[Nonviolenza] Telegrammi. 2531
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- Date: Sat, 12 Nov 2016 19:26:37 +0100 (CET)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2531 del 13 novembre 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. L'associazione "Respirare" aderisce all'iniziativa "Non una di meno"
2. Robert Vaughn
3. Alcuni testi del mese di agosto 2016 (parte nona)
4. Festa di matrimonio
5. Non uccidere
6. Marforio Pasquini: Posso dirlo?
7. "Un appello nonviolento per il No alla riforma costituzionale". Un incontro a Viterbo
8. Malvolio Straccani: Messicani
9. Malvolio Straccani: Zinneccoca de satana
10. E bbasta mo' co' 'ste perseguzzioni
11. Opporsi alle uccisioni
12. Malvolio Straccani: Coltellate. Un racconto dell'orrore
13. Terremoto
14. Soccorrere i superstiti, salvare le vite
15. Non passi giorno
16. Soccorrere i superstiti
17. Sempre piu' morti
18. "Il fascismo nell'analisi di Umberto Eco". Un incontro di studio e di riflessione a Viterbo
19. "La Ginestra di Leopardi". Un incontro di studio e di testimonianza a Viterbo
20. Quando il padrone chiama all'unita'
21. Nella giornata di lutto nazionale
22. Soccorsi
23. La terra che trema
24. Tutte le vittime
25. "Un giudizio di Aldo Capitini sul fascismo". Un incontro di riflessione a Viterbo
26. Segnalazioni librarie
27. La "Carta" del Movimento Nonviolento
28. Per saperne di piu'
1. INIZIATIVE. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" ADERISCE ALL'INIZIATIVA "NON UNA DI MENO"
L'associazione "Respirare" aderisce alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne che si svolgera' a Roma sabato 26 novembre, promossa da varie associazioni di donne per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne.
Il maschilismo e' la prima radice e il primo modello di ogni violenza, di ogni rapporto di dominazione e sfruttamento, di ogni denegazione dell'altrui verita' e dignita'.
Solo contrastando e sconfiggendo il sistema di potere, l'ideologia e le pratiche del maschilismo e' possibile la liberazione dell'umanita' da ogni oppressione, e' possibile la difesa della biosfera casa comune dell'umanita', e' possibile realizzare una societa' finalmente libera e solidale, responsabile ed accudente, della convivenza e della condivisione, finalmente umana e non piu' ferina.
La lotta per l'eliminazione della violenza sulle donne e' il primo dovere di ogni persona impegnata per la pace, i diritti umani di tutti gli esseri umani, la difesa della natura.
La lotta per l'eliminazione della violenza sulle donne e' il primo indispensabile passo per opporsi concretamente e coerentemente alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, alla devastazione del mondo vivente e ad ogni regime e rapporto sociale dittatoriale e schiavista.
La lotta per l'eliminazione della violenza sulle donne e' la chiave di volta per realizzare una politica della nonviolenza, la politica necessaria e urgente per contrastare la barbarie che sta mettendo in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' e della biosfera.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.
*
Per ulteriori informazioni sull'iniziativa "Non una di meno": https://nonunadimeno.wordpress.com
2. LUTTI ROBERT VAUGHN
E' deceduto Robert Vaughn, che recito' in innumerevoli serie televisive, fu uno dei Magnifici sette, e si impegno' contro la guerra del Vietnam.
3. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI AGOSTO 2016 (PARTE NONA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di agosto 2016.
4. FESTA DI MATRIMONIO
Cosa puo' indurre un ragazzino
ad andare a una festa di matrimonio
carico di esplosivo e tra la gioia e i canti
trascinare se stesso e tanti altri
nelle fauci dell'orco, nel nulla?
Chi lo costringe o lo persuade a farlo?
Quale ricatto, quale ideologia
lungamente, lungamente inoculatagli
goccia a goccia, mollica per mollica,
gli ha mangiato il cervello ed il cuore?
E cosa puo' convincere un giovinotto
a indossare la divisa e gli ammennicoli
tecnologici di gomma e d'acciaio
e salire sulla macchina che vola
e da li' defecare le uova
della morte sulle citta' distrutte
e squartare e abbrustolire poveri
cristi che per lui sono formiche?
E quale malefico ipnotizzatore
ci addormenta volonta' e coscienza
e ci fa restare tranquilli, sedati,
mentre i macellai del mondo fanno a brani
il mondo di cui siamo parte?
Vedo solo governi assassini.
Vedo solo insensati uccisori
e insensati complici che credono
di esser spettatori di qualcosa
e non sanno che e' la loro morte.
Se non t'impegni tu a fermare la strage,
e chi fermarla vorra'?
Se non ti opponi tu a tutte le uccisioni,
e chi si vorra' opporre?
Se neanche tu ti adoperi a salvare
la vita altrui, la tua stessa vita,
e chi altri lo fara'?
Sii tu quello che fa la cosa giusta.
Sii quello che soccorre, accoglie, assiste.
Quello che salva le vite, sii tu.
E se non ora, quando?
Fermare la strage.
Salvare le vite.
Abolire la guerra.
Abolire gli eserciti.
Abolire le armi.
Una sola umanita'.
5. NON UCCIDERE
E' tutto qui: tu non uccidere, tu salva le vite.
6. MARFORIO PASQUINI: POSSO DIRLO?
Posso dirlo?
Non mi piace che i maschi decidano come si devono vestire le donne.
Fermo il dovere per tutte e tutti di tenere il volto scoperto onde essere riconoscibili, chiunque si vesta come preferisce.
Trovo odioso che si obblighi una persona a coprirsi integralmente contro la sua volonta', e trovo ancor piu' odioso che la si obblighi a denudarsi. Da sempre costringere una persona alla nudita' e' una delle piu' sadiche forme della violenza, della sopraffazione, del dominio.
Sotto molti altri profili ovviamente puo' essere letta la questione dell'abbigliamento femminile al mare, ma questo dell'oppressione maschilista mi sembra ancora una volta il punto decisivo.
Se una persona non e' libera neppure di vestirsi come le pare, di quale rispetto dei diritti umani andiamo cianciando?
7. "UN APPELLO NONVIOLENTO PER IL NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE". UN INCONTRO A VITERBO
Si e' svolto la mattina di lunedi' 22 agosto 2016 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", un incontro di presentazione di un "appello nonviolento per il No alla riforma costituzionale".
L'appello e' stato presentato dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini.
Alle persone partecipanti sono stati messi a disposizione alcuni documenti redatti da illustri giuristi e magistrati che argomentano in punto di diritto le ragioni dell'opposizione alla scriteriata e scellerata riforma promossa dal governo, e quindi la necessita' di votare No al referendum che si terra' tra pochi mesi, ultima possibilita' di impedire che il governo degli apprendisti stregoni faccia strame della Costituzione, della democrazia e dello stato di diritto.
Di seguito il testo dell'appello.
*
"Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe"
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
Senza odio, senza violenza, senza paura.
Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.
Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.
Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.
Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.
Senza odio, senza violenza, senza paura.
8. MALVOLIO STRACCANI: MESSICANI
Una cosa ho capito dei messicani. Che non credono alla realta' delle persone, e' per questo che le ammazzano senza pensarci. Ci ho fatto caso da giovane, quando andavo al cinema e li vedevo tutti i film di Ringo, Giango e Sartana. C'erano sempre 'sti messicani che quando incontravano qualcuno dicevano "ombre" e gli sparavano. Ma, dico io, se pensavano che erano ombre perche' gli sparavano? Mica le puoi ammazzare le ombre. Allora ho capito: dicevano ombre per dire che per loro i cristiani sono ombre e ammazzarli non gli fa ne' caldo ne' freddo. Oppure volevano dire che uno gli faceva ombra e gli dava fastidio - come diceva quello della botte a coso, a Alessandro Magno - e allora lo ammazzavano per quello. Io ci ragiono sulle cose che vedo, ho visto una marea di film, pure quelli di Franco e Ciccio. Per esempio: quelli di antichi romani, che mi piacciono perche' pure loro vanno a cavallo e fanno le battaglie pero' con la spada. Ecco, mi sono chiesto un sacco di volte perche' si mettevano quei cappelli, avete capito quali, che sembra che cianno in testa il sotto di una scopa. Secondo me non e' una bella cosa, fa ridere, e invece lo sanno tutti che gli antichi romani non facevano ridere, erano seri come statue, e infatti hanno spianato le montagne di marmo di Carrara per farsi le statue, che a Roma a quei tempi ci dovevano essere piu' statue che cristiani. Allora perche' si vestivano cosi', con quei cappelli? E pure i vestiti: ma a quei tempi non faceva freddo mai? E Maciste, per esempio, sempre coi calzoni corti e a torso nudo, non mi sembra normale. Capirei se stava al mare, ma per strada a Roma, andiamo, non e' possibile. E poi: i leoni per farci le lotte nel colosseo, e dove li trovavano che non ce n'e' uno in tutta Italia? Che venivano a nuoto dalla giungla? Ce li portava Sandokan? No, certe cose di quei film non andavano bene. Anche perche' se fai un film di storia la devi conoscere la storia, non te la devi inventare tu: che fai, un film d'antichi romani con le astronavi marziane? Non e' una cosa giusta perche' confondi le persone, che magari vanno al cinema per imparare qualche cosa. Io per esempio ci ho imparato che volevo andare a cavallo per conto mio, con la mia colt e il mio vinceste. Ma dove li trovi qui in Italia la colt e il vinceste? Quando ero ragazzetto l'ho chiesto a quello che ciaveva l'armeria qui al paese, e m'ha detto che erano armi americane che in Italia non si facevano e che adesso c'era il mitra, la beretta... Lo sapevo pur'io, ma non puoi andare a vivere a cavallo da solo col mitra, che spari ai serpenti a sonagli col mitra? Se trovi un messicano che ti dice ombre a te tu gli spari col mitra? Il mitra va bene per i film di guerra mondiale, ma a me i film di guerra mondiale m'annoiano, non si capisce mai niente, tutti vestiti uguali, e poi, mi chiedo, per esempio: ma come fanno i tedeschi e gli americani a parlare tutti italiano? Gli americani lo capisco, chi l'ha scoperta l'America? Noi. Ma i tedeschi dovrebbero parlare tedesco. Come gli indiani, che parlano indiano. Qualche parola d'indiano l'ho imparata pur'io: Augghe. Il grande spirito. Squo', che vuol dire donna giovane e carina. Pero' secondo me si sbagliano: non dovrebbero dire squo', dovrebbero dire squa', squo' e' da uomo, finisce con la o. Ma gli indiani sono strani, apposta hanno perso tutte le guerre. Io veramente al principio stavo con loro, ma dopo il centesimo film che perdono sempre uno si stufa di stare con loro. E poi io sono pur'io un viso pallido giacca blu. La giacca blu non ce l'ho ma e' come dicono gli indiani per dire come gli sembriamo noi. Infatti a loro gli dobbiamo sembrare tutti blu col viso pallido, e secondo me ci vedono male, perche' intanto non e' vero che siamo tutti pallidi sulla faccia, qualcuno si' ma quelli ammalati. E poi non siamo per niente blu. Pero' e' pure vero che noi diciamo pellerossa agli indiani, e che cianno la pelle rossa? Essu', questa e' una fesseria. A me mi sembrano abbronzati e basta, e le donne poi neppure, le donne indiane le riconosci dalle trecce, ma se una donna visopallido si fa le trecce allora diventa una pellerossa? E la dobbiamo chiamare squo' invece di chiamarla Maria, o Antonietta? Io dico che al cinema si imparano una caterva di cose pero' non e' che siano tutte giuste, tutte vere, bisogna averci un po' di cervello. Per esempio: Gionvei, io me ne sono accorto che in certi film fa il cobboi e in certi fa il soldato moderno. E non e' possibile. E' antistorico. Quello che fa il soldato moderno come minimo deve essere il nipote. Oppure gli americani cianno la macchina del tempo e a noi non ci dicono niente, perche' noi abbiamo perso la guerra e allora loro fanno come gli pare e a noi non ci dicono niente per tenerci in soggezione. Perche' se ciavessimo il progetto pure noi in quattro e quattr'otto le faremmo piu' di loro e meglio di loro le macchine del tempo. Chi ce l'ha la Ferrari? e la Lamborghini? E chi le fabbrica quasi tutte le macchine del mondo? la Fiat. Basta che t'affacci alla finestra e guardi le macchine che passano, ogni dieci nove sono della Fiat, che pure se il nome pare straniero invece e' italiana, di Torino, e Torino che e'? E' la citta' che era stata capitale d'Italia al tempo dei sette re di Roma. Che pure questo e' buffo, no? Se i re erano re di Roma perche' la capitale era a Torino? e poi a Torino che c'e'? Niente. Solo la Fiat e la Juventus, che e' sempre della Fiat. E poi perche' i sette re di Roma erano sette? Il re, lo dice la parola stessa, dovrebbe essere uno, con una parola corta cosi'. Al massimo due con la regina, e infatti se fanno un figlio lo chiamano principe, e per diventare re deve aspettare che il padre muore oppure lo deve fa' ammazza' da qualcuno. Ho visto pure il film d'Amleto, ma era mezzo matto e infatti il film era un casino che non ci si capiva niente. Allora i sette re di Roma erano troppi per essere re e troppo pochi per giocare a pallone (e' una battuta, eh) e poi a Roma comandavano gli imperatori, e soprattutto Cicerone e Giulio Cesare. Ho visto pure il film di Spartaco. Quello era un film bello. Alla fine a Spartaco lo ammazzano come a Ggesucristo nostro signore. E mica solo a Spartaco, a tutti quelli che erano amici suoi. Quello era un bel film anche se il finale era sbagliato, perche' doveva vincere Spartaco, no? Nel Vangelo invece ci puo' stare perche' lo sai che poi Ggesucristo nostro signore risorge e vince lui. E infatti noi che siamo? Siamo cattolici apostolici romani, mica chiacchiere. Anche se non abitiamo proprio a Roma. Io, se non ciavevo il negozio che m'ha lasciato il mio povero padre volevo fare il gladiatore. Invece ciavevo il negozio e allora ho studiato. E ho studiato a 'ddi davero. Infatti ho preso 'sto pezzo di carta, ho fatto pure il professore al liceo e adesso sto in parlamento. Certo m'ha aiutato pure che zio era stato il podesta' e poi aveva imbucato mezzo paese alle poste, e mio cugino e' sindaco e pensare che da giovane era stupido come una crastica e ha preso il diploma a forza di prosciutti e boccioni d'olio. Io sto nella commissione edilizia. E naturalmente curo gli interessi della famiglia, siamo una famiglia estesa, ma anche una famiglia unita. La famiglia, fondamento naturale della societa', come dice la dottrina sociale della Chiesa. A me la dottrina sociale della Chiesa mi piace: Dio, patria e famiglia, lo faccio mettere sempre sui santini miei quando si vota. Ma non basta mica essere di buona famiglia, ci vogliono anche le qualita' personali, di cultura e di gusto, e io ce le ho. Mi sono fatto onore e tutti possono solo dir bene di me, sono una persona alla mano e tutto il bene che ho fatto mi ha portato fortuna, e la dovreste vedere la gente quando m'incontra e mi bacia le mani che neppure a sua santita'. E quei provocatori morti di fame e senzadio dei miei avversari, eh? Guardate che fine che hanno fatto. La maldicenza porta male, e' legge divina, e dopo che quei due o tre caporioni sono spariti come sono spariti i loro accoliti l'hanno capito che devono portare rispetto per l'autorita'. E se Dio vuole al prossimo rimpasto m'ha detto il segretario del partito che mi fanno ministro della pubblica istruzione, m'ha detto cosi', che mi fanno ministro della pubblica istruzione perche' e' un posto che pare fatto apposta per uno di cultura come me. E alle elezioni gia' porto un bel pacchetto di preferenze, eh, ma da ministro come minimo le triplico. Se lo sognano di vincere le elezioni i comunisti, barbari asiatici e caproni puzzolenti che non sono altro, magnaregazzini e sfasciacarrozze, pussa via.
9. MALVOLIO STRACCANI: ZINNECCOCA DE SATANA
Ah no, io ve lo dico subito sori berzitelli mii, io so' ateo e communista.
Pero' siccome nun so' ceco e sordo, quello che dice 'sto papa me sta bbene.
Dice ch'ade' contro la guerra. E mme sta bbene. So' contro la guerra pur'io da prima d'esso.
Dice che s'hanno da 'iuta' que' pori cristi d'emigranti. E mme sta bbene. Io so' ppe' l'internazionalismo proletario e contro lo sciovinismo 'mperialista de' que' zzozzoni de' razzisti che le pozzino ammazzalle.
Dice che le guerre le vonno fa' fa' l'industrali che vennono le armi e che toccherebbe 'mpiccalli tutti st'assassini bojaccia. E mme sta bbene. Chi frabbica le armi ade' la causa prima de tutti li massacri, e allora emo da falle smette prima de subbito, 'sto branco de ladroni assassini, e ssequestraje pure le mutanne. Se ppoi propio ce so' ll'imbecilli che vonno fa' a la guerra, che la facessero a ccazzotti e a sputacci.
Dice che li padroni prima bbevono loro e poi ce pisceno ne' pozzi, e toccherebbe fajelo bbeva a loro 'l piscio loro e noi bevese l'acqua bbona (e ppure 'l vino, eh). E mme sta bbene, me sta.
A mme 'sto papa me pare communista pure esso. E mme sta bbene, anzi: mejo che bbene, benissimo.
*
Pero' ce so' 'n sacco de cose de li preti che nun me so mai piaciute e nun me piaciono manco adesso.
Presempio: quanno violenteno li regazzini. Eh no. Ma io te lo tajo, eppoi te tajo pure la capoccia.
Presempio: che sso' tutti maschi. E che le femmine nu' la sanno di' la messa? Ce so' ffemmine che fanno pure 'l dottore. E allora? So' bbone a ffa' 'l dottore e nun so' bbone a ffa' 'l prete? E annamo!
N'antra cosa che nun me piace e' come parleno. Ma pparla come magni! Lo so io lo so, perche' parleno 'n quel mo' che nun ze capisce gnente: parleno ccosi' apposta, pe' nun fasse capi' e frega' la ggente che je da' 'ncora retta a 'sti puzzoni.
Senti que': l'artrasera a la funzione 'r prete ha ddetto... Come lo so? lo so perche' c'era la mi' moje che vva a mmessa tutte le sere ce va, io stavo ar bar der Zozzone a 'spetta' che mi moje usciva da la chiesa p'anna' accasa assieme, e essa quanno esce me dice: "Ah Pasqua', tu che tte pare de sape' sempre tutto, ma 'nzomma che vvor' di' 'sta parolaccia ch'ha ridetto pure stasera 'l prete?". "Quale parolaccia?", dico io. "Quella che t'ho detto l'artra vorta che te ce se' 'rabbiato tanto". "Nun me ricordo". "Ma si' cche te ricordi, quella de satana". "Ah, voi di' zzinneccoca de satana". "Bravo, zinneccoca de satana". "E cce credo che me ciarabbio, so' ccose da disse? so' ccose da cristiani?". E lei: "Ma se po' sape' che vole di'?". "E mmo' te lo spiego".
Je l'ho spiegato, e mmo' lo spiego pure a vvoi.
Primo: un prete nun doverebbe parla' sboccato, meno che mmai quann'ade' su l'artare, che e' ppure sacrileggio. Come sarebbe a ddi' chhe ddice "zzinne"? Intanto p'esse civili se dice "petto", e casomai "seno". Eppoi che c'entra satana? Forse 'l prete se sbaja perche' finisce co' la "a", ma ssatana (che sarebbe 'l capo de' diavoli) ade' maschio, no ffemmina. E allora quali zzinne? Eh, qui c'e quarche allusione. E lo volemo di'? So' allusioni che nun stanno bbene, e' un parla' da sporcaccioni.
Seconno: la coca lo posso pure capi', siccome pe' la religgione cattolica 'l diavolo e' 'l male, allora ce po' pure sta' che fa' 'l narcotrafficante. Ma perche' "zinne e coca"? Qui se rischia d'esse diseducativi, perche' magari il fedele maschio sente di' ccosi', capisce male, e se crede che se sse fa' de coca rimedia le donne. E allora se ottiene 'l risultato contrario, che 'nvece de contrasta' 'l vizio de la droga se convince tanta gioventu' che chi cia' la coca rimedia le zzinne, e so' ppeccati de la carne e ppure reati previsti e punito dar codice penale.
Terzo: a mme mme sta' bbene che li 'zzi preti parleno de quello che je pare. Io so' ppe' la libberta' de pensiero, de parola, de opere e dde missioni, so' ccommunista. Pero' che 'gni sera stanno a ddi' a la mi moje de le zzinne e de la coca de satana nu' mme sta' bbene. Che poi magari fa' certi sogni e sse sente male.
'Nzomma: 'l papa, se decidesse a dillo ch'e' communista pure lui, e facesse quello ch'ha dda fa': 'na domenica s'affaccia a San Pietro e je dice: "Ah regazzi, n'e' vvero gnente der paradiso, de l'inferno, dele zzinne e de la coca de satana. So' ttutte fregnacce. Dovete solo volevve bbene tutte quante. Ggesucristo mica e' ddio, che nun esiste, era solo 'n cristiano, e se propio lo volete sape', era communista! Da domane tutte le chiese ce va' a abbita' chi nun cia' la casa, e le robbe de valore se vennono e ce compramo da magna' ppe' tutta ll'Africa fino a la Cina ch'ade' ora de falla finita che la ggente se more de fame, evvia! Mo' vve saluto, annate accasa e penzatece. E ssempre forza Roma". Que' doverebbe da fa', ecco.
10. E BBASTA MO' CO' 'STE PERSEGUZZIONI
E bbasta mo' co' 'ste perseguzzioni
e bbasta mo' co' 'sti bombardamenti
quant'hanno da mori', mille mijoni?
Volemo da svota' du' continenti?
Ce se vince la coppa de' fregnoni
a ffa' a cchi ffa' ppiu' ddanni e scannamenti?
O cce guadambieno solo i padroni
ciove' cchi ffa' e chi vvenne ll'armamenti?
Bombarda oggi e bombarda domani
ve piacerebbe se toccasse a vvoi
d'esse trattati peggio de li cani?
S'ha dda falla finita a ffa' li goi
che ggira ggira poi 'sti mussurmani
e cche nun so' cristiani come nnoi?
11. OPPORSI ALLE UCCISIONI
Accogliendo lo straniero nella propria casa.
Rifiutandosi di imbracciare un fucile.
Ripudiando ogni potere assassino.
Seminando perche' altri possano mangiare.
Spegnendo ogni incendio, abbattendo ogni muraglia.
Raccontando storie per mille e una notte.
Ad ogni menzogna, ad ogni violenza resistendo.
Riconoscendo l'altrui dignita', l'altrui paura, l'altrui bisogno.
Non perdendo la meraviglia e la gratitudine.
Amando la vita di tutte e di tutti.
Con pazienza, senza pigrizia.
Sconfiggendo il male facendo il bene.
Insegnando cio' che e' giusto con l'esempio.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
A tutte le uccisioni opponiti tu.
12. MALVOLIO STRACCANI: COLTELLATE. UN RACCONTO DELL'ORRORE
Innanzitutto vorrei mettere in chiaro una cosa. Si', si', a verbale. Io non credo negli spiriti. C'entra, c'entra. Poi vi spiego.
Allora, comincio' cosi', anzi, no, comincio' parecchio prima, parecchio. Ma e' meglio che vi spiego tutto passo passo. Pero' comincio dalla fine, che e' quello che v'interessa a voi, no?
E la fine e' questa: si', il coltello e' il mio, e lo vede chiunque che e' stata scannata con quel coltello, si', il mio. No, non sto confessando un bel niente, se aspettate capite. No che non accuso nessuno. Ma quali ignoti, quali ignoti, io non conosco nessuno. No. No, ho detto. Ah beh, allora facciamo cosi', io non dico piu' una parola e il verbale ve lo scrivete da soli che siete tanto bravi. No? Allora un po' di pazienza, e di rispetto. Rispetto, si'. Si', si vede che non avete capito niente, proprio niente. No che non s'e' ammazzata da sola, neppure Mandrache - come sarebbe a dire che si dice Mandreic? io dico Mandrache, quello che fa il mago. Ma no, no, e' un modo di dire. Ma quali spiriti, l'ho detto prima che io agli spiriti non ci credo. Vi sembra che se credevo agli spiriti potevo fare il guardiano notturno? Si', ho fatto il guardiano notturno, una specie. Ma quali allucinazioni. Ma quale droga, ve la siete presa voi la droga che dite certe castronerie. Ma quale oltraggio e oltraggio. Dovrei essere io a denunciare a voi. Si', a voi. Ma che ne so, la trova l'avvocato l'imputazione, m'avete strappato mezzo orecchio prima insieme all'orecchino, sara' reato, no? Lesioni - che ne so -, ma se lo dico all'avvocato lui lo sa. Ma no che non cerco grane, pero' voi tenete giu' le mani, conosco i miei diritti. Si', me li hanno insegnati proprio loro, pensa un po'. Ma no che non confesso, che confesso? Che faccio il prete, che confesso? Vilipendio? Me ne frego io della religione. Ma adesso vorrei sapere se sono qui per l'ammazzamento di Ninetta mia o per chiacchierare dell'inferno e del paradiso. Ah, e io che dicevo? Lo dicevo io. Insomma, scriviamo il verbale e poi fate quello che dovete fare. Dov'eravamo? Ma quali spiriti! Il coltello.
*
Innanzi a noi, Marziano Marziali, sovrintendente di PS, e Esposito Gennari, agente di PS, e' comparso il signor Francesco Antonio Strolighi, detto Francanto', detto anche Fra' Sveltone, nullafacente e pregiudicato, il quale a domanda risponde: "Mi professo innocente del delitto di Giovanna Amalia Abacozzi, coniuge separata, avvenuto iersera in casa della vittima". A.D.R.: "Riconosco per mio il coltello rinvenuto in loco, arma del delitto". A.D.R.: "Trovavomi la sera in oggetto presso la trattoria Al pappagallo blu in via Eroi della Cirenaica ove desinai, successivamente mi portai presso la mia abitazione, stanza ammobiliata in affitto sita presso la pensione Belvedere in via Tripoli, adiacente a via Eroi della Cirenaica. Alla trattoria fui visto da personale e avventori, rientrando in casa fui visto dal portiere di notte. Evidenzio che la casa della mia coniuge separata trovasi in via Belsole a oltre due chilometri di distanza dal luogo in cui mi trovavo e che non essendo automunito ero impossibilitato a cola' recarmivici". A.D.R.: "Mi correggo: mi era possibile cola' recarmivici ma avrebbe richiesto una lunga camminata ed io ero molto stanco e assonnato data l'ora tarda". A.D.R.: "Non avendo guidato un veicolo e' del tutto privo di importanza che fossi o non fossi ubriaco". A.D.R.: "Preferisco non rispondere alla domanda se nutrissi risentimento per la mia ex-moglie. Ma voglio comunque dichiarare che e' la madre dei miei figli, anche se non li vedo piu' da tempo". A.D.R.: "Non vedo i miei figli - due femmine e un maschietto - per disposizione del magistrato. Ma resto comunque un padre di famiglia". A.D.R.: "Sconosco perche' il coltello di mia proprieta' trovavasi presso la vittima". A.D.R.: "Suppongo essermi stato il coltello sottratto o averlo io perduto ma sconosco quando e dove". A.D.R.: "Vengo notiziato in questo momento il coltello essere di dimensioni illegali. Sconoscevo la normativa de quo. Qualora fossi stato preventivamente notiziato non avrei acquistato quel coltello che peraltro non acquistai in quanto trattasi di bene di famiglia appartenuto a mio padre fu Ruggero Strolighi". A.D.R.: "Notiziato che sarei stato condannato per aver accoltellato un uomo in una rissa col medesimo coltello due anni fa, prendo atto della notizia ma mi dichiaro innocente del fatto de quo essendosi trattato di errore giudiziario in quanto si tratto' di legittima difesa come il mio avvocato chiari' in tribunale". A.D.R.: "Si', fui condannato ma si tratto' di errore giudiziario". A.D.R. "No, non esercito piu' la professione di lenone, che d'altra parte non esercitavo neppure allora trattandosi di errore giudiziario per scambio di persona". A.D.R.: "Tengo a precisare che dell'omicidio della prostituta albanese fui assolto, essendo stato accusato ingiustamente per errore giudiziario". A.D.R.: "Non ricordavo che fosse per insufficienza di prove, prendo atto del documento che mi viene teste' osteso e confermo comunque la mia precedente dichiarazione". A.D.R.: "Non ho mai abusato dei miei figli. Accettai il patteggiamento non perche' colpevole, essendosi trattato di errore giudiziario, ma perche' ricattato dalla mia ex-moglie". A.D.R.: "Il ricatto consistette nella minaccia di rivolgermi accuse inventate". A.D.R.: "Quali accuse dovete chiederlo a lei". A.D.R.: "Lo so che e' morta, con tutte quelle coltellate".
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Illustrissimo Signor Presidente, Gentilissime Signore e Gentilissimi Signori della Giuria,
amicus Plato, sed magis veritas. La verita' prima di tutto.
Non vi diro' che il mio cliente e' un fior di galantuomo: non lo e'.
L'avvocato di parte civile nell'interrogare i testimoni ha voluto rammemorare i ben poco edificanti trascorsi del mio cliente: e sinceramente lo ringrazio, se non lo avesse fatto lui lo avrei fatto io. La verita' e' dolorosa, ma e' la verita'. E' vero, il mio assistito ha subito l'onta del carcere, e qui non conta se dei reati a lui ascritti fosse innocente, come si e' sempre protestato. Dura lex, sed lex. Quel che qui rileva, Illustrissimo Signor Presidente, Gentilissime Signore e Gentilissimi Signori della Giuria, e' che quei tristi fatti, che lumeggiano una vita sordida e sventurata di stenti e sofferenze, nulla hanno a che vedere con quanto qui oggi viene giudicato.
Poiche' qui oggi, hic et nunc, non si giudica della vita misera ed emarginata di un ragazzo che non ebbe il sostegno e la guida di una buona famiglia, di un giovine che le cattive compagnie traviarono, si', traviarono - la verita' innanzitutto -, di un uomo colpito da molteplici lutti e rovesci, un uomo che, si', e' caduto e si e' rialzato, si', talvolta si e' perso nello sconforto e fin nell'abbrutimento, poiche' puo' accadere a chi ha perso tutto di perdere anche se stesso, come disse un illustre scrittore, un grandissimo scrittore che fu recluso in un campo di - oso dire - concentramento dall'alleato germanico e che era - si stenta a crederlo - del tutto innocente. Il mio assistito e' stato in passato recluso in carcere? Si'. Ma se cosi' e', allora ha pagato il suo debito con la societa'. E noi oggi qui non lo dobbiamo giudicare per fatti per cui ha gia' pagato, ma unicamente per un fatto che non ha commesso. Poiche' questo processo, lei mi insegna, Illustrissimo Signor Presidente, voi mi insegnate, Gentilissime Signore e Gentilissimi Signori della Giuria, solo questo concerne e riguarda: l'individuazione dello sciagurato, dello scellerato responsabile dell'efferato, dell'abominevole delitto di via Belsole. Sic et simpliciter. E quel criminale, quel pervertito, quel sadico estraneo al consorzio umano, quel vile mostro senza rispetto ne' di Dio ne' della Patria e delle sacre sue leggi, ebbene, esso non e' il mio assistito. Repetita iuvant: il turpe sicario su cui io per primo invoco il meritato castigo previsto dalle leggi umane (e mi rammarico dell'abolizione della pena capitale, ognun vede a quale abisso ci hanno condotti certi buonismi ipocriti e insensati) e soprattutto, soprattutto da quelle divine, esse si' inesorabili e giuste, giustissime oltre ogni istanza; ebbene, quell'infame perpetratore di delitti non e' il mio assistito. E quindi - giacche' la logica qui ci soccorre: luminosa, radiosa coadiutrice di chi cerca verita' e giustizia - il mio assistito e' innocente. del tutto innocente, di quel brutale delitto, come e' stato gia' perfettamente dimostrato nel corso di questo dibattimento - e non me ne voglia il mio esimio collega di parte civile, e non se ne adonti l'eccellente pubblico ministero. Gia' lo Stagirita rilevava, e Marco Tullio squadernava al mondo, e dopo di lui San Tommaso, il Doctor Angelicus, ribadiva coram populo che una qualsivoglia cosa non puo' essere se stessa e il suo contrario, "per la contradizion che nol consente" come scrisse il sommo padre della lingua nostra, e tertium non datur. Ergo: non essendo stato individuato il colpevole e non essendo quindi esso presente in questa sacra aula ove si amministra la giustizia secondo verita' e giustizia, severi ma giusti, ne consegue che il mio assistito e' innocente senza ombra alcuna di dubbio, senza macchia alcuna sul capo, o nel cuore. Innocente, del tutto innocente, per flagrante evidenza, per oggettiva necessita', a fil di logica, in punto di diritto, in tutta verita': de jure e de facto.
Illustrissimo Signor Presidente, Gentilissime Signore e Gentilissimi Signori della Giuria,
incombera' pertanto a me in questa elementare, stringente ricapitolazione e conclusione il compito semplicissimo - sancta simplicitas - di riassumere in poche semplici parole quanto e' stato irrefragabilmente, e ripeto: irrefragabilmente, costi' dimostrato.
Primo: il signor Francesco Antonio Strolighi non si trovava e non poteva trovarsi sul luogo del delitto, trovandosi quella sera altrove e ben lungi, ben lungi, in via Eroi della Cirenaica (gloriosa pagina di storia patria) indi in via Tripoli (Ah, Tripoli bel suol d'amore).
Secondo: l'arma del delitto non era quella sera nella disponibilita' del signor Francesco Antonio Strolighi, che l'aveva perduta ovverosia gli era stata sottratta in epoca antecedente i fatti, come dallo stesso dichiarato e da nessuno, e ripeto nessuno, smentito.
Terzo: ne' lo Strolighi aveva alcun motivo o interesse a sopprimere la povera, infelice signora, dalla quale si era da tempo separato; ed anzi avrebbe piuttosto desiderato sovvenirla se le sue risorse glielo avessero consentito, ma ad impossibilia nemo tenetur.
Quarto: nulla rileva il fatto che sull'arma ci fossero le sue impronte, e solo le sue impronte. Ho infatti dimostrato dapprima in via congetturale e successivamente con riscontro documentale e testimoniale che il feroce assassino aveva cancellato le sue impronte - come era ovvio - dopo aver commesso l'efferato delitto, e che gli improvvidi investigatori, nella frustrazione di non trovare impronte sull'oggetto, con callido inganno indussero il mio assistito a prendere in mano il reperto mentre lo trattenevano in questura, con la scusa che verificasse se fosse proprio il suo coltello, e cosi' ottennero le impronte post factum, post mortem. Ho dimostrato altresi' che nel lasso di tempo in cui il mio cliente fu trattenuto in questura esso fu vittima di maltrattamenti gravissimi -e la nostra e' pur la Patria di quella eccelsa anima di Cesare Beccaria! -, maltrattamenti gravissimi, dico, vedasi refertata lesione all'orecchio sinistro provocata dall'agente Gennari Esposito con lo strappargli - incredibile dictu - barbaramente e sadicamente l'orecchino ricordo dell'amatissima mamma buonanima alla cui memoria lo Strolighi e' legato da si' profonda affezione che tutti lo avete visto commuoversi fino alle lacrime nel rievocarne in quest'aula il nome onorato e la santa figura. Di mamma ce n'e' una sola. Quod erat demonstrandum.
Ergo, Illustrissimo Signor Presidente, Gentilissime Signore e Gentilissimi Signori della Giuria, ergo: di palmare evidenza e' l'innocenza del mio assistito, che ha dovuto subire questo penoso calvario, proprio lui gia' cosi' duramente provato da questo tremendo lutto familiare: hanno un bel dire i fautori delle separazioni, dei divorzi, del libero amore: una moglie e' sempre una moglie, e' la madre dei propri figli che sono carne della propria carne e sangue del proprio sangue, la si ama per sempre, per sempre. E il mio assistito, vero pater familias, il qui presente signor Strolighi, ha pianto calde lacrime alla notizia della sua morte, calde, calde lacrime, da vero uomo, da vero marito, ancorche' separato.
In via subordinata chiedo il non luogo a procedere per manifesta infermita' mentale: avete tutti ascoltato le farneticazioni dello Strolighi sul fatto che il coltello da solo abbia ucciso la sventurata vittima per misteriosa forza propria. Una mente sconvolta, Signore e Signori, abbisogna di cure, non di punizione.
Ho finito. Alea iacta est.
*
Quegli imbecilli della giuria, ma come si fa a ingoiare con tutta la lenza le idiozie di quel trombone? Ti verrebbe voglia di alzarti i piedi, toglierti la maschera dell'afflizione e cavarti lo sfizio di dirglielo in faccia quanto ci hai goduto a lavorartela quella bagascia, che si credeva, che non l'avrebbe pagata? Era mia, e lo sapeva. E colla roba mia ci faccio quello che mi pare, e quando mi va la sfascio, e la butto nel cesso. E non l'ho fatto mica solo per lei, no, l'ho fatto per metterle in riga tutte. E secondo me se e' vero come e' vero che quegli imbecilli della giuria non hanno capito un bel niente e da veri imbecilli si sono lasciati abbindolare da quel ciarlatano col suo latinorum, il giudice invece ha capito tutto, eccome se ha capito, e mi e' parso a un certo punto che mi facesse un cenno d'intesa - e' stato un attimo, quasi impercettibile, uno strizzar d'occhio istantaneo e istantaneo un ghigno - come a dirmi: guarda che io ti ho capito e sono d'accordo, cosi' si fa. Se da giovane avessi studiato adesso avrei potuto essere io a fare il giudice, le sistemavo io quelle cagne. Ma anche senza fare il giudice non me la cavo poi male.
Certo, se immaginavo che era cosi' facile me la risparmiavo la scemenza del coltello che ammazza da solo per arcano e inesplicabile incantesimo (che e' una scemenza cosi' scema che gia' non aveva funzionato l'altra volta, quella della rissa), ma si poteva rinunciare a tenersi aperta una seconda via di fuga? Io dico di no, ho una mente strategica, manageriale, si deve avere sempre un piano B. Sono un uomo d'affari, io. Adesso devo lasciar passare un po' di tempo, poi regolo i conti pure con quelle squinzie delle mie figlie. Glielo devo insegnare una volta per tutte il comandamento "onora il padre". Magari prima di farle sparire trovo il modo di divertirmici ancora un po' e di farci pure qualche soldino.
13. TERREMOTO
Una scossa di terremoto rivela la fragilita' dei nostri corpi, dei nostri manufatti, del nostro essere nel mondo, quanto la nostra vita e' esposta al nulla, di quale impasto consiste di dolore e paura, e come un cieco moto di pietre ci rechi d'un lampo la morte.
E conferma cosi' la coessenziale, assiale, intima coscienza - conoscenza, sapienza - del dovere di essere solidali.
Nessuno ha saputo dirlo come Leopardi nella Ginestra.
Una sola umanita'.
Salvare le vite, il primo dovere.
14. SOCCORRERE I SUPERSTITI, SALVARE LE VITE
Le grandi sciagure sono anche un tremendo momento di verita', apocalissi nel senso etimologico della parola: disvelamento.
Dopo il terremoto che ha colpito gran parte dell'Italia centrale la prima cosa da fare e' recare soccorso alle vittime, salvare tutte le vite che e' ancora possibile salvare, garantire alloggio e assistenza ai superstiti.
Le persone che ho incontrato oggi in citta' (vivo a Viterbo, la scossa stanotte l'abbiamo sentita tutti) tutte erano persuase del dovere di recare aiuto. E' giusto. E' l'umanita' come dovrebbe essere.
E lo stesso dovere lo abbiamo nei confronti di chi fugge dalla guerra e dalla fame, delle persone che hanno perso la casa e ogni bene e che cercano di giungere nel nostro paese per scampare alla schiavitu', all'orrore, alla morte.
*
Vi e' una sola umanita'.
Questo e' un essere umano: una persona che aiuta le altre persone.
Questa e' la regola prima della convivenza, della civilta': aiuta le altre persone come vorresti essere aiutato tu nell'ora del dolore, nell'ora della paura, nell'ora del bisogno.
*
Salvare le vite: il primo dovere.
Abolire tutte le uccisioni.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
15. NON PASSI GIORNO
Non passi giorno senza che tu dica che solo la pace salva le vite.
Non passi giorno senza che tu dica no alla guerra, no agli eserciti, no alle armi.
Non passi giorno senza che tu dica che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
A tutte le uccisioni opponiti tu.
Salvare le vite e' il primo dovere.
16. SOCCORRERE I SUPERSTITI
Col passare delle ore cresce il numero delle vittime del terremoto che ha colpito l'Italia centrale. Ed occorre intensificare gli sforzi per scavare tra le macerie, per cercare i dispersi.
Ma occorre anche garantire un aiuto adeguato ai feriti gia' in salvo, ed a chi ha perso la casa, i suoi beni, i suoi cari.
Ogni aiuto e' benedetto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Vi e' una sola umanita'.
Cessare immediatamente di sperperare criminalmente i denari di tutti per le armi e le guerre, ed utilizzare tutte le risorse pubbliche all'unico fine cui esse destinate dovrebbero essere sempre: salvare le vite; soccorrere, accogliere, assistere chi ha bisogno di aiuto.
17. SEMPRE PIU' MORTI
Cresce il numero delle persone uccise dal terremoto, e prevedibilmente crescera' ancora finche' non si sara' scavato sotto tutte le macerie.
Ma cresce anche il numero delle persone salvate dai soccorritori.
Quando avvengono le catastrofi naturali e' la solidarieta' umana che fa la differenza.
Ma la solidarieta' umana non si esercita solo dopo, deve esercitarsi anche prima: migliorare la sicurezza e la stabilita' degli alloggi, garantire ad ogni persona una casa degna, sono cose che si possono e si devono fare prima che i disastri avvengano, cosi' come predisporre infrastrutture e servizi adeguati, un'assistenza efficace.
Invece di fare la guerra. Invece di sperperare immani risorse pubbliche per le armi assassine. Invece di continuare ad uccidere ed a lasciar uccidere quando e' cosi' evidente che il primo dovere di ogni essere umano e' salvare le vite, che ogni vittima ha il volto di Abele.
E' la nonviolenza la politica necessaria.
E' la nonviolenza la via della civilta'.
E' la nonviolenza la nostra salvezza comune.
18. "IL FASCISMO NELL'ANALISI DI UMBERTO ECO". UN INCONTRO DI STUDIO E DI RIFLESSIONE A VITERBO
Si e' svolto nel pomeriggio di giovedi' 25 agosto 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio e di riflessione sul tema: "Il fascismo nell'analisi di Umberto Eco".
L'incontro era parte delle iniziative promosse dalla struttura nonviolenta viterbese in vista del referendum sulla riforma costituzionale, referendum nel quale la storica struttura ecopacifista e solidale dell'Alto Lazio e' impegnata per il No, e conduce una sua autonoma campagna di informazione, documentazione e coscientizzazione con il motto "Senza odio, senza violenza, senza paura: No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie".
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Un minuto di silenzio
L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto.
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Una lettura
Nel corso dell'incontro e' stato letto e commentato lo straordinario testo di Umberto Eco "Il fascismo eterno", originariamente presentato dall'autore in inglese a un simposio alla Columbia University il 25 aprile 1995 e successivamente raccolto nel volume di Umberto Eco, Cinque scritti morali, Bompiani, Milano 1997.
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Un invito alla solidarieta' con le vittime del terremoto
Concludendo l'incontro, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha rinnovato l'invito a tutti i partecipanti ad adoperarsi per aiutare le vittime del terremoto, cosi' come tutte le altre persone in condizioni di estremo bisogno che hanno assoluta necessita' del piu' urgente aiuto.
"Il primo dovere di un essere umano e' salvare le vite degli esseri umani. Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'. Siamo una sola umanita' che si compone di esseri umani tutti diversi l'uno dall'altro e tutti eguali in diritti e dignita'. E' antica saggezza che chi salva una vita, salva il mondo: sia anche il nostro impegno, ora e sempre".
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In calce si allega:
1. il testo integrale del saggio del filosofo e militante democratico recentemente scomparso;
2. Il testo del nostro appello: "Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe"...
19. "LA GINESTRA DI LEOPARDI". UN INCONTRO DI STUDIO E DI TESTIMONIANZA A VITERBO
Si e' svolto venerdi' 26 agosto 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "La Ginestra di Leopardi. Un manifesto per la rivoluzione nonviolenta necessaria".
Nel corso dell'incontro e' stato letto e commentato il testo de "La ginestra o il fiore del deserto", uno dei capolavori di Giacomo Leopardi e una delle vette della poesia e della filosofia dell'umanita'.
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Per le vittime del terremoto
L'incontro si e' aperto - e non poteva essere altrimenti - con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto che ha devastato l'Italia centrale.
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha poi richiamato il convincimento proprio di Leopardi, ed espresso in modo sublime nella "Ginestra", che proprio perche' lo statuto biologico degli esseri umani e' costitutivamente fragile e perituro, ed ogni persona e' quindi ineludibilmente costantemente esposta alla malattia, alla sofferenza e alla morte, ne discende il dovere primo di non aggiungere altra sofferenza alla sofferenza biologicamente determinata, e quindi il principio etico di non far soffrire le altre persone ed anzi il dovere di recare loro aiuto. Tutte le grandi tradizioni sapienziali, religiose e filosofiche dell'umanita' convergono nell'affermare il dovere di non uccidere, il dovere di salvare le vite, il dovere di recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno. Riprendendo in particolare la riflessione di Hannah Arendt e di Emmanuel Levinas e svolgendone sommariamente le cruciali articolazioni ed implicazioni, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha concluso rinnovando l'invito all'universale solidarieta'. "Tu non uccidere; tu salva le vite: e' l'imperativo categorico che con formulazioni diverse - e straordinaria quella di Kant nella Critica della ragion pratica - ogni persona senziente e pensante condivide, fondamento della civilta' umana; e' quella regola aurea che tutte le culture riconoscono per vera, buona, giusta: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che esse agissero nei tuoi confronti. E per dirlo con le parole del capolavoro leopardiano: tutti fra se confederati estima / gi uomini, e tutti abbraccia / con vero amor, porgendo / valida e pronta ed aspettando aita [aiuto] / negli alterni perigli e nelle angosce".
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Tre appelli
Le persone partecipanti all'incontro, impegnate per la pace e i diritti umani, rinnovano l'appello ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione democratica e ad ogni civile istituto a contribuire all'impegno comune in soccorso delle vittime del sisma.
Rinnovano altresi' l'appello affinche' cessino le stragi nel Mediteraneo.
E rinnovano anche l'appello a difendere la Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, presidio delle nostre comuni liberta', della nostra civile convivenza.
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In calce si allega:
a) il testo integrale della poesia di Giacomo Leopardi;
b) l'appello "Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia";
c) l'appello "Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe"...
20. QUANDO IL PADRONE CHIAMA ALL'UNITA'
Quando il padrone chiama all'unita'
che' siamo tutti sulla stessa barca
non so dimenticare
che lui si sta sul ponte di comando
ed io sono in catene nella stiva.
Quando mi dice siamo tutti uguali
il pingue sorvegliante
che unge del mio sangue la sua frusta
non credo che quella parola uguali
significhi per lui e per me lo stesso.
Quando mi parlano di civilta'
dalla televisione i benvestiti
io guardo fisso nelle loro bocche
e vedo come stanno masticando
la carne e il sangue della gente mia.
Saremo uguali quando sara' uguale
la nostra sorte, quando cesserete
di farci schiavi e di darci la morte
saremo uguali allora
adesso vi dobbiamo contrastare.
E nel nostro contrastarvi
vi saremo assai migliori
non la guerra vorrem darvi
non le pene ed i dolori
che voi sempre c'infliggeste.
No. Soltanto quelle ceste
colme di cio' che rubaste
toglieremo a voi ladroni
per ridarle ai rapinati.
Cessera' lo sfruttamento.
Spezzeremo ogni catena
bruceremo ogni divisa
le muraglie abbatteremo
e ogni cosa condivisa
sara' fra chi ne ha bisogno.
Nostra legge sara' che non si uccida
nessuno, che nessuno sia lasciato
esposto al dolore o alla paura,
che mai nessuno piu' sia abbandonato,
che ogni sofferente sia accudito.
Aboliremo guerra e schiavitu'
sara' un mondo migliore, e li' potremo
respirare finalmente
incontrarci all'osteria
e guardandoci negli occhi
bere insieme il bicchiere della pace.
21. NELLA GIORNATA DI LUTTO NAZIONALE
Per le vittime del sisma: soccorsi, ricostruzione, prevenzione.
Per le vittime della guerra: pace, disarmo, aiuti umanitari.
*
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Una sola umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
22. SOCCORSI
Il rischio e' che dopo le cerimonie ufficiali la solidarieta' si affievolisca, ed invece occorre continuare a cercare sotto le macerie, ed occorre continuare ad assistere i superstiti, e per un lungo periodo ancora serviranno aiuti, aiuti veri, la vita e' dura quando hai perso ogni avere.
I mass-media prediligono il sangue, quando non c'e' piu' l'orrore in diretta spostano l'attenzione altrove - non mancano mai le mattanze. Ed invece gli esseri umani hanno bisogno di aiuto e attenzione ben oltre l'immediatezza del disastro. E questa attenzione e questo aiuto almeno noi dobbiamo continuare a dare. Oggi, e domani.
Una sola umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
23. LA TERRA CHE TREMA
Recare aiuto e conforto ai superstiti.
Ricostruire e mettere in sicurezza - per quanto possibile - le case.
Cessare di fare le guerre.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
24. TUTTE LE VITTIME
Il terremoto. I naufragi. Le guerre.
Tutte le vittime esseri umani.
Salvare le vite.
Cessare di uccidere.
25. "UN GIUDIZIO DI ALDO CAPITINI SUL FASCISMO". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO
Si e' svolto lunedi' 29 agosto 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema: "Un giudizio di Aldo Capitini sul fascismo".
L'incontro era parte delle iniziative promosse dalla struttura nonviolenta viterbese in vista del referendum sulla riforma costituzionale, referendum nel quale la storica struttura ecopacifista e solidale dell'Alto Lazio e' impegnata per il No, e conduce una sua autonoma campagna di informazione, documentazione e coscientizzazione con il motto "Senza odio, senza violenza, senza paura: no al golpe, no al fascismo, no alla barbarie".
*
Un minuto di silenzio
L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto.
*
Una lettura
Nel corso dell'incontro e' stato letto e commentato un saggio di Aldo Capitini, una delle figure piu' luminose dell'antifascismo ed apostolo della nonviolenza in Italia, saggio originariamente apparso sulla rivista di Piero Calamandrei "Il ponte", anno XVI, n. 1, gennaio 1960, col titolo "La mia opposizione al fascismo".
*
Ancora un invito alla solidarieta' con le vittime del terremoto
Concludendo l'incontro, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha rinnovato l'invito a tutte le persone partecipanti ad aiutare le vittime del terremoto, cosi' come tutte le altre persone che hanno estremo bisogno di aiuto.
*
In calce si allega:
1. il testo integrale del saggio del filosofo perugino, apostolo della nonviolenza in Italia;
2. Una breve notizia biobibliografica su Aldo Capitini;
3. Il testo del nostro appello: "Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe".
26. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Jorge Luis Borges, L'idioma degli argentini, Adelphi, Milano 2016, pp. 204, euro 14.
*
Riletture
- Giuseppe Alberigo (a cura di), Giuseppe Lazzati, Il Mulino, Bologna 2001, Il sole 24 ore, Milano 2013, pp. 224.
*
Riedizioni
- Norman Spinrad, Jack Barron e l'eternita', Mondadori, Milano 2016, pp. 308, euro 6,90.
27. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
28. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2531 del 13 novembre 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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