[Nonviolenza] Telegrammi. 2991
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- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Wed, 28 Feb 2018 20:40:07 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2991 del primo marzo 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Ekkehart Krippendorff
2. Francesco Comina ed Enrico Peyretti ricordano Ekkehart Krippendorff
3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
4. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
5. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
6. Mao Valpiana: Speranza vaticana (2014)
7. Giobbe Santabarbara: Una dichiarazione di voto
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. LUTTI. EKKEHART KRIPPENDORFF
E' deceduto Ekkehart Krippendorff, politologo e peace-researcher.
Con gratitudine lo ricordiamo.
2. LUTTI. FRANCESCO COMINA ED ENRICO PEYRETTI RICORDANO EKKEHART KRIPPENDORFF
E' morto oggi, 27 febbraio 2018, nella "sua" Berlino, Ekkehart Krippendorff, 84 anni, uno dei pionieri degli studi per la pace in Europa. Da cinque anni si era ritirato e non aveva piu' risposto ai molti inviti che gli venivano anche dall'Italia, sua seconda patria. Ebbi la fortuna di passare un giorno con lui nel 2013 a Berlino dove progettammo un incontro sulla poesia della pace con l'intento di coinvolgere soprattutto i giovani e gi studenti. Ma gia' l'anno successivo non se la senti' di realizzare questo progetto e declino' all'ultimo l'invito del Centro per la pace del Comune di Bolzano di partecipare ad un convegno sull'altopiano del Renon sul tema "Mai piu' la guerra / Nie wieder Krieg" che lo vedeva come protagonista: "Non mi sento molto bene - disse in quell'occasione - abbiate pazienza, rimedieremo in seguito". Poi non si riusci' piu' a contattarlo.
Krippendorff comincio' a farsi conoscere in Germania gia' alla meta' degli anni Sessanta per il suo attivismo politico e come guida dei movimenti del Sessantotto tedesco tanto da dover lasciare gli incarichi che aveva alla Freie Universitaet di Berlino. Il salto alla politica attiva fu breve e alla fine degli anni Sessanta entro' nell'Spd. Dopo complicati tentativi di inserirsi, come docente stabile, nelle universita' tedesche (il ministro dell'interno del tempo gli proibi' di assumere quel ruolo perche' "politicamente non adatto"), insegno' in varie universita' degli Usa, che conosceva, di cui stimava la democrazia e criticava la strategia imperialistica. Dal 1978 al 1999 ha ricoperto l'incarico di professore ordinario di scienza politica nell'Istituto di Studi Nordamericani "John F. Kennedy" presso la Freie Universitaet (libera Universita') di Berlino, per poi diventarne, in seguito al pensionamento, professore emerito fino ad oggi.
In Italia ha collaborato con varie universita', e' stato professore di Relazioni Internazionali alla Johns Hopkins University di Bologna e all'Universita' di Siena, e ha contribuito a progetti di educazione alla pace come il Centro di ricerca per la pace (Irene) a Udine e la fondazione di un festival per la pace.
La sua ricerca sulla pace e' stata condizionata molto dalle esperienze che ha fatto nel dissenso tedesco degli anni Sessanta e di quello americano durante la guerra del Vietnam e successivamente come oppositore alla guerra in ex Jugoslavia e alle guerre del Golfo. Il rigetto della guerra come strumento di soluzione delle controversie - ma in particolar modo la sua critica acerrima nei confronti di una violenza endemica e strutturale del mondo - lo hanno portato a posizioni anche radicali di un pacifismo che pero' si e' misurato sempre sulla tradizione classica del pensiero e della letteratura.
Nel suo libro piu' famoso, Staat und Krieg, Lo stato e la guerra (traduzione italiana di Francesco Pistolato, Centro Gandhi Pisa, 2008, originale 1985) vede la nascita dello Stato moderno come intimamente legata all'apparato militare, per difendere le classi borghesi e aristocratiche da minacce esterne, con un esercito pero' formato in gran parte dalle classi subalterne, e dunque un esercito classista. Il sottotitolo del libro e' L'insensatezza delle politiche di potenza. L'ideologia degli stati moderni e' il realismo politico, che Krippendorff, con stringente e brillante argomentazione, dimostra essere insensato, sostanziale stupidita', accecamento di cui soffrono i potenti, a danno delle popolazioni che governano.
Altro testo che ha fatto discutere e' Die Kunst, nicht regiert zu werden, L'arte di non essere governati, col sottotitolo Politica etica da Socrate a Mozart (trad. ital. di Vinicio Parma, Fazi 2003, orig. 1999). Il libro punta l'attenzione su una forma di governo di derivazione anarchica colta. E indica alcune figure di riferimento come la Arendt, Gandhi, Wagner, Mozart, Confucio, Lao Tse, Socrate, Platone, Tolstoj... Di lui Tiziano Terzani ha scritto: "Mai come ora e' indispensabile che la politica torni ad essere anche morale. Il libro di Krippendorff mi ha ridato speranza: e' un incoraggiamento a riscoprire, attraverso la nostra stessa storia, il meglio dell'uomo".
E' da segnalare anche Politica internazionale. Storia e teoria (originale 1986, trad. ital. di Antonella Cipriani e Elisa De Costanzo, Liguori 1991). Il sistema internazionale attuale e' il risultato di quella grande cesura nella storia umana che e' la rivoluzione capitalistica del XV e XVI secolo. Segnaliamo pure Critica della politica estera (trad. ital. di Elisabetta Dal Bello, Roma, Fazi Editore, 2004).
Uomo di una cultura vastissima, di sensibilita' artistica raffinata, amava ripercorrere la grande storia letteraria, musicale e teatrale dell'occidente per trovare i semi della pace e della pietas umana come antidoto alla barbarie. La morte di Krippendorff pesa molto sulla cultura sociale e politica dell'Europa.
Amava l'Italia, ed e' venuto piu' volte anche a Torino, al Sereno Regis per convegni e seminari (di uno, del 3 novembre 1998, possiedo appunti precisi), e al Goethe Institut, per la presentazione del suo libro da Socrate a Mozart (mi disse, sottovoce, di non essere stato ben compreso). Ho avuto il piacere di incontrarlo e ascoltarlo anche a Osnabruck, a Berlino, a Udine e in qualche altro luogo. Avevamo conoscenze comuni a Ratingen, presso Duesselforf, legate a ricordi di comportamenti di pace durante la guerra. A Torino noto', con l'occhio dell'ospite, che la nostra citta' e' piena di monumenti militari. E' vero, eredita' sabauda, ma c'e' anche un busto di Gandhi nei Giardini Cavour e, li' accanto, il tiglio di Nanni Salio. Ora, chi vuole, vi trova anche un itinerario di luoghi di pace (www.serenoregis.org). Di carattere aperto e cordiale, Krippendorff lasciava pero' trasparire con mitezza il segno dei contrasti sofferti. I suoi libri sono originali, ricchi di sensibilita' morale, artistica, e di ampia cultura storica critica.
3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
4. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
5. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOi SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]
Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!
6. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: SPERANZA VATICANA (2014)
[Ringraziamo di cuore Mao Valpiana per averci messo a disposizione questo intervento del 25 settembre 2014.
Mao (Massimo) Valpiana e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come giornalista. E' presidente nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International di Londra e dell'Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza di Bruxelles. E' stato Consigliere regionale del Veneto e consigliere comunale di Verona. Nel 2014 e' stato tra i promotori dell'evento nazionale "Arena di pace e disarmo" che ha riunito 15.000 persone nell'anfiteatro veronese. Oltre ad innumerevoli scritti, pubblicati negli anni in molte riviste e in vari libri, ha curato due volumi dedicati ad Alexander Langer: "Fare la pace" (Cierre Edizioni, 2005, riedizione aggiornata nel 2017), e "Una buona politica per riparare il mondo" (Edizioni Legambiente, Biblioteca del Cigno, 2016). E' attualmente candidato dei Verdi nella lista "Insieme" per il Senato. Cura un blog personale: https://maovalpiana.wordpress.com/ e un blog su Huffington Post: http://www.huffingtonpost.it/author/mao-valpiana/ , per contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803]
Da qualche parte bisogna pur iniziare. A disarmare, intendo.
La storia e' vecchia. Uno aspetta che inizi l'altro; e poiche' non si fida, per precauzione si arma un po' di piu'. Non si sa mai. E' cosi' che siamo arrivati ad una situazione insostenibile. Non ci sono mai state tante armi in giro per il mondo come ora. E non sto a fare differenze tra ordigni piu' o meno micidiali. Per la vittima fa poca differenza se muore a causa di un coltello ben affilato nelle mani di un fanatico assassino tagliagole dello Stato Islamico, o per i colpi d'artiglieria dell'esercito israeliano su Gaza; per raid aerei sull'Iraq, o per un attacco terroristico nella metropolitana di qualche citta' occidentale... una pallottola o una bomba atomica uccidono allo stesso modo. E' solo questione di numeri, di quantita', ma per il singolo il destino e' lo stesso e vale per l'eternita'.
Allora, per ridurre il potenziale bellico, bisogna che qualcuno inizi a disarmare, a rinunciare al proprio esercito. Abolendolo. Un primo passo che potrebbe essere seguito da altri.
Il buon esempio, solitamente, non viene mai dai grandi e dai potenti, dagli arroganti e dai fanatici.
Ci vuole un saggio, un coraggioso, un visionario capace di un gesto profetico, illuminato, utopico.
Puo' essere Papa Francesco questo uomo nuovo?
Sarebbe bello poter iniziare a disarmare proprio l'esercito piu' piccolo e piu' debole del mondo. La Guardia Svizzera Pontificia conta solo 110 uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa, e' dotata esclusivamente di armi bianche, corazze, elmi, alabarde, spadoni. Fondata nel 1506, intraprese l'ultima battaglia nel 1870 contro le truppe regie entrate dalla breccia di Porta Pia. Da allora, terminato il potere temporale dello stato pontificio, la Guardia ha soltanto il compito di garantire l'incolumita' della persona fisica del Papa, la sicurezza dei palazzi del Vaticano e di Castel Gandolfo. Eppure e' un esercito: piccolo, innocuo, pacifico, ma sempre esercito e'.
Papa Francesco potrebbe fare un annuncio rivoluzionario: il disarmo unilaterale del Vaticano, convertire i propri militari in civili. Con la forza morale che ne deriverebbe, potrebbe inviare per il mondo i propri nunzi apostolici a chiedere il disarmo unilaterale degli altri stati. La via maestra e' solo questa, ognuno inizi a disarmare se stesso.
Delle guardie svizzere salverei volentieri solo la divisa. L'unica uniforme militare che mi piace. Colorata, artistica, elegante, bella. La leggenda dice che l'abbia disegnata Michelangelo. Pare non sia cosi', ma e' stata celebrata da Raffaello; i colori dei Medici, blu, rosso, giallo, ci richiamano ad un'eleganza rinascimentale che ben si adatterebbe al primo esercito smilitarizzato.
La divisa del disarmo unilaterale.
7. LE ULTIME COSE. GIOBBE SANTABARBARA: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO
[Riceviamo e diffondiamo]
Caro direttore,
mi chiedi di scrivere una dichiarazione di voto. E magari a me sarebbe piaciuto leggerne una con la tua firma, che non ho ancora trovato e dubito ormai che la scriverai. Comunque ecco la mia, per poco o nulla che conti.
*
Qualunque cosa se ne pensi, ed io ne penso tutto il male possibile, e' con la vigente legge elettorale che il 4 marzo si vota.
Felici i tragici tempi della nostra gioventu' arrabbiata, quando si votava col proporzionale, e con l'uno e qualcosa per cento e il quorum a Roma o Milano eleggevamo cinque o sei dei nostri in Parlamento, ed erano persone come Eliseo Milani, Lucio Magri e Luciana Castellina.
Adesso, nei tragici tempi della nostra arrabbiata vecchiaia, neppure le elezioni sono piu' una cosa seria; non sono una cosa seria, ma drammatica si'.
Per come la vedo io la questione si pone in questi termini: c'e' il rischio di una vittoria della destra reazionaria e golpista, della destra maschilista e razzista, della destra padronale e militarista; in una parola, e per dire le cose come stanno: della destra fascista.
Orbene, io sono antifascista.
Sono antifascista perche' credo nell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani.
Sono antifascista perche' non dimentico i campi di sterminio, non dimentico i cinquanta milioni di morti della seconda guerra mondiale, non dimentico cosa e' il totalitarismo.
E i gulag? Sono la stessa cosa dei lager. I miei compagni di lotta sono il partito dei fucilati, non il partito dei fucilatori.
Sono antifascista per le ragioni di Rosa Luxemburg.
Sono antifascista per le ragioni di Virginia Woolf.
Sono antifascista per le ragioni di Simone Weil.
Sono antifascista per le ragioni di Hannah Arendt.
Sono antifascista per le ragioni di Simone de Beauvoir.
Sono antifascista per le ragioni di Vandana Shiva.
Sono antifascista per le ragioni di Gobetti e Gramsci, di Leone Ginzburg e di Aldo Capitini, di Danilo Dolci e di Primo Levi.
*
Per chi voto? Voto contro i fascisti, comunque si travestano.
Del resto non e' difficile riconoscerli.
Li riconosco dalla loro adorazione della violenza. Chi adora la violenza e' un fascista.
Li riconosco dalla loro adorazione del capo. Chi adora un capo e' un fascista.
Li riconosco dal loro turpiloquio. Chi usa il turpiloquio e' un fascista.
Li riconosco dal loro disprezzo per le leggi e le istituzioni democratiche, e per la democrazia stessa. Quel disprezzo e' fascista.
Li riconosco dal loro razzismo. Ogni razzista e' un fascista.
Li riconosco dal loro maschilismo. Il maschilismo e' la radice e il paradigma del fascismo.
*
Qualche esempio? Qualche esempio.
Un personaggio interdetto dai pubblici uffici perche' condannato per un grave reato capeggia una coalizione elettorale e pretende di decidere chi governera'. Dico: un personaggio interdetto dai pubblici uffici perche' condannato per un grave reato. Come e' possibile una simile follia? Come e' possibile che si faccia finta di niente di fronte a una simile enormita'?
Un giovinotto che ossessivamente da anni ed anni incita al razzismo e alla violenza nei confronti delle persone piu' deboli. Questa propaganda di odio non ha causato gia' troppe vittime? Il razzismo non e' piu' un crimine contro l'umanita'?
Un altro giovinotto che dinanzi alla tragedia dell'ecatombe nel Mediterraneo non trova di meglio che insultare chi si adopera per salvare vite umane. E poiche' alla tragedia si aggiunge la farsa, pretende addirittura di portare - anzi, inviare per e-mail - al Quirinale un elenco di ministri prima ancora del voto e ovviamente senza che il Presidente della Repubblica gli abbia dato l'incarico di formare il governo (ed ogni persona adulta sa che e' il Presidente della Repubblica che, ovviamente dopo le elezioni, decide a chi affidare l'incarico di formare il governo. Ma certi giovinotti solo perche' gia' una volta furono miracolati dal delirio degli ipnotizzati da un grottesco istrione, gia' si sentono presidenti del consiglio dei ministri e presidenti della repubblica, e magari anche re e imperatori, perche' no?
*
La legge elettorale e' quella che e'.
I partiti che non raggiungeranno il 3% sono tagliati fuori; capisco che i dirigenti e i militanti di un partitino o di un improvvisato cartello abbiano voglia di contarsi, ma i voti che chiedono sono sprecati poiche' non eleggeranno nessuno. E se sono voti antifascisti, sprecarli e' un folle regalo alla destra qualunquista, razzista e golpista.
Nella quota maggioritaria uninominale, poi, vince nel singolo collegio il candidato che prende piu' voti. E solo tre soggetti sono in grado di eleggere qualcuno nella quota maggioritaria uninominale (che elegge un terzo dell'intero parlamento): la destra berlusconiana e leghista, la destra grillina, la coalizione democratica ed antifascista di centrosinistra. Non altri. Folle e' stato l'errore di Leu e di Pap di porsi fuori e contro la coalizione democratica ed antifascista di centrosinistra: nessun candidato nella quota maggioritaria uninominale di Leu e di Pap ha la possibilita' di essere eletto. Saranno voti dispersi, ed essendo voti antifascisti, e' ancora un folle regalo alla destra qualunquista, razzista e golpista.
Resta la quota proporzionale con le liste bloccate. Ma poiche' non e' possibile il voto disgiunto, pena l'annullamento della scheda, ogni voto nel proporzionale alle liste antifasciste postesi fuori e contro la coalizione democratica ed antifascista di centrosinistra implica inevitabilmente contribuire a far eleggere un candidato di destra nel maggioritario uninominale, ed e' quindi ancora un folle regalo alla destra qualunquista, razzista e golpista.
La modestissima mia opinione e' che Leu e Pap dovessero far parte della coalizione democratica ed antifascista di centrosinistra. Hanno fatto una scelta diversa, so quali ne siano le ragioni, credo che sia stato un errore, un catastrofico errore.
*
Sono stato un militante, un dirigente, un funzionario di partito di un piccolo partito comunista antitotalitario che poi si suicido' e ne porto ancora il lutto. Penso oggi le stesse cose che pensavo allora, ero gia' un amico della nonviolenza, persuaso dagli anni Settanta che la lotta del movimento operaio e di tutti i movimenti di liberazione potesse vincere solo se sceglieva la nonviolenza. Le cose sono andate come sono andate. Penso ancora di avere ragione.
Sono un militante politico della sinistra italiana che dal secolo scorso non ha piu' un riferimento organizzativo, e la mia condizione e' la stessa di tante e tanti militanti del movimento delle oppresse e degli oppressi che sentono il bisogno di organizzarsi in un partito che rappresenti le istanze della classe dei produttori e dei diseredati, ma i partiti attuali tutto sono tranne che il partito come lo pensiamo noi: intellettuale collettivo, esperienza di democrazia e di solidarieta', movimento di liberazione dell'umanita'. Il mio programma politico fondamentale e' ancora quello della Ginestra di Leopardi, del Manifesto di Marx ed Engels, della Prima Internazionale, delle Tre ghinee di Virginia Woolf, ed anche di quanto di cio' si e' depositato nella Costituzione della Repubblica Italiana (e penso soprattutto al luminoso articolo 3 scritto da Lelio Basso), e della Dichiarazione universale dei diritti umani. Questo programma politico fondamentale nessuna lista mi sembra lo raccolga e lo rappresenti. Non importa, ancora una volta votero' per difendere la democrazia dall'assalto delle camicie nere, per difendere l'umanita' dalla catastrofe, per portare il mio contributo alla coalizione democratica ed antifascista, i cui partiti non mi rappresentano ma che e' l'unico argine al dilagare della barbarie razzista e squadrista.
Il 4 marzo voto contro il fascismo che torna. Senza illusioni. Per senso del dovere, della morale, della dignita'. Sono un antifascista.
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Mario Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sansoni, Firenze 1976 (quinta edizione accresciuta), 1982, pp. XIV + 394.
- Mario Praz, Storia della letteratura inglese, Sansoni, Firenze 1979 (undicesima edizione), 1982, pp. X + 794.
- Mario Praz, Voce dietro la scena. Un'antologia personale, Adelphi, Milano 1980, pp. 516.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2991 del primo marzo 2018
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