[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 662
- Subject: [Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 662
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- Date: Tue, 19 Dec 2017 12:45:12 +0100 (CET)
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Numero 662 del 19 dicembre 2017
In questo numero:
1. All'ascolto di Carla Ravaioli. Un incontro a Viterbo contro la follia nucleare
2. Giorgio Nebbia: Il premio Nobel per la pace all'Ican (Coalizione internazionale per l'abolizione delle armi nucleari)
3. La Casa siamo tutte. Un appello
4. Il Senato approvi la legge sullo "ius soli / ius culturae"
1. INCONTRI. ALL'ASCOLTO DI CARLA RAVAIOLI. UN INCONTRO A VITERBO CONTRO LA FOLLIA NUCLEARE
La mattina di martedi' 19 dicembre 2017, come prosecuzione dell'iniziativa territoriale suscitata dalla Carovana delle donne per il disarmo nucleare, si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione a partire dalle opere di Carla Ravaioli, l'illustre studiosa e attivista deceduta nel 2014 la cui lezione morale e civile, il cui lascito di pensiero e d'azione, e' ancora fortemente presente ed attivo in ogni persona che si impegni per la pace e i diritti di tutti gli esseri umani, per la giustizia sociale e la difesa dell'ambiente.
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Le persone partecipanti all'incontro, oltre ad esprimere il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, hanno espresso altresi' ancora una volta il loro sostegno anche all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, ed all'appello affinche' il Senato deliberi in via definitiva la legge sullo "ius soli / ius culturae".
Hanno espresso altresi' il loro sostegno all'iniziativa per l'abrogazione dell'ergastolo; e la loro solidarieta' alla "Casa internazionale delle donne" di Roma.
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A conclusione dell'incontro le persone partecipanti hanno condiviso la seguente lettera alle ed ai parlamentari italiani:
"Gentilissime e gentilissimi parlamentari,
si e' conclusa da pochi giorni a Roma la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che per settimane ha attraversato tante citta' italiane per diffondere e sostenere l'appello affinche' l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, un trattato che costituisce un necessario reale progresso per il bene comune dell'umanita'.
Gia' numerosi parlamentari italiani hanno espresso la loro personale adesione a questo appello, ma riteniamo che l'adesione possa e debba essere unanime.
In queste settimane ripetutamente il pontefice cattolico ha dato voce alla preoccupazione dell'intera umanita' ed invitato a un impegno corale per l'eliminazione delle armi atomiche prima che esse distruggano innumerevoli vite e la stessa civilta' umana.
E l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace all'Ican - la rete delle campagne, delle associazioni e dei movimenti impegnati per il disarmo nucleare - ha evidenziato come ovunque si avverta che questo impegno e' improcrastinabile.
E non vi e' persona assennata che non tremi dinanzi alla minacciosa escalation della crisi coreana.
All'invito di tante autorevoli istituzioni e personalita' vorremmo aggiungere anche il nostro: vogliate legiferare al piu presto un atto che ogni persona ragionevole ritiene necessario ed urgente: l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari".
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All'ascolto e alla scuola di Carla Ravaioli la nonviolenza e' in cammino.
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Allegato primo: Una breve notizia sulla Carovana delle donne per il disarmo nucleare
Si e' svolta tra il 20 novembre e il 10 dicembre 2017 la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che ha attraversato l'Italia per chiedere che anche il nostro paese ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu.
Molte le iniziative realizzate in varie citta' d'Italia: la Carovana, promossa dalla "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf), la piu' antica e prestigiosa associazione pacifista internazionale, ha infatti saputo suscitare l'adesione e l'impegno del vasto e variegato arcipelago del "popolo della pace", associazioni, movimenti, istituzioni e persone impegnate in difesa dell'umanita' e della biosfera, per la pace e il disarmo, contro tutte le violenze, per la liberazione comune e per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
La carovana ha preso avvio il 20 novembre, "Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia", e si e' conclusa il 10 dicembre, "Giornata internazionale dei diritti umani"; al suo centro, cuore pulsante, il 25 novembre, "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne", con la partecipazione alla manifestazione nazionale promossa dal movimento "Non una di meno" a Roma.
Invitiamo tutte le persone di volonta' buona, tutte le associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della natura e della civilta' umana, tutte le istituzioni democratiche, a sostenere le ulteriori iniziative della Wilpf.
Per contattare le donne della "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf-Italia): Antonia Sani: cell. 3497865685, e-mail: antonia.sani.baraldi at gmail.com e Giovanna Pagani: cell. 3201883333, e-mail: gioxblu24 at gmail.com
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Allegato secondo: Una breve notizia su Carla Ravaioli
Carla Ravaioli (Rimini, 15 gennaio 1923 - Roma, 16 gennaio 2014) e' stata un'autorevole giornalista e saggista, docente universitaria e senatrice della sinistra indipendente, femminista, ecologista, pacifista, militante del movimento delle oppresse e degli oppressi, compagna di lotte e maestra di saggezza, amica della nonviolenza in cammino, si e' occupata principalmente di movimenti sociali, dell'oppressione sulle donne, di economia e di ambiente. Tra le opere di Carla Ravaioli: Perche' mia moglie, Feltrinelli, Milano 1960; La donna contro se stessa, Laterza, Bari 1969; Maschio per obbligo, Bompiani, Milano 1973; La donna e le sinistre storiche in Italia, Feltrinelli, Milano 1973; La mutazione femminile. Conversazioni con Alberto Moravia sulla donna, Bompiani, Milano 1975; La questione femminile. Intervista col Pci, Bompiani, Milano 1976; Il quanto e il quale. La cultura del mutamento, Laterza, Roma-Bari 1982; Tempo da vendere, tempo da usare, Angeli, Milano 1986, 1988, Datanews, Roma 1994; (con Enzo Tiezzi), Bugie, silenzi, grida. La disinformazione ecologica in un'annata di cinque quotidiani, Garzanti, Milano 1989; Il pianeta degli economisti, ovvero l'economia contro il pianeta, Isedi, Torino 1992; La crescita fredda. Occasione storica per la sinistra, Datanews, Roma 1995; (con Mario Agostinelli), Le 35 ore, Editori Riuniti, Roma 1998; (con Bruno Trentin), Processo alla crescita. Ambiente, occupazione, giustizia sociale nel mondo neoliberista, Editori Riuniti, Roma 2000; Lettera aperta agli economisti. Crescita e crisi ecologica, Manifestolibri, Roma 2001; Un mondo diverso e' necessario, Editori Riuniti, Roma 2003; Ambiente e pace, una sola rivoluzione. Disarmare l'Europa per salvare il futuro, Edizioni Punto Rosso, Milano 2008.
2. MAESTRI. GIORGIO NEBBIA: IL PREMIO NOBEL PER LA PACE ALL'ICAN (COALIZIONE INTERNAZIONALE PER L'ABOLIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI)
[Dal sito www.ecologiapolitica.org riprendiamo il seguente articolo.
Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, docente universitario di merceologia, gia' parlamentare, impegnato nei movimenti ambientalisti e pacifisti, e' una delle figure di riferimento della riflessione e dell'azione ecologista nel nostro paese. Dal sito di Peacelink riprendiamo la seguente piu' ampia scheda: "Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, professore ordinario di merceologia dell'Universita' di Bari dal 1959 al 1995, ora professore emerito, e' stato deputato e senatore della sinistra indipendente. Giorgio Nebbia si e' dedicato all'analisi del ciclo delle merci, cioe' dei materiali utilizzati e prodotti nel campo delle attivita' umane, agricole e industriali. Nel settore dell'utilizzazione delle risorse naturali ha condotto ampie ricerche sull'energia solare, sulla dissalazione delle acque e ha contribuito all'elaborazione dell'analisi del flusso di acqua e materiali nell'ambito di bacini idrografici. Nel corso delle sue ricerche, di ambito nazionale e internazionale, ha studiato il rapporto fra le attivita' umane e il territorio, con particolare riferimento al metabolismo delle citta', allo smaltimento dei rifiuti e al loro recupero, ai consumi di energia. Giorgio Nebbia e' autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche e di alcuni libri divulgativi: L'energia solare e le sue applicazioni (Feltrinelli); Risorse merci materia (Cacucci); Il problema dell'acqua (Cacucci); Sete (Editori Riuniti); La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo (Jaca Book). Si e' occupato inoltre di storia della tecnica ed ha fatto parte di commissioni parlamentari sulle condizioni di lavoro nell'industria. E' unanimemente considerato tra i fondatori e i principali esponenti dell'ambientalismo in Italia". Tra le sue molte pubblicazioni segnaliamo particolarmente: Lo sviluppo sostenibile, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo, Jaca Book, Milano; cfr. anche: Il problema dell'acqua, Cacucci, Bari 1965, 1969; La societa' dei rifiuti, Edipuglia, Bari 1990; Sete, Editori Riuniti, Roma 1991; Alla ricerca di un'Italia sostenibile, Tam tam libri, Mestre 1997; La violenza delle merci, Tam tam libri, Mestre 1999; tra le opere recenti: con Virginio Bettini (a cura di), Il nucleare impossibile. Perche' non conviene tornare al nucleare, Utet Libreria, Torino 2009; Ambientiamoci, Nuovi Equilibri, Viterbo 2011. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 360 (che contiene anche la seguente risposta a una domanda sulla sua biografia: "Sono nato nel 1926 in una famiglia piccolo borghese, ho il diploma di liceo classico, sono laureato in chimica. Dopo la laurea sono stato assunto come assistente di Merceologia, una disciplina che si insegna (sempre meno) nelle Facolta' di Economia, ho avuto quindi l'occasione di vivere una strana esperienza di una persona di educazione naturalistica fra docenti di cultura umanistica (economisti, storici, giuristi). A 32 anni ho "vinto il concorso" alla cattedra di Merceologia nella Facolta' di Economia e Commercio dell'Universita' di Bari dove ho insegnato fino alla pensione, nel 1995. Ho una laurea honoris causa in Discipline economiche e sociali nell'Universita' del Molise e due laurea in Economia e Commercio delle Universita' di Bari e di Foggia. Sono stato coinvolto nei movimenti di difesa dei consumatori, di difesa dell'ambiente, nelle lotte contro l'inquinamento, la caccia e l'energia nucleare, nella protesta contro tutte le forme di armi, a cominciare da quelle nucleari, e contro la guerra. Sono stato impegnato nella diffusione delle conoscenze sulle fonti di energia rinnovabili, soprattutto solare, e mi sono impegnato nell'insegnamento del carattere violento di molte tecnologie, di molte macchine, di molte forme urbane. Sono stato candidato ed eletto al Parlamento come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano e ho fatto parte del gruppo della Sinistra Indipendente alla Camera (1983-1987, collegio di Bari) e al Senato (1987-1992, collegio di Brindisi). Mi sono sposato nel 1955 con una donna che mi ha accompagnato per tutto la vita con una presenza silenziosa e continua anche nelle scelte scomode e che e' morta dopo 54 anni di matrimonio felice nell'agosto 2009. Ho un figlio nato nel 1956, laureato in architettura, impiegato nel campo dell'informatica. Sono un cattolico credente e turbato")]
Gli amanti della pace hanno salutato con entusiasmo l'assegnazione del premio Nobel per la Pace del 2017 alla associazione iCAN, una coalizione, come dice il nome, Internazionale di gruppi attivi nella richiesta di eliminazione delle armi nucleari.
Il premio è stato motivato, "for its work to draw attention to the catastrophic humanitarian consequences of any use of nuclear weapons and for its ground-breaking efforts to achieve a treaty-based prohibition of such weapons".
Trattato per il bando delle armi nucleari, di cui si è parlato anche in questa rivista.
Un passo importante in un lungo cammino di protesta contro le nuove armi rese possibili dalla scoperta dell'enorme energia liberata dalla fissione e dalla fusione dei nuclei atomici, iniziato quando sono state esplose le prime tre bombe atomiche americane. Cominciato forse anche durante la loro costruzione, negli anni 1943-45, quando alcuni scienziati hanno anticipato le conseguenze sanitarie, morali e politiche che l'uso della nuova "bomba" avrebbe avuto.
Come è ben noto, dopo una esplosione sperimentale nel deserto del Nevada, che dimostrò che "la bomba" funzionava, le prime due bombe atomiche americane furono fatte esplodere sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, nell'agosto 1945, con le conseguenze che tutti ricordano.
La prima reazione dell'America fu di entusiasmo, sia per il successo della gigantesca impresa tecnico-scientifica che aveva reso possibile la costruzione della bomba atomica, sia perché, secondo la vulgata, il suo uso aveva portato alla rapida fine fella guerra del Pacifico e aveva fatto risparmiare migliaia di vite di soldati americani - sia pure a prezzo di centomila civili giapponesi volatilizzati dal fuoco e dalle radiazioni in quelle due giornate estive.
"Atomico" divenne aggettivo superlativo applicato a qualsiasi cosa eccezionale: fu il complimento attribuito a Rita Hayworth, straripante bellezza interprete del film "Gilda" (1946)
Direi che l'entusiasmo per "la bomba" durò fino a metà del 1946 quando furono condotte le prime esplosioni atomiche sperimentali americani nelle isole Marshall, nel Pacifico, a Bikini ed Eniwetok. Gli effetti delle bombe sulle isole e sui bersagli predisposti, navi in disarmo, edifici e materiali, e la misura della conseguente ricaduta di polveri radioattive, furono tali da far capire che cosa avrebbe potuto significare l'uso militare delle bombe atomiche.
In questi secondi anni quaranta si stavano deteriorando i rapporti con l'Unione Sovietica, l'ex alleato, nella guerra vittoriosa contro i nazisti e i fascisti, alimentati anche da una diffusa isterica paura americana del "comunismo", dalla crisi di Berlino (1948) e dalla constatazione (1949) che anche l'Unione Sovietica, diventato scomodo collega nella spartizione del mondo e delle sue ricchezze, possedeva delle bombe atomiche.
Non mancavano, sia pure poco ascoltate, nei primi anni cinquanta, le voci che avvertivano dei pericoli della diffusione delle bombe atomiche, soprattutto di pacifisti, gente di sinistra, intellettuali. Il fisico atomico Joliot-Curie, comunista, genero di Marie Curie, una persona che ben sapeva che cosa potesse significare un conflitto fra due potenze dotate entrambe di bombe nucleari, fu attivo nell'organizzare un movimento di protesta dei "Partigiani della Pace".
Per l'Italia si possono ricordare le adesioni al movimento dei Partigiani della Pace, all'appello di Stoccolma (1950) per il disarmo nucleare che raccolse in Italia 6 milioni di firme, oltre 500 milioni di firme nel mondo. Tale protesta vide in prima fila i socialisti e i comunisti, con alte personalità come Nenni, Vittorini, Guttuso, Carlo Levi e altri e come i cattolici Don Mazzolari, Igino Giordani, Ada Alessandrini e altri.
Nell'ultima scena del film "Come eravamo" (1973) la protagonista Katie Moroski, interpretata dalla bella e brava Barbra Streisand, una giovane ebrea comunista, è impegnata nel distribuire volantini e raccogliere firme nelle strade di New York per la campagna "Ban the Bomb".
La campagna contro "la bomba" crebbe con la scoperta della contaminazione radioattiva conseguente le esplosioni sperimentali americane nel Pacifico e nel Nevada, sovietiche dal 1949 per lo più nel Turkmenistan, allora sovietico, inglesi in Australia dal 1952 al 1963, francesi in Algeria e a Muroroa nel Pacifico, a partire dal 1960.
Non mi risulta che sia stata fatta una indagine sistematica sulle reazioni in Italia alla bomba atomica, una pagina delle prime manifestazioni "ambientalistiche", oltre che pacifiste, motivata dalla preoccupazione per le conseguenze ecologiche e umanitarie della corsa alle armi atomiche.
I decenni successivi videro nel mondo la comparsa di altre potenze atomiche: il Regno Unito (1952), la Francia (1960), la Cina (1964), i cinque vincitori della II guerra mondiale, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; le tensioni internazionali fecero aumentare la diffusione delle bombe atomiche, poi nucleari dal 1952, queste ultime con potenze disruttive equivalenti a quelle dell'esplosione di milioni di tonnellate di tritolo, fecero aumentare la paura.
Romanzi e film illustrarono le conseguenze di una possibile guerra termonucleare: il film "L'ultima spiaggia" (1959) descrive un mondo in cui la vita umana è estinta dopo uno scambio di bombe nucleari fra due potenze.
Nel complesso l'attenzione italiana per i pericoli delle armi nucleari sembra abbastanza superficiale e limitata a piccoli gruppi di sinistra o cattolici. Eppure negli anni 1961-63 furono installati, nel disinteresse quasi generale, 30 missili dotati di bombe termonucleari sulla Murgia, disinstallati poi nel 1963 dopo l'accordo fra Stati Uniti e Unione Sovietica in seguito alla crisi dei missili a Cuba, quei "tredici giorni" del 1962 in cui veramente i mondo è stato sulla soglia della catastrofe planetaria.
A questo punto la contestazione non era più soltanto politica ma anche "ecologica" in senso moderno. Ne parlavano anche i libri che circolavano in Italia, come "Primavera silenziosa" del 1963.
Il film "A prova di errore" (1964) raccontava le conseguenze di reciproca annichilazione di Stati Uniti e Russia per uno scambio di bombe nucleari provocato da un errore dei computers. Le stesse potenze nucleari si mostrarono preoccupate ora per il pericolo che altri paesi potessero costruire le proprie bombe nucleari - c'erano stati tentativi in Sud Africa, Iraq, Libia, oltre a quelli con successo di Israele - e arrivarono ad un "Trattato contro la proliferazione delle armi nucleari" (NPT), del 1968, che nell'articolo VI prevedeva iniziative - mai prese - per l'eliminazione totale delle armi nucleari, trattato che risulta firmato dalla maggior parte dei paesi. Trattato che non ha impedito la produzione di bombe nucleari in Israele, in India (1974), in Pakistan (1984), nella Corea del Nord (2016).
Gli anni settanta videro aumentare le tensioni internazionali, la produzione di bombe nucleari e il numero di esplosioni sperimentali, per lo più sotterranee dopo il trattato del 1963 che le vietava nell'atmosfera. Solo la Francia continuò a condurre test nucleari nell'atmosfera fino agli anni settanta.
La elezione di Reagan alla presidenza degli Stati Uniti (1981-1989) portò una nuova tensione antisovietica con la installazione dei missili Cruise a Comiso negli anni ottanta. Si ebbe una nuova ondata di protesta che si fece sentire anche in Italia con la richiesta dell'eliminazione totale delle bombe nucleari.
Perfino il presidente Pertini, nel suo messaggio al paese del 31 dicembre 1983, disse: "Ritengo che bisogna arrivare al disarmo totale e controllato". A tale periodo risalgono film come "Il giorno dopo" (1983) che mostrava drammaticamente che cosa sarebbe successo di una città dopo l'esplosione di una bomba nucleare.
Un tentativo di disarmo nucleare si ebbe con l'iniziativa presa dall'associazione internazionale dei giuristi contro le armi nucleari (Ialana, con sede anche in Italia) che propose alla Corte Internazionale di Giustizia di esprimersi sulla legalità delle armi nucleari. La sentenza della Corte approvata a maggioranza l'8 luglio 1996 riconosceva la illegalità del possesso, della minaccia dell'uso e dell'uso di tali armi. E in quegli anni di bombe nucleari nel mondo ce n'erano oltre 60.000.
Negli anni successivi intellettuali, premi Nobel e uomini politici hanno denunciato i pericoli della stessa esistenza delle armi nucleari. Kissinger (proprio lui) con Schultz e altri scrisse una lettera al Wall Street Journal, pubblicata il 4 gennaio 2007, chiedendo "A World free of Nuclear Weapons". A questa lettera ne fecero seguire un'altra sullo stesso giornale, pubblicata il 15 gennaio 2008 col titolo: "Toward a Nuclear-free World".
Pochi mesi dopo D'Alema, Parisi, La Malfa, Fini e altri hanno scritto, firmando come membri del governo in carica o di quelli precedenti, al Corriere della Sera una lettera, "Per un mondo senza armi nucleari", pubblicata il 24 luglio 2008.
Obama, presidente degli Stati Uniti (2009-2016) ha sostenuto il disarmo nucleare totale nel discorso di Praga dell'aprile 2009, affermando che l'impegno della sua presidenza sarebbe stato quello "to seek the peace and security of a world without nuclear weapons".
Nel dicembre 2015 a Vienna è stato preso un solenne "impegno" "to stigmatise, prohibit and eliminate nuclear weapons in light of their unacceptable humanitarian consequences and associated risks", firmato da 127 pasi membri delle Nazioni Unite, ma non dalle potenze nucleari e dai loro satelliti, Italia compresa, sempre allineata con gli "amici della bomba".
Sarebbe troppo lungo elencare le invocazioni al disarmo nucleare dei pontefici da Giovanni XXIII a Paolo VI, a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI e, ancora più energicamente e in tutte le occasioni, da papa Francesco il quale, eletto nel marzo 2013, nel dicembre 2014 inviò un appassionato saluto di approvazione alla terza conferenza sugli effetti umanitari delle bombe nucleari in corso a Vienna, instancabile nel ribadire la necessità dell'eliminazione delle armi nucleari.
C'erano stati in passato vari tentativi di portare nell'assemblea delle Nazioni Unite una proposta di trattato per l'eliminazione totale delle armi nucleari, senza successo fino all'ottobre 2016 quando, nella prima commissione dell'assemblea delle Nazioni Unite, è stata votata la risoluzione L.41 che chiedeva che nel 2017 fossero avviate trattative per arrivare ad un divieto delle armi nucleari con l'obiettivo della loro totale eliminazione.
A questo punto un gruppo di paesi ha presentato all'assemblea generale delle Nazioni Unite una proposta di risoluzione per l'avvio di tali trattative. Il 27 ottobre 2016 nella prima commissione dell'assemblea delle Nazioni Unite la proposta di risoluzione è stata approvata con 123 voti a favore, 38 voti contrari e 16 astensioni. L'Italia ha votato contro accodandosi a tutte le potenze nucleari. La risoluzione è stata poi votata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 24 dicembre 2016, alla vigilia di Natale, ed è stata approvata con 113 voti a favore, 35 contrari e 13 astensioni.
Questi eventi sono stati narrati nel fascicolo di luglio/agosto di questa rivista: http://www.ecologiapolitica.org/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/02-Nebbia1.pdf
La preparazione del trattato è cominciata, come stabilito dalle Nazioni Unite, nel marzo 2017 e poi è continuata nel giugno e completata il 7 luglio 2017 con l'approvazione del "Trattato per la proibizione delle armi nucleari" da parte di 122 paesi, uno contrario e uno astenuto.
Il 20 settembre 2017 alle Nazioni Unite il Trattato è stato aperto alla firma dei vari paesi. Per ora soltanto 53 paesi hanno firmato il Trattato e soltanto 3 (Santa Sede, Guiana, Tailandia) l'hanno ratificato. Il cammino quindi è ancora lungo perché il trattato entrerà in vigore quando sarà stato ratificato da almeno 50 paesi.
Nonostante le varie sollecitazioni il governo italiano non ha firmato e ha dichiarato di non voler firmare tale trattato, ubbidiente all'ordine della Nato che nello steso giorno 20 settembre ha emanato, col contribuito del governo italiano, una dichiarazione secondo cui "As Allies committed to advancing security through deterrence, defence, disarmament, non-proliferation and arms control, we, the Allied nations, cannot support this treaty. Therefore, there will be no change in the legal obligations on our countries with respect to nuclear weapons. Thus we would not accept any argument that this treaty reflects or in any way contributes to the development of customary international law".
Con l'aggiunta: "We call on our partners and all countries who are considering supporting this treaty to seriously reflect on its implications for international peace and security, including on the NPT".
Una frase che può essere tradotta: se mai uno di voi, lacché dell'impero americano, avesse la tentazione di firmare questo trattato, se lo deve cavare dalla testa a pena di perdere la protezione assicurata dall'imperatore. Un linguaggio ricattatorio e minaccioso che sorprende sia stato controfirmato da governi sempre così attenti alla propria sovranità quando si tratta di respingere i poveri migranti.
E poi quale minaccia all'Italia può essere fermata dalle bombe nucleari americane insediate ad Aviano e Ghedi? Chi è il nemico? La Russia? I partigiani afghani o curdi? la Cina o il Pakistan? La Corea del Nord o l'Iran ? Qualcuno dei paesi dietro cui andiamo scodinzolando per comprare petrolio o acciaio o vendere armi o profumi ?
Già queste poche considerazioni mostrerebbero la inutilità delle armi nucleari pericolose solo per la loro esistenza. L'unica voce di saggezza è quella di Papa Francesco il quale, nella giornata della pace del primo gennaio 2017, ha auspicato la "proibizione e l'abolizione delle armi nucleari", denunciando che la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca non assicurano la coesistenza pacifica fra i popoli. Lo stesso Papa Francesco il 23 marzo 2017 aveva indirizzato un messaggio alla conferenza che stava elaborando il testo del trattato per il bando delle armi nucleari, con l'auspicio che, con i suoi lavori, essa "possa rappresentare anche un passo decisivo nel cammino verso un mondo senza armi nucleari".
Il lavoro da fare per il disarmo nucleare è molto e faticoso anche in Italia.
In primo luogo occorre un'azione di informazione diffusa su che cosa sono le armi nucleari, quante sono nel mondo pronte al lancio; in secondo luogo occorre ricordare e spiegare le conseguenze biologiche e ecologiche di uno scambio anche limitato, anche accidentale dovuto ad un errore umano, di bombe nucleari; anche una sola esplosione delle oltre diecimila bombe nucleari esistenti nel mondo provoca incendi e diffonde materiali radioattivi in grado di modificare il clima e la vivibilità di vaste zone della Terra, alla lunga dell'intero pianeta.
3. SOLIDARIETA'. LA CASA SIAMO TUTTE. UN APPELLO
[Dalla Casa Internazionale delle Donne riceviamo e diffondiamo]
Sostegno alla Casa
lacasasiamotutte (lacasasiamotutte at gmail.com)
#lacasasiamotutte
A tutte le amiche e gli amici,
come avrai saputo dalla stampa o dalla televisione, la Casa Internazionale delle Donne ha bisogno di aiuto.
Abbiamo ricevuto moltissime dimostrazioni di affetto e vicinanza che ci hanno molto commosso, e ve ne siamo grate, ma anche siamo state sollecitate a richiedere un aiuto economico a quante, come te, ci conosce, ha lavorato nella Casa e con la Casa.
Essere luogo di riflessione politica delle donne, ospitare in modo sostenibile tante associazioni e tante attivita', costruire, produrre attivita' culturali, tenere aperto il piu' grande archivio della storia e della produzione femminista, mantenere decorosamente un edificio storico, farlo restare aperto, fruibile a disposizione delle donne e di tutta la citta', fornire servizi di assistenza, consulenza, sostegno al lavoro e alla vita delle donne e dei bambini, promuovere formazione, costa e costa molto.
Per questo ti chiediamo di contribuire alla sopravvivenza della Casa, per farla essere sempre di piu' e sempre meglio quel luogo unico a Roma, in Italia, in Europa che e' la nostra Casa Internazionale delle donne.
Ringraziandoti fin d'ora e ricordandoti che la Casa si sostiene solo con l'autofinanziamento, ti chiediamo anche di far partecipare le persone a te vicine al sostegno della Casa.
Per la donazione:
http://www.casainternazionaledelledonne.org/index.php/it/sostienici-support-us
IBAN IT38H0103003273000001384280
causale: "Donazione per la Casa Internazionale delle Donne"
4. APPELLI. IL SENATO APPROVI LA LEGGE SULLO "IUS SOLI / IUS CULTURAE"
Non e' possibile che un bambino ovvero una bambina, un ragazzo ovvero una ragazza, nati in Italia, cresciuti in Italia, che studiano in Italia, che vivono nella comunita', nella lingua e nella cultura italiane, possano essere ritenuti alieni: sono con tutta evidenza cittadine e cittadini italiani ancor prima di aver compiuto i diciotto anni, quando la legge vigente gia' riconosce loro il diritto di decidere di essere cittadini italiani con una semplice dichiarazione personale.
Perche' quindi continuare a umiliare e perseguitare dei bambini?
Perche' quindi continuare a negare la flagrante realta' che chi nasce e vive in Italia e' un cittadino italiano?
Ad eccezione di un'infima minoranza di pervertiti, nessuno in Italia vuole essere un persecutore di bambini.
Ad eccezione di un'infima minoranza di razzisti, nessun senatore potrebbe in scienza e coscienza negare il suo voto a una legge che prende atto della realta' e riconosce a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, un diritto che loro appartiene: il riconoscimento giuridico del fatto inconfutabile che sono parte del popolo italiano, che sono cittadini italiani.
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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 662 del 19 dicembre 2017
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