[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 843



 

==============================

VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 843 dell'8 agosto 2016

 

In questo numero:

1. La regola delle regole

2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

3. Wlodek Goldkorn intervista Zygmunt Bauman

4. Francesca Paci intervista Zygmunt Bauman

5. Davide Casati intervista Zygmunt Bauman

6. Giulio Azzolini intervista Zygmunt Bauman

 

1. LE ULTIME COSE. LA REGOLA DELLE REGOLE

 

Non uccidere.

Salva le vite.

Tratta le altre persone come vorresti essere trattato tu.

 

2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

3. RIFLESSIONE. WLODEK GOLDKORN INTERVISTA ZYGMUNT BAUMAN

[Dal settimanale "L'Espresso" del 4 luglio 2016 col titolo "La fine delle elite. Perche' i demagoghi hanno successo" e il sommario "La Brexit. L'incubo Trump, Le Pen in Francia e non solo. Viviamo in un'epoca in cui la gente si ribella alle scelte delle classi dirigenti. E favorisce i populisti che con linguaggio semplice e greve attaccano il sistema. Parla Zygmunt Bauman".

Wlodek Goldkorn, intellettuale e giornalista, dopo aver lasciato la Polonia nel 1968 vive a Firenze; e' il responsabile del settore cultura del settimanale "L'Espresso", di cui e' stato anche corrispondente da New York; acuto saggista, si e' occupato di questioni internazionali e di cultura; negli anni Ottanta e' stato il fondatore e l'editore di riviste sull'Europa centrale e orientale, "L'ottavo giorno" e "L'Europa ritrovata"; ha collaborato anche con varie altre riviste, tra cui "Micromega", "Mondoperaio", "Limes", "Fine secolo". Opere di Wlodek Goldkorn: Uscire dal ghetto, Reverdito, 1988; (con Rudi Assuntino), Il guardiano. Marek Edelman racconta, Sellerio, 1998; (con Massimo Livi Bacci, Mauro Martini), Civilta' dell'Europa orientale e del Mediterraneo, Longo, 2001; La scelta di Abramo. Identita' ebraiche e postmodernita', Bollati Boringhieri, 2006.

Zygmunt Bauman, nato a Poznan in Polonia nel 1925, combatte' contro il nazismo, nel '68 perseguitato dal regime fu costretto a lasciare il suo paese; illustre sociologo, intellettuale democratico, ha insegnato a Varsavia, a Tel Aviv e Haifa, a Leeds; marito di Janina Bauman; e' il filosofo e sociologo noto per le profonde, cruciali riflessioni sulla "modernita' liquida"; e' oggi uno dei principali punti di riferimenti della ricerca sociologica e della riflessione morale e civile; le sue analisi e proposte costituiscono una fondamentale risorsa per l'impegno politico nonviolento per la pace, i diritti umani di tutti gli esseri umani, la difesa della biosfera. Tra le opere di Zygmunt Bauman: segnaliamo almeno Cultura come prassi, Il Mulino, Bologna 1976; Modernita' e Olocausto, Il Mulino, Bologna 1992, 1999; La decadenza degli intellettuali, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Il teatro dell'immortalita', Il Mulino, Bologna 1995 (poi in seconda edizione col titolo Mortalita', immortalita' e altre strategie di vita, Il Mulino, Bologna 2012); Le sfide dell'etica, Feltrinelli, Milano 1996; La societa' dell'incertezza, Il Mulino, Bologna; Dentro la globalizzazione, Laterza, Roma-Bari 1999; La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano 2000, 2008; Voglia di comunita', Laterza, Roma-Bari 2001; Modernita' liquida, Laterza, Roma-Bari 2002; La societa' individualizzata, Il Mulino, Bologna 2002, 2010; Intervista sull'identita', Laterza, Roma-Bari 2003; La societa' sotto assedio, Laterza, Roma-Bari 2003; Vite di scarto, Laterza, Roma-Bari 2005; Vita liquida, Laterza, Roma-Bari 2006; L'Europa e' un'avventura, Laterza, Roma-Bari 2006; Amore liquido, Laterza, Roma-Bari 2006, 2011; Lavoro, consumismo e nuove poverta', Citta' aperta, Troina (Enna) 2007; Homo consumens, Erickson, Trento 2007; Modus vivendi, Laterza, Roma-Bari 2007; Paura liquida, Laterza, Roma-Bari 2008; Consumo, dunque sono, Laterza, Roma-Bari 2008; L'arte della vita, Laterza, Roma-Bari 2009; Capitalismo parassitario, Laterza, Roma-Bari 2009, 2011; L'etica in un mondo di consumatori, Laterza, Roma-Bari 2010; Modernita' e ambivalenza, Bollati Boringhieri, Torino 2010; Vite che non possiamo permetterci, Laterza, Roma-Bari 2011; Il buio del postmoderno, Aliberti, Roma 2011; Cose che abbiamo in comune, Laterza, Roma-Bari 2012; "La ricchezza di pochi avvantaggia tutti" Falso!, Laterza, Roma-Bari 2013; Communitas, Aliberti, Roma 2013; Le sorgenti del male, Erickson, Trento 2013; Danni collaterali, Laterza, Roma-Bari 2013; (con David Lyon), Sesto potere, Laterza, Roma-Bari 2014; Il demone della paura, Laterza - Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma-Bari 2014; Babel, Laterza, Roma-Bari 2015 (con Ezio Mauro); La convivenza. Un intervento dopo gli attentati di Parigi, Casagrande, 2015; Per tutti i gusti. La cultura nell'eta' dei consumi, Laterza, Roma-Bari 2016; Conversazioni su Dio e sull'uomo, Laterza, Roma-Bari 2016 (con Stanislaw Obirek); Scrivere il futuro, Castelvecchi, 2016]

 

Mettiamo in ordine tutto quello a cui stiamo assistendo. La Brexit. La crescita dei consensi di Donald Trump, un personaggio che fino a ieri sarebbe stato il protagonista di una commedia di non ottimo gusto e non il candidato serio alla presidenza degli Usa. Il centro Europa che dimentica di essere cuore del continente e predilige il ripristino dei muri eretti per separare Paesi come Ungheria o Polonia dall'agognato Occidente. La rivolta contro l'"Europa di Bruxelles e dei banchieri". L'accettazione della volgarita' come linguaggio corrente.

Forse tutto questo e', semplicemente, la fine di un mondo. In altre parole: e' probabile che lo sgomento, l'incapacita' di capire le cose che accadono sotto i nostri occhi perche' contrarie alla nostra razionalita' occidentale (rapporto causa-effetto; il potere della parola e del sapere; il rispetto, se non per l'altro, almeno per il proprio benessere e per quello dei figli e nipoti) siano la prova del fatto che siamo davanti a un passaggio d'epoca, una rivoluzione nell'universo della modernita'. Tanto che il rapporto tra le elite e cio' che viene chiamato "popolo" e' come se si fosse interrotto, come se al posto della fede in un progresso che comporta e lega insieme elementi come democrazia, liberta', benessere, visione del futuro, fosse subentrata la nostalgia di un passato mitico e inventato; una specie di utopia retrograda. Insomma, Farage e Trump, il populismo demagogico di un Orban (ungherese) o un Kaczynski (polacco), di una Le Pen o un Salvini, come versione laica della reinvenzione del passato, che finora abbiamo attribuito solo all'Islam politico. Ossia: davanti alla prospettiva di un domani che non e' migliore prediligiamo uno "ieri" usato, un po' ammaccato, ma rassicurante.

Lo spiega, in questa intervista con "l'Espresso", Zygmunt Bauman, il piu' filosofo tra i sociologi e il piu' sociologo tra i filosofi, il quale proprio in questi giorni ha consegnato al suo editore inglese un testo dedicato alla nostalgia come forma di utopia. Significa grosso modo questo: quando il presente si manifesta come una vita priva di senso e senza qualita'; quando le nostre citta' sono piene di gente considerata superflua, quando il futuro suscita angoscia anziche' speranza, siamo propensi a inventarci una specie di "passato migliore". Nella volonta' di uscire dalla Ue, manifestata dal referendum britannico, c'e' un elemento di nostalgia (quindi di invenzione del passato) verso un Regno Unito, simpatico, civile, ordinato, dove il bobby disarmato aiuta la vecchietta ad attraversare la strada e il lattaio lascia il latte in una bottiglia fuori porta, e nessuno lo ruba. Bauman assume questa impostazione e allarga l'analisi: "Stiamo assistendo a una moltiplicazione delle crisi. Ogni giorno le pagine dei quotidiani, cosi' come i nostri apparecchi radio e schermi di tv e computer, traboccano di notizie sulle nuove crisi, su situazioni che fino a ieri ignoravamo, su Paesi di cui a malapena sapevamo il nome. Ho il sospetto che dietro a tutte queste crisi (o dietro la maggior parte di esse) ci sia una specie di meta-crisi".

- Wlodek Goldkorn: Cosa e' la meta-crisi, Zygmunt Bauman?

- Zygmunt Bauman: E' la crisi del nostro modo di essere nel mondo, un modo di vita dominante (nella nostra "moderna" parte del globo terrestre) negli ultimi secoli. Lo chiamerei "una vita per l'avvenire", la speranza di un futuro migliore del presente. Il presente, cosi' abbiamo pensato, non era altro che un momento del divenire di un futuro. Un futuro, che, a sua volta, sarebbe arrivato inevitabilmente, aiutato dallo sforzo e dalle azioni degli umani, ma rispondente alle ferree leggi del progresso. Pensavamo a un movimento dallo stato attuale, di disagio, verso una vita piu' agevole e piu' consona ai desideri degli umani. Ecco, penso che la fiducia nella bonta' del futuro stia svanendo, gradualmente ma impietosamente.

*

- Wlodek Goldkorn: E il progresso?

- Zygmunt Bauman: E' cambiato di segno. Oggi evoca piu' paura che speranza. Paura a causa della nostra ignoranza, indolenza, incapacita' di far fronte alle nuove richieste ed esigenze, alle sfide della vita. In altre parole, il progresso si associa al timore di restare indietro, di perdere la posizione sociale e il benessere guadagnati con fatica. Vorrei richiamare l'Angelus Novus.

*

- Wlodek Goldkorn: E' il quadro di Klee, che servi' a Walter Benjamin per definire il concetto del progresso. Vale la pena di citarlo per esteso: "C'e' un quadro di Klee che s'intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta che spira dal paradiso, si e' impigliata nelle sue ali, ed e' cosi' forte che egli non puo' chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Cio' che chiamiamo il progresso, e' questa tempesta".

- Zygmunt Bauman: Ecco, questo angelo oggi e' rovesciato: e' spinto all'indietro dalla forza degli incubi della decadenza di cui e' foriero l'avvenire minaccioso. Le esperienze del passato, imperfette ma sperimentate e quindi ben conosciute, ci appaiono molto piu' sopportabili delle invenzioni imprevedibili del futuro.

*

- Wlodek Goldkorn: Ancora ieri, e basti pensare a un Clinton, un Prodi, un Mazowiecki, un Havel, le elite politiche si caratterizzavano per una visione del mondo e dell'avvenire. E grazie alla rappresentanza di questa visione riuscivano a mobilitare l'elettorato. L'elettorato a sua volta non era una clientela da conquistare, ma consisteva in classi con interessi razionali da difendere e desideri conformi alla realta' da proiettare nel futuro. Oggi, abbiamo invece Trump, Le Pen. La paura dell'avvenire segna una sconfitta delle elite?

- Zygmunt Bauman: Negli ultimi anni si e' verificato qualcosa che forse non e' una separazione totale, ma sicuramente un disturbo serissimo nella comunicazione tra le elite politiche e gli "oi polloi".

*

- Wlodek Goldkorn: Cioe' la moltitudine, la massa amorfa.

- Zygmunt Bauman: L'elite politica, nel suo modo di pensare (e di agire) e' sempre piu' globalizzata, perche' costretta a confrontarsi con potenze e poteri indipendenti dalla politica e sempre piu' extraterritoriali. Si tratta di un'elite che ha altre preoccupazioni e diverso linguaggio rispetto alle angosce che attanagliano la gente che essa in teoria dovrebbe rappresentare. I vari Trump, Orban, Boris Johnson, Kaczynski o Le Pen (e' un elenco che cresce ogni giorno) hanno il vantaggio di dire pane al pane. E sanno quanto sia facile appellarsi alle emozioni degli "oi polloi". Basta descrivere la realta' adattando il modo di raccontare agli orizzonti mentali dei propri ascoltatori; usare lo stesso idioma che utilizzano i commensali al pub quando dopo un paio di boccali di birra condividono i sentimenti di rabbia e di odio nei confronti dei presunti colpevoli delle proprie angosce.

*

- Wlodek Goldkorn: Solo difficolta' di comunicazione, o invece furbizia e dei nuovi leader senza scrupoli?

- Zygmunt Bauman: C'e' una seconda parte della mia analisi, forse piu' significativa. Per quale motivo Trump e i suoi simili trovano cosi' numerosi e grati ascoltatori? Qui dobbiamo tornare alla prima domanda di questa conversazione. Il voltare le spalle alle autorita' politiche che definirei "ortodosse" o tradizionali, con tutti i loro innati difetti, e' dovuto principalmente all'uso ormai abituale delle autorita' statali a non mantenere le promesse. I demagoghi hanno quindi un'ottima base per attribuire l'incapacita' delle autorita' di mantenere la parola data alla corruzione, all'ignoranza, alla vilta' o addirittura alle cattive e perfide intenzioni. E' sempre piu' diffusa quindi la convinzione che la democrazia abbia fallito e tradito i suoi compiti. Che sia inefficiente e indolente. Che e' debole e incapace di agire. In parole povere: e' da buttar via. Meglio rivolgersi ai demagoghi.

*

- Wlodek Goldkorn: E cosa chiediamo a loro?

- Zygmunt Bauman: Il ritorno a un certo passato, per quanto i nostri ricordi siano avvolti nella nebbia, o artificialmente colorati. In concreto: vogliamo un capo potente in grado di imporre il governo della mano forte. Vogliamo un potere che si assuma la responsabilita' per le conseguenze delle proprie azioni, togliendola dalle nostre spalle. Bentornato quindi, grande capo, e tutto il passato sara' dimenticato o comunque, perdonato (direbbe Nietzsche: abbasso tu, Apollo con la tua disgraziata predilezione per l'armonia delle diversita'; torna dal tuo esilio Dioniso a capo di una massa che avanza ballando a righe serrate).

*

- Wlodek Goldkorn: Quali sono le contromisure che possiamo prendere?

- Zygmunt Bauman: Non commettere l'errore, mortale, di sottovalutare, o peggio disprezzare il fenomeno dei demagoghi e la nostalgia per il governo della mano forte. Non si tratta di un'idea stramba prodotta da pazzi marginali: siamo invece di fronte a una conseguenza prevedibile e quasi inevitabile del divorzio tra il potere e la politica (un divorzio da me tante volte descritto e segnalato). Abbiamo a che fare col confronto tra un potere globalizzato e svincolato dal controllo della politica da un lato e la politica locale e sofferente per la cronica deficienza del potere, dall'altro.

*

- Wlodek Goldkorn: C'e' anche l'elogio dell'ignoranza. Un tempo i politici cercavano di mostrarsi come persone colte. Non molti anni fa, invece, l'ex ministro Tremonti a un comizio disse: "Siamo gente che raramente prende in mano un libro". Il premier Renzi si fa fotografare mentre gioca alla Playstation e mai assorto in lettura di un classico della letteratura. Perche' l'ignoranza e' diventata un valore?

- Zygmunt Bauman: Una volta (fino a poco tempo fa) una grande e non scrivente maggioranza dell'umanita' leggeva ciò che gli altri scrivevano. Questa divisione del lavoro e' stata abolita, grazie a Facebook, Twitter e i loro simili. E' bastata un'operazione facile: abbassare significativamente l'asticella del livello della scrittura e della pubblicazione. Non si tratta di una svolta del tutto negativa. Milioni di persone sono oggi in grado di porgere liberamente e direttamente, a milioni di altri esseri umani, materiali da leggere. Ma si e' trattato di un "package deal", un affare in cui c'e' uno scambio. In cambio di questa liberta' di comunicazione, l'esercizio della scrittura e' slegato dal dovere della lettura. L'uomo che scrive, oggi, non ha tempo per leggere, e tantomeno avverte la necessita' di leggere. Un drammaturgo russo del Settecento, Denis Fonvizin, fa dire a un suo protagonista, detto Il minorenne: "Io non leggo. Io stampo da me i miei testi". Oggi tutti possiamo (anche se grazie a dio non tutti lo vogliamo) diventare come quel personaggio. Pero' non sono d'accordo con l'ipotesi che l'ignoranza sia diventata un valore. La verita' e' che l'ignoranza non e' piu' un ostacolo alla carriera, all'ambizione di diventare famosi e all'appagamento della propria vanita' (e nei sogni di molte persone al perseguire i profitti molto concreti). Anche per insultare anziche' argomentare ci vuole una certa preparazione e qualita' non indifferenti.

 

4. RIFLESSIONE. FRANCESCA PACI INTERVISTA ZYGMUNT BAUMAN

[Dal quotidiano "La Stampa" dell'11 luglio 2016 col titolo "Bauman: La paura e l'odio si nutrono dello stesso cibo" e il sommario: "Il filosofo: la xenofobia in Europa e a Dallas figlie della cronica incertezza"

Francesca Paci (Roma, 1971), giornalista del quotidiano "La stampa"; laurea in lettere moderne, master europeo in comunicazione multimediale, master di specializzazione in peacekeeping management; si occupa particolarmente di immigrazione, diritti umani, questione femminile, intercultura, Medio Oriente. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente notizia: "Dal febbraio 2009 e' corrispondente del quotidiano 'La Stampa' a Londra. Dall'aprile 2007 era stata corrispondente, sempre per 'La Stampa' a Gerusalemme. Prima ancora aveva lavorato alla cronaca locale di Torino, seguendo un corso in peacekeeping e imparando l'arabo, fattori che le hanno permesso di diventare inviata del quotidiano di via Marenco nel periodo post-11 settembre. Ha scritto due libri sull'islam italiano... Nel 2005 ha vinto il Premio Giornalistico Internazionale Marco Luchetta per aver raccontato una tragica storia di immigrazione dalla Romania. Nel 2007 ha condotto la trasmissione televisiva Nirvana, in onda su La7". Tra le opere di Francesca Paci: L'islam sotto casa, Marsilio, Venezia 2004; Islam e violenza. Parlano i musulmani italiani, Laterza, Roma-Bari 2006]

 

"La paura e' il demone piu' sinistro del nostro tempo", ammoniva gia' anni fa il filosofo polacco Zygmunt Bauman. A guardare il mondo occidentale, che dagli Usa all'acciaccata Europa, pare aver ceduto alle pulsioni piu' rabbiose quasi si fosse "mediorientalizzato", gli spettri evocati dal teorico della societa' liquida nonche' una tra le menti piu' acute del pensiero contemporaneo assumono dimensioni epiche.

- Francesca Paci: Dallas ma anche gli episodi xenofobi ripetutisi nel Regno Unito dopo la Brexit e, nell'Italia porto dei migranti, il rifugiato nigeriano ucciso a Fermo. Professor Bauman, stiamo passando dall'eta' della paura a quella dell'odio?

- Zygmunt Bauman: Non c'e' alcun passaggio dalle paure nate dalla nostra cronica incertezza all'esibizione di odio a Dallas o ai mini pogrom avvenuti dopo la Brexit nelle strade inglesi: sono contemporanei, solo di rado li sperimentiamo separatamente. Paura e odio hanno le stesse origini e si nutrono dello stesso cibo: ricordano i gemelli siamesi condannati a trascorrere tutta la vita in compagnia reciproca: in molti casi non solo sono nati insieme ma possono solo morire insieme. La paura deve per forza cercare, inventare e costruire gli obiettivi su cui scaricare l'odio mentre l'odio ha bisogno della spaventosita' dei suoi obiettivi come ragion d'essere: si rimpallano a vicenda, possono sopravvivere solo cosi'.

*

- Francesca Paci: C'e' consequenzialita' tra la diffusione dell'"hate speech" (incitamento all'odio) e le nuove tensioni etniche e razziali?

- Zygmunt Bauman: La loro coincidenza non e' casuale ma neppure predeterminata. Come ogni alleanza e' una scelta politica. Per quanto stiamo vivendo la scelta e' stata dettata dalla simultaneita' di due fenomeni. Il primo, individuato dal sociologo tedesco Ulrich Beck, e' la stridente discrepanza tra l'essere stati assegnati a una "situazione cosmopolita" in assenza di una "consapevolezza cosmopolita" e senza gli strumenti adatti a gestirla. Il conseguente scontro tra strumenti di controllo politico territorialmente limitati e poteri extraterritoriali incontrollabili e imprevedibili ha prodotto la "deregulation" multi-direzionale delle condizioni di vita e ha saturato le nostre esistenze di paura per il futuro nostro e dei nostri figli. Quella paura era e resta una trinita' avvelenata, l'incontro di tre sentimenti ossessionanti, ignoranza, impotenza e umiliazione. I poteri distanti e oscuri che ci condizionano vanno al di la' del nostro sguardo e della nostra influenza, cosi' come le nostre paure si muovono tra forze che siamo incapaci di addomesticare o contenere. Se non sappiamo respingere queste forze che minacciano tutto quanto ci e' caro, non potremmo almeno tenerle a distanza, interdire loro l'accesso alle nostre case e ai luoghi di lavoro?

*

- Francesca Paci: Non potremmo, professore?

- Zygmunt Bauman: L'afflusso massiccio e senza precedenti di rifugiati e' il secondo fenomeno a cui accennavo e ha contribuito a dare a questa domanda una risposta credibile e "di buon senso" seppure falsa e fuorviante, una risposta elevata a rango di dogma da aspiranti politici che vi annusano la chance di un forte sostegno popolare. E' balsamo per le anime tormentate: le paure senza sbocco e percio' tossiche non possono riversarsi sulle loro vere cause - forze poderose e cosi' distanti da essere immuni al nostro risentimento - ma possono facilmente e tangibilmente rovesciarsi su chi appare e si comporta da straniero, dagli ambulanti ai mendicanti. Le aggressioni etniche e razziali sono la medicina dei poveri contro la propria miseria. La loro efficacia si misura non dal fatto che risolvano la fragilita' della vita ma dal dare temporaneo sollievo al tormento psicologico dell'impotenza e dell'umiliazione.

*

- Francesca Paci: La paura, certo. Ma non hanno responsabilita' anche la diffusione delle armi in Usa, l'inanita' europea sui migranti, Internet?

- Zygmunt Bauman: Queste non sono cause: facilitano, anche molto, le azioni che quelle cause producono. Internet e i "social" possono servire altrettanto efficacemente all'inclusione come all'esclusione, al rispetto e al disprezzo, all'amicizia e all'odio. La responsabilita' di scegliere ricade direttamente sulle nostre spalle di navigatori. Possiamo usare lo stesso coltello per tagliare pane o gole: a qualsiasi uso lo destini, chi lo tiene lo vuole affilato. Il web affila gli strumenti ma noi ne scegliamo l'applicazione.

*

- Francesca Paci: E' ancora "sonno della ragione"?

- Zygmunt Bauman: Come diceva il filosofo tedesco Leo Strauss, ci sono sempre stati e ci saranno sempre degli inattesi cambiamenti di punto di vista che modificano radicalmente il sapere precedente: ogni dottrina, per quanto definitiva sembri, sara' prima o poi soppiantata da un'altra. L'hanno gia' detto altri, il tribalismo e' la risposta al perche' le differenze tra gruppi della popolazione siano sempre ridotte a un rapporto inferiore/superiore.

*

- Francesca Paci: La reazione contrastata della Nra alle ultime uccisioni di neri da parte della polizia e alla strage dei poliziotti bianchi a Dallas ha aperto una faglia nella potente lobby.

- Zygmunt Bauman: L'associazione non ha esitato a fare le condoglianze ai familiari degli agenti uccisi, ma ha glissato sulla morte dei due afroamericani Sterling e Castile limitandosi a un blando comunicato che non prendeva posizione "dal momento che c'e' una indagine in corso".

 

5. RIFLESSIONE. DAVIDE CASATI INTERVISTA ZYGMUNT BAUMAN

[Dal "Corriere della sera" del 25 luglio 2016 col titolo "Zygmunt Bauman: Le risposte ai demoni che ci perseguitano" e il sommario "Alle radici dell'insicurezza che attanaglia la societa' europea con la riflessione del sociologo e filosofo polacco. 'Attenzione al fascino pericoloso di uomini forti'".

Davide Casati e' inviato a Bruxelles del "Corriere della sera"]

 

Quella a cui stiamo assistendo - in modo cosi' prossimo e sconvolgente, nelle ultime settimane - e' un'epoca segnata "dalla paura e dall'incertezza. E non bisogna illudersi: i demoni che ci perseguitano non evaporeranno". Anche perche' - spiega il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, uno dei grandi pensatori della sfuggente modernità in cui viviamo - la loro origine ha a che fare con gli stessi elementi costitutivi della nostra societa' e delle nostre vite.

- Davide Casati: Professor Bauman, di fronte alla catena di attacchi di questi giorni, l'Europa si trova a fare i conti con un abisso di paura e di insicurezza. Quali risposte possono colmarlo?

- Zygmunt Bauman: Le radici dell'insicurezza sono molto profonde. Affondano nel nostro modo di vivere, sono segnate dall'indebolimento dei legami interpersonali, dallo sgretolamento delle comunita', dalla sostituzione della solidarieta' umana con la competizione senza limiti, dalla tendenza ad affidare nelle mani di singoli la risoluzione di problemi di rilevanza piu' ampia, sociale. La paura generata da questa situazione di insicurezza, in un mondo soggetto ai capricci di poteri economici deregolamentati e senza controlli politici, aumenta, si diffonde su tutti gli aspetti delle nostre vite. E quella paura cerca un obiettivo su cui concentrarsi. Un obiettivo concreto, visibile e a portata di mano.

*

- Davide Casati: Un obiettivo che molti individuano nel flusso di profughi e migranti.

- Zygmunt Bauman: Molti di loro provengono da una situazione in cui erano fieri della propria posizione nella societa', del loro lavoro, della loro educazione. Eppure ora sono rifugiati, hanno perso tutto. Al momento del loro arrivo entrano in contatto con la parte piu' precaria delle nostre societa', che vede in loro la realizzazione dei loro incubi piu' profondi.

*

- Davide Casati: Di fronte a questa sfida, si moltiplicano i richiami da parte di alcune forze politiche alla costruzione di nuovi muri. Si tratta di una risposta sensata?

- Zygmunt Bauman: Credo che si debba studiare, memorizzare e applicare l'analisi che papa Francesco, nel suo discorso di ringraziamento per il premio Charlemagne, ha dedicato ai pericoli mortali della "comparsa di nuovi muri in Europa". Muri innalzati - in modo paradossale, e in malafede - con l'intenzione e la speranza di mettersi al riparo dal trambusto di un mondo pieno di rischi, trappole e minacce. Il Pontefice nota, con preoccupazione profonda, che se i padri fondatori dell'Europa, "messaggeri di pace e profeti del futuro", ci hanno ispirato nel "creare ponti, e abbattere muri", la famiglia di nazioni che hanno promosso sembra ultimamente "sempre meno a proprio agio nella casa comune. Il desiderio nuovo, ed esaltante, di creare unita' sembra svanire; noi, eredi di quel sogno, siamo tentati di soffermarci solo sui nostri interessi egoistici, e di creare barriere".

*

- Davide Casati: Nei suoi studi, lei ha indicato come valori fondativi delle nostre societa' la liberta' e la sicurezza: dopo un'epoca in cui, per far crescere la prima, abbiamo progressivamente rinunciato alla seconda, ora il pendolo sta invertendo il suo corso. Quali riflessi politici ne derivano?

- Zygmunt Bauman: Di fronte a noi abbiamo sfide di una complessita' che sembra insopportabile. E cosi' aumenta il desiderio di ridurre quella complessita' con misure semplici, istantanee. Questo fa crescere il fascino di "uomini forti", che promettono - in modo irresponsabile, ingannevole, roboante - di trovare quelle misure, di risolvere la complessita'. "Lasciate fare a me, fidatevi di me", dicono, "e io risolvero' le cose". In cambio, chiedono un'obbedienza incondizionata.

*

- Davide Casati: Sembra quello che sta proponendo il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, le cui posizioni su sicurezza e immigrazione sono state di recente indicate dal presidente ungherese Viktor Orban come modelli anche per l'Europa...

- Zygmunt Bauman: Quella a cui stiamo assistendo e' una tendenza preoccupante: istanze di tipo sociale, come appunto l'integrazione e l'accoglienza, vengono indicate come problemi da affidare a organi di polizia e sicurezza. Significa che lo stato di salute dello spirito fondativo dell'Unione Europea non e' in buona salute, perche' la caratteristica decisiva dell'ispirazione alla base dell'Ue era la visione di un'Europa in cui le misure militari e di sicurezza sarebbero divenute - gradualmente, ma costantemente - superflue.

*

- Davide Casati: L'Islam e' indicato da alcune forze politiche - ad esempio, la tedesca Pegida - come una fede intrinsecamente violenta, incompatibile con i valori occidentali. Che ne pensa?

- Zygmunt Bauman: Bisogna assolutamente evitare l'errore, pericoloso, di trarre conclusioni di lungo periodo dalle fissazioni di alcuni. Certo: come ha detto il grandissimo sociologo tedesco Ulrich Beck, al fondo della nostra attuale confusione sta il fatto che stiamo gia' vivendo una situazione "cosmopolita" - che ci vedra' destinati a coabitare in modo permanente con culture, modi di vita e fedi diverse - senza avere compiutamente sviluppato le capacita' di capirne le logiche e i requisiti: senza avere, cioe', una "consapevolezza cosmopolita". Ed e' vero che colmare la distanza tra la realta' in cui viviamo e la nostre capacita' di comprenderla non e' un obiettivo che si raggiunge rapidamente. Lo choc e' solo all'inizio.

*

- Davide Casati: Siamo destinati quindi a vivere in societa' nelle quali il sentimento dominante sara' quello della paura?

- Zygmunt Bauman: Si tratta di una prospettiva fosca e sconvolgente, ma attenzione: quello di societa' dominate dalla paura non e' affatto un destino predeterminato, ne' inevitabile. Le promesse dei demagoghi fanno presa, ma hanno anche, per fortuna, vita breve. Una volta che nuovi muri saranno stati eretti e piu' forze armate messe in campo negli aeroporti e negli spazi pubblici; una volta che a chi chiede asilo da guerre e distruzioni questa misura sara' rifiutata, e che piu' migranti verranno rimpatriati, diventera' evidente come tutto questo sia irrilevante per risolvere le cause reali dell'incertezza. I demoni che ci perseguitano - la paura di perdere il nostro posto nella societa', la fragilita' dei traguardi che abbiamo raggiunto - non evaporeranno, ne' scompariranno. A quel punto potremmo risvegliarci, e sviluppare gli anticorpi contro le sirene di arringatori e arruffapopolo che tentano di conquistarsi capitale politico con la paura, portandoci fuori strada. Il timore e' che, prima che questi anticorpi vengano sviluppati, saranno in molti a vedere sprecate le proprie vite.

*

- Davide Casati: Lei ha sostenuto che le possibilita' di ospitalita' non sono senza limiti, ma nemmeno la capacita' umana di sopportare sofferenza e rifiuto lo e'. Dialogo, integrazione ed empatia richiedono pero' tempi lunghi...

- Zygmunt Bauman: Le rispondo citando ancora una volta papa Francesco: "sogno un'Europa in cui essere un migrante non sia un crimine, che promuove e protegge i diritti di tutti senza dimenticare i doveri nei confronti di tutti. Che cosa ti e' accaduto, Europa, luogo principe di diritti umani, democrazia, liberta', terra madre di uomini e donne che hanno messo a rischio, e perso, la propria vita per la dignita' dei propri fratelli?". Queste domande sono rivolte a tutti noi; a noi che, in quanto esseri umani, siamo plasmati dalla storia che contribuiamo a plasmare, consapevolmente o no. Sta a noi trovare risposte a queste domande, e a esprimerle nei fatti e a parole. Il piu' grande ostacolo per trovarle, quelle risposte, e' la nostra lentezza nel cercarle.

 

6. RIFLESSIONE. GIULIO AZZOLINI INTERVISTA ZYGMUNT BAUMAN

[Dal quotidiano "La Repubblica" del 5 agosto 2016 col titolo "Bauman: Attenti ai politici che fanno dei nostri sentimenti uno strumento di potere" e il sommario "Il filosofo: Succede che i legami si frantumano, che lo spirito di solidarieta' si indebolisce, che la separazione e l'isolamento prendono il posto di dialogo e cooperazione".

Giulio Azzolini collabora a varie riviste ed ha contribuito a vari volumi editi da Carocci, Datanews, Laterza, Manifestolibri, Rubbettino]

 

- Giulio Azzolini: Professor Bauman, sono passati dieci anni da quando scrisse "Paura liquida" (Laterza). Che cos'e' cambiato da allora?

- Zygmunt Bauman: La paura e' ancora il sentimento prevalente del nostro tempo. Ma bisogna innanzitutto intendersi su quale tipo di paura sia. Molto simile all'ansia, a un'incessante e pervasiva sensazione di allarme, e' una paura multiforme, esasperante nella sua vaghezza. E' una paura difficile da afferrare e percio' difficile da combattere, che puo' scalfire anche i momenti piu' insignificanti della vita quotidiana e intacca quasi ogni strato della convivenza.

*

- Giulio Azzolini: Per il filosofo e psicoanalista argentino Miguel Benasayag, la nostra e' l'epoca delle "passioni tristi". Che cosa succede quando la paura abbraccia la sfiducia?

- Zygmunt Bauman: Succede che i legami umani si frantumano, che lo spirito di solidarieta' si indebolisce, che la separazione e l'isolamento prendono il posto del dialogo e della cooperazione. Dalla famiglia al vicinato, dal luogo di lavoro alla citta', non c'e' ambiente che rimanga ospitale. Si instaura un'atmosfera cupa, in cui ciascuno nutre sospetti su chi gli sta accanto ed e' a sua volta vittima dei sospetti altrui. In questo clima di esasperata diffidenza basta poco perche' l'altro sia percepito come un potenziale nemico: sara' ritenuto colpevole fino a prova contraria.

*

- Giulio Azzolini: Eppure l'Europa ha gia' conosciuto e sconfitto l'ostilita' e il terrore: quello politico delle Br in Italia e della Raf in Germania, quello etnico-nazionalistico dell'Eta in Spagna e dell'Ira in Irlanda. Il nostro passato puo' insegnarci ancora qualcosa o il pericolo di oggi e' incomparabile?

- Zygmunt Bauman: I precedenti sicuramente esistono, tuttavia pochi ma decisivi aspetti rendono le attuali forme di terrorismo assai differenti dai casi che lei ricordava. Questi ultimi erano prossimi ad una rivoluzione (mirando, come le Br o la Raf, ad una sovversione del regime politico) o ad una guerra civile (puntando, come l'Eta o l'Ira, all'autonomia etnica o alla liberazione nazionale), ma si trattava pur sempre di fenomeni essenzialmente domestici. Ebbene, gli atti terroristici odierni non appartengono a nessuna delle due fattispecie: la loro matrice, infatti, e' completamente diversa.

*

- Giulio Azzolini: Qual e' la peculiarita' del terrorismo attuale?

- Zygmunt Bauman: La sua forza deriva dalla capacita' di corrispondere alle nuove tendenze della societa' contemporanea: la globalizzazione, da un lato, e l'individualizzazione, dall'altro. Per un verso, le strutture che promuovono il terrorismo si globalizzano ben al di la' delle facolta' di controllo degli Stati territoriali. Per altro verso, il commercio delle armi e il principio di emulazione alimentato dai media globali fanno si' che ad intraprendere azioni di natura terroristica siano anche individui isolati, mossi magari da vendette personali o disperati per un destino infausto. La situazione che scaturisce dalla combinazione di questi due fattori rende quasi del tutto invincibile la guerra contro il terrorismo. Ed e' assai improbabile che esso abdichi a dinamiche ormai autopropulsive. Insomma, si ripropone, sotto nuove forme, il mitico problema del nodo gordiano, quello che nessuno sa sciogliere: e sono molti i sedicenti eredi di Alessandro Magno che, ingannando, giurano che le loro spade riuscirebbero a reciderlo.

*

- Giulio Azzolini: Per molti politici e molti commentatori, le radici del terrorismo vanno rintracciate nell'aumento incontrollato dei flussi migratori. Quali sono, a suo giudizio, le principali ragioni della violenza contemporanea?

- Zygmunt Bauman: Com'e' evidente, i profitti elettorali che si ottengono stabilendo un nesso di causa-effetto tra immigrazione e terrorismo sono troppo allettanti perche' i concorrenti al gioco del potere vi rinuncino. Per chi decide e' facile e conveniente partecipare ad un'asta sul mezzo piu' efficace per abolire la piaga della precarieta' esistenziale, proponendo soluzioni fasulle come fortificare i confini, fermare le ondate migratorie, essere inflessibili con i richiedenti asilo... E per i media e' altrettanto facile dare visibilita' alla polizia che assalta i campi profughi oppure diffondere le immagini fisse e dettagliate di uno o due kamikaze in azione. La verita' e' che e' maledettamente complicato toccare con mano le radici autentiche di una violenza che cresce in tutto il mondo, per volume e per intensita'. E giorno dopo giorno diventa ancora piu' arduo, se non proprio impossibile, dimostrare che i governi abbiano individuato quelle radici e stiano lavorando davvero per sradicarle.

*

- Giulio Azzolini: Vuole dire che anche i politici occidentali utilizzano la paura come strumento politico?

- Zygmunt Bauman: Esattamente. Come le leggi del marketing impongono ai commercianti di proclamare senza sosta che il loro scopo e' il soddisfacimento dei bisogni dei consumatori, pur essendo loro pienamente consapevoli che e' al contrario l'insoddisfazione il vero motore dell'economia consumistica, cosi' gli imprenditori politici dei nostri giorni dichiarano si' che il loro obiettivo e' garantire la sicurezza della popolazione, ma al contempo fanno tutto il possibile, e anche di piu', per fomentare il senso di pericolo imminente. Il nucleo dell'attuale strategia di dominio, dunque, consiste nell'accendere e tenere viva la miccia dell'insicurezza...

*

- Giulio Azzolini: E quale sarebbe lo scopo di questa strategia?

- Zygmunt Bauman: Se c'e' qualcosa che tanti leader politici non vedevano l'ora di apprendere, e' lo stratagemma di trasformare le calamita' in vantaggi: rinfocolare la fiamma della guerra e' una ricetta infallibile per spostare l'attenzione dai problemi sociali, come la disuguaglianza, l'ingiustizia, il degrado e l'esclusione, e rinsaldare il patto di comando-obbedienza tra i governanti e la loro nazione. La nuova strategia di dominio, fondata sulla deliberata spinta verso l'ansia, permette alle autorita' stabilite di venire meno alla promessa di garantire collettivamente la sicurezza esistenziale. Ci si dovra' accontentare di una sicurezza privata, personale, fisica.

*

- Giulio Azzolini: Crede che in tal modo le istituzioni rischino di smarrire il carattere democratico?

- Zygmunt Bauman: Di sicuro la costante sensazione di allerta incide sull'idea di cittadinanza, nonche' sui compiti ad essa legati, che finiscono per essere liquidati o rimodellati. La paura e' una risorsa molto invitante per sostituire la demagogia all'argomentazione e la politica autoritaria alla democrazia. E i richiami sempre piu' insistiti alla necessita' di uno stato di eccezione vanno in questa direzione.

*

- Giulio Azzolini: Papa Francesco appare l'unico leader intenzionato a sfatare quello che lei altrove ha chiamato "il demone della paura".

- Zygmunt Bauman: Il paradosso e' che sia proprio colui che i cattolici riconoscono come il portavoce di Dio in terra a dirci che il destino di salvezza e' nelle nostre mani. La strada e' un dialogo volto a una migliore comprensione reciproca, in un'atmosfera di mutuo rispetto, in cui si sia disposti ad imparare gli uni dagli altri. Ascoltiamo troppo poco Francesco, ma la sua strategia, benche' a lungo termine, e' l'unica in grado di risolvere una situazione che somiglia sempre di piu' a un campo minato, saturo di esplosivi materiali e spirituali, salvaguardati dai governi per mantenere alta la tensione. Finche' le relazioni umane non imboccheranno la via indicata da Francesco, e' minima la speranza di bonificare un terreno che produrra' nuove esplosioni, anche se non sappiamo prevedere con esattezza le coordinate.

 

==============================

VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 843 dell'8 agosto 2016

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com