[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 820



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 820 del 12 luglio 2016

 

In questo numero:

1. Innanzitutto il disarmo

2. Malvolio Straccani: Un'avventura di Giantullio Scalogni

3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

5. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte nona)

6. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte decima e conclusiva)

 

1. IN BREVE. INNANZITUTTO IL DISARMO

 

Se non si aboliscono le armi, non si fermera' la carneficina.

Se non si disarmano le menti, non sopravvivera' la civilta'.

Se non si sceglie la nonviolenza, la violenza dilaghera'.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

*

Non uccidere.

Salvare le vite.

Il primo dovere.

Una sola umanita'.

 

2. RACCONTI PER L'ESTATE. MALVOLIO STRACCANI: UN'AVVENTURA DI GIANTULLIO SCALOGNI

[Dal nostro vecchio amico Malvolio Straccani riceviamo e pubblichiamo un'altra storia. Il nesso tra il testo e il contesto lo trovera' chi legge, se c'e']

 

Giantullio Scalogni fin dalle scuole aveva sofferto di quel nome infame. Dall'asilo, alle elementari, alle medie, la sua carriera scolastica era stata un calvario di beffe: come questa cantilena ripetuta fino all'ossessione: "Gianduia Scarogna, Gianduia Scarogna, che porta sfortuna e cia' pure la rogna". E naturalmente non solo beffe, ma colluttazioni finche' riusci' a battersi, poi solo insulti e pestaggi subiti, e la fama appo i maestri e i professori di turbolento e attaccabrighe e il consiglio di non farlo studiare e mandarlo a garzone dove che fosse, che ci pensasse il padrone a raddrizzarlo.

E a garzone ci ando' per qualche anno, imparo' che le cattiverie subite a scuola erano poca cosa rispetto a quelle che dovette sopportare in officina, e oltretutto padre e madre sempre a dirgli che doveva essere grato al padrone di farlo lavorare, e il padrone che lo chiamava "schiavo della malora", "ladro senza cervello", "bestia piu' bestia delle bestie", e un ceffone o peggio ogni volta che gli capitava a tiro, che sommati insieme alla fine della giornata facevano una gragnuola di colpi. Per difendersi cercava di lavorare il meno possibile, di far male i lavori, di danneggiare le macchine, di sgraffignare qualunque cosa gli capitasse a tiro, magari per buttarla in un cassonetto appena girato l'angolo.

Finche' non ce la fece piu' e, raggiunta la maggiore eta', se ne ando'.

*

Quando torno', ormai vecchio, lo avevano dimenticato tutti.

Grande e grosso e incurvato, con la barba bianca lunga cosi', mezzo sdentato, con una valigia enorme. Sceso alla stazione se ne ando' alla vecchia casa, che ormai era abitata da un'altra famiglia. Senza dire chi era chiese notizie dei suoi, ma i nuovi inquilini non ne sapevano nulla, cosi' dovette chiedere al bar, al tabaccaio, all'edicola dei giornali, al farmacista e niente di niente. Alla fine dal prete (un giovane prete, che non era neppure del paese, e che non li aveva mai visti, ma consulto' i registri della parrocchia) seppe che erano morti tanti e tanti anni prima, e amen.

Prese in affitto una camera e l'affittacamere, che naturalmente era una vecchia, vecchia signora, si ricordava di lui: "Mi scusi, signore, ma lei sara' mica il figlio della povera Alfonsina?". "Si', signora". "E non si ricorda di me? Sono la Lia". "No, signora. Mi spiace". E fu tutto.

Vecchio, solo e con una stentata pensione Giantullio si sistemo'. Non frequentava nessuno, ogni mattina andava al bar a leggere il giornale e a bere alternatamente caffe' amaro e te' alla menta, poi andava a camminare nel bosco, che era a due passi dal centro abitato, poi se ne tornava nella sua camera a leggere e - si diceva - a scrivere, ma nessuno lo vide scrivere mai nemmeno una cartolina. Non aveva il telefono, non aveva la televisione. E non c'e' bisogno di dire che non aveva neppure l'automobile o un motorino o una bicicletta. Del resto, dove doveva andare?

Anni passarono.

*

Anni passarono. E il mondo era cambiato: i computer, i telefonini, la disoccupazione, l'arrivo dei migranti, sempre piu' numerosi.

Nel corso del tempo, inevitabilmente, qualche parola aveva pur dovuto scambiarla con qualcuno. Ma di malavoglia, e smozzicata, a frasi reticenti e inconcluse, che finivano in un mormorio indistinto, una smorfia, un'alzata di spalle, un vago gesto della mano.

Non amava parlare ed aveva cominciato a dire che non si ricordava piu' bene la lingua per essere stato all'estero troppi anni. E a chi gli chiedeva dove fosse stato rispondeva genericamente in Africa, e talvolta in risposta ai piu' insistenti accennava a paesaggi e vicende di cui aveva letto nei libri di Conrad o di Hemingway. E tanto bastava. Ma nel paese ci si fece infine l'idea che quell'uomo riservato che leggeva tanto e non parlava mai la sapesse lunga, che dovesse custodire qualche grave segreto, che se era tornato era certo per una vendetta o per una missione di grande importanza, e che il trascorrere degli anni senza che nulla dicesse o facesse fosse lampante conferma che stava preparando qualcosa di grosso, e tutti attendevano il colpo.

E comincio' ad essere insieme temuto e riverito. Se ne accorse lentamente: le persone che incontrava per strada lo salutavano con sollecitudine; al bar sempre piu' spesso qualcuno veniva a chiedergli consiglio su questioni di cui nulla sapeva, ed insistevano - ossequiosi, servili - per un suo parere per il quale poi lungamente lo ringraziavano; una volta anche il giovane prete ormai non piu' tanto giovane gli venne a chiedere (a lui che in chiesa non aveva mai messo piede, se non quell'unica volta in sacrestia per sapere che fine avessero fatto suo padre e sua madre) un'opinione da uomo di esperienza su un difficile caso di coscienza e di dottrina.

*

Non era stato in Africa. Aveva vagabondato per anni nel nord Italia e in Svizzera, aveva imparato ad usare il coltello, ed era anche finito in prigione per un affare andato male, ma era senza documenti ed aveva dato il nome di un amico morto ammazzato (e il cui cadavere era stato fatto sparire nel nulla) cosicche' la galera se l'era fatta a nome di quell'altro, nessuno si era accorto della sostituzione, e quando usci' si sposto' altrove, riprese il suo nome, si fece rifare i documenti che dichiaro' di avere smarrito quando lavorava all'estero - e diceva nomi di stati alle cui rappresentanze diplomatiche era inutile chiedere conferme -, e con un certo gruzzoletto che prima era stato dell'amico morto ammazzato e prima di altri ancora che certo neanche loro lo avevano ceduto volontariamente, si era sistemato, aveva aperto come tutti un distributore di benzina, e aveva tirato avanti per anni finche' si era stancato anche di quella vita. Nel frattempo era invecchiato ed aveva raggiunto l'eta' della pensione. Misera.

E cosi' era tornato al paese.

*

Poiche' tante volte aveva detto di essere stato in Africa, sempre piu' spesso gli chiedevano notizie e opinioni su che gente erano questi migranti che arrivavano sempre piu' numerosi, se davvero nei loro paesi si stava cosi' male, se avevano qualche malattia pericolosa ed era meglio non farsi toccare, se era gente di mano lunga e di poco cervello come tutti i forestieri, e cosi' via.

E questo era ancora niente. Cominciarono a chiedergli di fare il traduttore quando un venditore ambulante o un bracciante africano cercava di dire qualcosa che nessuno capiva. E lui, che voleva solo essere lasciato in pace, si accorse che aveva meno rogne se si prestava a fare da interprete che se si negava (perche' quelli insistevano e insistevano e pensavano che lui si rifiutasse per recondite ragioni su cui poi fantasticavano fino a cavarne delle bubbole che aggiungevano alle fole che gia' gli avevano cucito addosso). E va anche detto che di solito le sue traduzioni - che poi erano invenzioni, ma di buon senso - erano ritenute soddisfacenti da tutte le parti in causa, che infatti lo ringraziavano calorosamente per i suoi buoni uffici.

E fu cosi' che gli capito' quest'avventura. Ecco come andarono le cose.

*

I carabinieri avevano arrestato un ambulante africano sospettato di aver rubato argenteria e gioielli in casa della signora Amalia, che gia' malata di cuore quando si era accorta del furto le era preso un colpo ed avevano dovuto portarla all'ospedale. Addosso all'ambulante e nel borsone non trovarono niente, ma un testimone diceva di averlo visto uscire "furtivamente" dalla casa della signora Amalia, e quell'avverbio sembro' chiarire tutto.

Si cerco' di far confessare l'ambulante - che naturalmente era senza documenti - ma costui faceva mostra di non capire le domande, e questo insospetti' ancor piu' chi lo interrogava: come faceva a esercitare quel suo commercio di stracci e chincaglieria se non capiva l'italiano? Delle due l'una: o era un ladro che fingeva di essere un ambulante e veramente non capiva una parola d'italiano, o era un ambulante che capiva benissimo l'italiano e fingeva di non capirlo per non dover ammettere il furto. In ogni caso era un furfante matricolato. E comunque anche come ambulante certamente non pagava le tasse sui suoi guadagni, e la robaccia nel borsone se non era rubata era comunque sicuramente contraffatta, e si capiva al volo che era sporca e probabilmente anche infetta. Questa gente che lascia il suo paese con la scusa della guerra, che magari neppure c'era, qualche cosa deve pure averla combinata, altrimenti perche' non restano a casa loro? se ci sono nati e cresciuti vuol dire che evidentemente ci si puo' pure campare. Qui nessuno e' razzista, ma certa gentaglia non ce la vogliamo a casa nostra.

La cosa piu' semplice adesso era impacchettarlo, scrivere due righe di rapportino, portarlo alla casa circondariale e poi che se la vedesse il magistrato.

Ma il maresciallo era uomo d'ingegno e di coscienza, e voleva pur far carriera, e penso' che se fosse riuscito a far confessare il ladro e a recuperare la refurtiva sarebbe stata proprio una brillante operazione.

E a questo punto gli venne l'idea: convocare lo Scalogni Giantullio affinche' facesse da interprete. E cosi' fu. Giunto in caserma il maresciallo gli spiego' di che si trattava, mentre l'indiziato li guardava perplesso. Giantullio disse al maresciallo che in Africa si parlano molte lingue, diverse da un villaggio all'altro, e che lui non era stato dappertutto. Il maresciallo disse a Giantullio che di sicuro si sarebbero capiti. L'ambulante continuava a guardarli perplesso. Giantullio penso' che la cosa migliore fosse fingere di parlare una lingua sconosciuta, inventando li' per li' qualche fonema, e poiche' l'africano sarebbe restato muto, dichiarare che evidentemente non parlava quella lingua e farla finita. Giantullio emise qualche suono gutturale, accompagnato da enfatici gesti e penose smorfie, sperando che quel ridicolo spettacolo finisse li'. L'ambulante restava immobile. Giantullio guardo' il maresciallo come a dire che aveva tentato ma l'esito era stato esattamente quello che prevedeva e che quindi se ne tornava al bar a leggere il giornale e sorseggiare il suo caffe'. Ma il maresciallo gli chiese di tentare ancora con qualche altra lingua, qalche altro dialetto, via, un uomo come lei che e' stato in Africa per  quanto? quaranta, cinquant'anni, non si arrendera' mica al primo tentativo. E come dargli torto? Giantullio ricomincio', con fonemi zeppi di sibilanti, di liquide, di nasali, gli venne fuori anche un po' di saliva, e fece dei gesti minacciosi. Ma l'indiziato niente, lo guardava curioso, e sembrava divertito. Adesso basta, penso' Giantullio. Invece il carabiniere insisteva, gli sarebbe stato assai grato di un altro tentativo, un ultimo tentativo ancora, e' a fini di giustizia, e la povera signora Amalia in ospedale, occorre pur proteggere la societa', ognuno deve fare la sua parte, lei mi capisce, un tentativo, un tentativo ancora. Giantullio adesso era veramente stanco di quella pagliacciata, ma decise che era meglio prestarsi un'ultima volta e poi andarsene. Stavolta penso' di emettere dei suoni senza quasi aprir bocca, accennando qualche inceppata melodia, muovendo le braccia a sottolineare il ritmo, la curva melodica. E l'africano annui', sorrise, si mise anche lui a canticchiare senza parole.

Ne ero certo, ne ero certo, esultava il maresciallo.

*

Dopo un paio d'ore, stilato un impeccabile verbale, l'ambulante fu rilasciato.

Una parte dei gioielli fu ritrovata dopo due settimane, il ricettatore descrisse bene il suo uomo, e a casa del testimone c'era ancora l'argenteria. Tutti i criminali sono stupidi, il delitto non paga, penso' soddisfatto il maresciallo. E se non e' una brillante operazione questa...

Qualche mese dopo, mentre Giantullio al bar leggeva il giornale si presento' quell'africano, che si chiamava Mustafa' o qualcosa del genere, accompagnato da un amico che parlava italiano. L'amico gli chiese perche' aveva aiutato il suo amico, lui alzo' le spalle senza parlare. L'amico chiese allora perche' aveva adottato quello stratagemma. E lui si limito' ad allargare le braccia. Infine gli chiese come era riuscito a capire che Mustafa' era innocente. Giantullio contrasse appena un angolo della bocca, che forse era un sorriso, e non disse una parola.

Si bevvero un caffe' insieme, si salutarono, non si videro piu'.

Ma di quella storia in paese se ne parlo' a lungo, si diceva che quando era in Africa Giantullio non solo avesse imparato tutte le lingue africane (e quante saranno mai...), ma avesse appreso anche certi segreti, certe stregonerie, che era meglio non immischiarsene: e che placido placido stava preparando qualcosa di grosso, una vendetta, o roba del genere. Agli intimi il maresciallo amava ripetere, con fare circospetto e parlando sottovoce: Ma quali stregonerie, era nei servizi segreti era, americani o inglesi, che ci sta a fare un uomo in Africa per cinquant'anni? io l'ho sempre saputo. E qui lo dico e qui lo nego ma so da fonte certa ed autorevole, fonte ufficiale, che in certi fatti, cose grosse, affari di stato, relazioni internazionali, c'e' stato pure il suo zampino. Ed aggiungeva: L'avete visto il film di Lawrence d'Arabia? Non aggiungo altro. E chissa' cosa voleva aggiungere.

*

Un giorno spari' dal paese. Lasciando la caparra dell'affitto e una stanza linda e pinta senza alcun effetto personale, ad eccezione del valigione con cui era arrivato, che era vuoto. Tutto finisce, e tutto finisce nel mistero.

 

3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

5. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA (PARTE NONA)

[Riproponiamo ancora una volta la seguente dispensa predisposta dall'autore nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del corso su "Femminismo, studi di genere e letteratura latina" che abbiamo ripreso dal sito www.uniroma2.it]

 

9. La critica letteraria femminista

Contenuto del capitolo

In questo capitolo rivolgeremo la nostra attenzione in particolare alla critica letteraria femminista, citando alcuni dei libri piu' significativi in questo campo. Vedremo in particolare l'opera di Elaine Showalter, che distingue tra "critica femminista" (studiare la letteratura maschile da un punto di vista femminile) e "ginocritica" (studiare la letteratura prodotta da donne), e un libro particolarmente significativo, La pazza in soffitta (1979) di Sandra Gilbert e Susan Gubar. L'insistenza delle femministe sulla questione della parzialita' dei punti di vista portera' come sua conseguenza estrema l'elaborazione della critica della "voce personale", in cui la studiosa di letteratura parla esplicitamente in prima persona e legge i testi alla luce della propria esperienza autobiografica.

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9. 1. La critica letteraria femminista: studi sulla letteratura angloamericana e studi sul linguaggio

La critica letteraria femminista nasce nei primi anni Settanta negli "English Departments" delle universita' inglesi e statunitensi.

Il 1970 e' una data importante per il femminismo "letterario", perche' in quell'anno la poetessa Adrienne Rich (parr. 3. 5, 4. 2) e' incaricata dalla "Modern Language Association" (Mla), un potente organo accademico, di stendere un contributo per il forum sullo "status delle donne nelle professioni". Il saggio di Rich, "When We Dead Awaken: Writing as Re-vision" ("Quando noi morte ci destiamo: la scrittura come re-visione", 1971, trad. it. in A. Rich, Segreti, silenzi, bugie: il mondo comune delle donne, La Tartaruga, Milano 1989) introduce il concetto di re-visione nei confronti di un testo: in sostanza; si tratta di accostarsi a un vecchio testo, prodotto della societa' degli uomini, con occhi nuovi, quelli delle donne. E' la nascita di una nuova prospettiva nella critica letteraria, che trovera' il suo pieno sviluppo nel corso degli anni Settanta con il duplice intento di svelare i luoghi comuni sulle donne da parte dei grandi autori uomini del passato, e di rivalutare la cultura e la scrittura delle donne.

Questi anni vedono la pubblicazione di vari lavori significativi, tra cui sono da ricordare almeno Patricia Meyer Spacks, The Female Imagination, Knopf, New York 1975; Ellen Moers, Literary Women: The Great Writers, Doubleday, New York 1976 (trad. it. Grandi scrittrici, grandi letterate, Milano, Edizioni di Comunita' 1979); Elaine Showalter, A Literature of Their Own: British Women Novelists from Bronte to Lessing, Princeton University Press, Princeton 1977 (2a ed. rivista e ampliata Virago, London 1999; trad. it. Una letteratura tutta per se', Milano, La Salamandra 1984); Sandra Gilbert e Susan Gubar, The Madwoman in the Attic. The Woman Writer in the Nineteenth Century Imagination, Yale University Press, New Haven 1979; Toril Moi, Sexual/Textual Politics: Feminist Literary Theory, Routledge, New York - London 1985.

Importante e' il libro di Judith Fetterley The Resisting Reader: A Feminist Approach to American Fiction, Bloomington, Indiana, Indiana University Press, 1978, che analizza i modi in cui la lettrice donna, nella tradizione americana, e' costretta dalla pragmatica testuale ad assumere identificazioni profondamente antifemminili.

Uno dei temi che si iniziano ad affrontare alla fine degli anni Settanta e' la comunicazione dal punto di vista femminile: in particolare la raccolta curata da Deborah Cameron, The Feminist Critique of Language: A Reader, London-New York, Routledge 1990, concentra l'attenzione sull'interesse per il "silenzio" delle donne, la loro esclusione dalla voce del potere, la differenza di genere nei modi dell'espressione linguistica, la ricerca di una vera "voce femminile".

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9. 2. Elaine Showalter e la "gynocritics"

Significativa, sempre in questi anni, e' la nascita della rivista femminista americana "Signs", e l'inizio di un dibattito tra pensiero femminista e mondo accademico, ad opera di Elaine Showalter con l'articolo "Women and the Literary Curriculum", nella rivista "College English" (1970). Il contributo di Showalter ha particolare valore perche' inaugura un nuovo modello di critica letteraria, quello della "gynocritics". Showalter opera una distinzione tra feminist critic, "critica femminista", che si concentra sulla donna come lettrice e si propone di analizzare e decostruire i presupposti ideologici patriarcali nella letteratura maschile, e, appunto, quella che chiama "ginocritica", cioe' la critica che si occupa della donna in quanto scrittrice.

Se il critico decostruzionista della "Yale School" Geoffrey Hartman aveva usato la metafora del "criticism in the wilderness" (titolo di un suo libro del 1980), Showalter la riprende per la critica femminista, nell'articolo "Feminist Criticism in the Wilderness", "Critical Inquiry" 8 (1981) pp. 179-205, anche nel volume da lei curato The New Feminist Criticism: Essays on Women, Literature, and Theory, Pantheon Books, New York 1985, pp. 243-70.

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9. 3. Sandra Gilbert e Susan Gubar: la "pazza in soffitta"

L'approccio di Showalter non condivide il separatismo femminista, e punta invece al confronto e al dialogo con la tradizione maschile. Questo atteggiamento e' sostanzialmente fatto proprio anche da Gilbert e Gubar in The Madwoman in the Attic (1979), che pongono al centro dell'attenzione il duro processo che la donna scrittrice deve affrontare: all'"anxiety of influence" (Harold Bloom) propria di ogni scrittore, che deve fare i conti con la tradizione preesistente, si aggiunge per la donna l'"anxiety of authorship", l'"angoscia di essere autrice" in un mondo condizionato da una prospettiva maschile, che le impone inevitabilmente complicita' e compromessi frustranti.

La "pazza in soffitta" del titolo di Gilbert e Gubar si riferisce al personaggio di Bertha Mason in Jane Eyre (di Charlotte Bronte, 1847), la moglie del signore di Rochester che, diventata pazza, viene tenuta segregata da tutti nella soffitta del castello. Questa figura, vista come una sorta di "doppio" della scrittrice, viene assunta dalle autrici come metafora dell'irriducibile alterita' della condizione femminile. (Abbiamo visto sopra come il tema della "pazzia" sia caratteristico anche del lavoro di Juliet Mitchell: par. 9. 1).

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9. 4. L'influenza del femminismo francese sulla critica americana

Le teorizzazioni di Cixous sull'ecriture feminine (par. 6. 3) e di Luce Irigaray sul parler femme (par. 6. 2), nonche' l'opera di Kristeva (par. 6. 4; Kristeva, ricordiamo, e' invece scettica nei riguardi della "scrittura femminile"), hanno esercitato notevole influenza non solo sulla riflessione teorico-filosofica del femminismo americano, ma anche sulla critica letteraria.

Tra i nomi che si possono accostare a questa tendenza, ricordiamo quelli di Mary Jacobus, Alice Jardine, Jane Gallop, Nancy K. Miller, tutte variamente impegnate nell'analisi delle relazioni esistenti tra genere, identita' e linguaggio, e della loro influenza sulla scrittura femminile.

Alice A. Jardine. Esemplare di questo orientamento "francesizzante" della critica statunitense e' Alice A. Jardine (Professor of Romance Languages and Literatures, Harvard University), Gynesis: Configurations of Woman and Modernity, Cornell University Press, Ithaca NY, 1985. "Gynesis" e' un altro neologismo, formato da "donna" (in greco gyne) + "genesi", cioe' "il mettere 'la donna' nel discorso ("the putting into discourse of 'woman'") come quel processo diagnosticato in Francia come la condizione della modernita'; anzi, la valorizzazione del femminile, della donna, e le sue connotazioni obbligatorie, cioe' storiche, come qualcosa di intriseco a nuovi e necessari modi di pensare, di scrivere, di parlare" (p. 25). "Gynesis", in altri termini, sta ad indicare il ruolo fondamentale svolto dal femminile nella filosofia moderna da Nietzsche fino a Lacan, Derrida, Deleuze, in cui "donna" e' diventato "un nuovo spazio retorico... inseparabile dai mementi piu' radicali di gran parte delle discipline contemporanee", sinonimo di "quei processi che sconvolgono le strutture simboliche dell'Occidente" (pp. 38, 42).

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9. 5. Problemi della critica femminista

Il livello sempre crescente di astrazione e sottigliezza della teorizzazione femminista sulla letteratura, ha portato recentemente a forme di disagio nei confronti della "teoria" all'interno dello stesso ambito femminista.

Da un lato, varie studiose hanno sentito il bisogno di ammonire le colleghe circa i potenziali rischi di impoverimento e stereotipizzazione dell'analisi insiti nell'adozione talora superficiale di metodologie intepretative precostituite. E' il caso di Sally Minogue, curatrice della raccolta Problems for Feminist Criticism, Routledge, London-New York 1990. Similmente, Janet Todd in Gender, Art and Death, Polity Press, Cambridge 1993, rivendica il proprio ruolo di critico letterario femminista di "prima generazione", quella che univa l'ottica di genere all'attenzione "tradizionale" al contesto socio-culturale delle opere letterarie.

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9. 6. La critica della "voce personale"

D'altro canto, sempre come espressione di un certo scetticismo nei confronti della teoria, altre studiose hanno sviluppato un approccio alla pratica della critica letteraria di tipo "autobiografistico", preoccupate dall'apparente insorgere di quello che e' stato definito un "femminismo senza donne" (vedi Tania Modleski, Feminism without Women: Culture and Criticism in a "Postfeminist" Age, Routledge, New York-London 1991). La pratica del cosiddetto personal criticism o autobiographical criticism, o "critica della voce personale", e' stata presentata e sostenuta da Nancy K. Miller nel suo libro Getting Personal: Feminist Occasions and Other Autobiographical Acts, Columbia University Press, New York 1992, e nella raccolta di saggi curata da Gayle Greene e Coppelia Kahn, Changing Subjects: The Making of Feminist Literary, Routledge, London-New York 1993.

La "critica personale" mette in primo piano la dimensione individuale, autobiografica, della singola studiosa, in una sorta di tentativo di recuperare le esperienze legate al vissuto della prima critica femminista. Tuttavia, questo tipo di critica non e' solo legato allo scetticismo nei confronti degli eccessi personalizzanti e alla fine desessualizzanti della teorizzazione. Infatti, essa ha una sua propria motivazione teorica che consiste nel portare avanti, fino alle estreme conseguenze, la sottolineatura delle "differenze" e della particolarizzazione etnica, politica e sociale che era un elemento essenziale della riflessione femminista sull'identita' e sulla soggettivita'.

(Parte nona - segue)

 

6. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA (PARTE DECIMA E CONCLUSIVA)

 

Abbreviazioni bibliografiche

- Baccolini, Raffaella - Maria Giulia Fabi - Vita Fortunati - Rita Monticelli (edd.). 1997. Critiche femministe e teorie letterarie, Clueb, Bologna (con antologia di testi).

- Biagini, Enza - Augusta Brettoni - Paolo Orvieto (edd.). 2001. Teorie critiche del Novecento. Con antologia di testi, Roma, Carocci.

- Cavarero, Adriana - Franco Restaino (edd.). 2002. Le filosofie femministe. Due secoli di battaglie teoriche e pratiche, Bruno Mondadori, Milano (con antologia di testi).

- Ceserani, Remo. 1999. Guida allo studio della letteratura, Laterza, Roma-Bari.

- Di Cori, Paola - Donatella Barazzetti (edd.). 2001. Gli studi delle donne in Italia. Una guida critica, Carocci, Roma.

- Izzo, Donatella (ed.). 1996. Teoria della letteratura. Prospettive dagli Stati Uniti, La Nuova Italia Scientifica [ora Carocci], Roma.

- Chialant, Maria Teresa - Eleonora Rao (edd.). 2000. Letteratura e femminismi. Teorie della critica in area inglese e americana, Liguori, Napoli (con antologia di testi).

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Approfondimenti bibliografici e internet

Tra i migliori siti internet italiani per un'introduzione al femminismo e agli studi di genere segnaliamo "Donne e conoscenza storica" (www.url.it/donnestoria), con molti saggi e documenti (solo alcuni dei quali verranno segnalati nelle brevi indicazioni seguenti); e www.storiadelledonne.it, a cura dell'Unione femminile nazionale (www.unionefemminile.it) con la Societa' italiana delle storiche. Utile anche "Il sito delle streghe"(www.geocities.com/~tesorino/Il_sito_delle_streghe/index1.html).

Un'ottima introduzione storica allo sviluppo del pensiero femminista e' quella di Franco Restaino, "Il pensiero femminista. Una storia possibile", in Cavarero-Restaino (2002) pp. 3-77. Il cap. 1 ("The Contemporary Women's Movement"), di Linda Nicholson, Gender and History (Columbia University Press 1986), molto utile per un inquadramento storico del movimento femminista, si puo' leggere a: www.marxists.org/reference/subject/philosophy/works/us/nichols2.htm

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1. La "Dichiarazione" di Olympe de Gouges si trova a www.url.it/donnestoria/testi/percorso_900/dichiarazione.htm

Moltissimi sono gli studi su Mary Wollstonecraft; sul web, per esempio, www.edgehill.ac.uk/acadepts/humarts/english/subject/mw.htm Il testo di A Vindication of the Rights of Women si puo' leggere on line a: www.orst.edu/instruct/phl302/texts/wollstonecraft/woman-contents.html Brani in Cavarero-Restaino (2002) pp. 119-22. Possiamo anche ricordare che la scrittrice italiana Elisabetta Rasy ha dedicato a Mary Wollestonecraft il recente romanzo biografico L'ombra della luna (Rizzoli).

Recentemente e' stata pubblicata in italiano la raccolta di scritti di John Stuart Mill e Harriett Taylor, Sull'eguaglianza e l'emancipazione femminile, a cura di Nadia Urbinati, Einaudi, Torino 2001. Brani in Cavarero-Restaino (2002) pp. 123-6.

Il testo della Dichiarazione di Seneca Falls e' pubblicato, insieme al resoconto della successiva "Convenzione di Rochester", in un volume curato da Raffaella Baritono, Il sentimento delle liberta', La Rosa Editrice, Torino 2002. La Dichiarazione e' anche leggibile a www.url.it/donnestoria/testi/percorso_900/seneca.htm

Brani dall'Autobiografia di Aleksandra M. Kollontai (Feltrinelli, Milano 1975) in Cavarero-Restaino (2002) pp. 127-30.

Sul movimento delle donne nel Novecento italiano, vedi Il Novecento delle italiane: una storia ancora da raccontare, a cura del gruppo "Controparola", Editori Riuniti, Roma 2001.

Biografia di Anna Kuliscioff a www.romacivica.net/anpiroma/antifascismo/biografie%20antifascisti17.html

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2. Sterminata la bibliografia e sitografia su Virginia Woolf e Simone de Beauvoir. Si puo' partire da: www.depts.drew.edu/wmst/corecourses/wmst111/timeline_bios/VaWoolf.htm , www.depts.drew.edu/wmst/corecourses/wmst111/timeline_bios/SdeBeauvoir.htm

Brani da Tre ghinee di V. Woolf, dal Secondo sesso di de Beauvoir, e da La mistica della femminilita' di Betty Friedan (trad. it. Edizioni di Comunita', Milano 1964) in Cavarero-Restaino (2002) pp. 131-42. Il libro piu' recente di Friedan in trad. it. e' L'eta' da inventare: la seconda meta' della vita, Frassinelli 1994 (2a ed. 2000).

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3. Una raccolta di slogan e "frasi celebri" del femminismo radicale a http://feminism.marhost.com/f/radfemquotes.html

Su Firestone cfr. Sarah Franklin, "The Dialectic of Sex: Shulamith Firestone Revisited" pubblicato dal Department of Sociology, Lancaster University a www.comp.lancs.ac.uk/sociology/soc050sf.html Il primo capitolo di Dialectic of Sex e' leggibile a www.marxists.org/reference/subject/philosophy/works/us/fireston.htm Brani dalla trad. it. La dialettica dei sessi: autorita' maschile e societa' tardo-capitalistica, a cura di L. Personemi, Guaraldi, Firenze 1971, in Cavarero-Restaino (2002) pp. 147-50.

Kate Millett: brani da Sexual Politics (trad. it. La politica del sesso, Rizzoli, Milano 1971) in Cavarero-Restaino (2002) pp. 143-6.

L'eunuco femmina di Germaine Greer e' ristampato negli "Oscar" Mondadori.

Cronologia degli eventi principali relativi al femminismo lesbico a www.womens-studies.ohio-state.edu/araw/chrono1.htm

Trad. it. di "The Traffic in Women" di Gayle Rubin in dwf 1 (ottobre-dicembre 1976) pp. 23-65; brani in Cavarero-Restaino (2002) pp. 160-4. L'articolo di Rubin "Thinking Sex" si trova in C. Vance (ed.), Pleasure and Danger: Exploring Female Sexuality, Routledge, Boston 1984 = H. Abelove, M. A. Barale, D. M. Halperin (edd.), The Lesbian and Gay Studies Reader, Routledge, New York and London, 1993, pp. 3-44.

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4. Sulla psicologa femminista Phyllis Chesler, vedi www.phyllis-chesler.com Il suo libro piu' recente e' Mad Men and Medusas: Reclaiming Hysteria and the Effect of Sibling Relations on the Human Condition, The Penguin Press, London 2000.

Su Adrienne Rich, vedi www.depts.drew.edu/wmst/corecourses/wmst111/timeline_bios/ARich.htm

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5. S. Brownmiller ha un suo sito: www.susanbrownmiller.com A www.susanbrownmiller.com/html/antiporno.html si puo' leggere il suo articolo "Lets Put Pornography Back in the Closet" ("Rimettiamo la pornografia nel ripostiglio"), scritto per il giornale "Newsday" nel 1979 mentre l'autrice stava organizzando il gruppo "Women Against Pornography".

Una semplice ricerca in Internet mostrera' quanto vivace sia ancora oggi il dibattito sulla pornografia nel mondo americano. Una selezione di scritti di Andrea Dworkin si puo' leggere a www.nostatusquo.com/ACLU/dworkin/OnlineLibrary.html Su Katherine MacKinnon: www.cddc.vt.edu/feminism/MacKinnon.html

Il punto sulla questione e' fatto in Drucilla Cornell (ed.), Feminism and Pornography, Oxford University Press, Oxford 2000, che contiene tra l'altro vari interventi di A. Dworkin e C. MacKinnon (anche di Judith Butler, bell hooks, Audre Lorde, e molte altre), nonche' un "Manifesto italiano" sulla prostituzione, e una sezione su quello che si suole chiamare "turismo sessuale" nell'ottica degli studi postcoloniali.

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6. Per un'introduzione alla critica decostruzionista, vedi Stefano Rosso in Izzo (1996) pp. 31-56, con ampia bibliografia; Ceserani (1999) 116-9, pp. 492-5; Biagini in Biagini-Brettoni-Orvieto (2001) pp. 253-61, e Jonathan Culler, Sulla decostruzione, Bompiani, Milano 1988 (ed. orig. 1982).

Sul concetto di differenza sessuale vedi anche Francesca Di Donato, "Per una critica della differenza sessuale. Domande e risposte sulla riflessione femminista attuale", lgxserver.uniba.it/lei/personali/didonato/index.html

In italiano di Helene Cixous si puo' vedere Scritture del corpo. Variazioni su un tema, a cura di Paola Bono, Sossella ed., 2000.

Su Julia Kristeva: www.cddc.vt.edu/feminism/Kristeva.html

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7. Non sorprendentemente, Haraway e' molto popolare nel web. Il suo "Manifesto Cyborg" si puo' leggere, per esempio, a www.stanford.edu/dept/HPS/Haraway/CyborgManifesto.html Punti di partenza su Haraway: www.anotherscene.com/outthere/dhwy.htm , o www.asahi-net.or.jp/~RF6T-TYFK/haraway.html

In italiano: Testimone_Modesta@FemaleMan©_incontra_OncoTopo. Femminismo e tecnoscienza, Feltrinelli, Milano 1999; Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo, Feltrinelli, Milano 1995.

Tra i libri in inglese di Teresa de Lauretis ricordiamo Alice Doesn't: Feminism, Semiotics, Cinema (1984), Technologies of Gender (1987), The Practice of Love (1994). Ha curato tre raccolte di saggi: Feminist Studies/Critical Studies (1986), The Cinematic Apparatus (1980), e The Technological Imagination (1980). Ha curato inoltre il numero dedicato alla "Queer Theory" del giornale differences: A Journal of Feminist Cultural Studies (1990). Tra i libri in italiano: La sintassi del desiderio: struttura e forme del romanzo sveviano (Ravenna, Longo 1976), Umberto Eco (Firenze, La Nuova Italia 1981), Differenza e indifferenza sessuale. Per l'elaborazione del pensiero lesbico (Firenze, Estro 1989), Sui generis. Scritti di teoria femminista (Milano, Feltrinelli 1996), Pratica d'amore. Percorsi del desiderio perverso (Milano, La Tartaruga 1997) e Soggetti eccentrici (Milano, Feltrinelli 1999).

Su "Gay" e "Queer Theory", vedi Marco Pustianaz, "Teoria gay e lesbica", in Izzo (1996) pp. 109-29, e, per gli sviluppi in Italia, Id., "Studi gay e lesbici", in Di Cori-Barazzetti (2001) pp. 241-58.

Su Rosi Braidotti, vedi la recensione di S. Colella di Soggetto nomade e Dissonanze (da "L'Indice" 1995, n. 7) a www.internetbookshop.it

In Cavarero-Restaino (2002) pp. 209-12 e' antologizzata parte di un'intervista di Judith Butler a Braidotti apparsa in dwf 26-7 (1995).

Studi sul "corpo": in italiano, vedi tra i libri piu' recenti Ugo Volli, Figure del desiderio. Corpo, testo, mancanza, Raffaello Cortina editore, Milano 2002; Umberto Galimberti, Il corpo, Feltrinelli, Milano 2002. Un'antologia di saggi in inglese: Londa Schiebinger, Edwin E. Sparks (edd.), Feminism and the Body, Oxford University Press 2000.

Su Judith Butler, vedi anche Francesca Di Donato a lgxserver.uniba.it/lei/personali/didonato/butler.html

Un saggio di Gayatri Spivak e' in Baccolini et al. (1997) pp. 105-33. Qualche passo di Elogio del margine di bell hooks si puo' leggere a: www.url.it/donnestoria/testi/percorso_900/bell.htm ; sul suo ultimo libro, Feminism is for Everybody: Passionate Politics, South End Press, Cambridge, MA, 2000, vedi p. es. www.reconstruction.ws/BReviews/revFeminism.htm

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8. Il "Manifesto" di Rivolta Femminile si puo' leggere a: www.url.it/donnestoria/testi/percorso_900/lonzi.htm

Per la "Libreria delle donne" di Milano vedi www.libreriadelledonne.it

Su Luisa Muraro: www.ereditareilfemminismo.com

Sommario della annate di "dwf" (fino al 1997) a www.racine.ra.it/udi/bibliografie/storia/storia02.htm

Il celebre articolo di Anna Koedt "The Myth of the Vaginal Orgasm" (1970) si puo' leggere, tra i molti siti, per esempio a www.cwluherstory.com/CWLUArchive/vaginalmyth.html

Oltre al citato Il pensiero della differenza sessuale (1987), Diotima ha pubblicato, presso La Tartaruga di Milano, Mettere al mondo il mondo (1990), Il cielo stellato dentro di noi (1992) e, presso Liguori di Napoli, Oltre l'uguaglianza. Le radici femminili dell'autorita' (1995), La sapienza di partire da se' (1996), Il profumo della maestra (1999), Approfittare dell'assenza. Punti di avvistamento sulla tradizione (2002).

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9. Due preziose introduzioni alla critica letteraria femminista (entrambe con antologia di saggi in traduzione italiana) sono Baccolini et al. (1997), e Chialant-Rao (2000).

Rassegna bibliografica di opere in italiano di e sulla critica letteraria femminista dal 1975 al 1996, a cura di Laura De Nicola, a rmcisadu.let.uniroma1.it/crilet/mostra900/zancan.htm

Bibliografia e links su Elaine Showalter: virtual.clemson.edu/groups/womenstudies/flc436/showalter.html La traduzione italiana dell'articolo di Showalter del 1981 ("La critica femminista nel deserto") si puo' leggere in Chialant-Rao (2000) pp. 49-65).

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Indice della presente dispensa

1. Le origini del pensiero femminista

1. 1. Alle radici del femminismo: Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft

1. 2. Il primo femminismo (1848-1918): la lotta per l'uguaglianza nelle correnti liberale e socialista

1. 3. L'orientamento liberale: Harriett Hardy Taylor e John Stuart Mill

1. 4. Le suffragette americane e la "Dichiarazione di Seneca Falls"

1. 5. Friedrich Engels e il pensiero socialista

1. 6. Il femminismo in Italia tra Otto e Novecento

2. Uguaglianza vs differenza nel periodo di riflusso (1918-1968)

2. 1. Uguaglianza e differenza: Virginia Woolf

2. 2. Simone de Beauvoir: "Donna non si nasce, lo si diventa"

2. 3. Betty Friedan: la "mistica della femminilita'"

2. 4. Juliet Mitchell: "Donne: la rivoluzione piu' lunga"

3. Il femminismo radicale americano e la nascita della critica letteraria femminista (fine anni Sessanta - meta' anni Settanta)

3. 1. Il femminismo radicale: "il personale e' politico"

3. 2. Il Redstockings Manifesto

3. 3. Shulamith Firestone.

3. 4. Kate Millett: la "politica del sesso"

3. 4. Germaine Greer: L'eunuco femmina

3. 5. Il femminismo lesbico e la nascita dei "Lesbian Studies"

3. 6. Gayle S. Rubin e il sistema "sesso-genere"

4. Temi femministi degli anni Settanta e Ottanta (I): la critica della psicoanalisi, la riflessione sulla maternita' e l'"etica della cura"

4. 1. Psicoanalisi e femminismo: Juliet Mitchell

4. 2. La riflessione su donna e maternita' negli Stati Uniti: Adrienne Rich

4. 3. Nancy Chodorow e Dorothy Dinnerstein

4. 4. L'"etica della cura": Carol Gilligan e Virginia Held

5. Temi femministi degli anni Settanta e Ottanta (II): la questione della violenza sessuale e della pornografia

5. 1. Il problema della violenza sessuale: Susan Brownmiller

5. 2. Il dibattito sulla pornografia: Andrea Dworkin e Catherine MacKinnon

6. La teoria della differenza nel femminismo francese (dal 1968 a oggi)

6. 1. Il movimento delle donne in Francia

6. 2. Luce Irigaray: teoria della differenza e critica del "fallogocentrismo"

6. 3. Helene Cixous: la "scrittura femminile"

6. 4. Julia Kristeva

7. Il femminismo nell'universita': la questione del soggetto e dell'identita' (dalla meta' degli anni Ottanta a oggi)

7. 1. L'"accademizzazione" del femminismo

7. 2. Donna Haraway e il cyber-femminismo

7. 3. Teresa de Lauretis

7. 4. "Queer Theory"

7. 5. Rosi Braidotti

7. 6. Judith Butler e la riflessione sul concetto di "corpo"

7. 7. Il femminismo nero ed etnico

8. La teoria della differenza nel femminismo italiano (dal 1968 a oggi)

8. 1. Il movimento delle donne in Italia

8. 2. Carla Lonzi

8. 3. Il gruppo "Diotima": Luisa Muraro e Adriana Cavarero

9. La critica letteraria femminista

9. 1. La critica letteraria femminista: studi sulla letteratura angloamericana e studi sul linguaggio

9. 2. Elaine Showalter e la "gynocritics"

9. 3. Sandra Gilbert e Susan Gubar: la "pazza in soffitta"

9. 4. L'influenza del femminismo francese sulla critica americana

9. 5. Problemi della critica femminista

9. 6. La critica della "voce personale"

Abbreviazioni bibliografiche

Approfondimenti bibliografici e internet

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 820 del 12 luglio 2016

 

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