[Nonviolenza] Telegrammi. 2438
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- Date: Thu, 11 Aug 2016 20:58:47 +0200 (CEST)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2438 del 12 agosto 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Opporsi alla guerra
2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
3. Malvolio Straccani: Paura
4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
5. Una bozza di lettera da inviare ai parlamentari
6. Una bozza di lettera da inviare ai Comuni
7. Umberto Santino: Problema giustizia
8. Nel referendum sulla Costituzione votiamo no al golpe bianco
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
1. IN BREVE. OPPORSI ALLA GUERRA
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni.
Salvare le vite.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
3. RACCONTI PER L'ESTATE. MALVOLIO STRACCANI: PAURA
[Dall'amico Malvolio Straccani riceviamo e pubblichiamo quest'altro racconto]
Sono una persona che sa che cos'e' la paura.
E che ci vuole? direte voi. Tutti sappiamo cos'e' la paura, tutti abbiamo paura.
Sara', ma ognuno ha la sua di paura e la mia per esempio e' che dopo una vita di privilegi - non di soddisfazioni, ma di privilegi si', non sono mica un ipocrita - mi accorgo che sto invecchiando, e tutte le cose che volevo fare e che per indolenza, solo per indolenza (o forse anche per vigliaccheria), non ho ancora fatto, va a finire che non le posso fare piu'.
*
Sentite questa. Tempo fa andavo di fretta per una strada: c'era una scorciatoia ma bisognava saltare un muretto. Sara' stato alto meno di un metro. Ora, lo so anch'io che non e' dignitoso che un maturo signore di mezza eta' di taglia forte (d'accordo, grasso) in giacca e cravatta si metta a saltare muri. Ma il muretto era basso ed io avevo fretta. Lo feci, cioe' ci provai: perche' saranno stati venti o trent'anni che non facevo un salto, e nel frattempo la foza di gravita' deve essere aumentata oltre ogni dire. In breve: il muro mi respinse, avevo lacerato i pantaloni all'altezza delle ginocchia e li irroravo di sangue. Per fortuna erano scuri. Dovetti tornarmene a casa con le pive del sacco attraversando l'intera citta' (ma feci un giro largo, fuori le mura, per non incontrar conoscenti) con olimpica indifferenza ma con un dolore cane.
Insomma, cose cosi'. Oppure sentite quest'altra: tutti abbiamo un repertorio di storie che abbiamo raccontato diecimila volte. Ma viene un giorno che proprio mentre ne racconti una, che pensi di eseguire con maestria di pause e gesti, ti accorgi che hai scordato qualche punto essenziale; e allora continui a parlare cercando di ricordare, e per guadagnar tempo entri in digressioni, ti confondi, annoi l'uditorio, finche' ti decidi a dire che non era poi cosi' interessante e tronchi li', e non sai se e' peggio la reazione sconcertata di alcuni ascoltatori o l'indifferenza degli altri.
Ma la peggiore di tutte e' la questione della vista. Non i denti, la vista. Io ormai uso due diversi paia di occhiali e non ci vedo bene con nessuno dei due. Con un occhio ci vedo peggio da vicino e con l'altro ci vedo peggio da lontano. Ma certe volte ci vedo male con tutti e due gli occhi e basta. Cerco di non mettere gli occhiali, ma senza occhiali non riesco a leggere neppure l'insegna del bar. Ma se metto gli occhiali dopo un po' mi viene da vomitare - lo so che non e' elegante dirlo, ma mi viene veramente da vomitare. Con un paio di occhiali ci vedo meno peggio per scrivere e con l'altro paio ci vedo meno peggio per leggere - e so che fa ridere, ma e' proprio cosi', dannazione.
Ogn tanto compro all'edicola quegli occhialacci di plastica da due soldi, sperando che cosi', a casaccio, ne trovi qualcosa che mi vada bene. Figurarsi, ho riempito un cassetto. Costretto dalla famiglia (anch'io ho famiglia) sono andato una volta dall'oculista, e una volta dall'optometrista (credo si dica cosi', dico bene?). Odio i negozi di ottica, nella mia classifica di luoghi odiosi vengono prima gli studi medici e gli ospedali, poi le banche, poi tutti gli sportelli pubblici, poi tutti i negozi, e tra i negozi innanzitutto chi vende le scarpe, gli occhiali, i vestiti. Faccio spesa al supermercato, e la farei piu' volentieri se fosse tutto automatizzato. In breve: non riesco piu' a leggere non dico un libro - non li ho letti mai e ho campato bene lo stesso -, ma un articolo di giornale o un avviso pubblico.
Voi direte: dedicati alla musica. Si', bravi, alla mia eta'? Con le mani che mi tremano a forza di nutrirmi a caffe' e nicotina? E poi sono sordo come una campana (chissa' perche' si dice cosi', o si dice stonato come una campana? E allora sordo come cosa?). In piu' mi annoio subito e mentre sto facendo una cosa me ne vengono in mente altre cento e mi scordo che stavo facendo.
E tutta questa gente che mi rompe le scatole perche' io risolva i loro problemi. Ma io devo preoccuparmi dei miei di problemi. Sto diventando vecchio, per fortuna che non sono un cavallo che basterebbe guardarmi in bocca per vedere quanti denti mi mancano. No, non li metto finti, ci mancherebbe. Non sono mica come quei babbei che si riempiono di protesi come se fossero sacchi di non dico che, di orecchini da tutte le parti e va' a sapere quante infezioni, di tatuaggi che fanno un tale schifo che se lo meritano il cancro.
Certo che mi ricandido alle elezioni, non sono stato un ottimo sindaco? Chiedete in giro, chiedete in giro.
*
Che dicevo? Ah, la paura. Certo che ho avuto paura, vorrei vedere voi.
E' la paura che ci fa fare le cose brutte, le cose antipatiche, ma anche le cose giuste, le cose che vanno fatte se non siamo femminucce.
Mi hanno denunciato i comunisti; d'accordo, era il prete, ma di sicuro lo hanno sobillato i comunisti, per quella storia degli affricani (e notate che non ho detto negri, non sono mica razzista, mia moglie e' di Reggio Calabria), ma poi che ho fatto? Il mio dovere, solo il mio dovere. Dice bene il prefetto, ci venisse lui a trovare le case per quei pidocchiosi quando qui c'e' gente che ha gia' tanti problemi e i figli da mandare a scuola e all'universita' perche' si facciano un'istruzione. No, no, le cose non sono andate come hanno scritto i giornali, che hanno scritto solo le menzogne che gli hanno detto i comunisti, e il prete, d'accordo, se poi quel prete e' davvero un prete o non e' un comunista che si e' fatto prete; i comunisti sono capaci di tutto, lo sapete che in Russia mangiavano i ragazzini? E' storia, storia vera, non le chiacchiere che dicono in televisione tutti quei giornalisti comunisti.
Che dicevo? Ah si', la storia dei negri. Non e' andata come l'hanno raccontata i comunisti, e figuriamoci se le toghe rosse, che non aspettavano altro, non gli hanno dato retta, sono tutti una mafia, comunisti e giudici. Sono loro la vera mafia. Ah, io quando vedo un'ingiustizia non sto mica zitto. Se mi hanno eletto sindaco ci sara' un motivo. Noi siamo una comunita' sana, di gente perbene, che lavora, e che non le manda a dire. Sicuro, sicuro che sono sereno in attesa del processo. Anche se lo so che c'e' da tremare perche' quei giudici comunisti gia' si sono messi d'accordo di condannarmi. Ma me ne frego, piuttosto vado in esilio, come Dante Alighieri, come Mazzini, come Craxi.
Insomma, ando' cosi': il prefetto ci manda i cinque affricani: nonna, padre, madre e due figli, se poi erano davvero parenti, che questi negri sono tutti uguali, come i cinesi, e va' a capire chi sono e che fanno. Io sono sempre per la verita'. Per la legalita' e per la verita'. E per la patria, naturalmente. Chi non e' per la patria se ne vada in Siberia e vediamo poi quanto e' contento li' col suo Fidelcastro e Maozzetu'. Che dicevo? Ah, gli affricani. Mi si presentano una mattina in Comune. Io ci avevo da fare, ho sempre da fare, mi devo occupare di tutto, io. Manca l'acqua, ci devo pensare io. C'e' da fare una lottizzazione, ci devo pensare io. Devo pensare a tutto, con tutti i problemi di salute che ho, e ce l'ho anch'io una famiglia, e non vi dico quante preoccupazioni, quanti grattacapi, lo sappiamo noi padri di famiglia, lo sappiamo. Io sono d'accordo con quello statista che disse che sulla bandiera italiana bisognava scrivere "ho famiglia", questa e' politica con la p maiuscola, lo dice pure la dottrina sociale della santa chiesa cattolica apostolica romana (se la studiasse il papa, che fa finta di essere italiano e invece e' pure lui un immigrato, certe cose bisogna che qualcuno abbia il coraggio di dirle). Che dicevo? Ah, la famiglia: io sono per la famiglia e per la patria, non le puzzonate dei comunisti senzadio che sono per il libero amore e ci credo, visto che sono tutti figli di enne enne. Insomma si piazzano nell'anticamera questi cinque negri accompagnati dal prete e dall'assistente sociale, quella che poi ho dovuto licenziare (e a che sindacato e' iscritta? Alla Cgil, cioe' ai comunisti - e ditemi se non ho avuto ragione a cacciarla, andasse in Siberia pure lei col suo Ocimi', il suo Polpo' e il suo Nelsommandela). Dov'ero? Si', i negri che si erano accampati nell'anticamera del mio ufficio in Comune con la pretesa di parlare con me, col sindaco, col primo cittadino (perche' io sono cittadino italiano, un italiano vero, e loro va a capire da dove arrivano coi loro barconi pieni di topi che come niente gli avranno attaccato pure la peste, la scabbia e l'aids). Insomma s'erano piazzati li', col prete e tutto, ed e' naturale che danno fastidio alla gente perbene che mi doveva incontrare. Ognuno che entrava nel mio ufficio mi diceva che c'erano quei negri li' fuori, che si erano piazzati li' alle otto e alle due erano ancora li'. Alle due gli uffici chiudono e io avevo fame e volevo arrivare alla trattoria come faccio tutti i giorni, ma insomma c'era di mezzo la mia dignita' di sindaco, mica potevo uscire dall'ufficio e trovarmi mischiato a quella gente che chissa' quali malattie ci hanno. Apposta ho telefonato ai vigili che venissero su e li buttassero fuori. E' andata cosi', ditemi voi se non ho ragione. Quando i vigili arrivano il prete comunista si mette a fare il suo teatrino (ma gli ho telefonato al vescovo, eccome se gli ho telefonato, e adesso lo ha mandato in Affrica a fare il missionario in mezzo ai cannibali con i comunisti amici suoi, a questo mondo c'e' giustizia finalmente). Che dicevo? Ah, si', che il prete comincia a offendere le forze dell'ordine - dico, un prete che offende le forze dell'ordine nell'esercizio delle loro funzioni, ma non c'e' la sospensione a divinis per questi comportamenti bolscevichi? Allora il comandante della polizia municipale mi chiama dal cellulare ma la confusione e' tanta che io non capisco niente di quello che dice, e visto che e' nella mia anticamera gli dico di entrare nel mio ufficio cosi' parliamo senza bisogno del telefono. Sono un uomo pratico, risolvo problemi tutti i giorni. Il comandante entra e mi dice che fanno resistenza, allora gli dico di arrestare tutti i clandestini (lo so che sua eccellenza il prefetto dice che sono richiedenti asilo, ma sempre clandestini sono) e di mandare via quel comunista del prete e quella sgallettata comunista pure lei. Lui esce dal mio ufficio, torna in anticamera e da' ordine ai suoi di procedere, ma quei negri resistono a pubblico ufficiale. E' allora che Cassinelli Benito Adolfo, che oltre che un agente di prim'ordine e un sportivo e' una persona di ottima famiglia che tanto ha benemeritato qui in paese, ha afferrato il ragazzino e per un incidente ha perso la presa mentre lo sollevava con agile e possente movimento rotatorio del tronco e il ragazzino dopo aver colpito il muro e' precipitato per le scale (imbrattando di sangue sia il muro che i gradini: per pulire ho dovuto comprare guanti e tenute sterili perche' gli operai del Comune non volevano toccare quella schifezza rossa che poteva attaccargli chissa' che malattie; avevano ragione gli operai, ci mancherebbe, ma intanto per quei negri ho dovuto spendere i soldi dei contribuenti per detergenti, tute, guanti, e non so che altro, che poi abbiamo dovuto bruciare tutto: me li rimborsa il prefetto i soldi che la comunita' ha speso? O me li rimborsa la Boldrini? Eh?). Ecco i bei risultati a resistere alla forza pubblica, io dico che e' colpa dei genitori se quella creatura e' morta. Io non ho peli sulla lingua, la verita' e' la verita'. Ma il peggio e' venuto dopo. Approfittando di una umana debolezza o di una cattiva disposizione tattica in campo dei miei vigili, il prete e l'assistente sociale hanno forzato illegalmente l'ingresso del mio ufficio, cioe' sono entrati senza autorizzazione, e si sono trascinati dietro il negro. E' allora che ho sparato. E vorrei che fosse chiaro: ho colpito solo il negro, non ho tirato ne' al prete ne' all'assistente sociale, sebbene ne avessi pieno titolo: ero nel mio ufficio e nell'esercizione delle mie pubbliche funzioni, ed ho esercitato la legittima difesa della mia persona e dell'istituzione comunale. Il negro e' morto, ci credo, da quella distanza tre revolverate al petto e due alla testa, modestia a parte sono socio del tirassegno e lo so usare questo gioiellino che mi porto sempre dietro perche' non si sa mai - arma regolarmente denunciata, sia chiaro, io sono sempre per la legalita', e per la patria. Le due donne le ho colpite nell'anticamera e' vero, ma dovevo pur uscire per andare in trattoria, e quelle non solo continuavano a resistere a pubblico ufficiale, ma starnazzavano in quella loro lingua da baluba (se poi si puo' chiamare lingua, che i miei cani da caccia parlano cristiano meglio di loro), che solo a sentirle capivi che gente era. Bisogna farla finita con questi buonismi, poi si vede quali sono i risultati. La vecchia non e' neppure morta e adesso e' assistita all'ospedale provinciale a spese dei contribuenti. L'altra donna ha avuto quello che si e' cercato; dico: non era meglio se se ne restava a morire in Affrica al suo villaggio in mezzo ai misteri della giungla nera? E' stata legittima difesa della piu' bell'acqua: urlavano come ossesse, come ossesse urlavano, e per farsi strada non c'era altro modo che fare fuoco, e stavamo nel palazzo del Comune, nel sacro palazzo del Comune di cui in quanto sindaco io sono per cosi' dire - se mi si passa la metafora audace - come il sommo sacerdote; quella strega e' morta sul colpo, non ha neppure sofferto, un bel tiro anche quello. L'avvocato me lo ha detto chiaro: "flagrante caso di legittima difesa, signor sindaco", ed e' un bravo avvocato, oltre che mio cugino primo. E la bambina poi, che era scappata, chi l'ha fatta cercare e ritrovare? l'ho fatta ritrovare io, e quindi posso dire che l'ho salvata io dal pericolo di finire vittima di clandestini pedofili o di essere rapita dagli zingari o dagli ebrei, e dopo averla debitamente perquisita l'abbiamo trattenuta per la sua incolumita' nella cella di sicurezza nella polizia municipale fino a sera (e ho dovuto pagare lo straordinario a un altro vigile, altri soldi pubblici buttati, e me li rida' la Boldrini? il prefetto? il papa? Baffone Stalin? No, paghiamo noi pure questa volta, paga sempre Pantalone). La sera poi l'abbiamo affidata ai carabinieri perche' su disposizione del magistrato la portassero in carcere minorile. La legalita', innanzitutto.
*
Ecco, e' tutto qui. Ditemi voi che ho fatto di sbagliato. Ho temuto per la mia vita e per la dignita' delle istituzioni, ero nel mio pieno diritto, ho sparato per legittima difesa. Non pretendo di dire di essere un eroe, anche se e' vero che gli eroi sono persone che sanno vincere la paura e fare cio' che va fatto, ed io ho agito proprio cosi'. Ma non pretendo di dire che sono un eroe, ho fatto solo il mio dovere, e mi vanto di essere modesto, siamo tutti peccatori agli occhi di Domineddio. Del resto, non faccio per vantarmi, ma se sono il sindaco ci sara' un motivo. Io mi prendo cura della mia comunita' e qui da noi a scuola ci insegnano la canzone del Piave: non passa lo straniero!
La sera tutto il paese ha fatto una fiaccolata di solidarieta' col suo sindaco. Sono soddisfazioni, sono.
4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
5. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA DA INVIARE AI PARLAMENTARI
Al/alla parlamentare ...
Oggetto: proposta di un impegno suo personale affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine
Gentile parlamentare ...,
le scriviamo per formularle la richiesta di un suo personale impegno affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine.
Come gia' sapra', dal 2014 sono state presentati sia al Senato che alla Camera vari disegni di legge che propongono la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza. Al Senato il disegno di legge n. 1515 recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" presentato in data 10 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 258 del 10 giugno 2014; il disegno di legge n. 1526 recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" presentato in data 16 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 263 del 17 giugno 2014; il disegno di legge n. 1565 recante "Norme per l'inclusione della nonviolenza nei percorsi formativi del personale delle forze di polizia" presentato in data 14 luglio 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 279 del 15 luglio 2014; disegni di legge sottoscritti da numerosi senatori di varie forze politiche: Loredana De Petris, Luigi Manconi, Rita Ghedini, Valeria Fedeli, Paolo Corsini, Silvana Amati, Sergio Lo Giudice, Daniela Valentini, Rosa Maria Di Giorgi, Miguel Gotor, Elena Ferrara, Marco Scibona, Adele Gambaro, Marino Germano Mastrangeli, Daniele Gaetano Borioli, Maria Spilabotte, Erica D'Adda, Monica Cirinna', Manuela Serra, Francesca Puglisi, Pasquale Sollo, Francesco Giacobbe. Ed alla Camera il disegno di legge recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2698) presentato il 4 novembre 2014; e il disegno di legge recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2706) presentato il 5 novembre 2014; disegni di legge sottoscritti da deputati di varie forze politiche: Arturo Scotto, Celeste Costantino, Donatella Duranti, Giulio Marcon, Michele Piras, Stefano Quaranta, Massimiliano Bernini.
Ricordera' anche che gia' nel 2001 fu presentato al medesimo fine di istituire la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza un disegno di legge sottoscritto da decine di senatori di tutte le forze politiche (ed in particolare i senatori Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Bonfietti, Boco, Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato, De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini, Formisano, Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella, Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta, Zancan), sostenuto anche dall'attenzione e dall'apprezzamento di deputati e parlamentari europei (tra cui i deputati: Bandoli, Bimbi, Bolognesi, Cento, Cima, Deiana, De Simone, Grandi, Grillini, Luca', Lucidi, Panattoni, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisapia, Preda, Realacci, Rognoni, Russo Spena, Ruzzante, Siniscalchi, Tolotti, Valpiana, Violante; tra i parlamentari europei: Imbeni, Di Lello, Fava, Morgantini e Pittella); ma allora quel disegno di legge non giunse ad essere esaminato nelle competenti Commissioni parlamentari.
Le segnaliamo anche che vari altri senatori e deputati hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa legislativa per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; e che, sempre nel 2014, la stessa Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, trasmise alla competente Commissione Parlamentare, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione", la documentazione a tal fine predisposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" che dal 2000 ha proposto al Parlamento di legiferare in tal senso.
Non vi e' bisogno di ripetere ancora una volta quanto sia opportuno che nel proprio percorso formativo e conseguentemente nella propria operativita' gli appartenenti alle forze dell'ordine possano disporre anche delle straordinarie risorse che la nonviolenza mette a disposizione di tutti gli attori sociali impegnati in situazione critiche per la sicurezza comune e la difesa dei diritti di tutti.
Con questa lettera vorremmo sollecitare il suo personale impegno affinche' quei disegni di legge giungano al piu' presto all'esame delle competenti Commissioni parlamentari e possano avere esito in un disegno di legge unificato ampiamente meditato e condiviso che possa divenire nel piu' breve tempo possibile legge dello stato.
Distinti saluti,
Firma, luogo e data, recapito del mittente
6. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA DA INVIARE AI COMUNI
Al Sindaco del Comune di ...
e per opportuna conoscenza:
a tutti gli assessori della Giunta Comunale
a tutti i consiglieri del Consiglio Comunale
alla Segretaria generale del Comune
Oggetto: Proposta che il Comune di ... realizzi un corso di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per tutti gli operatori del Corpo di Polizia Locale.
Gentile sindaco,
forse sapra' gia' che in varie realta' territoriali, da Milano a Palermo, da diversi anni si svolgono attivita' di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per gli operatori dei vari Corpi di Polizia.
La nonviolenza appronta infatti strumenti di grande utilita', anche dal punto di vista comunicativo e relazionale, per gli operatori pubblici che nello svolgimento delle loro delicate funzioni possono trovarsi a dover fronteggiare situazioni complesse e critiche.
Con la presente lettera si avanza la proposta che il Comune di ... realizzi un corso di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per tutti gli operatori del Corpo di Polizia Locale.
Distinti saluti
Firma, luogo e data, recapito del mittente
7. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: PROBLEMA GIUSTIZIA
[Dal sito del "Centro Impastato" di Palermo riprendiamo il seguente intervento.
Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com
Giuseppe Impastato, nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile"; fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Tra le raccolte di scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2002, 2008. Tra le opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994; AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo); Umberto Santino (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato. Le sentenze di condanna dei mandanti del delitto Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2008; Giovanni Impastato e Franco Vassia, Resistere a mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato, Stampa Alternativa, Viterbo 2009]
Gli squallidi personaggi che, atteggiandosi a mafiosi e padroni del territorio, aggrediscono ed estorcono gli immigrati che gestiscono attivita' commerciali in via Maqueda (un giovane gambiano e' miracolosamente sopravvissuto a un colpo di pistola alla testa) sono stati arrestati su denuncia dei commercianti bengalesi, ma dopo qualche giorno alcuni di essi sono stati scarcerati. I bengalesi non possono non chiedersi se le cose nel quartiere andranno come prima, ma pare che siano determinati a vivere la loro vita e a fare il loro lavoro, resistendo alle persecuzioni dei malacarne di rione.
A Ostia i magistrati escludono che ci sia la mafia, anche se il consiglio municipale e' stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Non si sa che esito avra' il processo per Mafia capitale: si decidera' che si tratta di associazione di tipo mafioso, secondo l'art. 416 bis del codice penale, o di associazione a delinquere semplice o di criminalita' politico-amministrativa, in base alla convinzione che si possa parlare di mafia soltanto nelle zone dove il fenomeno si e' originato, sedimentando aspetti specifici, inesportabili e irripetibili?
Il dibattito suscitato dall'inchiesta romana e' il seguito di un confronto che si e' innescato dopo una serie di processi in Lombardia e in altre regioni in cui si e' escluso che si trattasse di 'ndrangheta, anche se le azioni che avevano portato alle incriminazioni avevano il marchio della mafia calabrese in giro per la penisola. La dipendenza delle 'ndrine formatesi in regioni del Centro e del Nord dalle case madri poteva far pensare che l'input venisse dai paesini di poche migliaia di abitanti, arroccati sull'Aspromonte, in cui vivono i grandi padri del crimine organizzato calabrese. Siamo di fronte a una realta' che riesce a coniugare arcaico e postmoderno, sovranita' ancestrali e attivita' legate alla tradizione e alla contemporaneita', come le estorsioni, il movimento terra, gli appalti, il traffico di droga, in particolare di cocaina che ha il suo maggiore mercato di consumo nel capoluogo lombardo. Ma i tentativi di creare una 'ndrangheta settentrionale, autonoma dai patriarcati periferici, sono stati stroncati nel sangue. A dirigere le attivita' nel Nord Italia, in Canada e in Australia sarebbero Plati', San Luca e altri villaggi preistorici, ma cio' non esclude che si possa parlare di 'ndrangheta a Reggio Emilia e a Buccinasco.
La magistratura spesso si trova impreparata a gestire fenomeni che possono rientrare nelle fattispecie giuridiche solo se si ha un'idea adeguata, capace di distinguere tra mafie storiche, con tutto il corredo delle specificita' originarie, e associazione mafiosa cosi' come viene definita dalla legislazione.
Ma questo non e' il solo problema della giustizia italiana. Si e' voluto mettere all'ombra della Procura nazionale antimafia anche il terrorismo, che con la mafia ha qualche connessione, ma e' fenomeno diverso, da affrontare con altri mezzi e altre analisi.
Il problema di fondo della giustizia italiana continua a essere la spropositata durata dei processi che non puo' non derivare dai tre gradi di giudizio, con gli immancabili ricorsi in appello e in Cassazione. Non si tratta soltanto della prescrizione che vanifica anni di lavoro e delle carenze degli organici. Il problema della eternita' dei processi si puo' risolvere solo in un modo: limitandoli al primo grado, consentendo il ricorso in appello solo in casi limitatissimi, in presenza di fatti nuovi, e limitando ancora di piu' il ricorso in Cassazione. Sembrerebbe una soluzione di buon senso, su cui tutti dovrebbero essere d'accordo, ma i primi a non esserlo sono i magistrati, con poche eccezioni.
Tra le ultime notizie giunte dal palazzo di giustizia di Palermo c'e' la richiesta della procura di archiviare per prescrizione un'inchiesta sul depistaggio per il delitto Impastato, avviata troppo tardivamente, che coinvolge l'ex maggiore Antonio Subranni, i carabinieri Carmelo Canale, Francesco Abramo e Francesco Di Bono, estensori del verbale di perquisizione e sequestro redatto il 9 maggio 1878 nella casa della zia di Peppino Impastato. Alla base delle incriminazioni sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo secondo cui l'esattore Nino Salvo gli avrebbe confidato di aver avvicinato Subranni per ottenere l'archiviazione dell'inchiesta sull'omicidio di Peppino, in cambio del sostegno per la progressione in carriera. Non so cosa fara' il Gip, che a suo tempo aveva giudicato insufficiente il lavoro della procura e rimandato indietro le carte. L'unico risultato che i magistrati avevano ottenuto era l'interrogatorio della casellante Provvidenza Vitale, allora ritenuta irreperibile, perche' maldestramente cercata, e finalmente trovata dopo decenni, che pero' non ricorda nulla di quella notte tra l'8 e il 9 maggio 1978. Francamente non so cosa si possa fare in sede giudiziaria dopo tanto tempo dal delitto.
Le responsabilita' del depistaggio sono state chiaramente individuate dalla relazione della Commissione parlamentare antimafia del dicembre 2000. I depistatori furono rappresentanti della magistratura, a cominciare dal procuratore capo Gaetano Martorana che scrisse il fonogramma: "Attentato alla sicurezza dei trasporti da parte di tale Impastato Giuseppe che deponeva un ordigno della cui esplosione rimaneva vittima", e delle forze dell'ordine che, nel giorno in cui veniva trovato il corpo senza vita di Aldo Moro, trovarono "naturale" scambiare un "estremista" per terrorista, ignorando la sua decennale campagna contro la mafia. Tra un "uomo d'ordine" come Badalamenti e un "sovversivo" come Impastato non c'era scelta. Per fortuna quello che e' stato accertato da un organo istituzionale non e' soggetto a prescrizione.
8. REPETITA IUVANT. NEL REFERENDUM SULLA COSTITUZIONE VOTIAMO NO AL GOLPE BIANCO
Nel referendum che si terra' tra qualche mese votiamo no al golpe bianco, votiamo no allo stravolgimento della Costituzione, votiamo no alla deriva autoritaria; difendiamo la democrazia, difendiamo l'ordinamento repubblicano nato dalla resistenza antifascista.
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Ernesto Sergio Mainoldi, Dionigi l'Areopagita. Il piu' influente falso letterario della storia del pensiero occidentale, Hachette, Milano 2016, pp. 144, euro 9,99.
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Riletture
- Silvia Vegetti Finzi (a cura di), Storia delle passioni, Laterza, Roma-Bari 1995, Il sole 24 ore, Milano 2010, pp. XXII + 360.
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Riedizioni
- Carlo Pastorino, La prova del fuoco, Rcs, Milano 2016, pp. 320, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
11. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2438 del 12 agosto 2016
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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