cosi' bene che tornare indietro ma neanche per sogno. Cosi' dicevano.
Questo per dirne una, ma facevano pure altre meraviglie che adesso pero' non me le ricordo perche' e' passato un sacco di tempo. Quando uno racconta le storie dei vecchi tempi non pare, pare che sono successe proprio adesso, invece non e' detto, puo' darsi di si' pero' puo' pure darsi di no, ma chi sente la storia gli pare che e' una storia di adesso e invece magari e' una storia di allora, che magari tu neppure eri nato.
Poi lo zio Galliano mori' e per quanto ne so io non disse a nessuno qual era il segreto della lavorazione per fare gli ombrelli incantati. Quelli normali non glieli comprava nessuno perche' al negozio di Giggetto, che ci trovi tutto, c'erano pure gli ombrelli fatti in Cina che costavano cosi' poco che con un soldo te ne davano tre. Il figlio non abita piu' qui al paese, sta in citta' e lavora in non so quale ufficio, all'Inps o al catasto, ma non era portato per il lavoro del padre, diceva che era una fatica del diavolo, i cienti poi te li raccomando, non erano mai contenti, ed erano sempre rogne e finiva sempre a carte da bollo, a far ricchi gli avvocati, a coltellate. Che veramente lo zio Galliano, volendo, poteva risolvere tutto con uno schioccar di dita, e levarsi di torno quegli ingrati, tirchi e importuni; ma poi chi gli avrebbe pagato il lavoro? E un lavoro ben fatto va pagato, altrimenti che lavoro e'? Lo zio Galliano ci aveva l'etica del lavoro, qualunque cosa voglia dire.
*
C'era anche state faccende non belle, no, non belle.
Per esempio la sparizione della moglie di Rugarone, che lo chiamavano cosi' perche' rugava sempre, o per il tempo che era sempre troppo caldo o troppo freddo, perche' pioveva o perche' non c'era ombra, o per il governo che chissa' che gliene fregava a lui che faceva lo scassinatore e all'occorrenza il rapinatore omicida e le tasse non le pagava, o perche' il compagno a tressette non capiva i segni e sarebbe stato da spaccargli la crapa. La moglie pero', chissa' perche', era Venere in persona. Che tutti si chiedevano come aveva fatto a sposare quel ciccione senza cervello, e naturalmente subito dopo tutti si rispondevano che era per i soldi, perche' quando lavorava e non passava il tempo all'osteria a bestemmiare, Rugarone lavorava e guadagnava, gioielli e contanti, e la moglie la domenica a messa sfoggiava, eccome se sfoggiava, anche se non ne aveva bisogno perche' non era una donna, era un'apparizione celestiale, che pure il prete lo diceva: "Donna Virginia, voi siete un'apparizione celestiale", che solo a lei le diceva donna, a tutte le altre donne del paese le chiamava sora, che vallo a capire tu il modo di parlare dei preti; certo che la sora Virginia, anzi: la donna Virginia, faceva belle elemosine alla parrocchia, che ci avevano allargato l'oratorio che pure il sindaco era venuto all'inaugurazione con tutto che non ci avevano la concessione edilizia, e aveva elogiato la carita' di donna Virginia nostra che tanto beneficava il popolo. Coi soldi che Rugarone aveva rubato la notte prima. Ma lasciamo perdere. Fnche' un giorno donna Virginia spari', e tutto il paese la cerco' che era come se ci fosse stato il terremoto, come se la nazionale avesse perso i mondiali. Ma cerca cerca non si trovava da nessuna parte. Rugarone andava sempre in giro con la rivoltella per aria e minacciava di fare una strage se la moglie non saltava fuori, ma niente. Il prete, i carabinieri, l'intera scolaresca col direttore didattico, i maestri e i bidelli, tutto il paese femmine e maschi fu mobilitato nelle ricerche, casa per casa, cantina per cantina, stalla per stalla, casale per casale, buca per buca, grotta per grotta, fino a dentro la macchia e pure nei posti dove dicono che ci stanno le streghe che fanno il bagno e che se le vedi ti accecano, pure li' si ando' a cercare, ma niente. Cosi' fini' che tutti dicevano che era stato lo zio Galliano che l'aveva fatta sparire, l'aveva fatta diventare piccola piccola e l'aveva nascosta dentro una bottiglia che aveva sotterrato dove sapeva solo lui, poi quando gli pigliava la voglia, scavava dove aveva lasciato il segno, tirava fuori la bottiglia, la faceva uscire, la faceva ridiventare delle dimensioni giuste e se la portava a letto, e dopo le rifaceva il sortilegio e dentro la bottiglia. La gente diceva cosi'. Lo diceva, lo diceva, finche' la voce arrivo' a Rugarone, che senza aspettare neppure cinque minuti, perche' Rugarone era fatto cosi', non aspettava mai, non ragionava mai, prendeva la cassetta degli attrezzi e partiva, che la gente ancora si chiede come faceva a fare il lavoro che faceva senza che lo beccassero mai visto che non faceva ne' piani ne' niente ma sempre cosi', alla garibaldina, alla carlona, a testa bassa. Cosi' a testa bassa Rugarone ando' a cercare lo zio Galliano, che stava a lavorare in una vigna che ci aveva subito fuori del paese ma che dal paese non si vedeva perche' c'era un montarozzo in mezzo tra le case e la vigna e oltretutto prima della vigna c'era il frutteto di Mascaro' che era cosi' fitto che anche se uno si metteva sul montarozzo col cannocchiale ci voleva il lanciafiamme per aprire un varco e vederci in mezzo. Fatto sta che spari' pure Rugarone, che non dispiacque a nessuno perche' era uno che litigava con tutti e non aveva riguardo neppure per la chiesa che aveva rubato pure in sacrestia che la gente diceva che quello che la moglie regalava la mattina alla parrocchia il marito se lo riprendeva la notte con gli interessi. Cosi' se veramente era stato lo zio Gallliano a far sparire Rugarone erano tutti contenti, ma della moglie no, perche' certe cose non si fanno, soprattutto se e' a fine di libidine e contro il sacro vincolo del matrimonio. Non c'entra niente, ma lo dico lo stesso: dopo tre giorni che Rugarone era sparito, la casa fu saccheggiata; fu una bella cosa, corale, di popolo; alla fine dopo averla spogliata di ogni bendidio le demmo pure fuoco che fu una specie di festa, e c'erano tutti, ma tutti, pure il prete, il sindaco, il farmacista e i carabinieri, e il sor Orazio Coclite che sarebbe il padrone dell'osteria che dall'osteria non esce mai perche' non si fida di nessuno e quella volta venne pure lui e lascio' pure l'osteria aperta e incustodita, per dire.
*
Al tempo dello zio Galliano di artigiani che facevano le cose magiche era restato solo lui, pero' mi ricordo che quando ero giovane al bar i vecchi si ricordavano di prima, dei tempi che i vecchi di quando noi eravamo giovani loro li chiamavano i vecchi tempi, quando ce ne erano diversi.
*
E per esempio c'era lo zio Malachia, che era quello che faceva gli anelli che ci parlavi con le bestie, e anche se il nome sembrerebbe da donna perche' finisce con la a, invece era un bestione che quando non stava a bottega a fabbricare le cose di ferro a martellate era sempre in giro ad insidiare la virtu' di tutto quello che si muoveva e respirava, femmine e bestiole. Ai tempi miei, dico quando io abitavo ancora al paese, perche' non e' che sono sempre campato qui in questa citta' che puzza di fogna e la gente e' tutta morta e nemmeno se ne accorge, c'era ancora qualcuno che ci aveva un anello che aveva fatto lo zio Malachia e passava le giornate a ragionare con le bestie, finche' gli veniva ua specie di malattia, che con i cristiani non ci voleva parlare piu' perche' le bestie gli avevano detto che i cristiani fanno tutti schifo, fanno solo porcherie, e magari e' pure vero perche' le bestie ti vedono anche quando tu non te ne accorgi e ti sembra che non ti vede nessuno e allora fai le cose che la legge umana e divina proibisce. E questa e' verita', altro che chiacchiere.
*
Oppure lo zio Marcellino che se ti soffiava sugli occhi ti faceva diventare cieco, e non e' che ti dovesse soffiare addosso, che ne so, da mezzo metro, no, bastava che ti guardava o che ti pensava magari pure da un chilometro, soffiava ed eri fatto. Che la gente ci aveva cosi' paura che una notte lo bruciarono con tutta la casa, che quando io ero ragazzino c'erano ancora le rovine della casa che si vedeva che gli avevano dato fuoco. Mio zio Meco l'aveva conosciuto, da giovani giocavano a pallone insieme (ma al paese tutti i maschi avevano giocato a pallone e a carte insieme, generazione dopo generazione, anche io prima di andarmene). Dello zio Marcellino si diceva che era diventato cattivo per una delusione d'amore, e che quando era diventato cattivo gli era venuto il fiato che accecava la gente. Prima era uno che aiutava tutti. Poi era successo che il re gli aveva fatto rapire la figlia, che ci aveva i capelli d'oro e che era bella come il sole e la luna messi insieme, e allora lo zio Marcellino era cambiato. La notte andava sull'immondezzaio che c'e' nella scarpata in fondo al paese e si metteva a rotolarsi nell'immondizia come i maiali e abbaiava come i cani; che poi di giorno puzzava che non si poteva soppportare, e va bene il dolore, va bene la rabbia, ma puzzava come il colera e la gente comincio' a evitarlo e all'osteria non lo facevano entrare piu' e allora lui s'incupiva sempre di piu' e fini' che comincio' a odiare tutti e girava per strada e parlava da solo, e strillava che avrebbe accecato tutto il paese, e tutto il mondo; e intanto aveva cominciato a campare di furti nelle cantine, nei campi, che era facile accorgersi che era stato lui per via della puzza che lasciava. Ma i carabinieri ci avevano paura ad arrestarlo, sia perche' non volevano correre il rischio di essee contagiati da qualche malattia, sia per non essere accecati che non si sa mai. Cosi' fini' che bisogno' dargli fuoco, una notte, con tutta la casaccia sua. Mio zio c'era, e mi diceva sempre che era dispiaciuto a tutti di doverlo fare, ma non se ne poteva proprio piu'.
*
Ne so tante, potrei raccontare la storia di quando recitando tre rosari la sora Cesira aveva dato fuoco alla trattoria di Maccarone (che tutto il paese disse che se l'era meritato, e la sora Cesira era una santa donna; ma di Maccarone semmai vi racconto un'altra volta).
O il famoso caso dell'abigeato (che e' una parolona da guardie e da avvocaticchi per dire il furto di bestiame): ma quello fu un portento, una cosa che solo per arte magica era possibile, perche' in una notte sola sparirono senza lasciar traccia piu' di trenta vacche, un par di cento pecore e non si sa quante galline, billi e conigli.
O la sparizione dell'albero della cuccagna, che era stato appena preparato per la festa del paese con tutta la roba sopra, e verso sera, che il sole non era ancora tramontato, di colpo s'era fatto buio per un minuto o due, poi il cielo era tornato normale, col sole e le nuvole e la luce e tutto, ma l'albero della cuccagna non c'era piu'.
*
A quei tempi, certo, c'era il rischio che lo stroligo se gli pareva che l'avevi guardato male ti sputava sul vestito o su una cosa che avevi toccato e neppure te ne eri accorto ma lui l'aveva visto e se l'era presa, e ti sputava sul vestito o su quella cosa - un pezzo di carta, un pezzo di legno, un cacciavite, un chiodo arrugginito - e diventavi un rospo, a uno gli e' capitato, io quasi mi ci trovavo quella volta. Che e' il motivo che poi ho smesso di fare ai rospi quello che noi ragazzi facevamo ai rospi per divertimento.
Non lo so se e' meglio adesso. Adesso ci sono solo i carabinieri, il barone che fa l'industriale in Romania o in Polonia o dove morammazzato gli pare e quando viene in paese ci ha una volta la Porsche e una volta la Ferrari, e la gente in chiesa non ci va piu' che stanno tutti a casa a vedersi i telefilm americani e le partite che le fanno tutti i giorni a tutte le ore.
Se mi capita di tornare al paese mica lo riconosco piu'. Cioe', il paese e' restato quasi uguale, ma la gente sembra finta, si vestono e parlano uguali uguali a quelli di citta', mezzo americano, e ridicono le stesse castronerie che sentono nelle pubblicita' della televisione, e si tagliano i capelli come i calciatori, si piantano anelli nel naso e dappertutto e si fanno i tatuaggi che fanno revulsione, peggio della peste bubbonica, peggio della lebbra. E negli occhi glielo leggi negli occhi quanto sono feroci, assetati di sangue, neppure vampiri, zombi. Ogni volta che torno al paese non vedo l'ora di andarmene via. Ci passo solo per trovare i parenti, quelli che restano visto che ormai sono quasi tutti morti e quelli piu' giovani neppure li conosco, e dal momento che ci sono faccio un salto a trovare gli amici, che poi sono lo zi' Agustone e la zi' Carmelina e basta, che non sono parenti, ne' con me, ne' tra loro, al paese si dice zio e zia a tutti quando ci hanno una certa eta', e ormai io conosce solo gente di una certa eta', che poi e' pure la mia di eta'.
Lo zi' Agustone e' stato per tanti anni il segretario del partito, che adesso sono trent'anni che il partito non c'e' piu', ma lui paga ancora l'affitto della sezione e la tiene aperta, anche se non ci va piu' nessuno, pero' a me fa piacere sapere che almeno in un posto del mondo c'e' ancora una sezione del partito comunista, con la bandiera rossa, il ritratto di Marx, la vetrinetta con i classici del marxismo, e tutti i pomeriggi lo zi' Agustone che la tiene aperta che tanto ormai e' pensionato e a casa e' solo, e quando a qualche poveraccio gli serve di fare qualche pratica per la pensione o roba del genere che c'e' da riempire tutte 'ste cartacce che non ci si capisce niente, o gli serve di farsi spiegare che c'e' scritto su qualche cartaccia che qualche ufficiaccio gli ha mandato per raccomandata, lui l'aiuta gratis e per amore del proletariato. Allora se passo dal paese un salto in sezione ce lo faccio e chiacchieriamo un po' dei vecchi tempi, dei vecchi tempi di quando noi eravamo giovani, e dello schifo del mondo attuale e della necessita' di lavorare sia per contrastare il fascismo che torna, sia per tener viva la memoria delle lotte e delle conquiste che il padrone ancora non e' riuscito a smantellare del tutto; e facciamo l'analisi concreta della situazione concreta, partendo dal quadro internazionale perche' solo partendo dal contesto internazionale e poi via via arrivando alla situazione locale si fa un'analisi marxista adeguata della situazione presente e concreta. Poi, al quinto o sesto bicchierino, perche' lo zi' Agusto il bariletto del cognac ben rimboccato in sezione non lo fa mancare mai, cominciamo a parlare anche dei vecchi tempi di prima che eravamo giovani, dei tempi dello zio Galliano, dello zio Malachia, dello zio Marcellino e di tutti gli altri come loro.
Prima la gente si difendeva cosi' dai soprusi del potere, andavano dallo stregone, davano fuoco alle case; non ce l'avevano ancora una visione scientifica del mondo, il socialismo non aveva ancora fatto il passo dall'utopia alla scienza, il materialismo storico e dialettico non era ancora arrivato in un paese arretrato come il nostro, dice lui; ed io: e adesso come fa a difendersi? Ha voglia lo zi' Agustone a dire che adesso c'e' il partito della classe operaia, che invece il partito non c'e' piu' da trent'anni, e la sua e' l'unica sezione sopravvissuta sull'intero globo terraqueo. Ma lui insiste: la vecchia talpa... E finisce che al quindicesimo o sedicesimo bicchierino ci mettiamo a cantare Bandiera rossa, e poi i Morti di Reggio Emilia, El pueblo unido, O Gorizia tu sei maledetta, Nel fosco fin del secolo morente, Addio Lugano bella, e poi l'Internazionale, e quando cantiamo l'Internazionale ci alziamo in piedi col pugno levato. Quando esco dalla sezione ormai e' notte, dormo sulla panchina fuori della stazione e la mattina prendo il primo treno per la citta' e mi dico tutte le volte che e' l'ultima volta che torno al paese.
La zi' Carmelina, dite? Adesso e' morta anche lei, che riposi in pace, non mi va di raccontare niente, dico solo che era una brava donna e ai suoi tempi altroche' se faceva girare la testa a noi giovinotti leggeri di testa, pure a me, si'. Ma adesso e' morta e non mi va di raccontare niente. Sono pure stanco, adesso. Da vecchi ci si stanca subito a raccontare.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 349 del 6 novembre 2019
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