[Nonviolenza] Telegrammi. 2435



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2435 del 9 agosto 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Cominciamo

2. Per persuadere Parlamento e Comuni ad alcuni utili provvedimenti per salvare le vite e contrastare il razzismo

3. Malvolio Straccani: Una storia di fantasmi

4. Segnalazioni librarie

5. La "Carta" del Movimento Nonviolento

6. Per saperne di piu'

 

1. SCORCIATOIE. COMINCIAMO

 

Cominciamo con lo smettere di uccidere.

Cominciamo abolendo le guerre.

Cominciamo abolendo gli eserciti.

Cominciamo abolendo le armi.

*

Cominciamo col salvare le vite.

Cominciamo col soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

*

Cominciamo prima che sia troppo tardi.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

2. REPETITA IUVANT. PER PERSUADERE PARLAMENTO E COMUNI AD ALCUNI UTILI PROVVEDIMENTI PER SALVARE LE VITE E CONTRASTARE IL RAZZISMO

 

Diffondiamo alcuni modelli di lettere da inviare al Parlamento ed ai Comuni per sollecitare alcuni utili provvedimenti per salvare le vite e contrastare il razzismo.

Chiediamo a tutti i nostri interlocutori di diffonderli ulteriormente.

Ed in particolare chiediamo di inviarli ai parlamentari di propria fiducia ed agli amministratori del proprio Comune, ai mezzi d'informazione, alle persone di volonta' buona ed alle associazioni democratiche.

Ancora una volta vorremmo contribuire a suscitare un'iniziativa dal basso che con la forza della verita', con la forza della legalita', con la forza della democrazia contrasti la strage in corso nel Mediterraneo, si opponga a razzismo e schiavismo, promuova la civile convivenza, inveri l'impegno a soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto, riconosca l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, renda effettiva la democrazia riconoscendo ad ogni persona il diritto di partecipare alle decisioni pubbliche che tutti riguardano.

Vi e' una sola umanita'.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

*

I. Un modello di lettera ai parlamentari con la richiesta di due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

Gentili parlamentari,

vi scriviamo per formularvi la richiesta di due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia.

1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro;

2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

Vogliate gradire distinti saluti,

Firma, luogo e data, recapito del mittente

*

II. Un modello di lettera affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - attribuisca la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini non cittadine e cittadini italiani con cui la comunita' locale ha una relazione significativa e quindi impegnativa (ovvero a) tutte le bambine e tutti i bambini nate e nati nel territorio comunale da genitori non cittadini italiani; b) tutte le bambine e tutti i bambini non cittadine e cittadini italiani che vivono nel territorio comunale; c) tutte le bambine e tutti i bambini i cui genitori non cittadini italiani vivono nel territorio comunale ed intendono ricongiungere le famiglie affinche' alle bambine ed ai bambini sia riconosciuto il diritto all'affetto ed alla protezione della propria famiglia, ed affinche' i genitori possano adeguatamente adempiere ai doveri del mantenimento e dell'educazione delle figlie e dei figli)

Al Sindaco del Comune di ...

Al Presidente del Consiglio comunale di ...

e per opportuna conoscenza:

a tutti gli assessori comunali

a tutti i consiglieri comunali

alla segreteria generale del Comune

Oggetto: proposta di delibera per l'attribuzione della cittadinanza onoraria alle bambine ed ai bambini non cittadine e cittadini italiani con cui la comunità locale ha una relazione significativa e quindi impegnativa

Signor Sindaco,

signor Presidente del Consiglio comunale,

vi inviamo la seguente proposta di delibera.

Il Consiglio Comunale di ...

- premesso che le bambine ed i bambini (intendendo qui tutte le persone minorenni, in eta' da zero a 18 anni) sono l'unica speranza di esistenza futura dell'umanita', e pertanto dell'umanita' intera sono il bene piu' prezioso, ed e' quindi dovere delle persone adulte fare tutto quanto e' in proprio potere per garantire loro una vita degna, sicura e felice;

- considerato che compito delle istituzioni democratiche della Repubblica Italiana cosi' come di ogni consesso civile e' rispettare, difendere e promuovere la vita, la dignita' e i diritti di tutte le persone umane, ed in primo luogo delle persone piu' fragili ed indifese, e tra queste vi sono senz'altro le bambine ed i bambini che per la loro crescita e la loro socializzazione hanno bisogno dell'aiuto, dell'accudimento, del rispetto, dell'amore e della protezione altrui;

- affermato che la citta' di ... vuole essere citta' amica delle bambine e dei bambini;

- riconosciuto che della comunita' di ... fanno parte tutte le persone che a ... nascono, vivono, operano, e che tutte recano alla citta' il dono prezioso dell'infinito valore morale della loro umana presenza;

- evidenziato in particolare che della comunita' cittadina fanno quindi parte anche tutte le persone e le famiglie che a ... si trovano e si troveranno, indipendentemente dal fatto di avere o non avere la cittadinanza italiana, di un altro paese o di nessun paese;

- richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che riconosce che vi e' una sola umanita' e che tutte le persone umane sono portatrici di inalienabili diritti;

- nel rispetto e nell'impegno a realizzare quanto disposto dal dettato della Costituzione della Repubblica Italiana che all'articolo 2 dichiara che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita', e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta' politica, economica e sociale" (articolo in cui va notato che non ci si riferisce ai soli cittadini ma a tutte le persone umane usando a tal fine la formula universalistica "uomo" - intesa in senso neutro, effettualmente comprensiva di uomini e donne, in un uso lessicale all'epoca ancora non consapevole della necessita' di usare un linguaggio sessuato adeguatamente riconoscente ed inclusivo -); che all'art. 10, comma terzo, dichiara che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge" (anche in questo caso usando l'espressione "lo straniero" in senso neutro, effettualmente comprensiva di uomini e donne, in un uso lessicale all'epoca ancora non consapevole della necessita' di usare un linguaggio sessuato adeguatamente riconoscente ed inclusivo); che agli articoli 13, 14, 15, 19, 21-25 e 27 della Parte Prima, Titolo Primo, "Rapporti civili", agli articoli 29-34 della Parte Prima, Titolo Secondo, "Rapporti etico-sociali", agli articoli 35-37 e 39-47 della Parte Prima, Titolo Terzo, "Rapporti economici", riconosce pari diritti e pari protezione a tutte le persone umane presenti nel territorio italiano indipendentemente dalla loro cittadinanza;

- dando adempimento agli impegni di solidarieta' e quindi di civilta' espressi esplicitamente ovvero implicitamente nel proprio Statuto Comunale;

- accogliendo l'invito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite espresso fin dalla sua Carta costitutiva e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e successivamente esposto nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia del 1989, e negli atti conseguenti e complementari;

- ed in particolare accogliendo le considerazioni, le proposte ed i suggerimenti dell'Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia;

- sottolineando specificamente che la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia (approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall'Italia con la legge 27 maggio 1991, n. 176) fin dal Preambolo ai commi IV-VI evidenzia che "l'infanzia ha diritto a un aiuto e a un'assistenza particolari", "la famiglia, unita' fondamentale della societa' e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei fanciulli, deve ricevere la protezione e l'assistenza di cui necessita", "il fanciullo ai fini dello sviluppo armonioso della sua personalita' deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicita', di amore e di comprensione" (ed e' opportuno ricordare che l'Unicef-Italia sottolinea che sarebbe preferibile tradurre il termine inglese "child", anziche' con "fanciullo", con "bambino, ragazzo e adolescente" - scilicet, in una formulazione ancor piu' adeguatamente riconoscente ed inclusiva: "bambina e bambino, ragazza e ragazzo, adolescente" -);

- preso atto che purtroppo attualmente la legislazione italiana non riconosce ancora concreta e adeguata garanzia di effettiva parita' e reale pienezza di diritti a tutte le bambine e tutti i bambini presenti in Italia;

- intendendo con il presente atto dare riconoscimento dell'esistenza presente e futura nel territorio italiano delle bambine e dei bambini anche non cittadine e cittadini italiani, ovvero esprimere riconoscenza per la loro esistenza che rinnova il miracolo della vita e garantisce un futuro alla civilta' umana ed alla sua possibilita' di bene;

- intendendo altresi' dare un esempio, sia pure in forma eminentemente simbolica, di tale riconoscimento e riconoscenza, attraverso un atto che rappresenta e compendia altresi' la manifestazione e l'attribuzione - sia pure, stanti i limiti delle proprie competenze di ente locale, solo simbolica - della assoluta parita' e pienezza di diritti di tutte le bambine e di tutti i bambini;

- intendendo infine sollecitare il Governo e il Parlamento Italiani, cosi' come al loro livello e secondo le loro competenze il Parlamento Europeo, il Consiglio dell'Unione Europea e la Commissione Europea, cosi' come il Consiglio d'Europa, ad assumere tutti i provvedimenti atti a garantire ope legis pienezza e protezione di diritti per tutte le bambine e tutti i bambini;

- dichiarando infine e decisivamente la propria persuasione nella seguente evidente verita': che tutte le persone umane nascono libere ed eguali in diritti, e che quindi tutte le bambine e tutti i bambini nate, nati e presenti ora e in futuro in Italia hanno diritto agli stessi diritti di tutte le altre bambine e tutti gli altri bambini nate, nati e presenti ora e in futuro in Italia;

- nell'ambito delle proprie prerogative e competenze, nel rispetto e nell'applicazione di quanto previsto dalla vigente legislazione, certo di interpretare il comune sentire della popolazione di ... e la voce ferma e profonda dell'umanita' intera cosi' come espressa dalle piu' alte coscienze, testimonianze e tradizioni di pensiero nel corso della storia:

delibera di

1. attribuire la Cittadinanza Onoraria di ...:

a) a tutte le bambine e a tutti i bambini nate e nati a ... da genitori non cittadini italiani;

b) a tutte le bambine e a tutti i bambini non cittadine e cittadini italiani che vivono a ...;

c) a tutte le bambine e a tutti i bambini i cui genitori non cittadini italiani vivono a ... ed intendono ricongiungere le famiglie affinche' alle bambine ed ai bambini sia riconosciuto il diritto all'affetto ed alla protezione della propria famiglia, ed affinche' i genitori possano adeguatamente adempiere ai doveri del mantenimento e dell'educazione delle figlie e dei figli (ovviamente laddove a cio' non ostino cogenti motivi di necessaria particolare protezione e tutela, da parte delle istituzioni pubbliche, delle persone minori come di altre persone componenti il nucleo familiare).

2. Organizzare una pubblica cerimonia - da ripetersi con cadenza annuale per le nuove bambine ed i nuovi bambini che si aggiungeranno nel corso del tempo - di consegna degli attestati alle bambine ed ai bambini, alle ragazze ed ai ragazzi, ed ai loro genitori, cerimonia che sia occasione di riconoscimento e di riconoscenza, di festa e di incontro, di condivisione del bene comune della vita associata, della legalita' democratica, della civile convivenza. A tal fine da' mandato alla Giunta Comunale di adempiere a tutti gli opportuni e necessari atti amministrativi conseguenti.

3. Realizzare e diffondere attraverso il sito web del Comune, attraverso locandine da collocarsi negli uffici pubblici e nelle scuole, attraverso un apposito manifesto da affiggere per le vie cittadine, attraverso comunicati ai mezzi d'informazione ed in tutte le altre forme abitualmente usate per le comunicazioni istituzionali, un testo che riproduca (in italiano e nelle lingue delle varie comunita' alloglotte presenti nel territorio comunale, e con gli opportuni accorgimenti grafici per la miglior comprensione e diffusione) la presente deliberazione e la porti a conoscenza dell'intera comunita' cittadina. A tal fine da' mandato alla Giunta Comunale di adempiere a tutti gli opportuni e necessari atti amministrativi conseguenti.

4. Chiedere al Governo e al Parlamento Italiani nell'ambito delle loro rispettive competenze di procedere all'assunzione di atti legislativi e regolamentari che riconoscano a tutte le bambine e tutti i bambini nate, nati, o viventi, o i cui genitori sono viventi in Italia, gli stessi diritti di tutte le altre bambine e di tutti gli altri bambini nate, nati, o viventi, o i cui genitori sono viventi in Italia. A tal fine da' mandato alla Giunta Comunale di adempiere a tutti gli opportuni e necessari atti amministrativi conseguenti.

5. Proporre agli altri Comuni della provincia di ... di assumere deliberazioni analoghe. A tal fine da' mandato alla Giunta Comunale di adempiere a tutti gli opportuni e necessari atti amministrativi conseguenti.

Vogliate gradire distinti saluti,

Firma, luogo e data, recapito del mittente

*

III. Un modello di lettera affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - istituisca la "Consulta comunale delle persone straniere residenti nel Comune"

Al Sindaco del Comune di ...

Al Presidente del Consiglio comunale di ...

e per opportuna conoscenza:

a tutti gli assessori comunali

a tutti i consiglieri comunali

alla segreteria generale del Comune

Oggetto: Istituzione della Consulta comunale delle persone straniere residenti nel Comune

Signor Sindaco,

signor Presidente del Consiglio comunale,

vi inviamo la seguente proposta di delibera.

Il Consiglio Comunale di ...,

premesso che il Comune di ... riconosce l'importanza della partecipazione della popolazione ai processi decisionali attraverso cui l'ente locale assume gli atti di sua competenza relativi all'amministrazione della citta';

considerato che della comunita' cittadina di ... fanno parte a pieno titolo le persone immigrate da altri paesi e regolarmente residenti ovvero domiciliate nel territorio comunale ma che non hanno la cittadinanza italiana;

riaffermato l'impegno a promuovere il dialogo e il confronto democratico fra la popolazione tutta e l'amministrazione comunale valorizzando anche il ruolo delle associazioni quali componenti essenziali del processo di coinvolgimento della popolazione nei procedimenti decisionali;

ritenuto doveroso promuovere interventi adeguati al fine di garantire la partecipazione popolare all'attivita' amministrativa e alla vita pubblica nel suo complesso;

delibera

di istituire la Consulta comunale delle persone straniere residenti nel Comune.

Essa sara' regolamentata secondo le modalita' previste ai sensi e per gli effetti del regolamento per l'istituzione delle Consulte Comunali tenuto conto delle ovvie specificita'.

Vogliate gradire distinti saluti,

Firma, luogo e data, recapito del mittente

*

IV. Un modello di lettera affinche' il Comune - qualora non lo abbia gia' fatto - istituisca la presenza in Consiglio Comunale dei "consiglieri comunali stranieri aggiunti"

Al Sindaco del Comune di ...

Al Presidente del Consiglio comunale di ...

e per opportuna conoscenza:

a tutti gli assessori comunali

a tutti i consiglieri comunali

alla segreteria generale del Comune

Oggetto: proposta di istituzione dei consiglieri comunali stranieri aggiunti

Signor Sindaco,

signor Presidente del Consiglio comunale,

nel territorio del Comune di ... vivono e lavorano persone straniere che contribuiscono con la loro presenza, il loro lavoro ed i loro tributi al bene comune della citta'; ma queste persone non avendo la cittadinanza italiana non vedono riconosciuto il loro diritto a prendere parte alle decisioni pubbliche che tutte le persone riguardano;

mentre prosegue la pluridecennale iniziativa affinche' il Parlamento italiano finalmente renda effettivo il fondamentale diritto democratico "una persona, un voto" con una legge ordinaria che riconosca l'elettorato attivo e passivo agli oltre cinque milioni di immigrati regolarmente residenti in Italia perlomeno per quanto riguarda le elezioni amministrative comunali e regionali (per le elezioni politiche occorrerebbe verosimilmente una modifica costituzionale), in vari Comuni d'Italia gia' da alcuni decenni e' stata istituita la figura del "consigliere comunale straniero aggiunto", proprio per consentire a rappresentanti dei residenti stranieri - eletti dagli stessi stranieri residenti nel territorio comunale - di partecipare ai lavori dei consigli comunali e delle commissioni consiliari con pieno diritto di parola, quand'anche senza diritto di voto deliberativo.

Si propone pertanto che il Comune di ... istituisca la figura del "consigliere comunale straniero aggiunto", prendendo a modello una o piu' delle deliberazioni a tal fine assunte gia' da molti anni da vari Comuni d'Italia.

Vogliate gradire distinti saluti,

Firma, luogo e data, recapito del mittente

 

3. RACCONTI PER L'ESTATE. MALVOLIO STRACCANI: UNA STORIA DI FANTASMI

[Dal nostro vecchio amico Malvolio Straccani riceviamo e pubblichiamo quest'altra storia, che come capita spesso alle storie sotto 'l velame de li versi strani non parla solo di quello di cui sembra parlare]

 

E' vero, faccio l'agente immobiliare.

No, non "sono" un agente immobiliare, "faccio" l'agente immobiliare, e' solo un mestiere e non esaurisce la mia persona, per favore.

Come dite? Si', lo so gia', grazie. Lo dicono tutti.

Lo so anch'io che abbiamo fama di imbroglioni, certo, ma pensate che l'avvocato, il dottore che ti fa credere di saper tutto e ti manda al cimitero, l'usciere che se non gli allunghi un foglio frusciante e filigranato ti lascia ammuffire nella sala d'attesa, e l'amministratore del condominio, e il prete, il sindaco, il prefetto, il presidente di questo e di quello e ogni eccellenza de li mortacci loro, e il pusher che ti vende la roba, e che fa tanto l'amicone, siano fiori di campo ed esempi di virtu'? Ma andiamo, per piacere.

E' un lavoraccio, certo, e mille volte ho cercato di lasciarlo, ma me lo trovate voi un lavoro decente? No? E allora fatemi il piacere. La vita e' dura per tutti.

Vendere o affittare le case e' la cosa piu' difficile del mondo. Ogni appartamento ha le sue magagne, ve lo dico io, anche la reggia di Versailles. Lo so che non e' in vendita, certo, dicevo per dire. E allora che fai? Al cliente se gli dici subito quello che non va lo perdi appena hai aperto bocca; se glielo dici alla fine non solo l'affare sfuma ma se la prende pure e poi ti odia; se non glielo dici sei un cane e rischi una causa civile se non anche un procedimento penale; se glielo dici ma cerchi di non farglielo capire e' peggio che mai. Lo so io che fatica.

Sentite questa.

*

Era morto un tizio e i parenti volevano vendere. La casa non era male: vecchiotta ma ben tenuta, una famiglia come quelle di una volta ci si sarebbe trovata bene. Ma dove le trovi piu' le famiglie di una volta? Qui e' grasso che cola se sono due adulti e un paio di figli prima imbranati e poi sgallettati, e allora la casa e' troppo grossa. Se proponi di ricavarne due appartamenti i proprietari che l'hanno ereditata non ci vogliono spendere sopra una lira, quei pezzenti, e poi c'e' la questione dei servizi, insomma il solito bailamme. E tutto questo sarebbe ancora niente. E' che c'e' la storia del fantasma, e in paese la sanno tutti e se tu al cliente non gliela dici ci pensano i paesani a informarlo per filo e per segno.

Ora, intendiamoci: io sono una persona moderna e a certe scemenze non ci credo. Qui poi non solo c'era un fantasma, ma era pure negro (lo so che si dice "nero", non sono un razzista, sono un agente immobiliare, lo so come si deve parlare; ma tutti i paesani dicevano cosi': "il fantasma negro"; certo, lo so anch'io che era meglio se dicevano, che ne so, l'Omonero, ma da queste parti l'Omonero e' un'altra cosa). E adesso cari i miei sapientoni vorrei che voi mi diceste che c'entra un fantasma negro in un paese perso per le campagne etrusche dove un africano l'hanno visto solo in televisione. Ci ho pensato anch'io se si potesse farne un'attrazione turistica; ma per questo ci voleva almeno almeno il fantasma di Otello, o di Nelson Mandela, o di Ray Charles (o almeno fosse stato donna: una fantasma nera, andiamo, niente male, no?). No, il fantasma, e negro.

E va bene. l'agenzia mi affida la casa, il capo mi fa il solito discorsetto ruffiano (sei il nostro centravanti, puoi riuscirci solo tu, figurati se non ti viene il colpo di genio, e simili castronerie), e adesso la rogna e' mia.

Insomma, per cominciare vado a vedere la casa. Poi parlo al telefono coi proprietari ("Il povero babbo", frignano, e intanto negli occhi gli brilla la esse barrata del dollaro, ne sento il ronzio come un neon). Poi esploro il territorio e studio la fauna umana: al bar, in tabaccheria, dal barbiere, dal prete, dal benzinaio, all'edicola dei giornali (che poi, come anche la tabaccheria ed altre rivendite varie, sarebbe sempre il bar; nel paese c'e' solo il bar e un emporio in cui si trova ogni altra merce che non c'e' nel bar). E tutti a dirmi del fantasma negro. Non solo: a descrivermelo dettagliatamente, anche se nessuno lo ha visto di persona. Quando chiedo che ci sta a fare un fantasma negro in quella casa di vecchi agricoltori timorati di Dio, nessuno mi risponde, ma tutti danno l'impressione di saperla lunga, ammiccano con espressione maligna e le parole dicono una cosa e gli occhi il contrario - la gente e' fatta cosi', chi fa l'agente immobiliare lo sa che l'umanita' fa schifo. Sono anni che faccio questo mestiere, ci mancherebbe che mi faccio mettere nel sacco da questi bifolcacci restati al lume a petrolio e al basto di legno. Ma no, certo che c'e' la luce elettrica e che hanno le automobili, e' un modo di dire; insomma, se volete ascoltarmi state zitti, altrimenti non dico piu' niente e peggio per voi. Neanche a me me ne frega niente, che vi credete? Siete voi che mi avete chiesto... E' logico. Certo. Lo so pure io, forza. Come no? E adesso posso continuare? Bene.

Per farla breve, e certo che la faccio breve, il giorno dopo vado al Comune (il paesello e' solo una frazione), pago qualche caffe' e trovo uno che lavora all'anagrafe che dice che e' chiaro che non me l'hanno raccontata tutta, ma anche perche' la storia e' piuttosto ingarbugliata e ve ne sono diverse versioni. Ma quando gli chiedo ragguagli ulteriori mi dice che adesso proprio non puo' dirmi di piu' perche' ci sta scrivendo sopra un libro e pensa di pubblicarlo in autunno se tutto va bene e lei mi capisce, e sorride. Il pagliaccio. Siamo in aprile, che faccio, aspetto l'autunno? Accenno che ci potrebbe essere un ragionevole emolumento, e il vigliacco sorride con gli occhietti vispi e dice che non per meno di mille euro. Non lo strangolo solo perche' faccio un lavoro in cui si deve essere sempre civili (e non si deve mai litigare con i serpenti che lavorano negli uffici pubblici, sono tutti una mafia che meriterebbero la forca e se te ne inimichi uno hai smesso di lavorare per il resto dei tuoi giorni). Cosi' io sorrido, lui sorride, gli offro un altro caffe', lui rifiuta perche' se no non riesce a dormire ma accetterebbe volentieri un aperitivo. Sono tutti uguali. Tutti al muro bisognerebbe metterli. Sorrido e lo omaggio anche dell'aperitivo, poi ci lasciamo con l'impegno a sentirci di nuovo e auguri per il libro. Che se lo porti via la peste bubbonica.

Giunto a questo punto prendo la decisione. Si', quella. Certo che avete indovinato, e che ci voleva? Ho le chiavi della casa, nessuno si sbottona, che altro dovevo fare? Il lavoro e' lavoro.

*

Dunque la mattina dopo torno in quel maledetto paese, e proprio davanti alla casa sull'altro lato della strada e' gia' schierato il solito pubblico di fannulloni. Da quando faccio questo mestiere, ci fosse stata una volta, dico una sola, che tu vai a vedere una casa e non ti trovi il plotone degli sfaccendati gia' schierato, e che ci gode se tu arrivi col cliente, e cominciano a sghignazzare subito appena scendete dalla macchina e non la finiscono piu' finche' non ve ne andate, e di solito non si limitano neppure agli sghignazzi, c'e' sempre uno piu' spiritoso degli altri che dopo qualche minuto comincia a fare un verso che sembra un raglio, e continua a ragliare sul coro ridanciano (che s'esalta ed aumenta di volume ad ogni raglio) e tu sudi sette camicie per distrarre il cliente ma che vuoi distrarre in quel concerto di bestioni cachinnanti. Se poi il cliente e' una donna, allora fischiate e battute a doppio senso fioccano. Mi ricordo che i primi tempi ero cosi' ingenuo che chiamavo i carabinieri, che quando arrivavano si mettevano a ridere e a fare gestacci pure loro e poi - indovinate - cominciavano a controllare i miei documenti, i documenti della mia macchina e insomma la giornata era bella che persa e mi andava bene se non ci buscavo sopra una contravvenzione; allora imparai che mai e poi mai devi rivolgerti alle pubbliche autorita', se proprio proprio allora alla mafia locale, che sono sempre discreti ed efficienti (e sembra bizzarro perche' di solito il loro personale e' costituito proprio dai coreuti onocefali, ma quando e' questione di affari dismettono le amenita' e puoi farci conto). E certo che sono servizi che si pagano. Poi vi chiedete perche' dobbiamo mazzolare i clienti: e chi le paga tutte queste spese extra? Babbo Natale?

Ma insomma quella mattina ero solo, e quindi che ronfassero e ragliassero pure.

Ovviamente le cose di qualche valore gli inconsolabili parenti le avevano gia' saccheggiate tutte, e quel che avevano lasciato avevano sfasciato, ma sapevo che di solito lasciano li' tra ogni sorta di immondizia anche le carte e i ricordi piu' cari del defunto purche' privi di valore commerciale. A casa mia ho una caterva di diari, quaderni di poesie, album di ritagli, lettere d'amore e minatorie, collezioni di oscenita', che ho prelevato (per salvarle dalla distruzione, ovviamente, e consegnarle un giorno a un pubblico archivio a erudizione dell'umanita' futura, sebbene fin qui non ne abbia ancora avuto il tempo), prelevato, dicevo, da case che occorreva svuotare in fretta perche' il mercato ha i suoi tempi e non aspetta. Ma in questo caso, nisba. Neppure un indizio. Non che ci contassi. Sapevo gia' che bisognava che ci passassi la notte. E mi ero portato l'attrezzatura in macchina. Il pomeriggio avevo un altro impegno altrove, e poi non volevo che il pubblico non pagante svagasse il mio piano. Cosi' verso l'ora di pranzo me ne tornai in citta' e al paesello ci ritornai dopo cena, sul tardi. Ma la fregatura dei paeselli e' questa: che se alle undici di sera arriva una macchina, tutti escono dal bar e chi non era al bar si affaccia dalla finestra. E in quattro e quattr'otto tutto il paese si piazzo' davanti alla casa.

Io scesi con la sedia e il tavolo da campeggio e la sacca in cui avevo il thermos del caffe', i tramezzini (e non solo, se ti viene fame devi essere attrezzato sul serio), la torcia nel caso andasse via la corrente, un paio di riviste di quelle (di quelle, si') per avere qualcosa da leggere e da guardare, il giornale e un libro di Perry Mason, perche' mi piace farmi una cultura, anche giuridica.

Il benzinaio, che mi aveva in simpatia (quando tratto una casa in una zona, faccio sempre benzina nelle vicinanze, so cos'e' l'arte della diplomazia), mi si avvicina e mi dice Guardi dottore, che con tutto questo casino di gente il fantasma non si fa vedere mica. E io Grazie, ma non posso certo cacciarli. E lui Forse doveva venire verso le due o le tre. E io Ma la macchina la sentivano lo stesso. E lui Magari dormivano. E io E poi i fantasmi si fanno vivi a mezzanotte, se si puo' dire che si facciano vivi, e abbozzai uno spento sorriso. E lui Ma no, solo nei film, anzi piu' e' tardi e meglio e'. E io Ormai e' andata cosi'. E lui Gia'. E io Gia'. Ed entrai e mentre entravo scroscio' un applauso e qualcuno preso dall'entusiasmo grido' a squarciagola Evvai. Poiche' conosco l'arte delle pubbliche relazioni, mi fermai sull'uscio, mi voltai, levai le braccia in alto e unii le due mani in segno di vittoria, il che raddoppio' l'applauso. Poi entrai, accesi la luce, chiusi la porta e mi diressi in quella che doveva essere stata la sala da pranzo. E mi misi comodo.

Non so se vi e' mai capitato di passare la notte da soli in una casa disabitata che non conoscete. La prima regola e' scegliere accuratamente il posto: con la sedia accostata a un muro cosi' da avere le spalle coperte, senza intralci sui fianchi e con un tavolo davanti, e sul tavolo l'attrezzatura: la lampada da campeggio, la torcia elettrica, la prima chiave inglese, quella piu' grossa (quella piu' corta in tasca, e nell'altra tasca della giacca la scacciacani o qualcosa di meglio), le bevande e gli incarti mangerecci, e il pane degli angeli - cioe' quelle riviste che dicevo prima (si', quelle). E almeno un quotidiano sportivo per tenersi aggiornati. La seconda regola e' di non concentrarsi sull'ascolto dei rumori, la notta e' piena di rumori, e smetterla di guardarsi continuamente di qua e di la', e quando ci vengono cattivi pensieri azzannare pane e salame o un tramezzino tonno e pomodori. La terza regola e' di non cominciare subito a bere come addannati, perche' se bevi e' naturale che poi parte di quel liquido va evacuata, e se devi andare al gabinetto devi lasciare la munita fortificazione spalle al muro e tavolo innanzi, e tutta l'attrezzatura. E allora io consiglio un trucchetto con cui mi sono sempre trovato bene: ti devi portare un paio di bottiglie di plastica vuote di quelle da un litro e mezzo (e col tappo che si avvita), e se sei furbo ti porti anche un imbuto. E chi sta meglio di te?

Una volta un mio collega (ma duro' poco all'agenzia, ho saputo che poi fini' nella legione straniera o forse era un modo di dire per dire che l'avevano messo al gabbio, e certo che se lo meritava) mi disse che una notte in circostanze analoghe si era riletto tutto l'Inferno della Divina commedia, un'altra notte tutto il Purgatorio (il Paradiso no, perche' si annoiava, C'e' poco movimento, diceva). Sara'. Era uno che diceva un sacco di fesserie, si dava un sacco di arie, ciaveva una barbaccia bianca che pareva stoppa, e dicevano che da giovane era stato un capo dei comunisti in citta' ma non quelli tutti seri e beneducati del Picci', di quelli cattivi che volevano fare la rivoluzione, per farci che, poi, dico io.

Le risate e i ragli non durarono a lungo, verso l'una il silenzio della notte era interrotto solo di tanto in tanto da striduli strascicati grotteschi miagolii oppure da urla che volevano essere orrorifiche e finivano strozzate in laide deglutizioni o espettorazioni, seguiti subito dal solito coro di sghignazzi sguaiati. Verso le tre anche questa manfrina era finita. E ormai bisognava che il compare se c'era si facesse vedere presto, che' l'alba in aprile arriva a tutta birra quando meno te l'aspetti. Come, che ne so io dell'alba? E che vi credete che in citta' si dorme e basta? Poveri ingenui. E poi io abito in periferia.

Quando si fanno le notti in bianco si sa che c'e' un'ora che ti viene davvero sonno. Te ne accorgi perche' non solo devi sgranchirti, ti viene voglia di fischiare o di cantare, pensi che potresti ammazzare qualcuno se ti capitasse a tiro e poi potessi farla franca, e altri simili eleganti pensieri, e ti accorgi di essere vecchio, e per quanto ti bagni la faccia versandoti un po' d'acqua nel palmo della mano e poi portando sveltamente la mano sul viso e poi sul collo, e per quanto trangugi caramelle e caffe' bello caldo (per questo e' necessario il thermos), le palpebre ti si chiudono, e addio sogni di gloria. La cosa peggiore e' che se ti prende un colpo di sonno poi la mattina non sai piu' cosa hai visto nella veglia e cosa in sogno, e allora tutto il sacrificio e' stato inutile e ti senti un babbeo. Non so a voi, ma a me quando arriva il sonno mi fa questo effetto: mi sembra che la mia intera vita io l'abbia sprecata in cose stupide e squallide, me ne viene rabbia e nausea insieme, e mi dico che alla fine forse e' meglio farla finita che continuare cosi'. E ci resto depresso per tutta la settimana successiva, e di solito curo la depressione a forza di cognac col risultato che riprendo spirito ma non vigore, e piu' di una volta ho fatto ben magre figure: inciampando sui marciapiedi, andando a sbattere addosso ai muri e sporcandomi cosi' i vestiti (quando non si sdruciscono addirittura, e sono soldi che se ne vanno), parlando in modo incomprensibile, disgustando i miei interlocutori con la puzza dell'alito, cose cosi'. Per questo cerco di evitare di passare le notti in bianco in posti sconosciuti, se proprio proprio devo, allora che sia a casa mia davanti alla televisione che qualche cosa da vedere c'e' sempre per fortuna.

*

Intanto si saranno fatte le quattro e mentre sollevavo faticosamente la testa che evidentemente tenevo abbassata mi accorgo che dall'altra parte del tavolo c'e' un negro, seduto (ma seduto su cosa, che non c'era altra sedia che la mia?), che mi guarda fisso, lo sguardo un po' bovino, l'espressione assonnata - e penso che la mia non lo fosse di meno.

Buonasera, dico. Buonanotte, fa lui. Gia', buonanotte, dico io, ma ha notato che dire buonasera sembra gentile e dire buonanotte pare quasi un motto di scherno, un guanto di sfida? Ma come parla? risponde lui. Allora io, Non ci badi, era tanto per rompere il ghiaccio. E lui, Lei mi sembra uno strano tipo. Ed io, Ma anche lei... E lui, In effetti. E io, Appunto. E lui, E allora? E io, Ah, gia'. E lui, Gia'. E io, Gia'.

Eravamo arrivati a un punto morto, come si dice, ed arrivare a un punto morto in un dialogo con un fantasma ha qualcosa di buffo e di triste. Certo, certo che vado avanti, vedete che adesso la storia vi appassiona, eh, che vi dicevo?

Perche' e' qui? mi chiede lui.

Veramente sono qui per chiedere a lei perche' e' qui, rispondo affabile. Posso offrirle qualcosa? Aggiungo.

E lui, Vuole scherzare... E io, Non volevo offendere, mi scusi.

- No, non mi ha offeso, e' che sono uno spettro, ho smesso di mangiare e di bere.

- Capisco, e allora mi permetta di tornare al punto.

- Dica.

- Perche' e qui?

- Ma lei chi e', mi scusi; non mi pare di averla mai vista.

- Ha ragione, mi scusi lei. Il vecchio proprietario della casa e' deceduto, i figli vendono, io sono l'agente immobiliare e devo rendermi conto del valore di mercato dell'immobile, conoscerne le caratteristiche, al fine di presentarlo in modo adeguato ai clienti, lei capisce.

- Naturalmente.

- Ho saputo in paese che lei e' solito apparire in questa casa, avra' certo i suoi motivi che non discuto, ma certo questo incide sulla presentazione dell'immobile con tutte le implicazioni finanziarie e non solo che certo lei comprende.

- Comprendo.

- Ebbene, per farla breve, nessuno in paese ha saputo o voluto dirmi chi lei sia e perche' frequenti questa casa in questo paese, ne converra', fuori mano. Soprattutto tenendo conto della sua evidente origine etnica non tipica delle campagne dell'alto Lazio. Non vorrei essere frainteso, io non ho alcuna difficolta' ne' alcun pregiudizio, alcuni dei miei migliori amici sono neri, persone perbene, ammodo, squisite, e sono un grande ammiratore di Nelson Mandela, ho anche visto il film. Ma lei certo ammettera' che la sua presenza qui in un certo senso potrebbe essere definita una sorpresa.

- Una sorpresa, si'.

- Ecco, certo, lo dicevo anch'io. Cosicche' se fosse cosi' gentile da volermi dire chi e' e come si trova in questa casa e se si potesse magari addivenire a un accordo affinche' lei - se non le e' di troppo disturbo, certo - traslocasse altrove, e se avesse delle preferenze dica pure liberamente, sapesse quanti clienti la mia agenzia ha saputo far contenti...

- Lei parla tanto...

- E' uno degli strumenti del mestiere, e poi sono anche un po' assonnato e forse non sto dando il meglio di me.

- No, anzi.

- Grazie, grazie di cuore.

- E dunque vorrebbe sapere chi sono e perche' sono qui.

- Esattamente, certo, lei ha centrato il punto.

- Ma mi tolga prima una curiosita'.

- Ben volentieri.

- Ma lei crede davvero ai fantasmi?

 

4. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Giampiero Brunelli (a cura di), Guerra dei Trent'anni, Rcs, Milano 2016, pp. 168, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

*

Riletture

- Giovanni Ciccotti, Marcello Cini, Michelangelo de Maria, Giovanni Jona-Lasinio, L'ape e l'architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico, Feltrinelli, Milano 1976, 1977, pp. 248.

- Emmanuel Levinas, Difficile liberte', Albin Michel, Paris 1963, 1976, Librairie Generale Francaise, Paris 1995, pp. 416.

*

Riedizioni

- Guy de Maupassant, Amo la notte con passione, Mattioli 1885, 2008, Il sole 24 ore, Milano 2016, pp. 80, euro 0,50 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore").

 

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

6. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2435 del 9 agosto 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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