[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 188



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XX)
Numero 188 del 5 aprile 2019

In questo numero:
1. Ricordando Giuseppe Tacconi, proseguendone la lotta
2. Alcune parole per Giuseppe Tacconi (2016)
3. E' deceduto Giuseppe Tacconi (2016)
4. In memoria di Giuseppe Tacconi, a un anno dalla scomparsa (2017)
5. Per Giuseppe Tacconi, nel secondo anniversario della scomparsa (2018)
6. Alle persone di volonta' buona una proposta di appello all'Onu (con una bozza di testo ed alcuni indirizzi utili)

1. RICORDANDO GIUSEPPE TACCONI, PROSEGUENDONE LA LOTTA

Tre anni fa, il 5 aprile 2016, moriva Giuseppe Tacconi, antifascista, presidente dell'Anpi di Nepi.
Tutte le persone che lo hanno conosciuto ne recano in cuore luminoso il ricordo.
Era un fine intellettuale e un rigoroso militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita'.
Era una persona di squisita gentilezza e di sorgiva generosita'.
E' stato un onore grande essere stati suoi compagni di lotta, averne condiviso l'impegno e l'amicizia.
E' anche nella fedelta' alla sua testimonianza che oggi chiamiamo ogni persona di volonta' buona a insorgere contro il fascismo che torna.
E' anche nella fedelta' alla sua testimonianza che oggi chiamiamo ogni persona di volonta' buona a insorgere contro la violenza razzista.
E' anche nella fedelta' alla sua testimonianza che oggi chiamiamo ogni persona di volonta' buona a insorgere contro i crimini contro l'umanita' e l'attentato contro la Costituzione commessi dal governo razzista e golpista.
E' anche nella fedelta' alla sua testimonianza che oggi chiamiamo ogni persona di volonta' buona a insorgere in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
E' anche nella fedelta' alla sua testimonianza che oggi chiamiamo ogni persona di volonta' buona a insorgere in difesa della Costituzione della Repubblica italiana scritta col sangue dei martiri della Resistenza.
E' anche nella fedelta' alla sua testimonianza che oggi chiamiamo ogni persona di volonta' buona a insorgere in difesa della democrazia, della civilta', dell'umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
La Resistenza continua nella nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. MEMORIA. ALCUNE PAROLE PER GIUSEPPE TACCONI (2016)
[Ricostruite a memoria alcuni giorni dopo, quelle che seguono sono alcune delle cose dette parlando a braccio nel corso della commemorazione funebre di Giuseppe Tacconi il 6 aprile 2016 a Nepi. Le mettiamo nuovamente a disposizione delle persone amiche che quel giorno non poterono prender parte all'ultimo saluto, cosi' ricordando una volta ancora la figura e il magistero di quel valoroso, di quel generoso.
Giuseppe Tacconi (15 agosto 1937 - 5 aprile 2016), antifascista, architetto, docente universitario, fondatore del Comitato "Nepi per la pace", presidente della sezione di Nepi dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, e' stato un autentico costruttore di pace, una persona sapiente e saggia, un uomo buono e giusto, uno straordinario compagno di lotte in difesa della Costituzione, della pace, dei diritti umani e dei popoli, dell'ambiente e della civilta']

Nel rendere questo estremo saluto al nostro indimenticabile amico, maestro e compagno Giuseppe Tacconi, vorrei dire innanzitutto la gratitudine che sentiamo per lui: per la sua persona, per il suo impegno, per la luminosa testimonianza che ci ha donato e per il prezioso lascito morale e civile che ci resta.
La gratitudine che con parole nitide e ferme, commosse e lapidarie, ha gia' espresso l'illustre magistrato Ferdinando Imposimato nel messaggio di condoglianze che ha inviato alla sezione di Nepi dell'Anpi di cui Giuseppe era presidente.
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La prima caratteristica di Giuseppe - che immediatamente colpiva chi lo incontrava - era la generosita', e con la generosita' la gentilezza. Vi sono persone che sanno essere generose ma non gentili, e vi sono persone gentili ma non generose. Giuseppe era generoso e gentile.
La sua dolcezza e la sua mitezza ti rasserenavano, cosi' come il suo garbo squisito e la sua sorgiva empatia ti accoglievano in un mondo finalmente vivibile di umanita' palpitante, di spontanea cortesia, di universale fraternita' sentita e meditata ed agita col cuore e con la ragione, nella coincidenza dell'humanitas - come intima persuasione e cifra del proprio concreto e coerente modo di essere nel mondo - e dell'impegno politico di rispetto e promozione della dignita' umana di tutti gli esseri umani, e quindi di liberazione dell'umanita' intera.
E questa qualita', questa virtu', permeava tutta la sua persona, emergeva in tutto il suo sentire ed agire - nella sfera dei sentimenti, della morale, dell'impegno civile.
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Aveva la chiarezza e il rigore dell'illuminista: quel rigore intellettuale, quell'amore per il sapere che concorre a degnificare l'umanita', il sapere che ha come fine il bene comune. Ed alla capacita' di apprezzamento e al saldo possesso della cultura univa un riserbo, un understatement, una finezza, tali che mai si consentiva di fare vacua esibizione delle sue preziose conoscenze, ma sempre le metteva a disposizione delle altre persone col tratto di chi quasi si scusa di sapere tante cose e di esse fa dono agli altri con la leggerezza di una restituzione, di una condivisione sentita essenziale. E proprio per questo era cosi' sdegnato con la ciarlataneria, con l'ipocrisia, con la menzogna che offende gli esseri umani in cio' che hanno di piu' proprio: l'intelligenza, la capacita' di comprendere. Sentiva essere missione del dotto recare la chiarezza e l'armonia ove regna il caos, proporre la spiegazione razionale che scioglie i grovigli, seguire la regola buona che salva le vite. Ad ogni barbarie e sopruso opporsi sempre. La norma morale e il cielo stellato. Cosi' sentiva, cosi' faceva.
E questa chiarezza e dolcezza, questo elegante nitore, questo stile del sentimento e del pensiero, si estendeva alla sua persona tutta, alla sua voce, ai suoi gesti, al suo stesso vestire ed incedere di uomo gentile, di gentiluomo, di forte e fedele compagno di lotte nonviolente, di scrupoloso, acuto e fraterno militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita'.
La passione morale e civile dell'antifascista aveva in Giuseppe per suo abito la benevolenza e la serieta'. L'amore per la giustizia si univa in lui alla comprensione per chi soffre e per chi erra; sempre orientato alla solidarieta' e alla misericordia era il suo parlare e il suo agire, la misericordia che sempre si oppone all'astratta imposizione e al potere violento, in difesa della concreta esistenza della persona oppressa il cui muto volto sofferente ti convoca alla responsabilita', al riconoscimento, all'aiuto. L'antifascismo in quanto antibarbarie era da lui originariamente e profondamente sentito e pensato, e si faceva quindi viva nonviolenza: poiche' in verita' vi e' coincidenza perfetta tra antifascismo e nonviolenza: rispetto per la vita, forza della verita', la verita' che riconosce l'altrui sofferenza e l'altrui dignita' e quindi tutte le vite si propone di salvare, tutte le esistenze si propone di liberare dall'iniquo dolore, da ogni sopraffazione.
Ma di lui ricordiamo anche l'estro armonico e il rigore creativo dell'artista: sentiva la bellezza del bene, e la bonta' della bellezza, lungo quella linea di pensiero che dalla kalokagathia dei filosofi greci giunge fino all'aforisma di Dostoevskij secondo cui la bellezza salvera' il mondo.
Cosi' nelle arti figurative, nell'architettura, nell'urbanistica, nel paesaggio naturale e in quello storico e sociale sapeva cogliere ed estrarre la forma dalla materia; sapeva riconoscere e introdurre la bellezza nel mondo. E questa sua techne, questa sua arte, era una cosa sola col suo impegno morale e civile, era maieutica ed educazione, creazione di un linguaggio comune, politica degna.
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La memoria e l'attualita' della Resistenza illuminavano tutto il suo agire. Una viva, tenace memoria degli anni di guerra e del dopoguerra, uno studio assiduo e profondo della storia e della societa', una costante militanza nel movimento operaio per realizzare la democrazia in un mondo ancora ingiusto e diviso in classi, un'ispirazione e un'aspirazione al bene comune coltivate - e poste all'ascolto e alla scuola e al vaglio - nel ricordo e nel lascito dei martiri antifascisti. E la convinzione che la Resistenza continua nella lotta che ogni giorno e' da condurre contro ogni menzogna e contro ogni violenza.
La Resistenza per Giuseppe non era un oggetto raro da conservare in una teca, ma persuasione e dovere e passione vissuti nella lotta diuturna contro tutte le concrezioni di male, solidarieta' con ogni persona di aiuto bisognosa. Pensiero e azione, passato e presente. Poiche' la memoria senza impegno nel presente rischia di essere solo erudizione antiquaria, museale, e l'impegno senza memoria rischia di essere cieco ed astratto ed inane.
Chi lo ha conosciuto sa con quanta passione Giuseppe esortava all'impegno per difendere ed applicare la Costituzione della Repubblica Italiana, la Costituzione nata dalla Resistenza, la Costituzione scritta col sangue dei martiri della Resistenza. Leggere la Costituzione, e insieme ad essa leggere le ultime lettere dei martiri della Resistenza: amava ripetere Giuseppe quell'insegnamento di Calamandrei; e trarre da queste buone letture ispirazione all'agire, nell'agire queste buone letture inverare. Difendere la Costituzione significava per lui difendere e proseguire la Resistenza, ovvero la lotta dell'umanita' contro il crimine e la barbarie. Ed a maggior ragione insisteva nella necessita' di questo impegno negli ultimi anni, in questi anni di amnesie e di deliri in cui la nostra Costituzione, presidio delle nostre comuni liberta', e' da piu' parti aggredita con scellerata e insensata furia.
Giuseppe e' stato uno dei fondatori del benemerito comitato "Nepi per la pace", e per la pace ha operato con strenuo impegno, cosciente del fatto che la guerra e' nemica dell'umanita' poiche' essa sempre e solo consiste dell'uccisione degli esseri umani; e che quindi il primo dovere di ogni essere umano e' salvare le vite, e' difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; e quindi che occorre opporsi alle guerre e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni, in difesa di ogni persona e del mondo vivente tutto che e' casa comune dell'umanita' intera.
E poiche' non vi e' pace senza giustizia sociale, senza rispetto per la vita, la dignita' e i diritti di ogni singolo essere umano, Giuseppe era altresi' pienamente impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani, ed innanzitutto nella solidarieta' con i migranti, contro il razzismo, contro ogni persecuzione e discriminazione, per salvare le vite di tutti gli esseri umani costretti - dalla fame e dalla guerra, dalle dittature e dai disastri ambientali, dalla violenza colonialista e mafiosa e schiavista - ad abbandonare le loro case, i loro paesi, i loro affetti, cercando altrove un luogo in cui vivere. Ogni essere umano bisognoso di aiuto ha diritto ad essere soccorso, accolto, assistito. Sono cose che oggi tra coloro che hanno voce pubblica, tra i cosiddetti "grandi" della Terra, quasi solo papa Bergoglio sa dire. Queste cose Giuseppe sapeva, pensava, diceva con franca parola, agiva nel suo incessante impegno di pace e di solidarieta'.
Ed ugualmente e per le stesse ragioni era appassionatamente impegnato nella difesa dell'ambiente, della biosfera casa comune dell'umanita' e valore intrinseco, luogo della vita e della bellezza; e parte della natura essendo gli stessi esseri umani, in una relazione tra umanita' e natura che deve essere insieme di rispetto, di valorizzazione e di cura. Sapeva perfettamente Giuseppe quali debbano essere le condizioni per l'adeguato insediamento umano nell'habitat, e sapeva quali debbano essere le regole che fanno la civitas, cosa debba essere la citta', e con essa la civilta'. Giacche' il civile convivere e condursi, il dovere della solidarieta', l'impegno comune per la liberazione dell'umanita', devono estrinsecarsi altresi' nella pianificazione urbanistica e territoriale, nella difesa degli ecosistemi e della biosfera, nel "chiudere il cerchio" tra economia ed ecologia.
E nella difesa della civilta' era ugualmente strenuamente impegnato. La democrazia progressiva che nella Costituzione repubblicana trova il suo punto di riferimento e di avvio, la cognizione dell'unita' del genere umano e la coscienza del dovere di riconoscere a tutti gli esseri umani tutti i diritti umani, la liberazione dell'umanita' che deve attuarsi nel riconoscimento delle diversita' e nell'eguaglianza di diritti, nel salvare e tramandare tutte le grandi tradizioni culturali e storiche liberatrici, nell'unire senza omologare - ebbene, tutti questi valori, tutte queste esigenze, si congiungono nell'impegno in difesa della civilta' umana.
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E vorrei ora ricordare, in guisa di mia personale testimonianza, una esperienza con Giuseppe condivisa: la lotta in difesa del Bulicame, in cui si univano le ragioni della natura e della cultura, del passato e del futuro, del civile convivere che si oppone al saccheggio e al disastro; quella lotta che ha salvato per Viterbo e per l'umanita' il prezioso bene naturalistico, archeologico e termale del Bulicame di dantesca memoria; di quella lotta vittoriosa Giuseppe fu protagonista fin dall'inizio; e ricordo ancora come Giuseppe ricordava la riunione in cui letteralmente a lume di candela nel centro sociale occupato autogestito di Viterbo fondammo il comitato che il Bulicame salvo'; gli sembrava, a lui illuminista, che quel contesto rievocasse l'agire dei primi cristiani portatori di un messaggio di salvezza nel declino e nel crollo dell'impero romano schiavista. Ed erano con noi quella sera anche Alfio Pannega che ci ha lasciato nel 2010, Gianni Fiorentini che ci ha lasciato poco dopo, Mario Onofri che ci ha lasciato anche lui: i vecchi compagni che ci hanno lasciato ma che non dimentichiamo, che rechiamo vivi ed invitti nei nostri cuori...
E tra i miei ricordi piu' grati ho anche quello di quando con Giuseppe e con Antonella condivisi la ventura di essere querelato per pretesa diffamazione dal capo di un movimento neofascista perche' mentre un vile silenzio consentiva agli epigoni dell'ordine ariano dei Lager di marciare a Viterbo, noi fummo di quelli che quell'infamia denunciammo con ferme parole, alla scuola e nel ricordo delle vittime del nazifascismo. Di quella nostra iniziativa, e di come essa si sviluppo' in una ancora piu' documentata azione di denuncia dei crimini dei neofascisti, serbo un ricordo vivido e felice. Poiche' la magistratura ci diede ragione, e gli inconfutabili materiali documentari che allora raccogliemmo e diffondemmo divennero strumento di conoscenza e coscientizzazione per tante altre persone, e quindi mal gliene incolse al protervo neofascista: almeno quella volta i neofascisti non passarono; almeno quella volta prevalse la verita'; almeno quella volta vinse la dignita' umana e l'autentica legalita' della repubblica democratica ed antifascista.
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Parlando di Giuseppe a un amico che non lo ha conosciuto dicevo ieri - usando un termine che ha la sua origine nel latino cristiano medievale - che era "un vecchio compagno"; compagno essendo nell'etimo la persona che condivide il suo pane con gli altri; si', ci chiamiamo tra noi "vecchi compagni", ed e' una formula che indica certo un dato anagrafico, ma indica anche una lunga fedelta' a un comune ideale, l'ideale della solidarieta' fra tutti gli esseri umani, della liberazione di tutte le oppresse e tutti gli oppressi, della liberta', dell'uguaglianza, della fraternita'; "i vecchi compagni", quelli che condividono il pane. Il nostro compagno Giuseppe.
E questa bandiera rossa, che ora copre la bara di Giuseppe, simbolo secolare delle sofferenze e della lotta delle oppresse e degli oppressi per realizzare liberta', uguaglianza e fraternita', e' la stessa a cui Pasolini si rivolgeva con quella indimenticabile invocazione: "Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa / tu devi realmente esistere perche' lui esista... tu che gia' vanti tante glorie borghesi e operaie / ridiventa straccio e il piu' povero ti sventoli".
E che questa rossa bandiera sia qui in questo luogo non confligge affatto con l'originario, autentico messaggio di solidarieta' e di nonviolenza di Gesu' di Nazareth di cui qui si fa incessante memoria. Come e' scritto nell'Apocalisse di Giovanni, "Idu' e' skene' tu' theu' meta' ton anthropon", "la tenda di Dio - la tenda del bene - e' qui in mezzo agli esseri umani", il bene e' tra noi e con noi, nel nostro accampamento, il bene e' da realizzare qui: siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera ed e' nostro primo dovere fare il bene, come Giuseppe ha saputo e voluto fare.
Tanto bene, tanto amore Giuseppe ha donato, tanto ne ha ricevuto, tanto ne ha suscitato: come non ricordare Silvana, la sposa amatissima che venne meno pochi anni fa lasciandolo in un lutto immedicabile? Ma tante persone a lui care sono oggi qui: tante persone con cui ha avuto una relazione affettiva significativa e significativi rapporti di collaborazione nell'impresa comune del bene dell'umanita'; e' qui la figlia diletta, sono qui i parenti, e gli amici gia' vecchi e i piu' giovani ancora; e' qui Antonella che piu' che un medico e un'amica e una compagna di lotte e' stata quasi un'altra figlia per lui; e tutte le compagne e tutti i compagni del Comitato Nepi per la Pace che lui aveva contribuito a fondare, e dell'Anpi di cui e' stato autorevole ed infaticabile presidente. Ed e' qui il sindaco, anche a rappresentare questa antica citta' di Nepi in cui Giuseppe scelse di vivere, alla quale ha donato il suo impegno di cittadino e che ha reso vieppiu' illustre con la sua presenza ed azione di intellettuale, di artista, di operatore di pace. Ed anche e' qui la famiglia della signora Stratica, che e' la famiglia con cui Giuseppe ha vissuto negli ultimi anni in un rapporto di cura reciproca, di affetto profondo, un dono grande di cui tutti noi amici e compagni di Giuseppe, cosi' come i suoi parenti, siamo grati alla signora Stratica, a suo marito, alla loro famiglia che e' divenuta in questi anni la famiglia di Giuseppe, e quindi in un certo senso anche la nostra.
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Giuseppe ha saputo nell'arco della sua vita essere esempio dell'umanita' come dovrebbe essere - con il suo male di vivere, ma anche con la sua svettante dignita'; nel dolore e nei conflitti, ma anche nella meraviglia e nella gioia. Di lui ci resta una testimonianza luminosa.
Ed un legato ci resta: continuare la lotta contro ogni menzogna e contro ogni oppressione, continuare l'impegno per la liberazione dell'umanita', continuare in cio' che e' vero, che e' buono, che e' giusto.
Tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle, eguali in diritti e doveri.
Vi e' una sola umanita', e tutti gli esseri umani ne fanno parte.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto e' il primo dovere.
Un partigiano e' morto.
Grazie al suo esempio cento altri ne nasceranno.

3. MEMORIA. E' DECEDUTO GIUSEPPE TACCONI (2016)

E' deceduto Giuseppe Tacconi, antifascista, architetto, docente universitario, presidente della sezione di Nepi dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, persona sapiente e saggia, un uomo buono e giusto, autentico costruttore di pace.
Lo ricordiamo come uno straordinario compagno di lotte in difesa della Costituzione, della pace, dei diritti umani e dei popoli, dell'ambiente e della civilta'.
Insieme abbiamo condotto alcune delle iniziative fondamentali per difendere i diritti di tutti nell'Alto Lazio, insieme ci siamo battuti contro la devastazione della natura, contro il regime della corruzione, contro la violenza fascista che torna, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo; nella solidarieta' che a tutti gli esseri umani riconosce il diritto alla vita e alla dignita', che sa che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune di tutti, e si esprime quindi nell'impegno nitido e intransigente a difendere il bene comune, a soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto, a contrastare ogni violenza ed ogni menzogna.
Intellettuale finissimo, amico magnanimo, coraggioso combattente nonviolento, generoso e misericorde, Giuseppe Tacconi ha donato all'umanita' una testimonianza limpida e luminosa, e lascia a chi resta e gli e' stato sodale una severa e impegnativa eredita' morale: continuare la lotta contro ogni menzogna e contro ogni oppressione, continuare l'impegno per la liberazione dell'umanita', continuare in cio' che e' vero, che e' buono, che e' giusto.
Nell'ora dolorosa della morte lo salutiamo e lo ringraziamo ancora.

4. MEMORIA. IN MEMORIA DI GIUSEPPE TACCONI, A UN ANNO DALLA SCOMPARSA (2017)

Il 5 aprile ricorre il primo anniversario della scomparsa di Giuseppe Tacconi, l'intellettuale antifascista presidente dell'Anpi di Nepi che fu nostro valoroso compagno e maestro in tante lotte nonviolente per la pace, i diritti umani, la difesa dell'ambiente e della civilta'.
Lo ricordiamo con gratitudine che non si estingue.

5. MEMORIA. PER GIUSEPPE TACCONI, NEL SECONDO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA (2018)

Sono due anni che ci ha lasciato il nostro compagno Giuseppe Tacconi.
Antifascista fino all'ultimo respiro, mite costruttore di pace, generoso nel recare aiuto a chiunque di aiuto avesse bisogno.
Sempre si oppose ad ogni violenza.
Sempre si oppose ad ogni menzogna.
Non disse mai la parola disonesta.
Sempre lotto' contro tutte le ingiustizie.
*
Fu architetto, costrui' e insegno' la bellezza, il bene, la verita'.
Amo' il mondo, la vita, gli esseri viventi, le persone tutte di cui sapeva vedere luminosa l'intima scintilla.
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Tutta la vita lotto' perche' umana divenisse l'umanita'.
Tutta la vita lotto' perche' nessun venisse piu' oppresso, sfruttato, umiliato, ferito, abbandonato, ucciso.
Tutta la vita lotto' perche' ogni bene fosse fra tutti condiviso.
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Si rallegri chi legge queste parole che un uomo cosi' sia vissuto; e decida di voler essere - come Giuseppe essere volle - l'umanita' come dovrebbe essere.
Ne prosegua la lotta nonviolenta per la liberazione comune dell'umanita' intera.
Ne prosegua la lotta nonviolenta in difesa di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.
Finche' siano abolite tutte le guerre e tutte le uccisioni.
Finche' siano abolite tutte le oppressioni e le violenze.
Fnche' da ogni persona sia donato a tutte le altre secondo le proprie capacita'; finche' ad ogni persona da tutte le altre sia donato secondo i suoi bisogni.
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A due anni dalla scomparsa e' ancora vivo e ancora lotta insieme a noi il nostro compagno Giuseppe Tacconi.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

6. REPETITA IUVANT. ALLE PERSONE DI VOLONTA' BUONA UNA PROPOSTA DI APPELLO ALL'ONU (CON UNA BOZZA DI TESTO ED ALCUNI INDIRIZZI UTILI)

Carissime amiche e carissimi amici, gentili signore e gentili signori,
vi scriviamo per proporvi di scrivere lettere all'Onu affinche' intervenga al piu' presto nei confronti del governo italiano per contrastare i crimini razzisti che esso da mesi sta commettendo contro l'umanita'.
Di seguito trascriviamo una bozza di lettera che potete utilizzare tal quale o variare come meglio riterrete.
Ancora sotto indichiamo alcuni indirizzi utili cui inviarla.
E' ovvio che scrivere all'Onu per chiederne l'intervento non puo' sostituire altre forme di impegno contro il razzismo e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ma e' altrettanto evidente che un adeguato intervento dell'Onu potrebbe contribuire in misura decisiva a contrastare la folle violenza razzista del governo in carica, e soprattutto potrebbe contribuire a salvare tante vite umane che quella folle violenza razzista sta mettendo o abbandonando o ricacciando nel piu' estremo pericolo.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Fin d'ora vi ringraziamo per quanto vorrete fare.
*
Bozza di lettera
Egregio Segretario Generale dell'Onu,
rivolgiamo a lei, e tramite lei anche al Consiglio di Sicurezza e all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, un urgente appello ad intervenire nei confronti del governo italiano per contrastare i crimini razzisti che esso da mesi sta commettendo contro l'umanita'.
In particolare segnaliamo i seguenti crimini:
1. Omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia.
2. Conclamata volonta', espressa in piu' forme ed occasioni, di far si' che i naufraghi superstiti siano respinti in Libia, dove essi tornerebbero con tutta probabilita' ad essere vittime di segregazione in lager, schiavitu', torture e costante pericolo di morte.
3. Persecuzione razzista ed effettuale favoreggiamento della riduzione in schiavitu' attraverso criminali e criminogene misure contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza della razza".
4. Sequestro di persona aggravato, reato per il quale i complici del governo che siedono in Senato hanno impedito alla magistratura italiana di procedere nei confronti del Ministro dell'Interno reo confesso, garantendo cosi' una scandalosa impunita' al ministro e al governo.
5. Reiterata istigazione all'odio razzista e apologia del delitto di omissione di soccorso.
6. Violazione di convenzioni internazionali, di leggi ordinarie, e della stessa Costituzione della Repubblica italiana, al fine di attuare una criminale politica razzista.
E' in atto in Italia un vero e proprio colpo di stato che mira ad instaurare un regime razzista, violatore dei diritti umani, negatore dei principi fondamenti e dei supremi valori della democrazia, dello stato di diritto, della dignita' umana.
L'Onu, che ha proclamato la Dichiarazione universale dei diritti umani, deve intervenire in difesa delle vittime dei crimini razzisti commessi dal governo italiano, deve intervenire a sostegno dell'ordinamento giuridico costituzionale democratico italiano, deve intervenire per impedire che in Italia s'imponga il razzismo, l'anomia, la barbarie.
Cento anni fa in Italia nasceva il fascismo: averlo lungamente sottovalutato ai suoi esordi e negli anni successivi, ha poi provocato la piu' immane tragedia del XX secolo.
Non si commetta di nuovo lo stesso errore.
Si contrasti subito la criminale politica razzista e golpista del governo italiano.
Ci si opponga subito alle abominevoli violazioni dei diritti umani di cui essa consiste.
Ci si adoperi subito per difendere in Italia la democrazia, la legalita' costituzionale, lo stato di diritto, la civile convivenza.
Nelle forme adeguate ed opportune, ma subito, senza esitazioni e senza ambiguita', l'Onu intervenga nei confronti del governo italiano per far cessare i crimini razzisti in corso.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Firma, luogo e data, recapito postale, telefonico ed e-mail del mittente
*
Alcuni indirizzi utili
italy at unric.org, unicri at unicri.it, unicri.publicinfo at un.org, unicri.romeoffice at un.org, unicri.roma at unicri.it, marina.mazzini at un.org, itaro at unhcr.org, sami at unhcr.org, itaropi at unhcr.org, Edwards at unhcr.org, baloch at unhcr.org, mahecic at unhcr.org, mantoo at unhcr.org, pouilly at unhcr.org, spindler at unhcr.org, throssel at unhcr.org, yaxley at unhcr.org, fleming at unhcr.org, patterso at unhcr.org, fossi at unhcr.org, molinarb at unhcr.org, romerog at unhcr.org, media at ohchr.org, InfoDesk at ohchr.org, civilsociety at ohchr.org, onuitalia at onuitalia.it, comitato at unicef.it, redazione at onuitalia.com, info at undesa.it, florence at unicef.org, wwap at unesco.org, veniceoffice at unesco.org, mail at icj-cij.org, FAO-HQ at fao.org, ilo at ilo.org, secretariat at unccd.int,
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
L'Italia e' una repubblica democratica, uno stato di diritto, un paese civile.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Numero 188 del 5 aprile 2019
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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