[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 929



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 929 del 25 giugno 2018
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In questo numero:
1. Richiesta al Comando Generale delle Capitanerie di Porto di immediato ripristino delle operazioni di soccorso in mare nei riguardi delle navi delle Ong
2. Che ogni persona decente denunci i ministri razzisti
3. Notitia criminis concernente gravi reati commessi e annunciati dal ministro dell'Interno pro tempore
4. "Il primo dovere". Minimo e urgente un appello alle persone amiche della nonviolenza
5. Peppe Sini: Il 26 giugno 2018 in digiuno per l'abolizione dell'ergastolo

1. INIZIATIVE. RICHIESTA AL COMANDO GENERALE DELLE CAPITANERIE DI PORTO DI IMMEDIATO RIPRISTINO DELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO IN MARE NEI RIGUARDI DELLE NAVI DELLE ONG
[Da Lorenzo Scaramellini e da altre persone amiche riceviamo e diffondiamo. Sosteniamo questa iniziativa]

Al Comando Generale delle Capitanerie di Porto
Oggetto: Richiesta di immediato ripristino delle operazioni di soccorso in mare nei riguardi delle navi delle Ong
Apprendiamo che la Guardia Costiera italiana ha, nella giornata di venerdi' 22 giugno, diffuso una nota, rivolta ai comandanti delle imbarcazioni che si trovano nella zona antistante la Libia, in cui si precisa di "rivolgersi al Centro di Tripoli ed alla Guardia Costiera libica per richiedere soccorso".
La Guardia Costiera italiana ha sempre svolto in questi anni importanti operazioni di soccorso in mare portando in salvo migliaia di persone, operando anche al limite delle acque libiche.
Ci chiediamo perche' oggi delegando alla Libia, Paese con governo instabile, non in grado di garantire i diritti umani fondamentali e ancora privo di una Centrale operativa nazionale di coordinamento degli interventi di soccorso in mare, il vostro Corpo, pur eseguendo un comando, intenda vanificare l'importante operato fin qui svolto e contravvenire alla Convenzione Sar siglata ad Amburgo nel 1979 ed alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) del 1982.
Tutto cio' dinanzi, peraltro, ad una Guardia Costiera libica su cui pesano pesanti accuse di "condotte violente durante le intercettazioni in mare e collusione con i trafficanti", come evidenziato da un recente Rapporto di Amnesty International.
Su questa stessa Guardia Costiera libica sono in corso indagini da parte del Tribunale penale internazionale.
Inoltre, il Tribunale di Ragusa nel caso Open Arms ha precisato che le responsabilita' di ricerca e soccorso non possono essere delegate a Paesi che non sono in grado di offrire porti sicuri, come appunto la Libia.
Le operazioni di soccorso si devono concludere in un porto sicuro nel piu' breve tempo possibile, sempre in rispetto della Convenzione Sar.
Ricordiamo, infine, che in base ai dati forniti dall'Unhcr sono gia' piu' di mille i migranti morti nel mediterraneo, di cui ben 220 persone tra il 19 e il 20 giugno. Morti che continueranno purtroppo ad aumentare se la nostra Guardia Costiera porra' fine alle sue missioni, contravvenendo non solo alla Convenzione Sar ma anche al senso piu' alto del proprio mandato: salvare vite umane.
Facciamo appello al rispetto delle Convenzioni di diritto del mare, ma anche al profondo senso di umanita' che ha sempre contraddistinto la Guardia Costiera italiana: non si esima ora dalla salvaguardia delle persone, nel rispetto delle Convenzioni internazionali di diritto del mare e a garanzia dei diritti umani fondamentali.
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Si invita ogni persona di volonta' buona a mandare e-mail con questo testo agli indirizzi: guardiacostiera at mit.gov.it; guardiacostiera at guardiacostiera.it

2. REPETITA IUVANT. CHE OGNI PERSONA DECENTE DENUNCI I MINISTRI RAZZISTI

Ogni giorno donne e uomini innocenti muoiono nel Mediterraneo ed il governo italiano invece di adoperarsi per salvare le loro vite diffama, minaccia e perseguita i soccorritori e vieta ai naufraghi di sbarcare nei nostri porti.
E' un crimine semplicemente mostruoso.
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Il ministro dell'Interno ha ripetutamente annunciato l'intenzione di effettuare una schedatura razzista della popolazione rom, in flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana.
E' un crimine semplicemente mostruoso.
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Lo stesso attuale ministro dell'Interno da anni svolge e continua a svolgere una propaganda che palesemente integra il reato di istigazione all'odio razziale.
E' un crimine semplicemente mostruoso.
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Nella loro propaganda e nel loro stesso accordo di governo i caporioni dell'estrema destra razzista e golpista impadronitisi del potere esecutivo hanno annunciato esplicitamente l'intenzione di effettuare atti di umiliazione, vessazione e persecuzione razzista e religiosa.
E' un crimine semplicemente mostruoso.
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L'Italia e' una repubblica democratica, uno stato di diritto, un paese civile: non e' ammissibile che sia governata da persone che commettono e minacciano reati gravissimi: persecuzioni razziste e religiose, omissione di soccorso, aggressioni a chi salva le vite per impedire loro di continuare a salvarle, violazioni della Costituzione.
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I ministri che commettono e minacciano crimini gravissimi devono essere costretti alle dimissioni e devono essere processati e condannati per i loro reati secondo le leggi vigenti.
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Chiediamo a tutte le persone che non vogliono essere passive complici di cosi' gravi crimini razzisti di denunciare i ministri, presentando esposti all'autorita' giudiziaria, alle prefetture, alle questure, ai presidenti del parlamento, affinche' i pubblici ufficiali che ne hanno l'obbligo di legge ricevendo questa "notitia criminis" promuovano la necessaria azione giudiziaria che faccia cessare questi crimini e ne condanni i responsabili alle sanzioni penali previste dall'ordinamento.

3. REPETITA IUVANT. NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE GRAVI REATI COMMESSI E ANNUNCIATI DAL MINISTRO DELL'INTERNO PRO TEMPORE

Al Prefetto di Viterbo
al Questore di Viterbo
al Presidente del Tribunale di Viterbo
e per conoscenza:
al Presidente della Repubblica
alla Presidente del Senato della Repubblica
al Presidente della Camera dei Deputati
Oggetto: una lettera aperta al Prefetto, al Questore ed al Presidente del Tribunale di Viterbo recante la segnalazione di gravi reati commessi e annunciati dal ministro dell'Interno che oggi sara' a Viterbo, reati tali per cui lo stesso dovrebbe dimettersi immediatamente dal suo incarico e nei suoi confronti dovrebbe essere avviata un'azione giudiziaria ai sensi delle leggi vigenti.
Egregio Prefetto,
egregio Questore,
egregio Presidente del Tribunale,
i mezzi d'informazione annunciano che oggi il ministro dell'Interno pro tempore sara' a Viterbo per un'iniziativa di propaganda elettorale.
Segnalo a voi, autorevoli pubblici ufficiali, la seguente notitia criminis.
Il ministro dell'Interno ha commesso gravi reati ed altri ha annunciato di volerne commettere; essi sono:
1. istigazione all'odio razziale attraverso una pluriennale campagna di propaganda razzista;
2. omissione di soccorso avendo proibito l'approdo nei porti italiani di una nave che recava naufraghi raccolti in mare in operazioni coordinate dalla Guardia costiera italiana;
3. intenzione di effettuare una schedatura etnica dei rom e sinti presenti in Italia, misura la cui flagrante incostituzionalita' e' stata dichiarata dallo stesso presidente del Consiglio dei ministri di cui il ministro dell'Interno e' magna pars ed effettuale dominus;
4. enunciazione della volonta' di effettuare atti di umiliazione, vessazione e persecuzione razzista e religiosa, come esplicitato in reiterate dichiarazioni e nello stesso programma di governo.
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Egregio Prefetto,
egregio Questore,
egregio Presidente del Tribunale,
poiche' il nostro e' un paese civile, uno stato di diritto, un ordinamento giuridico democratico, il ministro dell'Interno che cosi' caratterizza la sua azione di governo, in palese conflitto con i valori e i principi della Costituzione della Repubblica italiana, in palese conflitto con le norme di legge in Italia vigenti, ha il dovere di dimettersi immediatamente; e tutti i pubblici ufficiali cui giunge la notitia criminis contenuta in questa lettera aperta hanno il dovere di promuovere un'azione giudiziaria nei suoi confronti.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 21 giugno 2018

4. REPETITA IUVANT. "IL PRIMO DOVERE". MINIMO E URGENTE UN APPELLO ALLE PERSONE AMICHE DELLA NONVIOLENZA

Salvare le vite e' il primo dovere.
Quattro cose chiediamo qui e adesso ad ogni persona amica della nonviolenza.
1. Di impegnarsi per far cessare la strage nel Mediterraneo: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
2. Di impegnarsi per far cessare la schiavitu' in Italia: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese; il principio "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia e della civile convivenza.
3. Di impegnarsi per le immediate dimissioni del governo delle persecuzioni razziste, dell'omissione di soccorso, della violazione della Costituzione.
4. Di impegnarsi affinche' i ministri responsabili di criminali politiche razziste siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Costruiamo qui ed ora un movimento nonviolento per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la legalita' che salva le vite, per contrastare la criminale politica delle persecuzioni razziste.
Vi preghiamo di far circolare questo appello.
Vi preghiamo di un impegno comune per questi fini.
Salvare le vite e' il primo dovere.

5. INIZIATIVE. PEPPE SINI: IL 26 GIUGNO 2018 IN DIGIUNO PER L'ABOLIZIONE DELL'ERGASTOLO

Domani, martedi 26 giugno 2018, Giornata internazionale contro la tortura, partecipero' alla terza giornata di digiuno per l'abolizione dell'ergastolo, un'iniziativa promossa dalla benemerita associazione "Liberarsi" i cui principali animatori da decenni sono impegnati per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ho gia' preso parte al digiuno nelle due giornate precedenti: il 10 dicembre 2017, nell'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, e il 30 marzo 2018, nel "venerdi' santo" che ricorda l'uccisione dell'innocente di Nazareth.
E per quanto e' nelle mie capacita' intendo continuare a prendere parte a questa iniziativa nonviolenta fino all'abolizione dell'ergastolo, e spero che presto il Parlamento italiano si renda conto della barbarie di una pena che pretendendo di escludere per sempre un essere umano dal resto dell'umanita' viola ad un tempo il diritto, la morale e la logica; la logica: poiche' tutti gli esseri umani fanno parte dell'umanita'; la morale: poiche' privare per sempre un essere umano di tutti i legami con gli altri esseri umani equivale a sopprimerlo; il diritto: poiche' - come recita il comma terzo dell'articolo 27 della Costituzione della Repubblica italiana - "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita' e devono tendere alla rieducazione del condannato", ed e' evidente che una pena che esclude per sempre una persona dall'umanita' e' semplicemente disumana, e non tende affatto alla rieducazione del condannato ma solo ad infliggergli una sofferenza e una disperazione infinite fino all'ora della morte.
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E quindi digiunare per l'abolizione dell'ergastolo nel giorno in cui l'Onu richiama l'umanita' intera al dovere di abolire il crimine della tortura e' un modo concreto e coerente di impegnarsi contro la tortura, contro la barbarie, contro la disumanita'; per affermare il diritto, la civilta', l'umanita'; per opporsi alla violenza e alla morte; per contribuire al bene comune dell'unica umana famiglia.
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Pertanto domani mi unisco nel digiuno a tante altre persone di volonta' buona, e facendolo estendo l'invito a digiunare - e a diffonderne la notizia - a chiunque leggera' queste righe.
Confido che sia la competente magistratura, sia chi oggi siede in Parlamento, possa presto avvedersi della flagrante incostituzionalita' di una disumana misura afflittiva - l'ergastolo - che e' chiaramente incompatibile con gli articoli 2, 13 comma IV e 27 commi III e IV, della Costituzione della Repubblica italiana, e quindi intervenire in merito.
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Come gia' i costituenti vittoriosi sul fascismo abolirono la pena di morte, cosi' segnando la differenza cruciale tra una dittatura, che si arroga il potere di uccidere, e una democrazia, che invece sempre mira a salvare le vite, sappiano i magistrati ed i legislatori odierni vedere che l'ergastolo e' per molti aspetti quasi una pena di morte irrogata in forma differita: in forma di prolungata inesorabile ed inesauribile tortura, in forma di disperata attesa della morte, di sofferenza senza scampo; in guisa di brutale, terrorizzante nozione e spettacolo: un essere umano murato vivo, sepolto vivo. Il solo pensarlo e' gia' un orrore insostenibile, eppure questo orrore e' ancora realta' nel nostro paese: che possa cessare al piu' presto.
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Qualora possano essere utili alla riflessione allego in calce a questa dichiarazione anche le cose che scrissi in occasione delle due precedenti giornate.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 25 giugno 2018
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Dichiarazione di adesione alla giornata di digiuno del 10 dicembre 2017
Aderisco alla giornata di digiuno del 10 dicembre 2017 per l'abrogazione dell'ergastolo.
Mi e' sempre sembrato evidente che condannare una persona alla detenzione fino alla morte - con cio' privandola per sempre della quasi totalita' delle liberta' personali e delle relazioni sociali al di fuori delle quali l'umanita' e' pressoche' annichilita - costituisce quasi una sorta di condanna a morte in forma differita attraverso una segregazione senza speranza che si configura come una tortura senza scampo.
La Costituzione della Repubblica Italiana, che all'articolo 13, comma quarto, stabilisce che "e' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di liberta'", e che all'articolo 27, comma terzo, stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita' e devono tendere alla rieducazione del condannato", ed al comma quarto del medesimo articolo ribadisce che "non e' ammessa la pena di morte", ebbene, inequivocabilmente dichiara la flagrante illiceita' della pena dell'ergastolo.
Ogni essere umano ha diritto alla vita e alla dignita'; e cosi' come e' inammissibile l'omicidio, e' altresi' inammissibile la perpetua segregazione di una persona dall'umanita' e l'imposizione dell'incessante tortura del sapersi per sempre privati di tantissima parte di cio' che rende umana l'umana esistenza.
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Dichiarazione di adesione alla giornata di digiuno del 30 marzo 2018
Prendo parte quest'oggi, venerdi' 30 marzo 2018, alla giornata di digiuno per l'abolizione dell'ergastolo promossa dall'associazione Liberarsi, un'esperienza da molti anni impegnata per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
So che un giorno di digiuno non e' una gran cosa. Ma se e' un gesto condiviso da tante persone, e che si unisce a tanti altri gesti, puo' forse contribuire ad ottenere che finalmente il Parlamento italiano abolisca l'ergastolo, che e' una barbarie incompatibile con la dignita' umana, con un ordinamento giuridico democratico, con la Costituzione della Repubblica Italiana.
E valga il vero.
L'ergastolo e' incompatibile con la Costituzione della Repubblica Italiana che prevede che "le pene non possono consistere in  trattamenti contrari al senso di umanita' e devono tendere alla rieducazione del condannato": una perpetua segregazione dal resto dell'umanita' e' evidentemente un trattamento contrario al senso di umanita'.
L'ergastolo e' incompatibile con un ordinamento giuridico democratico, che a tutti gli esseri umani riconosce il diritto ad esistere, a vivere una vita degna ed a migliorare le proprie condizioni di vita: una perpetua segregazione dal resto dell'umanita' nega l'umanita' delle vittime di tale misura, e quindi nega l'umanita' dell'intera umanita'.
L'ergastolo e' incompatibile con la dignita' umana, poiche' imporre a una persona una perpetua segregazione dal resto dell'umanita' equivale ad annientarla nella sua fondamentale struttura relazionale ed a negarne la qualita' stessa di persona.
La civilta' comincia con la decisione di non uccidere, di salvare le vite.
Segregare per sempre una persona dal resto dell'umanita' e' come seppellirla viva: e' un crimine ed una tortura; e' una barbarie incompatibile con ogni valore morale e civile.
Unisco pertanto anche la mia voce all'appello al Parlamento affinche' sia finalmente abolita la flagrante barbarie dell'ergastolo.

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
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Numero 929 del 25 giugno 2018
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