[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Nonviolenza] Telegrammi. n. 2989
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. n. 2989
- From: Giacomo Alessandroni <g.alessandroni at peacelink.it>
- Date: Tue, 27 Feb 2018 11:12:00 +0100
- Sender: g.alessandroni at gmail.com
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2989 del 27 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Un ricordo di Giulio Girardi, a sei anni dalla scomparsa
2. Mao Valpiana: Elogio dei disertori, sono loro i veri eroi (2015)
3. Annibale Scarpante: Una dichiarazione di voto
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. Un ricordo di Giulio Girardi, a sei anni dalla scomparsa
2. Mao Valpiana: Elogio dei disertori, sono loro i veri eroi (2015)
3. Annibale Scarpante: Una dichiarazione di voto
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. MEMORIA. UN RICORDO DI GIULIO GIRARDI, A SEI ANNI DALLA SCOMPARSA
Sei anni fa, il 26 febbraio 2012, ci lasciava Giulio Girardi, pensatore e militante per la liberazione dell'umanita'.
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo lo ricorda come uno dei maggiori maestri e dei piu' fraterni e generosi compagni di cammino e di lotte di tutte le oppresse e tutti gli oppressi che si sollevano a rivendicare il diritto di tutti gli esseri umani alla vita, alla dignita' e alla solidarieta', che si sollevano a difendere il mondo vivente da ogni devastazione, che si sollevano a recare aiuto a chiunque di aiuto abbia bisogno.
Anche nel ricordo e alla scuola di Giulio Girardi la nonviolenza e' in cammino.
*
Giulio Girardi e' nato al Cairo il 23 febbraio 1926, filosofo e teologo della liberazione, durante il Concilio Vaticano II partecipo' alla stesura dello schema XIII; membro del Tribunale permanente dei popoli, e' stato particolarmente impegnato nella solidarieta' con i popoli dell'America Latina; e' deceduto il 26 febbraio 2012. Tra le principali opere di Giulio Girardi: Marxismo e cristianesimo, Cittadella, Assisi 1966, 1977; Credenti e non credenti per un mondo nuovo, Cittadella, Assisi 1970, 1976; Cristianesimo liberazione umana lotta di classe, Cittadella, Assisi 1973; Cristiani per il socialismo: perche'?, Cittadella, Assisi 1975; Educare: per quale societa'?, Cittadella, Assisi 1975, 1979; Sandinismo marxismo cristianesimo: la confluenza, Borla, Roma 1986; (a cura di), "Le rose non sono borghesi...". Popolo e cultura nel nuovo Nicaragua, Borla, Roma 1986; Rivoluzione popolare e occupazione del tempio, Acra - Edizioni Associate, Roma 1989; in collaborazione con Jose' Maria Vigil, Il popolo prende la parola, Borla, Roma 1990; La conquista dell'America. Dalla parte dei vinti, Borla, Roma 1992; Il tempio condanna il vangelo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1993; Gli esclusi costruiranno la nuova storia?, Borla, Roma 1994; Cuba dopo il crollo del comunismo, Borla, Roma 1995; Riscoprire Gandhi. La violenza e' l'ultima parola della storia?, Anterem, Roma 1999; Resistenza e alternativa al liberalismo e ai terrorismi, Edizioni Punto Rosso, Milano 2002; Che Guevara visto da un cristiano. Il significato etico della sua scelta rivoluzionaria, Sperling & Kupfer, Milano 2005.
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo lo ricorda come uno dei maggiori maestri e dei piu' fraterni e generosi compagni di cammino e di lotte di tutte le oppresse e tutti gli oppressi che si sollevano a rivendicare il diritto di tutti gli esseri umani alla vita, alla dignita' e alla solidarieta', che si sollevano a difendere il mondo vivente da ogni devastazione, che si sollevano a recare aiuto a chiunque di aiuto abbia bisogno.
Anche nel ricordo e alla scuola di Giulio Girardi la nonviolenza e' in cammino.
*
Giulio Girardi e' nato al Cairo il 23 febbraio 1926, filosofo e teologo della liberazione, durante il Concilio Vaticano II partecipo' alla stesura dello schema XIII; membro del Tribunale permanente dei popoli, e' stato particolarmente impegnato nella solidarieta' con i popoli dell'America Latina; e' deceduto il 26 febbraio 2012. Tra le principali opere di Giulio Girardi: Marxismo e cristianesimo, Cittadella, Assisi 1966, 1977; Credenti e non credenti per un mondo nuovo, Cittadella, Assisi 1970, 1976; Cristianesimo liberazione umana lotta di classe, Cittadella, Assisi 1973; Cristiani per il socialismo: perche'?, Cittadella, Assisi 1975; Educare: per quale societa'?, Cittadella, Assisi 1975, 1979; Sandinismo marxismo cristianesimo: la confluenza, Borla, Roma 1986; (a cura di), "Le rose non sono borghesi...". Popolo e cultura nel nuovo Nicaragua, Borla, Roma 1986; Rivoluzione popolare e occupazione del tempio, Acra - Edizioni Associate, Roma 1989; in collaborazione con Jose' Maria Vigil, Il popolo prende la parola, Borla, Roma 1990; La conquista dell'America. Dalla parte dei vinti, Borla, Roma 1992; Il tempio condanna il vangelo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1993; Gli esclusi costruiranno la nuova storia?, Borla, Roma 1994; Cuba dopo il crollo del comunismo, Borla, Roma 1995; Riscoprire Gandhi. La violenza e' l'ultima parola della storia?, Anterem, Roma 1999; Resistenza e alternativa al liberalismo e ai terrorismi, Edizioni Punto Rosso, Milano 2002; Che Guevara visto da un cristiano. Il significato etico della sua scelta rivoluzionaria, Sperling & Kupfer, Milano 2005.
2. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: ELOGIO DEI DISERTORI, SONO LORO I VERI EROI (2015)
[Ringraziamo di cuore Mao Valpiana per averci messo a disposizione questo intervento del 30 ottobre 2015.
Mao (Massimo) Valpiana e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come giornalista. E' presidente nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International di Londra e dell'Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza di Bruxelles. E' stato Consigliere regionale del Veneto e consigliere comunale di Verona. Nel 2014 e' stato tra i promotori dell'evento nazionale "Arena di pace e disarmo" che ha riunito 15.000 persone nell'anfiteatro veronese. Oltre ad innumerevoli scritti, pubblicati negli anni in molte riviste e in vari libri, ha curato due volumi dedicati ad Alexander Langer: "Fare la pace" (Cierre Edizioni, 2005, riedizione aggiornata nel 2017), e "Una buona politica per riparare il mondo" (Edizioni Legambiente, Biblioteca del Cigno, 2016). E'attualmente candidato dei Verdi nella lista "Insieme" per il Senato. Cura un blog personale: https://maovalpiana.wordpress.com/ e un blog su Huffington Post: http://www.huffingtonpost.it/author/mao-valpiana/ , per contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803]
[Ringraziamo di cuore Mao Valpiana per averci messo a disposizione questo intervento del 30 ottobre 2015.
Mao (Massimo) Valpiana e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come giornalista. E' presidente nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International di Londra e dell'Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza di Bruxelles. E' stato Consigliere regionale del Veneto e consigliere comunale di Verona. Nel 2014 e' stato tra i promotori dell'evento nazionale "Arena di pace e disarmo" che ha riunito 15.000 persone nell'anfiteatro veronese. Oltre ad innumerevoli scritti, pubblicati negli anni in molte riviste e in vari libri, ha curato due volumi dedicati ad Alexander Langer: "Fare la pace" (Cierre Edizioni, 2005, riedizione aggiornata nel 2017), e "Una buona politica per riparare il mondo" (Edizioni Legambiente, Biblioteca del Cigno, 2016). E'attualmente candidato dei Verdi nella lista "Insieme" per il Senato. Cura un blog personale: https://maovalpiana.wordpress.
Per un secolo la storia ufficiale ci ha raccontato degli eventi accaduti in Italia tra il 1915 e il 1918, come di un'epopea vittoriosa per l'unificazione del Paese. Una storia di eroi, di gloriose battaglie, di amor patrio, di riconquista delle nostre terre, di cacciata dell'invasor ... La retorica fascista e' entrata nei libri scolastici, nei documentari, nelle canzoni patriottiche, nelle raffigurazioni, nei monumenti, nell'immaginario collettivo. Nel 1921 l'Altare della Patria ospita le spoglie del "milite ignoto" e la prima guerra mondiale diventa definitivamente una celebrazione dell'Italia unita e della sua liberta'.
Ma questa enorme mistificazione, questa grande menzogna, ha i suoi oppositori, instancabili ricercatori della verita' storica: dal Papa Benedetto XV che ha il coraggio di definirla "inutile strage", al romanzo di Emilio Lussu "Un anno sull'altipiano", alle canzoni popolari come "O Gorizia tu sia maledetta", ai film come "Uomini contro" di Francesco Rosi. Ora, finalmente, in occasione del centenario di quegli anni, stanno emergendo libri, ricostruzioni storiche, documenti, che raccontano la verita', le sofferenze, i massacri, le aberrazioni di quella guerra, come di tutte le guerre.
In ogni citta' abbiamo ancora vie o piazze dedicate ad un assassino come fu il generale Luigi Cadorna: una vergogna che deve essere cancellata, per ridare onore e dignita' ai tanti soldati che furono mandati al massacro, fucilati, e sprezzantemente definiti "vigliacchi disertori". Erano invece la meglio gioventu' che aveva ben capito che "il nemico era alle spalle" e cercava di salvare la vita.
Vogliamo dedicare a tutti i disertori questo numero di "Azione nonviolenta", e lo facciamo raccontando una piccola ma significativa storia avvenuta il primo luglio del 1916 nel paesino di montagna Cercivento, in Carnia, dove c'e' un cippo che onora un disertore. L'alpino Silvio Gaetano Ortis, venne fucilato proprio li', dietro al piccolo cimitero.
Era un ragazzo dell'VIII Reggimento, 109.ma Compagnia. Condannato a morte per rivolta e diserzione. Quando al plotone giunse l'ordine di attaccare le postazioni austriache sul monte Cellon in pieno giorno, uscendo allo scoperto per un lento e difficile tragitto sotto il tiro delle mitragliatrici, Ortis si fece portavoce dei suoi ragazzi e disse: "Signorno', sarebbe un suicidio". Ortis lo ripete' al capitano: bastava attendere la notte, spiego', e le nebbie che si formavano in quelle sere avrebbero protetto gli attaccanti. Ma il capitano Cioffi, il cui mito era il generale Cadorna, il grande macellaio, decise di passare subito alla fucilazione "per dare l'esempio". La cima del Cellon fu espugnata da un'altra compagnia, ma l'attacco avvenne di notte, protetti dalle nebbie, proprio come suggerivano i disertori fucilati. Con il giovane Ortis morirono altri tre alpini.
Ma in paese questa storia non viene dimenticata. Il giornalista Alvise Fontanella, sul "Gazzettino" di qualche settimana fa, ci racconta il seguito: "Quando la famiglia chiede di poter seppellire degnamente i resti di Silvio, le autorita' militari proibiscono che suonino le campane e vietano la cerimonia ai non familiari (...) Nel marzo 1990 il pronipote dell'alpino Ortis inoltro' alla Corte militare d'appello istanza di riabilitazione del suo parente, fucilato 74 anni prima, allegando documenti raccolti in un lavoro ventennale. La risposta, da Roma, fu sublime: "Istanza inammissibile, manca la firma dell'interessato". Ci riprovo' il ministro della Difesa nel 2010, ma la giustizia militare, 94 anni dopo i fatti, bastono' anche il ministro: "Le testimonianze non sono verbalizzate dall'autorita' giudiziaria". I protagonisti devono risorgere dai morti per firmare il verbale".
Oggi a Cercivento si e' costituito un comitato per la riabilitazione di Ortis e degli altri alpini. La Provincia di Udine ha indirizzato un appello direttamente al presidente della Repubblica. Noi ci uniamo affinche' un secolo dopo si riconosca chi era davvero un eroe che salvo' l'intera Compagnia da un massacro certo. E ci auguriamo che le autorita' militari si inginocchino a quel cippo per chiedere perdono a nome di tutta Italia.
Ma questa enorme mistificazione, questa grande menzogna, ha i suoi oppositori, instancabili ricercatori della verita' storica: dal Papa Benedetto XV che ha il coraggio di definirla "inutile strage", al romanzo di Emilio Lussu "Un anno sull'altipiano", alle canzoni popolari come "O Gorizia tu sia maledetta", ai film come "Uomini contro" di Francesco Rosi. Ora, finalmente, in occasione del centenario di quegli anni, stanno emergendo libri, ricostruzioni storiche, documenti, che raccontano la verita', le sofferenze, i massacri, le aberrazioni di quella guerra, come di tutte le guerre.
In ogni citta' abbiamo ancora vie o piazze dedicate ad un assassino come fu il generale Luigi Cadorna: una vergogna che deve essere cancellata, per ridare onore e dignita' ai tanti soldati che furono mandati al massacro, fucilati, e sprezzantemente definiti "vigliacchi disertori". Erano invece la meglio gioventu' che aveva ben capito che "il nemico era alle spalle" e cercava di salvare la vita.
Vogliamo dedicare a tutti i disertori questo numero di "Azione nonviolenta", e lo facciamo raccontando una piccola ma significativa storia avvenuta il primo luglio del 1916 nel paesino di montagna Cercivento, in Carnia, dove c'e' un cippo che onora un disertore. L'alpino Silvio Gaetano Ortis, venne fucilato proprio li', dietro al piccolo cimitero.
Era un ragazzo dell'VIII Reggimento, 109.ma Compagnia. Condannato a morte per rivolta e diserzione. Quando al plotone giunse l'ordine di attaccare le postazioni austriache sul monte Cellon in pieno giorno, uscendo allo scoperto per un lento e difficile tragitto sotto il tiro delle mitragliatrici, Ortis si fece portavoce dei suoi ragazzi e disse: "Signorno', sarebbe un suicidio". Ortis lo ripete' al capitano: bastava attendere la notte, spiego', e le nebbie che si formavano in quelle sere avrebbero protetto gli attaccanti. Ma il capitano Cioffi, il cui mito era il generale Cadorna, il grande macellaio, decise di passare subito alla fucilazione "per dare l'esempio". La cima del Cellon fu espugnata da un'altra compagnia, ma l'attacco avvenne di notte, protetti dalle nebbie, proprio come suggerivano i disertori fucilati. Con il giovane Ortis morirono altri tre alpini.
Ma in paese questa storia non viene dimenticata. Il giornalista Alvise Fontanella, sul "Gazzettino" di qualche settimana fa, ci racconta il seguito: "Quando la famiglia chiede di poter seppellire degnamente i resti di Silvio, le autorita' militari proibiscono che suonino le campane e vietano la cerimonia ai non familiari (...) Nel marzo 1990 il pronipote dell'alpino Ortis inoltro' alla Corte militare d'appello istanza di riabilitazione del suo parente, fucilato 74 anni prima, allegando documenti raccolti in un lavoro ventennale. La risposta, da Roma, fu sublime: "Istanza inammissibile, manca la firma dell'interessato". Ci riprovo' il ministro della Difesa nel 2010, ma la giustizia militare, 94 anni dopo i fatti, bastono' anche il ministro: "Le testimonianze non sono verbalizzate dall'autorita' giudiziaria". I protagonisti devono risorgere dai morti per firmare il verbale".
Oggi a Cercivento si e' costituito un comitato per la riabilitazione di Ortis e degli altri alpini. La Provincia di Udine ha indirizzato un appello direttamente al presidente della Repubblica. Noi ci uniamo affinche' un secolo dopo si riconosca chi era davvero un eroe che salvo' l'intera Compagnia da un massacro certo. E ci auguriamo che le autorita' militari si inginocchino a quel cippo per chiedere perdono a nome di tutta Italia.
3. LE ULTIME COSE. ANNIBALE SCARPANTE: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO
[Riceviamo e diffondiamo]
[Riceviamo e diffondiamo]
Mussolini e Hitler andarono al potere vincendo le elezioni.
E dopo niente piu' elezioni, ma il mondo a ferro e fuoco, i campi di sterminio, cinquanta milioni di morti.
Io penso che il 4 marzo occorra votare per impedire che il fascismo prevalga di nuovo sulla democrazia.
*
Lo so che ad eccezione di quattro stolti energumeni nessuno e' cosi' sciocco e impudente da dichiararsi pubblicamente fascista; ma tutti coloro che con i piu' acrobatici giri di parole evitano di dichiararsi antifascisti con cio' stesso gia' manifestano la loro scelta di campo: perche' tra il regime dei campi di sterminio e la lotta necessaria contro di esso non e' ammissibile alcuna equidistanza; chi rifiuta di porsi contro il fascismo con cio' stesso lo avalla e sostiene.
E per essere chiari fino in fondo: chi esegue, sostiene, giustifica le aggressioni squadriste non e' un antifascista, e' un fascista. Puo' sventolare bandiere di qualunque colore, ma l'uso, l'approvazione e l'adorazione della violenza sono gia' il fascismo.
*
In queste elezioni due dei tre principali schieramenti non solo blandiscono la barbarie e riproducono il linguaggio e la propaganda del fascismo, a cominciare dal turpiloquio e dalla mostrificazione dell'altro; ma presentano - ed esibiscono fin trionfalmente - caratteristiche tipiche dei movimenti totalitari: il culto del capo carismatico; la pretesa del monopolio della verita' e dell'assoluta purezza; il disprezzo per la democrazia e i suoi istituti; l'odio per chiunque non sia dei loro; il crogiolarsi nell'ignoranza.
*
La legge elettorale con cui si votera' per il rinnovo del parlamento il 4 marzo, una legge che io trovo scandalosa (ma io sono un vecchio, vecchio militante del movimento operaio e la penso ancora come la pensavo mezzo secolo fa: "una persona, un voto" e rappresentanza rigorosamente proporzionale), favorisce le destre qualunquiste, eversive, golpiste.
In questo contesto occorreva unire tutte le forze democratiche in un'unica coalizione per contrastare la deriva fascistizzante; occorreva un fronte antifascista. Non e' accaduto, e lo trovo ingiustificabile. Ogni voto di sinistra, ogni voto democratico che andra' disperso avvantaggera' il fascismo che torna.
Votero' per la coalizione che si oppone alle destre antidemocratiche. Sono un antifascista.
E dopo niente piu' elezioni, ma il mondo a ferro e fuoco, i campi di sterminio, cinquanta milioni di morti.
Io penso che il 4 marzo occorra votare per impedire che il fascismo prevalga di nuovo sulla democrazia.
*
Lo so che ad eccezione di quattro stolti energumeni nessuno e' cosi' sciocco e impudente da dichiararsi pubblicamente fascista; ma tutti coloro che con i piu' acrobatici giri di parole evitano di dichiararsi antifascisti con cio' stesso gia' manifestano la loro scelta di campo: perche' tra il regime dei campi di sterminio e la lotta necessaria contro di esso non e' ammissibile alcuna equidistanza; chi rifiuta di porsi contro il fascismo con cio' stesso lo avalla e sostiene.
E per essere chiari fino in fondo: chi esegue, sostiene, giustifica le aggressioni squadriste non e' un antifascista, e' un fascista. Puo' sventolare bandiere di qualunque colore, ma l'uso, l'approvazione e l'adorazione della violenza sono gia' il fascismo.
*
In queste elezioni due dei tre principali schieramenti non solo blandiscono la barbarie e riproducono il linguaggio e la propaganda del fascismo, a cominciare dal turpiloquio e dalla mostrificazione dell'altro; ma presentano - ed esibiscono fin trionfalmente - caratteristiche tipiche dei movimenti totalitari: il culto del capo carismatico; la pretesa del monopolio della verita' e dell'assoluta purezza; il disprezzo per la democrazia e i suoi istituti; l'odio per chiunque non sia dei loro; il crogiolarsi nell'ignoranza.
*
La legge elettorale con cui si votera' per il rinnovo del parlamento il 4 marzo, una legge che io trovo scandalosa (ma io sono un vecchio, vecchio militante del movimento operaio e la penso ancora come la pensavo mezzo secolo fa: "una persona, un voto" e rappresentanza rigorosamente proporzionale), favorisce le destre qualunquiste, eversive, golpiste.
In questo contesto occorreva unire tutte le forze democratiche in un'unica coalizione per contrastare la deriva fascistizzante; occorreva un fronte antifascista. Non e' accaduto, e lo trovo ingiustificabile. Ogni voto di sinistra, ogni voto democratico che andra' disperso avvantaggera' il fascismo che torna.
Votero' per la coalizione che si oppone alle destre antidemocratiche. Sono un antifascista.
4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Salvare le vite e' il primo dovere.
6. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOi SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com ) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.
Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Simone Beta (a cura di), Ulisse. Il viaggio della ragione, Rcs, Milano 2018, pp. 154, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Masolino d'Amico, Dieci secoli di teatro inglese 970-1980, Mondadori, Milano 1981, pp. X + 468.
- Masolino d'Amico, Storia del teatro inglese, Newton Compton, Roma 1995, pp. 98.
*
Riedizioni
- Stefan Zweig, Notte fantastica, Adelphi, Milano 2012, Gedi, Roma 2018, pp. 160, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso").
- Simone Beta (a cura di), Ulisse. Il viaggio della ragione, Rcs, Milano 2018, pp. 154, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Masolino d'Amico, Dieci secoli di teatro inglese 970-1980, Mondadori, Milano 1981, pp. X + 468.
- Masolino d'Amico, Storia del teatro inglese, Newton Compton, Roma 1995, pp. 98.
*
Riedizioni
- Stefan Zweig, Notte fantastica, Adelphi, Milano 2012, Gedi, Roma 2018, pp. 160, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso").
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2989 del 27 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 2989 del 27 febbraio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/
Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request@peacelink.it?subject=subscribe
nonviolenza-request@peacelink.
Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request@peacelink.it?subject=unsubscribe
nonviolenza-request@peacelink.
In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
http://web.peacelink.it/
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html
http://italy.peacelink.org/
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
* * *
- Prev by Date: [Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 709
- Next by Date: [Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 710
- Previous by thread: [Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 709
- Next by thread: [Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 710
- Indice: