[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 923



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 923 del 18 giugno 2018
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In questo numero:
1. Oggi a Viterbo contro il razzismo
2. Insorgere in difesa della legalita' che salva le vite
3. Enrico Peyretti: Sei punti per riflettere ed orientarci
4. Vandana Shiva: Principi costitutivi di una democrazia della comunita' terrena
5. "Perche' siamo qui". Un discorso tenuto a Viterbo il 14 giugno 2018

1. INIZIATIVE. OGGI A VITERBO CONTRO IL RAZZISMO

Oggi, lunedi' 18 giugno 2018, a Viterbo, in piazza del Comune dinanzi alla Prefettura, dalle ore 16 presidio contro il razzismo.
L'iniziativa e' promossa dall'Arci.
Partecipa anche il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani".

2. REPETITA IUVANT. INSORGERE IN DIFESA DELLA LEGALITA' CHE SALVA LE VITE

Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, adesso occorre insorgere in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, adesso occorre insorgere in difesa della legalita' che salva le vite.
Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, adesso occorre insorgere in difesa della Repubblica italiana e della sua Costituzione democratica.
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Dimissioni immediate del governo delle persecuzioni razziste.
Dimissioni immediate del governo che lascia morire degli esseri umani negando soccorso e accoglienza.
Dimissioni immediate del governo dei crimini contro l'umanita'.
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Siano processati e condannati ai sensi di legge i ministri razzisti.
Siano processati e condannati ai sensi di legge i ministri criminali.
Siano processati e condannati ai sensi di legge i ministri golpisti.
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L'Italia e' una repubblica democratica.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. MAESTRI. ENRICO PEYRETTI: SEI PUNTI PER RIFLETTERE ED ORIENTARCI
[Ringraziamo Enrico Peyretti per questo intervento.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

1. Prima l'umanita'. Non prima questo o quel popolo, ma l'umanita', l'unica umanita', il cui intero valore e' in ogni essere umano. La dignita' di ogni persona consiste nel riconoscimento della stessa incalcolabile dignita' in ogni altra persona.
2. Le diseguaglianze nelle possibilita' di vivere degnamente, se dipendono dall'ambiente locale, sono da rimediare con lo spostamento, l'accoglienza, la solidarieta' economica tra le popolazioni umane, mentre l'esclusione egoista aggrava l'ingiustizia di quelle diseguaglianze.
3. Quando le diseguaglianze nelle possibilita' di vivere degnamente dipendono da precedenti azioni umane - guerre, colonialismo, sfruttamento, commerci iniqui, saccheggi dell'ambiente, economie della diseguaglianza, e simili - le popolazioni impoverite hanno diritto a soccorsi efficienti, a risarcimenti giusti, oppure a rifugiarsi ed essere accolte in regioni di vita migliore. I paesi piu' ricchi di spazi e di mezzi, specialmente se sono autori di storie di conquista, sono debitori verso le popolazioni piu' bisognose.
4. Le migrazioni per bisogno e per ricerca di vita migliore sono un grande fenomeno umano di questi anni, dappertutto. Non sono soltanto un problema complesso, ma anche una risorsa e una opportunita', perche' avvicinano i popoli, le culture, le esperienze, le spiritualita', le arti e le capacita' di lavoro, e perche' ringiovaniscono popolazioni invecchiate e di troppo bassa natalita'. L'incontro pacifico e intelligente di diverse civilta' umane, e' sviluppo di cultura, di spirito, e di capacita' umana, e' realizzazione di umanita'.
5. Affinche' gli spostamenti di popolazioni si svolgano in modo umano e possibile occorre informazione precisa sulle mete e sulle situazioni ricercate, ad evitare illusioni ed errori; occorre assistenza internazionale a chi intende spostarsi; occorre organizzazione solidale delle istituzioni e del volontariato no profit; occorre la lotta civile ad ogni criminale sfruttamento del bisogno; occorre accoglienza solidale, generosa, organizzata, nei paesi di arrivo; occorre rispetto dei diritti umani senza discriminazioni e altrettanta coscienza dei propri doveri; occorre che tutte le persone riconoscano la comune umanita', nella responsabilita' reciproca.
6. Ogni politica agisce sempre nel possibile e ha bisogno del consenso, ma l'educazione e la cultura umana hanno sempre da rettificarne e allargarne lo sguardo e la volonta', verso una realizzazione crescente della nostra qualita' umana, che avviene con la pratica del reciproco riconoscimento e sostegno tra persone e popoli, per un piu' degno vivere di tutti. L'umanita' e' unica nella bella varieta', e unico e' il suo destino: chi se ne trae fuori e' un ramo secco.

4. MAESTRE. VANDANA SHIVA: PRINCIPI COSTITUTIVI DI UNA DEMOCRAZIA DELLA COMUNITA' TERRENA
[Riproponiamo una volta ancora il seguente testo estratto dall'introduzione del libro di Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006, alle pp. 16-19.
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, nonviolenti, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002; Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008; Dalla parte degli ultimi, Slow Food, 2008; Ritorno alla terra, Fazi, Roma 2009; Campi di battaglia, Edizioni Ambiente, Milano 2009; Semi del suicidio, Odradek, Roma 2009; Fare pace con la Terra, Feltrinelli, Milano 2012; Storia dei semi, Feltrinelli, Milano 2013; Chi nutrira' il mondo? Manifesto per il cibo del terzo millennio, Feltrinelli, Milano 2015; Il mondo del cibo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2015]

1. Tutte le specie, tutti gli esseri umani e tutte le culture possiedono un valore intrinseco.
Tutti gli esseri viventi sono soggetti dotati di intelligenza, integrita' e di un'identita' individuale. Non possono essere ridotti al ruolo di proprieta' privata, di oggetti manipolabili, di materie prime da sfruttare o di rifiuti eliminabili. Nessun essere umano ha il diritto di possedere altre specie, altri individui, o di impadronirsi dei saperi di altre culture attraverso brevetti o altri diritti sulla proprieta' intellettuale.
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2. La comunita' terrena promuove la convivenza democratica di tutte le forme di vita.
Siamo membri di un'unica famiglia terrena, uniti gli uni agli altri dalla fragile ragnatela della vita del pianeta. Pertanto e' nostro dovere assumere dei comportamenti che non compromettano l'equilibrio ecologico della Terra, nonche' i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta l'umanita'. Nessun essere umano ha il diritto di invadere lo spazio ecologico di altre specie o di altri individui, ne' di trattarli con crudelta' e violenza.
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3. Le diversita' biologiche e culturali devono essere difese.
Le diversita' biologiche e culturali hanno un valore intrinseco che deve essere riconosciuto. Le diversita' biologiche sono fonti di ricchezza materiale e culturale che pongono le basi per la sostenibilita'. Le differenze culturali sono portatrici di pace. Tutti gli esseri umani hanno il dovere di difendere tali diversita'.
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4. Tutti gli esseri viventi hanno il diritto naturale di provvedere al loro sostentamento.
Tutti i membri della comunita' terrena, inclusi gli esseri umani, hanno il diritto di provvedere al loro sostentamento: hanno diritto al cibo e all'acqua, a un ambiente sicuro e pulito, alla conservazione del loro spazio ecologico. Le risorse vitali necessarie per il sostentamento non possono essere privatizzate. Il diritto al sostentamento e' un diritto naturale perche' equivale al diritto alla vita. E' un diritto che non puo' essere accordato o negato da una nazione o da una multinazionale. Nessun paese e nessuna multinazionale ha il diritto di vanificare o compromettere questo genere di diritto, o di privatizzare le risorse comuni necessarie alla vita.
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5. La democrazia della comunita' terrena si fonda su economie che apportano la vita e su modelli di sviluppo democratici.
La realizzazione di una democrazia della comunita' terrena presuppone una gestione democratica dell'economia, dei piani di sviluppo che proteggano gli ecosistemi e la loro integrita', provvedano alle esigenze di base di tutti gli esseri umani e assicurino loro un ambiente di vita sostenibile. Una concezione democratica dell'economia non prevede l'esistenza di individui, specie o culture eliminabili. L'economia della comunita' terrena e' un'economia che apporta nutrimento alla vita. I suoi modelli sono sempre sostenibili, differenziati, pluralistici, elaborati dai membri della comunita' stessa al fine di proteggere la natura e gli esseri umani e operare per il bene comune.
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6. Le economie che apportano la vita si fondano sulle economie locali.
Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creativita' alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili e' quello di operare all'interno delle realta' locali. Localizzare l'economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale. Si dovrebbero importare ed esportare soltanto i beni e i servizi che non possono essere prodotti localmente, adoperando le risorse e le conoscenze del luogo. Una democrazia della comunita' terrena si fonda su delle economie locali estremamente vitali, che sostengono le economie nazionali e globali. Un'economia globale democratica non distrugge e non danneggia le economie locali, non trasforma le persone in rifiuti eliminabili. Le economie che sostengono la vita rispettano la creativita' di tutti gli esseri umani e producono contesti in grado di valorizzare al massimo le diverse competenze e capacita'. Le economie che apportano la vita sono differenziate e decentralizzate.
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7. La democrazia della comunita' terrena e' una democrazia che tutela la vita.
Una democrazia che tutela la vita si fonda sul rispetto democratico di ogni forma vivente e su un comportamento democratico da adottare gia' a partire dalla quotidianita'. Ogni soggetto coinvolto ha il diritto di partecipare alle decisioni da prendere in merito al cibo, all'acqua, alla sanita' e all'istruzione. Una democrazia che tutela la vita cresce dal basso verso l'alto, al pari di un albero. La democrazia della comunita' terrena si fonda sulle democrazie locali, lasciando che le singole comunita' costituite nel rispetto delle differenze e delle responsabilita' ecologiche e sociali abbiano pieni poteri decisionali riguardo all'ambiente, alle risorse naturali, al sostentamento e al benessere dei loro membri. Il potere viene delegato ai livelli esecutivi piu' alti applicando il principio della sussidiarieta'. La democrazia della comunita' terrena si fonda sull'autoregolamentazione e sull'autogoverno.
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8. La democrazia della comunita' terrena si fonda su culture che valorizzano la vita.
Le culture che valorizzano la vita promuovono la pace e creano degli spazi di liberta' per consentire il culto di religioni diverse e l'espressione di diverse fedi e identita'. Tali culture lasciano che le differenze culturali si sviluppino proprio a partire dalla nostra umanita' e dai nostri comuni diritti in quanto membri della comunita' terrena.
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9. Le culture che valorizzano la vita promuovono lo sviluppo della vita stessa.
Le culture che valorizzano la vita si fondano sul riconoscimento della dignita' e sul rispetto di ogni forma di vita, degli uomini e delle donne di ogni provenienza e cultura, delle generazioni presenti e di quelle future.
Sono culture ecologiche che non producono stili di vita distruttivi o improntati al consumismo, basati sulla sovrapproduzione, sullo spreco o sullo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Le culture che valorizzano la vita sono molteplici, ma ispirate da un comune rispetto per il vivente. Riconoscono la compresenza di identita' diverse che condividono lo spazio comune della comunita' locale e danno voce a un sentimento di appartenenza che correla i singoli individui alla terra e a tutte le forme di vita.
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10. La democrazia della comunita' terrena promuove un sentimento di pace e solidarieta' universale.
La democrazia della comunita' terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui sostenendo valori quali la cooperazione e l'impegno disinteressato, anziche' separarli attraverso la competizione, il conflitto, l'odio e il terrore. In alternativa a un mondo fondato sull'avidita', sulla diseguaglianza e sul consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la solidarieta', la giustizia e la sostenibilita'.

5. REPETITA IUVANT. "PERCHE' SIAMO QUI". UN DISCORSO TENUTO A VITERBO IL 14 GIUGNO 2018
[Ricostruita a memoria, questa e' una sinossi delle cose dette dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, in piazza delle erbe a Viterbo il 14 giugno 2018 parlando a braccio in occasione dell'iniziativa promossa dall'Usb in memoria di Soumaila Sacko ed in preparazione della manifestazione nazionale del 16 giugno a Roma]

Perche' siamo qui
Oggi siamo qui per testimoniare la nostra opposizione allo schiavismo e al razzismo; siamo qui per rivendicare il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita' e alla solidarieta'; siamo qui per affermare l'eguaglianza di dignita' e diritti di tutti gli esseri umani.
Siamo qui per ricordare il nostro fratello, il nostro compagno Soumaila Sacko.
Siamo qui per proseguire la sua lotta.
Perche' veramente Soumaila Sacko era uno di noi, un nostro fratello in quanto essere umano, un nostro compagno in quanto persona che condivideva il suo pane con chi non ne aveva. Uno sfruttato, un bracciante, un militante sindacale, un attivista per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Un lottatore per la liberazione dell'umanita' da ogni menzogna, da ogni violenza, da ogni oppressione.
Gli assassini credono sempre che uccidendo una persona terrorizzano tutte le altre; gli assassini credono sempre che uccidendo una persona ne distruggono tutto. Invece non e' cosi' e non sara' mai cosi': grida il sangue di ogni vittima innocente e nessuno potra' mai annichilire quel grido di liberta' che si prolunga in tutte le lotte contro tutte le oppressioni, da Spartaco alla Resistenza, e risorge nel cuore di ogni essere umano ogni volta che sente bruciare sulla sua guancia il colpo inferto al volto di ogni persona.
La sua uccisione non annienta il valore della sua persona, la sua morte non cancella il significato della sua vita. Perche' di ogni vittima innocente l'umanita' intera reca la memoria e il legato, l'impegno a proseguire la lotta comune per il bene comune. L'impegno ad abbattere il regime della violenza. L'impegno alla liberazione dell'umanita' intera.
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Aprire gli occhi
Il suono stesso di quel nome Sacko, che e' lo stesso di Sacco, rievoca un altro nostro compagno assassinato: Nicola Sacco; Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
Soumaila Sacko emigrato in Italia, operaio, militante del movimento operaio, perseguitato e infine assassinato; cosi' come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti emigrati in America, operai, militanti del movimento operaio, perseguitati e infine assassinati.
E rievoca alla memoria Jerry Masslo, vittima dell'apartheid in Sudafrica, giunto in Italia e in Italia assassinato a Villa Literno nel 1989; e con lui tutti i nostri compagni assassinati nel nostro paese dal regime mafioso, schiavista, razzista.
Assistendo a cio' che accade in Italia, ed all'indifferenza dei piu' dinanzi al dolore e alla morte dei perseguitati, sovvengono le parole di un indimenticabile discorso di Martin Niemoeller, il pastore tedesco che animo' la Chiesa confessante che si opponeva a Hitler: quando i nazisti vennero ad arrestare gli ebrei, io non dissi niente: non ero ebreo; quando vennero ad arrestare gli zingari, io non dissi niente: non ero zingaro; quando vennero ad arrestare gli omosessuali, io non dissi niente: non ero omosessuale; quando vennero ad arrestare i sindacalisti, io non dissi niente: non ero sindacalista; ora vengono ad arrestare me, e non c'e' nessuno a cui io possa chiedere aiuto.
Oggi in Italia si uccide Soumaila Sacko, oggi in Italia milioni di persone subiscono persecuzioni razziste e schiavismo, oggi chi governa l'Italia rifiuta di soccorrere naufraghi in pericolo di morte, nostre sorelle e nostri fratelli.
Cos'altro si attende per aprire gli occhi?
Mi sovviene il ricordo dei miei antichi maestri sopravvissuti ai lager nazisti, Vittorio Emanuele Giuntella e Primo Levi, i cui volti e le cui parole mi accompagnano e mi fanno luce lungo la via della mia vita, ed al cui insegnamento cerco di adeguare ogni giorno il mio agire: perche' questo e' il dono che ti fanno i buoni maestri: col loro esempio ti convocano ad esserne degno, a restare fedele alla loro lotta, a non tradire la verita' che ti hanno testimoniato.
Mi chiedo cosa farebbero oggi Vittorio Emanuele Giuntella e Primo Levi: sono certo che ci chiamerebbero alla lotta, ci chiamerebbero a insorgere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per difendere la Costituzione repubblicana, la legalita' che salva le vite, lo stato di diritto, la democrazia, la civile convivenza, la civilta' stessa, l'umanita' intera, la nostra stessa umanita'.
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Apartheid
In anni ormai lontani coordinai per l'Italia la piu' estesa campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano; sapevo e dicevo gia' allora che la lotta di Nelson Mandela e delle sue compagne e dei suoi compagni contro l'apartheid era la lotta dell'umanita' intera contro il regime della schiavitu' e della segregazione razzista che l'intera umanita' minacciava e opprimeva. Sapevo e dicevo gia' allora che l'aparthed non era un residuo di un passato obsoleto che sarebbe scomparso da se', ma uno scellerato sistema di potere politico, economico, ideologico e sociale che se non l'avessimo contrastato e sconfitto al piu' presto avrebbe fagocitato il mondo intero.
E quindi non eravamo noi, gli internazionalisti solidali, che aiutavamo le sorelle e i fratelli sudafricani nella loro lotta, ma erano loro che lottavano anche per noi, erano loro che lottavano anche per la nostra liberta', per la nostra dignita', per i nostri diritti, per l'intera umanita'. Poi la lotta di Nelson Mandela ha vinto in Sudafrica; ma l'apartheid sconfitto in Sudafrica si e' invece comunque esteso nel mondo: poiche' la globalizzazione neoliberista sta imponendo un regime di apartheid globale, in cui lo sfruttamento schiavista degli esseri umani sembra non conoscere piu' limiti, in cui l'oppressione di classe pretende di cristallizzarsi in ordine castale, in un delirio razzista analogo a quello hitleriano, erede di quello hitleriano.
E prove flagranti della vile, criminale, totalitaria accettazione sociale di questo regime di apartheid globale si trovano ovunque si guardi, anche nelle minuzie della vita quotidiana: ad esempio nel fatto che tanti italiani non trovino nulla di strano nel fatto che ogni italiano ha diritto di salire su un aereo o una nave e andare del tutto legalmente pressoche' ovunque nel mondo, mentre lo stesso banale, ovvio diritto e' negato a miliardi di altri esseri umani (e soprattutto a coloro che ne hanno bisogno per scampare alla morte), e che a negare questo diritto sia anche chi governa il nostro paese: che cosi' si dimostra parte del regime dell'apartheid globale, carceriere e aguzzino dell'immensa maggioranza dell'umanita'.
Scrisse una volta Bertolt Brecht che quando i crimini si moltiplicano diventano invisibili. Ma noi questo orrore lo vediamo, lo sentiamo, e quindi lo dobbiamo contrastare, lo dobbiamo combattere.
La pietas per le vittime deve divenire impegno a condividerne e proseguirne la lotta.
La pietas per le vittime deve divenire indignazione e lotta contro il male commesso dai carnefici.
La pietas per le vittime deve divenire impegno a far cessare la loro persecuzione.
La pietas per le vittime deve divenire impegno a salvare le vite qui e adesso.
Ogni volta che ricordo questi fatti, che svolgo questi ragionamenti, c'e' chi mi dice: "ma cosi' tu ne fai quasi un fatto personale". Certo che ne faccio un fatto personale. E' di persone che stiamo parlando, di persone che hanno subito violenze abominevoli, di persone che sono state torturate, di persone che sono state assassinate. E io, e tu, siamo anche noi persone.
Il nostro fratello, il nostro compagno Soumaila Sacko e' stato assassinato dal potere mafioso, dal potere schiavista, dal potere razzista: perche' e' lo stesso sistema di potere, insieme mafioso, schiavista e razzista, quello che oggi in Italia assassina Soumaila Sacko, schiavizza innumerevoli sorelle e fratelli, fa morire nel Mediterraneo innumerevoli innocenti.
C'e' una solo modo per non dimenticarli, i nostri fratelli e le nostre sorelle; c'e' un solo modo per salvare le vite di chi ancora non e' stato fatto morire; c'e' un solo modo per non essere complici dei loro assassini: condividere e proseguire la lotta, la loro e la nostra lotta, contro tutti i poteri oppressivi, per la vita, la dignita' e i diritti di ogni persona, per la liberazione dell'intera umanita', per abbattere il criminale dominio della violenza con la forza della nonviolenza.
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Schiavitu' e razzismo
Il modo di produzione dominante, fondato sulla massimizzazione del profitto al costo della sofferenza, dell'alienazione e della morte degli esseri umani, trova nel razzismo l'ideologia perfetta e nel regime razzista il perfetto apparato per lo sfruttamento schiavista: come imposizione totalitaria di inferiorizzazione, di disumanizzazione, di "animalizzazione" (come scrisse Frantz Fanon), come istituzionalizzazione del dominio castale, come divisione dell'umanita' in due segmenti contrapposti: una "razza padrona" al cui servizio e' destinata un'immensa plebe di schiavi cui si nega il pieno riconoscimento di esseri umani; il potere dominante "razzializza" lo sfruttamento e la poverta', pretende di cristallizzare i rapporti di oppressione e disumanizzazione per togliere alle sue vittime ogni speranza di riconoscimento di umanita', ogni speranza di liberazione.
E' dunque del tutto evidente il nesso tra il sistema economico della globalizzazione neoliberista e la violenza razzista e stragista; e' dunque del tutto evidente il nesso tra guerra, imperialismo, neocolonialismo, razzismo; e' dunque del tutto evidente il nesso tra guerra, regime del terrore e riduzione in schiavitu'; e' dunque del tutto evidente il nesso tra militarismo, razzismo e maschilismo: teorie e prassi dell'inferiorizzazione, della segregazione e della negazione dell'altro.
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Opporsi al regime delle persecuzioni razziste
Nel nostro paese e' oggi al governo l'estrema destra razzista e golpista che non fa mistero di voler instaurare un regime di persecuzioni razziste, un regime scellerato e folle, un regime criminale del tutto incompatibile con la Costituzione repubblicana, con la democrazia, con lo stato di diritto, con la civile convivenza, con la dignita' umana.
Ripetiamolo ancora una volta: i caporioni dell'estrema destra razzista e golpista hanno ripetutamente ed esplicitamente annunciato quale sia il loro programma; hanno dichiarato ripetutamente quale sia la loro volonta':
- perseguitare le donne e gli uomini giunti in Italia perche' costretti ad abbandonare i loro paesi per sfuggire alla fame e alla guerra, alle dittature e ai disastri ambientali, donne e uomini cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia la privazione di inalienabili diritti, la detenzione in campi di concentramento e la deportazione nelle grinfie dei loro aguzzini;
- perseguitare le donne e gli uomini rom e sinti, cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia la distruzione degli alloggi e dei beni, minaccia misure lesive dei fondamentali diritti umani;
- perseguitare le donne e gli uomini musulmani, cui l'estrema destra razzista e golpista minaccia imposizioni degradanti e trattamenti discriminatori lesivi della loro dignita' di esseri umani;
- perseguitare le donne e gli uomini che in quanto operatori umanitari si adoperano per salvare le vite, e che nella propaganda dell'estrema destra razzista e golpista vengono assurdamente pressoche' assimilati ai trafficanti mafiosi e schiavisti;
- violare fondamentali articoli della Costituzione, in merito ai quali nella sua propaganda l'estrema destra razzista e golpista ha ripetutamente espresso disprezzo e intenzione di farne strame;
- favoreggiare o addirittura obbligare a commettere il reato di omissione di soccorso, reato di cui nella sua propaganda l'estrema destra razzista e golpista ha ripetutamente fatto l'apologia.
Tutto cio' e' stato ripetutamente, esplicitamente annunciato, e nessuno puo' fingere di ignorarlo.
Sono orrori che abbiamo gia' visto del corso della storia italiana ed europea: con i due millenni di persecuzioni antiebraiche culminate nella Shoah; con le crociate, con gli autodafe', con il colonialismo, con i pogrom, con i genocidi; ricorre quest'anno l'ottantesimo anniversario delle leggi razziste del 1938, e proprio quest'anno l'estrema destra razzista e golpista torna al governo nel nostro paese.
La criminale vicenda della chiusura dei porti italiani ai naufraghi ospitati sulla nave Aquarius e' l'inizio della messa in atto delle persecuzioni razziste annunciate.
Nel Mediterraneo si continua a morire, e il governo italiano rifiuta di soccorrere i naufraghi negando loro approdo nel nostro paese.
La vicenda dell'Aquarius costituisce una flagrante violazione della Costituzione, del diritto del mare, del diritto internazionale e del diritto penale italiano.
E per occultare un crimine cosi' scellerato il governo usa la stessa retorica nazionalista tipica del fascismo: ha scritto una volta Friedrich Duerrenmatt che quando lo stato si prepara a uccidere si fa chiamare patria; e il dottor Johnson spiego' una volta per tutte che il cosiddetto "patriottismo" e' l'ultimo rifugio delle canaglie.
Lo abbiamo gia' detto: si ha buon gioco nell'accusare la Francia di aver scatenato la guerra in Libia nel 2012 (guerra alla quale peraltro anche l'Italia prese follemente e criminalmente parte); si ha buon gioco nel denunciare come la Francia respinga i migranti alla sua frontiera con una brutalita' abominevole; e si ha buon gioco ogni volta che si denuncia il razzismo dei governi di altri paesi europei. Ma questo non giustifica la violenza razzista del governo italiano; questo non giustifica la politica di persecuzione razzista del governo italiano. Perche' se assurdamente lo giustificasse, allora ogni assassino potrebbe invocare in sua difesa gli orrori commessi da altri, come faceva monsieur Verdoux quando rilevava che i suoi reiterati femminicidi erano piccola cosa dinanzi ai milioni di morti delle guerre mondiali scatenate dai governi degli stati. Invece un crimine non ne giustifica un altro; e la sordida propaganda di cui ha fatto sfoggio in parlamento il ministro dell'Interno (e reale capo e padrone del governo in carica) e' ne' piu' ne' meno che una infame, spudorata, oscena esibizione di retorica fascista.
Poiche' il punto e' il seguente: che il nuovo governo italiano chiudendo i porti a una nave che recava naufraghi salvati in mare ha commesso un crimine. Un crimine. Un crimine per il diritto internazionale. Un crimine per la legislazione italiana. Un crimine contro l'umanita'.
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Quello che e' necessario dire e fare
Le radici dell'emigrazione sono nel rapporto tra Nord e Sud del mondo: un rapporto di oppressione, di sfruttamento schiavista, di criminale rapina; il Nord produce solo il 20% delle risorse mondiali e ne consuma l'80%; mentre viceversa il Sud del mondo produce l'80% delle risorse mondiali e ne consuma soltanto il 20%. Come e' possibile questo? Solo perche' i poteri dominanti del Nord rapinano i popoli del Sud; e questa immane rapina e' la prima radice delle guerre e della fame, delle dittature e delle catastrofi ambientali, della violenza schiavista che costringe innumerevoli esseri umani ad abbandonare il luogo in cui sono nati per poter sopravvivere altrove.
E' un "modello di sviluppo" iniziato cinquecento anni fa, col saccheggio delle risorse americane, il genocidio degli indios, la riduzione in schiavitu' e la deportazione in America di forza-lavoro schiava dall'Africa per sostituire nelle miniere e nelle piantagioni gli indios sterminati: questa e' l'origine dell'"ordine mondiale" odierno: questa l'"accumulazione originaria" di capitale che ha dato avvio alla storia moderna come l'abbiamo conosciuta, una storia che gronda sangue e atrocita'.
Sono le nostre guerre, i regimi dittatoriali dei nostri compari e fantocci, la nostra produzione ed esportazione di armi, il nostro colonialismo che prosegue sotto diverse denominazioni, il regime rapinatore e schiavista globale di cui anche le classi dominanti in Italia compartecipano e godono l'usufrutto, a provocare la biblica migrazione di milioni e milioni di esseri umani innocenti, vittime di un disordine mondiale criminale che sta portando al collasso l'ecosistema e infligge sofferenze mostruose ai nove decimi dell'umanita'.
Occorre quindi impegnarsi perche' questo rapporto di dominazione cessi: e' in gioco la sopravvivenza stessa dell'intero genere umano.
Ed occorre lottare affinche' il lavoro cessi di essere schiavitu', e il diritto al lavoro sia universale, e sia anche diritto a un lavoro in condizioni degne, con adeguata retribuzione, e con finalita' condivise ed orientate al bene comune; ed affinche' la produzione dei beni e la riproduzione sociale siano dirette al benessere di ogni persona secondo criteri di giustizia e di solidarieta': affinche' da ciascuno sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuno sia dato secondo i suoi bisogni; di qui la necessita' della lotta delle classi sfruttate e oppresse contro la violenza delle classi rapinatrici affinche' lavoro, casa, salute, sapere, previdenza e assistenza sociale, ambiente salubre e vivibile, partecipazione comune alle decisioni che tutti riguardano e tutela dei diritti fondamentali di ogni persona, siano beni concreti effettualmente riconosciuti, sostanza del riconoscimento della dignita' di ogni persona, inveramento dell'impegno sancito nell'articolo 3 della Costituzione repubblicana, legge fondamentale del nostro paese: quell'articolo 3 dettato dal combattente antifascista ed internazionalista Lelio Basso.
Ma qui ed ora, occorre anche lottare per ottenere al piu' presto due provvedimenti legislativi indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, e ad una vita degna e felice; e quando questo diritto non e' riconosciuto nel luogo in cui sono nati e' indispensabile riconoscere loro il diritto di andare a vivere dove questo diritto e' rispettato.
Lo argomentava con ragionamenti ineludibili, inconfutabili e indimenticabili Immanuel Kant quando nel suo scritto "Per la pace perpetua" spiegava che per la ragione stessa che il pianeta ha un'estensione limitata non si puo' rifiutare accoglienza a chi e' stato costretto ad abbandonare il luogo in cui e' nato per salvare la propria vita.
Lo stabiliscono inequivocabilmente l'articolo 2 e l'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Occorre quindi riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese, e di giungervi in modo legale e sicuro.
Riconoscendo questo diritto si annienterebbe anche, e del tutto, la mafia dei trafficanti schiavisti i cui abominevoli profitti scaturiscono proprio dal fatto che i governi europei scelleratamente proibiscono ad esseri umani che ne hanno pieno diritto di giungere qui in modo legale e sicuro, godendo della protezione delle leggi.
Ed occorre riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Nell'appello all'Italia civile su cui lo scorso anno raccogliemmo migliaia di firme -e  tra esse anche quelle di quasi duecento parlamentari - ricordavamo che Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui. Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Ed occorre suscitare un movimento di massa della societa' civile, una vera insurrezione nonviolenta, per ottenere le immediate dimissioni del governo dell'estrema destra razzista e golpista, un governo che in questi pochi giorni si e' gia' macchiato di gravi delitti, delitti dichiarati come esplicita volonta' nel suo programma, e delitti gia' eseguiti.
Ed occorre che i ministri responsabili di questi gravi delitti siano processati e condannati come stabilisce la legge, e con essi gli altri rappresentanti delle istituzioni che pur avendone il dovere non si sono opposti a quei crimini, non li hanno denunciati, li hanno anzi favoreggiati col loro silenzio, con la loro omerta', con la loro complicita'.
Questo occorre dire, questo occorre fare se vogliamo adoperarci per salvare le vite, se vogliamo adoperarci per difendere la legalita', se vogliamo difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Il nocciolo della questione
Credo infatti che vi siano alcuni convincimenti fondamentali su cui ogni persona decente concordi. Provo ad enunciarli conclusivamente nella forma piu' breve.
Che la regola aurea dell'umano condursi sia quella attestata da tutte le grandi tradizioni di pensiero dell'umanita': "Agisci verso le altre persone come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
Che vi sia una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera che di questo mondo vivente e' responsabile custode.
Che ogni essere umano abbia diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Che salvare le vite sia il primo dovere.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 923 del 18 giugno 2018
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