[Nonviolenza] Telegrammi. 3480
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 3480
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- Date: Thu, 15 Aug 2019 20:00:21 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3480 del 16 agosto 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Quei governanti che negano soccorso meditino
2. L'Italia torni alla legalita' che salva le vite. Quasi un programma minimo nonviolento
3. Cinquecento vite umane
4. Una buona cosa e cio' che occorre ora
5. Contro il razzismo insorga l'Italia nonviolenta
6. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
7. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
8. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
9. Sostenere la Casa internazionale delle donne di Roma
10. Aldo Capitini: La mia opposizione al fascismo
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. L'ORA. QUEI GOVERNANTI CHE NEGANO SOCCORSO MEDITINO
Il primo dovere e' salvare le vite.
L'omissione di soccorso e' un delitto.
Quei governanti che negano soccorso, accoglienza e assistenza ad esseri umani che hanno subito violenze inaudite e rischiano la morte, meditino su questo: che se dovesse capitare a loro stessi - e il cielo non voglia - di trovarsi nelle stesse condizioni di quei poveri cristi, non desidererebbero forse che altri esseri umani giungessero in loro aiuto e le loro vite salvassero?
E quindi cessino quei governanti di reiterare l'abominevole delitto di omissione di soccorso, e tornino ad agire secondo coscienza, tornino umani.
Tutti i naufraghi devono essere soccorsi.
Tutti i superstiti dei lager devono essere salvati.
Tutti gli innocenti in fuga da guerre e fame, da dittature e schiavitu', devono essere accolti.
E' legge fondamentale dell'umanita': che gli esseri umani agli esseri umani siano di aiuto.
Ogni essere umano ha diritto alla vita.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. REPETITA IUVANT. L'ITALIA TORNI ALLA LEGALITA' CHE SALVA LE VITE. QUASI UN PROGRAMMA MINIMO NONVIOLENTO
Immediatamente
La caduta del governo razzista abbia come prima conseguenza il ritorno alla legalita' che salva le vite.
Siano immediatamente fatti approdare in un porto sicuro in Italia i naufraghi che da giorni e giorni attendono in mare che il loro salvataggio abbia compimento con lo sbarco a terra.
Cessi immediatamente la violenza del governo razzista, cessi immediatamente l'omissione di soccorso, cessino immediatamente le persecuzioni di innocenti, cessi immediatamente la complicita' con gli schiavisti, cessi immediatamente la complicita' con gli aguzzini dei lager libici, cessi immediatamente l'antipolitica dell'odio razzista, cessi immediatamente la strage degli innocenti nel Mediterraneo.
*
Cinque cose che il prossimo governo deve fare
Alcune cose il prossimo governo dovra' fare al piu' presto.
La prima, abrogare tutte le misure razziste imposte dal governo della disumanita'.
La seconda, impegnare l'Italia nel salvare tutte le vite nel Mediterraneo. Ed a tal fine: impegnare le risorse dello stato per soccorrere i naufraghi; ottenere dalla Libia la liberazione di tutti i detenuti nei lager e il loro trasferimento liberi e sicuri nel nostro paese; riaprire finalmente canali adeguati di ingresso legale in Italia da tutti i paesi e cosi' contribuire a stroncare il mercato delle mafie dei trafficanti schiavisti (se tutti i paesi europei lo facessero, i trafficanti sarebbero ipso facto annientati).
La terza, riconoscere il diritto di voto - e tutti gli altri diritti sociali, civili, politici - a tutte le persone che vivono in Italia.
La quarta, abolire i campi di concentramento e contrastare la schiavitu' nel nostro paese.
La quinta, forti dell'esecuzione delle quattro azioni sopra elencate, impegnarsi per spostare su queste posizioni l'intera Unione Europea.
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I governanti razzisti e i loro complici siano allontanati per sempre dai pubblici uffici
Quale deve essere la sorte dei ministri che hanno fatto parte del governo razzista?
Non devono mai piu' avere accesso a pubblici uffici.
Quale deve essere la sorte dei parlamentari che hanno avallato le incostituzionali misure razziste?
Non devono mai piu' avere accesso a pubblici uffici.
Quale deve essere la sorte dei ministri che hanno imposto, guidato, rivendicato e propagato la violenza razzista?
Devono rispondere in tribunale dei crimini commessi: dei singoli reati (dall'omissione di soccorso al sequestro di persona, dalla persecuzione di innocenti all'istigazione all'odio razzista), cosi' come dei crimini contro l'umanita' e dell'attentato contro la Costituzione.
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Applicare la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione
E poiche' il razzismo, come il fascismo, non e' un'opinione ma un delitto, si deve applicare nei confronti delle forze politiche razziste e fasciste la XII delle disposizioni transitorie e finali della Costituzione della Repubblica italiana, che vieta la ricostituzione del partito fascista.
Non possono partecipare alle elezioni organizzazioni criminali, razziste e fasciste; non possono governare il paese organizzazioni criminali, razziste e fasciste; le organizzazioni fasciste devono essere sciolte; i crimini devono essere contrastati con la forza della legge.
*
Alle elezioni per sconfiggere la barbarie razzista con la forza della democrazia
Occorre andare al piu' presto a nuove elezioni.
Ed occorre che alle elezioni si giunga con una coalizione di tutte le forze antirazziste ed antifasciste che affronti e sconfigga il blocco razzista e fascista; occorre costituire un nuovo Comitato di liberazione nazionale come si fece durante la Resistenza.
Dopo un anno di governo razzista, dopo un anno di violazioni della Costituzione, dopo un anno di abominevoli crimini e di scellerate persecuzioni, tutto e' terribilmente chiaro.
Le forze politiche che hanno dato vita al governo razzista hanno gettato la maschera; l'intera destra italiana - anche quella piu' abilmente camuffata - ha rivelato ancora una volta, e una volta per tutte, la sua volonta' eversiva, la sua disumana violenza.
Ancora una volta occorre contrastare e sconfiggere il razzismo. Ancora una volta occorre contrastare e sconfiggere il fascismo.
Ogni persona di volonta' buona faccia la sua parte.
Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, con gli strumenti della legalita' e della democrazia.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. REPETITA IUVANT. CINQUECENTO VITE UMANE
Oltre cinquecento naufraghi, salvati negli ultimi giorni nel Mediterraneo da benemeriti soccorritori volontari e sulle loro imbarcazioni accolti, attendono ancora di poter sbarcare in un porto sicuro, mentre le condizioni meteorologiche peggiorano e nel giro di poche ore sono previste onde alte oltre due metri.
Il pericolo e' grande: centinaia di persone rischiano di morire; centinaia di persone il compimento del cui salvataggio richiede ormai soltanto lo sbarco in un porto sicuro.
Perche' il governo italiano non consente loro di approdare?
Perche' il governo italiano mette insensatamente in pericolo le loro vite costringendoli a restare in mare?
*
Il governo italiano cadra' tra pochi giorni. E' noto a tutti.
Perche' ministri che tra poche settimane non saranno piu' tali persistono in una criminale omissione di soccorso?
Perche' persistono in un agire scellerato e disumano il cui esito e' la strage degli innocenti nel Mediterraneo?
Perche' devono morire altri esseri umani innocenti quando potrebbero essere salvati?
*
Sono centinaia e centinaia le vittime accertate di naufragi nel Mediterraneo in questi ultimi mesi: centinaia e centinaia di esseri umani che tutti potevano essere salvati.
Perche' deve continuare questo mostruoso massacro?
Perche' il governo italiano giunto ai suoi ultimi giorni deve continuare a omettere di soccorrere, e quindi a lasciar morire degli esseri umani innocenti?
Perche' i ministri responsabili di questo crimine non vengono chiamati dalla magistratura a risponderne nei tribunali?
*
Siano lasciate approdare immediatamente in porto sicuro in Italia le cinquecento persone innocenti la cui salvezza e' possibile portare a compimento facilmente.
Cessi immediatamente la strage degli innocenti nel Mediterraneo.
Si dimettano immediatamente i ministri del governo della disumanita'.
L'italia torni immediatamente alla legalita' che salva le vite.
Cessi immediatamente l'omissione di soccorso da parte del governo italiano.
Cessi immediatamente il sabotaggio e la persecuzione dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo.
Il governo ormai in procinto di cadere cessi immediatamente di commettere crimini abominevoli.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. REPETITA IUVANT. UNA BUONA COSA E CIO' CHE OCCORRE ORA
E' una buona cosa la caduta del governo razzista che ha commesso mostruosi crimini contro l'umanita'.
Anche se sta avvenendo in forma di congiura di palazzo, di rissa fra bruti e di agguato di sicari, di tradimento fra grassatori: cosi' peraltro confermando l'abissale immoralita' dei personaggi che lungo un anno hanno commesso crimini abominevoli ed operato per provocare la strage degli innocenti nel Mediterraneo.
E' un bene che il governo dell'omissione di soccorso, il governo delle persecuzioni, il governo dell'odio, il governo della disumanita', infine cada.
E brinda finalmente Alceo.
*
Occorre ora:
1. che siano abrogate tutte le scellerate misure razziste imposte in questi mesi (ma anche quelle imposte negli anni precedenti che hanno aperto la strada all'orrore odierno);
2. che siano processati e condannati nei tribunali della repubblica i ministri responsabili di crimini contro l'umanita' e di attentato contro la Costituzione;
3. che l'Italia torni a soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto.
E primo atto sia far sbarcare immediatamente in porto sicuro in Italia tutti i naufraghi soccorsi dalle navi di volontari che da giorni e giorni attendono in mare che in Italia finisca la scellerata follia di un governo razzista.
Primo atto sia il salvataggio di chiunque e' in fuga da guerre e fame, di chiunque e' sopravvissuto ai lager libici, di chiunque sta rischiando la vita tra le onde.
*
Non permettiamo che la menzogna totalitaria ipnotizzi piu' a lungo il popolo italiano: adoperiamoci ogni giorno a confutarla con la forza della verita'.
Un omicidio e' un omicidio.
Una strage e' una strage.
Chi non soccorre una persona in pericolo di morte, la uccide.
Chi non si oppone ai lager, e' un nazista.
Chi sabota e perseguita chi salva le vite, e cosi' fa morire i naufraghi, e' uno stragista.
Chi nega asilo a chi e' in fuga dall'orrore, e' un mostro al pari di Polifemo.
*
Non dobbiamo temere le elezioni. Dobbiamo volere nuove elezioni.
Nuove elezioni sono necessarie dopo un anno di crimini razzisti, di disumane persecuzioni, di strage degli innocenti nel mar Mediterraneo, di violenza e anomia, di imposizione di un regime di apartheid, di satanico capovolgimento di tutti i valori morali e civili.
Dobbiamo affrontare le organizzazioni razziste e sconfiggerle con la forza della democrazia.
I capibastone razzisti contano sulla nostra paura: ma noi non abbiamo paura, sono loro a dover avere paura del male che hanno fatto, dei crimini che hanno commesso. Viene sempre il giorno del redde rationem.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
I ministri ed i parlamentari che hanno commesso e favoreggiato crimini contro l'umanita' siano allontanati per sempre dal governo della cosa pubblica, da tutte le sedi istituzionali.
Chi ha votato a favore di crimini razzisti non puo' fare le leggi della repubblica democratica.
Chi ha governato attuando persecuzioni e seminando odio e terrore non puo' governare la repubblica, e neppure amministrare un condominio.
Chi e' cosi' stolto nel suo delirio totalitario da pretendere "i pieni poteri", dopo aver commesso per un anno cosi' tanti e tali crimini, con cio' stesso si smaschera da se' come aspirante dittatore: e dovrebbe quindi valere contro la sua organizzazione la XII delle disposizioni transitorie e finali della Costituzione che vieta la ricostituzione del partito fascista.
Non un voto ai partiti razzisti.
*
Il razzismo puo' essere sconfitto. Il bene puo' prevalere sul male.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Si realizzi subito un nuovo Comitato di liberazione nazionale che unisca tutte le forze antifasciste, antirazziste, antimaschiliste, antimafiose, contro la guerra e contro le armi, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e contro la devastazione della biosfera.
Il tempo e' poco, il compito e' urgente.
Giustizia e liberta'. Insorgere per risorgere.
Ogni vittima ha il volto di Abele. Chi salva una vita salva il mondo.
5. REPETITA IUVANT. CONTRO IL RAZZISMO INSORGA L'ITALIA NONVIOLENTA
Pressoche' in tutte le regioni d'Italia persone di volonta' buona da mesi stanno digiunando contro il razzismo.
Chi per un giorno, chi per una settimana, chi per piu' tempo ancora, chi ripetutamente: e' il movimento nonviolento dei digiuni di giustizia in solidarieta' con le sorelle e i fratelli migranti e con tutte le altre persone perseguitate dalla violenza del barbaro governo razzista.
Non c'e' solo l'Italia corrotta e asservita alla retorica totalitaria, alla narcosi dei divertimentifici, al ripugnante motto di tutti i sicari "mors tua, vita mea".
Non c'e' solo l'Italia neonazista e del nuovo nazismo complice.
C'e' anche un'Italia nonviolenta che resiste, e che vincera'.
Un'Italia nonviolenta che vincera', perche' deve vincere, perche' e' l'ultima resistenza che impedisce l'apocalittico trionfo della barbarie, come i resistenti di Stalingrado che sapevano che la liberta' dell'umanita' intera dipendeva da loro, e non cedettero.
*
Insorga l'Italia nonviolenta per salvare le vite degli innocenti che il governo razzista impone di far morire nel Mediterraneo.
Insorga l'Italia nonviolenta per salvare le vite degli innocenti che il governo razzista impone di abbandonare tra gli artigli degli aguzzini dei lager libici, tra gli artigli degli schiavisti mafiosi.
Insorga l'Italia nonviolenta per salvare le vite degli innocenti che il governo razzista impone di lasciar morire di guerre e di fame, esposti alla furia sanguinaria delle dittature e della schiavitu'.
Insorga l'Italia nonviolenta per salvare le vite degli innocenti che il governo razzista perseguita con brutalita' torturatrice e assassina.
Insorga l'Italia nonviolenta per salvare tutte le vite. Tutti, tutti siamo esseri umani. Nessuno sia abbandonato nelle fauci dell'orrore e della morte.
Insorga l'Italia nonviolenta per difendere la vita, la dignita', la liberta' di tutti gli esseri umani.
Insorga l'Italia nonviolenta.
Insorga l'Italia di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci, insorga l'Italia di Laura Conti e di Bianca Guidetti Serra, insorga l'Italia di Aldo Capitini e di Danilo Dolci, insorga l'Italia di Luce Fabbri e di Franca Ongaro Basaglia, insorga l'Italia di Ginetta Sagan e di Rosanna Benzi, insorga l'Italia di Ada Gobetti e di Luce d'Eramo, insorga l'Italia di Joyce Lussu e di Ernesto Balducci, insorga l'Italia di Dina Forti e di Primo Levi.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
E' l'ora della resistenza.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.
6. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
7. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
8. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
9. APPELLI. SOSTENERE LA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA
L'esperienza della "Casa internazionale delle donne" di Roma e' da decenni di importanza fondamentale per tutte le donne e gli uomini di volonta' buona.
In questo momento la "Casa internazionale delle donne" ha urgente bisogno di un particolare sostegno.
Per informazioni e contatti: siti: www.lacasasiamotutte.it, www.casainternazionaledelledonne.org, e-mail: info at casainternazionaledelledonne.org
10. MAESTRI. ALDO CAPITINI: LA MIA OPPOSIZIONE AL FASCISMO
[Nuovamente riproponiamo il seguente articolo di Aldo Capitini originariamente apparso su "Il ponte", anno XVI, n. 1, gennaio 1960, disponibile anche nel sito www.aldocapitini.it e nel sito www.nonviolenti.org
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]
Non e' facile elevarsi su quel patriottismo scolastico che ci coglie proprio nel momento, dai dieci ai quindici anni, in cui cerchiamo un impiego esaltante delle nostre energie, una tensione attiva e appoggiata a miti ed eroi.
Quaranta anni successivi di esperienza in mezzo ad una storia movimentatissima ci hanno ben insegnato due cose: che la devozione alla patria deve essere messa in rapporto e mediata con ideali piu' alti e universali; che la nazione e' una vera societa' solo in quanto risolve i problemi delle moltitudini lavoratrici nei diritti e nei doveri, nel potere, nella cultura, in tutte le liberta' concretamente e responsabilmente utilizzabili.
Quella "patria" che la scuola ci insegno', che era del Foscolo e del Carducci, e diventava del D'Annunzio e del Marinetti, non poteva essere il centro di tutti gli interessi; e percio' potei essere nazionalista tra i dieci e i quindici anni, ma non poi restarlo quando vidi la guerra in rapporto, meno con la nazione, e piu' con l'umanita' sofferente e divisa; quando dalla letteratura vociana e di avaguardia salii (da autodidatta e piu' tardi che i coetanei) alla piu' strenua, vigorosa, e anche filologica classicita', vista nei testi latini, greci e biblici, come valori originali; quando portai la riflessione politica, precoce ma intorbidata dall'attivismo nazionalistico, ad apprezzare i diritti della liberta' e l'apertura al socialismo come cose fondamentali, insopprimibili per qualsiasi motivo.
Umanitario e moralista, tutto preso dalla ricostruzione della mia cultura (eseguita tardi ma con consapevolezza) e anche dal dolore fisico, il dopoguerra 1918-'22 mi trovo' del tutto estraneo al fascismo, anche se avevo coetanei che vi erano attivissimi: non sentii affatto l'impulso ad accompagnarmi con loro. Anzi, mi permettevo nella mia indipendenza, di leggere la "Rivoluzione liberale", di offrire lieto il mio letto ad un assessore socialista cercato dagli squadristi, e la mattina della "Marcia su Roma" sentii bene che non dovevo andarci, perche' era contro la liberta'.
Certo, per chi e' stato, purtroppo (e purtroppo dura ancora), educato a quel tal patriottismo scolastico, per chi non ha potuto nell'adolescenza non assorbire del dannunzianesimo e del marinettismo, qualche volta il fascismo poteva sembrare un qualche cosa di energico, di impegnato a far qualche cosa; e comprendo percio' le esitazioni e le cadute di tanti miei coetanei, che hanno come me press'a poco gli anni del secolo.
Se io fui preservato e salvato per opera di quell'evangelismo umanitario-moralistico e indipendente, per cui non ero diventato ne' cattolico (pur essendo teista) ne' fascista, e preferii rinunciare alla politica attiva, a cui pur da ragazzo tendevo, scegliendo un lavoro di studio, di poesia, di filosofia, di ricerca religiosa; tanti altri, anche per il fatto di essere stati in guerra (io ero stato escluso perche' riformato), lungo il binario del patriottismo, del combattentismo, dello squadrismo, videro nel fascismo la realizzazione di tutto.
Queste mie parole sono percio' un invito a diffidare del patriottismo scolastico, che puo' portare a tanto e a giustificare tanti delitti, e un proposito di lavorare per un'educazione ben diversa. Questa e' dunque la prima esperienza che ho vissuto in pieno: ho potuto contrastare al fascismo fin dal principio perche' mi ero venuto liberando (se non perfettamente) dal patriottismo scolastico; esso fu uno degli elementi principalmente responsabili dell'adesione di tanti al fascismo.
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Ed ora vengo alla seconda esperienza fondamentale. Si capisce che mentre il fascismo si svolgeva, quasi insensibile com'ero alla soddisfazione "patriottica", mi trovavo contrario alla politica estera ed interna. Per l'estero io ero press'a poco un federalista, e mi pareva che un'unione dell'Italia, Francia, Germania (circa centocinquanta milioni di persone) avrebbe costituito una forza viva e civile, anche se l'Inghilterra fosse voluta rimanere per suo conto; ma ci voleva uno spirito comune, che, invece, il nazionalismo fece rovinare. Ebbi sempre un certo rispetto per la Societa' delle Nazioni; e mi pareva che l'Italia avesse avuto molto col Trattato di Versailles, malgrado le strida dei nazionalisti. Approvavo il lavoro di Amendola e degli altri per un patto con gli Jugoslavi, che ci avrebbe risparmiato tante tragedie e tante vergogne.
Per la politica interna la Milizia in mano a Mussolini, il delitto Matteotti, la dittatura e il fastidio, a me lettore e raccoglitore di vari giornali, che dava la lettura di giornali eguali, l'avversione che sentivo per il saccheggio e la distruzione e l'abolizione di tutto cio' che era stata la vita politica di una volta, le Camere del lavoro, le varie sedi dei partiti, le logge massoniche; mi tenevano staccato dal fascismo.
Sapevo degli arresti, delle persecuzioni. Dov'era piu' quel bel fermento di idee, quella vivacita' di spirito di riforme che avevo vissuto dal '18 al '24? Quanti libri liberi, riviste ("Conscientia" per esempio, che conservavo come preziosa), erano finiti! L'Italia che avrebbe dovuto riformarsi in tutto, era ora affidata ad un governo reazionario e militarista! E io ricordavo il mio entusiasmo per le amministrazioni socialiste: come seguivo quella di Milano, quella di Perugia, mia citta'!
Non ero iscritto a nessun partito, non partecipavo nemmeno, preso da altro, alla dialettica politica, ma le amministrazioni socialiste mi parevano una cosa preziosa, con quegli uomini presi da un ideale, umili di condizione, e "diversi", la' impegnati ad amministrare per tutti.
Sicche' ero contrario al regime, e la seconda esperienza fondamentale lo confermo': fu la Conciliazione del febbraio del '29.
Non ero piu' cattolico dall'eta' di tredici anni, ma ero tornato ad un sentimento religioso sul finire della guerra, e lo studio successivo, anche filosofico e storico sulle origini del cristianesimo, di la' dalle leggende e dai dogmi mi aveva concretato un teismo di tipo morale.
Guardando il fascismo, vedevo che lo avevano sostenuto in modo decisivo due forze: la monarchia che aveva portato con se' (piu' o meno) l'esercito e la burocrazia; l'alta cultura (quella parte vittima del patriottismo scolastico) che aveva portato con se' molto della scuola. C'era una terza forza: la Chiesa di Roma. Se essa avesse voluto, avrebbe fatto cadere, dispiegando una ferma non collaborazione, il fascismo in una settimana. Invece aveva dato aiuti continui. Si venne alla Conciliazione tra il governo fascista e il Vaticano.
La religione tradizionale istituzionale cattolica, che aveva educato gli italiani per secoli, non li aveva affatto preparati a capire, dal '19 al '24, quanto male fosse nel fascismo; ed ora si alleava in un modo profondo, visibile, perfino con frasi grottesche, con prestazione di favori disgustose, con reciproci omaggi di potenti, che deridevano alla " scuola liberale " e ai "conati socialisti", come cose oramai vinte! Se c'e' una cosa che noi dobbiamo al periodo fascista, e' di aver chiarito per sempre che la religione e' una cosa diversa dall'istituzione romana.
Perche' noi abbiamo avuto da fanciulli un certo imbevimento di idee e di riti cattolici, che sono rimasti la', nel fondo nostro; ed anche se si e' studiato, e si sanno bene le ragioni storiche, filosofiche, sociali, anche religiose, per cui non si puo' essere cattolici, tuttavia ascoltando suonare le campane, vedendo l'edificio chiesa, incontrando il sacerdote, uno potrebbe sempre sentire un certo fascino.
Ebbene, se si pensa che quelle campane, quell'edificio, quell'uomo possono significare una cerimonia, un'espressione di adesione al fascismo, basta questo per insegnare che bisogna controllare le proprie emozioni, non farsi prendere da quei fatti che sono "esteriori" rispetto alla doverosita' e purezza della coscienza.
La Chiesa romana credette di ottenere cose positive nel sostenere il fascismo, realmente le ottenne. Ma per me quello fu un insegnamento intimo che vale piu' di ogni altra cosa. Non aver visto il male che c'era nel fascismo, non aver capito a quale tragedia conduceva l'Italia e l'Europa, aver ottenuto da un potere brigantesco sorto uccidendo la liberta', la giustizia, il controllo civico, la correttezza internazionale; non sono errori che ad individui si possono perdonare, come si deve perdonare tutto, ma sono segni precisi di inadeguatezza di un'istituzione, ancora una volta alleata di tiranni.
Fu li', su questa esperienza che l'opposizione al fascismo si fece piu' profonda, e divenne in me religiosa; sia nel senso che cercai piu' radicale forza per l'opposizione negli spiriti religiosi-puri, in Cristo, Buddha, S. Francesco, Gandhi, di la' dall'istituzionalismo tradizionale che tradiva quell'autenticita'; sia nel senso che mi apparve chiarissimo che la liberazione vera dal fascismo stesse in una riforma religiosa, riprendendo e portando al culmine i tentativi che erano stati spenti dall'autoritarismo ecclesiastico congiunto con l'indifferenza generale italiana per tali cose.
Vidi chiaro che tutto era collegato nel negativo, e tutto poteva essere collegato nel positivo. Mi approfondii nella nonviolenza. Imparai il valore della noncollaborazione (anzi lo acquistai pagandolo, perche' rifiutai l'iscrizione al partito, e persi il posto che avevo); feci il sogno che gli italiani si liberassero dal fascismo noncollaborando, senza odio e strage dei fascisti, secondo il metodo di Gandhi, rivoluzione di sacrificio che li avrebbe purificati di tante scorie, e li avrebbe rinnovati, resi degni d'essere, cosi' si', tra i primi popoli nel nuovo orizzonte del secolo ventesimo.
Divenni vegetariano, perche' vedevo che Mussolini portava gli italiani alla guerra, e pensai che se si imparava a non uccidere nemmeno gli animali, si sarebbe sentita maggiore avversione nell'uccidere gli uomini.
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Nel lavoro di suscitamento e collegamento antifascista, svolto da me dal 1932 al 1942, sta la terza esperienza fondamentale: il ritrovamento del popolo e la saldatura con lui per la lotta contro il fascismo. Figlio di persone del popolo, vissuto in poverta' e in disagi, con parenti tutti operai o contadini, i miei studi (vincendo un posto gratuito universitario nella Scuola normale superiore di Pisa) ed anche i primi amici non mi avevano veramente messo a contatto con la classe lavoratrice nella sua qualita' sociale e politica.
Anche se da ragazzo ascoltavo con commozione le musiche di campagna che il primo maggio sonavano di lontano l'Inno dei lavoratori, di la' dal velo della pioggia primaverile, non conoscevo bene il socialismo. Avevo visto dal mio libraio le edizione delle opere di Marx e di Engels annerite dagli incendi devastatori dei fascisti milanesi alla redazione dell'"Avanti!", ma, preso da altro lavoro, non le avevo studiate.
Accertai veramente la profondita' e l'ampiezza del mondo socialista nel periodo fascista, quando le possibilita' di trovare documentazioni e libri (lo sappiano i giovani di ora, che se vogliono possono andare da un libraio e acquistare cio' che cercano) erano di tanto diminuite, ma c'era, insieme, il modo di ritrovare i vecchi socialisti e comunisti, che erano rimasti saldi nella loro fede, veramente "fede" "sostanza di cose sperate ed argomento delle non parventi", malgrado le botte, gli sfregi, la poverta', le prigioni, le derisioni degli ideali e dei loro rappresentanti uccisi ("con Matteotti faremo i salsicciotti") e sebbene vedessero che le persone "dotte" erano per Mussolini e il regime.
Ritrovare queste persone, unirsi con loro di la' dalle differenze su un punto o l'altro dell'ideologia, festeggiare insieme il primo maggio magari in una soffitta o in un magazzino di legname, andare insieme in campagna una domenica (che per il popolo e' sempre qualche cosa di bello), e talvolta anche in prigione: nella lotta contro il fascismo si formo' questa unione, che non fu soltanto di persone e di aiuto reciproco, ma fu studio, approfondimento, constatazione degli interessi comuni dei lavoratori e degli intellettuali contro i padroni del denaro e del potere: si apriva cosi l'orizzonte del mondo, l'incontro di Occidente e Oriente in nome di una civilta' nuova, non piu' individualistica ne' totalitaria.
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Questo io debbo al fascismo, ma in quanto ebbi, direi la Grazia, o interni scrupoli o ideali che mi portarono all'opposizione. Opponendomi al fascismo, non per cose di superficie o di persone o di barzellette, ma pensando seriamente nelle sue ragioni, nella sua sostanza, nel suo esperimento e impegno, non solo me ne purificavo completamente per cio' che potesse essercene in me, ma accertavo le direzioni di un lavoro positivo e di una persuasione interiore che dovevo continuare a svolgere anche dopo.
Il fascismo aveva unito in un insieme tutto cio' contro cui dovevo lottare per profonda convinzione, e non per caso, per un un male che mi avesse fatto, per un'avversione o invidia verso persone, o perche' avessi trovato in casa o presso maestri autorevoli un impulso antifascista. Nulla di questo ebbi, ed anche percio' ad un'attiva opposizione con propaganda non passai che lentamente e dopo circa un decennio.
Posso assicurare i giovani di oggi che il mio rifiuto fu dopo aver sentito le premesse del fascismo proprio nell'animo adolescente, e dopo averle consumate; sicche' i fascisti mi apparvero dei ritardatari. Ero arrivato al punto in cui non potevo accettare:
1, il nazionalismo che esasperava un riferimento nazionale e guerriero a tutti i valori, proprio quando ero convinto che la guerra avrebbe indebolito l'Europa, e che la nazione dovesse trovare precisi nessi con le altre;
2, l'imperialismo colonialistico, che, oltre a portare l'Italia fuori dalla sua influenza in Europa, nei Balcani e a freno della Germania, era un metodo arretrato, per la fine del colonialismo nel mondo;
3, il centralismo assolutistico e burocratico con quel far discendere tutto dall'alto (per giunta corrotto), mentre io ero decentralista, regionalista, per l'educazione democratica di tutti all'amministrazione e al controllo;
4, il totalitarismo, con la soppressione di ogni apporto di idee e di correnti diverse, si' che quando parlavo ai giovanissimi della vecchia possibilita' di scegliersi a vent'anni un partito, che aveva sue sedi e sua stampa, sembrava che parlassi di un sogno, di un regno felice sconosciuto;
5, il prepotere poliziesco, per cui uno doveva sempre temere parlando ad alta voce, conversando con ignoti, scrivendo una lettera, facendo un telefonata;
6, quel gusto dannunziano e quell'esaltazione della violenza, del manganello come argomento, dello spaccare le teste, del pugnale, delle bombe a mano, e, infine, l'orribile persecuzione contro gli ebrei;
7, quel finto rivoluzionarismo attivista e irrazionale sopra un sostanziale conservatorismo, difesa dei proprietari, di cio' che era vecchio e perfino anteriore alla rivoluzione francese;
8, quell'alleanza con il conservatorismo della chiesa, della parrocchia, delle gerarchie ecclesiastiche, prendendo della religione i riti e il lato reazionario, affratellandosi con i gesuiti, perseguitando gli ex-sacerdoti;
9, quel corporativismo con una insostenibile parita' tra capitale e lavoro che si risolveva in una prigione per moltitudini lavoratrici alla merce' dei padroni in gambali ed orbace;
10, quel rilievo forzato e malsano di un solo tipo di cultura e di educazione, quella fascista, e il traviamento degli adolescenti, mentre ero convinto che della libera produzione e circolazione delle varie forme di cultura una societa' nazionale ha bisogno come del pane;
11, quell'ostentazione di Littoria e altre poche cose fatte, dilapidando immensi capitali, invece di affrontare il rinnovamento del Mezzogiorno e delle Isole;
12, l'onnipotenza di un uomo, di cui era facile vedere quotidianamente la grossolanita', la mutevolezza, l'egotismo, l'iniziativa brigantesca, la leggerezza nell'affrontare cose serie, gli errori e la irragionevolezza impersuadibile, mentre ero convinto che il governo di un paese deve il piu' possibile lasciare operare le altre forze e trarne consigli e collaborazione, ed essere anonimo, grigio anche, perche' lo splendore stia nei valori puri della liberta', della giustizia, dell'onesta', della produzione culturale e religiosa, non nelle persone, che in uniforme o no, nel governo o a capo dello Stato, sono semplicemente al servizio di quei valori.
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Percio' il fascismo, nel problema dell'Italia di educarsi a popolo onesto, libero, competente, corretto, collaborante, mi parve un potenziamento del peggio e del fondo della nostra storia infelice, una malattia latente nell'organismo e venuta fuori, l'ostacolo che doveva, per il bene comune, essere rimosso, non in un modo semplicemente materiale, ma prendendo precisa e attiva coscienza delle ragioni per cui era sbagliato, e trasformando in questo lavoro se' e persuadendo gli altri italiani.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Julio Cortazar, I racconti, Einaudi, Torino 1994, 2014, pp. XXX + 1288.
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Riedizioni
- Herman Melville, Benito Cereno, Einaudi, Torino 1940, 1994, Rcs, Milano 2019, pp. IV + 108, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Classici
- Jane Austen, Romanzi, Garzanti - Gruppo Editoriale L'Espresso, Milano-Roma 2005, pp. XXVIII + 1346.
- Katherine Mansfield, Tutti i racconti, Newton Compton, Roma 1996, pp. 528.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3480 del 16 agosto 2019
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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