[Nonviolenza] Telegrammi. 2550



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2550 del 2 dicembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Un apologo onirico, con un "argumentum popperianum" in coda

2. E' scomparsa Maria Edoarda Trillo'

3. Da un incontro di studio della riforma costituzionale emerge la necessita' di votare No al referendum

4. Alcuni testi del mese di settembre 2014 (parte quarta)

5. Fermare i massacri. No alla guerra

6. Da una lettera ai partecipanti al "Tavolo per la pace" di Viterbo. Alcuni materiali di riflessione per l'iniziativa del 2 ottobre 2014

7. Contro tutte le stragi

8. Da una lettera ai partecipanti al "Tavolo per la pace" di Viterbo. Altri materiali di documentazione per il 2 ottobre 2014

9. Il gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi" per la celebrazione della Giornata della nonviolenza il 2 ottobre a Viterbo

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. UN APOLOGO ONIRICO, CON UN "ARGUMENTUM POPPERIANUM" IN CODA

 

Dalle nebbie quel signore mi venne incontro (coi suoi quaranta amici, e il suo gatto e la sua volpe) e mi disse: "Vogliamo darti tutto questo: oro, argento e mirra, e sesamo, e zecchini, e pietre e pani e pinnacoli e la facolta' di volare, e potere su terre, e il piacere e la morte. Vogliamo darti tutto questo, e tu accetta il nostro dono. Vogliamo darti tutto questo, e tu di' solo che ci adorerai. Vogliamo darti tutto questo, e per averlo a te basta dire un si', un piccolo si'".

Nella riforma costituzionale golpista del governo degli apprendisti stregoni non ci sono ne' oro ne' sesamo, ne' pani ne' gioie, ma solo abolizione dei diritti, cancellazione della sovranita' popolare, annichilimento della legge che si oppone alla violenza dei potenti, riduzione in servitu'.

A questa violenza il 4 dicembre noi votiamo No.

*

Ma anche ci fossero doni illimitati basterebbe che ci fosse un solo inammissibile male e tutti quei doni sarebbero nulla.

Per esprimere contrarieta' a un insieme di proposte unite in un unico "prendere o lasciare" e' sufficiente che anche una sola di quelle proposte sia del tutto inaccettabile. Cosi' come per smentire una teoria scientifica basta una sola prova contraria anche se ne ve sono cento a favore.

Lo chiameremo: argumentum popperianum. Ed e' gia' sufficiente per votare No il 4 dicembre alla riforma golpista del governo degli apprendisti stregoni che vogliono privarci della nostra sovranita', della nostra dignita', dei nostri diritti.

Il 4 dicembre noi votiamo No.

*

Difendiamo la Costituzione repubblicana, democratica, antifascista.

Il 4 dicembre noi votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

2. LUTTI. E' SCOMPARSA MARIA EDOARDA TRILLO'

 

E' deceduta Maria Edoarda Trillo'.

Di seguito un ricordo scritto da Stefano Toppi della comunita' di base di San Paolo di Roma.

*

Carissime e carissimi,

forse non a tutti e' arrivata la notizia della improvvisa scomparsa della nostra amica della comunita' Maria Edoarda Trillo'.

Era una pediatra, che aveva fatto in gioventu' tre anni di volontariato nel Nicaragua sandinista. Una decina di anni fa vi aveva accompagnato alcune ragazze e ragazzi delle cdb in un viaggio di conoscenza. Era molto stimata nelle associazioni professionali e in quelle per l'assistenza medica a immigrati e nomadi di Roma.

Una morte improvvisa ce l'ha portata via a soli 65 anni.

Nella nostra comunita' e' stata grande l'emozione e il dolore.

Voglio condividere con voi il testo della celebrazione con la quale la abbiamo salutata [nel sito www.cdbitalia.it].

Un carissimo saluto,

Stefano

CdB San Paolo (Roma)

 

3. INCONTRI. DA UN INCONTRO DI STUDIO DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE EMERGE LA NECESSITA' DI VOTARE NO AL REFERENDUM

 

Si e' svolto la sera di giovedi' primo dicembre 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un nuovo incontro di studio della riforma costituzionale e delle sue disastrose conseguenze.

Dall'incontro e' emersa una volta di piu' la necessita' di votare No al referendum del 4 dicembre, per difendere la Costituzione della Repubblica italiana da insensati e catastrofici stravolgimenti.

 

4. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2014 (PARTE QUARTA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2014.

 

5. FERMARE I MASSACRI. NO ALLA GUERRA

 

I nuovi bombardamenti americani in Siria ed in Iraq aggiungono massacri a massacri, stragi a stragi, orrore a orrore.

Tutti sappiamo che questi bombardamenti sono illegali e criminali, assassini e terroristi, e provocheranno altre stragi, altra barbarie.

Tutti sappiamo che i raid aerei uccidono sia miliziani che civili; e che dopo ogni raid i miliziani superstiti assassineranno per vendetta altri civili innocenti. In una spirale di violenza ed orrore, in una escalation di morte e distruzioni.

Tutti sentiamo che decapitare una persona innocente con un coltello e' un crimine mostruoso; e che smembrare il corpo di una persona innocente con una bomba lanciata da un aereo e' un crimine altrettanto mostruoso.

E tutti, tutti ricordiamo che i barbari assassini dell'Isis sono una creatura dei governanti americani e dei loro alleati.

*

Le guerre volute dai governanti americani oltre ad aver provocato massacri e distruzioni immani, hanno impedito soluzioni politiche negoziate alle crisi, hanno annientato le lotte nonviolente per soluzioni democratiche dei conflitti, e infine hanno destrutturato l'organizzazione statale e l'ordinamento giuridico dell'Iraq e della Siria cosicche' gran parte dei territori di quei due paesi sono ora sotto il controllo di poteri armati anomici; gran parte dei territori di quei due paesi sono ora nelle mani di milizie guerrigliere, di bande criminali, di regimi terroristici.

Le guerre hanno fatto prevalere la barbarie, in una eruzione di orrore che miete sempre piu' vittime ed in una progressione di crimini che estende sempre di piu' la guerra e le stragi, le vendette e il disprezzo, l'odio e la ferocia, e le dittature mafiose e schiaviste, le scellerate pulizie etniche, in una crescente disumanizzazione che minaccia la catastrofe dell'umanita' intera.

*

Solo la pace salva le vite.

La guerra sempre e solo consiste della distruzione di vite umane.

Il terrorismo non si sconfigge con la guerra: poiche' la guerra e' gia' terrorismo ed alimenta vieppiu' la barbarie.

Occorre il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti.

Occorre un urgente massiccio intervento di interposizione e di polizia internazionale dell'Onu.

Occorre recare ingenti soccorsi umanitari alle popolazioni.

Occorre garantire accoglienza ed assistenza a chi ha perso tutto ed e' in fuga dall'orrore.

Occorre stroncare tutte le complicita' economiche e finanziarie con gli assassini, con tutti gli assassini.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto di non essere ucciso.

Il primo dovere di ogni essere umano e' salvare le vite.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

6. DA UNA LETTERA AI PARTECIPANTI AL "TAVOLO PER LA PACE" DI VITERBO. ALCUNI MATERIALI DI RIFLESSIONE PER L'INIZIATIVA DEL 2 OTTOBRE 2014

 

Carissime e carissimi partecipanti al "Tavolo per la pace" di Viterbo,

(...) con questa lettera vi invio alcuni altri materiali che spero possano esservi utili sia per promuovere iniziative e sensibilizzazione, sia per approfondire la riflessione; ed in particolare:

a) quattro tracce di lettere che potreste utilizzare (ovviamente adattandole come meglio crederete) per inviarle - a titolo personale o come associazioni - rispettivamente ad istituti scolastici, enti locali (ovviamente non al Comune di Viterbo, che ha già aderito all'iniziativa), altre associazioni e mezzi d'informazione, affinché circoli l'informazione e vi siano altre iniziative di celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza;

b) alcune minime informazioni essenziali per un accostamento alla nonviolenza.

(...)

Elenco degli allegati a questa lettera:

1. Alcune informazioni essenziali sull'iniziativa del 2 ottobre 2014 a Viterbo

2. Bozza di lettera agli istituti scolastici

3. Bozza di lettera agli enti locali

4. Bozza di lettera alle associazioni democratiche

5. Bozza di lettera ai mezzi d'informazione

6. Una breve nota sulla nonviolenza

7. Dal femminismo molti doni

8. Venti letture per una cultura della pace

9. Cento letture per un accostamento alla pace

(...)

*

6. Una breve nota sulla nonviolenza

I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo più limpido e più intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perché nessuno può dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, è amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre più alte contraddizioni, verso altri più umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanità di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiché qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, è il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma è anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; è il non nuocere agli altri (né con atti né con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unità"; in quanto opposizione alla lacerazione di ciò che deve restare unito, l'ahimsa è dunque anche ricomposizione della comunità, riconciliazione.

Satyagraha è termine ancora più denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verità" può esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedeltà al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con ciò che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: è bella la definizione della nonviolenza che dà Martin Luther King, che è anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed è bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che è anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha è una parola composta: da un primo elemento, "satya", che è a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che dà saldezza, vicinanza; è la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", è la "forza di attrazione" (cioè l'amore); è ciò che unisce in contrapposizione a ciò che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verità", ed è traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiché satya è sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che è quindi anche sommo vero, che è anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati è vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessità straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perché nulla desidera capire.

II. Ma cosa è questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza è lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanità. La nonviolenza è lotta o non è nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme è quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba coniò il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza è quella specifica forma di lotta il cui fine è il riconoscimento di umanità di tutti gli esseri umani: è lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa è dunque eminentemente responsabilità: rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilità di ognuno per l'umanità intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilità è anche sempre nonmenzogna: amore della verità come amore per l'altra persona la cui dignità di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire è violare la dignità altrui in ciò che tutti abbiamo di più caro: la nostra capacità di capire).

Non è dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si dà sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiché la teoria nonviolenta è sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o è in cammino, vale a dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non è.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiché la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanità.

III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta dà alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e così ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne dà una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che definì le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verità", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza così come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza è cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza è quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilità" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi è lo stesso rapporto che c'è tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da sé), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creatività di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si può sempre negare il consenso e così, attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere più forte.

4. E' un insieme di progettualità (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio è il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessità straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiché spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, è certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziché di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanità di tutti gli esseri umani; come responsabilità verso tutte le creature.

La nonviolenza è in cammino. La nonviolenza è questo cammino. Il cammino vieppiù autocosciente dell'umanità sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si è incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed è il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettività autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre più minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civiltà umana.

*

7. Dal femminismo molti doni

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi è una sola umanità, composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da sé.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che è la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralità, e quindi la relazione, è la modalità di esistenza propria dell'umanità.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca già la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta è nel maschilismo e nel patriarcato.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune è generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune è opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanità, ad ogni devastazione della biosfera.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.

Il femminismo che è il massimo inveramento storico della nonviolenza.

Il femminismo che è la corrente calda della nonviolenza.

Il femminismo che è il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanità.

E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.

Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilità e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.

Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.

In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.

*

8. Venti letture per una cultura della pace

[La seguente proposta di un percorso di lettura originariamente apparsa sulla "Rivista del volontariato" n. 12, dicembre 2003]

Ovviamente non c'è la biblioteca ideale della pace e della nonviolenza, non ci sono né i dieci né i cento libri che occorre aver letto. Perché ogni persona può accostarsi all'impegno di pace e alla scelta della nonviolenza (ed è opinione di chi scrive queste righe che senza la scelta della nonviolenza l'impegno di pace resti inadeguato, subalterno ed ambiguo) a partire dal suo vissuto, dalle sue esperienze e riflessioni, dalle letture che incontra, dal colloquio corale di cui si trova ad esser parte.

E così vi è chi ha fatto la scelta della nonviolenza perché ha letto Tolstoj e chi l'ha fatta perché ha letto Dostoevskij; chi è passato attraverso Voltaire e Zola, e chi per Erasmo e Thomas More, chi leggendo Leopardi e Kafka, e chi i Vangeli e la Bhagavad Gita, o i tragici greci, o Shakespeare e Cervantes, o Kant, o Martin Buber, o Norberto Bobbio.

Qui di seguito si indicano alcune autrici ed alcuni autori, e talvolta dei singoli libri, che a chi scrive queste righe dicono cose toccanti ed ortative in tal senso. Ma certo tanti altri libri e persone citar si potrebbero.

1. Di Simone Weil tutto quello che ha scritto, ma particolarmente i Quaderni, in quattro volumi presso Adelphi (e la sua bella biografia scritta da Simone Petrement, sempre presso Adelphi).

2. Anche di Primo Levi va letto tutto (adesso vi è per fortuna un'edizione complessiva delle opere in due volumi presso Einaudi) ma prima di ogni altra cosa direi I sommersi e i salvati, l'ultima testimonianza di una Resistenza che ancora ci chiama alla lotta in difesa e a inveramento della dignità umana.

3. Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, edito da Einaudi, è la migliore silloge in un solo volume, a cura di Giuliano Pontara, che vi ha premesso un saggio introduttivo importante quanto e forse più della stessa antologia, poiché costituisce la migliore sintesi del pensiero gandhiano disponibile in Italia.

4. Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli (ma anche presso altri editori); un libro fondamentale, chi non lo ha letto ancora non sa qualcosa di decisivo.

5. Anche di Hannah Arendt si dovrebbe leggere tutto, ma almeno Le origini del totalitarismo (Comunità), La banalità del male (Feltrinelli), Vita activa (Bompiani), La vita della mente (Il Mulino); e la sua biografia scritta da Elisabeth Young-Bruehl (Bollati Boringhieri).

6. E tutto bisognerebbe leggere anche di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia; ma del primo almeno i due volumi degli Scritti (Einaudi), e della seconda, oltre i testi a quattro mani nella raccolta testè citata, anche almeno Salute/malattia (Einaudi) e Una voce (Il Saggiatore).

7. Tutto va letto di Vandana Shiva, ma almeno Terra madre (Utet).

8. Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi.

9. Di Danilo Dolci almeno alcuni libri che raccolgono - scelti dall'autore - vari interventi, come Esperienze e riflessioni (Laterza), e parte cospicua dell'opera poetica, come Creatura di creature (successive edizioni presso vari editori); e Dal trasmettere al comunicare (Sonda).

10. Rosa Luxemburg è figura imprescindibile; due buone antologie sono Scritti scelti (Einaudi), e Scritti politici (Editori Riuniti); per un'introduzione: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg (Mondadori).

11. Di Rigoberta Menchù va letto il notissimo libro-intervista a cura di Elisabeth Burgos, Mi chiamo Rigoberta Menchù (Giunti).

12. Anche di Assia Djebar tutto va letto, e per un primo incontro La donna senza sepoltura, Il Saggiatore.

13. Di Nelson Mandela va letta la bella autobiografia Lungo cammino verso la libertà (Feltrinelli).

14. Tutto di Gunther Anders, ma almeno L'uomo è antiquato (Il Saggiatore, Bollati Boringhieri), Noi figli di Eichmann (Giuntina), Essere o non essere (Einaudi), il carteggio con Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima (Einaudi, Linea d'ombra).

15. Hans Jonas, almeno Il principio responsabilità, Einaudi.

16. Anche di Ernesto Balducci occorrerebbe leggere tutto, ma almeno l'antologia curata insieme a Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia (Principato), che costituisce un'ottima introduzione al pensiero di pace dal Rinascimento al XX secolo.

17. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, tre volumi, Edizioni Gruppo Abele.

18. Di Lev Tolstoj almeno La confessione (SE), Il regno di Dio è in voi (Publiprint-Manca), La vera vita (Manca).

19. Di Aldo Capitini almeno gli Scritti sulla nonviolenza (Protagon), e gli Scritti filosofici e religiosi (Fondazione centro studi Aldo Capitini).

20. Infine segnaliamo tutti i lavori del Centro nuovo modello di sviluppo (di Vecchiano, Pisa) che è una delle eredità feconde dell'esperienza della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani; sono editi perlopiù dalla Emi.

*

9. Cento letture per un accostamento alla pace

[La seguente bibliografia è originariamente apparsa in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Oltre la guerra. Annuario geopolitico della pace 2005, Altreconomia - Terre di Mezzo, Milano 2005]

Premessa

Una bibliografia del genere è possibile solo come esercizio di ironia o testimonianza di disperazione. Ho privilegiato testi leggibili e facilmente reperibili, ho rinunciato a molti amori e molte ovvietà (altre sono restate, chiedo venia), ho diviso in cinque blocchi di venti libri, solitamente segnalando una sola opera per autore o autrice, con qualche inevitabile eccezione. Lacune, ingenuità ed astuzie di questa proposta credo siano così evidenti che non mette conto parlarne.

Vale forse la pena di aggiungere questo: che è opinione di chi scrive queste righe che non si dia ormai più possibilità di impegno per la pace se non si fa la scelta della nonviolenza.

1. Radici

- Aristofane, Lisistrata

- Epicuro

- Eraclito

- Eschilo, tutte le tragedie

- Euripide, tutte le tragedie

- Giobbe

- Giona

- Iliade

- Inni omerici

- Lisia, Contro Eratostene

- Lucrezio

- Odissea

- Platone, Apologia di Socrate; Critone

- Qohelet

- Saffo

- Sofocle, tutte le tragedie

- Stoici antichi, Tutti i frammenti

- Tao Te Ching

- Tucidide

- i Vangeli

2. Passato remoto

- Martin Buber, I racconti dei Chassidim

- Pedro Calderon de la Barca, La vita è sogno

- Miguel de Cervantes, Don Chisciotte

- Denis Diderot, Il nipote di Rameau

- Fedor Dostoevskij, tutti i romanzi; Ricordi della casa dei morti

- Ludwig Feuerbach, Principi della filosofia dell'avvenire; L'essenza del cristianesimo; L'essenza della religione

- Fonti francescane

- Eduardo Galeano, Memoria del fuoco

- Victor Hugo, I miserabili

- Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell'umanità

- Bartolomé de Las Casas, Brevissima relazione della distruzione delle Indie

- Lazarillo de Tormes

- Lope de Vega, Fuenteovejuna

- Lu Hsun, tutti i racconti

- Herman Melville, Moby Dick; Benito Cereno

- Molière, Tartufo

- Thomas More, Utopia

- Blaise Pascal, Lettere provinciali

- William Shakespeare, Riccardo III; Amleto; Otello; Re Lear; Macbeth

- Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr Hyde

3. Passato prossimo

- José Maria Arguedas, La volpe di sopra e la volpe di sotto

- Bertolt Brecht, L'eccezione e la regola; Poesie di Svendborg

- Albert Camus, La peste; L'uomo in rivolta

- Elias Canetti, Massa e potere

- Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell'anarchia

- Frantz Fanon, I dannati della terra

- Anne Frank, Diario

- Erving Goffman, Asylums

- Bianca Guidetti Serra, Compagne

- Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni

- Stanislaw Lem, Solaris

- Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea

- Primo Levi, Se questo è un uomo; I sommersi e i salvati

- George Orwell, Omaggio alla Catalogna; 1984

- Nuto Revelli, tutte le opere

- Jean-Paul Sartre, Le mani sporche

- Mary Shelley, Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno

- Ignazio Silone, Fontamara

- Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag

- Vercors, Il silenzio del mare

4. Presente anteriore

- Gunther Anders, L'uomo è antiquato; Essere o non essere; Noi figli di Eichmann

- Ernesto Balducci, L'uomo planetario; La terra del tramonto

- Franco Basaglia, Scritti

- Ernesto De Martino, La fine del mondo

- Erich Fromm, Anatomia della distruttività umana

- Umberto Galimberti, Psiche e techne

- Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza

- Luce Irigaray, Speculum

- Hans Jonas, Il principio responsabilità

- Franz Kafka, tutte le opere

- Krisztof Kieslowski, Krisztof Piesiewicz, Decalogo

- Emmanuel Levinas, Totalità e infinito

- Rosa Luxemburg, Scritti scelti; Scritti politici

- Nelson Mandela, Lungo cammino verso la libertà

- Edoarda Masi, Cento trame di capolavori della letteratura cinese

- Gianni Rodari, Grammatica della fantasia

- Umberto Santino, Storia del movimento antimafia

- Renate Siebert, Le donne, la mafia; La mafia, la morte e il ricordo

- George Steiner, Le Antigoni

- Tzvetan Todorov, La conquista dell'America; Di fronte all'estremo; Memoria del male, tentazione del bene

5. I compiti dell'ora

- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo; La banalità del male; Vita activa

- Simone de Beauvoir, Il secondo sesso; l'opera memorialistica

- Margarete Buber-Neumann, Prigioniera di Stalin e Hitler; Milena, l'amica di Kafka

- Cultura escrita y educacion. Conversaciones con Emilia Ferreiro

- Emily Dickinson, Poesie

- Assia Djebar, Donne d'Algeri nei loro appartamenti; Lontano da Medina; La donna senza sepoltura

- Germaine Greer, L'eunuco femmina; La donna intera

- Etty Hillesum, Diario; Lettere

- Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre; I reietti dell'altro pianeta

- Rigoberta Menchù (con Elisabeth Burgos), Mi chiamo Rigoberta Menchù

- Fatema Mernissi, Islam e democrazia

- Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia; Una voce

- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo

- Adrienne Rich, Nato di donna

- Marthe Robert, L'antico e il nuovo

- Vandana Shiva, tutte le opere

- Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte; (a cura di), Psicoanalisi al femminile; Volere un figlio

- Simone Weil, Quaderni

- Christa Wolf, Cassandra; Medea. Voci

- Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé; Le tre ghinee

 

7. CONTRO TUTTE LE STRAGI

 

Si e' svolto nel pomeriggio di giovedi' 25 settembre 2014 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione e denuncia "contro tutte le stragi, contro tutte le guerre, contro tutte le dittature".

Al termine dell'incontro e' stato promosso l'appello seguente.

*

Contro tutte le stragi, contro tutte le guerre, contro tutte le dittature.

Contro le stragi commesse dai terroristi decapitatori.

Contro le stragi commesse dai terroristi bombardieri.

Per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.

Per il ripristino della legalita' che salva le vite.

Per il rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

In Medio Oriente occorre un urgente massiccio intervento di interposizione e di polizia internazionale dell'Onu.

Occorre recare ingenti soccorsi umanitari alle popolazioni.

Occorre garantire accoglienza ed assistenza a chi ha perso tutto ed e' in fuga dall'orrore.

Occorre stroncare tutte le complicita' economiche e finanziarie con gli assassini, con tutti gli assassini.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto a non essere ucciso.

Il primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto e' salvare le vite.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

8. DA UNA LETTERA AI PARTECIPANTI AL "TAVOLO PER LA PACE" DI VITERBO. ALTRI MATERIALI DI DOCUMENTAZIONE PER IL 2 OTTOBRE 2014

 

Carissime e carissimi,

il 2 ottobre si avvicina mentre guerra, razzismo e maschilismo provocano quotidiane stragi.

Adoperiamoci affinché il 2 ottobre sia occasione di coscientizzazione e di impegno contro tutte le guerre, tutte le uccisioni, tutte le persecuzioni, tutte le violenze.

Ed adoperiamoci altresì per preparare adeguatamente la partecipazione alla marcia della pace Perugia-Assisi del 19 ottobre.

Facendo seguito alla lettera di ieri, invio alcuni altri materiali di documentazione forse utili per l'approfondimento della riflessione.

(...)

Ricordo ancora che il prossimo incontro del "Tavolo per la Pace" di Viterbo si terrà mercoledì primo ottobre, con inizio alle ore 17,15, sempre presso il Palazzetto della Creatività in via Carlo Cattaneo 9 (sito nell'area del complesso scolastico degli istituti comprensivi Canevari e Vanni). Sarà anche l'occasione per le ultime verifiche per l'iniziativa pubblica del giorno dopo.

Per ogni comunicazione il punto di riferimento è come sempre Pigi Moncelsi: tel. 0761348590, cell. 3384613540, e-mail: pmoncelsi at comune.viterbo.it

I materiali allegati in calce sono i seguenti:

1. Notizia sull'iniziativa del 2 ottobre 2014 a Viterbo

2. Bozza di lettera agli istituti scolastici

3. Bozza di lettera agli enti locali

4. Bozza di lettera alle associazioni democratiche

5. Bozza di lettera ai mezzi d'informazione

6. La Carta programmatica del Movimento Nonviolento

7. La nonviolenza in sette semplici lezioni

8. Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza

9. Dieci criteri utilizzabili per l'attribuzione di un riconoscimento per l'impegno per la pace e i diritti umani

10. Non solo l'8 marzo è l'8 marzo

11. Sommessa un'opinione. Ed un ringraziamento

12. Il mare colore del sangue

(...)

*

7. La nonviolenza in sette semplici lezioni

1. La nonviolenza come favola e come battaglia

Chi nulla sa di cosa la nonviolenza sia la scambia per una forma di pazienza, o peggio: di rassegnazione.

Sapesse invece quanto dolore e quanta furia ribolle in essa, ed essa li doma perché vuol essere più forte di ogni altra forza.

Poiché la nonviolenza questo è: lotta. La lotta interiore contro il male che è in te, la lotta politica contro l'ingiustizia sociale.

2. La nonviolenza come rivolta e come specchio

Non si arriva alla nonviolenza in naturalezza e letizia. Vi si arriva passando per lo strazio e per la rivolta.

Poiché essa eminentemente è scandalo e rivolta. E scandaglio nel profondo degli abissi. E nozione del male e della morte. E la scelta di sapere e di combattere.

E nella rivolta preservare la responsabilità dell'io, scoprire la solidarietà del noi, avere per il mondo quell'atto di rivolgimento amoroso che nel tu include tutti, che in tutti vede un tu, che sa la reciprocità per cui ognuno è anche un tu per l'altro io. "Il prossimo tuo come te stesso": è la massima da non dimenticare.

3. La nonviolenza come intreccio e come sentiero

Non è autosufficiente la nonviolenza.

Non è una teoria ma l'incrocio di molte tradizioni.

Non è una pratica, ma una pluralità di esse.

Non esiste di per sé, è solo un orientamento.

Non è una cosa, sei tu che cammini con altre persone e che pensi: ecco, l'umanità è cammino.

E in questo cammino allevia l'altrui dolore, contrasta il male, condividi il pane, mantieni la meraviglia, sappi vedere il cielo stellato e le buche per terra, educati ed educa ad aver rispetto. Di essere vivo sii degno e di tutto ciò che incontri celebra la dignità.

Da ogni persona - e da te stesso per primo - chiedi secondo le sue possibilità; ad ogni persona - e a te stesso al pari degli altri - dona secondo i suoi bisogni.

4. Ex pluribus

Tante persone alla nonviolenza si accostano, tante immagini diverse di essa tu vedi.

La nonviolenza è nemica dell'omologazione.

La nonviolenza è nemica dell'ottundimento.

La nonviolenza è nemica delle tetragone certezze e degli indefettibili comandi.

La nonviolenza non è mai ovvia, non è mai facile.

Ogni persona deve inventarla per sé.

La nonviolenza non è la salvezza: è la via della lotta per la salvezza comune.

La nonviolenza non è mai quel che se ne dice, ma sempre in nuove forme rinasce.

5. La trama e l'ordito

La nonviolenza è attenersi a criteri, che sempre vanno contestualizzati.

E questi criteri possono essere detti in molti modi. Ad esempio così. Alla violenza, all'ingiustizia, alla menzogna, tu opponiti sempre. Abbi a cuore di salvare le vite. Non compiere il male è già l'azione giusta.

O ad esempio così. Coerenza tra i mezzi e i fini. La medesima cura per le ragioni e per gli esiti. Sapere che ogni gesto è sempre anche un esempio.

Preferire per se stessi subire il male anziché compierlo. A chiunque subisce ingiustizia recare soccorso.

O ad esempio così. Cercare la verità. Cercarla nella pietà. Ove verità non vi sia, recarla.

La nonviolenza è attenzione al contesto, e in quel contesto recare una luce, una parola vera. Analisi concreta della situazione concreta.

Misericordia che comprende e che lotta.

6. I compiti dell'ora

Ove è oppressione, e tu combatti.

Ove è rassegnazione, e tu suscita la lotta.

Ove è narcosi, e tu risveglia.

Ove è viltà, e tu scuoti.

Ove è la rotta, e tu forma il caposaldo.

Ove sono rovine, e tu riedifica.

Ove è devastazione, e tu ripristina possibilità di vita.

E' una frusta morale la nonviolenza, è la voce tormentosa e insopprimibile della coscienza della propria e dell'altrui dignità.

7. Timore e tremore

Tutte le scelte sono tragiche.

Tutti i saperi sono imperfetti.

Ogni esistenza è degna.

Ogni esperienza dolorosa.

Nulla è fatale.

Generosa e tremenda è la vita. Tremenda e generosa.

Alla voce che ti chiama rispondi.

*

8. Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza

I. Il termine "nonviolenza", distinto dalla locuzione "non violenza"

La parola "nonviolenza" è stata coniata dal filosofo ed educatore italiano Aldo Capitini (1899-1968) e traduce i due termini creati da Mohandas Gandhi (1869-1948) per definire la sua proposta teorico-pratica: "ahimsa" e "satyagraha".

La parola "nonviolenza" designa un concetto del tutto distinto dalla semplice locuzione "non violenza" o "non-violenza"; la locuzione "non violenza" infatti indica la mera astensione dalla violenza (ed in quanto tale può comprendere anche la passività, la fuga, la rassegnazione, la viltà, l'indifferenza, la complicità, l'omissione di soccorso); il concetto di "nonviolenza" afferma invece l'opposizione alla violenza come impegno attivo e affermazione di responsabilità.

Infatti i due termini usati da Gandhi, che il termine capitiniano di "nonviolenza" unifica e traduce, hanno un campo semantico ampio ma molto forte e ben caratterizzato: "ahimsa" significa "contrario della violenza", "negazione assoluta della violenza", quindi "opposizione alla violenza fino alla radice di essa"; "satyagraha" significa "adesione al vero, contatto con il bene, forza della verità, vicinanza all'essere, coesione essenziale".

II. La nonviolenza non è un'ideologia

"Nonviolenza" quindi è un concetto che indica la scelta e l'impegno di un intervento attivo contro la violenza, la sopraffazione, l'ingiustizia (non solo quella dispiegata e flagrante, ma anche quella cristallizzata e camuffata, quella acuta e quella cronica, quella immediata e quella strutturale).

La nonviolenza non è un'ideologia né una fede: ci si può accostare alla nonviolenza a partire da diverse ideologie e da diverse fedi religiose e naturalmente mantenendo quei convincimenti. Ad esempio nel corso dello scorso secolo vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a fedi diverse: induista, cristiana, buddhista, islamica, ebraica, altre ancora, o anche non aderendo ad alcuna fede. Ugualmente vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a ideologie diverse: liberali, socialiste (nelle varie articolazioni di questo concetto teorico e movimento storico), patriottiche, internazionaliste, democratiche in senso lato.

III. La nonviolenza è una teoria-prassi sperimentale e aperta

La nonviolenza infatti è una teoria-prassi, ovvero un insieme di riflessioni ed esperienze, creativa, sperimentale, aperta. Non dogmatica, non autoritaria, ma che invita alla responsabilità personale nel riflettere e nell'agire.

IV. La nonviolenza è un concetto pluridimensionale

Molti equivoci intorno alla nonviolenza nascono dal fatto che essa è un concetto a molte dimensioni, cosicché talvolta chi si appropria di una sola di queste dimensioni qualifica la sua collocazione e il suo agire come "nonviolenti", in realtà commettendo un errore e una mistificazione, poiché si dà nonviolenza solo nella compresenza delle varie sue dimensioni (ovviamente, è comunque positivo che soggetti diversi conoscano e accolgano anche soltanto alcuni aspetti della nonviolenza, ma questo non li autorizza a dichiarare di praticare la nonviolenza).

Proviamo a indicare alcune delle dimensioni fondamentali della nonviolenza:

- la nonviolenza è un insieme di ragionamenti e valori morali;

- la nonviolenza è un insieme di tecniche comunicative, relazionali, deliberative, organizzative e di azione;

- la nonviolenza è un insieme di strategie di intervento sociale e di gestione dei conflitti;

- la nonviolenza è un progetto sociale di convivenza affermatrice della dignità di tutti gli esseri umani;

- la nonviolenza è un insieme di analisi e proposte logiche, psicologiche, sociologiche, economiche, politiche ed antropologiche.

Come si vede, lo studio della nonviolenza implica la coscienza della pluridimensionalità di essa, delle sue articolazioni, delle sue implicazioni.

Ed anche del fatto che essa implica saldezza sui principi ed insieme un atteggiamento ricettivo, critico, sperimentale, aperto; che non ha soluzioni preconfezionate ma richiede ogni volta nella situazione concreta un riflettere e un agire contestuale, critico e creativo.

*

9. Dieci criteri utilizzabili per l'attribuzione di un riconoscimento per l'impegno per la pace e i diritti umani

1. Pace è opposizione alla guerra e alle violenze, alle uccisioni e alle persecuzioni, alle devastazioni ed alle deprivazioni, alla riduzione in schiavitù e all'abbandono nella solitudine, nella miseria e nella disperazione.

2. Pace è responsabilità per l'altro: riconoscimento, rispetto e difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani; in primo luogo dei più fragili, dei più sofferenti, dei più bisognosi.

3. Pace è condivisione dei beni e dei diritti, impegno per il bene comune; e quindi opposizione ad ogni potere che sottrae ad altri quel che occorre per vivere una vita degna, sobria, solidale; pace è convivenza e dono.

4. Pace è difesa della biosfera, casa comune dell'umanità e mondo vivente di cui l'umanità stessa è parte; e quindi è custodia dell'ecosistema nel rispetto della pluralità e della diversità delle vite, del diritto all'esistenza non solo degli esseri umani ma anche degli altri esseri viventi; è prendersi cura del mondo.

5. Pace è opposizione alla menzogna, che nega la dignità umana in ciò che le è più peculiare: la capacità di comprendere; è quindi anche empatia, capacità di comprensione non solo concettuale ma anche affettiva, riconoscimento e rispetto dell'altro, atteggiamento costantemente dialogico.

6. Pace è lotta contro l'ingiustizia, poiché l'ingiustizia nega l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani; pace è riconoscimento ad un tempo dell'eguaglianza di diritti e della peculiare diversità di ogni persona, e pertanto essa afferma ad un tempo la giustizia e la libertà connesse in un sinolo indissolubile; è la compassione che mai nega ascolto ed aiuto.

7. Pace è anche educare alla pace: si educa comunicando sapere e saggezza; nutrendo la consapevolezza, l'autonomia e la responsabilità; dando l'esempio; compiendo l'azione buona.

8. Pace è comunicazione e cooperazione, ascolto reciproco ed agire comune riconoscendo e valorizzando il contributo di ciascuno: da ciascuno ricevendo secondo le sue capacità, a ciascuno donando secondo i suoi bisogni.

9. Pace è innanzitutto e fondamentalmente opposizione alla dominazione maschilista, che è la radice di tutte le altre violenze.

10. Per tutto quanto precede pace è dunque innocenza che agisce, ricerca e adesione alla verità, operare per salvare le vite, costruzione del bene comune, etica e politica della solidarietà che ogni essere umano riconosce, raggiunge, sostiene. Racchiudendo tutti questi significati in un solo concetto, in una parola sola, in un unico impegno, diremo dunque che - nella sua concretezza, nella sua irradiazione, nella sua dinamica, nella sua pienezza - pace è nonviolenza.

*

10. Non solo l'8 marzo è l'8 marzo

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il femminicidio e la violenza sessuale.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il maschilismo e il patriarcato.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare in difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro tutte le violenze e tutte le complicità con la violenza e tutte le ideologie della violenza.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

Vi è questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne è la prima radice di ogni altra violenza.

Vi è questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne è il primo nemico dell'umanità.

Vi è questa ineludibile evidenza: ne discende il tuo primo dovere.

La lotta delle donne per la liberazione dell'umanità è la corrente calda della nonviolenza in cammino. Questo significa l'8 marzo.

Sostenere la lotta delle donne per la liberazione dell'umanità è il primo dovere di ogni persona decente. Questo significa l'8 marzo.

Ogni volta che fai la cosa giusta per contrastare la violenza maschilista, quel giorno è l'8 marzo.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

*

11. Sommessa un'opinione. Ed un ringraziamento

Se la viva commozione non m'inganna, mi sembra che l'iniziativa One Billion Rising del 14 febbraio 2013 contro la violenza sulle donne sia stata - per estensione planetaria, ma anche per chiarezza di contenuti, adeguatezza delle forme, capacità di favorire la partecipazione più ampia e più consapevole, mobilitando teste e cuori, pensieri e passioni, menti e corpi - la più grande manifestazione nonviolenta globale nel corso dell'intera storia umana.

Ancora una volta il movimento delle donne, la sapienza delle donne, il coraggio delle donne, la lotta delle donne si conferma essere la corrente calda della nonviolenza, si conferma essere l'esperienza storica decisiva nel cammino di liberazione dell'umanità.

Ed ancora una volta si conferma questa cruciale verità: che solo se si riuscirà a contrastare, sconfiggere, abolire la violenza maschile, e l'ideologia e le strutture e le prassi della violenza maschilista e patriarcale, solo allora si riuscirà a difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani, a realizzare pace e giustizia, civile convivenza responsabile e solidale tra tutti gli esseri umani e tra gli esseri umani e l'intero mondo vivente.

La nonviolenza è in cammino con volto e con voce di donna, con passo lieve di danza, in profonda schiudente armonia, in una trama relazionale che unisce in piena coerenza mezzi e fini, che avvicina persona a persona e l'umanità intera raggiunge, riconosce, libera.

E che in questa luminosa giornata anche non pochi uomini mettendosi alla scuola e all'ascolto delle donne abbiano saputo cogliere l'occasione per esprimere la volontà di rompere ogni omertà e complicità col femminicidio, col maschilismo, col patriarcato, per esprimere la scelta di opporsi alla violenza maschile, ebbene, anche questo è un dono e un frutto dell'iniziativa delle donne, del pensiero e del movimento delle donne, di cui anche il vecchio che scrive queste righe ad esse è grato con tutto il cuore.

E che dopo il 14 febbraio ogni giorno continui e si estenda ed ovunque si inveri quel che il 14 febbraio è accaduto: il manifestarsi dell'impegno dell'umanità affinché cessi la violenza maschile sulle donne.

*

12. Il mare colore del sangue

La nuova strage di migranti nel Mediterraneo.

Non è una fatalità.

E' possibile farle cessare immediatamente.

E' sufficiente che l'Italia riconosca il diritto di ogni essere umano ad entrare nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Di colpo nessuno più si rivolgerebbe alle mafie dei trafficanti, potendo servirsi dei mezzi di trasporto normali in modo legale e sicuro.

Di colpo nessuno più rischierebbe la vita in traversate in condizioni disumane, potendo servirsi dei mezzi di trasporto normali in modo legale e sicuro.

Lo stato italiano ha il potere di salvare innumerevoli vite: lo faccia.

Lo stato italiano ha il potere di annichilire le mafie dei trafficanti: lo faccia.

Lo stato italiano ha il potere di far prevalere la legalità: lo faccia.

Lo stato italiano ha il potere di agire in modo umano, giusto, degno: lo faccia.

Lo stato italiano faccia cessare immediatamente le stragi nel Mediterraneo consentendo a tutti gli esseri umani di entrare in Italia in modo legale e sicuro.

Siano immediatamente abrogate le infami misure razziste che tante morti e tante sofferenze hanno già provocato.

Vi è una sola umanità.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite è il primo dovere.

 

9. IL GRUPPO DI LAVORO SU "LA NONVIOLENZA IN ITALIA OGGI" PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA DELLA NONVIOLENZA IL 2 OTTOBRE A VITERBO

 

Il gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi" esprime apprezzamento, adesione e sostegno alla celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza che si svolgera' giovedi' 2 ottobre a Viterbo nella Sala Regia di Palazzo dei Priori.

Ed altrettanto apprezzamento esprime per il riconoscimento che in questa occasione la citta', attraverso il sindaco, attribuira' a quattro persone che si sono distinte per il loro impegno per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: Umbertina Amadio, don Dante Bernini, Osvaldo Ercoli, Anna Maghi; persone alle quali anche noi esprimiamo la nostra gratitudine per la loro testimonianza.

Celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza significa impegnarsi per la pace, contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e il femminicidio.

Celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza significa adoperarsi per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.

Celebrare la Giornata internazionale della nonviolenza significa lottare per salvare le vite di tutti gli esseri umani.

Occorre che lo stato italiano cessi di partecipare alle guerre e si impegni per la pace, il disarmo, il soccorso umanitario, l'accoglienza e l'assistenza a tutte le vittime di violenza; occorre che lo stato italiano rispetti finalmente pienamente l'articolo 11 della Costituzione.

Occorre che lo stato italiano abolisca tutte le scellerate misure razziste che stanno provocando le stragi nel Mediterraneo ed infinite sofferenze a tante persone innocenti; occorre che lo stato italiano rispetti finalmente pienamente gli articoli 2 e 10 della Costituzione.

Occorre che lo stato italiano applichi subito e pienamente tutte le misure stabilite dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne; occorre che lo stato italiano sostenga immediatamente e fortemente i centri antiviolenza e le case delle donne che stanno lottando contro la violenza maschilista e che danno aiuto immediato e concreto alle vittime.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, dichiarato dall'Onu Giornata internazionale della nonviolenza, sia occasione di riflessione e di impegno per ogni persona di volonta' buona, per ogni associazione democratica, per ogni istituzione intesa al bene comune.

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Mike Featherstone (a cura di), Cultura globale, Seam, Roma 1996, pp. 244.

- Franceso Susi (a cura di), Come si e' stretto il mondo, Armando, Roma 1999, pp. 352.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2550 del 2 dicembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com