[Nonviolenza] Telegrammi. 2498
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- Date: Mon, 10 Oct 2016 21:23:43 +0200 (CEST)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2498 dell'11 ottobre 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
2. Andrzej Waida
3. Alcuni testi del mese di dicembre 2013 (parte terza e conclusiva)
4. In memoria di Cornelius Castoriadis
5. Dalla memoria della Shoah l'impegno contro il razzismo
6. Ancora un cruccio di un padre di famiglia
7. En passant
8. Associazione "Respirare": Abolire i campi di concentramento
9. La guerra afgana continua
10. In memoria dei fratelli Cervi
11. "De hominis dignitate". Un incontro di studio a Viterbo
12. Ricordato Eugenio Garin a Viterbo
13. Nell'anniversario della scomparsa di Danilo Dolci
14. Segnalazioni librarie
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'
1. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
2. LUTTI. ANDRZEJ WAJDA
Non immaginano i giovani quale maestro sia stato per la nostra generazione.
Maestro di retti pensieri, maestro di umanita'.
3. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI DICEMBRE 2013 (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di dicembre 2013.
4. IN MEMORIA DI CORNELIUS CASTORIADIS
Ricorre il 26 dicembre l'anniversario della scomparsa di Cornelius Castoriadis, deceduto a Parigi nel 1997. Era nato ad Istanbul nel 1922, studi ad Atene, in Grecia prese parte alla Resistenza, dal 1945 si trasferi' a Parigi. Economista e sociologo, politologo e psicoanalista, filosofo e militante politico della sinistra critica e rivoluzionaria, oppositore del totalitarismo, fu uno dei fondatori del gruppo e della rivista "Socialisme ou barbarie".
Le sue analisi - particolarmente quelle sulla "societa' burocratica" e sull'"istituzione immaginaria della societa'" -, ed il suo "progetto d'autonomia", costituiscono in termini sia di confronto critico che di definizione concettuale e come strumentazione di verifica empirica contributi rilevanti alla riflessione del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita'.
Nella ricerca teorica e nell'azione pratica della nonviolenza in cammino, il confronto con - e l'apporto della - riflessione di Castoriadis e' su decisive questioni un luogo - un incrocio e un tornante - di effettiva forza euristica, di reale arricchimento ermeneutico.
Ricordando oggi Castoriadis riflettiamo altresi' su molte cruciali vicende del pensiero e della prassi della sinistra rivoluzionaria ed antitotalitaria novecentesca, ereditandone le fatiche e gli esiti, i drammi e i valori.
La nonviolenza e' in cammino.
Tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
5. DALLA MEMORIA DELLA SHOAH L'IMPEGNO CONTRO IL RAZZISMO
Si e' svolto giovedi' 26 dicembre 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema: "Dalla memoria della Shoah l'impegno contro il razzismo".
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni testi di Hannah Arendt, Primo Levi, Emmanuel Levinas, Nelson Mandela.
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Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975.
Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007.
Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.
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Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita' umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu' alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'.
Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti.
Opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; Ernesto Ferrero, Primo Levi. La vita, le opere, Einaudi, Torino 2007; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta, Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi, Mursia, Milano 1976.
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Emmanuel Levinas e' nato a Kaunas in Lituania il 30 dicembre 1905 ovvero il 12 gennaio 1906 (per la nota discrasia tra i calendari giuliano e gregoriano). "La Bibbia ebraica fin dalla piu' giovane eta' in Lituania, Puskin e Tolstoj, la rivoluzione russa del '17 vissuta a undici anni in Ucraina. Dal 1923, l'Universita' di Strasburgo, in cui insegnavano allora Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, piu' tardi, Gueroult. L'amicizia di Maurice Blanchot e, attraverso i maestri che erano stati adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, la visione, abbagliante per un nuovo venuto, di un popolo che eguaglia l'umanita' e d'una nazione cui ci si puo' legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente che per le radici. Soggiorno nel 1928-1929 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia gia' cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Leon Brunschvicg. L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel. L'affinamento intellettuale - e anti-intellettualistico - di Jean Wahl e la sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal 1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Wahl aveva fondato e di cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelita Orientale, luogo di formazione dei maestri di francese per le scuole dell'Alleanza Israelita Universale del Bacino Mediterraneo. Comunita' di vita quotidiana con il dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani, maestro prestigioso - e impietoso - di esegesi e di Talmud. Conferenze annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui degli intellettuali ebrei di Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961. Docenza all'Universita' di Poitiers, poi dal 1967 all'Universita' di Parigi-Nanterre, e dal 1973 alla Sorbona. Questa disparato inventario e' una biografia. Essa e' dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore nazista (...)" (Levinas, Signature, in Difficile liberte'). E' scomparso a Parigi il 25 dicembre 1995. Tra i massimi filosofi contemporanei, la sua riflessione etica particolarmente sul tema dell'altro e' di decisiva importanza.
Opere di Emmanuel Levinas: segnaliamo in particolare En decouvrant l'existence avec Husserl et Heidegger (tr. it. Cortina); Totalite' et infini (tr. it. Jaca Book); Difficile liberte' (tr. it. parziale, La Scuola); Quatre lectures talmudiques (tr. it. Il Melangolo); Humanisme de l'autre homme; Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence (tr. it. Jaca Book); Noms propres (tr. it. Marietti); De Dieu qui vient a' l'idee (tr. it. Jaca Book); Ethique et infini (tr. it. Citta' Nuova); Transcendance et intelligibilite' (tr. it. Marietti); Entre-nous (tr. it. Jaca Book). Per una rapida introduzione e' adatta la conversazione con Philippe Nemo stampata col titolo Ethique et infini.
Opere su Emmanuel Levinas: Per la bibliografia: Roger Burggraeve, Emmanuel Levinas. Une bibliographie premiere et secondaire (1929-1985), Peeters, Leuven 1986. Monografie: S. Petrosino, La verita' nomade, Jaca Book, Milano 1980; G. Mura, Emmanuel Levinas, ermeneutica e separazione, Citta' Nuova, Roma 1982; E. Baccarini, Levinas. Soggettivita' e infinito, Studium, Roma 1985; S. Malka, Leggere Levinas, Queriniana, Brescia 1986; Battista Borsato, L'alterita' come etica, Edb, Bologna 1995; Giovanni Ferretti, La filosofia di Levinas, Rosenberg & Sellier, Torino 1996; Gianluca De Gennaro, Emmanuel Levinas profeta della modernita', Edizioni Lavoro, Roma 2001. Tra i saggi, ovviamente non si puo' non fare riferimento ai vari di Maurice Blanchot e di Jacques Derrida (di quest'ultimo cfr. il grande saggio su Levinas, Violence et metaphysique, in L'ecriture et la difference, Editions du Seuil, Parigi 1967). In francese cfr. anche Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion; Francois Poirie', Emmanuel Levinas, Babel. Per la biografia: Salomon Malka: Emmanuel Levinas. La vita e la traccia, Jaca Book, Milano 2003.
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Nelson Mandela e' stato il piu' grande rappresentante della lotta contro il razzismo, per la dignita' di ogni essere umano; nato nel 1918, tra i leader principali dell'African National Congress, nel 1964 e' condannato all'ergastolo dal regime razzista sudafricano; non accetta nessun compromesso, nel corso dei decenni la sua figura diventa una leggenda in tutto il mondo; uscira' dal carcere l'11 febbraio 1990 come un eroe vittorioso; premio Nobel per la pace nel 1993, primo presidente del Sudafrica finalmente democratico compira' il miracolo della riconciliazione; e' deceduto nel 2013.
Opere di Nelson Mandela: fondamentale e' l'autobiografia Lungo cammino verso la liberta', Feltrinelli, Milano 1995; tra le raccolte di scritti ed interventi pubblicate prima della liberazione cfr. La lotta e' la mia vita, Comune di Reggio Emilia, 1985; La non facile strada della liberta', Edizioni Lavoro, Roma 1986; tra le raccolte pubblicate successivamente alla liberazione: Tre discorsi, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1991; Contro ogni razzismo, Mondadori, Milano 1996; Mai piu' schiavi, Mondadori, Milano 1996 (il volume contiene un intervento di Nelson Mandela ed uno di Fidel Castro); Bisogna essere capaci di sognare, Rcs, Milano 2013.
Opere su Nelson Mandela: Mary Benson, Nelson Mandela: biografia, Agalev, Bologna 1988; Francois Soudan, Mandela l'indomabile, Edizioni Associate, Roma 1988; Jean Guiloineau, Nelson Mandela, Mondadori, Milano 1990; John Vail, I Mandela, Targa Italiana, Milano 1990; Fatima Meer, Il cielo della speranza, Sugarco, Milano 1990; John Carlin, Mandela. Ritratto di un sognatore, Sperling & Kupfer, Milano 2013. Si vedano anche Winnie Mandela, Finche' il mio popolo non sara' libero, Sugarco, Milano 1986; Nancy Harrison, Winnie Mandela, Jaca Book, Milano 1987.
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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso piena condivisione dell'appello del 25 dicembre al Presidente dei Consiglio dei Ministri che di seguito si riporta:
Egregio signore,
i campi di concentramento costituiscono o no un crimine contro l'umanita'? Eppure in Italia vi sono campi di concentramento.
Le deportazioni di perseguitati, riconsegnati nelle mani dei persecutori cui erano sfuggiti, costituiscono o no un crimine contro l'umanita'? Eppure l'Italia attua queste deportazioni.
La riduzione in schiavitu' costituisce o no un crimine contro l'umanita'? Eppure in Italia si consente la riduzione in schiavitu' dei lavoratori immigrati, ed anzi lo stato la favoreggia con le sue scellerate misure razziste.
L'imprigionamento di persone che non hanno commesso nulla di male, costituisce o no un crimine contro l'umanita'? Eppure in Italia vengono imprigionate persone che non hanno commesso nulla di male, solo perche' sono venute nel nostro paese cercando salvezza e futuro in fuga da guerre e dittature, da miseria e fame.
Negare accoglienza ed assistenza a chi ne ha estremo bisogno per salvare la propria vita, costituisce o no un crimine contro l'umanita'? Eppure in Italia anche questo accade.
La Costituzione della Repubblica Italiana, cui lei ha giurato fedelta', all'articolo 2 dichiara che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo". Perche' lei consente che quei diritti siano invece violati?
La Costituzione della Repubblica Italiana, cui lei ha giurato fedelta', all'articolo 10 dichiara che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica". Perche' lei consente che quel diritto sia invece violato?
Governi scellerati negli scorsi anni e decenni hanno imposto nel nostro paese misure razziste criminali e criminogene, in flagrante conflitto con la Costituzione della Repubblica Italiana, democratica ed antifascista. Perche' lei non si adopera per la loro immediata abolizione?
Egregio signore,
il governo che lei presiede puo' e deve finalmente abrogare le criminali antileggi razziste; puo' e deve tornare al rispetto della legalita' costituzionale e dei diritti umani; puo' e deve attuare i principi stabiliti nella Dichiarazione universale dei diritti umani; puo' e deve restituire riconoscimento e rispetto ad innumerevoli esseri umani. Perche' non lo fa? Si adoperi finalmente, immediatamente, per questo.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita'.
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Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha sottolineato che la memoria della Shoah persuade ogni essere umano al dovere di opporsi ad ogni persecuzione; che la memoria della Shoah persuade ogni essere umano al dovere di resistere ad ogni violazione della dignita' umana; che la memoria della Shoah persuade ogni essere umano al dovere della solidarieta' con tutti gli esseri umani oppressi. Solo chi si batte contro la violenza e' fedele alle vittime della violenza. Solo chi si batte contro ogni fascismo, ogni totalitarismo, ogni fanatismo, ogni razzismo, serba autentica memoria delle vittime e prosegue la lotta di tutti i resistenti che difesero l'umanita' contro il male.
Il fascismo non prevarra'.
La nonviolenza e' in cammino.
6. ANCORA UN CRUCCIO DI UN PADRE DI FAMIGLIA
Solenne la voce mi chiedeva: "E lei cosa faceva?".
Io rispondevo: "Scrissi degli appelli, espressi la mia opposizione...".
- Opposizione come?
- Scrissi degli appelli, partecipai a qualche manifestazione, tentai anche di promuovere qualche campagna...
- Con quali esiti?
- Credo pressoche' nulli, in verita'.
- Quindi non fece nulla.
- Non proprio nulla, scrissi degli appelli, pubblicai degli articoli, inviai delle lettere...
- Ma in pratica non fu nulla. Non penso' che avrebbe dovuto opporsi concretamente a quell'orrore?
- Scrissi degli appelli...
- Lo sappiamo che scrisse degli appelli, e quali conseguenze ebbero?
- Nessuna.
- E lei, lei fu perseguitato per la sua solidarieta' con i perseguitati?
- No.
- Quindi quella solidarieta' fu ben misera cosa.
- Fu ben misera cosa.
- Fu anch'essa nulla.
- Fu nulla.
- E come dunque dovremmo giudicare quel suo agire, o meglio: quel suo non agire, quel suo restare sostanzialmente inerte a godere dei suoi privilegi, e quindi passivo complice della violenza razzista dispiegata, dei campi di concentramento, delle deportazioni, della schiavitu', della violenza assassina che sterminava i migranti nel Mediterraneo, che imprigionava i sopravvissuti, che li deportava, che li riconsegnava agli aguzzini cui erano sfuggiti a rischio della vita, che consentiva che venissero ridotti in schiavitu' nei capannoni, nei sottoscala, nei campi, sui cigli delle strade...
A questo punto mi svegliai in un bagno di sudore.
7. EN PASSANT
Millecinquecento numeri dei "Telegrammi".
Che si aggiungono ai 1487 della prima serie de "La nonviolenza e' in cammino" (dal 2000 al 2006) ed ai 978 delle "Minime" (dal 2007 al 2009).
E ai 780 di "Coi piedi per terra", ai 537 di "Voci e volti della nonviolenza", ai 511 di "Nonviolenza. Femminile plurale", ai 292 de "La domenica della nonviolenza", ai 73 di "Legalita' e' umanita'", ai 65 di "Ogni vittima ha il volto di Abele", per non dire di altre serie di supplementi di cui ci sembra di ricordare di aver realizzato un minor numero.
Dall'estate dei 2000 a questo dicembre del 2013, sono ben oltre seimila manufatti, che hanno avuto nell'insieme qualche circolazione e ci piace ritenere abbiano messo a disposizione degli interlocutori raggiunti qualche utile contributo di informazione, di documentazione, di riflessione.
Chi li ha cucinati o cuciti vi ha dedicato, nell'arco di quattordici anni, piu' di qualche spicciolo della sua vita. Si illude che non sia stata solo vanita' di vanita' e fame di vento.
A tutti i collaboratori e gli interlocutori vivo un ringraziamento.
8. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": ABOLIRE I CAMPI DI CONCENTRAMENTO
Le terribili vicende degli ultimi mesi, dalle stragi nel Mediterraneo alla condizione imposta ai superstiti, dalla riduzione in schiavitu' alle morti assurde, alla protesta estrema delle persone segregate nei campi di concentramento - giunte fino all'atto di cucirsi le labbra per mettere fine alla sordita' dell'opinione pubblica italiana ed alla violenza delle istituzioni - dovrebbero aver raggiunto la coscienza di ogni persona ragionevole.
E' dinanzi agli occhi di tutti la realta' effettuale di un paese in cui la violenza razzista agita in primo luogo dalle istituzioni (e dai poteri criminali che le istituzioni hanno di fatto favoreggiato in danno dei migranti) provoca gravi lesioni alla vita, alla dignita' e ai diritti di innumerevoli esseri umani.
Questa violenza razzista istituzionale (e questa complicita' istituzionale con i poteri mafiosi) e' in flagrante contrasto con il fondamento legislativo stesso del nostro ordinamento giuridico: la Costituzione della Repubblica Italiana, che invece "riconosce e garantisce i diritti inviolabili" di ogni essere umano ed afferma il dovere di solidarieta', di accoglienza e di assistenza, stabilendo che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica".
Occorre tornare alla legalita' costituzionale, alla legalita' della repubblica democratica ed antifascista.
Occorre tornare al rispetto dei diritti umani.
In primo luogo occorre quindi abolire immediatamente i campi di concentramento e restituire pienezza di diritti a tutti gli esseri umani; occorre abolire immediatamente le criminali e criminogene misure razziste imposte nel nostro paese da scellerati governi golpisti nel corso degli ultimi decenni; occorre riconoscere immediatamente a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi sull'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta': come affermano tutte le grandi tradizioni di pensiero; come attestano tutte le grandi tavole legislative; come sa la mente e il cuore di ogni persona.
9. LA GUERRA AFGANA CONTINUA
La guerra afgana continua, e continua la guerra in Siria, e in Libia, ed in troppi altri luoghi del mondo.
Solo la pace salva le vite.
Ma la pace si costruisce solo col disarmo, con la solidarieta', con la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani, con la nonviolenza.
Cominci l'Italia a cessare di fare la guerra. Cominci l'Italia a disarmare. Cominci l'Italia a rispettare i diritti umani di tutti gli esseri umani. Cominci l'Italia a scegliere la nonviolenza.
La nonviolenza e' la politica necessaria.
Solo la pace salva le vite.
10. IN MEMORIA DEI FRATELLI CERVI
Nel settantesimo anniversario del massacro dei sette fratelli Cervi, commesso dagli assassini fascisti a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943, la sera del 28 dicembre 2013 a Viterbo alcune persone rigorosamente antifasciste e quindi amiche della nonviolenza li hanno ricordati - Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore - con inestinguibile gratitudine per la loro lotta, con inestinguibile cordoglio per la loro morte.
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In loro memoria sono state lette l'epigrafe scritta da Piero Calamandrei per loro e per la loro madre Genoveffa morta di crepacuore, la poesia a loro dedicata da Salvatore Quasimodo, alcune pagine del libro "I miei sette figli" di papa' Alcide Cervi.
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L'incontro e' stato concluso dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, Peppe Sini.
La memoria dei fratelli Cervi ci illumini oggi nei compiti dell'ora.
Nell'impegno per l'abolizione dei campi di concentramento e delle deportazioni, per l'abolizione della schiavitu' e della persecuzione dei migranti.
Nell'impegno per l'abolizione delle scellerate antileggi razziste che infami governi golpisti negli scorsi anni e decenni hanno imposto in Italia.
Nell'impegno contro la guerra e per il disarmo.
Nell'impegno contro la barbara violenza, la feroce oppressione, la brutale indifferenza che e' sempre fascista.
Nell'impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano.
Nell'impegno per l'universale solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene.
Nell'impegno per l'internazionale futura umanita'.
La memoria dei fratelli Cervi ci illumini oggi nei compiti dell'ora.
Il fascismo non prevarra'.
La Resistenza continua.
La nonviolenza e' in cammino.
11. "DE HOMINIS DIGNITATE". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO
Si e' svolto nel pomeriggio di sabato 28 dicembre 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema "De hominis dignitate".
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati testi di Pico della Mirandola, di Erasmo da Rotterdam, di Tommaso Moro, di Giordano Bruno.
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Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha particolarmente evidenziato due elementi e due compiti.
"La prima e piu' grave ed irrimediabile violazione della dignita' umana e' l'uccisione degli esseri umani. E la guerra, che dell'uccisione intenzionale e massiva di esseri umani consiste, e' quindi la piu' grave offesa recata all'umanita'. Abolire la guerra e' il primo dovere di ogni persona, di ogni consorzio civile, di ogni ordinamento giuridico".
"Il razzismo, come ogni ideologia o prassi che nega pienezza di diritti a degli esseri umani, e quindi consente o promuove violenza contro di loro, e' un crimine contro l'intera umanita'. Tutti gli esseri umani in quanto tali sono titolari di tutti gli inalienabili diritti inerenti allo statuto di persona umana. Abolire il razzismo, ed ogni altra ideologia e prassi di persecuzione, e' il primo dovere di ogni persona, di ogni consorzio civile, di ogni ordinamento giuridico".
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Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso pieno sostegno all'impegno per la cessazione della partecipazione italiana alla guerra afgana, per il disarmo, per la smilitarizzazione, per la difesa popolare nonviolenta.
Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso pieno sostegno all'impegno per l'abolizione dei campi di concentramento, per la cessazione delle deportazioni, per il contrasto alla schiavitu', per l'abolizione delle antileggi razziste tuttora in vigore in Italia responsabili delle stragi dei migranti, della riduzione in schiavitu' e delle scellerate persecuzioni che essi subiscono.
Vi e' una sola umanita'.
L'Italia torni al rispetto della sua Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista, che proibisce la guerra e che riconosce e difende i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
12. RICORDATO EUGENIO GARIN A VITERBO
Si e' svolto nella mattinata di domenica 29 dicembre 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio in memoria dell'illustre storico e filosofo Eugenio Garin (Rieti, 9 maggio 1909 - Firenze, 29 dicembre 2004) nel nono anniversario della scomparsa.
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati vari brani dalle principali opere del grande studioso che e' stato altresi' persona di costante e profondo impegno civile per la pace e la democrazia, per la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Le persone partecipanti all'incontro, nel ricordo di Eugenio Garin ed alla luce del suo magistero hanno espresso ancora una volta pieno impegno contro la guerra e contro il razzismo, contro tutte le menzogne e le violenze, per la cultura che unisce ed illumina e libera, per la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene.
13. NELL'ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DI DANILO DOLCI
Nel pomeriggio di lunedi' 30 dicembre 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' svolta una commemorazione di Danilo Dolci, nell'anniversario della scomparsa avvenuta il 30 dicembre 1997.
Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati vari testi dell'indimenticabile educatore e combattente nonviolento contro la mafia e contro la guerra, per la pace, per la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani, per la difesa della biosfera.
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Nel ricordo di Danilo Dolci ed in coerenza con la sua riflessione, la sua azione, la sua testimonianza, le persone partecipanti all'incontro hanno espresso piena condivisione dell'appello al Presidente dei Consiglio dei Ministri che di seguito si riporta:
Egregio signore,
i campi di concentramento costituiscono o no un crimine contro l'umanita'? Eppure in Italia vi sono campi di concentramento.
Le deportazioni di perseguitati, riconsegnati nelle mani dei persecutori cui erano sfuggiti, costituiscono o no un crimine contro l'umanita'? Eppure l'Italia attua queste deportazioni.
La riduzione in schiavitu' costituisce o no un crimine contro l'umanita'? Eppure in Italia si consente la riduzione in schiavitu' dei lavoratori immigrati, ed anzi lo stato la favoreggia con le sue scellerate misure razziste.
L'imprigionamento di persone che non hanno commesso nulla di male, costituisce o no un crimine contro l'umanita'? Eppure in Italia vengono imprigionate persone che non hanno commesso nulla di male, solo perche' sono venute nel nostro paese cercando salvezza e futuro in fuga da guerre e dittature, da miseria e fame.
Negare accoglienza ed assistenza a chi ne ha estremo bisogno per salvare la propria vita, costituisce o no un crimine contro l'umanita'? Eppure in Italia anche questo accade.
La Costituzione della Repubblica Italiana, cui lei ha giurato fedelta', all'articolo 2 dichiara che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo". Perche' lei consente che quei diritti siano invece violati?
La Costituzione della Repubblica Italiana, cui lei ha giurato fedelta', all'articolo 10 dichiara che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica". Perche' lei consente che quel diritto sia invece violato?
Governi scellerati negli scorsi anni e decenni hanno imposto nel nostro paese misure razziste criminali e criminogene, in flagrante conflitto con la Costituzione della Repubblica Italiana, democratica ed antifascista. Perche' lei non si adopera per la loro immediata abolizione?
Egregio signore,
il governo che lei presiede puo' e deve finalmente abrogare le criminali antileggi razziste; puo' e deve tornare al rispetto della legalita' costituzionale e dei diritti umani; puo' e deve attuare i principi stabiliti nella Dichiarazione universale dei diritti umani; puo' e deve restituire riconoscimento e rispetto ad innumerevoli esseri umani. Perche' non lo fa? Si adoperi finalmente, immediatamente, per questo.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita'.
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Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha rievocato ancora una volta la figura di Danilo Dolci, ed ha esortato ancora una volta a proseguirne la lotta nonviolenta per la liberazione dell'umanita', contro tutte le violenze e le oppressioni.
La nonviolenza e' in cammino.
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Allegato primo. Una breve notizia su Danilo Dolci
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recente e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006.
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Allegato secondo: Cantata per Danilo
[Testo pubblicato originariamente ne "La nonviolenza e' in cammino" nel 2002]
Giunse Danilo da molto lontano
in questo paese senza speranza
ma la speranza c'era, solo mancava
Danilo per trovarcela nel cuore.
Giunse Danilo armato di niente
per vincere i signori potentissimi
ma non cosi' potenti erano poi,
solo occorreva che venisse Danilo.
Giunse Danilo e volle essere uno
di noi, come noi, senza apparecchi
ma ci voleva di essere Danilo
per averne la tenacia, che rompe la pietra.
Giunse Danilo e le conobbe tutte
le nostre sventure, la fame e la galera.
Ma fu cosi' che Danilo ci raggiunse
e resuscito' in noi la nostra forza.
Giunse Danilo inventando cose nuove
che erano quelle che sempre erano nostre:
il digiuno, la pazienza, l'ascolto per consiglio
e dopo la verifica in comune, il comune deliberare e il fare.
Giunse Danilo, e piu' non se ne ando'.
Quando mori' resto' con noi per sempre.
14. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- AA. VV., Russia-America, la pace impossibile, "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 9, settembre 2016, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2008, pp. 248 (+ 16 tavole fuori testo), euro 14.
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Riletture
- Adam Mickiewicz, Tadeusz Soplica. Canti, Edipem, Novara 1975, pp. 272.
15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
16. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2498 dell'11 ottobre 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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