[Nonviolenza] Telegrammi. 2920
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- Date: Mon, 18 Dec 2017 20:23:15 +0100 (CET)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2920 del 19 dicembre 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Rileggendo Robert Jungk. Un incontro a Viterbo
2. Giorgio Nebbia: Basta con le bombe atomiche
3. La Casa siamo tutte. Un appello
4. Il Senato approvi la legge sullo "ius soli / ius culturae"
5. "Una persona, un voto". Un appello all'Italia civile
6. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. RILEGGENDO ROBERT JUNGK. UN INCONTRO A VITERBO
Lunedi' 18 dicembre 2017, come prosecuzione dell'iniziativa territoriale suscitata dalla Carovana delle donne per il disarmo nucleare, si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione muovendo dalla rilettura delle opere di Robert Jungk (Berlino, 11 maggio 1913 - Salisburgo, 14 luglio 1994), una delle figure piu' vive dell'impegno nonviolento per il disarmo e per impedire la catastrofe atomica.
In particolare sono stati letti e commentati alcuni brani da Gli apprendisti stregoni. Storia degli scienziati atomici (Einaudi, Torino 1958), Lo stato atomico (Einaudi, Torino 1978), L'onda pacifista, Garzanti, Milano 1984.
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Le persone partecipanti all'incontro, oltre ad esprimere il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, hanno espresso altresi' ancora una volta il loro sostegno anche all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, ed all'appello affinche' il Senato deliberi in via definitiva la legge sullo "ius soli / ius culturae".
Hanno espresso altresi' il loro sostegno all'iniziativa per l'abrogazione dell'ergastolo; e la loro solidarieta' alla "Casa internazionale delle donne" di Roma.
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A conclusione dell'incontro le persone partecipanti hanno condiviso la seguente lettera alle ed ai parlamentari italiani:
"Gentilissime e gentilissimi parlamentari,
si e' conclusa da pochi giorni a Roma la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che per settimane ha attraversato tante citta' italiane per diffondere e sostenere l'appello affinche' l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, un trattato che costituisce un necessario reale progresso per il bene comune dell'umanita'.
Gia' numerosi parlamentari italiani hanno espresso la loro personale adesione a questo appello, ma riteniamo che l'adesione possa e debba essere unanime.
In queste settimane ripetutamente il pontefice cattolico ha dato voce alla preoccupazione dell'intera umanita' ed invitato a un impegno corale per l'eliminazione delle armi atomiche prima che esse distruggano innumerevoli vite e la stessa civilta' umana.
E l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace all'Ican - la rete delle campagne, delle associazioni e dei movimenti impegnati per il disarmo nucleare - ha evidenziato come ovunque si avverta che questo impegno e' improcrastinabile.
E non vi e' persona assennata che non tremi dinanzi alla minacciosa escalation della crisi coreana.
All'invito di tante autorevoli istituzioni e personalita' vorremmo aggiungere anche il nostro: vogliate legiferare al piu presto un atto che ogni persona ragionevole ritiene necessario ed urgente: l'Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari".
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Allegato: Una breve notizia sulla Carovana delle donne per il disarmo nucleare
Si e' svolta tra il 20 novembre e il 10 dicembre 2017 la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che ha attraversato l'Italia per chiedere che anche il nostro paese ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu.
Molte le iniziative realizzate in varie citta' d'Italia: la Carovana, promossa dalla "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf), la piu' antica e prestigiosa associazione pacifista internazionale, ha infatti saputo suscitare l'adesione e l'impegno del vasto e variegato arcipelago del "popolo della pace", associazioni, movimenti, istituzioni e persone impegnate in difesa dell'umanita' e della biosfera, per la pace e il disarmo, contro tutte le violenze, per la liberazione comune e per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
La carovana ha preso avvio il 20 novembre, "Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia", e si e' conclusa il 10 dicembre, "Giornata internazionale dei diritti umani"; al suo centro, cuore pulsante, il 25 novembre, "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne", con la partecipazione alla manifestazione nazionale promossa dal movimento "Non una di meno" a Roma.
Invitiamo tutte le persone di volonta' buona, tutte le associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della natura e della civilta' umana, tutte le istituzioni democratiche, a sostenere le ulteriori iniziative della Wilpf.
Per contattare le donne della "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf-Italia): Antonia Sani: cell. 3497865685, e-mail: antonia.sani.baraldi at gmail.com e Giovanna Pagani: cell. 3201883333, e-mail: gioxblu24 at gmail.com
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Allegato secondo: Una breve notizia su Robert Jungk
Robert Jungk (Berlino, 11 maggio 1913 - Salisburgo, 14 luglio 1994), giornalista e saggista strenuamente impegnato nella denuncia del pericolo atomico e del riarmo, approntatore di fondamentali materiali di informazione, documentazione e coscientizzazione che sono tuttora utili strumenti di lavoro dei movimenti ecologisti, pacifisti e nonviolenti. Tra le opere di Robert Jungk: Gli apprendisti stregoni. Storia degli scienziati atomici, Einaudi, Torino 1958, 1982; L'uomo del millennio, Einaudi, Torino 1975; Lo stato atomico, Einaudi, Torino 1978, 1980; L'onda pacifista, Garzanti, Milano 1984.
2. MAESTRI. GIORGIO NEBBIA: BASTA CON LE BOMBE ATOMICHE
[Dal sito www.ecologiapolitica.org riprendiamo il seguente articolo.
Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, docente universitario di merceologia, gia' parlamentare, impegnato nei movimenti ambientalisti e pacifisti, e' una delle figure di riferimento della riflessione e dell'azione ecologista nel nostro paese. Dal sito di Peacelink riprendiamo la seguente piu' ampia scheda: "Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, professore ordinario di merceologia dell'Universita' di Bari dal 1959 al 1995, ora professore emerito, e' stato deputato e senatore della sinistra indipendente. Giorgio Nebbia si e' dedicato all'analisi del ciclo delle merci, cioe' dei materiali utilizzati e prodotti nel campo delle attivita' umane, agricole e industriali. Nel settore dell'utilizzazione delle risorse naturali ha condotto ampie ricerche sull'energia solare, sulla dissalazione delle acque e ha contribuito all'elaborazione dell'analisi del flusso di acqua e materiali nell'ambito di bacini idrografici. Nel corso delle sue ricerche, di ambito nazionale e internazionale, ha studiato il rapporto fra le attivita' umane e il territorio, con particolare riferimento al metabolismo delle citta', allo smaltimento dei rifiuti e al loro recupero, ai consumi di energia. Giorgio Nebbia e' autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche e di alcuni libri divulgativi: L'energia solare e le sue applicazioni (Feltrinelli); Risorse merci materia (Cacucci); Il problema dell'acqua (Cacucci); Sete (Editori Riuniti); La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo (Jaca Book). Si e' occupato inoltre di storia della tecnica ed ha fatto parte di commissioni parlamentari sulle condizioni di lavoro nell'industria. E' unanimemente considerato tra i fondatori e i principali esponenti dell'ambientalismo in Italia". Tra le sue molte pubblicazioni segnaliamo particolarmente: Lo sviluppo sostenibile, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo, Jaca Book, Milano; cfr. anche: Il problema dell'acqua, Cacucci, Bari 1965, 1969; La societa' dei rifiuti, Edipuglia, Bari 1990; Sete, Editori Riuniti, Roma 1991; Alla ricerca di un'Italia sostenibile, Tam tam libri, Mestre 1997; La violenza delle merci, Tam tam libri, Mestre 1999; tra le opere recenti: con Virginio Bettini (a cura di), Il nucleare impossibile. Perche' non conviene tornare al nucleare, Utet Libreria, Torino 2009; Ambientiamoci, Nuovi Equilibri, Viterbo 2011. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 360 (che contiene anche la seguente risposta a una domanda sulla sua biografia: "Sono nato nel 1926 in una famiglia piccolo borghese, ho il diploma di liceo classico, sono laureato in chimica. Dopo la laurea sono stato assunto come assistente di Merceologia, una disciplina che si insegna (sempre meno) nelle Facolta' di Economia, ho avuto quindi l'occasione di vivere una strana esperienza di una persona di educazione naturalistica fra docenti di cultura umanistica (economisti, storici, giuristi). A 32 anni ho "vinto il concorso" alla cattedra di Merceologia nella Facolta' di Economia e Commercio dell'Universita' di Bari dove ho insegnato fino alla pensione, nel 1995. Ho una laurea honoris causa in Discipline economiche e sociali nell'Universita' del Molise e due laurea in Economia e Commercio delle Universita' di Bari e di Foggia. Sono stato coinvolto nei movimenti di difesa dei consumatori, di difesa dell'ambiente, nelle lotte contro l'inquinamento, la caccia e l'energia nucleare, nella protesta contro tutte le forme di armi, a cominciare da quelle nucleari, e contro la guerra. Sono stato impegnato nella diffusione delle conoscenze sulle fonti di energia rinnovabili, soprattutto solare, e mi sono impegnato nell'insegnamento del carattere violento di molte tecnologie, di molte macchine, di molte forme urbane. Sono stato candidato ed eletto al Parlamento come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano e ho fatto parte del gruppo della Sinistra Indipendente alla Camera (1983-1987, collegio di Bari) e al Senato (1987-1992, collegio di Brindisi). Mi sono sposato nel 1955 con una donna che mi ha accompagnato per tutto la vita con una presenza silenziosa e continua anche nelle scelte scomode e che e' morta dopo 54 anni di matrimonio felice nell'agosto 2009. Ho un figlio nato nel 1956, laureato in architettura, impiegato nel campo dell'informatica. Sono un cattolico credente e turbato")]
Articolo 1. Impegni generali.
1. Ciascuno stato firmatario si impegna, in qualsiasi circostanza, a non:
a) sviluppare, produrre, fabbricare, comunque acquistare, possedere o immagazzinare armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari;
b) trasferire a chiunque comunque armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari, o il controllo diretto o indiretto su armi nucleari o dispositivi esplosivi nucleari;
c) accettare, direttamente o indirettamente, il trasferimento di, o il controllo su, armi nucleari o dispositivi esplosivi nucleare;
d) usare o minacciare l'uso di armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari;
e) condurre qualsiasi esplosione sperimentale di qualsiasi arma nucleare o dispositivo esplosivo nucleare;
f) assistere, incoraggiare o indurre, in qualsiasi maniera, chiunque da impegnarsi in qualsiasi attività vietata ad uno stato firmatario di questo trattato;
g) cercare o ricevere qualsiasi tipo di assistenza, in qualsiasi forma, da chiunque per svolgere qualsiasi attività vietata ad uno stato firmatario di questo trattato.
Il testo sopra riportato è la traduzione dell'articolo uno del UN "Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons", firmato da 122, una larga maggioranza, dei paesi membri delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017. Tale trattato pone, finalmente, le armi nucleari sullo steso piano delle altre armi di distruzione di massa vietate dalle Nazioni Unite.
L'abolizione delle armi nucleari è stata auspicata fin dall'alba dell'era atomica, dal quel 16 luglio 1945, settante due anni fa, quando gli Stati Uniti verificarono, con l'esplosione sperimentale di una "piccola" bomba atomica ad Alamagordo, nel deserto del New Mexico, che "la bomba" funzionava davvero; il lampo di luce "più brillante di mille soli" e il vento e la pressione provocati dall'esplosione fecero facilmente immaginare che cosa sarebbe successo se una bomba atomica fosse stata usata in guerra.
Davanti alla possibilità che gli Stati Uniti potessero lanciare una bomba atomica sul Giappone per accelerarne la resa (la Germania nazista si era già arresa da due mesi) molte voci si sollevarono chiedendo di avvertire il Giappone dell'esistenza della nuova arma per indurlo alla resa immediata; alla fine prevalse l'opinione di effettuare il lancio sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki delle altre due bombe atomiche che gli Stati Uniti erano riusciti a costruire.
Il risultato - circa 200 mila civili morti subito o nei mesi successivi per le radiazioni, due grandi città rase al suolo - mostrarono che cosa ci si sarebbe potuto aspettare da una guerra atomica, tenendo conto che le bombe atomiche lanciate sul Giappone erano relativamente "piccole", avevano una potenza distruttiva equivalente a quella di "appena" 15-20 mila tonnellate di tritolo.
"La fisica" che sta alla base delle bombe atomiche era nota fin dall'inizio del 1939 e negli anni successivi anche Giappone, Germania e Unione Sovietica avevano considerato la possibilità di utilizzare a fini militari la forza liberata dal nucleo atomico ma nessun passo concreto era stato fatto in nessun altro paese. I Sovietici, alleati degli Stati Uniti, appresero l'esistenza della bomba atomica solo dopo l'esplosione di Alamagordo.
In molti chiesero un controllo internazionale sull'energia atomica e il divieto di costruire altre bombe, ma ormai il mago era uscito dalla bottiglia; il peggioramento dei rapporti fra Stati Uniti e Unione Sovietica spinse i due paesi ad una corsa a costruire bombe atomiche sempre più potenti, avvertendo il potenziale avversario di ogni nuovo progresso con una serie di esplosioni (i tests) di bombe atomiche nell'atmosfera, nei deserti o nelle solitarie isole del Pacifico.
I "tests" gettavano nell'atmosfera grandissime quantità di frammenti radioattivi delle fissioni nucleari, sostanze tossiche e cause di tumori che i venti disperdevano su tutto il pianeta, trasferiti dall'aria al suolo alle acque ai vegetali agli animali fino agli esseri umani. Anticipazioni di quello che avrebbe potuto succedere nel caso dell'uso in guerra di tali armi.
Cominciò la grande paura; nelle città si costruivano rifugi antiatomici. Il film "L'ultima spiaggia" del 1959 mostrava un mondo in cui uno scambio di bombe nucleari aveva sparso su tutto il pianeta tanta radioattività da sterminare tutti i viventi. Sta di fatto che nel 1960 esistevano nel mondo circa 20 mila bombe atomiche, alcune termonucleari con potenza distruttiva equivalente a quella di milioni di tonnellate di tritolo.
La corsa alle bombe nucleari era motivata dalla insana teoria della deterrenza, secondo cui nessun paese attaccherebbe un altro con bombe nucleari sapendo che l'aggredito risponderebbe con altre bombe nucleari fino alla reciproca distruzione totale. Ben sapendo, peraltro, che l'evento iniziale avrebbe potuto verificarsi anche per un errore umano, un evento efficacemente descritto nel film "A prova di errore" del 1964 e che quasi si verificò davvero nel 1983 quando il comandante sovietico Petrov si rese conto che l'ordine di effettuare un bombardamento nucleare ricevuto era dovuto ad un errore del computer ed ebbe il coraggio di disubbidire salvando il mondo dalla catastrofe.
Negli anni cinquanta e sessanta del Novecento si sono fatte sempre più frequenti le richieste di fermare la corsa alla costruzione di armi nucleari e di sospendere i test nell'atmosfera. La gravità della situazione apparve a tutto il mondo nell'ottobre 1962, in quei "quindici giorni" in cui Stati Uniti e Unione Sovietica arrivarono quasi alla soglia della guerra nucleare in seguito all'installazione dei missili nucleari sovietici a Cuba. La saggezza prevalse e fermò la catastrofe. Una ferma richiesta di bandire le armi nucleari fu espressa dal Papa Giovanni XXIII nell'enciclica "Pacem in terris", dell'aprile 1963, ed è stata ripetuta da tutti i pontefici romani nei decenni successivi fino ad oggi.
Dopo la crisi cubana Kennedy e Krusciov si accordarono nel giugno 1963 per cessare le esplosioni di bombe atomiche nell'atmosfera, un breve respiro di speranza, anche se, dopo tale accordo, altre mille bombe nucleari sono state fatte esplodere nei tests nel sottosuolo.
Dopo la morte di Kennedy, con l'inizio della guerra nel Vietnam la corsa alle armi nucleari è ripresa; nel 1985 gli arsenali delle potenze nucleari possedevano 65.000 bombe, con una potenza distruttiva molte volte superiore a quella di tutti gli esplosivi usati durante la seconda guerra mondiale.
Della nuova grande paura si fece interprete il film "Il giorno dopo" del 1984, che descriveva che cosa succederebbe dopo un bombardamento con armi nucleari.
Un passo importante è stato rappresentato dal trattato contro la proliferazione delle armi nucleari, del 1970, col quale praticamente tutti i paesi membri delle Nazioni Unite si impegnano a non trasferire tecnologie e armi nucleari ad altri paesi. Inoltre l'articolo VI del Trattato di Non Proliferazione indica il disarmo nucleare totale come fine ultimo dei rapporti internazionali: "Each of the Parties to the Treaty undertakes to pursue negotiations in good faith on effective measures relating to cessation of the nuclear arms race at an early date and to nuclear disarmament, and on a treaty on general and complete disarmament under strict and effective international control".
Nonostante questo principio, di fatto nessun passo è mai stato fatto per il "generale e completo disarmo" nucleare, rimandando il "al più presto" al "tempo di mai". Il problema è stato portato davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja che, in una celebre sentenza del 1996, ha stabilito che l'uso e la minaccia dell'uso delle armi nucleari è illegale alla luce del diritto internazionale.
Nei decenni successivi il numero di bombe nucleari nel mondo è sceso ad "appena" 25.000 (!) nel 2000, ma intanto alle cinque potenze nucleari iniziali - Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito e Cina - si erano aggiunti Israele, India, Pakistan e, più recentemente, Corea del Nord.
Nel corso del XXI secolo la voce del disarmo nucleare si è fatta più alta. Kissinger (proprio lui) con Schultz e altri scrisse una lettera al Wall Street Journal, pubblicata il 4 gennaio 2007, chiedendo "A World free of Nuclear Weapons". A questa lettera seguì un'altra sullo stesso giornale, pubblicata il 15 gennaio 2008 col titolo: "Toward a Nuclear-free World".
Pochi mesi dopo D'Alema, Parisi, La Malfa e altri hanno scritto, firmando come membri del governo in carica o di quelli precedenti, al Corriere della Sera una lettera, "Per un mondo senza armi nucleari", pubblicata il 24 luglio 2008.
Il presidente degli Stati Uniti Obama ha sostenuto il disarmo nucleare totale nel discorso di Praga dell'aprile 2009, affermando che l'impegno della sua presidenza sarebbe stato quello di "to seek the peace and security of a world without nuclear weapons".
Nel dicembre 2015 a Vienna è stato preso un solenne "impegno" "to stigmatise, prohibit and eliminate nuclear weapons in light of their unacceptable humanitarian consequences and associated risks", firmato da 127 pasi membri delle Nazioni Unite, ma non dalle potenze nucleari e dai loro satelliti, Italia compresa, sempre allineata con gli "amici della bomba".
Sarebbe troppo lungo elencare le invocazioni al disarmo nucleare dei pontefici da Giovanni XXIII a Paolo VI, a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI e, ancora più energicamente e in tutte le occasioni, da papa Francesco.
A questo punto un gruppo di paesi ha presentato all'assemblea generale delle Nazioni Unite una richiesta di risoluzione per l'avvio di trattative per un divieto delle armi nucleari con l'obiettivo della loro totale eliminazione.
Il 27 ottobre 2016 nella prima commissione dell'assemblea delle Nazioni Unite la proposta di risoluzione è stata approvata con 123 voti a favore, 38 voti contrari e 16 astensioni. L'Italia ha votato contro.
Si è trattato della prima vistosa verifica di chi vuole la pace e il disarmo contrapposti agli "amici della bomba" perché la possiedono o perché ospitano le bombe altrui, come l'Italia o perché rispettosi lacché delle potenze nucleari.
La risoluzione, che stabilisce l'avvio di trattative per arrivare ad un accordo per l'abolizione delle armi nucleari, è stata poi votata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 24 dicembre 2016, alla vigilia di Natale, ed è stata approvata con 113 voti a favore, 35 contrari e 13 astensioni. Hanno votato contro le potenze nucleari (ma la Cina si è astenuta), che non intendono privarsi delle loro bombe nucleari, molti paesi europei. Qui c'è stata anche una curiosa commedia; il rappresentante dell'Italia ha votato a favore della redazione di un trattato per il disarmo nucleare --- si è allargato il cuore dei pacifisti italiani --- ma subito dopo il governo ha fatto sapere che il suo rappresentante si era sbagliato, forse per l'ora tarda della votazione (dormiva?) e avrebbe dovuto votare contro.
Comunque la preparazione del trattato è cominciata, come stabilito dalla Nazioni Unite, nel marzo 2017 e poi è continuata nel giugno e completata il 7 luglio 2017 con l'approvazione da parte di 122 paesi favorevoli, uno contrario e uno astenuto.
Non hanno partecipato ai lavori e non hanno firmato i nove paesi che possiedono ami nucleari: Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Cina, Francia, India, Pakistan, Israele, Repubblica della Corea del Nord, e i loro satelliti, in alcuni dei quali, come in Italia, sono depositate armi nucleari americane a Ghedi (Bs) e Aviano (Pn).
L'adesione al trattato vieterebbe infatti, a rigore, non solo la possibilità di tenere nel proprio territorio armi nucleari altrui, ma anche di ospitare nei propri porti navi che trasportano armi nucleari.
Quando sarà stato ratificato da 50 paesi il Trattato per l'abolizione delle armi nucleari entrerà in vigore per i paesi che l'hanno firmato. Si è riprodotto all'inizio l'articolo 1 che spiega chiaramente il cammino che dovrà portare al totale disarmo nucleare.
Per quanto riguarda la posizione dell'Italia vari appelli hanno chiesto al governo di partecipare ai lavori e di firmare il trattato, un gesto di coraggio anche coerente con i vari messaggi di Papa Francesco. Il quale nella giornata della pace del 1 gennaio 2017, ha auspicato la "proibizione e l'abolizione delle armi nucleari", denunciando che la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca non assicurano la coesistenza pacifica fra i popoli. Lo stesso Papa Francesco il 23 marzo 2017 aveva indirizzato un messaggio alla conferenza che stava elaborando il testo del trattato per il bando delle armi nucleari, con l'auspicio che, con i suoi lavori, essa "possa rappresentare anche un passo decisivo nel cammino verso un mondo senza armi nucleari".
Anche vari parlamentari alla Camera e al Senato hanno chiesto al governo di partecipare ai lavori di preparazione del Trattato. I rappresentanti del governo hanno risposto che il governo italiano non intendeva aderire ai lavori né al trattato e che è interessato al disarmo nucleare "compatibilmente con gli obblighi assunti in sede di Alleanza Atlantica e con l'orientamento degli altri alleati", cioè mai.
Buono a sapersi perché chi vuole allontanare lo spettro dell'annichilamento nucleare sa che per ora non può contare sulle istituzioni italiane e deve fare da solo.
Il lavoro da fare per il disarmo nucleare è molto e faticoso anche in Italia.
In primo luogo occorre un'azione di informazione diffusa su che cosa sono le armi nucleari, quante sono nel mondo pronte al lancio. Tale informazione deve tenere conto della controinformazione diffusa a favore delle armi nucleari dal potere militare-industriale-nucleare che dall'industria degli armamenti trae enormi profitti.
In secondo luogo occorre ricordare e spiegare le conseguenze biologiche e ecologiche di uno scambio anche limitato di bombe nucleari; una esplosione muove grandi masse di polveri, provoca incendi e diffonde materiali radioattivi in grado di modificare il clima e la vivibilità di vaste zone della Terra. Giustamente Giovanna Ricoveri e Giovanni Carrosio, nella presentazione di questo fascicolo, hanno messo in evidenza lo stretto rapporto fra armi nucleari, clima e ambiente.
La conservazione, manutenzione e aggiornamento delle armi nucleari e dei vettori comporta costi così elevati che una frazione di tali spese sarebbe sufficiente per eliminare la fame, la sete e la miseria del miliardo di poveri della Terra.
L'eliminazione delle armi nucleari, d'altra parte, comporta giganteschi impegni di lavoro, scientifici e tecnici, per seppellire in sicurezza i materiali fissili ed esplosivi, altamente radioattivi e tossici, che le bombe esistenti contengono, per controlli di sicurezza e ambientali, e grandi impegni anche finanziari che diventeranno sempre più grandi quanto più si rimanda l'avvio delle operazioni di disarmo. Se ne ebbe un esempio quando si divette procedere alla distruzione delle altre armi di distruzione di massa come quelle biologiche e chimiche, peraltro molto meno pericolose di quelle nucleari.
Non ci si può nascondere che la strada è piena di ostacoli; le potenze nucleari e i loro satelliti e i grandissimi interessi finanziari e di potere legati alle armi e al nucleare si opporranno con ogni mezzo ad un disarmo nucleare.
Tuttavia ogni persona ha (avrebbe) il dovere morale di allontanare il pericolo di una catastrofe planetaria con l'azione e la protesta. 'Protest and survive' è il titolo di un celebre libretto che lo scrittore e militante pacifista inglese E.P.Thompson scrisse nel 1980 per invitare alla mobilitazione proprio anche allora contro le bombe nucleari e che merita di essere letto ancora oggi nel sito: http://digitalarchive.wilsoncenter.org/document113758
3. SOLIDARIETA'. LA CASA SIAMO TUTTE. UN APPELLO
[Dalla Casa Internazionale delle Donne riceviamo e diffondiamo]
Sostegno alla Casa
lacasasiamotutte (lacasasiamotutte at gmail.com)
#lacasasiamotutte
A tutte le amiche e gli amici,
come avrai saputo dalla stampa o dalla televisione, la Casa Internazionale delle Donne ha bisogno di aiuto.
Abbiamo ricevuto moltissime dimostrazioni di affetto e vicinanza che ci hanno molto commosso, e ve ne siamo grate, ma anche siamo state sollecitate a richiedere un aiuto economico a quante, come te, ci conosce, ha lavorato nella Casa e con la Casa.
Essere luogo di riflessione politica delle donne, ospitare in modo sostenibile tante associazioni e tante attivita', costruire, produrre attivita' culturali, tenere aperto il piu' grande archivio della storia e della produzione femminista, mantenere decorosamente un edificio storico, farlo restare aperto, fruibile a disposizione delle donne e di tutta la citta', fornire servizi di assistenza, consulenza, sostegno al lavoro e alla vita delle donne e dei bambini, promuovere formazione, costa e costa molto.
Per questo ti chiediamo di contribuire alla sopravvivenza della Casa, per farla essere sempre di piu' e sempre meglio quel luogo unico a Roma, in Italia, in Europa che e' la nostra Casa Internazionale delle donne.
Ringraziandoti fin d'ora e ricordandoti che la Casa si sostiene solo con l'autofinanziamento, ti chiediamo anche di far partecipare le persone a te vicine al sostegno della Casa.
Per la donazione:
http://www.casainternazionaledelledonne.org/index.php/it/sostienici-support-us
IBAN IT38H0103003273000001384280
causale: "Donazione per la Casa Internazionale delle Donne"
4. APPELLI. IL SENATO APPROVI LA LEGGE SULLO "IUS SOLI / IUS CULTURAE"
Non e' possibile che un bambino ovvero una bambina, un ragazzo ovvero una ragazza, nati in Italia, cresciuti in Italia, che studiano in Italia, che vivono nella comunita', nella lingua e nella cultura italiane, possano essere ritenuti alieni: sono con tutta evidenza cittadine e cittadini italiani ancor prima di aver compiuto i diciotto anni, quando la legge vigente gia' riconosce loro il diritto di decidere di essere cittadini italiani con una semplice dichiarazione personale.
Perche' quindi continuare a umiliare e perseguitare dei bambini?
Perche' quindi continuare a negare la flagrante realta' che chi nasce e vive in Italia e' un cittadino italiano?
Ad eccezione di un'infima minoranza di pervertiti, nessuno in Italia vuole essere un persecutore di bambini.
Ad eccezione di un'infima minoranza di razzisti, nessun senatore potrebbe in scienza e coscienza negare il suo voto a una legge che prende atto della realta' e riconosce a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, un diritto che loro appartiene: il riconoscimento giuridico del fatto inconfutabile che sono parte del popolo italiano, che sono cittadini italiani.
5. INIZIATIVE. "UNA PERSONA, UN VOTO". UN APPELLO ALL'ITALIA CIVILE
Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.
Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e' ora.
6. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Biagio Goldstein Bolocan, Orwell, Centauria, Milano 2017, pp. 160, euro 4,90.
*
Riletture
- George Orwell, Cronache di guerra, Leonardo, Milano 1989, 1991, pp. 338.
- George Orwell, Diari di guerra, Mondadori, Milano 2007, pp. VIII + 398.
- George Orwell, Fiorira' l'aspidistra, Mondadori, Milano 1960, 1966, pp. 320.
- George Orwell, Giorni in Birmania, Longanesi, Milano 1948, Mondadori, Milano 2006, pp. XII + 332.
- George Orwell, La fattoria degli animali, Mondadori, Milano 1947, 1977, pp. 160.
- George Orwell, La figlia del reverendo, Garzanti, Milano 1969, Mondadori, Milano 2005, pp. 368.
- George Orwell, La strada di Wigan Pier, Mondadori, Milano 1960, 1993, pp. XIV + 258.
- George Orwell, 1984, Mondadori, Milano 1950, 1979, pp. 350.
- George Orwell, Nel ventre della balena, Bompiani, Milano 1996, pp. XVIII + 360.
- George Orwell, Omaggio alla Catalogna, Il Saggiatore, Milano 1964, Mondadori, Milano 1982, 1985, pp. XVI + 288.
- George Orwell, Senza un soldo a Parigi e a Londra, Mondadori, Milano 1966, 1991, pp. 270.
- George Orwell, Una boccata d'aria, Mondadori, Milano 1966, 1993, pp. 302.
- George Orwell, Romanzi e saggi, Mondadori, Milano 2000, 2005, pp. XC + 1734.
- Bernard Crick, George Orwell, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 760 (+ 16 p. di apparato iconografico).
- Stefano Manferlotti, Orwell, La Nuova Italia, Firenze 1979, pp. 124.
- Raymond Williams, Orwell, Mondadori, Milano 1990, pp. 144.
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2920 del 19 dicembre 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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