[Nonviolenza] Le due Rose. 6



 

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LE DUE ROSE

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La Rosa rossa contro la guerra

La Rosa bianca contro il nazismo

Per la pace e i diritti umani

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 6 del 12 dicembre 2015

 

In questo numero:

1. Occorre una lista della pace e dei diritti umani alle prossime elezioni

2. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

3. Hic et nunc, quid agendum

4. Elisabetta Chiacchella: Le donne, Aldo Capitini e me

5. Matilde Biagioli intervista Anna Maria Farabbi su Aldo Capitini

6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

7. Segnalazioni librarie

 

1. REPETITA IUVANT. OCCORRE UNA LISTA DELLA PACE E DEI DIRITTI UMANI ALLE PROSSIME ELEZIONI

[Riproponiamo il seguente appello del 5 dicembre]

 

Alle prossime elezioni amministrative, e via via alle prossime regionali, politiche, europee, e' necessario presentare ovunque possibile liste elettorali che abbiano come programma fondamentale l'impegno per la pace e i diritti umani.

Cominciando dalle imminenti elezioni amministrative: gli enti locali possono fare moltissimo per contrastare le guerre e le uccisioni, il razzismo e le persecuzioni, il maschilismo e le oppressioni; possono fare moltissimo per promuovere pace, disarmo, smilitarizzazione; possono fare moltissimo per difendere i diritti umani e la biosfera.

E nulla e' piu' urgente che fermare la guerra e il terrorismo, il totalitarismo che tutto distrugge.

*

Chi si rende conto della gravita' della situazione si impegni per questo.

Continuare a delegare la gestione delle risorse pubbliche a persone ed organizzazioni palesemente inconsapevoli della necessita' e dell'urgenza di opporsi alle guerre e alle stragi e' la stoltezza delle stoltezze, la subalternita' delle subalternita', la corruzione delle corruzioni.

Occorre fare dell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani il fulcro della politica e della pubblica amministrazione.

 

2. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

3. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

4. RIFLESSIONE. ELISABETTA CHIACCHELLA: LE DONNE, ALDO CAPITINI E ME

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso su "Via Dogana" n. 3 dell'11 dicembre 2015.

Elisabetta Ciacchella insegna italiano all'Universita' per stranieri di Perugia.

Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]

 

Forse l'ultima, in ordine di tempo, ad esserne permeata e' la poetessa Anna Maria Farabbi, la quale conclude la sua guida letteraria di Perugia conducendo i suoi lettori al cimitero nuovo, alla tomba di Capitini (Perugia, Unicopli, 2014). Fra le altre cose, Anna Maria ha rilasciato un'intervista dal titolo "Il mio sguardo su Capitini" il 22 aprile 2014 alla rivista online "Risonanze" in cui evidenzia "la sua quotidiana creativita' nel tessere modalita' democratiche per accendere e scuotere la coscienza degli altri, portando frutti all'intera comunita'. Consapevoli delle differenze e delle possibili condivisioni".

E prima di lei l'ha incontrato Adriana Croci, che lavoro' insieme a lui presso la cattedra di Pedagogia di Perugia per due anni, gli ultimi della vita del filosofo perugino: "Nessuno si esaurisce nei limiti che ha" e' una delle sue espressioni che utilizzo di piu'. Non e' una frase ad effetto: e' un programma e una prospettiva di vita". Parimenti all'esercizio della nonmenzogna, che "di fatto significa: impegnati con la nonviolenza a lottare per la realta' liberata".

Luisa Schippa nel 1992 con infaticabile cura ha dato alle stampe un'edizione dei suoi scritti sulla nonviolenza; Patrizia Sargentini all'inizio degli anni 2000 si e' dedicata alla ricerca del Capitini poeta, e ha pubblicato un libro su questo.

Emma Thomas, una educatrice quacchera inglese, si trasferi' a Perugia nel 1944 all'eta' di 72 anni per lavorare con Capitini, condividendone l'orientamento libero religioso e la scelta vegetariana. Ora Emma Thomas e' sepolta nella tomba rettangolare di pietra grigia, posata a terra, insieme ad Aldo Capitini, a Luigia Vera Piva e a Riccardo Tenerini. Senza essere parenti, sono insieme, nel legame.

Sarebbe pero' sbagliato immaginare di trovare nell'opera di Aldo Capitini una meditazione diffusamente articolata sulle donne e sul femminismo, italiano e/o internazionale. Poche sono infatti le pagine in cui il filosofo riflette su questo argomento, e anche i titoli dei suoi scritti sul tema appaiono scopertamente basati su un approccio piuttosto tradizionale: La donna nel suo posto sociale, L'educazione della donna in Italia, Le donne per la pace.

Nato nel 1899 e morto nel 1968, Capitini indirizzo' i suoi interessi e il proprio impegno totale alla noncollaborazione col regime fascista, all'organizzazione reticolare dell'opposizione politica durante il ventennio, all'approfondimento teorico-pratico della nonviolenza, alla lotta per l'obiezione di coscienza al servizio militare in Italia, alla costruzione di una spiritualita' libero-religiosa. E a molte altre cose ancora, come la messa a fuoco della definizione di omnicrazia (il potere di tutti) e del concetto di compresenza dei morti e dei viventi.

Nelle brevi tracce del suo pensare le donne, il punto maggiormente ribadito e' la necessita' che non si guardi al femminile solo come dimensione privata (madri e persone amate) ma che alla sfera familiare si aggiunga "la donna sentita come amica, collaboratrice di opere, compagna sociale, essere umano autonomo" (La donna nel suo posto sociale, in Aggiunta religiosa all'opposizione, 1958). La disparita' nella responsabilita' pubblica "deve essere superata dagli uomini nel considerare le donne, ed essi potranno fare questo tanto piu', quanto piu' le donne stesse lo faranno dentro di loro e nel vario loro operare".

Un paragrafo in Le donne per la pace ricorda gli anni successivi alla Liberazione, anni in cui "la freschezza e la dedizione con cui ho visto agire le donne dell'Udi, per esempio di Perugia, la modestia e la costanza con cui hanno partecipato alla vasta opera di assistenza, di controllo amministrativo, di propaganda, e' uno dei piu' bei ricordi di questo periodo di luci e ombre".

Nel primo volume di Educazione aperta (1967) recensisce un libro di Enzo Santarelli dal titolo La rivoluzione femminile, scrivendo fra l'altro: "tutta la letteratura e la polemica sul problema della donna [...] confluiscono oggi con la maturazione, attraverso le varie emancipazioni e assunzioni di responsabilita' (questo e' liberta'), di una nuova umanita'".

Io ho incontrato Capitini fra il 2010 e il 2011. Avevo letto da poco Petrolio di Pasolini e quella lettura dentro di me era stata uno sparo, un'epifania. La verita' riguardo il mio Paese mi era stata rivelata in modo allegorico, e io l'avevo vista. C'era stata in me una vita prima di quel libro, ci sarebbe stata una vita dopo quella lettura. A partire da li', maturai una decisione politica, in mezzo a un'acuta sofferenza: scelsi di sottrarmi, in famiglia, a legami profondissimi, divenuti irrespirabili per me. Rinunciavo, dopo averci riflettuto con grande prudenza, alle persone piu' care che avevo. Davanti a me c'era il deserto. Sola, poco dopo trovai il solitario Capitini, prima nelle testimonianze dei suoi amici e amiche rimasti in vita, poi nei suoi scritti (Religione aperta, Le tecniche della nonviolenza). Grazie a Capitini provo a diventare amica della nonviolenza e mi sforzo di impostare la vita ispirandomi alla nonmenzogna, all'esercizio del parlare e dell'ascoltare nella vita quotidiana e nelle relazioni. Sono sinceramente interessata alla trasformazione dei rapporti, piuttosto che alla sconfitta delle persone che mi sono di ostacolo. Mi impegno nel recupero faticosissimo del respiro, della respirabilita' degli affetti, della politica.

Un anno piu' tardi, incontrai Carla Lonzi. Ne avevo sentito parlare da due amiche, una mantovana e l'altra umbra. Una sua pagina mi era capitata fra le mani. Tuttavia e' stato nel 2012 che mi sono immersa nelle sue opere, sbalordita dalla tempra di pensatrice che riesce a dire, a parlare di una vita in autonomia e fatta di relazioni non subite, ma scelte. Scorreva davanti a me un'esistenza di donna che si scopre nel suo farsi, e osa dire di se' e delle altre. Qualcosa di inaudito e di inedito per me. Uscivo con sollievo dal monopolio maschile del pensiero, e dalla mia ignoranza.

Con queste persone a guidarmi, nella mia mente e' sorta un'urgenza: sollecitare la necessita' del superamento dell'economia basata sul petrolio, informare sulla necessita' dell'esercizio della nonviolenza, far aprire gli occhi sulla necessita' del riconoscimento del pensiero e dell'azione femminile. Cosi' mi sono messa nell'impresa.

Nel 2013 ho scritto un articolo sulla relazione mancata e assente fra Carla Lonzi e Pier Paolo Pasolini, articolo che Luisa Muraro ha molto valorizzato, sorprendendomi. Poi l'8 novembre 2015 ho partecipato alla giornata sull'odio politico fra donne. Giornata che mi ha colpito e sono stata felice di aver ascoltato tante voci. In quell'occasione, come ora in queste righe, mi sono inoltrata per capire se nonviolenza e pensiero femminile avessero qualche chance di conoscersi e riconoscersi. Puo' darsi che questa ricerca interessi solo me. Oppure forse persone vive come Aldo Capitini e Alexander Langer (da me solo nominato l'8 novembre, e che andrebbe approfondito) entreranno nell'orizzonte di alcune/i di noi, che tesseranno nel presente una relazione, senza mancarla.

 

5. RIFLESSIONE. MATILDE BIAGIOLI INTERVISTA ANNA MARIA FARABBI SU ALDO CAPITINI

[Dalla rivista telematica "Risonanze" n. 22 dell'aprile 2014 (fascicolo monografico su Aldo Capitini) riprendiamo la seguente intervista.

Matilde Biagioli, impegnata nel Movimento di Cooperazione Educativa ed in molte esperienze di pace e per i diritti, e' autrice di importanti lavori sull'educazione interculturale.

Anna Maria Farabbi, nata a Perugia nel 1959, poetessa, e' autrice di vari volumi di poesia, di prosa, di saggistica]

 

- Matilde Biagioli: Perche' un giorno a Vivi il Borgo hai detto: tra i miei mentori ci sono Capitini, Binni e Maria Lai?

- Anna Maria Farabbi: Ho nominato tre maestri, due dei quali perugini.

Sia Capitini che Binni mi hanno dato il senso forte della mia nascita a Perugia, mi hanno orientata nella lettura di questa citta', offrendomi la bellezza etica della loro identita'.

Il mio rapporto con Perugia e' sempre stato molto difficile, per cui e' stata una mia necessita' rientrare in questa citta', da donna matura, cercando di toccare le pietre e al tempo stesso le orme di persone significative, non solo nutrienti nell'opera e nella loro personalita', ma emozionanti e vicine a me in fratellanza. Tra questi, Aldo Capitini per me e' stata un'epifania, una meraviglia, un'esemplarita' assoluta.

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- Matilde Biagioli: Come ti sei imbattuta in Capitini? come lo hai incontrato la prima volta?

- Anna Maria Farabbi: Sicuramente la prima volta, attraverso i miei studi umanistici.

Tuttavia, la grande rivelazione e' avvenuta leggendo a tappeto la sua opera e la sua vita, ripartendo da zero con la lente di ingrandimento, studiando e meditando. Questo e' avvenuto in maniera profonda, seria, rigorosa, tre anni fa, dal momento cioe' in cui ho cominciato la mia opera su Perugia che uscira' alla fine di quest'anno per Unicopli. Questo lavoro fa parte della collana "Le citta' letterarie". Ogni citta', le sue vie, i monumenti, abitazioni, angoli, prospettive vengono attraversati dalle scritture di famosi artisti, filosofi , intellettuali.

Per dare un taglio al libro, ho scelto Binni e Capitini come perni fondamentali e complementari su cui aprire la visione di Perugia. Entrambi, nel loro sodalizio e nella loro complementarieta', sono imprescindibili non solo per Perugia, per la loro qualita' eccellente e rivoluzionaria. Potrei indicare alcuni punti della mia grande emozione su Aldo Capitini.

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Appropriarsi di una conoscenza umanistica

Intanto: ricordo che all'inizio del suo percorso formativo, lui sente la necessita' di appropriarsi di una conoscenza umanistica per crearsi interiormente un terreno intellettuale saldo e completo. Questo secondo me e' un gesto fondamentale.

Anch'io a diciott'anni, uscendo dall'Istituto Tecnico Commerciale "Vittorio Emanuele", ho comperato libri di storia, di filosofia, di arte, e mi sono immersa da autodidatta, sola, in questo pozzo delle meraviglie. Quindi capisco molto bene quando Aldo Capitini, in certi passaggi autobiografici, racconta questa esperienza. Questo desiderio di approfondimento culturale dovrebbe essere piu' frequente.

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Perugia: irruenza e mitezza

Il secondo punto che voglio indicare e' la colta e preziosa lettura della citta' di Perugia, sia in Aldo Capitini che in Walter Binni: sentire la citta' in maniera organica. Ogni cellula della citta', che sia pietra, cornice, legno, scultura, e' viva. Entrambi rovesciano una consueta interpretazione edulcorata di Perugia. Certo, l'interpretazione di Aldo Capitini comprende la mitezza: un'energia distesa, non irruente come quella di Walter Binni. La mitezza di Capitini, che in qualche modo mi appartiene, non va fraintesa. L'individuo mite non e' debole.

Dentro il suo equilibrato telaio c'e' una mandorla esistenziale, nucleare, tutta tesa alla congiunzione.

Voglio sostare sul verbo congiungere e sulla lettera del nostro alfabeto che rappresenta questa tensione morale, culturale, sociale: la E. La vocale E congiunge il mio io con il tu... crea il noi. Ha il significato, l'esercizio fortissimo, estenuante, della pazienza. La pazienza e' azione, flessione, ponte, verso l'altra creatura, dialogo, apertura, elaborazione della propria interiorita', della propria identita', e della capacita' di lettura limpida dell'altro. Quando nomino il pronome personale noi, cito anche la comunita', la polis. Accendo il nostro senso di responsabilita' e di eredita'. Questo filo etico congiuntivo alimenta una potente energia creaturale. In questa fede, in questa disposizione esistenziale e sociale, mi sento capitiniana.

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Una tavola comune

Propongo un'altra sosta nel pensiero di Aldo Capitini: i Cos sono stati un'esperienza straordinaria. Manca in questo tempo la palestra viva, fisica del confronto, il piacere di mettere in tavola, in una tavola comune, di cio' che e' comune, idee pensieri domande, nell'umilta' e nel desiderio del dialogo.

Il rapporto vivo comprende la gestualita', lo sguardo, il silenzio comunicante. Il linguaggio e' complesso, va oltre la parola.

Non possiamo fare a meno di questa palestra relazionale, cosi' come ci ha mostrato Capitini.

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Insegnare il si' e il no

Un altro punto fondamentale su cui meditare e' il no di Capitini.

La mitezza non esclude il no.

La negazione e' necessaria.

Maturare scelte e una propria esposizione pubblica.

Dichiarare e praticare la propria postura etica al mondo.

Penso al no di Aldo Capitini nei confronti di Gentile, il suo no contro un corrotto percorso carrieristico: un no asciutto, saldo, fosforescente, rivoluzionario dal costo altissimo. Nessuna seduzione, nessuna dipendenza verso il potere. Il no con una spina dorsale eretta controvento, di eccezionale energia testimoniale.

Insegnare il si' e il no, il no motivato, meditato, scelto, irriducibile - perche' c'e' un'etica irriducibile - a prescindere dal consenso, dal successo, da un compenso economico.

L'attualita' della testimonianza di Aldo Capitini anche in questo punto e' illuminante.

Altro punto che voglio evidenziare nel focalizzare la luce rivoluzionaria di Aldo Capitini e' la sua quotidiana creativita' nel tessere modalita' democratiche per accendere e scuotere la coscienza degli altri, portando frutti all'intera comunita'. Consapevoli delle differenze e delle possibili condivisioni. Un pensiero questo e una pratica che non ammette sublimazione ne' retorica, ma concretezza. Penso ad un altro fondamentale no di Aldo Capitini: alla chiesa cattolica, al battesimo. La sua andatura laica. E' solo nella laicita' l'unica via della nostra convivenza civile.

Un altro occhiello, un'altra cruna di meditazione di Capitini: la compresenza dentro cui si polverizza la separazione tra vivi e morti.

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- Matilde Biagioli: Capitini e' vissuto in un tempo diverso dall'oggi; oggi abbiamo mezzi di comunicazione di massa che riprendono, trasformano, restituiscono in tempi velocissimi: e allora come raccontare Capitini ai ragazzi della scuola di oggi?

- Anna Maria Farabbi: Io credo che la molteplicita' degli strumenti non tolga potenza alla parola orale, alla parola fisica. Ne sono convinta, forse perche' lavoro la poesia, soprattutto dentro di me. Io non credo che i mezzi di comunicazione tolgano significato e tensione alla parola. E' che noi portatori di parola ci siamo indeboliti. Io non colpevolizzo i ragazzi. Faccio una seria autocritica e critica a noi adulti portatori di parola, noi insegnanti, noi scrittrici, giornaliste, noi poeti e poete. Mi riferisco soprattutto a coloro che sono piu' di altri nella radice della parola, e che credono sempre di meno all'efficacia emozionale della parola.

E' chiaro che presentarsi oggi davanti a un coro di trenta ragazzi, ciascuno proveniente da realta' diverse e complesse, farsi ascoltare aprendo un colloquio sensibile, e' davvero impegnativo, estenuante. Mi riferisco non solo ai docenti, ma anche agli scrittori e alle scrittrici che accolgono inviti nelle scuole. Tuttavia una possibile via e' quella di trovare forme espressive e didattiche diverse, fondate sulla fisicita' dell'intensita' emozionale e coinvolgente.

Comunque sia io credo alla trasmissione orale della parola.

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- Matilde Biagioli: Allora come potresti raccontare Capitini?

- Anna Maria Farabbi: Noi scrittori perugini, noi che abbiamo questa ambizione o superbia della scrittura, potremmo esporci nell'andare nelle scuole a raccontare Aldo Capitini, in collaborazione con la Fondazione, rischiando la spietatezza del giudizio e dell'onesta' dei bambini e dei ragazzi.

Se un bambino, dopo aver ascoltato il racconto di uno di noi, all'improvviso si ricordasse della casa di Capitini, della sua parola sotto le campane, al centro, e alzasse lo sguardo verso la torre... basterebbe questo per aver raggiunto un piccolo, significativo approdo.

Dovremmo cominciare a raccontare Aldo Capitini dalle scuole elementari.

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- Matilde Biagioli: Saper fare delle scelte che abbiano questo valore di testimonianza. Io mi sento molto fragile, indebolita da quello che sta succedendo intorno.

- Anna Maria Farabbi: C'e' anche stanchezza: fa parte della nostra natura umana.

C'e' delusione, aspettative disattese, malgrado negli anni si sia molto lavorato.

Nel periodo storico di Aldo Capitini c'erano tanti problemi, economici politici, sociali, culturali, anche diversi da adesso.

Tuttavia sia Capitini che Binni hanno mostrato desiderio, necessita', urgenza del fare, che io condivido. Il fare a qualunque costo, quasi con sforzo eroico, rispettando un progetto interiore.

Prima ancora di dare testimonianza agli altri, rispettare la radice in cui si crede.

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- Matilde Biagioli: E' una questione di senso!

- Anna Maria Farabbi: Walter Binni ammirava il senso di Aldo Capitini: la sua forza interiore nel rovesciare il signifi cato canonico della morte, della separazione. Per Walter Binni, morte e separazione erano una tragedia insormontabile. In Capitini il dolore umano per la morte s'innesta con la via congiuntiva con il creato in una serenita' attiva. Il quotidiano colore della gioia. Il senso della bellezza, la radice della bellezza.

Il senso di Aldo Capitini mi commuove. Mi tiene.

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- Matilde Biagioli: Possiamo essere tutti grandi, ma in lui c'e' il carattere, il temperamento della persona, per cui di Capitini ce n'e' uno.

- Anna Maria Farabbi: La vita e' grande per tutti. Il punto fondamentale e' questo.

Non dobbiamo illuderci nella misura: io sono grande io sono piccola. Anche un maestro e' sempre piccolo rispetto al creato, all'universo.

Il senso di umilta' ha una matrice intellettuale, prima che mistica.

Quello che ci deve far pensare non e' tanto la statura del maestro che e' comunque irraggiungibile, ma il fatto che il pensiero magistrale di Capitini immette il senso di grandezza della vita in tutti. E' la vita che e' grande, la grandezza entra in noi. Ci responsabilizza.

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- Matilde Biagioli: Come comunicare questo valore?

- Anna Maria Farabbi: Narrandolo, narrandolo ai bambini, a chi ne ha bisogno. Chi lo ha deve narrarlo.

Questo valore e' pane.

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- Matilde Biagioli: E questo vale anche per la citta'? Tu prima dicevi del rapporto sia di Binni che di Capitini con le mura, con la citta'... Vedere la citta' oggi, come possiamo rivederla di nuovo? e' bella la citta', ma io non la vedo bella.

Ogni tanto mi dico: ma che bella Perugia! - pero' la devo guardare da lontano, da una certa distanza. Attraverso il corso, penso sempre ai bei negozi storici che adesso non ci sono piu'. Che scelte ci sono dietro? Ci vogliono scelte etiche, politiche. Attraversare una citta' bella ti fa star bene.

- Anna Maria Farabbi: Qui ci sono delle responsabilita' importanti del Comune nello sventrare la memoria artigianale. Guardiamo: ci sono negozi uguali con nessuna identita' e con nessuna storia, in un centro ormai non abitato piu' da famiglie. Ricordo quando c'erano i gruppi di associazionismo, di teatro, cinema...

Ci sono state scelte precise da parte del governo della citta'.

Da anni. La dirigenza politica deve rispondere alle parole della gente. Ciascuno deve rendere conto. Torniamo in prima persona a impegnarci, a partecipare. Fronteggiamo l'orrore, custodendo l'eredita'.

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- Matilde Biagioli: Noi dobbiamo fare i conti con un atteggiamento di delega che viene da lontano.

- Anna Maria Farabbi: A Perugia la cultura dello Stato Pontificio ha dominato per secoli. Ma e' pur vero che i perugini hanno distrutto tre volte la sua fortezza.

Se e' vero quello che dici, se e' vera la carie che ci ammala, deve essere piu' vera la forza della resurrezione.

Quella tenacia ostinata risorgimentale perugina e' tanto cara a Capitini e Binni.

Non delego la mia responsabilita' verso la citta' dal punto di vista del dialetto, contrastando il suo svilimento, i facili entusiasmi al bozzettismo, a volte volgare e maschilista. Il dialetto e' un cordone ombelicale non solo linguistico che ci riporta alla memoria del tutto.

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- Matilde Biagioli: Capitini che rapporto aveva col dialetto?

- Anna Maria Farabbi: Tutto quello che conosco di Aldo Capitini e' in lingua italiana.

Vorrei aggiungere un pensiero: il significato della poesia, valore condiviso tra Capitini e Binni. La poesia non e' un fatto tecnicistico e estetico, implica un senso integrale esistenziale e etico. Fare parola interiormente, sentendo biologicamente e intellettualmente la potenza espressiva.

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- Matilde Biagioli: Io non conoscevo la poesia di Capitini, e' per me una scoperta recente.

- Anna Maria Farabbi: Capitini e' stato poco apprezzato come poeta. Binni ha fatto molto per valorizzare la sua poesia.

A me interessa molto vivere la parola con il corpo, l'interezza.

Significa fare poesia oltre la propria scrittura, vivere il progetto dell'espressione verbale anche con il corpo, con le proprie scelte quotidiane, con onesta', umilta', costante concentrazione e attenzione. Condivido la sua poiesis.

Ho studiato autori/trici che hanno praticato la poesia solo da un punto di vista tecnico e anche da loro ho imparato.

Tuttavia, mi fermo commossa, in meditazione e in studio verticale, sull'opera di maestri e maestre, che hanno praticato l'interezza. In loro non c'e' scissione tra biografi a e opera.

Abbiamo bisogno in questa societa' di persone intere, non scisse, senza mutevoli, inafferrabili, molteplici facce. Onesta' e limpidezza!

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- Matilde Biagioli: E il coraggio no?

- Anna Maria Farabbi: Oltre il coraggio. In una pratica di vita irreversibile, non basata su scelte mentali sacrificali, ma con coerenza naturale.

Malgrado le conseguenze.

Il coraggio non basta, il coraggio finisce. Occorre un senso.

Non necessariamente trascendentale.

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- Matilde Biagioli: A proposito della laicita' di Capitini, che cosa dici?

- Anna Maria Farabbi: Condivido pienamente la laicita' di Aldo Capitini. E' immersa nello stato permanente della congiunzione, sentendo il creato e accogliendo il mistero del creato. Mi interessa il suo pensiero e la sua opera quando va a fondo di tutte le religioni, trovando terra comune, e nel profondo del profondo, spazzando via tutte le sovrastrutture delle chiese, dei dogmatismi. Rendendosi libero da tutto, entra in questo bulbo profondo e agisce nel dialogo. Il mistero fa parte del dialogo, rimanendo nella natura laica.

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- Matilde Biagioli: Io, senza saperlo spiegare, sento la parola "compresenza" che mi risuona dentro non in modo intellettualizzato. La sento forte!

- Anna Maria Farabbi: E' un sentire che diventa biologico, un verbo biologico come dicevo nel recente convegno organizzato su Walter Binni, all'Universita' degli Stranieri.

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- Matilde Biagioli: Quelle parole con le quali giocavi al convegno! Avevi detto: un verbo biologico in un corpo acceso di spiritualita'; e poi: offerta come necessita' laica di redistribuzione culturale.

- Anna Maria Farabbi: Io lavoro sulle parole. Dentro il sentire biologico. Per lungo tempo ho lavorato dentro le viscere di questa parola. Ora ci abito. C'e' differenza tra sentire e pensare. Ho fatto esperienza con i sordi, con i non vedenti e ipovedenti. Quando usiamo il verbo sentire spesso lo usiamo in maniera distratta. Un cieco quando pronuncia il verbo sentire davvero accende il suo corpo. Ho scritto cose su questa mia esperienza. Spesso ne ho parlato pubblicamente.

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- Matilde Biagioli: Mi viene in mente il mio medico antroposofo, il quale parlava dei sensi, e diceva che oltre i sensi classici ci sono altri nove sensi, e poi c'e' la questione del linguaggio (per esempio: il senso di Smilla per la neve...). Io capisco cosi' quello che dici tu. Ma quando tu usi la parola canto...

- Anna Maria Farabbi: Gli uccelli cantano, anonimi, ridistribuendo in aria la propria espressione che e' anche comunicazione. Il canto prescinde dalla pubblicazione, e' estraneo alla referenzialita', al successo. Penso alla tradizione orale della poesia. A quella concentrazione e gioia che congiunge il flusso espressivo dell'io profondo al tu, al cosmo.

Una poesia non si recita. Non si dice, si canta perche' nel canto c'e' una struttura musicale, una gestione del respiro, una modulazione interna che e' differente dal dire la poesia.

Credo che i poeti dovrebbero tornare a cantare la poesia ovunque, sulla piazza, tra la gente, strappare l'ascolto nella giungla dei supermercati. Lavorando con voce emozionante.

Ne sono convinta. Parlando spesso con poeti e scrittori noti ho lanciato questa proposta: se fate letture, rassegne, in supermercati, chiamatemi, in qualunque parte d'Italia.

La prendono come uno scherzo. Invece io credo che sia necessario buttare semi come i contadini, lasciando definitivamente l'aristocrazia della pagina, dei templi consacrati. Uscire all'aperto.

Rimanere nel filo del canto, ovunque comunque, davanti al foglio bianco, davanti al corpo di un'analfabeta, di un qualunque paesaggio.

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- Matilde Biagioli: Sono d'accordo anch'io, ma non solo sulla parola. C'e' qualcosa che non ha funzionato.

- Anna Maria Farabbi: Nella musica Luigi Nono, Maderna, altri con loro, andavano nelle fabbriche e facevano concerti.

Combattere la desertificazione. Non abitare negli agi del tempio. Praticare l'incontro e il confronto ovunque, con l'umilta' di andare in luoghi in cui non mi si riceve, non mi si riconosce.

Per questo sono stata a Rebibbia tra le ergastolane analfabete.

Si ha tutto da imparare.

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- Matilde Biagioli: Attualmente una provocazione quando diventa ripetizione non e' piu' provocazione.

- Anna Maria Farabbi: Io non voglio fare provocazione. Ho lavorato negli anni ottanta con artisti di strada. Mi hanno insegnato il rigore e l'eccellenza della loro qualita' espressiva. Il loro lavoro deve rapportarsi con gente distratta. Devono fermare le persone, che hanno fretta.

Stare in un angolo del mondo e offrire il proprio canto, esporlo con precisione e gioia.

 

6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Martin Benedikter (a cura di), Le trecento poesie T'ang, Einaudi, Torino 1961, Mondadori, Milano 1972, pp. 344.

- Girolamo Mancuso (a cura di), Poesie cinesi d'amore e di nostalgia, Newton Compton, Roma 1995, pp. 160.

 

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LE DUE ROSE

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La Rosa rossa contro la guerra

La Rosa bianca contro il nazismo

Per la pace e i diritti umani

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 6 del 12 dicembre 2015