[Nonviolenza] Telegrammi. 2478



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2478 del 21 settembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Le leggi

2. "Descrizione e narrazione". Un incontro di studio a Viterbo

3. Alcuni testi del mese di gennaio 2016 (parte seconda)

4. Al Ministro della Giustizia per la revoca di una ingiusta e pericolosissima decisione annunciata dal governo

5. Prima di una tragedia irreparabile

6. Basta guardarsi intorno

7. Fermiamo il disastro. Cominciamo con la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul

8. Un quarto di secolo, i compiti dell'ora

9. Alle persone impegnate per la pace e i diritti umani una proposta di lettera da inviare ai mezzi d'informazione

10. La via della pace e della legalita' che salva le vite

11. Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta'

12. Clandestino sara' lei

13. Una lettera aperta alle forze politiche democratiche

14. Fermare la deriva, invertire la rotta

15. Un crimine e una follia

16. Alla Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca

17. Ancora in tempo

18. Mentre gli americani bombardano Mosul

19. Receda

20. Il 16 gennaio contro la guerra e le stragi, con un obiettivo concreto e immediato

21. Un appello a chi manifestera' per la pace il 16 gennaio

22. Segnalazioni librarie

23. La "Carta" del Movimento Nonviolento

24. Per saperne di piu'

 

1. SCORCIATOIE. LE LEGGI

 

Le leggi, quando sono buone leggi, vere leggi, sono la difesa del debole dagli abusi del forte.

E di tutte le leggi la prima e' quella che dice: tu non uccidere, tu salva le vite.

 

2. INCONTRI. "DESCRIZIONE E NARRAZIONE". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Si e' svolto la sera di martedi' 20 settembre 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "Descrizione e narrazione. Tecniche espressive e influenze incrociate tra letteratura, teatro, cinema, fotografia, pittura, musica".

All'incontro ha preso parte Paolo Arena.

*

Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it

 

3. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GENNAIO 2016 (PARTE SECONDA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di gennaio 2016.

 

4. AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA PER LA REVOCA DI UNA INGIUSTA E PERICOLOSISSIMA DECISIONE ANNUNCIATA DAL GOVERNO

 

Egregio Ministro della Giustizia,

alcune settimane fa il presidente del Consiglio dei Ministri ha sorprendentemente annunciato in un programma televisivo l'incredibile decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, in Iraq, in funzione di "security" di un'impresa italiana vincitrice di un appalto cola'.

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Credo che a lei non possa sfuggire l'enormita' della cosa: Mosul e' una roccaforte dell'Isis e la diga e' a breve distanza: inviare li' dei soldati italiani significa esporli ad un elevatissimo rischio di essere fatti bersaglio di un attentato terrorista, significa quasi invitare l'Isis a commettere un'agevole strage.

In Iraq l'Italia ha gia' pagato un elevato tributo di sangue alla politica degli interventi bellici e delle occupazioni militari: nessuno puo' dimenticare la strage di Nassiriya.

E nessuno puo' dimenticare neppure che l'Italia assurdamente prese parte ai bombardamenti della prima guerra del Golfo, e che prese parte all'occupazione militare seguita alla seconda guerra del Golfo (occupazione durante la quale da parte di soldati di altri paesi occupanti nostri alleati furono commessi gravissimi crimini contro l'umanita').

Il pericolo per i nostri soldati alla diga di Mosul e' immenso; esporveli e' insensato e inammissibile.

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Peraltro la presenza dei nostri soldati li' mette in pericolo non solo le loro stesse vite (e sarebbe gia' del tutto inaccettabile), ma anche quelle delle maestranze che in teoria essi dovrebbero proteggere; cosi' come delle popolazioni residenti nei dintorni ed a valle della diga, poiche' se l'Isis volesse commettere un attentato stragista contro i nostri soldati - come e' purtroppo e sciaguratamente prevedibilissimo -  verosimilmente provocherebbe la morte anche dei lavoratori civili li' presenti, e se l'attentato fosse di considerevoli dimensioni potrebbe danneggiare la diga con esiti apocalittici per le popolazioni a valle dell'impianto.

Il pericolo di un immane massacro conseguente all'annunciata decisione e' enorme; esporre tante persone a un cosi' grave pericolo di morte e' insensato e inammissibile.

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E c'e' dell'altro ancora da considerare: poiche' la propaganda dell'Isis rappresenterebbe la nostra presenza militare li' nei termini (tipici del suo stereotipato e dereistico linguaggio) di una "invasione crociata", ne conseguirebbe che - nella logica aberrante che muove quell'organizzazione criminale - l'Italia intera diverrebbe primario obiettivo di attentati terroristici, poiche' in quella scellerata logica assassinare persone in Italia sarebbe una efficace forma di "propaganda del fatto".

Il pericolo di attentati in Italia, oggi invero astratto e remoto, a seguito dell'invio di centinaia di nostri soldati a Mosul diventerebbe prossimo e concreto; ed esporre - peraltro del tutto gratuitamente, senza alcuna necessita' ne' utilita' - il nostro paese a un simile gravissimo pericolo e' ancora una volta insensato e inammissibile.

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Infine: il dispiegamento dei nostri soldati a Mosul non solo non sara' utile alla necessaria  e doverosa lotta dell'intero mondo civile, dell'umanita' intera, contro la scellerata follia dell'Isis, ma si risolvera' addirittura in un vantaggio per l'Isis: poiche' la sua capacita' di colpirci ne verra' agevolata, e poiche' la sua propaganda ne verra' enormemente rafforzata. Mentre alcuni nostri tradizionali alleati continuano nei loro bombardamenti aerei (mietendo anche numerose vittime civili e rendendo ancor piu' disperata la vita delle popolazioni che gia' subiscono la dittatura schiavista dell'organizzazione mafiosa e nazista dell'Isis), i nostri soldati dislocati sul terreno diverranno vittime sacrificali della furia dell'Isis e la loro uccisione sara' percepita dall'immenso uditorio cui l'organizzazione terrorista si rivolge come l'uccisione di appartenenti alla coalizione che distrusse l'Iraq con due guerre, un decennale embargo e una feroce occupazione militare, alla coalizione che occupa l'Afghanistan in fiamme da decenni, alla coalizione che ha gettato la Libia nel disastro (e a quell'uditorio i crimini di Saddam Hussein o di Gheddafi o di altri sanguinari dittatori regionali sembreranno comunque poca cosa rispetto alla brutalita' del dominio imperialista, coloniale e razzista che le potenze occidentali hanno lungamente esercitato in Africa e in Asia, e rispetto all'orrore delle guerre infinite degli ultimi decenni).

La decisione del governo rende possibili e fin agevoli gli attentati dell'Isis contro i nostri soldati e i nostri connazionali, e con cio' stesso favoreggera' la propaganda dell'Isis e quindi il suo rafforzamento, la sua espansione, il suo reclutamento; rendere facilmente possibile all'Isis di far morire degli innocenti e di ottenere anche un osceno ed infame vantaggio propagandistico da questo sterminio e' un orrore abominevole; la decisione governativa che apre la via a questo orrore e' pertanto anche per questo una decisione insensata e inammissibile, immorale e illegale.

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E se posso introdurre un argomento apparentemente marginale, ma che marginale non e', questo improprio ed improvvido utilizzo dei soldati italiani come "security" di imprese private e' anch'esso del tutto inammissibile ed espone a rischi sproporzionati, insostenibili, disastrosi; vi e' peraltro del metodo in questa follia: risorse pubbliche vengono asservite a interessi privati, le forze armate dello stato diventano una sorta di milizia privata al servizio di interessi economici non generali ma particolari, al servizio del profitto di alcuni esponendo a un grave rischio tutti i cittadini.

Abbiamo gia' una tragica esperienza al riguardo: la tristissima vicenda dei pescatori indiani uccisi dai soldati imbarcati su una petroliera: due vittime innocenti sono morte assassinate non solo per un tremendo, funesto abbaglio di quei soldati, ma per una scelta sconsiderata e malefica di chi li aveva imbarcati in un servizio che in nessun caso doveva competere ad essi; e questa vicenda ha dato inoltre luogo non solo a un contenzioso internazionale che molto ha danneggiato il nostro paese, ma anche alla vicenda certo meno tragica della morte dei due innocenti pescatori, ma anch'essa assurda e dolorosa, dei due giovani militari che da anni subiscono una condizione di grande sofferenza, due giovani che secondo il diritto vanno ritenuti innocenti fino all'accertamento della eventuale colpevolezza (se loro colpevolezza vi fu, non essendo ancora stato dimostrato in una corte di giustizia che siano stati loro a uccidere le vittime) con sentenza definitiva in un regolare processo. E' una penosa vicenda che dovrebbe pur insegnare qualcosa.

Anche alla luce di questa esperienza la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul si conferma insensata e inammissibile.

*

Ne' si puo' sottovalutare un ultimo inquietante argomento: l'escalation ulteriore che potrebbe seguire a un attacco letale - alla diga o in Italia - da parte dell'Isis.

Cosa fara' il governo italiano al verificarsi di quel tragico scenario? Sara' capace di fermarsi e non commettere altri catastrofici errori, o sara' cosi' grottescamente subalterno alla volonta' dei terroristi da contribuire all'escalation di guerra e di stragi che i terroristi desiderano provocare con i crimini, gli orrori e i massacri che commettono?

Ha detto bene il pontefice cattolico che stiamo assistendo alla "terza guerra mondiale a pezzi"; l'Italia dovrebbe - glielo prescrivono la nostra Costituzione repubblicana, la Carta delle Nazioni Unite, il comune sentire dell'umanita' - impegnarsi per la pace, ed invece qui si rischia di precipitare in una spirale di violenze crescenti, in un gorgo di orrori e follie.

Anche alla luce di questa considerazione la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul si conferma insensata e inammissibile.

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Egregio Ministro della Giustizia,

credo sia inconfutabilmente dimostrato che la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' un errore logico, etico, giuridico, politico, strategico e tattico. Per dirla in una parola: una decisione palesemente non meditata, del tutto insostenibile sotto ogni profilo, e quindi da revocare al piu' presto.

Quello che invece occorre fare e' cio' che propone l'Onu, ed e' coerente con la nostra Costituzione:

- sul piano della repressione del crimine occorre un'operazione di polizia, per la cui realizzazione indispensabile prerequisito e' la cessazione di atti di guerra e di occupazione militare straniera e l'avvio del disarmo e della smilitarizzazione dei conflitti regionali;

- sul piano politico e diplomatico occorre fermare la dissoluzione degli ordinamenti giuridici legittimi ed avviare una loro adeguata ricostituzione e sovranita' territoriale, un ripristino della legalita' attraverso processi di pace e di dialogo tra le componenti delle popolazioni e delle societa', con l'obiettivo di promuovere ovunque un'organizzazione sociale e istituzionale finalmente adeguatamente democratica e rispettosa dei diritti umani;

- sul piano economico occorre un forte, generoso aiuto umanitario internazionale a sostegno della ricostruzione delle infrastrutture civili, delle funzioni amministrative, dei servizi sociali, della risposta ai bisogni primari della popolazione;

- sul piano umanitario oltre quanto gia' detto occorre hic et nunc altresi' soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra; occorre far cessare l'afflusso di armi ed armati nelle aree di crisi; occorre fare dell'obiettivo di salvare le vite lo scopo primo e assoluto; ed a tal fine sembra essere giunta l'ora di sperimentare con adeguato impegno da parte degli stati le forme di difesa civile non armata e nonviolenta gia' introdotte de jure nel nostro corpus legislativo ma de facto ancora tutte da realizzare.

Per contrastare il terrorismo in modo adeguato occorre inoltre ed infine far tesoro delle esperienze del passato: come le dolorose esperienze che in Italia abbiamo vissuto in decenni non lontani, esperienze dalle quali il nostro paese e' uscito non con atti di guerra e imposizioni autoritarie, ma grazie alla forza della legalita' che salva le vite, grazie alla democrazia che riconosce la dignita' di ogni persona e tutte soccorre nell'ora del bisogno, grazie al vivo riconoscimento e alla persuasa promozione dei diritti di tutti gli esseri umani, grazie alla partecipazione politica del popolo italiano nel comune impegno di condivisione, di responsabilita', di solidarieta'.

*

Egregio Ministro della Giustizia,

ci rivolgiamo a lei affinche' si faccia promotore in seno al Consiglio dei Ministri di una riconsiderazione di quella errata, inammissibile, gravissima e pericolosissima decisione, una riconsiderazione che metta capo ad una revoca di essa.

Lo ripetiamo ancora una volta: quella decisione con tutta probabilita' provocherebbe un corso di eventi che porterebbe alla morte di numerosi e forse innumerevoli esseri umani innocenti, quella decisione recherebbe effettuale vantaggio ad una efferata e sanguinaria organizzazione terrorista e schiavista, quella decisione va rigettata senza esitazione.

Per il bene comune. Per salvare le vite.

Non si lasci offuscare e traviare il Consiglio dei Ministri da uno stolto incaponimento nell'errore; riconoscere gli errori e porvi rimedio e' qualita' eminente dell'intelletto umano, dell'umana dignita'. Resosi conto del rischio cui stava esponendo il nostro paese, la nostra gente, tanti innocenti, il Governo sarebbe saggio a recedere da un passo palesemente non meditato. Salvare le vite e' il primo dovere.

Ringraziandola fin d'ora per quanto vorra' fare, voglia gradire distinti saluti ed auguri di ogni bene.

 

5. PRIMA DI UNA TRAGEDIA IRREPARABILE

 

Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.

Questo occorre fare.

Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.

Difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; difendere l'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Questo occorre fare.

Costruire la pace con il disarmo e la smilitarizzazione.

Costruire la pace con la giustizia, la solidarieta', la condivisione.

Costruire la pace attraverso la lotta di liberazione delle oppresse e degli oppressi.

Questo occorre fare.

*

E in questo impegno poniamoci subito un obiettivo concreto e verificabile, realistico e necessario: la revoca della sciagurata decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Prima che il governo dia esecuzione a una scelta irrazionale, immorale e illegale che puo' produrre esiti funesti e terribili, persuadiamo il governo a recedere.

Prima che accada una tragedia irreparabile, persuadiamo il governo a recedere.

A tutte le persone che ci leggono chiediamo di agire, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per far recedere il governo da quella decisione illecita e insensata.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

6. BASTA GUARDARSI INTORNO

 

Basta guardarsi intorno per rendersi conto di quanto urgente sia opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.

Basta guardarsi intorno per rendersi conto di quanto urgente sia lottare in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, in difesa del mondo vivente casa comune dell'umanita', mondo vivente di cui l'umanita' stessa e' parte.

Basta guardarsi intorno per rendersi conto di quanto urgente sia lottare per la liberazione di tutte le oppresse e di tutti gli oppressi.

Basta guardarsi intorno per rendersi conto di quanto urgente sia riprendere il programma della Rosa rossa e riprendere il programma della Rosa Bianca: che e' lo stesso programma, la stessa lotta: contro la guerra e contro il nazismo, contro Auschwitz e contro Hiroshima.

*

In questa necessaria lotta, in questo necessario orizzonte globale, occorre darci obiettivi concreti e verificabili, ottenere risultati concreti e schiudenti, costruire un percorso coerente e progressivo.

In questo momento in Italia ci sembra che un banco di prova cruciale sia far recedere il governo dalla folle e scellerata decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

E' possibile ed e' necessario far recedere il governo da quella decisione insensata e illegale, le cui conseguenze funeste sono a tutti evidenti.

Se suscitiamo un'adeguata mobilitazione delle intelligenze e delle coscienze, se suscitiamo una vasta espressione del popolo italiano contro quella decisione irrazionale, immorale e illegale, ebbene, possiamo realmente riuscire a far recedere il governo da essa, possiamo realmente impedire l'invio di centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.

E possiamo cosi' ottenere un esito di enorme valore intrinseco: la salvezza di innumerevoli vite; un esito che inoltre puo' contribuire a fermare l'attuale deriva verso una guerra onnicida e un'apocalittica barbarie; un esito che puo' fortemente contribuire ad avviare una politica di pace.

*

Opporsi alla guerra e alle stragi, salvare le vite.

E' il primo dovere.

Facciamo recedere il governo dalla folle e scellerata decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

 

7. FERMIAMO IL DISASTRO. COMINCIAMO CON LA REVOCA DELLA DECISIONE GOVERNATIVA DI INVIARE CENTINAIA DI SOLDATI ITALIANI ALLA DIGA DI MOSUL

 

A tutte le persone di volonta' buona, a tutte le associazioni democratiche, a tutte le istituzioni fedeli alla Costituzione della Repubblica, a tutti i movimenti di difesa dei diritti umani e della biosfera, chiediamo un impegno immediato per fermare la deriva verso la catastrofe onnicida e per avviare un percorso di pace, di legalita' che salva le vite, di civile convivenza, di liberazione delle oppresse e degli oppressi, di riconoscimento e difesa del diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Chiediamo un impegno affinche' il governo italiano revochi l'insensata, immorale e illegale decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

8. UN QUARTO DI SECOLO, I COMPITI DELL'ORA

 

Ricorre tra pochi giorni il venticinquesimo anniversario dell'inizio della prima guerra del Golfo.

In questo quarto di secolo gli orrori si sono succeduti agli orrori: in una escalation che ricorda quella che dall'orrore della Grande Guerra di un secolo fa porto' ai totalitarismi ed ai genocidi fino all'immane ecatombe della seconda guerra mondiale; in una escalation che oggi dispone di ordigni tali, ed in quantita' tale, da poter distruggere la civilta' umana e contaminare irreversibilmente la biosfera.

Occorre avviare al piu' presto il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, occorre costruire al piu' presto la pace con mezzi di pace, prima che guerra e terrore estinguano la civilta' umana.

Ed occorre assumere la piena consapevolezza che occorre ad un tempo opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni (mai dimenticando che l'oppressione maschilista e' la prima radice e il primo modello di tutte le altre oppressioni e violenze); la piena consapevolezza che vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; la piena consapevolezza che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; la piena consapevolezza che il primo dovere e' salvare le vite.

*

In questo momento nulla e' piu' urgente che fermare l'escalation bellica e terroristica.

E per fermarla occorre agire a diversi livelli:

- soccorrere, accogliere ed assistere tutte le vittime della fame e delle guerre, delle dittature e della schiavitu';

- far cessare le guerre in corso, e a tal fine occorre in primo luogo il disarmo a tutti i livelli, cominciando col proibire ovunque e a chiunque la produzione, il commercio e il possesso di armi; in secondo luogo la smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle istituzioni, delle culture, delle societa'; in terzo luogo la realizzazione di processi di dialogo e di riconciliazione, di democratizzazione delle relazioni, di promozione del rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;

- contrastare il terrorismo e tutti i poteri criminali con la forza della legalita' che salva le vite, della democrazia che estingue la violenza; della solidarieta' che abolisce la disperazione, della civilta' che tutti gli esseri umani unisce in una comune condivisione, corresponsabilita' e convivenza, dell'umanita' che nessun essere umano abbandona al dolore e alla morte;

- difendere la biosfera dalla catastrofe provocata da scelte di sviluppo dissennate e insostenibili che occorre immediatamente correggere, fermare o invertire;

- promuovere buone pratiche sociali e culturali che in una prassi concreta e coerente formino alla coscienza dei comuni diritti e doveri, all'impegno comune per il bene comune;

- uscire dalla politica della violenza ed avviare la politica della nonviolenza.

*

In questa situazione, in questo orizzonte, proponiamo a tutte le persone di volonta' buona una iniziativa nonviolenta con un obiettivo immediato: persuadere il governo italiano a recedere dall'insensata, immorale e illegale decisione di inviare centinaia di soldati alla diga di Mosul.

Quella scelta governativa e' infatti del tutto irrazionale e del tutto inammissibile e puo' avere esiti tragici.

*

A tutte le persone di volonta' buona chiediamo in particolare:

a) di scrivere al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri, ai Parlamentari, al Presidente della Repubblica per chiedere che il governo receda da quella decisione;

b) di invitare altre istituzioni, associazioni, persone, mezzi d'informazione ad impegnarsi al medesimo fine;

c) di promuovere incontri ed iniziative di informazione e coscientizzazione al medesimo fine;

d) di esprimersi e di agire in modi esclusivamente nonviolenti, nel rispetto della verita' e della dignita' umana di tutti gli interlocutori;

e) di essere sempre assolutamente chiari nell'opposizione a tutte le guerre, a tutte le uccisioni, a tutte le violazioni dei diritti umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

La nonviolenza e' in cammino.

*

Il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul".

Viterbo, 9 gennaio 2016

Per ulteriori informazioni: "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul", presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: comitatononviolento at gmail.com; comitatononviolento at outlook.it; comitato_nonviolento at libero.it

 

9. ALLE PERSONE IMPEGNATE PER LA PACE E I DIRITTI UMANI UNA PROPOSTA DI LETTERA DA INVIARE AI MEZZI D'INFORMAZIONE

 

Carissime e carissimi,

vi proponiamo di inviare ai mezzi d'informazione locali e nazionali che riterrete possa essere utile raggiungere, una lettera con cui esprimere la richiesta che il governo receda dall'insensata, immorale e illegale decisione di inviare centinaia di soldati alla diga di Mosul.

Di seguito una traccia che potete ovviamente adattare come meglio credete.

E' opportuno utilizzare tutte le forme adeguate per far crescere l'informazione e la sensibilizzazione della popolazione e la pressione nonviolenta nei confronti del governo affinche' quella stoltissima e sciaguratissima decisione sia revocata.

Grazie fin d'ora per quanto vorrete e potrete fare.

*

Un modello di lettera ai mezzi d'informazione

Spettabile redazione,

la decisione annunciata alcune settimane fa dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul in Iraq e' un tragico errore, ed occorre convincere il governo a recedere da essa al piu' presto.

In primo luogo perche' i nostri soldati dislocati a brevissima distanza da una citta' controllata dall'Isis saranno esposti a un probabilissimo attentato terroristico; in secondo luogo perche' la loro presenza invece di essere di protezione per le maestranze, per l'impianto e per la popolazione dell'area circostante ed a valle, esporra' anch'essi a un gravissimo rischio di attentati; in terzo luogo perche' rendera' anche l'Italia un bersaglio primario di attentati terroristici stante la strategia dell'Isis (c'e' del metodo anche in questa criminale follia) di colpire la popolazione civile dei paesi occidentali impegnati con le proprie forze armate nei conflitti in corso nel Vicino e nel Medio Oriente; in quarto luogo perche' quella nostra presenza non solo non sara' utile alla necessaria lotta contro l'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis, ma al contrario favorira' la propaganda dei terroristi (che al loro uditorio ci presenteranno come "invasori crociati").

Sappiamo tutti che le guerre e le occupazioni militari non contrastano il terrorismo, ma lo fanno nascere e lo alimentano; e del resto le guerre stesse sono gia' terrorismo consistendo di stragi.

In Iraq l'Italia ha gia' subito una strage a Nassiriya; impediamo che quell'orrore accada di nuovo.

Il governo revochi quella decisione. Salvare le vite e' il primo dovere.

Distinti saluti,

Nome e cognome

luogo e data

Indirizzo del mittente

*

Proposta formulata dal "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"

 

10. LA VIA DELLA PACE E DELLA LEGALITA' CHE SALVA LE VITE

 

Per contrastare tutte le stragi questa e' la via: la via della pace e della legalita' che salva le vite; la via della nonviolenza.

La guerra e il terrorismo si contrastano con la smilitarizzazione dei conflitti e delle societa', con il disarmo, con l'azione umanitaria per salvare le vite, con la promozione della democrazia, della giustizia sociale e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Chi ancora persevera nella guerra, nel riarmo, nel mantenimento e potenziamento degli eserciti, nelle occupazioni militari, nell'uccidere gli esseri umani, non ha ancora avuto notizia degli orrori del XX secolo.

Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima l'intera umanita' sa che siamo uniti da un unico destino di vita o di morte, sa che o aboliremo la guerra o la guerra ci estinguera', sa che non vi e' altra difesa e speranza e cammino che la scelta della nonviolenza, la nonviolenza di cui la Resistenza antifascista e il movimento femminista sono stati nel nostro paese, nel nostro continente, i maggiori inveramenti storici, la corrente calda.

*

In Italia ci troviamo, della politica del nostro paese siamo corresponsabili. Che sia il nostro paese ad abbandonare la via della guerra e della violenza assassina ed a scegliere la via della pace e della legalita' che salva le vite.

Cominciamo ponendo un obiettivo semplice, realistico, concreto: far recedere il governo dalla stolta e sciagurata decisione di inviare centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.

Cominciamo da questo, con l'obiettivo chiaro e immediato di salvare tante vite umane innocenti.

Persuadiamo il Governo, il Parlamento, il Presidente della Repubblica a non commettere, a non consentire, a non avallare una scelta folle e criminale.

*

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

A ciascuno di fare qualcosa.

La nonviolenza e' in cammino.

 

11. DENTRO LE MURA DI CASA E NELLE PIAZZE DELLE CITTA'

 

Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta' la violenza maschilista e' il primo oppressore dell'umanita', la prima radice di ogni altra violenza, il primo facitore di male.

E contrastare la violenza maschilista e' quindi il primo impegno, il primo dovere, la prima vitale necessita' di ogni persona di volonta' buona.

Solo se si contrasta la violenza maschilista si puo' costruire la pace, la giustizia, la solidarieta' che riconosce ed invera l'infinito valore di ogni umana esistenza, la piena dignita' di tutti gli esseri umani.

Due sono le storiche e fondamentali esperienze novecentesche della nonviolenza in Europa: la resistenza antifascista e il movimento femminista; nella preziosa continuita' con esse oggi il primo nostro dovere e' la lotta contro la violenza maschilista e patriarcale, la lotta che fonda e s'intreccia con tutte le resistenze a tutte le menzogne e le oppressioni, con tutte le esperienze di solidarieta' e di liberazione, con tutti i movimenti impegnati per salvare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.

*

Non sara' possibile contrastare la guerra e tutte le uccisioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare il razzismo e tutte le persecuzioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare le ingiustizie sociali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la guarigione dalle piu' profonde e dolorose e spaventose occlusioni e repressioni e mutilazioni psicologiche e culturali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la liberazione delle oppresse e degli oppressi se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile difendere la biosfera nel suo insieme e nell'infinita varieta' delle forme di vita se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile un'umanita' di persone libere e solidali, eguali in diritti e dignita', tutte responsabili del bene comune, se non si sconfigge la violenza maschilista.

Sconfiggere nelle culture e nelle societa' la violenza maschilista, sconficcare dal cuore degli uomini e del mondo la violenza maschilista, liberarsene tutti e tutte, e' il primo passo per restituire umanita' all'umanita', per rendere il mondo abitabile ad ogni persona, per poter vivere un'esistenza degna e solidale, limpidamente conscia della natura relazionale ed empatica della nostra esperienza vitale, del nostro stare in un mondo plurale e condiviso.

*

Io che scrivo queste righe sono un uomo. Cui il movimento femminista apri' gli occhi e il cuore e la testa molti anni fa. Al militante politico leopardiano e marxista che ero gia', il femminismo insegno' verita' ineludibili sul piano della ragion pura e della ragion pratica, e una percezione, una facolta' di comprensione e giudizio, un sguardo sul mondo, sulle persone e su me stesso persona nel mondo, nella concreta coscienza del partire da se', che i corpi contano, che il personale e' politico, che l'umanita' e' plurale, che ogni relazione e' dialogica, che la lotta per la liberazione delle oppresse e degli oppressi da tutte le menzogne e da tutte le violenze richiede una concreta coerenza, una rigorizzazione dei ragionamenti e delle condotte, un impegno che comincia dal rispetto, dall'accudimento, dall'amore per chi ti e' piu' vicino e solo cosi' l'umanita' intera idealmente connette e raggiunge.

So che la prima lotta che in quanto uomo devo condurre e' quella contro il fascista che e' in me.

So che la violenza sulle donne e' un problema degli uomini.

So che ogni giorno e' da praticare sia il conflitto contro l'iniquita' che la comunicazione con l'umanita', uscendo dal silenzio e disponendosi all'ascolto, abbattendo il muro delle imposte diseguaglianze e delle materiali e immateriali alienazioni che pietrificano; agendo con la fermezza ma anche con la delicatezza della nonviolenza, con la persuasa tenacia e l'avvolgente tenerezza di chi lotta per salvare le vite, di chi lotta per condividere il mondo e la sobria felicita' che nel mondo e' possibile, e possibile solo se condivisa fra tutte e tutti.

*

Si avvicina il 14 febbraio: e' il giorno in cui le donne di tutto il mondo sfidano la violenza maschilista e patriarcale manifestando in tutte le citta', i paesi, i villaggi nella forma che piu' intensamente afferma il valore, la dignita' dei nostri stessi corpi di esseri fatti di carne che sentono e pensano: danzando.

Si avvicina il 14 febbraio, e poi l'8 marzo. Ma ogni giorno deve essere il 14 febbraio del miliardo di donne che si sollevano, dell'umanita' intera che si solleva con esse dalla barbarie all'umanita'; ogni giorno deve essere l'8 marzo dell'internazionale futura umanita' che Clara Zetkin e Rosa Luxemburg - ed infinite altre - chiamarono alla lotta affinche' la liberazione fosse dell'umanita' intera; ogni giorno e' il giorno in cui devi contrastare la violenza maschilista. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza che a tutte le violenze e le menzogne si oppone, con l'amore per il mondo. Vivendo un'esistenza che sappiamo finira', vivendo un'esistenza che possiamo e dobbiamo rendere degna, vivendo un'esistenza che ad ogni esistenza riconosca valore, e speranza di liberazione, e condivisa felicita'.

 

12. CLANDESTINO SARA' LEI

 

L'istituzione del cosiddetto "reato di clandestinita'" e' stata una delle infamie piu' squallide del governo dei razzisti, dei fascisti, dei mafiosi, dei prosseneti e dei corruttori.

Criminale non e' chi e' costretto a lasciare il suo paese, ma chi ve lo costringe, chi specula sul suo dolore, chi rifiuta di aiutare le vittime dell'ingiustizia globale, chi schiavizza e condannare alla fame e alla morte degli esseri umani innocenti.

Le piu' autorevoli figure della magistratura e delle forze dell'ordine, non solo il papa o chi si e' posto alla scuola di Primo Levi e di Nelson Mandela, concordano sulla necessita' di abolire quell'antinorma razzista e disumana.

Non si perda altro tempo: si abolisca quella scellerata infamia, si torni ad essere un paese civile.

E ci si decida finalmente a rispettare la Costituzione della Repubblica Italiana, a rispettare la Dichiarazione universale dei diritti umani; ci si decida a salvare le vite, che e' il primo dovere.

Ci si decida, ripetiamolo ancora una volta, a riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente sull'unico pianeta casa comune dell'umanita'.

Ci si decida, ripetiamolo ancora una volta, a riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di entrare nel nostro paese in modo legale e sicuro.

 

13. UNA LETTERA APERTA ALLE FORZE POLITICHE DEMOCRATICHE

 

Vi rivolgiamo un appello: ad adoperarvi affinche' il governo italiano receda immediatamente dalla decisione di inviare centinaia di soldati alla diga di Mosul in Iraq.

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Questa decisione, se realizzata, potrebbe avere conseguenze funeste: la diga e' infatti a breve distanza dalla citta' di Mosul che e' nelle mani dell'organizzazione terrorista dell'Isis; inviare li' i nostri soldati significa esporli assurdamente all'elevatissimo rischio di essere vittime di un attentato stragista; e con essi esporre altresi' le maestranze della diga e le popolazioni che vivono nei dintorni ed a valle di essa; e con essi altresi' chi vive in Italia, poiche' nella scellerata, sanguinaria strategia dell'Isis, nella logica della "guerra asimmetrica" e dell'escalation onnidistruttiva che i terroristi (ed i loro ispiratori e finanziatori) con i loro disumani crimini perseguono, al dispiegamento dei nostri soldati li' seguira' prevedibilmente l'organizzazione di attentati terroristici nel nostro paese.

La decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' quindi un atto insensato, immorale, illegale, che mette in pericolo inutilmente ed assurdamente centinaia e forse migliaia di vite innocenti.

*

Non solo. Questa decisione non soltanto non sara' utile nella lotta contro il terrorismo, ma sara' vantaggiosa per i criminali dell'Isis, che presenteranno la nostra presenza alla diga di Mosul come "invasione crociata", ovvero - fuori dal loro delirante linguaggio - come occupazione militare dei territorio iracheno da parte di uno dei paesi membri dell'alleanza che gia' porto' la sua guerra in Iraq e che gia' l'Iraq occupo' militarmente; dell'alleanza che commise in quei frangenti in Iraq crimini di guerra e crimini contro l'umanita'; dell'alleanza che ha devastato la Libia provocando il caos e i massacri che la' tuttora continuano; dell'alleanza di cui alcuni paesi da lunghi mesi con i loro bombardamenti in Iraq e in Siria continuano ad uccidere non soltanto miliziani e terroristi ma anche civili innocenti due volte vittime; e poco vale ricordare che prima di quelle guerre e quelle devastazioni in quei paesi vi erano criminali dittature, poiche' la situazione attuale nell'insieme non e' affatto migliore, ed un crimine non ne giustifica mai un altro.

Presentandoci come "invasori crociati" l'Isis otterra' presso un vasto uditorio sensibile alla sua propaganda e memore degli orrori commessi dalla coalizione occidentale nel Vicino e nel Medio Oriente un effettuale consenso al suo criminale agire: l'invio dei nostri soldati a Mosul si risolvera' paradossalmente quindi in un effettuale favoreggiamento dell'Isis. E per avvantaggiare l'Isis il governo vorra' esporre alla morte centinaia e forse migliaia di innocenti? E' un crimine ed una follia.

*

Altro e' cio' che occorre: non invio di soldati, non azioni militari, non atti di guerra; ma un'operazione di polizia internazionale cosi' come indicato dall'Onu.

Un'organizzazione criminale va contrastata con la forza e con le risorse del diritto, dell'azione penale, della civilta' giuridica. Pensare di contrastare il terrorismo con la guerra significa far ottenere ai terroristi il risultato che si prefiggevano: scatenare stragi su sempre piu' vasta scala.

In Iraq l'Italia ha gia' pagato un elevato tributo di sangue alla follia dei signori della guerra: con le vittime della strage di Nassiriya. Occorre far recedere il governo da una decisione stoltissima e sciaguratissima che potrebbe provocare altre ecatombi.

*

Vi rivolgiamo pertanto questo appello: ad adoperarvi affinche' il governo receda immediatamente dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul in Iraq.

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Il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"

Viterbo, 11 gennaio 2016

 

14. FERMARE LA DERIVA, INVERTIRE LA ROTTA

 

Fermare occorre la deriva verso la guerra totale.

Invertire la rotta occorre, e muovere verso la pace e la giustizia, la liberazione delle oppresse e degli oppressi, la solidarieta' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Cominciamo da un obiettivo concreto che possiamo raggiungere: far recedere il governo dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Per ottenere questo risultato occorre far pressione sul governo, sul parlamento, sul presidente della repubblica.

Occorre una vasta mobilitazione per salvare le vite e fermare la guerra e le stragi.

Occorre una campagna nonviolenta che ponga questo obiettivo immediato.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

A chi ci legge chiediamo di aiutarci.

Nei molti modi in cui sostener questo impegno e' possibile; alcuni li indichiamo di seguito, altri ancora chiunque potra' idearli.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Non permettiamo che il governo italiano compia un passo stoltissimo e scelleratissimo; non permettiamo che tanti innocenti siano mandati incontro alla morte; non permettiamo che un catastrofico errore del governo italiano consenta all'Isis di commetere altri massacri e di rafforzarsi ancor piu'.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Receda il governo dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul; receda il governo da una decisione insensata, immorale, illegale; receda il governo da un errore strategico, tattico, logico, etico, politico; receda il governo da un atto i cui esiti funesti sono a tutti evidenti.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

15. UN CRIMINE E UNA FOLLIA

 

Chi espone delle vite umane alla morte commette un crimine.

Si puo' certo in situazioni estreme decidere di esporre la propria vita alla morte, male assoluto, per un bene ritenuto superiore; ma non si puo' mai decidere di esporre alla morte le vite altrui.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La decisione del governo italiano di esporre alla morte le vite di centinaia di soldati italiani, e con esse le vite di innumerevoli altri innocenti, quei soldati italiani inviando gratuitamente, assurdamente, peggio che inutilmente, insensatamente, immoralmente, illegalmente alla diga di Mosul, e' una decisione inammissibile sotto ogni profilo logico e giuridico, etico e politico, e finanche strategico e tattico.

Quella inammissibile, delirante e mortifera decisione va revocata.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Receda il Governo dal commettere un crimine ed una follia.

Esprima il Parlamento la sua insuperabile opposizione a un crimine e una follia.

Esprima il Presidente della Repubblica il suo veto definitivo a un crimine e una follia.

Insorga nonviolentemente il popolo italiano in difesa della vita di innumerevoli innocenti e persuada il governo a recedere dalla decisione stoltissima e scelleratissima dell'invio di centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

16. ALLA MINISTRA DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA

 

Gentilissima Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca,

le scrivo nella convinzione erasmiana che l'educazione sia in re ipsa impegno per la pace, azione per salvare le vite, inveramento dell'umana dignita'. Ed infatti in cosa consiste l'educazione se non nell'opporsi alla barbarie, nel rendere consapevoli dell'unita' del genere umano e compartecipi della cultura, della civilta' come movimento storico che tutti ci comprende e libera nel riconoscimento delle differenze e nell'eguaglianza dei diritti? L'educazione e' quell'uscita dallo stato di minorita' e dipendenza che ogni essere umano rende libero e responsabile, e' quell'opera comune dell'avanzamento del sapere cui ogni essere umano e' chiamato a partecipare come creatore e come beneficiario, e' quell'impegno di convivenza e di solidarieta' che ogni essere umano coinvolge in un'unica rete sociale di reciproco sostegno e  comune difesa contro il male e la morte. Con parole indimenticabili seppe dirlo Immanuel Kant, seppe dirlo Giacomo Leopardi.

L'educazione e' l'opposto della guerra, l'opposto del terrore, l'opposto della menzogna e della violenza.

Sono cose ovvie, sono cose che tuttavia e' bene ripetere.

*

Lei sa che lo scorso mese il presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato la decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

E' una decisione non meditata, non ammissibile, che puo' avere tragiche conseguenze. E vorrei quindi esortarla, gentilissima ministra, a farsi promotrice di un ripensamento da parte dell'esecutivo di cui anche lei fa parte.

*

Quella decisione espone assurdamente e gratuitamente a un reale, concreto, immediato pericolo di morte sia quelle centinaia di soldati, sia le maestranze della diga, sia la popolazione residente nelle vicinanze ed a valle dell'impianto, sia anche la popolazione che vive in Italia.

Poiche' la diga e' a brevissima distanza da Mosul, uno dei bastioni della scellerata organizzazione criminale terrorista e schiavista dell'Isis, e quindi la presenza di quelli che nel suo allucinato e narcotico linguaggio definira' "invasori crociati" a pochi chilometri da una delle loro principale roccheforti favorira' l'ideazione, la preparazione e l'esecuzione di attentati stragisti con cui l'Isis peraltro alimentera' la sua sanguinaria propaganda.

L'invio dei nostri soldati a Mosul prepara le condizioni per una nuova orribile strage di Nassiriya.

Gentilissima ministra, dissuada l'esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e' fin troppo palese il probabilissimo rischio di conseguenze funeste.

*

Prenda atto il governo della realta' fattuale: il dispiegamento di truppe italiane in Iraq non solo esporra' esse ed il nostro paese a divenire ipso facto primario bersaglio di attentati, ma favoreggera' la propaganda dell'Isis che le rappresentera' come "truppe d'occupazione" della coalizione responsabile delle stragi e delle distruzioni della prima e della seconda guerra del Golfo, dell'occupazione militare successiva in cui furono commessi gravissimi crimini contro l'umanita', dei bombardamenti attuali da parte di paesi nostri alleati che stanno distruggendo non solo sedi, strutture e materiali dell'Isis ma anche abitazioni e infrastrutture civili, che stanno uccidendo non solo i responsabili di crimini efferati ma anche civili innocenti vittime sia della violenza terrorista e schiavista dell'Isis sia delle bombe che non distinguono tra vittime e carnefici.

La presenza dei nostri soldati alla diga di Mosul offrira' all'Isis un facile bersaglio per le stragi che l'Isis commette anche a fini propagandistici; il massacro dei nostri soldati non sara' in alcun modo utile alla lotta contro l'Isis ma anzi paradossalmente, assurdamente, abominevolmente ne favorira' la propaganda presso l'uditorio cui l'Isis si rivolge, ne favorira' il reclutamento, ne favorira' il potenziamento.

Gentilissima ministra, dissuada l'esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e' fin troppo palese un sanguinario esito - certo inintenzionale ma nondimeno effettuale - a tutto vantaggio dei criminali assassini dell'Isis.

*

Tralascio altre considerazioni che mi sembrano di minore momento (l'improprieta' dell'uso delle forze armate in funzione di "polizia privata" di private imprese; la sensazione che quella decisione sia stata determinata non da una valutazione oggettiva dei pro e dei contro in funzione del bene comune ma da interessi faziosi e pressioni inconfessabili; il danno che il prevedibile tragico risultato di questa iniziativa rechera' alla necessaria e doverosa lotta contro il terrorismo; la contraddizione flagrante con una illuminata ed urgente politica di pace e di risoluzione dei conflitti nel Vicino e nel Medio Oriente cosi' come richiesto dall'Onu); il nocciolo della questione e' il seguente: non mandare delle vite umane al macello; non commettere un atto che favorisce le stragi e avvantaggia il terrorismo.

Gentilissima ministra, dissuada l'esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e' fin troppo palese non solo l'abissale erroneita' politica, strategica e tattica, ma anche e soprattutto l'irragionevolezza, l'immoralita', l'illegittimita'.

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Gentilissima Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca,

sia promotrice di un ripensamento da parte dell'esecutivo di cui anche lei fa parte; dissuada i suoi colleghi dal persistere in un errore catastrofico, irrimediabile ed irredimibile; si adoperi affinche' il governo receda dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.

Sono certo che tutti i ministri ed il presidente del consiglio, richiamati a una piu' meditata considerazione della grave questione, vorranno in scienza e coscienza scegliere di salvare delle vite anziche' correre il rischio di farle sopprimere, vorranno revocare quella decisione sotto ogni profilo sbagliata e foriera di gravi, di tragiche conseguenze.

Siamo esseri umani: tutti possiamo sbagliare; e tutti possiamo riconoscere i nostri errori e rimediare ad essi: in questo frangente il governo fortunatamente e' ancora in tempo.

Si adoperi pertanto affinche' il Consiglio dei ministri torni immediatamente alla ragione, al bene, alla politica che salva le vite, alla legalita' che salva le vite.

Ringraziandola fin d'ora per quanto vorra' e potra' fare, augurandole ogni bene, voglia gradire distinti saluti.

 

17. ANCORA IN TEMPO

 

E' ancora in tempo il governo italiano a recedere dalla decisione di mandare centinaia di soldati incontro alla morte a Mosul.

Siamo ancora in tempo a persuaderlo a recedere da quell'insensata, tragica decisione.

*

Ma abbiamo poche settimane per riuscirci, dopo potrebbe essere troppo tardi.

Ma abbiamo fortissime ragioni per riuscirci, che occorre diventino sapere e sentire comune.

Che quella decisione avra' come esito effettuale di far morire degli innocenti.

Che quella decisione avra' come esito effettuale di favoreggiare l'organizzazione mafiosa e nazista dell'Isis.

Che quella decisione e' pertanto insensata, immorale, illegale; che sotto ogni profilo strategico e tattico, logico e giuridico, etico e politico e' un errore, un gravissimo errore, un tragico errore.

*

Chiediamo al governo di recedere subito da quella funesta decisione.

Chiediamo al parlamento di respingere quella funesta decisione.

Chiediamo al presidente della repubblica di opporre il suo veto a quella funesta decisione.

Chiediamo a tutte le istituzioni democratiche di esprimersi contro quella funesta decisione.

Chiediamo a tutte le associazioni, le organizzazioni e i movimenti democratici di esprimersi contro quella funesta decisione.

Chiediamo a tutte le agenzie educative e a tutti i mezzi d'informazione di esprimersi contro quella funesta decisione.

Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona di esprimersi contro quella funesta decisione.

*

Recede il governo dalla decisione di mandare centinaia di soldati italiani incontro alla morte a Mosul.

Recede il governo dalla decisione di fare dell'Italia un primario bersaglio di attentati stragisti.

Recede il governo dalla decisione di esporre gratuitamente, assurdamente, insensatamente alla morte tante persone innocenti in Iraq e in Italia.

Compia subito il governo un atto di saggezza.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

18. MENTRE GLI AMERICANI BOMBARDANO MOSUL

 

Mentre gli americani bombardano Mosul, il governo italiano manda i nostri soldati a far da bersaglio per gli attentati stragisti dell'Isis alla diga di Mosul.

 

19. RECEDA

 

Receda il governo italiano dall'invio di centinaia di soldati alla diga di Mosul.

Receda dal preparare le condizioni per un massacro annunciato.

Receda da un atto irreparabile.

*

Esporre delle persone alla morte e' criminale follia.

Favorire la realizzazione di una strage e' criminale follia.

Consentire all'Isis di commettere agevolmente un'ennesima ecatombe e' criminale follia.

*

Scelga invece il governo di sostenere le posizioni espresse dall'Onu.

Scelga il governo di sostenere un'operazione di polizia internazionale, un'azione umanitaria, un impegno di pace, legalita' e democrazia.

Scelga il governo di opporsi alla guerra e al terrorismo, al riarmo e alla militarizzazione dei conflitti, a tutte le uccisioni e le oppressioni.

Scelga il governo di soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani bisognosi di aiuto.

*

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

20. IL 16 GENNAIO CONTRO LA GUERRA E LE STRAGI, CON UN OBIETTIVO CONCRETO E IMMEDIATO

 

Ricorrendo il venticinquesimo anniversario dell'inizio della prima guerra del Golfo, sabato 16 gennaio si svolgeranno in piu' citta' d'Italia - e tra esse Roma e Milano - varie iniziative per la pace.

Sarebbe opportuno che queste manifestazioni ponessero non solo obiettivi generali e di prospettiva, ma anche almeno un obiettivo concreto e immediato, urgente e irrinunciabile: l'obiettivo che il governo italiano receda dalla decisione stoltissima e scelleratissima dell'invio di centinaia di soldati alla diga di Mosul.

Questa decisione governativa e' infatti irrazionale, immorale e illegale, espone a un gravissimo pericolo di morte non solo quelle centinaia di soldati italiani, ma anche le maestranze della diga e le popolazioni che vivono nei dintorni ed a valle di essa, e con essi espongono anche l'intera popolazione italiana, poiche' e' probabilissimo che l'Isis, che occupa la citta' di Mosul, cogliera' l'occasione della presenza dei soldati italiani a pochi chilometri di distanza per organizzare contro di loro un attentato terroristico, cosi' come cogliera' l'occasione di questo dispiegamento militare italiano per presentarlo nella sua propaganda come "invasione crociata" e promuovere attentati terroristici anche nel nostro paese.

Nel giorno in cui si fa memoria delle vittime della prima guerra del Golfo e di tutte le guerre, si ribadisca l'impegno per la pace e i diritti umani, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, l'impegno contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni, e si ponga in modo persuaso, nitido e intransigente la richiesta che il governo receda immediatamente dalla decisione dell'invio di centinaia di soldati alla diga di Mosul.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

21. UN APPELLO A CHI MANIFESTERA' PER LA PACE IL 16 GENNAIO

 

Tre criteri ispirino le persone che il 16 gennaio parteciperanno alle iniziativa che in tutta Italia ricorderanno l'inizio della prima guerra del Golfo e le vittime tutte di questi venticinque anni di ininterrotta strage: l'opposizione a tutte le uccisioni; l'impegno a salvare tutte le vite; la scelta di opporsi alla violenza con la nonviolenza.

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Ed una richiesta concreta e immediata sia fatta da tutte le iniziative del 16 gennaio: che il governo italiano receda dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul; una decisione insensata, immorale, illegale, il cui prevedibilissimo esito sarebbe di far morire innumerevoli innocenti e di effettualmente favoreggiare l'organizzazione criminale stragista e schiavista dell'Isis.

*

Da tutte le piazze il 16 gennaio si esprima la volonta' del popolo italiano di opporsi a tutte le guerre, a tutte le stragi, a tutte le uccisioni; si esprima la volonta' del popolo italiano di opporsi a tutti i poteri criminali; si esprima la volonta' del popolo italiano di salvare le vite degli esseri umani.

Il primo passo da compiere e' questo: ottenere che il governo receda dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul; il primo passo sulla via della pace e del riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

22. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Massimo De Giuseppe (a cura di), Guerre d'indipendenza ispano-americane, Rcs, Milano 2016, pp. 168, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

*

Riletture

- Bertrand Russell, Bertrand Russell dice la sua, Longanesi, Milano 1968, 1975, pp. 240.

- Bertrand Russell, Bertrand Russell in due parole, Longanesi, Milano 1968, 1977, pp. 208.

- Bertrand Russell, Il mio pensiero, Newton Compton, Roma 1997, pp. 770.

- Bertrand Russell, Pensieri, Newton Compton, Roma 1996, 1997, pp. 256.

*

Riedizioni

- Jozef Wittlin, Il sale della terra, Marsilio, Venezia 2014, Rcs, Milano 2016, pp. 368, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

23. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

24. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2478 del 21 settembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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