[Nonviolenza] Telegrammi. 3000



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3000 del 10 marzo 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Sommario di questo numero:
1. Alessandra Pigliaru: 8 marzo
2. Wilpf Italia: Mimose insanguinate
3. Eve Ensler: La mia rivoluzione inizia nel corpo
4. Eve Ensler: Preghiera degli uomini
5. Eve Ensler: Fino a quando...
6. Eve Ensler: L'Ufficio della schiavitu' sessuale
7. Eve Ensler: Grazie
8. Eve Ensler: Agisci, balla, ribellati
9. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
10. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
11. Alessandra Pigliaru presenta "#quellavoltache - Storie di molestie"
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. HIC ET NUNC. ALESSANDRA PIGLIARU: 8 MARZO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 marzo 2018 riprendiamo il seguente articolo dal titolo originale "Lavoro e molestie, una battaglia comune scatena l'8 marzo"]

Da Piazza Vittorio passando per Piazza Maggiore, via Cavour e poi Piazza Madonna del Loreto, la marea di Non Una Di Meno e' arrivata nelle strade di Roma ieri pomeriggio, cominciando intorno alle 17 il corteo preparato da mesi. Altre sono state le piazze ieri che, un po' in tutta Italia, hanno rappresentato la costellazione ormai solida delle varie realta' presenti da Venezia a Napoli, e ancora Bologna, Torino, Milano e molte altre che - con azioni, blocchi e contando sul sostegno dei sindacati (Usb, Slai Cobas, Usi e Usi-Ait), hanno portato in piazza e nello spazio urbano decine di migliaia di donne. La novita' del corteo romano e' che, piu' dell'anno scorso, la presenza degli uomini e' stata piu' consistente. Un'assunzione delle istanze femministe, reti e gruppi misti che lavorano in tante città italiane tenendo tra le priorita' i punti che sono comuni al movimento globale in piu' di 70 paesi.
"Se il lavoro e' molesto, molestiamo il lavoro"; "Se non te la da' non te la prendere"; "La nonna partigiana ce l'ha insegnato: il vero nemico e' il patriarcato"; "L'assassino ha le chiavi di casa". Sono solo alcuni degli slogan presenti alla manifestazione romana, circondano una narrazione che in questi mesi si e' svolta nei vari tavoli di lavoro, nelle 57 pagine del piano femminista antiviolenza e si collocano nella sostanza politica dei centri antiviolenza - presenti anch'essi in piazza -, nei consultori e nelle associazioni - "BeFree", solo per citare una di quelle piu' attive soprattutto in citta' - che raccontano la storia capillare di una lotta con radici ben piantate nei territori.
L'altra faccia del corteo, ovvero l'ulteriore declinazione che assume la violenza maschile contro le donne, e' la molestia sessuale. Sul posto di lavoro come per strada o nelle relazioni quotidiane, la tormenta che si e' sollevata a partire dalla intervista rilasciata da Asia Argento il 12 ottobre scorso non ha cessato di mostrarsi. Espandersi e diffondersi. E se uno dei punti piu' drammatici - andati a detrimento di quanto si andava rivelando - e' stato il discredito, il fango quando non la canzonatura mista a una importante (quanto inguaribile) misoginia che genera cecita' politica oltre che relazionale, quando l'attrice e regista italiana si e' unita al corteo di Non Una Di Meno vi e' stata la congiuntura cercata e trovata in questi mesi.
"Sorella, io ti credo", cosi' recitavano molti dei cartelli che portavano dal #metoo al #wetoogether - nella forma di una collettiva azione di lotta. Dire alla propria sorella che le si crede non indica tuttavia una immersione in una comune e immedicabile oppressione, al contrario sta a significare che quei "liberi corpi in libera terra" hanno il desiderio di vivere felici, non piu' di contarsi da sfruttati o - che e' peggio - da morti, anzi vogliono essere in prossimita' con le proprie simili e in ascolto di quella straordinaria forza che e' la presa di parola pubblica. "Avete fatto gossip sui nostri stupri, vergognatevi" ha detto seccamente Asia Argento, affiancata dalla collega Rose McGowan, ad alcuni reporter presenti invitandoli ad andare via.
Altro punto cruciale, come l'anno scorso ma quest'anno dotato di una drammatica evidenza elettorale, e' la parola antifascismo. In certi ambienti sara' pure gratuito ricordare di essere contro i fascismi e che Non Una Di Meno si dispiega come insorgenza antifascista e antirazzista, ma di questi tempi e' invece efficace tornare all'essenziale di poche e necessarie parole. Perche' situano in una storia che va interrogata, ancora e ancora.

2. RIFLESSIONE. WILPF ITALIA: MIMOSE INSANGUINATE
[Ringraziamo Antonia Sani, presidente di Wilpf-Italia, per averci messo a disposizione questo intervento]

Questo 8 marzo non e' un giorno di festa. Non ci sentiamo di festeggiare i pur tanti passi compiuti dalle donne, di tutti i paesi, in tempi anche lontani, che ci hanno consentito di arrivare all'affermazione di diritti ritenuti impensabili (e che in tante societa' continuano a esserlo).
Le tv si sbracciano a dedicare auguri, pubblicita', trasmissioni al "giorno della donna"; naturalmente nell'ottica del "Women's day"... C'e' il "giorno della memoria" in cui si parla dei crimini nazisti, il giorno di San Valentino.... tutto e' racchiuso nel giorno dell'evento.
Wilpf-Italia rifiuta questa sorta di celebrazione, e intende richiamare il dolore, le lacerazioni, il senso di impotenza che questa ricorrenza quest'anno mette a nudo.
Le donne che si ammassano coi loro bambini in collo non sono solo le immagini di barconi nelle mani degli scafisti, ma torme di esseri umani che si aggirano sulla terraferma, vicino a casa nostra, premendo muri e recinti per entrare in un'Europa sorda e ostile, con l'eccezione di pochi paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Sono popolazioni ora piu' vicine a noi, ma noi che facciamo? Certo e' importante offrire la nostra solidarieta', favorire una comunicazione, aprirci a un'accoglienza che in Italia tuttavia si continua a fare.
La Wilpf e' nata cento anni fa durante gli anni della prima guerra mondiale. Le donne che si incontrarono allora a L'Aja  erano spinte dall'aspirazione a una pace "nella giustizia sociale". Noi la rinnoviamo oggi quell'aspirazione. Giustizia sociale significa rifiuto di guerre per il predominio economico sul mondo; le guerre di oggi sono i tanti visi di un unico inestinguibile conflitto di potenze, oggi non piu' riconducibili a ideologie contrapposte, ma finalizzate al solo possesso dei mercati.
In questo 8 marzo un impegno ci chiama: rinunciare ai prodotti di un'economia fondata sulle leggi spietate del mercato. Ci dicono che l'economia deve riprendersi, che solo cosi' la crisi puo' essere superata, il lavoro e l'occupazione possono crescere... Ma allora Berta Caceres che a quel modello di sviluppo si opponeva e' stata giustamente uccisa?
Cominciamo a partire da noi, a porre muri tra noi e i consumi che ci vengono propinati, a rendere credibile il nostro no alla guerra rendendoci capaci di molti passi indietro nella nostra giornata quotidiana, a partire dalle nostre scelte di vita, dai rapporti che vogliamo privilegiare. Saranno passi indietro nei confronti di quel "progresso senza limiti" che ha portato le nostre societa' allo spreco illimitato di risorse, ma saranno piccoli passi avanti verso un nuovo modello di societa', meno glamour nei suoi obiettivi ma con al centro l'obiettivo per noi irrinunciabile della giustizia sociale. Ci costera' qualche rinuncia, ma in questo 8 marzo l'augurio di Wilpf-IItalia a tutte le donne e' di potercela fare.

3. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: LA MIA RIVOLUZIONE INIZIA NEL CORPO
[Nuovamente riproponiamo.
Eve Ensler, drammaturga, poetessa, sceneggiatrice e regista, docente universitaria, attivista per i diritti delle donne, fondatrice e direttrice artistica di "V-Day", movimento globale che combatte la violenza alle donne e alle bambine, vive a New York. Tra le opere di Eve Ensler: I monologhi della vagina, Marco Tropea Editore, Milano 2000; Il corpo giusto, Marco Tropea Editore, Milano 2005; Io sono emozione, Piemme, Casale Monferrato 2012; Nel corpo del mondo, Il Saggiatore, Milano 2015. Come e' noto I monologhi della vagina ha ricevuto nel 1997 il prestigioso Obie Award, ed e' stato portato in scena con grande successo a Broadway (con star come Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith e Winona Ryder), a Londra (con Kate Winslet e Cate Blanchett) e in diverse altre citta' del mondo. "V-Day", il movimento internazionale contro la violenza su donne e bambine, di cui Eve Ensler e' fondatrice, dal 1999 ha finanziato piu' di 10.000 rifugi e programmi antiviolenza (per informazioni: www.vday.org). Su sua iniziativa il 14 febbraio 2013 in tutto il mondo si e' svolta la manifestazione "One Billion Rising" contro la violenza sulle donne (per informazioni: http://onebillionrising.org) che da allora si ripete ogni anno. Cfr. anche il sito di Eve Ensler: www.eveensler.org]

La mia rivoluzione inizia nel corpo
Non aspetta piu'
La mia rivoluzione non ha bisogno di approvazione o permesso
Avviene perche' deve avvenire in ogni quartiere, villaggio, citta' o cittadina
Nei raduni delle tribu', tra i compagni di studio, tra le donne al mercato, sull'autobus
Puo' essere graduale e morbida
Puo' essere spontanea e rumorosa
Potrebbe gia' stare avvenendo
La puoi trovare nel tuo armadio, nei tuoi cassetti, nel tuo stomaco, nelle tue gambe,
Nel moltiplicarsi delle tue cellule, nella nuda bocca di capezzoli turgidi e seni prorompenti
La mia rivoluzione cresce al ritmo del fremito insaziabile tra le mie gambe
La mia rivoluzione e' disposta a morire per questo
La mia rivoluzione e' pronta a vivere in grande
La mia rivoluzione sta rovesciando quello stato mentale chiamato patriarcato
La mia rivoluzione non avra' una coreografia anche se comincera' con alcuni passi familiari
La mia rivoluzione non e' violenta ma non ha paura di rischiare forti dimostrazioni di resistenza
Che potrebbero farla scivolare in qualcosa di nuovo
La mia rivoluzione e' in questo corpo
In questi fianchi atrofizzati dalla misoginia
In questa mandibola messa a tacere dalla fame e dall'atrocita'
La mia rivoluzione e'
Connessione non consumo
Passione non profitto
Orgasmo non proprieta'
La mia rivoluzione e' della terra e verra' da lei
Per lei, grazie a lei
Capisce che ogni volta che perforiamo o trivelliamo
O bruciamo o violiamo gli strati della sua sacralita'
Violiamo l'anima del nostro futuro
La mia rivoluzione non si vergogna di spingere il mio corpo giu'
Sul suo suolo fangoso davanti a Banani, Cipressi, Pini, Kalyaan, Querce, Castagni, Gelsi, Sequoie, Sicomori
Di chinarsi senza vergogna a uccelli giallo fosforescente e tramonti rosa e blu, a buganvillee viola da far scoppiare il cuore e mari verde acqua
La mia rivoluzione bacia volentieri i piedi di madri e infermiere e cameriere e donne delle pulizie e bambinaie
E guaritrici e tutte coloro che sono vita e danno vita
La mia rivoluzione e' in ginocchio
Sulle mie ginocchia davanti ad ogni cosa sacra
E a coloro che portano fardelli creati dall'impero dentro e sulle proprie teste e sulle proprie schiene e
Nei propri cuori
La mia rivoluzione richiede abbandono
Si aspetta l'originale
Si affida a piantagrane, anarchici, poeti, sciamani, veggenti, esploratori del sesso,
Prestigiatori, viaggiatori mistici, funamboli e coloro che vanno troppo lontano e sentono troppo,
La mia rivoluzione arriva inaspettatamente
Non e' ingenua ma crede nei miracoli
Non puo' essere classificata, definita, marchiata
O perfino collocata
Offre profezie non ricette
E' determinata da mistero e gioia estatica
Richiede ascolto
Non e' centralizzata anche se tutte sappiamo dove stiamo andando
Avviene gradualmente e tutta a un tratto
Avviene dove vivi e ovunque
Capisce che le divisioni sono diversioni
Richiede di stare seduti immobili e fissare a fondo i miei occhi
Andare avanti

4. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: PREGHIERA DEGLI UOMINI

Possa io essere un uomo
La cui fiducia in se stesso venga dalla profondita' del mio dare,
Che capisca che la vulnerabilita' e' la mia forza piu' grande,
Che crei spazio invece di dominarlo,
Che apprezzi ascoltare piuttosto che conoscere,
Che cerchi la gentilezza oltre che il controllo,
Che pianga quando il dolore e' troppo,
Che rifiuti lo schiaffo, la pistola, il soffocamento, l'insulto, il pugno.
Possa non aver paura di perdermi,
Possa apprezzare il contatto piuttosto che la prestazione
E l'esperienza piu' che la realizzazione;
possa io muovermi lentamente, non bruscamente,
possa essere coraggioso abbastanza da condividere la mia paura e la mia vergogna
e incoraggiare altri uomini a fare lo stesso,
possa smettere di fingere e aprire le parti di me che a lungo sono state insensibili.
Possa io apprezzare, rispettare e amare mia madre.
Possa la risonanza di questo amore tradursi nell'amare le donne e gli esseri viventi.

5. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: FINO A QUANDO...

Fino a quando ogni violazione non sara' denunciata
E ogni ferita condivisa
Fino a quando gli strati dei ricordi e dell'oppressione non saranno svelati e messi a nudo
Fino a quando la legge non sara' al servizio dei piu' poveri
E smettera' di proteggere i potenti
Fino a quando tutti non saranno giudicati con la stessa misura
Fino a quando le donne non si ribelleranno, nella consapevolezza del proprio valore e dei propri diritti
Davanti a tribunali, miniere, stazioni di polizia, uffici governativi, luoghi di lavoro,
Tribunali militari, ambasciate, luoghi di culto, case
Fino a quando non ci libereremo dalla vergogna, dal senso di colpa, dal dolore, dall'umiliazione e dalla rabbia
Fino a quando i governi non chiederanno perdono e faranno ammenda,
Insieme ai capi di stato, i mariti, i fidanzati, i padri, i fratelli, i preti, i mullah, i ministri, gli zii, i datori di lavoro, i dirigenti d'azienda
Fin quando ci rifiuteremo di accettare qualsiasi cosa che non includa tutti
Un miliardo di persone nel mondo continueranno a lottare per ottenere giustizia.

6. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: L'UFFICIO DELLA SCHIAVITU' SESSUALE

A Yanar e alle mie sorelle in Iraq e in Siria

Penso al listino del mercato delle schiave sessuali dell'ISIS in cui donne e bambine sono prezzate come il bestiame. L'ISIS ha dovuto calmierare i prezzi per timore di un calo del mercato: 40 dollari per le donne tra i 40 e i 50 anni, 69 dollari per le trenta-quarantenni, 86 per le venti-trentenni fino a 172 per le bimbe da 1 a 9 anni. Le ultracinquantenni non compaiono neppure in lista, considerate prive di valore di mercato. Vengono gettate via come i cartoni di latte scaduti.
Ma non ci si limita ad abbandonarle in qualche fetida discarica.
Prima probabilmente vengono torturate, decapitate, stuprate, poi gettate su un cumulo di cadaveri in putrefazione.
Penso al corpicino in vendita di una bambina di un anno, a un soldato trentenne corpulento, affamato di guerra e di sesso che la compra, la incarta e se la porta a casa, come un televisore nuovo.
Cosa provera' o pensera' scartando quella carne bambina e stuprandola con un pene delle dimensioni del suo corpicino?
Penso che nel 2015 sono qui a leggere un manuale online sul modo corretto di praticare la schiavitu' sessuale, con tanto di istruzioni e regole puntigliose su come trattare la propria schiava, pubblicato da un'istituzione molto ben organizzata (l'Ufficio della schiavitu' sessuale) di un governo canaglia, incaricata senza alcun imbarazzo di regolamentare gli stupri, le percosse, l'acquisto e la riduzione in schiavitu' delle donne.
Cito qualche esempio tratto dal manuale: "E' permesso percuotere la schiava come forma di percosse disciplinari, ma è vietato ricorrere alle percosse massacranti, percosse allo scopo di ottenere gratificazione, oppure percosse come tortura. Inoltre e' proibito colpire al volto".
*
Mi chiedo come facciano i burocrati dell'ISIS a distinguere i pugni, i calci e lo strangolamento inflitti a scopi disciplinari dagli atti mirati alla gratificazione sessuale.
Ogniqualvolta una schiava verra' picchiata interverra' una squadra a verificare se c'e' erezione? E come faranno a stabilire cosa esattamente l'ha provocata? Certi uomini si eccitano soltanto nel momento in cui affermano il proprio potere. E se verra' stabilito che il soldato picchia, strangola e prende a calci la sua schiava per puro piacere, in che modo sara' punito? Lo costringeranno a restituire la schiava perdendo il deposito, a pagare una multa salata, o semplicemente dovra' pregare di piu'?
*
Penso alla facilita' con cui si considera l'ISIS una mostruosa aberrazione quando in realta' e' l'esito di una lunga serie ininterrotta di crimini e disordini.
Le atrocita' sessuali inflitte dall'ISIS si differenziano solo nella forma e nella prassi da quelle perpetrate da molti altri signori della guerra in altri conflitti. Sconvolgente e nuovo e' lo sfoggio sfrontato e impudente che si fa di questi crimini pubblicizzati su internet, lo sdoganamento commerciale di queste atrocita', le app in cui il sesso e' usato come mezzo di reclutamento. Le azioni e la rapida proliferazione dell'ISIS non nascono dal nulla, sono frutto di un'escalation legittimata da secoli di impunita' della violenza sessuale dilagante.
Mi vengono in mente le Comfort women, le prime schiave sessuali dell'era moderna, giovani donne asiatiche rapite nel fiore degli anni dall'esercito imperiale giapponese durante la seconda guerra mondiale e detenute nelle "stazioni di conforto", per soddisfare le esigenze sessuali dei sodati al servizio del loro paese.
Le donne subivano anche 70 stupri al giorno.
Quando, esauste, non riuscivano piu' a muoversi, venivano incatenate al letto e stuprate ancora come sacchi molli.
A queste donne la vergogna ha tappato la bocca per quarantacinque anni e per altri venticinque hanno marciato e atteso, vigili, sotto la pioggia, chiedendo giustizia.
Sono rimaste in poche ormai e non piu' tardi di un mese fa il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha perso l'ennesima occasione di fare ammenda.
Penso all'inerzia, al silenzio, alla paralisi che ha bloccato e impedito le indagini e l'incriminazione nei casi di abuso sessuale ai danni delle donne musulmane, croate e serbe stuprate nei campi dell'ex Yugoslavia, delle donne e delle bambine afroamericane stuprate nelle piantagioni del Sud, delle donne e delle bambine ebree stuprate nei campi di concentramento tedeschi, delle donne e delle bambine native americane stuprate nelle riserve degli Stati Uniti.
Ascolto le urla delle anime in pena delle donne e delle bambine violate in Bangladesh, Sri Lanka, Haiti, Guatemala, Filippine, Sudan, Cecenia, Nigeria, Colombia, Nepal e la lista si allunga.
*
Penso agli ultimi otto anni che ho trascorso nella Repubblica Democratica del Congo dove un'analoga conflagrazione di capitalismo rapace, secoli di colonialismo, guerra e violenza senza fine ha lasciato migliaia di donne e bambine prive di organi, salute mentale, famiglia o futuro. E penso che lo stupro ormai sia un'azione reiterata.
Penso che scrivo queste cose da vent'anni. Ho provato a farlo con i numeri e con distacco, con passione e suppliche, con disperazione esistenziale e anche adesso, scrivendo, mi chiedo se abbiamo creato un linguaggio adatto a questo secolo che sia piu' potente del pianto.
Penso che le istituzioni patriarcali non hanno saputo intervenire in maniera efficace e che le strutture come L'Onu amplificano il problema nel momento in cui le forze di pacekeeping che dovrebbero proteggere le donne e le bambine si macchiano a loro volta di stupri.
Penso all'operazione Shock and Awe (colpisci e terrorizza) e a come ha contribuito a scatenare questa, che potremmo definire Stupra e decapita. Quando noi cittadini, a milioni, in tutto il mondo, manifestavamo contro la guerra inutile e immorale in Iraq restando inascoltati, eravamo perfettamente consapevoli del dolore, dell'umiliazione e dell'oscurita' che avrebbero generato quei letali 3000 missili Tomahawk americani.
Penso al fondamentalismo religioso, a Dio padre, a quante donne sono state stuprate in suo nome, a quante massacrate e assassinate. Penso al concetto di stupro come preghiera e alla teologia dello stupro, alla religione dello stupro.
Penso che e' una delle maggiori religioni mondiali, in crescita con centinaia di conversioni al giorno, dato che un miliardo di donne nella sua vita subira' percosse o uno stupro (dati Onu).
Penso alla velocita' folle a cui si moltiplicano nuovi e grotteschi metodi per mercificare e profanare i corpi delle donne in un sistema in cui cio' che piu' e' vivo, sia esso la terra o le donne, deve essere ridotto a oggetto e annichilito per aumentare i consumi, la crescita e l'amnesia.
Penso alle migliaia di giovani occidentali, uomini e donne, tra i 15 e i 20 anni, che si sono arruolati nell'ISIS.
In cerca di cosa, in fuga da cosa? Poverta', alienazione, islamofobia, desiderio di avere un senso e un obiettivo?
Penso a quello che mi ha detto mia sorella, attivista, in una conversazione su Skype da Baghdad questa settimana: "L'Isis e' un virus e l'unica cosa da fare con i virus e' sterminarli". Mi chiedo come si stermina una mentalita', come si bombarda un paradigma, come si fanno saltare la misoginia, il capitalismo, l'imperialismo e il fondamentalismo religioso.
Penso, o forse non riesco a pensare, prigioniera come sono della confusione mentale imperante in questo secolo. Sono consapevole da un lato che l'unico modo per andare avanti e' riscrivere da zero la storia attuale, procedere a un esame collettivo approfondito e ponderato delle cause che stanno alla base delle varie violenze in tutte le loro componenti economiche, psicologiche, razziali, patriarcali, che richiedono tempo e contemporaneamente so che, in questo preciso istante, tremila donne yazide subiscono percosse, stupri e torture.
Penso alle donne, alle migliaia di donne che in tutto il mondo hanno operato senza pausa per anni e anni, esaurendo ogni fibra del loro essere per denunciare lo stupro, per porre fine a questa patologia di violenza e odio nei nostri confronti , e la razionalita', la pazienza, l'empatia, la mole della ricerca, le cifre che mostriamo, le sopravvissute che curiamo, le storie che ascoltiamo, le figlie che seppelliamo, il cancro di cui ci ammaliamo non contano, la guerra contro di noi infuria ogni giorno piu' metodica, piu' sfacciata, brutale, psicotica.
Penso che L'ISIS come l'aumento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, le temperature assassine sia forse il segnale che per le donne si approssima lo scontro finale.
*
E' giunta l'ora in cui secoli eterni di rabbia femminile si fondano in un'impetuosa forza vulcanica, scatenando la furia globale della vagina delle divinita' femminili Kali, Oya, Pele, Mama Wati, Hera, Durga, Inanna e Ixchel, lasciando che sia la nostra ira a guidarci.
Penso alla cantante folk Yazida Xate Zhangali che dopo aver visto le teste delle sue sorelle penzolare dai pali nella piazza del suo villaggio ha chiesto al governo curdo di armare e addestrare le donne e alle Sun Girls, la milizia femminile da lei creata, che combatte l'ISIS sulle montagne del Sinjar.
E in questo momento, dopo anni di attivismo contro la violenza, sogno che migliaia di casse di ak47 cadano dal cielo sui villaggi, i centri, le fattorie e le terre delle donne, questi guerrieri con il seno che insorgono combattendo per la vita.
Sono arrivata cosi' a pensare all'amore, a come il fallimento di questo secolo sia un fallimento dell'amore.
Cosa siamo chiamati a fare, di che cosa siamo fatti tutti noi che siamo in vita su questo pianeta oggi.
*
Che tipo di amore serve, quanto deve essere profondo, intenso e bruciante.
Non un amore ingenuo sentimentale neoliberale, ma un amore ossessivamente altruista.
Un amore che sconfigga i sistemi basati sullo sfruttamento di molti a vantaggio di pochi.
Un amore che trasformi il nostro disgusto passivo di fronte ai crimini contro le donne e l'umanita' in una resistenza collettiva inarrestabile.
Un amore che veneri il mistero e dissolva la gerarchia.
Un amore che trovi valore nella connessione e non nella competizione tra noi.
Un amore che ci faccia aprire le braccia ai profughi in fuga invece di costruire muri per tenerli fuori, bersagliarli con i lacrimogeni o rimuovere i loro colpi enfiati dalle nostre spiagge.
Un amore che bruci di fiamma viva tanto da pervadere il nostro torpore, squagliare i nostri muri, accendere la nostra immaginazione e motivarci a uscire infine, liberi, da questa storia di morte. Un amore che ci dia la scossa, spingendoci a dare la nostra vita per la vita, se necessario.
Chi saranno i coraggiosi, furibondi, visionari autori del nostro manuale di amore rivoluzionario?
Eve Ensler
Parigi, settembre 2015

7. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: GRAZIE

Grazie immensamente a tutti voi!
In questi giorni di festa, con l'anno nuovo che si avvicina e una nuova sfida, il 14 febbraio 2016, volevamo ringraziare tutti voi che avete lottato insieme a noi e che, speriamo, continuerete a farlo anche in futuro.
One Billion Rising si sta diffondendo in tutto il mondo, molti sono gli obiettivi raggiunti, grazie alla solidarieta' di un miliardo di persone. Abbiamo ancora tanto da fare, ma insieme, passo dopo passo, vogliamo raggiungere il nostro traguardo.
In questi giorni, in cui ci avviciniamo alla fine di questo anno e all'inizio del 2016, voglio esprimervi tutta la mia gratitudine. Non mi sono mai sentita cosi' riconoscente, ispirata e orgogliosa di far parte di un gruppo di persone cosi' impegnate, amorevoli e lungimiranti.
E' questo gruppo che mi da' energia ogni giorno, e la solidarieta' di tutti voi rappresenta quello che io sogno per il mondo.
Grazie per il vostro coraggio e l'impegno nel rendere questo mondo un luogo migliore per le donne, le bambine e tutti gli esseri umani.
Grazie per la vostra fiducia e l'amore per One Billion Rising, per aver contribuito a creare e far crescere questa iniziativa ed averla diffusa nel mondo.
Grazie per la vostra "folle" creativita', per l'immenso affetto.
Grazie soprattutto per il vostro amore. Amore per le donne, per questa terra, per il prossimo, amore per gli invisibili e le persone in difficolta', amore per coloro che stanno aspettando di volare.
Sono onorata di combattere accanto a voi, con voi e so che quest'anno il nostro impegno sara' ancora piu' grande e sorprendente perche' possiamo contare l'uno sull'altro, perche' la solidarieta' e' una fiamma che non si spegne, ci incoraggia e ci rende liberi.
Non vogliamo solo combattere quest'anno, vogliamo volare, trasformare la fiamma in fuoco e c'e' troppo in ballo per non raggiungere il traguardo.
Con immenso affetto,
Eve Ensler

8. POESIA E VERITA'. EVE ENSLER: AGISCI, BALLA, RIBELLATI

Credo che in questo momento dobbiamo vivere sul filo di una incomprensibile follia, rifiutando sia di arrenderci, sia di far finta di niente. Ci troviamo a danzare sul baratro dell'annichilimento, ma allo stesso tempo con passione incoraggiamo e accogliamo un nuovo modello di riferimento. Cosa molto difficile in un mondo, in un sistema che ci ha rigidamente indottrinato alla negazione del pensiero, a parlare per citazioni, a ragionare in modo schematico tra si' e no, mi piace e non mi piace, in una dicotomia dell'"o con noi o contro di noi", insomma secondo assolutismi stupidi e riduttivi, strumenti di manipolazione consumistica.
L'entusiasmo dell'assurdita' richiede di fare propria l'ambiguita', l'insicurezza e significa guardare a testa alta il drammatico frangente in cui ci troviamo. Significa dimenarsi e prevedere che cadrai, danzando nell'impossibile caos di un appassionato possibile.
Dobbiamo quindi imparare l'arte e mettere in opera la "distruzione". Dobbiamo lasciare andare le nostre false sicurezze e dirottare la nostra percezione del mondo. Dobbiamo dare per scontato che ovunque noi viviamo e qualsiasi cosa facciamo puo' cambiare e sgretolarsi e dobbiamo abituarci al cambiamento e al lasciare andare le cose. A vivere come se non ci fosse altro futuro se non quello che noi creiamo. Con nessuna garanzia se non la nostra determinazione a vivere come pionieri di una nuova consapevolezza e di una nuova strada. Dobbiamo diventare persone che vanno controcorrente.
Questo e' il potere della resilienza creativa. Smettere la solita routine e prendere posizioni contro la nostra accettazione o contro una crescita economica, rischiare di ricevere disapprovazione e polemiche, prendere parte ad azioni che allentano la morsa verso derive suicide e abbattere ogni tirannia.
Distruggere, combattere e danzare con tutte le nostre risorse per una vita che vada oltre la comodita'.

9. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

10. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. LIBRI. ALESSANDRA PIGLIARU PRESENTA "#QUELLAVOLTACHE - STORIE DI MOLESTIE"
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 marzo 2018 riprendiamo il seguente articolo dal titolo originale "La storia delle molestie lanciata da un hashtag" e il sommario "Scaffale. #quellavoltache. Il volumetto edito da manifestolibri raccoglie quasi 300 testimonianze italiane"]

Si intitola #quellavoltache - Storie di molestie ed e' un volumetto edito dalla manifestolibri (pp. 111, euro 8), disponibile da oggi a segnalare una congiuntura simbolica importante: l'otto marzo non puo' che configurarsi come pratica e tessitura della lotta. E una danza di molti corpi, e dunque altrettante esistenze, e' rappresentata dalle parole delle donne raccolte in #quellavolatche per dare conto di oltre 280 testimonianze, tra le 700 selezionate, che riguardano cio' che e' accaduto da qualche mese a questa parte intorno a due hashtag, in stretta relazione l'uno all'altro; quello del titolo del libro (lanciato in Italia il 12 ottobre e ripreso dai siti Gaypost.it e Pasionaria.it) e il #metoo (avviato negli Stati Uniti il 15 ottobre, creato tuttavia nel 2007 da Tarana Burke).
Il legame, presente per entrambe le inizitive, viene qui circoscritto all'esperienza italiana che, come prima emersione, si riconosce nell'intervista rilasciata da Asia Argento il 10 ottobre del 2017 sul "New Yorker"; la' dove cioe' l'attrice rivela di essere stata stuprata da Harvey Weinstein (gia' accusato da altre donne di violenze). Si dira' che la discussione prodotta a proposito delle vicende e' gia' piuttosto nota e che non sarebbe stato il caso di farne addirittura un libro. Non la pensano cosi', e hanno tutte le ragioni, le curatrici di #quellavoltache, mostrando la pazienza del ribadire qualcosa che ha bisogno di essere letto e riletto, conservato, pensato e conosciuto nella misura di una parola esperienziale che non puo' andare perduta nelle maglie della rete ma che ha l'ostinazione di farsi memoria vivente.
Per evitare l'evaporazione nel virtuale, dimenticanza o - che e' peggio - rimozione, (grazie al progetto "Le donne parlano" di Simona Bonsignori e Paola Tavella) chi ha curato il volume lo ha fatto con la contezza di tracciare il segno deciso su una vicenda che ha assunto i tratti di una imponente narrazione di cio' che si intende per "molestia".
In tante hanno creduto nell'esigenza di cura del volumetto: Giulia Blasi, Stefano Cena, Anna Coluccino Guerriero, Sarah Consiglio, Caterina Coppola, Beatrice Da Vela, Giuliana Maria Dea, Laura de Bonfils, Federica Jean, Anna Lanave, Carola Moscatelli, Ramona Norvese, Marianna Peracchi, Manuela Piemonte, Marina Pierri, Olivia Pinto, Benedetta Pintus.
Oltre all'elenco delle testimonianze, divise in cinque fulminanti e agili capitoli, e' importante segnalare come - nello svolgersi dei vari confronti, sia in Italia che oltreoceano - cio' che e' emerso riguardo la percezione di una presa di parola pubblica da parte delle donne abbia prodotto numerose reazioni, talvolta con il riallestirsi di vecchie scene fantasmatiche, dal congedo dalla seduzione con relativa fine della sessualita' fino ad altri immaginari angoscianti (a tal riguardo definitiva e' stata, ed e', Ida Dominijanni in Parlano le donne parlano, introduzione all'incontro di "Via Dogana 3" del 14 gennaio 2018). Chiaro come - lo indicano il femminismo e la politica delle relazioni in particolare - senza ascoltare e dare credito alla parola delle donne e' tutto perduto. Lo dimostra la vitalita' della politica delle donne, o meglio il fatto che siano le donne, in questi mesi e in questi decenni, a dire qualcosa di significativo sulla realta'. E a farlo per tutte e tutti.
I proventi derivanti dalla vendita di #quellavoltache - presentazione il 9 marzo alle 16 nell'ambito di Feminism, Fiera dell'editoria delle donne) saranno devoluti alla Casa Internazionale delle Donne di Roma. Ecco un altro buon motivo per leggere questo piccolo e prezioso librino.

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Guido Crainz, Il Sessantotto sequestrato. Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni, Donzelli, Roma 2018, pp. , euro 19,50. Con saggi di Pavel Kolar, Wlodek Goldkorn, Nicole Janigro, Anna Bravo.
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Riletture
- Guy Debord, La societa' dello spettacolo. Commentari sulla societa' dello spettacolo, Baldini & Castoldi, Milano 1997, 2013, pp. 256.
- Silvia Ronchey, Ipazia, Rcs, Milano 2010, 2016, pp. 322.
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Riedizioni
- Primo Levi, L'altrui mestiere, Einaudi, Torino 1985, 1998, Rcs, Milano 2018, pp. VIII + 216, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3000 del 10 marzo 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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