[Nonviolenza] Al Ministro della Giustizia per la revoca di una ingiusta e pericolosissima decisione annunciata dal governo
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- Date: Thu, 7 Jan 2016 05:39:51 +0100 (CET)
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AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA PER LA REVOCA DI UNA INGIUSTA E PERICOLOSISSIMA DECISIONE ANNUNCIATA DAL GOVERNO
Egregio Ministro della Giustizia,
alcune settimane fa il presidente del Consiglio dei Ministri ha sorprendentemente annunciato in un programma televisivo l'incredibile decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, in Iraq, in funzione di "security" di un'impresa italiana vincitrice di un appalto cola'.
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Credo che a lei non possa sfuggire l'enormita' della cosa: Mosul e' una roccaforte dell'Isis e la diga e' a breve distanza: inviare li' dei soldati italiani significa esporli ad un elevatissimo rischio di essere fatti bersaglio di un attentato terrorista, significa quasi invitare l'Isis a commettere un'agevole strage.
In Iraq l'Italia ha gia' pagato un elevato tributo di sangue alla politica degli interventi bellici e delle occupazioni militari: nessuno puo' dimenticare la strage di Nassiriya.
E nessuno puo' dimenticare neppure che l'Italia assurdamente prese parte ai bombardamenti della prima guerra del Golfo, e che prese parte all'occupazione militare seguita alla seconda guerra del Golfo (occupazione durante la quale da parte di soldati di altri paesi occupanti nostri alleati furono commessi gravissimi crimini contro l'umanita').
Il pericolo per i nostri soldati alla diga di Mosul e' immenso; esporveli e' insensato e inammissibile.
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Peraltro la presenza dei nostri soldati li' mette in pericolo non solo le loro stesse vite (e sarebbe gia' del tutto inaccettabile), ma anche quelle delle maestranze che in teoria essi dovrebbero proteggere; cosi' come delle popolazioni residenti nei dintorni ed a valle della diga, poiche' se l'Isis volesse commettere un attentato stragista contro i nostri soldati - come e' purtroppo e sciaguratamente prevedibilissimo - verosimilmente provocherebbe la morte anche dei lavoratori civili li' presenti, e se l'attentato fosse di considerevoli dimensioni potrebbe danneggiare la diga con esiti apocalittici per le popolazioni a valle dell'impianto.
Il pericolo di un immane massacro conseguente all'annunciata decisione e' enorme; esporre tante persone a un cosi' grave pericolo di morte e' insensato e inammissibile.
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E c'e' dell'altro ancora da considerare: poiche' la propaganda dell'Isis rappresenterebbe la nostra presenza militare li' nei termini (tipici del suo stereotipato e dereistico linguaggio) di una "invasione crociata", ne conseguirebbe che - nella logica aberrante che muove quell'organizzazione criminale - l'Italia intera diverrebbe primario obiettivo di attentati terroristici, poiche' in quella scellerata logica assassinare persone in Italia sarebbe una efficace forma di "propaganda del fatto".
Il pericolo di attentati in Italia, oggi invero astratto e remoto, a seguito dell'invio di centinaia di nostri soldati a Mosul diventerebbe prossimo e concreto; ed esporre - peraltro del tutto gratuitamente, senza alcuna necessita' ne' utilita' - il nostro paese a un simile gravissimo pericolo e' ancora una volta insensato e inammissibile.
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Infine: il dispiegamento dei nostri soldati a Mosul non solo non sara' utile alla necessaria e doverosa lotta dell'intero mondo civile, dell'umanita' intera, contro la scellerata follia dell'Isis, ma si risolvera' addirittura in un vantaggio per l'Isis: poiche' la sua capacita' di colpirci ne verra' agevolata, e poiche' la sua propaganda ne verra' enormemente rafforzata. Mentre alcuni nostri tradizionali alleati continuano nei loro bombardamenti aerei (mietendo anche numerose vittime civili e rendendo ancor piu' disperata la vita delle popolazioni che gia' subiscono la dittatura schiavista dell'organizzazione mafiosa e nazista dell'Isis), i nostri soldati dislocati sul terreno diverranno vittime sacrificali della furia dell'Isis e la loro uccisione sara' percepita dall'immenso uditorio cui l'organizzazione terrorista si rivolge come l'uccisione di appartenenti alla coalizione che distrusse l'Iraq con due guerre, un decennale embargo e una feroce occupazione militare, alla coalizione che occupa l'Afghanistan in fiamme da decenni, alla coalizione che ha gettato la Libia nel disastro (e a quell'uditorio i crimini di Saddam Hussein o di Gheddafi o di altri sanguinari dittatori regionali sembreranno comunque poca cosa rispetto alla brutalita' del dominio imperialista, coloniale e razzista che le potenze occidentali hanno lungamente esercitato in Africa e in Asia, e rispetto all'orrore delle guerre infinite degli ultimi decenni).
La decisione del governo rende possibili e fin agevoli gli attentati dell'Isis contro i nostri soldati e i nostri connazionali, e con cio' stesso favoreggera' la propaganda dell'Isis e quindi il suo rafforzamento, la sua espansione, il suo reclutamento; rendere facilmente possibile all'Isis di far morire degli innocenti e di ottenere anche un osceno ed infame vantaggio propagandistico da questo sterminio e' un orrore abominevole; la decisione governativa che apre la via a questo orrore e' pertanto anche per questo una decisione insensata e inammissibile, immorale e illegale.
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E se posso introdurre un argomento apparentemente marginale, ma che marginale non e', questo improprio ed improvvido utilizzo dei soldati italiani come "security" di imprese private e' anch'esso del tutto inammissibile ed espone a rischi sproporzionati, insostenibili, disastrosi; vi e' peraltro del metodo in questa follia: risorse pubbliche vengono asservite a interessi privati, le forze armate dello stato diventano una sorta di milizia privata al servizio di interessi economici non generali ma particolari, al servizio del profitto di alcuni esponendo a un grave rischio tutti i cittadini.
Abbiamo gia' una tragica esperienza al riguardo: la tristissima vicenda dei pescatori indiani uccisi dai soldati imbarcati su una petroliera: due vittime innocenti sono morte assassinate non solo per un tremendo, funesto abbaglio di quei soldati, ma per una scelta sconsiderata e malefica di chi li aveva imbarcati in un servizio che in nessun caso doveva competere ad essi; e questa vicenda ha dato inoltre luogo non solo a un contenzioso internazionale che molto ha danneggiato il nostro paese, ma anche alla vicenda certo meno tragica della morte dei due innocenti pescatori, ma anch'essa assurda e dolorosa, dei due giovani militari che da anni subiscono una condizione di grande sofferenza, due giovani che secondo il diritto vanno ritenuti innocenti fino all'accertamento della eventuale colpevolezza (se loro colpevolezza vi fu, non essendo ancora stato dimostrato in una corte di giustizia che siano stati loro a uccidere le vittime) con sentenza definitiva in un regolare processo. E' una penosa vicenda che dovrebbe pur insegnare qualcosa.
Anche alla luce di questa esperienza la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul si conferma insensata e inammissibile.
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Ne' si puo' sottovalutare un ultimo inquietante argomento: l'escalation ulteriore che potrebbe seguire a un attacco letale - alla diga o in Italia - da parte dell'Isis.
Cosa fara' il governo italiano al verificarsi di quel tragico scenario? Sara' capace di fermarsi e non commettere altri catastrofici errori, o sara' cosi' grottescamente subalterno alla volonta' dei terroristi da contribuire all'escalation di guerra e di stragi che i terroristi desiderano provocare con i crimini, gli orrori e i massacri che commettono?
Ha detto bene il pontefice cattolico che stiamo assistendo alla "terza guerra mondiale a pezzi"; l'Italia dovrebbe - glielo prescrivono la nostra Costituzione repubblicana, la Carta delle Nazioni Unite, il comune sentire dell'umanita' - impegnarsi per la pace, ed invece qui si rischia di precipitare in una spirale di violenze crescenti, in un gorgo di orrori e follie.
Anche alla luce di questa considerazione la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul si conferma insensata e inammissibile.
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Egregio Ministro della Giustizia,
credo sia inconfutabilmente dimostrato che la decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' un errore logico, etico, giuridico, politico, strategico e tattico. Per dirla in una parola: una decisione palesemente non meditata, del tutto insostenibile sotto ogni profilo, e quindi da revocare al piu' presto.
Quello che invece occorre fare e' cio' che propone l'Onu, ed e' coerente con la nostra Costituzione:
- sul piano della repressione del crimine occorre un'operazione di polizia, per la cui realizzazione indispensabile prerequisito e' la cessazione di atti di guerra e di occupazione militare straniera e l'avvio del disarmo e della smilitarizzazione dei conflitti regionali;
- sul piano politico e diplomatico occorre fermare la dissoluzione degli ordinamenti giuridici legittimi ed avviare una loro adeguata ricostituzione e sovranita' territoriale, un ripristino della legalita' attraverso processi di pace e di dialogo tra le componenti delle popolazioni e delle societa', con l'obiettivo di promuovere ovunque un'organizzazione sociale e istituzionale finalmente adeguatamente democratica e rispettosa dei diritti umani;
- sul piano economico occorre un forte, generoso aiuto umanitario internazionale a sostegno della ricostruzione delle infrastrutture civili, delle funzioni amministrative, dei servizi sociali, della risposta ai bisogni primari della popolazione;
- sul piano umanitario oltre quanto gia' detto occorre hic et nunc altresi' soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra; occorre far cessare l'afflusso di armi ed armati nelle aree di crisi; occorre fare dell'obiettivo di salvare le vite lo scopo primo e assoluto; ed a tal fine sembra essere giunta l'ora di sperimentare con adeguato impegno da parte degli stati le forme di difesa civile non armata e nonviolenta gia' introdotte de jure nel nostro corpus legislativo ma de facto ancora tutte da realizzare.
Per contrastare il terrorismo in modo adeguato occorre inoltre ed infine far tesoro delle esperienze del passato: come le dolorose esperienze che in Italia abbiamo vissuto in decenni non lontani, esperienze dalle quali il nostro paese e' uscito non con atti di guerra e imposizioni autoritarie, ma grazie alla forza della legalita' che salva le vite, grazie alla democrazia che riconosce la dignita' di ogni persona e tutte soccorre nell'ora del bisogno, grazie al vivo riconoscimento e alla persuasa promozione dei diritti di tutti gli esseri umani, grazie alla partecipazione politica del popolo italiano nel comune impegno di condivisione, di responsabilita', di solidarieta'.
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Egregio Ministro della Giustizia,
ci rivolgiamo a lei affinche' si faccia promotore in seno al Consiglio dei Ministri di una riconsiderazione di quella errata, inammissibile, gravissima e pericolosissima decisione, una riconsiderazione che metta capo ad una revoca di essa.
Lo ripetiamo ancora una volta: quella decisione con tutta probabilita' provocherebbe un corso di eventi che porterebbe alla morte di numerosi e forse innumerevoli esseri umani innocenti, quella decisione recherebbe effettuale vantaggio ad una efferata e sanguinaria organizzazione terrorista e schiavista, quella decisione va rigettata senza esitazione.
Per il bene comune. Per salvare le vite.
Non si lasci offuscare e traviare il Consiglio dei Ministri da uno stolto incaponimento nell'errore; riconoscere gli errori e porvi rimedio e' qualita' eminente dell'intelletto umano, dell'umana dignita'. Resosi conto del rischio cui stava esponendo il nostro paese, la nostra gente, tanti innocenti, il Governo sarebbe saggio a recedere da un passo palesemente non meditato. Salvare le vite e' il primo dovere.
Ringraziandola fin d'ora per quanto vorra' fare, voglia gradire distinti saluti ed auguri di ogni bene.
Peppe Sini, per il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"
Viterbo, 7 gennaio 2016
Per ulteriori informazioni: "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul", presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: comitatononviolento at gmail.com; comitatononviolento at outlook.it; comitato_nonviolento at libero.it
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