[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 351



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 351 del 27 dicembre 2015

 

In questo numero:

Peppe Sini: Una preghiera a chi legge questo foglio

 

APPELLI. PEPPE SINI: UNA PREGHIERA A CHI LEGGE QUESTO FOGLIO

 

Mi sembra che stenti a formarsi la consapevolezza dell'estrema pericolosita' della decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Le poche prese di posizione pubbliche contrarie sono state perlopiu' generiche, rituali, debolissime, e molte, troppe strutture dell'arcipelago pacifista, solidale, nonviolento, hanno taciuto del tutto; tra gli intellettuali poi il silenzio e' quasi assoluto.

So perche' questo accade, e lo sa anche chi legge queste righe.

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Da molti anni i governi italiani hanno ripudiato la Costituzione repubblicana che ripudia la guerra; e passo dopo passo hanno portato il nostro paese ad avallare e a commettere crimini infami. E sempre piu' persone si sono arrese a questo orrore. Ed ancora una volta sappiamo tutti perche'.

Passo dopo passo stiamo precipitando in una apocalittica barbarie. E' necessario porre un argine.

*

E' evidente a chiunque che l'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul apre la via a prevedibilissimi attentati dell'Isis contro i nostri soldati, contro la diga, in Italia, con esiti stragisti di proporzioni inimmaginabili.

L'invio dei soldati alla diga di Mosul e' non solo una stoltezza ma un crimine: fara' quasi certamente morire delle persone, persone che altrimenti resterebbero vive. E favorira' la propaganda del terrorismo, la sua propagazione, e quindi nuove stragi ancora.

Con questa assurda e irresponsabile decisione il governo commette come Lafcadio un "atto gratuito", e si pone di fatto al servizio dell'Isis.

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Dobbiamo impedire che questa scellerata decisione si realizzi.

Dobbiamo persuadere il governo a rinunciare a far morire delle persone.

E se non riusciamo a convincere il governo a recedere, dobbiamo convincere il parlamento a respingere questa decisione farneticante e assassina.

E se non riusciamo a convincere il parlamento, dobbiamo convincere il capo dello stato a porre il suo veto.

*

Come possiamo riuscirci? Innanzitutto prendendo consapevolezza noi stessi dell'estrema gravita' della situazione e dell'assoluta urgenza di opporci, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per salvare tante vite innocenti.

Cosa possiamo fare? Cominciamo col prendere posizione pubblicamente: scriviamo al governo, ai parlamentari, al presidente della repubblica (i loro indirizzi sono agevolmente reperibili nel web nei relativi siti istituzionali); ma scriviamo anche ai mezzi d'informazione, sia ai media tradizionali sia sui cosiddetti "social media".

Ed invitiamo altre persone, altre associazioni, altri movimenti, le istituzioni locali impegnate per la pace e i diritti umani a fare altrettanto.

Ed ovunque possibile organizziamo manifestazioni pubbliche nelle piazze, nei luoghi di ritrovo cosi' come nei luoghi di studio e di lavoro.

Il tempo e' poco, occorre agire subito.

*

Se chiediamo a chi ci legge un impegno ad agire, e lo facciamo in modo cosi' esplicito e insistente, e' perche' riteniamo che sia assolutamente necessario contrastare con tutte le nostre forze quella sciagurata decisione del governo i cui esiti possono essere tremendi.

E' l'ora della lotta nonviolenta per fermare una criminale follia del governo.

Receda il governo dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Receda il governo dalla decisione di esporre gratuitamente ed assurdamente alla morte centinaia e forse migliaia di esseri umani.

Receda il governo da una decisione che effettualmente favoreggia il terrorismo.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

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Numero 351 del 27 dicembre 2015

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