[Nonviolenza] Telegrammi. 2475



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2475 del 18 settembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Il problema

2. Edward Albee

3. Alcuni testi del mese di febbraio 2016 (parte prima)

4. Nell'anniversario dell'uccisione del martire antifascista Mariano Buratti

5. In memoria di Gianni Fiorentini

6. Non sarebbe ora?

7. Un modello di lettera ai parlamentari

8. In ricordo di Gianni Fiorentini

9. La domanda

10. Ancora della guerra

11. Per Nanni Salio

12. Ancora una volta chiediamo al governo italiano di recedere da una tragica follia

13. Non passa giorno

14. Una lettera alle amiche e agli amici del Centro studi "Sereno Regis"

15. Fermare questa folle deriva verso il disastro

16. Tre lotte, che sono una

17. Una lettera al Ministro della Cultura

18. Opporsi alla guerra, al razzismo, al maschilismo

19. Un episodio della guerra chimica dell'industria automobilistica e delle sue truppe parlamentari contro l'umanita'

20. Tutte le vittime

21. Otto proposizioni

22. Viterbo ricorda Giulio Regeni, Nanni Salio, Kayla Mueller, Assia Djebar, Chokri Belaid, Sergio Mendez Arceo e David Maria Turoldo

23. Ricordando Nanni Salio

24. A una settimana dall'"One Billion Rising" del 14 febbraio 2016

25. Manuela Feliziani

26. L'associazione "Respirare" aderisce all'iniziativa del 14 febbraio contro la violenza sulle donne

27. Segnalazioni librarie

28. La "Carta" del Movimento Nonviolento

29. Per saperne di piu'

 

1. SCORCIATOIE. IL PROBLEMA

 

"Il problema e' sempre unicamente del sapere e del volere; e non ci sono specifici che tengano il luogo della coscienza intellettiva e morale, o la soccorrano se non si sa soccorrere da se'". Cosi' Benedetto Croce, il maestro di color che sanno, in Etica e politica (cito dall'edizione laterziana del 1973, p. 297).

La coscienza intellettiva e morale, la tua coscienza intellettiva e morale, che ti dice: tu non uccidere, tu salva le vite.

 

2. LUTTI. EDWARD ALBEE

 

E' deceduto Edward Albee, il drammaturgo autore di "Chi ha paura di Virginia Woolf".

 

3. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI FEBBRAIO 2016 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di febbraio 2016.

 

4. NELL'ANNIVERSARIO DELL'UCCISIONE DEL MARTIRE ANTIFASCISTA MARIANO BURATTI

 

Come ogni anno il 31 gennaio, nell'anniversario della morte di Mariano Buratti (Bassano Romano, 15 gennaio 1902 - Roma, 31 gennaio 1944), eroe della Resistenza assassinato dai nazifascisti, una delegazione del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' recata a rendergli omaggio dinanzi alla lapide che lo ricorda all'ingresso del liceo classico di Viterbo intitolato appunto al docente, poeta, partigiano e martire.

Ma come ogni anno da troppi anni a questa parte la lapide e' inaccessibile e l'area interna al porticato antistante e' recintata e velata, ingombra di abbandonati arnesi di cantiere, maculata dal guano dei volatili.

La lapide e' invisibile; ma il ricordo del martire resta vivo e luminoso nei cuori di chi non lo ha dimenticato. La delegazione della struttura nonviolenta viterbese (per fortuita coincidenza composta tutta da antichi allievi del liceo all'eroe intitolato, che negli anni degli studi ebbero quotidianamente presente la figura e il legato del professore torturato e assassinato dai nazifascisti) ha sostato commossa in ricordo dinanzi al cancello, e dopo un mesto silenzio alcune parole sono state dette dal responsabile del Centro ad illustrare una volta ancora la personalita' e l'azione del partigiano ucciso dai nemici dell'umanita'.

Chiediamo ancora una volta al Comune di Viterbo di far ripulire dalle immondizie l'area interna del porticato, e rendere nuovamente visibile, sia pur dall'esterno della cancellata, la lapide che Mariano Buratti ricorda.

Nel ricordo di Mariano Buratti, nel ricordo di tutte le vittime del nazifascismo, prosegua l'impegno dell'umanita' contro la guerra, il terrorismo e tutte le uccisioni, contro il razzismo, le dittature e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo, il patriarcato e tutte le oppressioni; per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; per la pace che salva le vite, per la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e soccorre.

 

5. IN MEMORIA DI GIANNI FIORENTINI

 

Ricorre il 2 febbraio l'anniversario della scomparsa di Gianni Fiorentini, che ci ha lasciato cinque anni fa.

Era il migliore degli uomini, mite e tenace, sollecito e lieve, forte e gentile, la persona delle Beatitudini.

Lo abbiamo avuto compagno di lotta in innumerevoli iniziative nonviolente di pace e di solidarieta', per i diritti di tutti gli esseri umani, per la difesa del mondo vivente.

Il suo ricordo ispira ancora il nostro pensare, il nostro agire.

In questa ricorrenza siamo ancor piu' vicini ad Antonella Litta, che lo ebbe sposo amatissimo, che ne prosegue l'impegno comune.

La nonviolenza e' in cammino.

 

6. NON SAREBBE ORA?

 

Gli innocenti che muoiono nel Mediterraneo, tra Libia e Italia, tra Turchia e Grecia, non sarebbe ora che ci decidessimo a salvarli tutti?

Non sarebbe ora di riconoscere loro il diritto di giungere nel nostro paese, nel nostro continente, in modo legale e sicuro?

Non sarebbe ora di riconoscere loro il diritto a salvare le proprie vite dalla fame e dalle guerre, dalle dittature e dal terrore, dalla schiavitu' e dalle devastazioni?

Non sarebbe ora di riconoscere che vi e' una sola umanita' in un unico pianeta vivente casa comune dell'umanita' intera?

Non sarebbe ora di riconoscere che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'?

Non sarebbe ora di riconoscere che salvare le vite e' il primo dovere?

 

7. UN MODELLO DI LETTERA AI PARLAMENTARI

 

Gentili senatori e senatrici, gentili deputate e deputati,

vi scriviamo per chiedervi un impegno urgente e cogente: un atto deliberativo del parlamento per la revoca della decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

*

Sapete gia' che quella decisione governativa e' profondamente errata e inammissibile sotto ogni punto di vista: logico e giuridico, politico e morale, finanche strategico e tattico; sapete gia' che quella decisione governativa espone gratuitamente, assurdamente, scelleratamente a un gravissimo pericolo di morte quei nostri soldati; sapete gia' che con essi essa espone a un gravissimo pericolo di morte anche le maestranze della diga; sapete gia' che con essi essa espone a un gravissimo pericolo di morte anche le popolazioni dei dintorni ed a valle dell'impianto; e sapete gia' che con essi essa espone a un gravissimo pericolo di morte anche la popolazione residente in Italia.

*

E valga il vero.

La diga di Mosul si trova nei pressi della citta' di Mosul, una roccaforte dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis.

La presenza di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul sara' presentata dalla propaganda dell'Isis come "invasione crociata" e quei soldati diverranno ipso facto un fin troppo facile bersaglio di attentati stragisti.

Non solo: con essi anche il nostro paese diverra' primario bersaglio di attentati stragisti che verranno presentati dalla delirante propaganda dell'organizzazione terrorista come pretesa "reazione" alla nostra presunta "invasione crociata".

Col duplice e doppiamente atroce risultato che molte persone verranno assassinate dai terroristi, e che questi massacri avranno anche come effetto di alimentare il consenso nei confronti dell'Isis da parte dell'uditorio cui la sua propaganda si rivolge, uditorio diffuso su piu' continenti che ci percepisce come un paese occidentale membro del sistema di alleanze militari responsabile delle guerre e delle occupazioni militari, dei massacri e delle rapine, che da decenni stanno insanguinando il Medio e il Vicino Oriente.

*

Vi e' anche noto che Mosul e' bersaglio dei massicci bombardamenti di paesi nostri alleati, bombardamenti che non distruggono solo strutture e materiali ma uccidono vite umane, ed uccidono non solo dirigenti e miliziani dell'organizzazione terrorista, ma anche civili innocenti e due volte vittime, vittime della dittatura terrorista e schiavista dell'Isis e vittime dei bombardamenti dei nostri alleati.

I nostri soldati dispiegati alla diga di Mosul corrono un enorme rischio di divenire le probabilissime vittime sacrificali della rappresaglia dei terroristi per i bombardamenti dei nostri alleati sulla citta' di Mosul.

*

Inoltre, non puo' sfuggirvi che utilizzare le forze armate del nostro paese in funzione di "polizia privata" di private imprese e' in flagrante contraddizione con la funzione istituzionale di un'articolazione del nostro ordinamento giuridico; e gia' in passato questo uso improprio dei militari italiani come "security" di aziende private ha dato luogo a vicende gravissime, come l'assurda uccisione di due innocenti pescatori indiani (un terribile, immedicabile lutto), con la conseguente privazione della liberta' di due nostri soldati da anni in attesa di processo (che peraltro potrebbero essere innocenti del reato loro ascritto e comunque devono essere presunti tali fino a sentenza definitiva, ma che dati i significati politici e le utilizzazioni propagandistiche di cui si e' caricata la drammatica vicenda nulla garantisce che avranno un processo equo) e la profonda controversia internazionale che ci oppone all'India (controversia che ha gia' dato luogo a ulteriori episodi indegni, del tutto riprovevoli, assai nocivi e gravidi di ulteriori pericoli).

*

Infine, sapete benissimo che interventi militari unilaterali stranieri - italiani o di altri paesi - in Iraq o nelle altre zone di brutale, sanguinario conflitto sono peggio che inutili, sono del tutto dannosi.

Sapete benissimo che per contrastare l'Isis occorre un'operazione di polizia internazionale con le caratteristiche definite dall'Onu nel suo piu' recente pronunciamento.

Sapete benissimo che il terrorismo che oggi insanguina non solo il Medio Oriente ma vari paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'Europa e' stato generato anche e innanzitutto dalle sciagurate guerre realizzate o promosse da coalizioni militari in cui tragicamente siamo stati e siamo coinvolti.

E sapete anche che la guerra non solo genera terrorismo, ma e' gia' terrorismo essa stessa, consistendo in effetti nell'uccisione massiva di esseri umani.

E ricordate certo che l'Italia in Iraq ha gia' preso parte ai bombardamenti stragisti della prima guerra del Golfo; ed ha gia' preso parte altresi' all'occupazione militare seguita alla conclusione della seconda guerra del Golfo (occupazione militare nel corso della quale da parte di personale di paesi nostri alleati furono commessi gravissimi crimini contro l'umanita').

E ricordate infine che il nostro paese in Iraq ha gia' pagato un tremendo tributo di sangue: nessuno puo' dimenticare la strage di Nassiriya.

*

Da tutto cio' consegue che l'annunciata decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' del tutto irrazionale, immorale, illegale; ed espone gratuitamente, assurdamente e sciaguratamente quei giovani, quell'impianto e chi vi lavora, e chi vive nei dintorni ed a valle dello stesso, ed il nostro paese infine, a un enorme rischio di essere fatti bersaglio di attentati stragisti dalle tragiche conseguenze di proporzioni fin inimmaginabili.

*

Gentili senatori e senatrici, gentili deputate e deputati,

in ragione di tutto cio' vi scriviamo per chiedervi un impegno urgente e cogente: un atto deliberativo del parlamento per la revoca della decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di sodati italiani alla diga di Mosul.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

E' questa un'ora, un "kairos", in cui e' richiesto di agire secondo verita', secondo giustizia, secondo scienza e coscienza, per il bene comune, per salvare le vite innocenti in pericolo.

Sperando in un vostro tempestivo, persuaso, adeguato intervento, vogliate gradire distinti saluti.

 

8. IN RICORDO DI GIANNI FIORENTINI

 

Il 2 febbraio di cinque anni fa ci lasciava Gianni Fiorentini.

L'associazione "Respirare" lo ricorda con viva commozione.

Era un uomo buono come il pane, sapiente e generoso, rigoroso e umile; schierato contro tutte le oppressioni, contro tutte le violenze, contro tutte le menzogne; sollecito sempre nel recare aiuto al sofferente e al bisognoso; tra le molte esperienze che lo avevano portato a condividere tratti di vita con illustri figure della pace e della solidarieta', a confortare ed assistere persone in situazioni di sofferenza estrema, ci e' grato ricordare di averlo avuto anche nostro compagno di lotte e maestro di umanita'.

Ad Antonella Litta, la compagna della sua vita, diciamo ancora la nostra vicinanza, il nostro affetto, la nostra gratitudine, la nostra condivisione dell'inestinguibile struggente cordoglio per la perdita del suo Gianni.

 

9. LA DOMANDA

 

Se tu, proprio tu, ti trovassi costretto ad abbandonare la tua casa, il tuo paese, il tuo lavoro, i tuoi beni, i tuoi amici piu' cari, la tua stessa famiglia, e per salvarti la vita fossi costretto a fuggire lontano, lontano, e del tutto indifeso, privo di ogni risorsa giungessi tra persone che non conosci, vorresti o no che esse ti accogliessero, ti rispettassero, ti aiutassero?

Si chiama ospitalita', e' la prima legge dell'umanita'.

Si chiama ospitalita', e' la civilta' che comincia.

Si chiama ospitalita', che salva le vite, che e' il primo diritto, che e' il primo dovere.

 

10. ANCORA DELLA GUERRA

 

Che sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani.

Che sempre e solo devasta la casa comune.

Che sempre e solo e' nostra comune nemica.

Abolire la guerra occorre.

Cominciando subito: col disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti.

Con l'aiuto umanitario ovunque occorra.

Soccorrendo, accogliendo, assistendo ogni persona che ne avesse bisogno.

Costruendo la pace con mezzi di pace.

Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.

Solo facendo il bene si puo' sconfiggere il male.

Salvare le vite, il primo dovere.

 

11. PER NANNI SALIO

 

La morte di Nanni Salio, una delle figure piu' autorevoli della nonviolenza in Italia, un uomo buono e saggio, uno studioso e un attivista di straordinario rigore morale e intellettuale, priva le amiche e gli amici della nonviolenza nel nostro paese del migliore dei maestri e dei compagni.

Con il suo impegno di militante, di pensatore, di organizzatore, con i suoi libri, le sue ricerche ed il suo insegnamento, con le innumerevoli iniziative promosse, con l'attivita' del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, con la sua esistenza di persona buona e gentile, Nanni Salio ha donato all'umanita' infiniti doni e luminoso un esempio.

In questa ora di lutto diciamo ancora la nostra gratitudine, e il nostro impegno a recarne innanzi la lezione, il legato, la viva testimonianza, l'azione giusta e pia.

In questa ora di lutto lo salutiamo con il dolore della perdita incolmabile, e con la consapevolezza che non si estingue il bene che Nanni ha fatto e che nella memoria di chi lo ha conosciuto resta per sempre vivo.

 

12. ANCORA UNA VOLTA CHIEDIAMO AL GOVERNO ITALIANO DI RECEDERE DA UNA TRAGICA FOLLIA

 

Le agenzie di stampa hanno diffuso ieri la notizia che l'impresa italiana Trevi di Cesena si sarebbe aggiudicata l'ingente appalto per i lavori di messa in sicurezza della diga di Mosul, in Iraq, e che sarebbero in corso trattative tra i governi iracheno e italiano sulla questione del folle invio cola' di 450 soldati italiani.

*

Ancora una volta chiediamo al governo italiano di recedere dalla dissennata, irresponsabile, illecita e mortifera decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Ancora una volta chiediamo al parlamento italiano di esprimere la sua opposizione alla dissennata, irresponsabile, illecita e mortifera decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Ancora una volta chiediamo al presidente della repubblica italiana di opporre il suo veto alla dissennata, irresponsabile, illecita e mortifera decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Ancora una volta chiediamo ad ogni persona di volonta' buona di unirsi alla richiesta che il governo receda dalla dissennata, irresponsabile, illecita e mortifera decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

*

L'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, a breve distanza dalla citta' controllata dai terroristi dell'Isis, espone i nostri connazionali a un gravissimo rischio di essere vittime di attentati stragisti, e con loro espone le maestranze civili e le popolazioni residenti nei dintorni ed a valle della diga, ed espone anche il territorio italiano a divenire primario bersaglio di attentati stragisti, poiche' la presenza dei soldati italiani nei pressi di Mosul sara' presentata dall'Isis ai suoi sicari e al suo uditorio come un atto di "occupazione militare straniera", come un atto di "invasione crociata", e la scellerata e delirante propaganda, la feroce e onnicida strategia dell'organizzazione terrorista potrebbe agevolmente trovare ancora una volta fanatici esecutori di orribili massacri, alla diga sul Tigri come anche nel nostro paese.

*

Ben altro occorre per contrastare i criminali assassini dell'Isis: occorre un'operazione di polizia internazionale guidata dall'Onu.

L'invio di soldati italiani alla diga di Mosul, mentre peraltro paesi dell'Italia alleati stanno bombardando Mosul e facendo strage anche di civili innocenti, e' una tragica follia.

Receda il governo da una decisione insensata, immorale, illegale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"

Viterbo, 3 febbraio 2016

 

13. NON PASSA GIORNO

 

Non passa giorno senza che nel nostro paese un marito, un fidanzato, o un ex tale, uccida la donna che sosteneva di amare, e che invece evidentemente riteneva un oggetto di sua proprieta' del quale disporre fino alla distruzione. Non passa giorno.

E' il maschilismo la prima radice di ogni altra violenza.

E' la lotta contro il maschilismo il primo dovere di ogni persona decente.

E' la lotta contro il maschilismo l'indispensabile premessa che fonda la lotta contro la guerra e contro il razzismo, contro ogni oppressione, contro ogni violenza.

Se non si lotta contro il maschilismo, tutto il resto e' vano.

 

14. UNA LETTERA ALLE AMICHE E AGLI AMICI DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS"

 

Carissime e carissimi,

vi scrivo per attestarvi la vicinanza mia e del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo in questa ora di lutto per la scomparsa di Nanni Salio.

Sono certo che saprete perseverare nell'impegno che e' stato suo, come gia' di Domenico Sereno Regis, ed anche se ad ogni passo l'ombra di quelle assenze vi pesera', vi soccorrera' la luce, il calore che resta di quelle esistenze dedite al bene.

Anche per me Nanni e' stato un maestro e un compagno assai caro, e mi addolora adesso anche il pensiero di non aver saputo approfittare di piu' della sua generosa amicizia, della sua saggia e fraterna parola; ma anche per me restano vividi e luminosi nella memoria i ricordi dei pochi incontri, delle parole scambiate, dei molti doni che anch'io ho da lui ricevuto, dell'opera sua frugifera, dell'alta sua testimonianza, e resta viva la sua persona, la sua azione, il suo meditare e interloquire.

Soccorre certo nella mesta ora presente quel concetto capitiniano di "compresenza" (comunque lo si interpreti, e so che la mia materialistica interpretazione e' diversa da quella di molte altre persone della nonviolenza amiche), che dell'unita' dell'umanita' - e del mondo vivente - coglie la verita' profonda ed esprime quindi la matrice, il senso e la speranza dell'agire comune per il bene comune, per la comune responsivita', responsabilita' e liberazione, nella coscienza che nulla di cio' che e' buono e' perduto, che ogni esistenza e' un valore, che la morte stessa che tutto sbrana ed estingue non e' annichilimento del bene vissuto e donato.

Nella memoria, nella mente e nel cuore delle persone amiche Nanni resta vivo, e resta vivo nella vicenda, nel cammino, nell'emergere a pieno giorno dell'umana civilta'.

Dai suoi molti doni sapremo trarre ancora e ancora buoni frutti.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino.

Un forte abbraccio

 

15. FERMARE QUESTA FOLLE DERIVA VERSO IL DISASTRO

 

I mezzi d'informazione diffondono da ieri la notizia che l'Italia si sta accingendo ad inviare in Iraq altri mille soldati.

Anche se fosse solo un "ballon d'essai" la notizia e' inquietante, e segnala un ulteriore progredire della catastrofe bellica che sta minacciando il futuro dell'intera umanita'.

Occorre fermare questa folle deriva verso il disastro.

Ripetiamo una volta ancora che il terrorismo non si contrasta con la guerra, che e' essa stessa terrorismo e di terrorismo seminatrice e altrice.

Il terrorismo dell'Isis si contrasta con un'azione di polizia internazionale guidata dall'Onu, con il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, con l'aiuto umanitario alle popolazioni sofferenti, con la promozione della democrazia e dei diritti umani, con la pace che salva le vite.

Al governo italiano ancora una volta chiediamo di rinsavire e tornare al rispetto dell'art. 11 della Costituzione, tragicamente gia' tante volte violato negli ultimi decenni con gli esiti orribili a tutti evidenti; al governo italiano ancora una volta chiediamo di rinsavire e impegnarsi per il rispetto delle vite umane e una politica internazionale di pace e di cooperazione tra i popoli per il bene comune; al governo italiano chiediamo come primo passo nella giusta direzione, come primo segno di buona volonta', di revocare l'annunciata folle decisione di inviare 450 soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

16. TRE LOTTE, CHE SONO UNA

 

Contro la guerra e tutte le uccisioni.

Contro il razzismo e tutte le persecuzioni.

Contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

In difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

17. UNA LETTERA AL MINISTRO DELLA CULTURA

 

Oggetto: Richiesta di farsi promotore di un'iniziativa per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul

*

Egregio Ministro della Cultura,

le scriviamo per chiederle di farsi promotore di un'iniziativa in seno al Consiglio dei Ministri affinche' sia revocata l'annunciata decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul in Iraq, decisione che espone quegli innocenti e il nostro paese al gravissimo pericolo di divenire bersaglio di attentati terroristici, decisione che non solo non e' utile alla lotta contro l'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis, ma che (certo inintenzionalmente, ma effettualmente) addirittura ne favoreggera' la scellerata ed abominevole azione; una decisione quindi non meditata e non ammissibile, che pertanto e' doveroso e necessario revocare al piu' presto.

Si adoperi a tal fine: lo chiediamo a lei in virtu' del suo specifico incarico: giacche' e' proprio della cultura opporsi alla barbarie, essere testimonianza della civile convivenza, essere riconoscimento dell'unita' dell'intera famiglia umana, essere ausilio per la vita e lotta contro la morte.

*

Lo ripetiamo ancora una volta: quella decisione governativa espone assurdamente a un gravissimo pericolo di morte i nostri soldati, e con essi anche le maestranze della diga e le popolazioni dei dintorni ed a valle di essa, come anche la popolazione residente in Italia.

La diga si trova infatti a breve distanza da Mosul, citta' occupata dall'organizzazione terrorista dell'Isis: i nostri soldati diverranno un fin troppo facile bersaglio di attentati, e con essi diverra' un bersaglio di attentati anche il nostro paese giacche' la delirante propaganda dell'Isis presentera' ai suoi adepti quella presenza militare italiana alla diga di Mosul nei termini di una "invasione crociata" e chiedera' pertanto ai suoi folli sicari di compiere stragi anche nel nostro paese.

Non si creino le condizioni per il ripetersi della tragedia di Nassiriya.

Non commetta il governo italiano un irrimediabile, irredimibile errore.

Non esponga assurdamente alla morte persone innocenti.

Le operazioni militari, come le azioni di guerra, non sono utili contro il terrorismo bensi' palesemente controproducenti, poiche' la guerra e' gia' terrorismo ed il terrorismo suscita ed alimenta.

L'Italia non invii soldati e non partecipi ad altre azioni di guerra ne' in Iraq, ne' in Siria, ne' in Libia ne' altrove; si adoperi invece per recare aiuti umanitari; si adoperi a soccorrere le vittime superstiti; si adoperi per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti; si adoperi per un'operazione di polizia internazionale guidata dall'Onu. Vi e' una sola umanita'.

*

Egregio Ministro della Cultura,

si impegni affinche' sia revocata quella insensata e funesta decisione; salvare le vite e' il primo dovere.

Augurandole ogni bene

 

18. OPPORSI ALLA GUERRA, AL RAZZISMO, AL MASCHILISMO

 

Opporsi alla guerra, al razzismo, al maschilismo.

Salvare le vite.

Riconoscersi esseri umani.

 

19. UN EPISODIO DELLA GUERRA CHIMICA DELL'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E DELLE SUE TRUPPE PARLAMENTARI CONTRO L'UMANITA'

 

Leggo sui giornali che il parlamento europeo ha autorizzato le case produttrici di automobili ad avvelenare ancor piu' l'aria che tutti respiriamo.

Mi fara' certo velo il non essere un automobilista, il non possedere un autoveicolo, il non aver mai preso la patente di guida, l'aver piu' volte evitato per pochi centimetri che i signori chiusi nelle loro scatole di lamiera mi rompessero le ossa senza neppure accorgersi della mia presenza sul margine della via, l'essermi finanche accaduto (capito' anche a Guenther Anders) di essere fermato dalle forze dell'ordine perche' percorrevo a piedi un tratto di qualche chilometro tra un centro abitato e l'altro e sembrava loro ovvio che ipso facto fossi un tipo sospetto, ma - tutto quanto precede premesso - mi sia consentito dire che trovo ripugnante ed infame questa ennesima scellerata decisione.

 

20. TUTTE LE VITTIME

 

Di tutte le vittime noi rechiamo il lutto.

Di tutte le uccisioni.

E questo e' il senso e il fine della nostra lotta: che cessino le uccisioni, che non ci siano piu' vittime, che l'umanita' viva finalmente solidale.

E il primo passo da compiere in questa direzione e' far cessare le guerre.

E per far cessare le guerre bisogna abolire le armi e gli eserciti.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Il primo dovere di ogni persona e di ogni umano istituto e' salvare le vite.

*

Contro la guerra e tutte le uccisioni.

Contro il razzismo e tutte le persecuzioni.

Contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Per il rispetto dei diritti di tutti gli esseri umani, per la difesa del mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

La nonviolenza e' la via.

 

21. OTTO PROPOSIZIONI

 

I. La prima radice

La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera.

Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'.

Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.

*

II. Non solo l'8 marzo e' l'8 marzo

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il femminicidio e la violenza sessuale.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il maschilismo e il patriarcato.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro tutte le violenze e tutte le complicita' con la violenza e tutte le ideologie della violenza.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' la prima radice di ogni altra violenza.

Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' il primo nemico dell'umanita'.

Vi e' questa ineludibile evidenza: ne discende il tuo primo dovere.

La lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' la corrente calda della nonviolenza in cammino. Questo significa l'8 marzo.

Sostenere la lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' il primo dovere di ogni persona decente. Questo significa l'8 marzo.

Ogni volta che fai la cosa giusta per contrastare la violenza maschilista, quel giorno e' l'8 marzo.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

*

III. Dal femminismo molti doni

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.

Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.

Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.

Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.

E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.

Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.

Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.

In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.

*

IV. Sommessa un'opinione. Ed un ringraziamento

Se la viva commozione non m'inganna, mi sembra che l'iniziativa One Billion Rising del 14 febbraio 2013 contro la violenza sulle donne sia stata - per estensione planetaria, ma anche per chiarezza di contenuti, adeguatezza delle forme, capacita' di favorire la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole, mobilitando teste e cuori, pensieri e passioni, menti e corpi - la piu' grande manifestazione nonviolenta globale nel corso dell'intera storia umana.

Ancora una volta il movimento delle donne, la sapienza delle donne, il coraggio delle donne, la lotta delle donne si conferma essere la corrente calda della nonviolenza, si conferma essere l'esperienza storica decisiva nel cammino di liberazione dell'umanita'.

Ed ancora una volta si conferma questa cruciale verita': che solo se si riuscira' a contrastare, sconfiggere, abolire la violenza maschile, e l'ideologia e le strutture e le prassi della violenza maschilista e patriarcale, solo allora si riuscira' a difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani, a realizzare pace e giustizia, civile convivenza responsabile e solidale tra tutti gli esseri umani e tra gli esseri umani e l'intero mondo vivente.

La nonviolenza e' in cammino con volto e con voce di donna, con passo lieve di danza, in profonda schiudente armonia, in una trama relazionale che unisce in piena coerenza mezzi e fini, che avvicina persona a persona e l'umanita' intera raggiunge, riconosce, libera.

E che in questa luminosa giornata anche non pochi uomini mettendosi alla scuola e all'ascolto delle donne abbiano saputo cogliere l'occasione per esprimere la volonta' di rompere ogni omerta' e complicita' col femminicidio, col maschilismo, col patriarcato, per esprimere la scelta di opporsi alla violenza maschile, ebbene, anche questo e' un dono e un frutto dell'iniziativa delle donne, del pensiero e del movimento delle donne, di cui anche il vecchio che scrive queste righe ad esse e' grato con tutto il cuore.

E che dopo il 14 febbraio ogni giorno continui e si estenda ed ovunque si inveri quel che il 14 febbraio e' accaduto: il manifestarsi dell'impegno dell'umanita' affinche' cessi la violenza maschile sulle donne.

*

V. E quindi

Occorre opporsi al maschilismo e al patriarcato, ed opponendosi al maschilismo e al patriarcato ci si oppone anche al razzismo, alla guerra, alla devastazione dell'ecosistema, a tutti i poteri criminali, a tutte le forme di sfruttamento ed oppressione.

Occorre riconoscere, difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.

E quindi: occorre sostenere i centri antiviolenza e le case delle donne.

E quindi: occorre la parita' di rappresentanza di genere ovunque si decide cio' che tutte e tutti riguarda.

E quindi: occorre applicare subito pienamente la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Vi e' una sola umanita'.

*

VI. Ancora sulla prima radice di ogni violenza

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

E' la prima radice delle guerre e di tutte le uccisioni.

E' la prima radice del razzismo e di tutte le persecuzioni.

E' la prima radice dell'oppressione economica, sociale, politica.

E' la prima radice dell'oppressione ideologica.

E' la prima radice dell'organizzazione gerarchica, del sistema dello sfruttamento, del militarismo come metodo e come sistema.

E' la prima radice perche' e' la violenza la piu' intima e la piu' contagiosa, la piu' elaborata e la piu' distruttiva, la piu' primordiale e la piu' celebrata, la piu' diretta e la piu' organizzata, la piu' vile e la piu' feroce.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza concretamente agita.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza strutturalmente imposta.

E' la prima radice perche' e' l'esperienza e il modello di riferimento per ogni altro rapporto sociale basato sull'ineguaglianza e la subordinazione, l'asservimento e la negazione dell'altrui dignita'.

E' la prima radice perche' e' fatta propria, propagandata e fin esaltata da tradizioni di pensiero e di azione cosi' antiche e pervasive da esser divenuta abito mentale per innumerevoli persone e popoli, culture e societa'.

E' la prima radice perche' e' cosi' violenta che gia' il solo denunciarla suscita sovente reazioni brutali e fin assassine.

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

Come e' possibile che l'umanita' si liberi dalla violenza se non si libera innanzitutto da questa prima violenza?

E come e' possibile ritenere che siano vie alla liberazione dell'umanita' ideologie e pratiche che mantengono questa prima violenza?

E come e' possibile lottare per la liberazione propria e comune se non si lotta innanzitutto contro questa violenza prima e fondante ogni altra?

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare per la pace e i diritti umani.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro il razzismo ed ogni persecuzione.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro tutti i poteri criminali.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare in difesa della biosfera.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, l'umanita' spaccando in due, rendendone meta' vittima e meta' carnefice.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che una persona sia innanzitutto una persona, ed in quanto tale portatrice di diritti come ogni altra persona.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che la societa' sia alleanza tra pari, nega alla radice che persone diverse siano eguali in diritti e doveri, nega alla radice la pluralita' degli esseri umani ed il loro medesimo esser parte dell'unica umanita', nega alla radice la giustizia e la solidarieta' universale.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta il principio che fonda ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni violenza.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta l'ordine che impone insieme il privilegio e l'esclusione, il rapporto servo-padrone, la configurazione di ogni legame sociale nella forma della relazione tra dominanti e dominati, la negazione della piena dignita' umana delle persone che il potere opprime.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta la perdita della pienezza dell'umanita' propria e dell'altrui.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo dovere di ogni essere umano sollecito del pubblico bene.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo diritto di ogni essere umano sollecito della propria e comune dignita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo passo per contrastare la guerra, il razzismo, il fascismo. Il primo passo per la liberazione dell'umanita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' il primo compito a cui la nonviolenza ti chiama.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera. Una sola umanita', di persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti e dignita'.

Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci richiama a questa consapevolezza, a questo impegno, a questa urgente necessita': opporsi all'oppressione maschilista e patriarcale, e cosi' difendere i diritti di tutti gli esseri umani, e cosi' costruire la pace e la convivenza, la giustizia e la liberazione.

Con volto e con voce di donna, la nonviolenza e' in cammino.

*

VII. Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta'

Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta' la violenza maschilista e' il primo oppressore dell'umanita', la prima radice di ogni altra violenza, il primo facitore di male.

E contrastare la violenza maschilista e' quindi il primo impegno, il primo dovere, la prima vitale necessita' di ogni persona di volonta' buona.

Solo se si contrasta la violenza maschilista si puo' costruire la pace, la giustizia, la solidarieta' che riconosce ed invera l'infinito valore di ogni umana esistenza, la piena dignita' di tutti gli esseri umani.

Due sono le storiche e fondamentali esperienze novecentesche della nonviolenza in Europa: la resistenza antifascista e il movimento femminista; nella preziosa continuita' con esse oggi il primo nostro dovere e' la lotta contro la violenza maschilista e patriarcale, la lotta che fonda e s'intreccia con tutte le resistenze a tutte le menzogne e le oppressioni, con tutte le esperienze di solidarieta' e di liberazione, con tutti i movimenti impegnati per salvare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.

Non sara' possibile contrastare la guerra e tutte le uccisioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare il razzismo e tutte le persecuzioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare le ingiustizie sociali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la guarigione dalle piu' profonde e dolorose e spaventose occlusioni e repressioni e mutilazioni psicologiche e culturali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la liberazione delle oppresse e degli oppressi se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile difendere la biosfera nel suo insieme e nell'infinita varieta' delle forme di vita se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile un'umanita' di persone libere e solidali, eguali in diritti e dignita', tutte responsabili del bene comune, se non si sconfigge la violenza maschilista.

Sconfiggere nelle culture e nelle societa' la violenza maschilista, sconficcare dal cuore degli uomini e del mondo la violenza maschilista, liberarsene tutti e tutte, e' il primo passo per restituire umanita' all'umanita', per rendere il mondo abitabile ad ogni persona, per poter vivere un'esistenza degna e solidale, limpidamente conscia della natura relazionale ed empatica della nostra esperienza vitale, del nostro stare in un mondo plurale e condiviso.

Io che scrivo queste righe sono un uomo. Cui il movimento femminista apri' gli occhi e il cuore e la testa molti anni fa. Al militante politico leopardiano e marxista che ero gia', il femminismo insegno' verita' ineludibili sul piano della ragion pura e della ragion pratica, e una percezione, una facolta' di comprensione e giudizio, un sguardo sul mondo, sulle persone e su me stesso persona nel mondo, nella concreta coscienza del partire da se', che i corpi contano, che il personale e' politico, che l'umanita' e' plurale, che ogni relazione e' dialogica, che la lotta per la liberazione delle oppresse e degli oppressi da tutte le menzogne e da tutte le violenze richiede una concreta coerenza, una rigorizzazione dei ragionamenti e delle condotte, un impegno che comincia dal rispetto, dall'accudimento, dall'amore per chi ti e' piu' vicino e solo cosi' l'umanita' intera idealmente connette e raggiunge.

So che la prima lotta che in quanto uomo devo condurre e' quella contro il fascista che e' in me.

So che la violenza sulle donne e' un problema degli uomini.

So che ogni giorno e' da praticare sia il conflitto contro l'iniquita' che la comunicazione con l'umanita', uscendo dal silenzio e disponendosi all'ascolto, abbattendo il muro delle imposte diseguaglianze e delle materiali e immateriali alienazioni che pietrificano; agendo con la fermezza ma anche con la delicatezza della nonviolenza, con la persuasa tenacia e l'avvolgente tenerezza di chi lotta per salvare le vite, di chi lotta per condividere il mondo e la sobria felicita' che nel mondo e' possibile, e possibile solo se condivisa fra tutte e tutti.

Si avvicina il 14 febbraio: e' il giorno in cui le donne di tutto il mondo sfidano la violenza maschilista e patriarcale manifestando in tutte le citta', i paesi, i villaggi nella forma che piu' intensamente afferma il valore, la dignita' dei nostri stessi corpi di esseri fatti di carne che sentono e pensano: danzando.

Si avvicina il 14 febbraio, e poi l'8 marzo. Ma ogni giorno deve essere il 14 febbraio del miliardo di donne che si sollevano, dell'umanita' intera che si solleva con esse dalla barbarie all'umanita'; ogni giorno deve essere l'8 marzo dell'internazionale futura umanita' che Clara Zetkin e Rosa Luxemburg - ed infinite altre - chiamarono alla lotta affinche' la liberazione fosse dell'umanita' intera; ogni giorno e' il giorno in cui devi contrastare la violenza maschilista. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza che a tutte le violenze e le menzogne si oppone, con l'amore per il mondo. Vivendo un'esistenza che sappiamo finira', vivendo un'esistenza che possiamo e dobbiamo rendere degna, vivendo un'esistenza che ad ogni esistenza riconosca valore, e speranza di liberazione, e condivisa felicita'.

*

VIII. Non passa giorno

Non passa giorno senza che nel nostro paese un marito, un fidanzato, o un ex tale, uccida la donna che sosteneva di amare, e che invece evidentemente riteneva un oggetto di sua proprieta' del quale disporre fino alla distruzione. Non passa giorno.

E' il maschilismo la prima radice di ogni altra violenza.

E' la lotta contro il maschilismo il primo dovere di ogni persona decente.

E' la lotta contro il maschilismo l'indispensabile premessa che fonda la lotta contro la guerra e contro il razzismo, contro ogni oppressione, contro ogni violenza.

Se non si lotta contro il maschilismo, tutto il resto e' vano.

 

22. VITERBO RICORDA GIULIO REGENI, NANNI SALIO, KAYLA MUELLER, ASSIA DJEBAR, CHOKRI BELAID, SERGIO MENDEZ ARCEO E DAVID MARIA TUROLDO

 

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo ha ricordato sabato 6 febbraio 2016 Giulio Regeni, il giovane studioso italiano impegnato per i diritti umani assassinato giorni fa in Egitto; Nanni Salio (Torino, 24 dicembre 1943 - primo febbraio 2016), l'illustre studioso ed attivista nonviolento deceduto all'inizio del mese; Kayla Mueller (Prescott, 14 agosto 1988 - Siria, 6 febbraio 2015), l'attivista per i diritti umani uccisa mentre era prigioniera dei terroristi dell'Isis; Assia Djebar (Cherchell, 30 giugno 1936 - Parigi, 6 febbraio 2015), la grande scrittrice, regista, intellettuale e attivista femminista impegnata per la liberazione dei popoli e i diritti delle persone; Chokri Belaid (Jabal Jallud, 26 novembre 1964 - El Menzah, 6 febbraio 2013), l'avvocato e attivista per i diritti umani tunisino assassinato per il suo impegno; monsignor Sergio Mendez Arceo (Tlalpan, 28 ottobre 1907 - Cuernavaca, 5 febbraio 1992), "il vescovo dei poveri" indimenticabile promotore di tante iniziative di solidarieta' e di liberazione; padre David Maria Turoldo (Coderno, 22 novembre 1916 - Milano, 6 febbraio 1992), il grande religioso, poeta, resistente e uomo di pace.

La commemorazione si e' aperta con un minuto di silenzio in ricordo delle persone commemorate ma anche di tutte le vittime della violenza e di tutti i testimoni di pace.

Sono poi stati letti alcuni testi poetici di Assia Djebar e di padre David Maria Turoldo.

E' stato riaffermato il dovere di opporsi alla guerra, al terrorismo e a tutte le uccisioni; al razzismo, alle dittature e a tutte le persecuzioni; al maschilismo, al patriarcato e a tutte le oppressioni.

E' stato riaffermato il dovere di impegnarsi in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

E' stato riaffermato il dovere di impegnarsi in difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'intera umanita'.

Al termine dell'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha riaffermato la persuasione che solo il bene puo' sconfiggere il male, che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che il primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto e' salvare le vite.

Il ricordo delle persone commemorate illumini il nostro agire e ci muova a proseguirne l'impegno per la liberazione dell'umanita' da tutte le ingiustizie, le menzogne, le violenze.

L'incontro si e' concluso con un rinnovato appello al governo italiano affinche' receda dall'intenzione folle e inammissibile di inviare centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul, ed affinche' si impegni finalmente al piu' rigoroso rispetto dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana che "ripudia la guerra" e pertanto si impegni per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto, per la pace e i diritti umani.

Le persone partecipanti hanno espresso la loro adesione e il loro sostegno all'iniziativa mondiale del 14 febbraio "One Billion Rising" contro la violenza sulle donne.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

23. RICORDANDO NANNI SALIO

 

Riproponiamo qui alcuni dei molti interventi di Nanni Salio apparsi sul nostro notiziario negli scorsi anni.

Il primo di quelli che seguono e' un saggio originariamente pubblicato nel Grande dizionario del XXI secolo, Utet, Torino 2005.

Nanni e' deceduto il primo febbraio 2016. La sua opera e la sua testimonianza costituiscono uno dei maggiori contributi alla nonviolenza nell'ultimo mezzo secolo. La sua concreta azione proseguira' attraverso il Centro studi "Sereno Regis" di Torino cui dedico' tante energie, attraverso tutte le persone che hanno avuto la gioia grande di conoscerlo ed amarlo, attraverso coloro che ne leggeranno gli scritti e ne mediteranno la persona e il pensiero.

La nonviolenza e' in cammino.

 

24. A UNA SETTIMANA DALL'"ONE BILLION RISING" DEL 14 FEBBRAIO 2016

 

Tra una settimana, il 14 febbraio 2016, si svolgera' ancora una volta l'"One Billion Rising", l'azione nonviolenta globale contro la violenza sulle donne promossa dalla poetessa, drammaturga e attivista per i diritti umani Eve Ensler.

Gia' nelle precedenti edizioni del 2013, 2014 e 2015 in innumerevoli citta', paesi e villaggi di tutto il mondo il 14 febbraio innumerevoli donne si sono sollevate, sono scese in piazza ed hanno danzato per opporsi alla violenza maschilista, e con loro un numero crescente di uomini di volonta' buona determinati a rompere ogni complicita' con la violenza di genere.

Anche quest'anno tra una settimana sara' cosi', ed ancora una volta questa iniziativa sara' un appello per l'umanita' intera.

Ed ancora una volta, all'ascolto e alla scuola del movimento di liberazione delle donne, anche il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo dichiara il suo sostegno e la sua partecipazione all'iniziativa ed invita ad aderire ogni persona di volonta' buona, ogni associazione democratica, ogni istituzione fedele al compito di riconoscere, rispettare e difendere la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

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Per informazioni e contatti a livello internazionale:

Sito ufficiale: http://www.onebillionrising.org/

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Per informazioni e contatti a livello nazionale:

Telefono: 3475320420

Skype: ni_nico

E-mail: nico at onebillionrising.org, nicolettabilli at gmail.com

Facebook: https://www.facebook.com/obritalia

Tumblr: http://onebillionrisingitalia.tumblr.com/

Twitter: @OBRItalia

Hashtag: #Rise4Revolution #1billionrising

Sito: http://obritalia.livejournal.com/

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Per informazioni e contatti a livello locale:

Recapito: "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo

Telefono: 0761342056

E-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com

Sito: http://erinna.it

Facebook: associazioneerinna1998

 

25. MANUELA FELIZIANI

 

E' deceduta il 7 febbraio Manuela Feliziani, artista, ambientalista, guida turistica; dottoressa, ricercatrice e segretaria del Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali dell'Universita' della Tuscia; promotrice e curarice di eventi artistici e culturali, di ricerche e pubblicazioni; persona impegnata per il bene comune, amica della nonviolenza.

Era malata da anni, ma ha continuato finche' ne ha avuto la forza in un profondo impegno ad un tempo culturale, morale, civile.

La citta' di Viterbo la piange. La piange ogni persona di volonta' buona e di retto sentire.

Perdiamo un'amica e una compagna di lotte. Resta il valore della sua vita, delle sue azioni, delle sue idee; resta l'eredita' del suo esempio.

La nonviolenza e' in cammino.

 

26. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" ADERISCE ALL'INIZIATIVA DEL 14 FEBBRAIO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

 

Si svolgera' il 14 febbraio in innumerevoli luoghi del mondo l'edizione 2016 dell'"One Billion Rising", la campagna nonviolenta mondiale promossa da Eve Ensler contro la violenza sulle donne.

Anche a Viterbo, organizzata come di consueto dal centro antiviolenza "Erinna", si terra' una iniziativa pubblica.

L'associazione "Respirare" aderisce e partecipa alla mobilitazione contro la violenza maschilista ed invita le persone, le associazioni, i movimenti e le istituzioni ad aderire e partecipare.

La violenza maschilista e' la prima radice di tutte le altre violenze.

Solo opponendosi alla violenza maschilista ci si puo' opporre adeguatamente alla guerra e a tutte le uccisioni.

Solo opponendosi alla violenza maschilista ci si puo' opporre adeguatamente al razzismo e a tutte le persecuzioni.

Solo opponendosi alla violenza maschilista ci si puo' opporre adeguatamente a tutte le violenze.

Solo opponendosi alla violenza maschilista si puo' lottare adeguatamente per la pace, i diritti di tutti gli esseri umani, la difesa della biosfera.

Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.

 

27. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Antonio Machado, Juan de Mairena, Castalia, Madrid 1987, pp. 284.

 

28. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

29. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2475 del 18 settembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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