[Nonviolenza] Una persona, un voto. 101



 

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UNA PERSONA, UN VOTO

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Per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che risiedono in Italia

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Numero 101 del 13 maggio 2017

 

In questo numero:

"Fame di giustizia, fame di democrazia". Al sesto giorno di digiuno una lettera ad alcuni amici apprensivi, e a tutti gli altri

 

"FAME DI GIUSTIZIA, FAME DI DEMOCRAZIA". AL SESTO GIORNO DI DIGIUNO UNA LETTERA AD ALCUNI AMICI APPRENSIVI, E A TUTTI GLI ALTRI

 

"Ho a parlare di tante malinconie..."

(Domenico Settembrini, incipit delle Ricordanze)

 

Alcuni ottimi amici, alquanto apprensivi, avendo saputo che in questi giorni sto digiunando a sostegno della proposta di riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono (e ve ne sono oltre cinque milioni cui tale diritto e' assurdamente negato), mi hanno detto di lasciar perdere, che non ne vale la pena, che tanto non c'e' nulla da fare, che e' meglio tacere e far finta di niente. Che tanto il ceto politico e' asservito a vertici sordi e ciechi a loro volta asserviti a - o integrati in - potentati economici ipso facto antidemocratici, che le principali rappresentanze parlamentari sono prive di ogni autonomia e il loro voto e' deciso da quattro sole persone nessuna delle quali siede in parlamento (e una e' anche interdetta dai pubblici uffici) e che tutte hanno dimostrato coi fatti di esser consenzienti con la persecuzione razzista degli immigrati. E quindi che questa iniziativa dell'appello "Una persona, un voto" e' sicuramente buona e giusta, ma e' destinata a soccombere alla gelida indifferenza dei legislatori. E che a maggior ragione questo digiuno - di quell'appello a sostegno - e' solo un atto di autolesionismo di un povero vecchio (anzi: di un vecchio povero) che ancora non ha capito come va il mondo.

Parlano cosi' perche' mi vogliono bene, lo so, e il loro affetto mi commuove e mi e' grato. Ma cosi' dicono. E il loro dire sembra buonsenso. E non e'.

Non e', e dico perche'.

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Primo: milioni di persone in Italia attendono ancora il riconoscimento del diritto di voto, senza del quale continueranno a vivere in un regime di assoluta soggezione, di esposizione all'altrui arbitrio, che si concretizza in infinite vessazioni e in costante paura (e innanzitutto paura di rivolgersi alle pubbliche istituzioni poiche' esse si presentano loro come incombenti e incomprensibili poteri alieni e non come espressione di una comunita' di cui loro stessi sono parte con piena dignita' e pieni diritti).

Queste persone - milioni di persone - hanno gia' sofferto fin troppo: hanno diritto di essere riconosciute come esseri umani dotati di tutti i diritti ad ogni essere umano inerenti. Ed in un paese democratico il primo diritto nella sfera pubblica con specifico riferimento ai processi decisionali che si svolgono negli organi amministrativi elettivi le cui deliberazioni poi valgono erga omnes e' il diritto di voto. "Una persona, un voto" e' il motto e la bandiera della democrazia, e' il fondamento stesso della democrazia.

Almeno noi, ottimi amici, non possiamo essere ciechi dinanzi alla realta' che ci circonda: e la realta' e' quella di milioni di persone private del primo diritto democratico nell'unico luogo in cui realmente vivono la loro unica vita in questo mondo, persone talora sottoposte a selvaggio sfruttamento e infami umiliazioni per il solo fatto di non esser nate qui in Italia, in un paese in cui incredibilmente a tanti anni dalla vittoria della democrazia e la liberazione del paese dalla barbarie nazifascista sono stati scelleratamente ripristinati i campi di concentramento, le deportazioni, incredibili riduzioni e compressioni delle guarentigie giuridiche nei confronti dei non nativi, fino a configurare - come e' stato opportunamente rilevato - elementi di un regime di apartheid.

Questo noi lo vediamo, come vediamo la strage infinita nel Mediterraneo che si potrebbe far cessare con un semplice provvedimento legislativo che finalmente riconoscesse il diritto di ogni essere umano a entrare nel nostro paese in modo legale e sicuro, cosi' d'un colpo annientando la mafia dei trafficanti mafiosi e schiavisti che gestisce il mercato illegale creato dalle politiche insensate e disumane dei paesi dell'Unione Europea.

Ed almeno noi, piu' che ottimi amici, non possiamo accettare che milioni di persone siano trattate nel migliore dei casi come oggetti di beneficenza e mai come titolari di diritti, come esseri umani in quanto tali portatori della medesima dignita' di tutte le altre persone; e piu' frequentemente siano vittime di asservimento e offese, fino alla riduzione in schiavitu' nei campi dell'agricoltura intensiva o sui cigli delle strade come carne da stupro.

Almeno noi dovremmo agire per far cessare le stragi, per far cessare la schiavitu'. Almeno noi che crediamo che ogni essere umano e' un essere umano con gli stessi diritti di tutti gli altri esseri umani, che ogni persona ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

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Secondo: quanto al non valerne la pena e preferir tacere, e' l'esortazione e il comando che da sempre i poteri oppressivi ed i loro scagnozzi ci rivolgono con toni imperiosi o suadenti e sempre piu' o meno velatamente minacciando.

Invece ne vale sempre la pena di ribellarsi all'ingiustizia, di resistere alla violenza, di lottare per i diritti di tutti.

E non si deve mai tacere dinanzi all'iniquita', dinanzi al dolore, dinanzi al sopruso.

Dovremmo gridarlo dai tetti: ogni essere umano e' uguale a tutti gli altri in dignita' e diritti; il primo principio della democrazia e' che ogni persona ha diritto di esprimere la sua opinione e di partecipare alle decisioni che tutti riguardano.

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Terzo: che l'appello "Una persona, un voto" possa non essere accolto dal Parlamento e' naturalmente nel novero delle possibilita', ne' stento a credere che le forze politiche razziste osteggerebbero in tutti i modi il riconoscimento del diritto di voto per tutti i residenti; ma se neppure ci battiamo perche' questa proposta sia almeno presente e discussa nel dibattito parlamentare, se noi stessi rinunciamo a sostenerla proprio adesso che il dibattito sulla nuova legge elettorale a Montecitorio si e' aperto (e come e' noto l'intento dichiarato dei gruppi parlamentari e' di concluderlo entro questo stesso mese), ebbene, allora nessuna possibilita' vi sara', per nostra defezione prima ancora che per altrui sordita'.

E quand'anche questa proposta di civilta' non trovasse ascolto in quel consesso, ebbene, che lo trovi almeno nella societa' civile; e se addirittura non lo trovasse neppure nell'opinione pubblica - largamente narcotizzata dalla propaganda sciovinista e razzista -, ebbene, resterebbe giusto comunque almeno enunciarla: dire la verita', denunciare un'oppressione in atto, avanzare una giusta proposta, tentare di fare del bene, e' gia' un bene in se'.

Peraltro alcuni deputati e senatori di varie forze politiche hanno gia' espresso la loro condivisione dell'appello: certo, per il momento sono pochi, ma ci sono; ed io credo che molti altri la pensino come loro e come noi anche se ancora non si sono espressi; e il loro numero puo' crescere se noi sapremo in questi giorni di maggio prima che sia troppo tardi continuare ad interloquire con chi siede in Parlamento e chiamarlo alla riflessione e all'impegno. Magari non riusciremo a persuaderne molti, ma sicuramente avremo fatto la cosa giusta e consentito ad altre persone di fare anch'esse la cosa giusta. Per poco che sia e' comunque qualcosa, e se non oggi servira' domani.

Last, but not least: facciamo sentire alle nostre sorelle ed ai nostri fratelli immigrati oggi esclusi dal diritto di voto la nostra solidarieta'. Facciamo sapere loro che almeno noi li consideriamo veramente nostri fratelli e nostre sorelle, con uguale dignita', con uguali diritti.

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Quarto: quanto a questi miei pochi giorni di digiuno mi dispiacerebbe essere frainteso: esso non mira ad ottenere che altri faccia qualcosa ma a richiamare me stesso alle mie responsabilita'; quanto accade nel nostro paese e' anche mia responsabilita', il digiuno questo testimonia. Un digiuno, nella tradizione nonviolenta di Mohandas Gandhi e di Danilo Dolci, non e' uno strumento di ricatto psicologico, ma il suo contrario: richiamo a se stessi, illimpidimento e rigorizzazione del pensiero e dell'azione, accostamento empatico e accudente al dolore di chi soffre condividendone almeno una particola, persuasione che ogni soffio di bene alimenta l'umanita', certezza che nessuno strumento di lotta e' piu' forte dell'esempio, ed e' digiunando che si dichiara nel modo piu' nitido e intransigente la propria opposizione alla violenza dei poteri oppressivi e sfruttatori, la propria solidarieta' con tutte le vittime, e si tempra il cuore alla prosecuzione della lotta per la liberazione comune.

L'invito che rivolgo ad altri affinche' si impegnino per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia e' indipendente dal fatto che io stia digiunando; ed ogni persona che vorra' aggiungersi alle molte gia' impegnate per questo trovera' i modi adeguati: sottoscrivendo l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto" di cui sono primi firmatari la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace e il missionario padre Alessandro Zanotelli; scrivendo ai parlamentari per convincerli a legiferare in tal senso; organizzando ogni sorta di iniziative nonviolente per questo inveramento della democrazia: la nonviolenza ha mille risorse.

Certo, io spero che questa testimonianza aiuti anche la riflessione e l'azione di altre persone, e peraltro da Torino a Foggia altri amici mi hanno informato delle iniziative che hanno intrapreso o stanno per intraprendere, ed a Viterbo - che e' la citta' in cui vivo - un'ampia solidarieta' viene ogni giorno espressa da tanti amici: iniziative e solidarieta' il cui fine e' appunto lo stesso del mio digiuno: denunciare una sesquipedale iniquita', chiedere subito il diritto di voto per tutti: "una persona, un voto", come voleva Nelson Mandela.

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Quinto ed ultimo: e' vero, e' certo penoso lo spettacolo del dibattito tra i vertici delle forze politiche in merito alla nuova legge elettorale. Tutto autoreferenziale, tutto mirato a promuovere i propri interessi di partito o di fazione, tutto involgarito dalle reciproco ingiurie e da un argomentare specioso e incoerente.

Dalle dichiarazioni che appaiono sui mass-media sembra che persi nel labirinto del palazzo non abbiano nessuna consapevolezza della realta' che noi segnaliamo; che siano preda di una assoluta cecita' dinanzi al dramma di milioni di persone che evidentemente per lorsignori non sono esseri umani, ma un "problema di ordine pubblico", o nel migliore dei casi una plebe, "un volgo disperso che nome non ha", destinataria di un'arida, avara e pelosa beneficenza (in grandissima parte del resto rapinata da nativi che speculano sulla sofferenza dei piu' sofferenti) e del piu' profondo e ostentato disprezzo.

Ma arrendersi a questo non e' ammissibile. E delegare la gestione della cosa pubblica ai piu' egoisti e fin solipsisti, e pensare che non vi possa essere altra politica che quella dei vampiri, e' una sciocchezza e un delitto.

La politica noi la pensiamo come diritto e dovere di ogni persona; e la vita stessa la concepiamo come militanza per la buona causa, per il bene comune. E quindi non deleghiamo a nessuno i doveri che sono di tutti e ci assumiamo la nostra parte di responsabilita', con cio' stesso chiamando ciascuno a fare altrettanto. Cosicche' vogliamo esercitare fino in fondo questo nostro dovere di persone che in quanto senzienti, pensanti ed agenti, vivendo in una trama di relazioni sociali, sempre fanno politica e la prima politica e' il personale esempio di gratitudine e di solidarieta' verso l'umanita' intera che si da' con la propria condotta.

Rileggo in questi giorni le opere di don Milani (in questa recentissima, preziosa e tanto lungamente attesa edizione integrale e filologicamente curata) e mi commuove ancora una volta quella testimonianza e quella proposta di personale impegno, di azione diretta nonviolenta, di scelta senza riserve di condivisione della vita e della lotta delle oppresse e degli oppressi. Se il dolore e il diritto dell'altro ci tocca e ci sta a cuore, inerti non possiamo restare.

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Cosi' riproponiamo l'appello di Lidia Menapace e di padre Alex Zanotelli e di tante e tanti altri: "una persona, un voto".

E con le parole li' contenute ancora una volta ricordiamo che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".

E poiche' il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", "l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui".

Ed insistiamo dunque a chiedere a chi siede in Parlamento di far propria questa proposta, questa esigenza, e di tradurla in legge dello stato: adesso.

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Ed ancora una volta sia detto che ovviamente oltre alla proposta dell'appello "Una persona, un voto" occorre sostenere anche le due proposte di legge presentate a suo tempo dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna "L'Italia sono anch'io": ovvero la proposta di legge che reca "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", predisposta dall'Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo' essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza", gia' approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

*

E cosi', giunti al fin della licenza, anche se a taluno sembrasse l'azione ridicola di uno spirito bizzarro, il mio digiuno anche oggi continua, e poiche' ho l'immane privilegio di avere una casa ed in essa una dispensa colma di ogni bendidio la fame di alimenti che sento in questi giorni e' per me in realta' poca cosa (a differenza di chi provandola non sa se potra' soddisfarla, ed allora e' il piu' grande degli orrori, ed e' lo scandalo degli scandali che l'umanita' non l'abbia ancora vinta per sempre); mentre assai piu' grande sento e vieppiu' mi tormenta la fame di democrazia, la fame di giustizia, la fame di verita' e umanita'.

*

Allego in calce ancora una volta l'appello all'Italia civile "Una persona, un voto".

Ed ancora una volta tutte e tutti per l'attenzione ringrazio, ed a tutte e tutti rinnovo l'invito a perseverare, ciascuna e ciascuno nei modi che riterra' adeguati, nel sostenere l'appello all'Italia civile affinche' sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che in Italia vivono. Facciamo sentire ai legislatori la nostra voce, e la voce del volto muto delle vittime dell'ingiustizia.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Siamo una sola umanita'. Salvare le vite e' il primo dovere. Contare le teste invece di romperle. Una persona, un voto.

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, al sesto giorno di digiuno affinche' anche in Italia valga il principio "Una persona, un voto"

Viterbo, 13 maggio 2017

* * *

Allegato. L'appello all'Italia civile "Una persona, un voto"

Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento e' ora.

*

All'appello "Una persona, un voto" hanno gia' espresso il loro sostegno innumerevoli persone, tra cui tra le prime:

padre Alex Zanotelli

Lidia Menapace, partigiana, femminista e senatrice emerita

Isa Alberti

Gianfranco Aldrovandi, del "Collettivo nonviolento uomo-ambiente"

Rocco Altieri, docente e saggista, direttore dei "Quaderni Satyagraha", Centro Gandhi di Pisa

Dino Angelini

Piero Arcangeli, etnomusicologo e compositore

Laura Arduni, impiegata

Simonetta Astigiano, biologa e ricercatrice

Lino Balza, ecologista

don Franco Barbero

Daniele Barbieri, blogger

Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio

Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di "Noi Siamo Chiesa"

Eleonora Bellini, bibliotecaria e scrittrice

Giuliana Beltrame, sociologa e attivista

Maurizio Benazzi, quacchero, curatore della newsletter "Ecumenici"

don Gianni Bergamaschi

Ascanio Bernardeschi, saggista e militante

Massimiliano Bernini, deputato

Norma Bertullacelli, dell'"ora in silenzio per la pace" di Genova

Michele Boato, ecologista

Franco Borghi, attivista per la pace e la legalita'

Dario Borso, filosofo

Giovanni Bosco

Paolo Bosi, docente universitario

Donatella Botta, impegnata nella solidarieta'

Silvio Bozzi, docente universitario

Anna Bravo, storica

Valentina Bruno, docente, del centro antiviolenza "Erinna" di Viterbo

Giuseppe Burgio, pedagogista, Universita' di Enna

Alberto Cacopardo, antropologo

Alessandro Capuzzo, ecopacifista

Gennaro Carotenuto, storico

Giorgio Carpi, "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano (Pisa)

Claudio Carrara, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione - Italia

Maria Luigia Casieri, dirigente scolastica

Francesco Cassotti

Pilar Castel, autrice e attrice No War

Valeria Castelli

Marco Catarci, pedagogista e docente universitario

Nello Centomo

Olindo Cicchetti, figura storica dei movimenti ecopacifisti e per i diritti, narratore di comunita'

Michele Citoni, documentarista

Giancarla Codrignani, saggista e deputata emerita

Francesco Coletta, docente e coordinatore della Federazione Gilda-Unams di Viterbo

Antonio Corbeletti, presidente della sezione Anpi di Voghera

don Franco Corbo, parroco, presidente del gruppo di volontariato "Solidarieta'"

Paolo Crocchiolo, medico, docente universitario

Lucia Cruschelli, associazione "Mestizaje" di Cecina

Pasquale D'Andretta, formatore

Massimo Dalla Giovanna, impiegato, delegato Rsu

Tiziana Dal Pra, presidente dell'associazione "Trama di terre" di Imola

Marianita De Ambrogio, Donne in Nero di Padova

Emanuela Dei, giornalista

Tonio Dell'Olio, presidente Pro Civitate Christiana di Assisi, gia' coordinatore nazionale di Pax Christi, gia' responsabile di Libera International

Giorgio Demurtas, docente universitario

Valerio De Nardo, dirigente pubblica amministrazione e scrittore

Lucia De Sanctis, associazione "Mestizaje" di Cecina

Maria Rosa De Troia, attivista in difesa della Costituzione

Mario Di Marco, responsabile della formazione dei volontari in servizio civile della Caritas diocesana di Viterbo

Domenico Di Pietro, associazione "Mestizaje" di Cecina

Angela Dogliotti, peace-researcher

Luciano Dottarelli, docente e saggista, presidente Club Unesco Viterbo-Tuscia

Anna Draghetti, pensionata

Massimo Duranti, giudice di pace emerito

Anna Maria Eramo

Osvaldo Ercoli, figura storica dell'impegno per la pace, i diritti umani, l'ambiente

Carla Ermoli, pensionata

Roberto Escobar, filosofo politico e critico cinematografico

suor Maria Stella Fabbri

Sergio Falcone, poeta

Maria Bernarda Forcella

Valentina Franchi, associazione "Mestizaje" di Cecina

Gabriele Gabrieli, del Gruppo "In silenzio per la pace" di Mantova

Sancia Gaetani, Wilfp Italia

Haidi Gaggio Giuliani, senatrice emerita

Elena Gajani Monguzzi, docente, poetessa, impegnata per i diritti umani di tutti gli esseri umani

Daniele Gallo, giornalista, saggista, editore e docente universitario

Francuccio Gesualdi, animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo"

Giorgio Giannini, storico e saggista

Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace e la nonviolenza

Miguel Gotor, senatore

Carmine Grassimo, docente, formatore, capo scout e barelliere a Lourdes

Celeste Grossi, figura storica dell'impegno di pace e solidarieta'

Carlo Gubitosa, saggista e mediattivista

Paolo Henrici De Angelis, architetto

Paolo Hutter, giornalista

Luca Kocci, docente, giornalista, saggista

Francesca Koch, presidente della "Casa Internazionale delle Donne" di Roma

Alberto L'Abate, presidente onorario dell'Ipri

Eros Lamaida, sindaco di Castelnuovo Cilento

Teresa Lapis, giurista dei diritti umani, docente

Federico La Sala, docente di filosofia e saggista

Raniero La Valle, senatore emerito, direttore di "Vasti", presidente del Comitato per la democrazia internazionale

Paolo Limonta, maestro elementare e consigliere comunale

Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente

Anna Lodeserto, internazionalista ed esperta di politiche migratorie, cittadinanza e mobilita'

Pierpaolo Loi, maestro elementare

Eugenio Longoni, militante antifascista

Franco Lorenzoni, maestro elementare e coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci

Paolo Lucchesi, dal lungo curriculum d'impegno sociale

Daniele Lugli, presidente onorario del Movimento Nonviolento

Monica Luisoni, attivista

suor Monica Luparello, missionaria comboniana

Antonio Lupo, medico

Maria Immacolata Macioti, sociologa, docente universitaria

Agnese Manca, docente universitaria, impegnata in molte iniziative di solidarieta'

Giovanni Mandorino, del Centro Gandhi di Pisa

Fiorella Manzini, pensionata, gia' insegnante di educazione artistica, pittrice, presidente del Cdmpi

Cristina Maranesi, blogger

Luisa Marchini, operatrice culturale, saggista e narratrice

don Mario Marchiori

Alessandro Marescotti, fondatore e presidente di Peacelink

Gian Marco Martignoni, Cgil Varese

Rachele Matteucci, insegnante di lingua italiana per stranieri presso l'Associazione San Martino de Porres

Cristina Mattiello, insegnante, giornalista

Clementina Mazzucco, docente universitaria, saggista

Alessandra Mecozzi, presidente di "Cultura e' liberta'. Una campagna per la Palestina"

Rosa Mendes, bibliotecaria, presidente dell'Associazione donne brasiliane in Italia

Enrico Mezzetti, presidente dell'Anpi provinciale di Viterbo

Pierangelo Monti, del Mir di Ivrea

Luisa Morgantini, gia' vicepresidente del Parlamento Europeo

Rosangela Mura, attivista

Alessandro Murgia, medico impegnato nella solidarieta'

Loretta Mussi, Rete romana di solidarieta' con la Palestina

Amalia Navoni, educatrice e attivista per i diritti umani e i beni comuni

Giorgio Nebbia, ecologista

Giovanna Niccoli, attivista

don Gianni Novelli, direttore emerito del Cipax

Emilia Pacelli, casalinga

Giovanna Pagani, Wilpf Italia

Anselmo Palini, insegnante e saggista

Vittorio Pallotti, fondatore del Centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale

Marco Palombo, figura storica dei movimenti per la pace

Eleonora Parlanti, ricercatrice

Maria Paola Patuelli, Comitato in difesa della Costituzione di Ravenna e Associazione femminile maschile plurale

Marisa Pedroncelli, volontaria nella solidarieta' internazionale

Giovanni Penzo, pensionato

Donato Perreca, pensionato

Gianpaolo Petrucci, presidente del Gruppo Educhiamoci alla Pace di Bari

Enrico Peyretti, saggista e peace-researcher

Fiora Pezzoli, psicoterapeuta

Giorgio Piacentini, presidente emerito del Cipax

Leo Piacentini, pensionato

Piero Pinzauti

Rosanna Pirajno, architetta, presidente dell'associazione "Mezzocielo" di Palermo

Alessandro Pizzi, gia' sindaco di Soriano nel Cimino, docente di matematica e fisica, volontario nel carcere di Viterbo

Pier Paolo Poggio, storico, direttore della Fondazione "Luigi Micheletti"

Rocco Pompeo, presidente della "Fondazione Nesi"

Pier Paolo Poncia, geologo

Giuliano Pontara, filosofo

Franco Porcu, operaio

Alessandro Presicce, giurista

Andrea Pubusa, giurista

Pasquale Pugliese, segreteria nazionale del Movimento Nonviolento

Mauro Pugni, Cdb di Modena

Laura Quagliuolo, redattrice e attivista del Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane

Fabio Ragaini, Gruppo Solidarieta'

Margherita Rambaldi

Roberto Rampi, deputato

Massimo Ribelli, Universita' di Roma "La Sapienza"

Annamaria Rivera, antropologa

padre Agostino Rota Martir, campo Rom di Coltano

Giorgio Roversi, pensionato

Enrica Salvatori, docente universitaria

Vincenzo Sanfilippo, sociologo, della Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto

Lavinia Sangiorgi, volontaria di Focus - Casa dei diritti sociali di Roma

Antonia Sani, Wilpf Italia

Adriano Sansa, magistrato e poeta

Carlo Sansonetti, figura storica dell'impegno di pace e solidarieta'

Delfino Santaniello, figura storica dell'impegno per la legalita' e la democrazia

Eugenio Santi, presidente del Gavci

don Alessandro Santoro, della comunita' delle Piagge

Mauro Sarnari, dell'Unicef di Viterbo

padre Pietro Sartorel, sacerdote, missionario in Brasile

Giovanni Sarubbi, direttore de "Il dialogo"

Renato Sasdelli, docente universitario e saggista

Eugenio Scardaccione, dirigente scolastico

Manlio Schiavo, docente, referente del Comitato cittadino di Bagheria per la Costituzione

Marco Scipioni, presidente del Centro studi e documentazione "Don Pietro Innocenti"

Rosa Scognamiglio, docente impegnata in difesa dei diritti umani e della Costituzione

Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera dei Deputati

Bruno Segre, organizzatore e ricercatore culturale indipendente

Giovanni Battista Sgritta, sociologo e docente universitario

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Matteo Soccio, "Casa per la Pace" di Vicenza

Pietro Soldini, responsabile immigrazione della Cgil

Gabriele Spallone

Marilena Spriano

Irene Starace, Wilpf Italia

Ada Tomasello, Usb immigrazione Viterbo

Marco Trotta, consigliere di quartiere a Bologna per Coalizione Civica

Michelangelo Tumini, dei "Cantieri di pace" di Osimo, Offagna, Castelfidardo e Loreto

Olivier Turquet, educatore ed editore, coordinatore di "Pressenza"

Laura Tussi, giornalista e scrittrice

Fabio Vaccari

Nicola Vallinoto, informatico, dirigente nazionale del Movimento Federalista Europeo

Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento

Leonardo Varvaro, docente universitario

Antonio Vermigli, direttore di "In dialogo"

Salvatore Vitale, divulgatore agricolo

Giulio Vittorangeli, presidente dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo

Luciano Zambelli, della Lega per il disarmo unilaterale

Lorenzo Zaniboni

Giorgio Zanin, deputato

Rina Zardetto, presidente dell'Associazione Reggiana per la Costituzione

Franco Zunino, ingegnere

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UNA PERSONA, UN VOTO

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Numero 101 del 13 maggio 2017

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com