[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 868



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 868 del 14 aprile 2018

In questo numero:
1. Rete della pace: Cessate il fuoco! Fermiamo le guerre in Medio Oriente
2. Alcuni fogli volanti del 2008
3. Cinque distici senza perifrasi
4. Illustrissimo
5. Di questo
6. La voce delle vittime
7. Sinfonietta dei diritti umani
8. Verra' un tempo
9. E poi
10. Il sangue degli afgani
11. Un'epigrafe
12. In un mondo fatto cenere
13. Di un nuovo galateo
14. Frattanto
15. Resurrectio mortuorum
16. Gemelli
17. Piccola ode in memoria di Saban Bajramovic
18. Una canzoncina da incarto di caramella
19. Il silenzio e il suo silenzio
20. Alla deriva e sotto il riflettore
21. Riti pagani alla Torre di settentrione della Citta' vecchia
22. Nei cpt
23. Da Tricastin
24. Eis eauton
25. L'umanita' dopo Hiroshima
26. Dopo Hiroshima l'umanita'
27. Si puo', non si puo'
28. Se dell'orrore
29. Declinando un invito
30. Consigli di saggezza
31. Pane e vino
32. Nulla si dica della guerra afgana
33. Esercizi di ipocrisia
34. Non ti chiede il potere assassino
35. Dieci sonetti a Vicenza
36. Luce Fabbri come educatrice
37. Per Marco Bemporad
38. Un'altra epigrafe
39. Un'epigrafe ancora
40. Da Capitini, a quarant'anni dalla scomparsa
41. Per il 4 novembre giorno di lutto
42. Poiche' le armi
43. Per la giornata del dialogo
44. Lacrime per Miriam Makeba
45. I pacifisti parastatali
46. Le vittime al rogo
47. In cammino
48. Del futuro, se vi sara'
49. La lavatrice
50. Il presidente latra sui cadaveri

1. REPETITA IUVANT. RETE DELLA PACE: CESSATE IL FUOCO! FERMIAMO LE GUERRE IN MEDIO ORIENTE
[Riceviamo e diffondiamo]

Da troppo tempo si muore in Siria, in Palestina, in Libia, in Egitto, in Iraq, nello Yemen, nella regione a maggioranza curda... il Medio Oriente ed il Mediterraneo si stanno trasformando in un immenso campo di battaglia. Ora il rischio della deflagrazione di un conflitto che coinvolga le superpotenze mondiali e' reale. Le conseguenze possono essere tragiche ed inimmaginabili.
Milioni di persone, in tutto il mondo, di tutte le culture e religioni, stanno dicendo: "Basta guerre, basta morti, basta sofferenze". E noi con loro.
Guerre producono guerre, le cui vittime sono le popolazioni civili, oppresse e private dei propri diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita.
Vanno fermate le armi, bloccate le vendite a chi e' in guerra. Ora, subito. Va fatto rispettare il diritto internazionale: e' la sola condizione per proteggere la popolazione civile, fermare l'oppressione e l'occupazione, attivare la mediazione tra le parti in conflitto.
Non si puo' piu' attendere e rinviare decisioni e responsabilita'. Il limite e' superato da tempo. Ora, subito, bisogna aiutare le vittime, curare i feriti, soccorrere chi fugge dall'orrore. Poi bisognerà punire i responsabili, riconoscere alle popolazioni i loro diritti e sostenerle nel percorso democratico, civile, di liberazione.
Noi ci rivolgiamo all'Unione Europea che deve prendere un'azione politica forte di pacificazione coerente con principi e valori fissati nel Trattato, nella Carta Europea dei Diritti Umani, negli Accordi e nelle Convenzioni internazionali. L'Unione Europea faccia da mediazione e riporti al dialogo gli Stati Uniti e la Russia.
Chiediamo al nostro paese di essere protagonista di pace, di mettere in atto il "ripudio della guerra" non concedendo le basi per operazioni militari e di avviare una politica di pace nel Mediterraneo.
Nessuno deve sentirsi impotente. Questo e' il momento per tutti di agire per la riconciliazione.
Noi faremo la nostra parte, con le campagne per il disarmo, con gli interventi civili di pace, con la diplomazia dal basso, con il sostegno a chi opera per la pace anche dentro ai conflitti, per dare voce a chi crede ancora nella fratellanza e nella nonviolenza.
Ora, subito.
La Rete della Pace invita:
- le associazioni, le organizzazioni, i gruppi locali, a convocare, da domani e nei prossimi giorni, mobilitazioni per la pace, laiche o religiose, in ogni citta', in ogni municipio, in ogni parrocchia.
- ogni singola persona a "fare qualcosa contro la guerra", un gesto simbolico ma concreto: esporre al balcone la bandiera della pace, accendere alla finestra una candela di speranza, mettere sulla giacca una stoffa bianca di disarmo.
Acli, Agesci, Accademia apuana della pace, Ambasciata democrazia locale, Amici della mezza luna rossa palestinese, Ansps, Aoi - associazione di cooperazione e di solidarieta' internazionale, Ara pacis iniziative, Archivio disarmo, Arci, Arci Bassa Val di Cecina, Arci Verona, Arcs, Arci servizio civile, Associazione Perugia Palestina, Associazione per la pace, Associazione per la pace di Modena, AssopacePalestina, Auser, Cgil, Cgil Verona, Cnca, Cta - centro turistico acli Perugia, Comunita' araba siriana in Umbria, Coordinamento comunita' palestinesi, Coordinamento comasco per la pace, Coordinamento pace in comune Milano, Encuentrarte, Fiom Cgil, Focsiv, Fondazione Angelo Frammartino, Fondazione culturale responsabilita' etica,  Ipri  rete Ccp, Ipsia, Lega per i diritti dei popoli, Legambiente, Link2007 cooperazione in rete, Link - coordinamento universitario, Lunaria, Mir, Movimento europeo, Movimento Nonviolento, Nexus Emilia Romagna, Per il mondo, Peacewaves, Piattaforma ong MO, Restiamo umani con Vik Venezia, Rete degli studenti medi, Rete della conoscenza, Rete della pace umbra, Tavola della pace valle Brembana, Tavola pace val di Cecina, Tavola sarda della pace, Tavola della pace di Bergamo, U.S. Acli, Uds, Udu, Uisp, Un ponte per..., Ventiquattro marzo

2. MATERIALI. ALCUNI FOGLI VOLANTI DEL 2008

Riproponiamo qui alcuni fogli volanti apparsi nel nostro notiziario nel 2008.

3. CINQUE DISTICI SENZA PERIFRASI

A forza di pensarsi subalterni
si resta complici tutta la vita.
*
Chi alla guerra si e' prostituito
chiama estremista chi seppe resistere.
*
Chi vota gli assassini agli assassini
di assassinare ancora da' il potere.
*
La nonviolenza e' lotta, chi si e' arreso
alle uccisioni e al male, l'ha lasciata.
*
Fare le liste della nonviolenza
a questo serve: contrastare il male.

4. ILLUSTRISSIMO

Illustrissimo signor Presidente,
Quando una guerra si puo' chiamare guerra?
Quando muoiono dieci persone, cento, mille, un milione, un miliardo, un miliardo di miliardi?
*
Quando un omicidio si puo' chiamare omicidio?
Dipende dal colore della pelle?
Dipende dalla lingua che uno parla?
*
Quando i campi di concentramento si possono chiamare campi di concentramento?
Quando governa il centrodestra?
*
Quando la riduzione in schiavitu' sui bordi delle strade si puo' chiamare riduzione in schiavitu'?
Dopo il coito?
Dopo il voto?
*
Quando il femminicidio si puo' chiamare femminicidio?
Quando e' commesso con un'accetta, con una motosega, con un B-52?
A tot metri di distanza dal tetto coniugale?
*
Quando il razzismo si puo' chiamare razzismo?
Se le ruspe hanno il bollo scaduto?
Dopo che il sindaco e' stato eletto in parlamento?
*
Quando il golpe si puo' chiamare golpe?
Solo se parliamo correntemente castigliano?
*
Mi chiedo perche' ve lo chiedo.
Mi chiedo se e' giorno o se e' notte.
In tanto buio che mi assordisce.
In tanto buio che mi toglie il fiato.

5. DI QUESTO

L'oggi che oggi e' oggi
domani sara' ieri.

Per te restera' oggi
ucciso dai bombardieri.

6. LA VOCE DELLE VITTIME

Se tu avessi l'udito piu' acuto
certo la sentiresti la voce delle vittime

e non esiteresti allora a chiamare
assassini gli assassini che le uccidono.

7. SINFONIETTA DEI DIRITTI UMANI

"Oh poverini
che duro lavoro e' il loro
di assassini"
(Nefasio di Panopoli)

I diritti umani
si sa, per tutti valgono
ma non per quei pezzenti degli afgani.

La democrazia
a chi somministrarla, e quanto, e come
lo sa la Cia.

La dignita' umana
ha bianca la pelle
maschio il sesso ed e' solo cristiana.

La civilta'
gliela insegnamo noi a staffilate
a quelli la'.

A suon di bombe
i barbari finiscan nelle tombe.

Ah che fatica, e che soddisfazione
essere i grandi del mondo insetticidi
e chi non e' d'accordo: nel bidone.

Per tutti vigono, si sa, i diritti umani
ma non per quei pezzenti degli afgani.

8. VERRA' UN TEMPO

Verra' un tempo penoso, odioso
di piu' cupe, piu' dure menzogne
verra' il tempo degli scalini liquefatti
dello sgretolarsi dei pensieri
delle carni disfatte in sabbia e fumo.

Verra' un tempo furioso, oltraggioso
di piu' nere, piu' atroci oppressioni
nessuna maschera avra' piu' nessun volto
e nessun volto avra' piu' vera carne
nessuna carne avra' piu' soffio vivo.

Verra' un tempo, il tempo del sangue
a rovesci di pioggia, a pallottole
che perforano i sacchi ed i grembi
se le srotoli e gli occhi vi figgi
tu vi leggi bestemmie indicibili.

Verra' il tempo, quel tempo e' venuto
queste bombe queste mine queste raffiche
ne fan semina in questa terra afgana
europei, americani. Figliuolo
tu ricorda e prepara giustizia
tu ricorda e prepara la pace.

9. E POI

E poi c'e' la guerra dei ricchi contro i poveri
che non finisce mai.

Ed ogni giorno uccide.

10. IL SANGUE DEGLI AFGANI

Il sangue degli afgani e' troppo scolorito
perche' si muova un dito
a che le stragi cessino.

Le grida degli afgani, e troppo son lontane
perche' le ascolti un cane
e ne provi pieta'.

Le vite degli afgani non sono nell'agenda
di chi per la prebenda
la madre venderebbe.

Ma il voto agli assassini
lo diano gli assassini.
Noi poveri meschini
piangiamo i nostri morti.

11. UN'EPIGRAFE

"Johnny Platone: Cosi' finisci per restare senza un amico. Ma chi te lo fa fare?
Philip Marlowe: L'orrore e il disgusto che provo per ogni omicidio"
(Cinque minuti a mezzanotte, atto terzo, scena terza)

12. IN UN MONDO FATTO CENERE

E crudelmente il sangue degli afgani
spargeste a piene mani, e speravate
di farvi cosi' accetti cortigiani
dell'ultimo vassallo delle armate

onnivore imperiali, che di brani
di carne umana nutre scatenate
le torme dei suoi lupi e dei suoi cani
e il mondo fa deserto, e le stellate

notti colme dei fuochi delle bombe
e fracassando va le carni tenere
e dove erano case ora son tombe

e tutto ha Marte, e nulla piu' e' di Venere.
Ed ecco del giudizio gia' le trombe
risuonano in un mondo fatto cenere.

13. DI UN NUOVO GALATEO

Chi dice che la guerra e' criminale
e' proprio inelegante
e crepi pur l'afgano, che e' povero e ignorante.

Chi dice assassino all'assassino
e' certo un gran cafone
e crepi pur l'afgano, la barba da caprone.

Chi dice del razzista che e' razzista
e' certo un impudente
e crepi pur l'afgano, che tanto non val niente.

Chi dice che e' golpista chi e' golpista
impenitente e' un veteromarxista
e crepi ognor l'afgano, e quello che l'avvista.

Chi dice la parola veritiera
e' certo un gran villano
e crepi ancor l'afgano, mane e sera.

14. FRATTANTO

Mentre le stragi, le stragi sono in corso
delle stragi i mandanti e i complici delle stragi
si irritano alquanto
con chi dichiara assassini gli assassini
e contro la guerra chiama ancora alla lotta.

15. RESURRECTIO MORTUORUM

Poi viene livida la luce ed e' domani.

E quando li ripesca il pescatore
ormai irrigiditi ormai gonfiati
dall'acqua, immobili, non fanno piu' paura.

Sono tornati ad essere
esseri umani.
Che triste sorte
esser persone solo dopo morte.

16. GEMELLI

La guerra e il razzismo
fratelli gemelli.

17. PICCOLA ODE IN MEMORIA DI SABAN BAJRAMOVIC

Aveva imparato la musica in galera
Saban Bajramovic

Sapeva che gli eserciti e l'amore
insieme non possono andare

Sapeva cantare, inventare, ridire le voci
che fanno crescere le foglie sugli alberi
convincono il sole e la luna a risorgere
salvano la vita dell'umanita'.

18. UNA CANZONCINA DA INCARTO DI CARAMELLA

In un mondo interconnesso
vi e' una sola umanita'

l'altro e' specchio dello stesso
che riceve quel che da'

o pieta' prevale adesso
o ciascuno morira'

in un mondo interconnesso
vi e' una sola umanita'.

19. IL SILENZIO E IL SUO SILENZIO

Quei pacifisti che per ben due anni
hanno applaudito all'empia guerra afgana
e agli assassini reso omaggio e ricevuto
dagli assassini l'obolo previsto
per chi degli assassini si fa complice,
certo che tacciono ora
certo che ora anche se gridassero
sarebbe come se tacessero, la loro
parola ormai per sempre e' solo nulla.

20. ALLA DERIVA E SOTTO IL RIFLETTORE

Morivano tra i flutti e sotto l'occhio
gelido ed empio delle telecamere.
Morivano tra i flutti e sotto l'occhio
vacuo e lubrico delle telecamere.

Chi a sopravvivere s'era azzardato
veniva posto in gabbia per la colpa
di essere ancor vivo, di aver volto
e voce e cuore e fiele e carne umana.

Chi poi riusciva tra i piu' crudi stenti
ad arrivare a terra ed a sfuggire
ai mastigofori delle galere
ridotto a fame e a preda, alla paura
ed alla schiavitu' veniva. Questo
in quel paese detto del tramonto
in quegli anni accadeva.

In quel paese in cui l'umanita'
vaniva in cieco carcere, in oscura
selva d'orrore, coro di fantasime.

21. RITI PAGANI ALLA TORRE DI SETTENTRIONE DELLA CITTA' VECCHIA

La lama di ossidiana ostesa al sole
e al popolo in ginocchio, l'officiante
ministro proclamava che gradito
il sacrificio era agli alti dei
degli operai gia' morti nel cantiere
e il sacrificio ancora che verra'
della plebaglia etrusca che il veleno
inalera' negli anni che saranno.

22. NEI CPT

Nei cpt le morti silenziose
nei cpt della paura il morso
nei cpt le voci dolorose
nei cpt ove il sangue e' gia' scorso.

Sono dieci anni che queste obbrobriose
istituzioni hanno nuovo corso
e del fascismo le gesta piu' odiose
rinnovano in un macabro ricorso.

Che sono campi di concentramento
e campi son d'iniqua prigionia
e sono campi di vile tormento

per chi gia' abbandono' la sua natia
terra e subi' persecuzione e stento:
e qui ha accoglienza si' malvagia e ria.

23. DA TRICASTIN

Da Tricastin nessuna voce giunge?
Su Tricastin nessuno vuol parlare?
gli araldi del ritorno al nucleare
insisteranno e alcuna spina punge

i cori loro? E da presso e da lunge
a quali dei si elevan turpi are
e quante vittime sacrificare
ancora occorre? E quale mano unge

questo ingranaggio onnidevastatore
e quale braccio sega questo ramo
su cui ristiamo e sotto vi e' l'abisso?

E tutto e' disquatrato e tutto e' scisso
e tutto putrido e' reso, e gramo.
E tu contrastalo il potere distruttore.

24. EIS EAUTON

La guerra e chi la guerra ha consentito
la guerra e chi la guerra ha sostenuto
la guerra e chi la vita altrui ha venduto
la guerra e chi la vita altrui ha rapito.

La guerra in cui si uccide con un dito
la guerra in cui si uccide stando muto
la guerra e come disfa ogni tessuto
la guerra ed il deserto suo infinito.

E cosa hai fatto tu per contrastarla?
E cosa hai fatto tu per salvar vite?
Eri distratto dalla vacua ciarla?

Eri sedotto dal vile sorite?
Eri ingannato da chi sempre parla?
Degli assassini ormai complice mite.

25. L'UMANITA' DOPO HIROSHIMA

Ora sappiamo che ci basta il cuore
di fare cenere del mondo intero.

Ora sappiamo che l'intelligenza
sa esser piu' feroce di ogni bruto.

Ora sappiamo di avere lo strumento
che eradica ogni seme e tutti i sogni
che dell'intera umanita' sa fare
un unico falo', un silenzio immenso,
l'ultima notte senza piu' respiro:

ed e' questo strumento l'obbedienza.

26. DOPO HIROSHIMA L'UMANITA'

Elenco adesso i compiti dell'ora:
sii vigile, abbiamo un solo mondo.

Sii vigile, da quell'azione astieniti
che toglie altrui la luce e la parola.

Sii vigile, alla guerra sempre opponiti
opponiti agli eserciti e alle armi.

Sii vigile, la dignita' difendi
di ogni essere umano, una e' la carne.

Sii vigile. E misericordioso.

Dopo Hiroshima ogni persona deve
sapersi responsabile di tutto.

27. SI PUO', NON SI PUO'

Si puo' andare in Afghanistan a commettere stragi.
Non si puo' venire in Italia per cercar di salvarsi dalle stragi.
*
Si puo' avvelenare e devastare l'Italia intera.
Non si puo' leggere un libro sdraiati in un parco.
*
Si puo' saccheggiare il pubblico erario.
Non si puo' chiedere la carita' per la via.
*
Si puo' essere ricchi e assassini.
Essere poveri e onesti e' vietato.

28. SE DELL'ORRORE

Se dell'orrore si provasse orrore
e del dolor dolore si sentisse
ogni tuo sforzo e tutte le tue ore
daresti a far cessar queste empie risse.

Ma nulla piu' ti scuote dal torpore
ne' la morale legge ne' le fisse
stelle sai piu', che divorato il core
t'hanno gli inganni dei potenti, e scisse

ormai sono del nosse, il posse, il velle
le facolta', e l'anima e' gia' stanca
gia' al sol sentir si' rie novelle e felle:

cupa un'eclisse tutto involve e abbranca.
Ma tu resister devi alle procelle
e reca aita e di' con voce franca.

29. DECLINANDO UN INVITO

Che me ne frega della guerra afgana?
Io sto scrivendo un denso e acuto saggio
su nonviolenza ed etica cristiana:
fermar le stragi e' fuori del mio raggio.

L'Italia e' in guerra? Si', pero' e' lontana,
a un popolo barbarico e selvaggio,
e finira' anche questa di buriana,
la civilta' esige il suo pedaggio.

E poi adesso ho in corso un importante
progetto di ricerca finanziato
dal ministero sulle opere sante

di chi alla salvaguardia del creato
alla giustizia, ed alla pace tante
dedico' cure. Son troppo impegnato.

30. CONSIGLI DI SAGGEZZA

Contro la guerra afgana protestare?
Ma dura da una vita, e' fuori moda,
certo dispiace che ogni giorno esploda
qualche povero fesso, e bombardare

convengo che non sia degno di loda.
Ma se siam li' bisogna pur ballare
e ci son cose dolci e cose amare
e giocoforza e' che chi fa s'imbroda.

Adesso protestar contro la guerra
mi pare - posso dirlo? - da cafone,
e che figura fai in televisione?

il solito strillone zappaterra...
Suvvia, perche' vuoi farti dar la baia?
Stattene zitto e buono in piccionaia.

31. PANE E VINO

Vorrebber l'ex ministro e il caudatario
che discutessimo di pace e guerra
come si fa tra gente del bel mondo
pacati, eleganti e fra i sorrisi.

No. Noi non sediamo
alla mensa degli assassini,
noi non siam complici degli assassini,
noi non chiudiamo gli occhi sulle vittime.

Siam gente vecchia, dalla testa dura,
chiamiamo massacro un massacro
chiamiamo assassino l'assassino, noi
non ci siamo mai prostituiti al carnefice.

Sono una cosa il pane e il vino
un'altra il sangue e la carne.

32. NULLA SI DICA DELLA GUERRA AFGANA

Nulla si dica della guerra afgana.
Quei morti non son morti, quei massacri
non sono stati, quegli orrori mai
si sono dati. E chi se ne preoccupa
certo e' un fellone, e mente per la gola.

Nulla si dica della guerra afgana.
Non ci disturbino nei nostri riti
certe notizie sordide e penose,
dobbiamo concentrarci sui problemi
veri: la forfora, il deodorante.

Nulla si dica della guerra afgana.
Non si faccia l'elenco dei partiti
che hanno votato per le stragi, il ghigno
contratto di chi gode del potere
di togliere la vita, di ammazzare.

Nulla si dica della guerra afgana.
Ne' si faccia l'elenco dei solerti
pretesi pacifisti e nonviolenti
d'un subito arruolatisi giulivi
a fare propaganda allo sterminio.

Nulla si dica della guerra afgana.
Non si disturbino gli assassini
che qui in Italia quegli orrori hanno
voluto, e votato, e sostenuto.
Perche' mai rovinarci le vacanze?

33. ESERCIZI DI IPOCRISIA

Cianciare a vuoto dei massimi sistemi
ed infischiarsene delle stragi in corso.

Pretendersi pacifisti e nonviolenti
ed esser complici della guerra afgana,
aver votato per la guerra afgana,
avere fatto propaganda per la guerra,
e sui cadaveri degli assassinati
sputato sentenze peggiori del catarro.

Non capire che proprio il cedimento
alla guerra assassina ha aperto il varco
alla vittoria anche nel nostro paese
del razzismo piu' cupo e feroce,
del potere fascista e mafioso.

Cianciare a vuoto dei massimi sistemi
ed infischiarsene delle stragi in corso.

34. NON TI CHIEDE IL POTERE ASSASSINO

Non ti chiede il potere assassino
di afferrare libro e moschetto.
Il potere assassino ti chiede
di adagiarti davanti allo schermo
di lasciargli eseguire il lavoro
di non disturbare
il manovratore.

Il potere assassino riduce
a suoi servi a suoi complici a succubi
tanti un tempo - un tempo - avversari
non chiedendo che indossino nera
la camicia marciando sudati
ma imponendo la ciarla infinita
ed a tutti i massacri la resa.

Il potere assassino e' ben lieto
che invochiate la pace e l'amore
e si associa alle vostre preghiere
basta solo che non disturbiate
le manovre del manovratore
il lavoro che esegue sapiente.

Il potere assassino non vuole
il tuo plauso, soltanto la tua
comprensione, la tua rilassata
indulgenza alle stragi che compie.

La sa lunga il potere assassino
lo sa fare il lavoro che estingue.

35. DIECI SONETTI A VICENZA

I.

Si puo', si deve vincere a Vicenza
e con la forza della verita'
fermare li' la guerra e la violenza
li' disarmare chi ammazzando va.

Si puo', si deve con la nonviolenza
far vincere l'umana dignita'
negando agli assassini l'acquiescenza
togliendo ai barbari complicita'.

Si puo', si deve col forte strumento
del voto di coscienza popolare
combattere la guerra e il suo tormento.

Si puo', si deve la guerra fermare
le armi ripudiare, e dal lamento
passare all'atto di vite salvare.

II.

Si', a Vicenza il cinque ottobre il voto
dei cittadini puo' dir si' alla pace
si' alla civile convivenza, al moto
di umanita' piu' semplice e verace.

Si', a Vicenza il giusto, il vero, il noto
prevalga sull'iniquo e sul rapace,
prevalga sul fallace e sull'ignoto;
e vinca il bene che salva e che piace.

Si', a Vicenza vinca la difesa
della natura e della civilta',
e sia respinta l'oltraggiosa offesa

delle armi e della loro crudelta',
dell'empia guerra che non lascia illesa
la nostra gia' dolente umanita'.

III.

Vicenza oggi e' per tutti una speranza
di opporre pace e bene a guerre e stragi.
Se il 5 ottobre fermera' la danza
macabra del riarmo, e dei malvagi

seminator di morte la baldanza,
sara' quel voto il miglior dei presagi
di una civile convivenza, usanza
dono piu' grande di quei dei re magi.

Vicenza che resistere ha saputo
a chi voleva farne un arsenale
e la spelonca da cui esce il bruto

a far scempio del mondo e sparger male,
Vicenza al male opponga il suo rifiuto
e salvi col suo voto cio' che vale.

IV.

Se a Vicenza vinceranno i si'
i si' alla pace, i si' alla giustizia
il 5 ottobre iniziera' da li'
piu' forte lotta ad ogni ria nequizia.

Se a Vicenza prevarra' cosi'
la fedelta' all'amore e all'amicizia
il 5 ottobre sara' dunque un di'
per l'umanita' intera di letizia.

Si' ardua prova in cosi' picciol spazio
si' grave compito in cosi' breve ora:
opporsi agli arsenali dello strazio,

difendere la civilta' che onora,
respingere di guerra il giammai sazio
mostro. E dal buio far sorger l'aurora.

V.

Il cinque ottobre il voto vicentino
non tratta solo di un lembo di terra
riguarda invece se di pace o guerra
vogliamo sia il comun nostro destino.

Alla crudele man dell'assassino,
al riarmo stritolante cio' che afferra,
al riarmo che tutto atterrisce e atterra,
si opponga del diritto il buon cammino.

Si opponga al male la volonta' buona
si opponga alla barbarie il civil lume
si opponga alla violenza la saggezza

prevalga sulle tenebre chiarezza
ceda il pessimo all'ottimo costume:
tutti i diritti umani a ogni persona.

VI.

Che da Vicenza giunga una parola
che opponga alla violenza la ragione,
che possa essere la buona scuola
che insegni a contrastare ogni uccisione,

che dica quella verita' che sola
smaschera ogni empia mistificazione:
e' assassina ogni arma, ogni pistola
puntata e' contro tutte le persone.

E quindi ogni base militare
ogni arsenale, ogni fabbrica d'armi
son luoghi di nequizia e malaffare.

L'umanita' chiede che si disarmi,
per sempre la guerra e' da ripudiare:
troppi giaccion nel fango o sotto i marmi.

VII.

Come a Vicenza il senno dei votanti
il 5 ottobre dara' buoni frutti
quel si' alla pace sara' un passo avanti
non solo per Vicenza ma per tutti.

Un si' al diritto ad impedir che tanti
ancora dalla guerra sian distrutti,
un si' ad evitare nuovi pianti
e strazi, e orrori, ed infiniti lutti.

Un si' alla civile convivenza
un si' al disarmo che salva le vite
un si' alla ragione e alla coscienza

che vieti eccidi e sani le ferite
considerando la comun semenza
dell'umanita' intera, una e mite.

VIII.

"E altro e' da veder che tu non vedi"
(Dante, Inf., XXIX, 12)

Chi teme che la gente di Vicenza
faccia valere verita' ed amore,
chi teme che virtu' d'intelligenza
esprima la pieta' che nutre il cuore,

chi teme che vinca la nonviolenza
e fermi il seme di nuovo dolore,
vorrebbe or cancellare la presenza
di una viva citta', strappare il fiore

del vivere civile e solidale,
negando liberta' e democrazia
vorrebbe che ci si arrendesse al male.

Ma non sara' cosi', lunga e' la via
ma vincera' la scelta naturale
di chi vuol pace e bene. E cosi' sia.

IX.

Vicenza dunque il 5 ottobre vota
e se i potenti dicon che non vale
Vicenza ancora il 5 ottobre vota
che la democrazia non fa mai male

e il 5 ottobre si' Vicenza vota
poiche' questa e' la regola legale
e il 5 ottobre ecco Vicenza vota
perche' e' logico, e' giusto, ed e' normale.

Per dire si' alla pace e si' al diritto
il 5 ottobre si vota a Vicenza
per impedire un sordido delitto

il 5 ottobre il popolo a Vicenza
dira' la sua, e non restera' zitto
il 5 ottobre ogni cuore a Vicenza.

X.

In un giorno di festa i vicentini
potranno dire una parola vera.
Oggi e' quel giorno e prima che sia sera
quella parola oltre quei confini

giunta sara' ed orientera' i cammini
di quante e quanti alla signora nera
non vogliono di vite un'altra schiera
siano immolate e appese poi agli uncini

dei macellai in divisa e dei signori
che dalla guerra traggono profitti.
Si opponga il voto ai lutti ed ai dolori

sia il voto voce di tutti gli afflitti
che anelano la pace e i suoi splendori.
Sia il voto si' alla vita e si' ai diritti.

36. LUCE FABBRI COME EDUCATRICE

Illuminava tutto quella luce
e quella luce era Luce Fabbri
dell'anarchia memoria, storia, volto
e della nonviolenza.

Contrasto' sempre il male e sempre volle
giustizia e liberta'. Insegno' sempre
la scienza e la coscienza, e degli oppressi
sempre fu voce, e braccio, e intelligenza.

Illuminava tutto quella luce
e quella luce era Luce Fabbri.

37. PER MARCO BEMPORAD

Un messaggero giunge al contrafforte:
Compagni, reco adesso due notizie.
E' triste l'una, e' quella della morte
di Marco Bemporad che alle ingiustizie

sempre si oppose, e tra i forti il piu' forte
combatter volle tutte le nequizie
e tutte raddrizzar le cose storte
e contrastare tutte le malizie.

L'altra notizia che vi reco ancora
e' lieta questa, e fatevi coraggio:
che Marco fino all'ultima sua ora

e' stato un uomo buono, e il suo viaggio
servi' l'umanita', e ognor l'onora.
Gli renda ogni persona buona omaggio.

38. UN'ALTRA EPIGRAFE

"Non possono piu' chiedere pieta' gli assassinati
e muto e' d'essi il coro.
Furenti la pretendono invece gli assassini
mentre continuano ghignanti l'opra loro.
Chi gli assassini serve le lor vittime ancide
e nulla giova poi tardivo ploro"
(Persio Malestri)

39. UN'EPIGRAFE ANCORA

"- Geronte: Solo restasti?
- Tetragono: Con il vero solo.
E con le vittime di tanta strage.
- Geronte: Non solo dunque..."
(Eufemio Cecidi, Torneamento di vanitati)

40. DA CAPITINI, A QUARANT'ANNI DALLA SCOMPARSA

Da Capitini ho imparato questo:
che adesso e' l'ora che devi resistere,
non aspettare che comincino altri
sii tu a dare inizio a cio' che e' giusto.

Da Capitini ho imparato questo:
che vince chi non cessa di persistere
nel vero, il giusto, il buono e non dimentica
che la misericordia salva il mondo.

Da Capitini ho imparato questo:
che tutto e' da salvare e che mai nulla
di cio' che e' buono e' inutile o va perso
il bene resta bene eternamente.

Da Capitini ho imparato questo:
che quel che conta e' mettersi in cammino
e la buona battaglia ovunque attende
te, proprio te; non perdere altro tempo.

Da Capitini ho imparato questo:
le molte vie, le molte lingue, i molti
diversi volti ad una stessa cosa
convocan tutti: al dono della pace.

41. PER IL 4 NOVEMBRE GIORNO DI LUTTO

Fini' quell'inutile strage
giurarono i superstiti: mai piu'.

Altre ne vennero poi
ed oggi ancora.

Non vi sara' salvezza per l'umanita'
se non si aboliscono le armi
se non si aboliscono gli eserciti
se non si ripudia per sempre la guerra.

42. POICHE' LE ARMI

Poiche' le armi servono a uccidere
tu a tutte le armi opponiti sempre.

Poiche' gli eserciti servono a uccidere
tu a tutti gli eserciti opponiti sempre.

A tutte le guerre, a tutte le stragi
tu opponiti sempre. Opponiti sempre.

43. PER LA GIORNATA DEL DIALOGO

Da questo si potrebbe cominciare:
cessar le guerre, smettere di uccidere.

44. LACRIME PER MIRIAM MAKEBA

Stava sul palco come su una barricata
la nostra sorella Miriam Makeba
con la sua voce combatteva il fascismo.

Contro il fascismo aveva combattuto
in Sud Africa, aveva combattuto
in America, aveva combattuto
ovunque nel mondo il fascismo assassino.
La nostra compagna Miriam Makeba
con la sua voce che resuscitava i morti.

Venne infine qui tra noi dove il fascismo
col nome di camorra col nome di governo
perseguita e assassina.
La nostra sorella Miriam Makeba
la nostra compagna Miriam Makeba.

Contro i poteri criminali tutti
lottava Miriam Makeba
per l'umanita' che e' una soltanto
lottava Miriam Makeba.

Stava sul palco come su una barricata
la nostra sorella Miriam Makeba
con la sua voce combatteva il fascismo.

E la sua lotta tu portala avanti.

45. I PACIFISTI PARASTATALI

I pacifisti parastatali
quando lo stato ha in corso una guerra
stanno buonini, garbati, curiali
ne' fan pipi' ne' sputan per terra.

I pacifisti parastatali
mentre lo stato massacra la gente
son servizievoli e fin serviziali
non si scompongono manco per niente.

I pacifisti parastatali
basta a tenerli tranquilli ed inerti
qualche soldino e due cerimoniali
modico e' il prezzo con cui li perverti.

I pacifisti parastatali
sono una gioia, sono un giulebbe:
ciechi alle gesta ferine e ferali
quale governo non li apprezzerebbe?

46. LE VITTIME AL ROGO

Dei morti del rogo non dire parole
che oltraggio suonino o beffa.
Vittime sono dell'oppressione di classe.

Mai cosi' forte, mai cosi' violenta
mai cosi' totalitaria, mai
cosi' introiettata da tutti coloro
che non sono tra i reietti
e tra i reietti anche.

La lotta di classe dei ricchi contro i poveri,
dei rapinatori contro i rapinati,
degli sfruttatori contro gli sfruttati,
degli avidi contro gli affamati,
non si e' mai interrotta.

Che riprenda
anche la lotta delle oppresse e degli oppressi.

47. IN CAMMINO

In cammino e' la nonviolenza.
Speriamo che arrivi in tempo.

48. DEL FUTURO, SE VI SARA'

Altre ed altri verranno, migliori di noi,
dei nostri sordidi segreti rideranno.
Non ruberanno il pane all'affamato
non calcheranno il piede sopra i volti.
Sapranno dire le parole vere
sapranno dire le parole buone.
Ci guarderanno come statue di sale
forse di noi avranno compassione.

49. LA LAVATRICE

Eravamo cosi' poveri che guardavamo
la televisione nelle lavatrici
dietro la vetrina della lavanderia.
Le matte risate ricordo
ricordo lo sguardo sgomento
dei passanti che ci condannavano:
Sono poveri, si sa, sono stupidi.

Poi al bar dello sport una sera guardando
la televisione mi accorsi che anch'essa
altro non era che una lavatrice
in cui i panni degli assassinati
del sangue venivano lavati
e quelli che li avevano indossati
dimenticati erano per sempre.

50. IL PRESIDENTE LATRA SUI CADAVERI

Proclama il presidente che il paese
e' unito nel sostegno ai militari
che nella guerra afgana a tante imprese
d'arme e di gloria s'appalesan pari.

Ahilui che le sonanti, alate, accese
parole di discorsi si' preclari
e della propaganda il lustro arnese
non bastano a nascondere gli amari

frutti del crimine: le genti uccise,
le stragi infami, il mare di dolore
l'umanita' straziata e resa niente

e sul deserto altro deserto e intrise
di sangue spoglie ovunque, e ovunque orrore.
E sulle spoglie latra il presidente.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 868 del 14 aprile 2018

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