[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 317
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- Date: Thu, 12 Sep 2019 22:49:10 +0200
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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 317 del 12 settembre 2019
In questo numero:
1. Si e' svolta oggi la presentazione pubblica della "Lettera aperta alla Ministra dell'Interno"
2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
3. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
4. Omero Dellistorti: Bottoni
5. Segnalazioni librarie
1. INCONTRI. SI E' SVOLTA OGGI LA PRESENTAZIONE PUBBLICA DELLA "LETTERA APERTA ALLA MINISTRA DELL'INTERNO"
Giovedi' 12 settembre 2019 si e' svolto a Viterbo un incontro di presentazione pubblica della "Lettera aperta alla Ministra dell'Interno" inviata ieri dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" alla nuova responsabile del Viminale.
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1. Cosa chiediamo alla nuova ministra
Nella lettera (il cui testo integrale si allega in calce) si chiede alla Ministra "di ripristinare la vigenza della Costituzione, di fare la politica giusta e necessaria: la politica che salva le vite, che soccorre il bisognoso, che promuove il bene comune". Questa richiesta dettagliando nei seguenti inviti:
- far cessare l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte;
- far cessare la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo;
- far cessare la persecuzione dei piu' bisognosi della protezione della legge tra quanti si trovano nel nostro paese;
- far cessare l'istigazione all'odio razzista;
- abrogare le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza";
- aprire i porti a chi e' in fuga da guerre e fame, torture e schiavitu'.
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2. I doveri piu' urgenti di un governo che voglia far tornare l'Italia alla democrazia ed alla legalita' costituzionale dopo l'annus horribilis del razzismo al potere
La struttura nonviolenta viterbese da giorni insiste nel chiedere al nuovo governo di far cessare definitivamente la mostruosa stagione dell'odio e della violenza razzista che ha caratterizzato l'esecutivo caduto lo scorso mese dopo un anno di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione.
E per far cessare definitivamente l'orrore e l'eversione dall'alto di un governo golpista che per oltre un anno ha seminato barbarie e dolore, e contribuito atrocemente alla strage degli innocenti in corso nel Mediterraneo, occorrono adesso alcuni provvedimenti necessari ed urgenti, che torniamo ad elencare ancora una volta:
- occorre abrogare immediatamente tutte le infami e scellerate misure razziste imposte dal governo della disumanita';
- occorre soccorrere tutte le persone in pericolo, salvare tutte le vite;
- occorre far cessare immediatamente tutte le persecuzioni, lo schiavismo e l'apartheid in Italia;
- occorre tornare alla Costituzione repubblicana antifascista;
- occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro;
- occorre riconoscere il diritto di voto, e tutti i diritti sociali, civili e politici, a tutte le persone che vivono nel nostro paese;
- occorre sempre ricordare che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- occorre sempre ricordare che salvare le vite e' il primo dovere.
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3. Cessi l'indifferenza dell'Unione Europea mentre gli stati membri violano i diritti umani e commettono crimini razzisti
L'Unione Europea per oltre un anno ha sostanzialmente finto di non vedere che il governo italiano cercava di imporre un regime di apartheid, favoreggiava lo schiavismo, perseguitava innocenti, ometteva di soccorrere esseri umani in pericolo di morte, commetteva crimini razzisti contro l'umanita', istigava all'odio razzista, violava proditoriamente il diritto internazionale oltre che la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Con la sua sostanziale indifferenza l'Unione Europea e' stata quindi effettuale complice di quei crimini piu' volte denunciati. Che questa complicita' ora cessi. Che l'Unione Europea si adoperi in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e quindi contrasti le violenze razziste e i crimini contro l'umanita' ogni volta che i governi di singoli stati violenze razziste e crimini contro l'umanita' commettono.
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4. Intervengano finalmente le competenti magistrature
Almeno ora che il governo razzista e golpista e' caduto, intervengano le competenti magistrature in relazione ai crimini contro l'umanita' ed all'attentato contro la Costituzione che lungo un anno di delittuosa antipolitica il governo della disumanita' ha commesso.
Ed almeno ora, finalmente, i ministri di quel governo razzista responsabili di gravissimi reati, primi fra tutti l'omissione di soccorso, la persecuzione di innocenti, la violazione di fondamentali diritti e doveri sanciti dalla carta costituzionale, siano chiamati a risponderne nelle aule di giustizia.
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5. Riconoscersi umani, riconoscersi una sola umanita' in un unico mondo vivente
Come tutti i grandi testimoni dell'umanita' dopo Auschwitz ed Hiroshima hanno definitivamente chiarito, tutti i problemi politici e sociali decisivi dell'epoca presente sono ormai su scala planetaria; e quindi la politica necessaria ed urgente quella medesima dimensione planetaria deve avere.
La questione dei mutamenti climatici rende ormai avvertita l'umanita' intera della necessita' e dell'urgenza di una profonda conversione ecologica dell'economia, della politica, delle forme della convivenza.
Da un modello di sviluppo centrato sulla rapina delle risorse e la depredazione del mondo vivente, sull'appropriazione privata e sul consumismo sfrenato, occorre passare a un modello di effettiva giustizia sociale, di solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene, di responsabilita' per il mondo e di condivisione del bene e dei beni, di attiva protezione e concreto risanamento della biosfera.
E quindi ancor piu' necessario, ancor piu' ineludibile si fa l'impegno per la democrazia che l'intera umanita' includa; per il riconoscimento, la promozione e la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani comprese le generazioni venture; l'impegno contro la guerra e tutte le uccisioni, l'impegno contro le armi che sempre servono a uccidere; l'impegno contro il razzismo e tutte le persecuzioni, riconoscendo finalmente che siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; l'impegno contro il maschilismo e tutte le oppressioni, riconoscendo nella violenza di genere e nell'oppressione maschilista e patriarcale la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze, di tutte le oppressioni; l'impegno in difesa della natura, bene comune e fonte della nostra stessa vita, di cui noi stessi siamo parte.
Democrazia e solidarieta', riconoscimento e difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, rispetto e protezione del mondo vivente, sono una sola cosa, un unico impegno.
L'antifascismo, valore fondativo della Repubblica italiana, implica ormai la scelta non piu' rinviabile della nonviolenza, che a tutte le violenze si oppone.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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6. Una lettera, una speranza, un impegno
Con la lettera alla nuova Ministra dell'Interno la struttura nonviolenta viterbese auspica un impegno condiviso da ogni persona di volonta' buona, da ogni movimento per la giustizia e la solidarieta', e da ogni istituzione democratica, per salvare tutte le vite, per difendere tutti i diritti.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Nessuno sia abbandonato tra gli artigli della violenza, della paura, del dolore, della morte.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Allegato: Lettera aperta alla Ministra dell'Interno
Gentilissima Ministra dell'Interno,
mi consenta innanzitutto di congratularmi per la sua nomina a tale incarico. Lei ha sicuramente le competenze giuridiche ed amministrative, e le risorse culturali e morali, per svolgere la sua funzione con la cura e lo scrupolo richiesti.
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Lei sa che il suo predecessore, invece, assuefatto ad una propaganda d'odio cui era gia' dedito da molti anni, ha ricoperto questa medesima carica dimentico di quella pietas che sempre dovrebbe illuminare chi sia investito di pubblici uffici in pro del bene comune; e che da quella delirante propaganda reso ebbro e cieco ha imposto al nostro paese decisioni empie, indegne di un paese civile, di uno stato di diritto, di un ordinamento democratico.
In particolare ha imposto, con la vile complicita' dell'intero governo di cui era magna pars, anzi: vero e proprio dominus, in guisa di ministro plenipotenziario, misure confliggenti non solo con la Costituzione della Repubblica italiana, non solo con il diritto internazionale, ma finanche con le leggi non scritte ma incise nel cuore di ogni essere umano.
Con insensata hybris ha imposto e commesso crimini abominevoli.
Come l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Come la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo per impedire loro di continuare a salvare vite innocenti.
Come la persecuzione delle persone piu' fragili, piu' esposte al pericolo di violenze inaudite e piu' bisognose della protezione della legge tra quante si trovano nel nostro paese.
Come una costante, crescente, mostruosa istigazione all'odio razzista.
Ora quel ministro non e' piu' tale, il governo da lui subornato non e' piu' in carica; dopo un anno di follia, di violenza, di eversione dall'alto, l'Italia puo' ora tornare alla democrazia, alla legalita' costituzionale, alla civilta'.
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Con specifico riferimento ad alcune misure contenute in due particolari atti legislativi, i due cosiddetti "decreti sicurezza", lo stesso Presidente della Repubblica con due sue lettere aveva segnalato l'abissale gravita' di esse.
Ebbene, quelle misure persecutorie, inammissibili e disumane, devono essere al piu' presto abrogate.
E quell'antipolitica razzista di proclamato odio e di praticata empieta' deve cessare.
Unisco quindi la mia voce a quella delle tante persone che sicuramente gia' l'avranno pregata di restaurare il diritto nel nostro paese, di ripristinare la vigenza della Costituzione, di fare la politica giusta e necessaria: la politica che salva le vite, che soccorre il bisognoso, che promuove il bene comune.
Faccia cessare l'omissione di soccorso dei naufraghi in pericolo di morte.
Faccia cessare la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo.
Faccia cessare la persecuzione dei piu' bisognosi della protezione della legge tra quanti si trovano nel nostro paese.
Faccia cessare l'istigazione all'odio razzista.
Ed innanzitutto apra i porti a chi e' in fuga da guerre e fame, torture e schiavitu'; si adoperi affinche' siano soccorsi, accolti ed assistiti tutti gli esseri umani in pericolo; restituisca umanita' alla politica italiana e restituisca il nostro paese all'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 11 settembre 2019
2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
3. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA
L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org
4. RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: BOTTONI
Ricordando quei coniglietti di Cortazar
Fino a qualche giorno fa mi succedeva una volta ogni tanto, ma adesso.
Ma procediamo con ordine: la prima volta, o almeno la prima volta che ci ho fatto caso, e' stato qualche mese fa. Ho sentito il rumore di un piccolo oggetto che rimbalzava sul pavimento, e poi l'ho visto: era un bottone. Di quelli piccoli, color avorio, da colletto delle camicie. Naturalmente ho controllato subito: ma non avevo un colletto con i bottoncini. Ho guardato lo sparato, i polsini, c'erano tutti. Altri indumenti con bottoni di quelle dimensioni non avevo indosso. Non diedi importanza alla cosa, forse mi era caduto da una tasca dei pantaloni, come quando tiri fuori il fazzoletto e ti cade una moneta che neppure ti ricordavi di averla.
E' chiaro che me ne sarei dimenticato, se non fosse stato che qualche giorno dopo accadde di nuovo. Stavolta erano due bottoni, neri, grossi, come quelli delle giacche. Ed io infatti avevo indosso una giacca, come sempre del resto, perche' mi piace essere in ordine e anche quando sono in casa sto in giacca e cravatta: per ogni evenienza, non si sa mai. Pero' la mia giacca li aveva tutti i bottoni, anche quelli piu' piccoli sulle maniche che mi sono sempre chiesto a che diamine servano. Anche il taschino interno aveva il suo accessorio ben fissato dal filo. Pero' puo' darsi che fossero due bottoni di riserva, di quelli che stanno in una di quelle minuscole tasche interne che per anni neppure ti accorgi che ci sono, finche' un giorno senti una durezza e scopri quell'incavo e nell'incavo un bottone o due, e ti dici: era meglio se erano soldi.
Mi ricordai del bottone di qualche giorno prima e mi dissi: devo ricordarmi di metterli tutti nello stesso cassetto, cosi' sara' piu' facile ritrovarli il giorno che dovessero servirmi (anche se e' piuttosto difficile che un bottone si rompa, a me non e' capitato mai per quanto io riesca a ricordare, e se un bottone cade perche' il filo si rompe, di solito te ne accorgi prima, perche' il filo si allenta e quel bottone penzoloni non puoi non notarlo ed allora decidi di staccarlo da te, e poi ago e filo e tutto torna al pristino stato per cosi' dire: un uomo che non sia dappoco due cose deve saper fare: accendere un fuoco, prendersi cura dei suoi abiti; si chiama autonomia, ed e' il fondamento della liberta').
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Da qualche settimana mi succede anche in pubblico.
La prima volta, la prima volta che me ne sono accorto, intendo; fu in casa di amici. Ero in salotto e guardavo i libri sugli scaffali, gli altri stavano seduti su un divano e alcune poltrone a qualche metro da me e conversavano amabilmente; solo io ero in piedi, isolato: il tintinnio fu chiaro e distinto sul parquet. Tutti si voltarono verso di me, io guardai ai miei piedi, e c'era un bottone che ancora faceva le sue evoluzioni prima di appiattirsi sul pavimento. "Ti e' caduto un bottone", disse Attilio. "Si'", dissi io; mi chinai e lo raccolsi: era un bottone dorato, bombato, che ovviamente non apparteneva ai miei vestiti. Magari era sull'orlo dello scaffale ed un minimo spostamento d'aria lo aveva fatto cadere. Di sicuro non era mio, ma non avevo voglia di attirare l'attenzione piu' di quanto avessi gia' fatto avvampando di rossore quando sentii quel tintinnio proprio tra i miei piedi. Cosi' lo raccolsi e lo misi in tasca. Pensando che se fosse stato un elemento significativo di arredo della casa in prosieguo di tempo Attilio o Giulia (piu' Giulia che Attilio, Attilio era cosi' distratto) avrebbero notato la sua scomparsa, si sarebbero ricordati di averlo visto cadere, me lo avrebbero chiesto. Inutile dire che non me lo chiesero mai.
Fino ad allora questo - come chiamarlo? -, questo bizzarro, reiterato ed incomprensibile evento era successo sempre mentre ero in casa, da solo. Perche' in effetti era successo anche altre volte dopo le prime due che vi ho gia' raccontato. Era successo almeno altre tre volte, o forse quattro o cinque, e una volta era stata una piccola cascata di semisfere simili a perle con dietro un occhiello in ottone, ben sedici piccoli pezzi; e naturalmente io non aveva nessun abito con una tale profluvie di adornamenti. Ne' indosso gioielli di sorta, va da se'; sono una persona seria, quindi sobria nel vestire (oltretutto, anche volendo - e non voglio - i gioielli non me li posso permettere, e la bigiotteria la trovo di cattivo gusto, come effettivamente e'; e naturalmente certe frivole esibizioni non si confanno a un distinto professore, cosa che i miei vicini e i miei amici ritengono io sia). Ma adesso la questione si andava facendo imbarazzante.
Il giorno dopo accadde al bar, mentre facevo colazione: io lo sentii distintamente il ripetuto picchiattare del bottone che rimbalzava sul pavimento, e il frullo prima che si fermasse. Ma era perche' ci prestavo particolare attenzione, et pour cause; nella confusione e nel rumore consueti del bar, a quell'ora mattutina poi, nessuno ci fece caso. O perlomeno mi sembro' che a parte me nessuno ci facesse caso, e infatti neppure mi chinai a raccoglierlo, feci finta di niente, finii la colazione, pagai ed uscii, sorridente come sempre, ma intimamente contrariato, anzi: piu' che contrariato, direi quasi afflitto.
Ma il giorno dopo all'edicola dei giornali accadde di nuovo, e il tizio dietro di me che aspettava il suo turno di rifornirsi della preghiera del borghese, o di vari sgargianti ebdomadari, mi disse: "Signore, le e' caduto un bottone". Dissi: "Ah si', grazie" e lo raccolsi. Con passo lento sgattaiolai verso la stazione, entrai nella toilette ed estrassi di tasca l'oggetto: era pesante, coi quattro buchi in mezzo era evidentemente un bottone, ma un bottone cosi' pesante che mi chiesi dove potesse essere ragionevolmente collocato. Inutile dire che non era mio, o meglio: che non apparteneva a nessun mio abito, ne' lo avevo mai visto prima. Sul fatto che fosse mio credo che dovrei sospendere il giudizio, poiche' come gli altri che lo avevano preceduto nell'improvvida comparsa, con tutta evidenza non vi era altri che lo reclamasse come sua proprieta' o possesso, e quindi forse se non altro per usucapione occorreva pur riconoscere questi oggetti come miei, come si riconosce un figlio scaturito da un capriccio che chissa' poi se sara' vero.
C'e' bisogno di dirlo? La cascata bottonesca continuava anche in casa, e ormai tutti i giorni e piu' volte al giorno. E le forme erano sempre piu' strane e le dimensioni sempre piu' variate. Per fortuna le quantita' restavano modeste: una unita', due, tre, solo raramente una decina o giu' di li'.
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Forse e' giunto il momento di dirlo: con il lavoro che faccio e' d'uopo non attirare mai l'attenzione. E' la prima regola: mai e poi mai attirare l'attenzione. E' per questo che mi adopero con ogni cura affinche' il mio aspetto sia il piu' anonimo possibile, che metto il massimo impegno nello scomparire nella folla. Si guadagna bene, non dico di no, ma l'invisibilita' e' l'unica garanzia di farla franca. Anche la prudenza, la precisione, la durezza se occorre, certo. Ma il passare inosservati e' la chiave del successo.
Per questo cambio spesso citta'. Tratto bene i vicini ma li tengo a distanza, mi faccio qualche amico perche' non averne nessuno sarebbe sospetto, ma li frequento poco e mi tengo sul vago quando la conversazione si fa personale e preferisco parlare di argomenti culturali, anche perche' mi piace tenermi aggiornato sui film, la musica (la musica colta e quella jazz, naturalmente, non il chiasso pop), le novita' editoriali, e naturalmente i classici che sono sempre il miglior biglietto da visita. Ma passato un anno al massimo, e' tempo di levare le tende. Saper svanire e' tutto.
Orbene, anche l'ultimo dei torpidi capisce che con quell'imbarazzante contrattempo addio riservatezza, e conseguentemente un'arca, una piramide di rischi; ed io i rischi col lavoro che faccio non posso permettermeli, a fronte di un rischio preferisco eliminare il soggetto potenziamente portatore. Non e' malvagita', sono le regole del gioco, e si deve sempre giocare secondo le regole, altrimenti il mondo va in frantumi.
Cercai di trovare una soluzione. Mi chiesi se potesse dipendere dall'alimentazione (che c'entra? direte voi; niente, lo so, ma a un certo punto si pensano tutte); ma naturalmente non dipendeva dall'alimentazione. Ne' dall'abbigliamento. Ne' da altro di cui feci prova, ne' da niente cui potessi pensare. Accadeva, e basta.
Accadeva a tavola, in bagno, in camera da letto; sul pianerottolo, per le scale, alla fermata dell'autobus; al bar, al supermercato, al ristorante; in palestra e in libreria; quando frequentavo quelle signore e quando acquistavo un dvd; ed anche sul lavoro, e sul lavoro era particolarmente stressante dover tenere sotto controllo anche questo oltre a tutto il resto che gia' era abbastanza impegnativo.
Mi venne addirittura in mente - pensate un po' - che potesse essere un fenomeno allucinatorio, anche se ormai avevo un cassetto colmo di bottoni; ma nel dubbio versai il contenuto del cassetto in una borsa di plastica di quelle della spesa e portai il tutto a un'associazione benefica (o pretesamente tale) che raccoglieva questo e quello, anche i bottoni, e per veri bottoni li riconobbero, e gradirono.
Mi sentivo sempre piu' oppresso. E la pioggia continuava. Pensai che forse era un segno, il segno che dovevo mettermi in pensione, comprarmi una bella casa spaziosa in una di quelle isole dove scappano i pensionati, fare gli acquisti tramite internet, e decidermi finalmente a rileggere tutta la Recherche di Proust che saranno vent'anni ormai che me lo riprometto. Forse i soldini che avevo messo da parte bastavano per dare esecuzione al piano, e forse no. Mi decisi per un ultimo lavoro.
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Lo preparai con cura, come faccio sempre, mi procurai tutta l'attrezzatura necessaria, feci le simulazioni, predisposi il piano b e il piano c (bisogna sempre avere un piano b e un piano c, le cose non vanno mai precisamente come uno se le era immaginate), tutto era pronto, nell'insieme e nei dettagli. Ma proprio allora la cosa cambio'. Invece del solito tintinnio sentii un fruscio: guardai in basso ed era una fotografia. Una mia fotografia. Poi un'altra, e un'altra. Non erano piu' bottoni, ma fotografie, fotografie con un unico soggetto: me. Dovevo proprio andare in pensione. E cosi' feci.
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Adesso vivo su un'isola dove la vita costa veramente poco, scrivo romanzi gialli piu' per passare il tempo che per i due baiocchi che ci tiro fuori, e qualche volta racconti fantastici. E studio teologia, da ateo appassionato naturalmente. E dedico molto tempo ai miei album fotografici, che pero' non faccio vedere a nessuno, non vorrei proprio essere riconosciuto dai miei vecchi clienti. Ho anche una guagliona che una volta alla settimana viene a fare le pulizie e un po' mi tiene anche compagnia e ride tutte le volte che trova qualche fotografia sul pavimento o tra le lenzuola. Ho settant'anni portati bene, chissa' cosa mi riserva il futuro.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Hannah Arendt, Quaderni e diari. 1950-1973, Neri Pozza, Vicenza 2007, 2011, pp. 656, euro 18.
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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 317 del 12 settembre 2019
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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