[Nonviolenza] Telegrammi. 2209
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- Date: Sat, 26 Dec 2015 22:34:40 +0100 (CET)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2209 del 27 dicembre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Ascolti il governo la voce dell'umanita'
2. Il nocciolo della questione, ed il resto e' silenzio
3. Il crollo della diga. Un appello al presidente del Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2015
4. Presidente, non ci uccida. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica del 21 dicembre 2015
5. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
6. In memoria di Giulio Cavina, di Victor Considerant, di Aldo Cucchi, di Fedele D'Amico, di Bruno Maier, di Osip Mandel'stam, di Josef Mayr-Nusser, di Domenico Russo, di Pierlucio Tinazzi, di Carl Zuckmayer
7. Vecchi libri (alcune segnalazioni del febbraio 2003)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. ASCOLTI IL GOVERNO LA VOCE DELL'UMANITA'
La redazione del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", come gia' molte altre persone, associazioni e movimenti impegnati per la pace e i diritti umani, chiede che il governo receda dalla decisione dell'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
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Inviando centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul il governo espone assurdamente a un gravissimo pericolo di morte quei soldati, i lavoratori civili in loco, le popolazioni civili a valle della diga, l'intero popolo italiano: poiche' inviando centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul il governo rende quei soldati, la diga stessa e gli italiani tutti un bersaglio privilegiato del terrorismo dell'Isis.
Infatti l'Isis pianifica ed esegue gli attentati stragisti anche particolarmente come strumento di propaganda: ed esser messo in condizione di poter agevolmente attaccare quelli che definisce "invasori crociati" pressoche' certamente lo indurra' a commettere una o piu' stragi ricavandone un successo enorme nei termini della sua sanguinaria propaganda e della sua retorica apocalittica, con la conseguente crescita del consenso e quindi sia del finanziamento che del reclutamento.
Nessuno puo' dimenticare che l'Italia prese parte gia' alla prima guerra del Golfo e precisamente ai bombardamenti sulla popolazione irachena.
Nessuno puo' dimenticare che l'Italia prese parte all'occupazione militare dell'Iraq all'indomani della seconda guerra del Golfo, e durante quell'occupazione militare forze della coalizione di cui l'Italia faceva parte commisero atroci crimini contro l'umanita' che si sommarono agli atroci crimini di guerra commessi nel corso delle due guerre.
Nessuno puo' dimenticare che i soldati italiani sono gia' stati bersaglio di un sanguinario attentato terroristico a Nassiriya pochi anni fa.
Inviare i soldati italiani alla diga di Mosul significa offrire all'Isis l'opportunita' di commettere nuove stragi e di trarne enormi vantaggi.
Inviare i soldati italiani alla diga di Mosul e' un crimine e una follia.
Receda il governo italiano dal commettere questa criminale follia.
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Ben altro occorre fare per contrastare efficacemente l'abominevole organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis: occorre fare cio' che ha stabilito l'Onu, ovvero un'operazione di polizia internazionale che e' l'esatto opposto della guerra; un'operazione di polizia internazionale che tagli i finanziamenti ed i rifornimenti all'Isis, che lo privi dell'approvvigionamento di armi e di killer, che lo contrasti per quello che e': un'organizzazione criminale da perseguire con gli strumenti del diritto. Nessuno pensa di bombardare l'Italia per contrastare la mafia: gli italiani della mafia sono vittime. Ugualmente il popolo iracheno, come quello siriano, come quello libico: sono vittime di dittature, terrorismo, schiavismo; la guerra aiuta solo i dittatori, i terroristi, gli schiavisti, poiche' la guerra stessa e' gia' dittatura, terrore, schiavitu', e sempre e solo consiste di stragi di esseri umani.
Ed insieme all'azione di polizia internazionale occorre un forte intervento umanitario in soccorso delle popolazioni vittime della scellerata dittatura terrorista e schiavista dell'Isis; occorre un forte impegno per la ricostruzione in Iraq come in Siria come in Libia delle infrastrutture, dei servizi sociali, della pubblica amministrazione, ed a tal fine occorre far cessare ovunque le guerre, occorre il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, occorre promuovere ovunque accordi di pace e percorsi di convivenza e di riconciliazione fra tutte le parti disposte ad impegnarsi per la ricostituzione di ordinamenti giuridici legittimi su basi finalmente democratiche, pacifiche e rispettose dei diritti umani.
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L'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul avvantaggia solo gli assassini dell'Isis.
Il governo italiano receda dal commettere questo crimine insensato.
Ogni persona ragionevole, ogni associazione democratica, ogni movimento di solidarieta', ogni istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica italiana, tutte le persone e tutte le strutture coscienti della pericolosita' della situazione e del dovere morale e civile di tutti e di ciascuno, si associno a questa richiesta, persuadano il governo a non commettere un delitto irrimediabile.
Ascolti il governo la voce dell'umanita'.
2. INSISTENZE. IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE, ED IL RESTO E' SILENZIO
Senza reticenze, senza ipocrisie, senza eufemismi, il nocciolo della questione e' questo: che l'invio di 450 soldati italiani alla diga di Mosul verra' presentato dalla propaganda dell'Isis come "un'invasione crociata" delle truppe di uno degli stati che dagli anni Novanta ha preso parte alla guerra e alle stragi e successivamente all'occupazione militare neocoloniale, devastatrice, rapinatrice, imperialista e razzista dell'Iraq.
E questa propaganda sara' ovviamente svolta - come e' proprio della strategia terroristica - attraverso sanguinosi attentati che potranno essere diretti contro i soldati italiani, contro la diga, contro l'Italia.
Ogni persona ragionevole e' in grado di prevederlo.
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Cosi' come ogni persona ragionevole sa che l'indispensabile prerequisito per una adeguata operazione di polizia internazionale che contrasti realmente l'Isis in modo appropriato ed efficace e' la cessazione della guerra e di tutti gli atti alla modalita' della guerra riconducibili.
L'insediamento territoriale dell'Isis in una vasta area tra l'Iraq e la Siria e' principalmente la conseguenza delle guerre eseguite in proprio o attraverso mandatari dalle potenze euroamericane che hanno provocato - insieme alle stragi, le devastazioni, la disperazione e la barbarie che tutte le guerre implicano e disseminano - la destrutturazione degli ordinamenti giuridici in entrambi i paesi ed il riprodursi, l'imporsi e l'estendersi della violenza terrorista e schiavista su scala sempre piu' ampia, in forme sempre piu' pervasive.
Qualunque intervento militare europeo e americano nell'area in quanto prosegue la guerra e le stragi segna ipso facto il trionfo dell'Isis, lo rafforza nell'organizzazione e nell'ideologia, nella strategia e nella propaganda, e ne moltiplichera' il reclutamento e gli attentati li' e in tutto il mondo.
Per contrastare la barbarie dell'Isis lo strumento militare e' peggio che inadeguato, e' del tutto controproducente; la presenza in loco di truppe europee o americane, cosi' come la prosecuzione dei bombardamenti che provocano ulteriori stragi di civili, e' il piu' grande aiuto che i governi euroamericani forniscono all'Isis, la piu' sciagurata, infame e insensata forma di complicita' con il terrorismo.
La tragedia dell'Afghanistan dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.
La tragedia della Libia dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.
L'analisi razionale degli esiti dello scatenamento di tutte le guerre dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.
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Il nocciolo della questione e' questo: l'invio di soldati italiani alla diga di Mosul e' un ulteriore passo nell'escalation onnicida, e' un ulteriore passo verso l'estensione della catastrofe.
Occorre invece l'esatto contrario: immediate trattative di pace in Siria, come auspicato dall'Onu; immediate azioni di disarmo e di smilitarizzazione dei conflitti; avvio di un'operazione di polizia internazionale che innanzitutto tagli i rifornimenti all'Isis; immediati ingenti soccorsi umanitari alle popolazioni; azione diplomatica, politica, economica; interventi di pace con mezzi di pace; ricostruzione delle infrastrutture amministrative che forniscano i servizi essenziali alle popolazioni vittime di guerre e dittature, vittime di devastazioni e violenze inaudite, e vittime anche della cinica nostra politica.
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Il terrorismo non si sconfigge con le armi; le armi sono gia' il terrorismo.
Il terrorismo non si contrasta con la guerra; la guerra e' gia' il terrorismo.
L'organizzazione criminale dell'Isis va affrontata con gli interventi e gli strumenti civili e di polizia appropriati: il popolo italiano lo sa, poiche' della violenza terroristica neofascista, della violenza terroristica nichilista, della violenza terroristica mafiosa ha fatto dura esperienza nelle proprie carni; sa che alla mafia non ci si oppone bombardando Palermo o Roma; sa che al neofascismo non ci si oppone dispiegando truppe; sa che il primo dovere di un ordinamento giuridico costituzionale democratico e' operare per salvare le vite. E per salvare le vite non atti di guerra occorrono, ma di pace, di umanita', di civilta'.
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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Ed occorre che receda subito perche' nel perverso intreccio tra guerra asimmetrica, societa' dello spettacolo, terrorismo come propaganda e globalizzazione dei massacri, gli stessi proclami ad uso dei media, gli stessi annunci televisivi, generano immediatamente effetti letali nella realta': il semplice annuncio dell'invio dei soldati puo' gia' scatenare un'escalation, puo' gia' provocare attentati, puo' gia' portare a nuove stragi altrimenti evitabili.
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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Le stupefacenti motivazioni dell'insensata e inammissibile decisione cosi' come esposte dal presidente delle Consiglio dei ministri e dalla ministra della Difesa prostituiscono i soldati italiani (ripetiamolo: mettendo in gravissimo pericolo le vite loro, di ogni cittadino italiano, e di innumerevoli persone abitanti a valle della diga di Mosul) ad un'operazione di accaparramento di una commessa da parte di un'impresa privata: e non e' chi non veda la flagrante illegalita', immoralita' e follia di questa operazione in cui vite umane vengono messe a rischio dallo stato italiano a mero vantaggio dell'arricchimento di un soggetto privato.
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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Il governo deve revocare una decisione che fin d'ora mette in pericolo innumerevoli vite: in tanto un governo democratico in uno stato di diritto e' legittimato a governare in quanto la sua azione e' intesa a rispettare, difendere e salvare le vite; la decisione dell'invio dei soldati a Mosul e' palesemente fuorilegge, e' palesemente scellerata, e' palesemente assurda, e' palesemente in conflitto con il primo dovere del governo stesso: rispettare le leggi, rispettare le vite.
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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Il resto e' silenzio.
3. DOCUMENTAZIONE. IL CROLLO DELLA DIGA. UN APPELLO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 18 DICEMBRE 2015
Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
receda immediatamente dalla decisione dell'invio di truppe italiane alla diga di Mosul, decisione le cui conseguenze possono essere funeste e fin catastrofiche.
Non commetta l'errore piu' grave dell'intera sua vita.
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
nelle scorse settimane, mentre alcuni suoi ministri deliravano, lei e' apparso essere consapevole degli enormi rischi che una ulteriore escalation dell'intervento bellico euroamericano nel Vicino e nel Medio Oriente avrebbe comportato, con l'esito sia di un'ulteriore estensione delle stragi cola', sia di una ulteriore espansione del terrorismo su scala planetaria. In queste settimane lei e' apparso essere consapevole dei risultati disastrosi delle guerre cui dagli anni Novanta l'Italia ha partecipato (violando la sua stessa legge fondamentale), ed ha piu' volte ricordato la guerra libica del 2011 come esempio di tragico errore da non ripetere.
Ebbene, la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul contraddice la prudenza e la ragionevolezza che informavano quelle sue precedenti dichiarazioni.
Questa decisione di dispiegare truppe italiane sul terreno, nel cuore del conflitto in corso nell'area tra Iraq e Siria che - destrutturati gli ordinamenti giuridici di quei paesi dalle guerre euroamericane degli scorsi decenni - e' divenuta base territoriale dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis, puo' avere conseguenze tremende.
Una presenza militare italiana alla diga di Mosul rendera' sia quel luogo e le persone li' schierate, sia l'Italia intera, un primario bersaglio dell'azione stragista dell'organizzazione terroristica.
Come chiunque, immagino facilmente le pressioni che possono avere indotto il suo governo a questa stoltissima e sciaguratissima decisione; ma voglio sperare che lei abbia sufficiente buon senso per capire che deve revocarla immediatamente.
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
l'Italia ha gia' dato un enorme, scellerato contributo al trionfo dello stragismo e del terrorismo (tanto dei poteri dichiaratamente criminali, quanto degli stati) con la partecipazione alle guerre del Golfo, alla guerra dei Balcani, alla guerra afgana, alla guerra libica; con la fornitura di armi a regimi assassini; con la partecipazione a coalizioni internazionali e organizzazioni armate responsabili di crimini di guerra e contro l'umanita'; con l'abominevole politica razzista che impedendo l'ingresso legale a chi fugge da fame e guerre e dittature ha provocato l'immane strage nel Mediterraneo; con lo sperpero di risorse ingentissime per le spese militari costitutivamente finalizzate alla preparazione ed all'esecuzione della guerra e delle uccisioni di cui essa consiste. L'Italia ha molto da farsi perdonare dai popoli del sud del mondo, di tante stragi e' corresponsabile.
In relazione alla Libia l'Italia sembra ora finalmente seguire una politica ragionevole: di azione diplomatica orientata a far cessare i conflitti e le stragi, a promuovere dialogo e legalita', a salvare le vite e a contrastare il potere delle organizzazioni criminali attraverso la ricostruzione di un ordinamento giuridico che si impegni nella direzione del rispetto e della promozione dei diritti di tutti; perche' non seguire la stessa politica ragionevole anche in relazione all'Iraq e alla Siria?
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
due sono le dighe di cui deve tener conto nel valutare la situazione.
Vi e' una diga a Mosul da mettere in sicurezza, ma la presenza di soldati italiani ottiene proprio l'effetto contrario.
E vi e' una diga in Italia e in Europa: la diga della civilta' che si oppone all'irruzione della barbarie, del razzismo e del fascismo. Che possa l'ordinamento giuridico costituzionale e democratico italiano resistere a chi vuole trasformarci in mostri, a chi vuole renderci ad un tempo vittime e ausiliari delle sua apocalittica brama di sterminio.
Receda da quella sconsiderata decisione ed impegni piuttosto il nostro paese anche in quell'area ad un'azione diplomatica come quella dispiegata in Libia.
Lei sa che l'azione di polizia necessaria contro i terroristi dell'Isis sara' resa possibile solo dalla fine della guerra in corso, ovvero solo dalla fine della destrutturazione dell'Iraq e della Siria con la ricostituzione in entrambi i paesi di un ordinamento giuridico che si impegni alla ricostruzione dei servizi, delle infrastrutture e dell'amministrazione nella legalita', nella direzione della democrazia e del rispetto dei diritti umani. A tal fine occorre promuovere il dialogo, occorre recare aiuti umanitari, occorre sostenere le esperienze nonviolente di convivenza e di solidarieta', occorre tagliare ai terroristi le fonti di finanziamento, di armamento, di reclutamento - innanzitutto costringendo i governi loro complici (in primo luogo la Turchia e l'Arabia Saudita, il Kuwait e il Qatar) a recedere dalla loro criminale politica.
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Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
tragga ispirazione dalla memoria di Giorgio La Pira, faccia della nonviolenza la vera, grande, necessaria, urgente trasformazione - evoluzione, progresso - di cui la politica, non solo italiana ma dell'umanita' intera, ha assoluto bisogno.
4. DOCUMENTAZIONE. PRESIDENTE, NON CI UCCIDA. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL 21 DICEMBRE 2015
Egregio Presidente della Repubblica,
come gia' sa, il governo italiano ha annunciato la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul, nel cuore del sanguinario conflitto mediorientale.
Questa decisione dissennata espone quei soldati, quella diga e l'Italia intera ad essere bersaglio privilegiato di attentati terroristici.
Questa decisione dissennata e' del tutto illegale.
Questa decisione dissennata e' del tutto immorale.
Questa decisione dissennata rischia di dar luogo a nuove stragi.
Questa decisione dissennata rischia di promuovere una ulteriore escalation di violenza i cui esiti possono essere apocalittici.
Il governo non puo' prendere questa decisione.
Il governo deve recedere immediatamente da questa decisione.
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Presidente, richiami il governo alla ragione, alla legalita' costituzionale, al comune sentire morale, al primo dovere che e' quello di non uccidere, di non mandare nessuno incontro alla morte, di salvare le vite.
Presidente, faccia sapere al governo che lei non puo' e non intende ratificare una scelta nefasta che puo' provocare innumerevoli vittime.
Presidente, non ci uccida.
5. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
6. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI GIULIO CAVINA, DI VICTOR CONSIDERANT, DI ALDO CUCCHI, DI FEDELE D'AMICO, DI BRUNO MAIER, DI OSIP MANDEL'STAM, DI JOSEF MAYR-NUSSER, DI DOMENICO RUSSO, DI PIERLUCIO TINAZZI, DI CARL ZUCKMAYER
Ricorre oggi, 27 dicembre, l'anniversario della nascita di Giulio Cavina, della scomparsa di Victor Considerant, della nascita di Aldo Cucchi, della nascita di Fedele D'Amico, della scomparsa di Bruno Maier, della scomparsa di Osip Mandel'stam, della nascita di Josef Mayr-Nusser, della nascita di Domenico Russo, della nascita di Pierlucio Tinazzi, della nascita di Carl Zuckmayer.
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Anche nel ricordo di Giulio Cavina, di Victor Considerant, di Aldo Cucchi, di Fedele D'Amico, di Bruno Maier, di Osip Mandel'stam, di Josef Mayr-Nusser, di Domenico Russo, di Pierlucio Tinazzi, di Carl Zuckmayer, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
7. REPETITA IUVANT. VECCHI LIBRI (ALCUNE SEGNALAZIONI DEL FEBBRAIO 2003)
Riproponiamo di seguito alcune delle segnalazioni bibliografiche apparse nel nostro notiziario del febbraio 2003.
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Fatima Mernissi, La terrazza proibita, Giunti, Firenze 1996, 2001, pp. 236, euro 9,50. La grande intellettuale marocchina rievoca la sua infanzia e la vita di allora in un harem di Fez. Fatima (ma il nome puo' essere traslitterato anche in Fatema) Mernissi e' nata a Fez, in Marocco, nel 1940, docente di sociologia, studiosa del Corano, narratrice; tra i suoi libri disponibili in italiano: Le donne del Profeta, Ecig, 1992; Le sultane dimenticate, Marietti, 1992; Chahrazad non e' marocchina, Sonda, 1993; La terrazza proibita, Giunti, 1996; L'harem e l'Occidente, Giunti, 2000; Islam e democrazia, Giunti, 2002.
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Salwa Salem, Con il vento nei capelli, Giunti, Firenze 1993, 2001, pp. 190, euro 8,50. Un libro di vibrante intensita': l'autrice (1940-1992), intellettuale palestinese, gia' colpita dalla malattia che la portera' alla morte racconta la sua vita con passione di verita' e finezza grandi. Con una testimonianza di Elisabetta Donini e una postfazione di Laura Maritano.
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Tom Segev, Il settimo milione, Mondadori, Milano 2001, 2002, pp. 540, euro 9. Un libro di grande interesse del prestigioso giornalista e saggista, su "come l'olocausto ha segnato la storia di Israele".
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Claude Levi-Strauss, Primitivi e civilizzati, Rusconi, Milano 1970, 1997, pp. 128, lire 20.000. La trascrizione delle conversazioni radiofoniche del grande antropologo con Georges Charbonnier nel 1959.
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Elena Pigozzi, Susi de Pretis (a cura di), Letteratura al femminile, Demetra, Colognola ai Colli (Vr) 1998, pp. 112, lire 12.000. Una sintetica, agile "storia delle scrittrici e dello scrivere al femminile".
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Francesca Pozzi (a cura di), Le sante, Demetra, Colognola ai Colli (Vr) 1999, pp. 96, euro 6. Nella collana di agili monografie introduttive "Atlante al femminile" un volume su "i modelli della santita' femminile dall'antichita' a oggi". Nei limiti di una esposizione di scorcio ed a carattere cursorio e di primo accostamento, una lettura interessante e non banale.
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"La vita scolastica", anno 56, n. 19, 20 luglio 2002, Speciale Mario Lodi. Un prezioso, utilissimo fascicolo monografico dedicato all'illustre maestro, scrittore, amico dei bambini. Per informazioni e richieste: tel. 0555062328, e-mail: vitascol at giunti.it, sito: www.lavitascolastica.it
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Gerardo Leo, Rodari nella scuola e nella cultura italiana, s. i. t. ma Centro studi Fantasilandia, Siano 2000, pp. 16. Agile, utile opuscolo realizzato in occasione di un'iniziativa di omaggio a Gianni Rodari comprensiva di incontri culturali e mostre didattiche per le scuole a Siano nell'ottobre-novembre 2000.
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Edith Stein, La scelta di Dio, Citta' Nuova, Roma 1974, Mondadori, Milano 1997, pp. 144, lire 12.000. Una silloge dell'epistolario della grande pensatrice assassinata dai nazisti. Edith Stein, filosofa tedesca, e' nata a Breslavia nel 1891 ed e' deceduta nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica, assistente di Husserl, pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola fenomenologica, abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita religiosa. I nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein: le opere fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col titolo L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta' Nuova; Una ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d'Aquino; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova; Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte in La donna, Citta' Nuova. Opere su Edith Stein: per un sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero di Edith Stein, Vita e Pensiero; Luciana Vigone, Introduzione al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova; Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di Padova. Per la biografia: Edith Stein, Storia di una famiglia ebrea, Citta' Nuova; Elio Costantini, Edith Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria Editrice Vaticana; Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Cortina, Milano 2000.
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Riccardo Bocca, La condanna, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 152, lire 25.000. La vita di Silvia Baraldini raccontata con finezza ed acume nell'individuare ed evocare le grandi e decisive questioni cui la sua vicenda si intreccia.
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Assata Shakur, Assata: un'autobiografia, Erre Emme, Roma 1992, pp. 448, lire 24.000. La militante delle Black Panther racconta la sua vita; una drammatica, intensa testimonianza.
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Gertrude Stein, Tre esistenze, Einaudi, Torino 1940, 1975, pp. 224. Tre profili di donne, uno dei libri piu' belli della grande scrittrice americana.
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Caritas italiana, I conflitti dimenticati, Feltrinelli, Milano 2003, pp. 152, euro 8. Un'utile ricerca condotta in collaborazione con "Famiglia cristiana" e "Il regno".
*
Silvia Vegetti Finzi, Il bambino della notte, Mondadori, Milano 1990, 1998, pp. 288, lire 15.000. Un'appassionante ricerca e riflessione su "divenire donna, divenire madre".
*
Silvia Vegetti Finzi, Volere un figlio, Mondadori, Milano 1997, 1999, pp. 312, lire 14.000. Dinanzi alla novita' e alla sfida delle biotecnologie, una ricerca e una riflessione su "la nuova maternita' fra natura e scienza".
*
Karl Barth, Antologia, Bompiani, Milano 1964, 1983, pp. 336. Una bella raccolta di pagine del grande teologo.
*
Benedetta Craveri, Madame du Deffand e il suo mondo, Adelphi, Milano 1982, 2001, pp. 702, euro 16,53. Questa stupenda biografia di Madame du Deffand (che e' anche il ritratto di un'epoca e il suggerimento di molteplici e complessi temi di riflessione) e' un libro la cui lettura vivamente raccomandiamo.
*
Lettere di Mademoiselle Aisse' a Madame C..., Adelphi, Milano 1984, pp. 240. A cura di Benedetta Craveri, queste lettere - questa vita che si fa scrittura, questa scrittura che restituisce la vita - sono un documento ed insieme un enigma e un appello.
*
Lorenzo Milani, Alla mamma. Lettere 1943-1967, Marietti, Genova 1990, pp. XVIII + 494, lire 50.000. In edizione integrale annotata, una testimonianza di straordinario valore.
*
Elena Craveri Croce, Poeti e scrittori tedeschi dell'ultimo Settecento, Laterza, Bari 1951, pp. 230. Rileggere come Elena Croce (1915-1994) sa leggere figure e voci cosi' lontane e cosi' vicine, da Jean Paul a Lichtenberg, e' una gioia dello spirito, e ancora una lezione di comprensione, di umanita'.
*
Elena Croce, Lo snobismo liberale, Adelphi, Milano 1964, 1990, pp. 92, lire 8.000. Un quadro nitido e prezioso nutrito di vivide memorie e di una acuta capacita' di sguardo, di profonda meditazione, e di severo, rigoroso giudizio.
*
Elena Croce, La patria napoletana, Adelphi, Milano 1974, 1999, pp. 142, lire 15.000. Un limpido e appassionante volumetto che nell'allineare "riflessioni sui ritratti di alcuni personaggi maggiori e minori della storia e della societa' napoletana" muovendo da una ricognizione sulla figura e sull'ambiente di Gaetano Filangieri ci restituisce non solo un'atmosfera, ma anche una capacita' di visione critica, di lettura interpretante (che sa decantare le opacita' e le confusioni, e dai garbugli ritrovare il bandolo), e una lezione di metodo.
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Paolo Francesco Pieri, Introduzione a Jung, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 200, euro 10. Una utile monografia.
*
Umberto Galimberti, La terra senza il male, Feltrinelli, Milano 1984, 2001, pp. 272, euro 9,30. Una riflessione che e' anche un'acuta lettura e un intenso confronto con Jung.
*
Henri F. Ellenberger, La scoperta dell'inconscio, Boringhieri, Torino 1972, pp. XVIII + 1.082. Un testo ormai classico.
*
Paul Roazen, Freud e i suoi seguaci, Einaudi, Torino 1998, pp. XLVI + 658, lire 54.000. Una delle piu' puntuali ed equanimi ricostruzioni.
*
Silvia Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986, 1994, pp. XIV + 454. Agile ma sempre puntuale, una delle opere migliori in questo ambito.
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Norberto Bobbio, La mia Italia, Passigli, Firenze 2000, pp. 448, euro 11,90. Quarto volume di profili di maestri ed amici (dopo Italia civile, Maestri e compagni, Italia fedele); dell'immensa opera di Bobbio le limpide ed intense testimonianze di questa tetralogia di ritratti sono una delle gemme piu' belle.
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Oscar Cullmann, Il Nuovo Testamento, Il Mulino, Bologna 1968, 1979, pp. 174. Una nitida monografia introduttiva, dell'indimenticabile illustre teologo e straordinario promotore del dialogo.
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Lu Hsun, Fuga sulla luna, De Donato, Bari 1969, Garzanti, Milano 1973, pp. XVIII + 478. L'opera piu' propriamente narrativa del grande intellettuale democratico cinese, con alcuni capolavori assoluti.
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Hannah Arendt, Politica e menzogna, Sugarco, Milano 1985, pp. 288. Quattro testi di Hannah Arendt di impegno militante per la pace e la dignita' umana, scritti tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70, con un saggio di Paolo Flores d'Arcais su "L'esistenzialismo libertario di Hannah Arendt".
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Anna Kuliscioff. Immagini, scritti, testimonianze, Feltrinelli, Milano 1978, pp. 200. Una raccolta di materiali di e su Anna Kuliscioff, a cura di Franco Damiani e Fabio Rodriguez, con prefazione di Franca Pieroni Bortolotti.
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Rosa Luxemburg, Lettere 1893-1919, Editori Riuniti, Roma 1979, pp. XXXII + 280. Una bella raccolta delle lucidissime e tenerissime lettere di Rosa Luxemburg, con introduzione - naturalmente - di Lelio Basso.
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Kate Millett, La politica del sesso, Rizzoli, Milano 1971, pp. 544. Un libro fondamentale nell'analisi e nella denuncia della violenza del potere e dell'ideologia patriarcale e maschilista.
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Itala Vivan, Caccia alle streghe nell'America puritana, Rizzoli, Milano 1972, pp. 758. Una notevole ricerca storica che presenta anche una impressionante raccolta di documenti.
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Simone Weil, sulla guerra, Pratiche, Milano 1999, pp. 164, lire 25.000. Una raccolta di testi di Simone Weil sulla guerra scritti tra il 1933 e il 1943.
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Maria de Zayas y Sotomayor, Novelas amorosas y ejemplares, Catedra, Madrid 2000, pp. 568. I racconti della grande scrittrice spagnola del Seicento, aperti dalla fiammeggiante denuncia dell'oppressione maschilista e nitida rivendicazione della dignita' della donna, rivendicazione e denuncia che costituiscono la tesi sottostante e per cosi' dire il programma militante del libro.
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Assia Djebar, La donna senza sepoltura, Il Saggiatore, Milano 2002, pp. 192, euro 14. E' un libro che qualche mese fa abbiamo raccomandato di leggere, raccomandiamo adesso anche di rileggerlo. Assia Djebar e' una illustre intellettuale algerina impegnata per i diritti umani, scrittrice, storica, antropologa, docente universitaria, cineasta. Opere di Assia Djebar: cfr. almeno Donne d'Algeri nei loro appartamenti, Giunti, Firenze 1988; Lontano da Medina. Figlie d'Ismaele, Giunti, Firenze 1993, 2001; L'amore, la guerra, Ibis, 1995; Vaste est la prison, Albin Michel, Paris 1995; Bianco d'Algeria, Il Saggiatore, Milano 1998; Nel cuore della notte algerina, Giunti, Firenze 1998; Ombra sultana, Baldini & Castoldi, Milano 1999; Le notti di Strasburgo, Il Saggiatore, Milano 2000; Figlie d'Ismaele nel vento e nella tempesta, Giunti, Firenze 2000; La donna senza sepoltura, Il Saggiatore, Milano 2002. Opere su Assia Djebar: cfr. il libro-intervista di Renate Siebert, Andare ancora al cuore delle ferite, La Tartaruga, Milano 1997.
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Renate Siebert, Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994, 1997, pp. 464, lire 18.000. Questo libro utilissimo raccomandiamo anche come strumento di lavoro per il movimento per la pace. Renate Siebert, sociologa di origine tedesca, nata a Kassel nel 1942, allieva di Theodor W. Adorno, vive e lavora nell'Italia meridionale, dove insegna Sociologia del mutamento presso l'Universita' di Calabria. Opere di Renate Siebert: oltre a Frantz Fanon e la teoria dei rapporti tra colonialismo e alienazione, Feltrinelli, Milano 1970, e ad Interferenze, Feltrinelli, Milano 1979 (in collaborazione con Laura Balbo), tra le opere recenti segnaliamo: E' femmina pero' e' bella, Rosenberg & Sellier, Torino 1991; Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994 (poi Est, 1997); La mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Mafia e quotidianita', Il Saggiatore, Milano 1996; Andare ancora al cuore delle ferite, La Tartaruga, Milano 1997 (intervista ad Assia Djebar); Cenerentola non abita piu' qui, Rosenberg & Sellier, Torino 1999; (a cura di), Relazioni pericolose, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000.
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Etel Adnan, Sitt Marie-Rose, Edizioni delle donne, Milano 1979, pp. 94. Nella tragedia libanese, la vita, la lotta, la morte di Marie-Rose Boulos, educatrice, militante, "in nome della giustizia e della dignita'".
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Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1987, pp. 72, lire 10.000. La testimonianza nitida e struggente della madre di Peppino Impastato, in colloquio con Anna Puglisi e Umberto Santino.
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Shulamith Firestone, La dialettica dei sessi, Guaraldi, Firenze-Rimini 1971, 1976, pp. 250. E' ancora una delle analisi piu' profonde e appassionanti su "autoritarismo maschile e societa' tardo-capitalistica".
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Elsa Morante, "Piccolo manifesto" e altri scritti, Linea d'ombra, Milano 1988, pp. 40. Un piccolo prezioso opuscolo che raccoglie scritti, lettere e fotografie di Elsa Morante, per le cure di Goffredo Fofi.
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Anna Puglisi, Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990, pp. 124, lire 13.000. A cura di Anna Puglisi, socia fondatrice del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", due dialoghi con Michela Buscemi e con Piera Lo Verso, con un'introduzione di Umberto Santino. Rileggendolo oggi, passati non pochi anni, questo libro e' ancora una lettura necessaria.
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Lou Andreas Salome', Il mito di una donna. Autobiografia, Guaraldi, Firenze-Rimini 1975, 1980, pp. 190. Le memorie e le riflessioni di Lou Salome', una donna di straordinario esprit de finesse nel cuore della crisi della cultura europea.
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Erica Klein, Invito alla lettura di Solzenicyn, Mursia, Milano 1975, pp. 144. Ancor oggi una delle poche monografie (con taglio introduttivo, proprio della collana) dedicate al grande autore di un'opera imprescindibile come Arcipelago Gulag.
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Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson, Feltrinelli, Milano 1998, 2000, pp. 196, euro 6,20. Una biografia di acuta sensibilita' che e' anche un appassionato invito, e accostamento, alla grande poesia della Dickinson.
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Jeffrey Meyers, Katherine Mansfield, Rusconi, Milano 1982, pp. 400. Un'ampia accurata biografia della grande scrittrice.
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Donatella Della Porta, Movimenti collettivi e sistema politico in Italia. 1960-1995, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. VIII + 216, lire 28.000. Un utile lavoro di sintesi.
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Giovanni Lodi, Uniti e diversi, Unicopli, Milano 1984, pp. 160. Un utile studio sociologico su "le mobilitazioni per la pace nell'Italia degli anni '80".
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Giovanni Salio, Le guerre del Golfo e le ragioni della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991, pp. 144, lire 18.000. Un utile lavoro di uno dei principali studiosi e amici della nonviolenza.
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Giovanni Scotto, Emanuele Arielli, La guerra del Kosovo, Editori Riuniti, Roma 1999, pp. 224, euro 9,30. Un ottimo studio che ricostruisce l'"anatomia di un'escalation" che ha portato alla guerra.
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Guenther Anders, Noi figli di Eichmann, La Giuntina, Firenze 1995, pp. 112, lire 15.000. Tutti i lbri di Anders sono dei capolavori, e tutti sempre parlano dei nostri compiti attuali.
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Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, La Giuntina, Firenze 2001, pp. 192, euro 12,39. Una bella monografia sulla piu' grande pensatrice della politica, scritta da un grande "umanista dell'incontro".
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Vladimir Jankelevitch, Perdonare?, La Giuntina, Firenze 1987, pp. 70. Una riflessione dopo la Shoah del grande filosofo e resistente.
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Elie Wiesel, La notte, La Giuntina, Firenze 1980, 1984, pp. 114. Una testimonianza della Shoah, dello scrittore premio Nobel per la pace.
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Joao Guimaraes Rosa, Grande sertao, Feltrinelli, Milano 1970, 1990, pp. 504.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2209 del 27 dicembre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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