[Nonviolenza] Telegrammi. 2186
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- Date: Fri, 4 Dec 2015 00:56:31 +0100 (CET)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2186 del 4 dicembre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Con gli occhi aperti. Ancora una lettera al presidente del Consiglio dei ministri
2. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre
3. Hic et nunc, quid agendum
4. Anpi, Cgil, Cisl, Uil: Per un'irriducibile volonta' di pace
5. Pax Christi Italia: Costruire il Giubileo della pace
6. Tonio Dell'Olio: Le mamme di Mare Nostrum
7. Gino Strada: aboliamo insieme la guerra
8. In memoria di Hannah Arendt, di Marie Bonneval, di Giuseppe Antonio Borgese, di Giovanni Calabria, di Guido Calogero, di Onorato Damen, di Carlos Franqui, di Duccio Galimberti, di Vincenzo Giovanni Giusto, di Karen Horney, di Nilde Iotti, di Giorgio Issel, di Vasilij Kandinskij, di Omar Khayyam, di Joseph Ki-Zerbo, di Emilio Lussu, di Alberto Manzi, di Aldo Mieli, di Camillo Olivetti, di Pier Pettinaio, di Angelo Maria Ripellino, di Pedro Salinas, di Frank Zappa
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'
1. LETTERE. CON GLI OCCHI APERTI. ANCORA UNA LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
se volessimo vedere quel che ai nostri occhi appare, saremmo ben in grado di capire che per contrastare e sconfiggere il terrorismo globale dell'Isis la guerra aerea attuale che provoca ulteriori stragi e devastazioni e' peggio che inutile, e che in primo luogo occorrerebbe promuovere la pace in Siria e in Libia (e non solo) ricostituendo la sovranita' territoriale e le articolazioni amministrative, le strutture e le funzioni essenziali, di un ordinamento giuridico non totalitario, ovvero la presenza degli stati che le guerre euroamericane hanno destrutturato scommettendo sul fatto che il caos e la barbarie fossero giovevoli ai disegni economici e politici dei governi occidentali (e naturalmente e' avvenuto quel che sempre avviene quando si allevano mostri). Mi sembra che di questo anche lei sia consapevole.
*
Per contrastare il terrorismo globale dell'Isis occorre un'operazione di polizia internazionale guidata dall'Onu, ma perche' essa possa darsi e' prerequisito essenziale che l'alleanza euroamericana cessi di fare la guerra, di commettere stragi, di eseguire e alimentare crimini contro l'umanita', di agire come dittature imperiali terroriste e di favoreggiare altri regimi e poteri criminali dittatoriali e terroristi. Mi sembra che anche di questo lei sia consapevole.
*
Se volessimo vedere quel che ai nostri occhi appare, saremmo ben in grado di capire che l'Isis esiste innanzitutto grazie al primario sostegno della Turchia e dell'Arabia Saudita.
E' la Turchia che offre al territorio controllato dall'Isis l'unico canale reale e sostanziale di approvvigionamento e di scambio di merci: il confine con la Turchia e' l'unica via aperta di ingresso e di uscita per e dai territori che l'Isis controlla, l'unica effettiva via di transito di tutti i rifornimenti materiali e di tutti i membri dell'organizzazione terrorista.
Ed e' in Arabia Saudita che e' gia' al potere il regime totalitario e schiavista che i terroristi dell'Isis impongono nei territori che controllano, il modello di societa' cui si ispirano.
Per contrastare il terrorismo globale dell'Isis occorre contrastare con adeguati strumenti diplomatici, politici ed economici i regimi e le politiche al potere in Turchia e in Arabia Saudita, che del terrorismo dell'Isis sono gli evidentissimi complici e protettori, finanziatori e ispiratori.
A questo impegno vorrei esortarla.
*
Se volessimo vedere quel che ai nostri occhi appare, saremmo ben in grado di capire che per contrastare il terrorismo occorre innanzitutto disarmare tutti gli assassini, e per disarmare realmente tutti gli assassini occorre cessare di produrre e di mettere in circolazione le armi con cui si realizzano le stragi e si sostengono le dittature, le mafie, tutti i poteri e gli apparati uccisori.
A questo impegno vorrei esortarla.
*
Se volessimo vedere quel che ai nostri occhi appare, saremmo ben in grado di capire che il terrorismo si contrasta con la pace e la democrazia, con gli aiuti umanitari per salvare tutte le vittime, con un'operazione di polizia che e' l'esatto contrario della guerra, con il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, con politiche nonviolente che abbiano come fine primario il bene comune dell'umanita'.
A questo impegno vorrei esortarla.
*
Se aprissimo gli occhi vedremmo che ogni vittima ha il volto di Abele.
Se aprissimo gli occhi vedremmo che solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
*
Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
l'Italia revochi immediatamente le forniture militari ai regimi dittatoriali, belligeranti e complici del terrorismo come l'Arabia Saudita.
L'Italia si adoperi nell'Unione Europea per un'immediata, concreta, efficace azione comune affinche' il governo della Turchia desista dalla sua attuale politica violatrice dei diritti umani e complice del terrorismo.
L'Italia cessi di partecipare alle guerre ed alle coalizioni che guerre e stragi preparano, fomentano, alimentano, commettono.
L'Italia soccorra, accolga ed assista tutte le vittime in fuga dalle guerre e dalle dittature, dalla fame e dalle devastazioni, ed abolisca quindi immediatamente le sciagurate misure razziste attualmente vigenti nel nostro paese.
Ogni vita umana e' un valore infinito. Non esistono guerre giuste. Salvare le vite e' il primo dovere di ogni persona, di ogni organizzazione sociale, di ogni ordinamento giuridico.
Forte del dettato, del mandato della Costituzione della Repubblica italiana, si opponga coerentemente e concretamente alla guerra, alle stragi, al terrore: con la scelta della pace, con la forza della democrazia, con il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, con il riconoscimento dei diritti di tutti gli esseri umani, con la politica necessaria e urgente per l'umanita' intera: la politica della nonviolenza.
*
Egregio presidente del Consiglio dei ministri,
in questi giorni lei ha piu' volte espresso la convinzione che occorre opporsi alla barbarie promuovendo la cultura (in primo luogo il diritto universale all'istruzione, in primo luogo la difesa dei diritti delle bambine e dei bambini); che occorre opporsi al terrore promuovendo il rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; che la guerra e le stragi di cui essa consiste non sono mai la via giusta; che occorre operare per la pace, la democrazia, la giustizia sociale, la legalita' che salva le vite. Questo sentire e' certamente condiviso da ogni persona sollecita del pubblico bene.
Ma tragicamente l'azione reale del governo da lei presieduto non e' ancora ispirata a questi giusti convincimenti, ed anzi per piu' versi li viola orribilmente.
Renda coerenti il suo dire e il suo fare. Impegni il suo governo ad agire con gli occhi aperti. Collochi l'Italia dalla parte della pace, dalla parte delle vittime, dalla parte dell'umanita'.
Ringraziandola per l'attenzione, distinti saluti ed auguri di ogni bene.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"
Viterbo, 3 dicembre 2015
2. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni uccisione e' un crimine.
Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.
Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.
A tutti i terrorismi occorre opporsi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.
Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.
La guerra e' un crimine contro l'umanita'.
Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.
Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.
A tutte le guerre occorre opporsi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.
La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.
Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.
Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.
Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
La violenza assassina si contrasta salvando le vite.
La pace si costruisce abolendo la guerra.
La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.
La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Cominci l'Italia.
Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.
Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.
Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.
Cominci l'Italia cessando di produrre armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.
Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.
Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.
Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.
Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Ogni vittima ha il voto di Abele.
Alla barbarie occorre opporre la civilta'.
Alla violenza occorre opporre il diritto.
Alla distruzione occorre opporre la convivenza.
Al male occorre opporre il bene.
Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM
Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.
Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.
Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.
Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.
Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.
Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.
In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.
In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.
In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.
L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.
L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
4. DOCUMENTAZIONE. ANPI, CGIL, CISL, UIL: PER UN'IRRIDUCIBILE VOLONTA' DI PACE
[Riceviamo e diffondiamo]
Ci rivolgiamo, con profonda preoccupazione, alle cittadine e ai cittadini italiani, ai Parlamentari, al Governo, alle alte cariche dello Stato.
Si e' di fatto creata una drammatica situazione mondiale, foriera di possibili disastri per tutti. Il terrorismo colpisce e minaccia nelle forme piu' barbare, cercando di creare una situazione di insicurezza totale. A questo si uniscono tensioni e vicende non meno premonitrici di tempesta.
Siamo sull'orlo di un baratro da cui, in altri tempi, sono scaturiti orrore, morte e guerre.
Assistiamo ad un'accelerazione di incontri, accordi, azioni, dallo sfondo preminentemente militare, che evidenziano un pericolosissimo accantonamento del primo e fondamentale obiettivo di chi deve decidere sulle sorti del mondo: la politica della pace, l'esigenza di affrontare le questioni alla radice, di aver chiaro il quadro delle parti in campo, di avviare rapporti e risoluzioni, anche dure, in campo diplomatico, e soprattutto la necessita' di considerare come strumento fondamentale per la risoluzione delle controversie e dei problemi internazionali, l'intesa leale e sincera fra tutti i Paesi che intendono seriamente combattere e sconfiggere, in ogni sua forma, la violenza.
Ma per fare questo occorre trasparenza e una irriducibile volonta' di pace, sottratta ad ogni interesse personalistico e nazionalista.
L'Isis e' un nemico che in troppi hanno sottovalutato, e perfino favorito fornendo direttamente o indirettamente gli armamenti. Ebbene, e' ora di assumersi - prima che si sparga altro sangue innocente - l'impegno di un grande lavoro di riflessione responsabile e culturalmente approfondita, e di un contrasto all'espandersi di fenomeni di estrema gravita' che risponda ad unita' e concordanza piena sugli elementi fondanti della civilta'.
A chi semina orrore e barbarie bisogna rispondere con la forza della ragione e dei valori fondamentali, che traggono la prima fonte di ispirazione dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, scaturita proprio dalla terribile esperienza della seconda guerra mondiale.
Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale Anpi
Susanna Camusso, Segretaria Generale Cgil
Annamaria Furlan, Segretaria Generale Cisl
Carmelo Barbagallo, Segretario Generale Uil
5. DOCUMENTAZIONE. PAX CHRISTI ITALIA: COSTRUIRE IL GIUBILEO DELLA PACE
[Riceviamo e diffondiamo]
No al clima di guerra e alla chiamata alle armi.
Si' alla lotta per il bene e a una politica attiva di pace.
Costruire il Giubileo della pace, profezia di nuova umanita'
*
Pax Christi Italia, presente in questi giorni a Parigi per la Cop21 con una nutrita delegazione giovanile armata dell'enciclica "Laudato si'", propone questo appello all'inizio del Giubileo della misericordia che,come ha evidenziato papa Francesco in Africa, diventa per tutti un Giubileo del disarmo, della giustizia e della riconciliazione.
Pax Christi Italia si oppone alla generale chiamata alle armi promossa in tutta Europa da organi di stampa, governi e forze politiche che pensano di bloccare le guerre del terrorismo col terrorismo di guerre che, come si e' visto (e come e' stato riconosciuto anche dai loro promotori), hanno alimentato nuove violenze e nuove guerre.
Cosa e' rimasto di tante iniziative belliche? Morti, rovine, sfollati, profughi, migrazioni forzate, tratta delle persone, milizie armate, terrorismo diffuso e "tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi", ha esclamato il papa il 19 novembre.
"Nel contesto della comunicazione globale", ha detto il papa a Sarajevo nel giugno scorso, "si percepisce un clima di guerra. C'e' chi questo clima vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civilta', e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi". Per questo, giorni fa ha esclamato: "coloro che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti", aggiungendo, poi: "le guerre sono un'industria, un affare di armi, un peccato, distruggono l'umanita'... Si devono fermare".
Quella che stiamo vivendo non e' una guerra dell'Islam contro l'Occidente. Il terrore e' da tempo pane quotidiano per milioni di persone in Medio Oriente e in varie parti del mondo, e colpisce soprattutto i musulmani. Il 90% delle vittime del terrorismo islamista si verifica in Iraq, Siria, Pakistan, Afghanistan, Nigeria, Somalia, Tunisia, Mali, Libia, Libano, Egitto, nel centro e nel nord d'Africa dove l'Europa manda armi e dove l'Italia coi suoi traffici sta violando la legge 185/90, ormai depotenziata e svuotata di significato. Lo testimoniano i dati della Rete Italiana Disarmo e di altre istituzioni.
L'Italia vende e permette la vendita di armi, ad esempio, all'Arabia Saudita (che sta bombardando lo Yemen e che ospita finanziatori del sedicente stato islamico), al Qatar, alle monarchie del Golfo, al Kuwait, alla Siria, all'Iraq, alla Turchia, all'Algeria, all'Egitto, al Marocco, alla Libia... ed e' alleata di regimi vicini ai terroristi.
Ora, ai bombardamenti di Usa, Russia e Francia (e al sostegno armato dell'Italia), si aggiungono quelli della Germania e dell'Inghilterra. Molti, troppi sono corresponsabili delle violenze di una guerra mondiale che sembra inarrestabile e che e' diventata parte integrante dell'economia e della politica.
Una politica di pace con mezzi di pace non e' passiva ma e' lotta per il bene e per la civilta' del diritto, e' gestione e superamento dei conflitti.
Si puo' vincere il male con il bene.
Occorre, anzitutto, eliminare ogni complicita' con i terroristi.
Non si puo' nutrire il male che si dice di combattere.
E non si spegne il fuoco gettandovi benzina in continuazione.
1. Smettiamo di armare le guerre con gli "affari insensati" delle armi. Diamo inizio a un embargo planetario o a una moratoria internazionale che imponga il divieto assoluto di vendere armi.
2. Scardiniamo l'architettura finanziaria del califfato e dei suoi alleati. Blocchiamo il commercio clandestino di petrolio (che frutta all'Isis un milione e mezzo di dollari al giorno). Fermiamo le elargizioni di denaro e i flussi di armi e denaro.
3. Ridiamo all'Onu un ruolo centrale nel processo di pace in Siria e Iraq e affidiamo al Tribunale penale internazionale la valutazione e il giudizio dei crimini contro l'umanita'.
4. Costruiamo una politica euro-mediterranea di vera cooperazione e di sicurezza comune.
5. Promuoviamo un'opera di educazione ai conflitti nelle scuole e nelle citta' preparando anche le condizioni per una Difesa civile nonviolenta.
6. Sviluppiamo il dialogo interreligioso senza diplomazie generiche ma con buone pratiche sociali e momenti di festa, curando una spiritualita' dell'incontro che faccia emergere la sostanza disarmata e disarmante della propria fede.
Non lasciamo solo papa Francesco nella sua denuncia! All'inizio del "Giubileo della misericordia", seguiamo il suo invito a "chiedere la grazia del pianto per questo mondo che non riconosce la strada della pace. Che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla".
Dopo il convegno ecclesiale di Firenze, le comunità cristiane possono vivere il Giubileo della misericordia come Giubileo della giustizia e della pace, come profezia di nuova umanita'.
Pax Christi Italia
Firenze, 2 dicembre 2015
6. UNA SOLA UMANITA'. TONIO DELL'OLIO: LE MAMME DI MARE NOSTRUM
[Dalla newsletter quotidiana "Mosaico dei giorni".
Tonio Dell'Olio e' infaticabile animatore di tante iniziative nonviolente e prosecutore dell'opera di Tonino Bello. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Tonio Dell'Olio (Bisceglie, 6 febbraio 1960) e' un presbitero italiano. E' membro dell'ufficio di presidenza e responsabile del settore internazionale di Libera - associazioni nomi e numeri contro le mafie. Fa parte della Pro Civitate Christiana di Assisi. E' stato coordinatore nazionale (1993-2005) e membro del consiglio nazionale (1993-2009) di Pax Christi - movimento cattolico internazionale per la pace. Attualmente e' membro del direttivo del Cipax (Centro Interconfessionale per la pace). Suoi scritti sono apparsi su numerose testate, tra cui Jesus, Famiglia Cristiana, Micromega, Aggiornamenti Sociali, Carta, Confronti, Rinascita, Solidarieta' Internazionale. Per il quindicinale Rocca cura Camineiro. Ha scritto editoriali per il quotidiano Liberazione. E' redattore di Mosaico di Pace - rivista promossa da Pax Christi e fondata da don Tonino Bello, di cui e' stato direttore. Per questo mensile pubblica una rubrica quotidiana online dal titolo Mosaico dei giorni. Per la Emi (Editrice Missionaria Italiana) dirige la collana Zoom Italia. Sacerdote della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, fra il 1985 e il 1993 ha avuto modo di collaborare con Antonio Bello, meglio conosciuto come don Tonino (Alessano, 18 marzo 1935 - Molfetta, 20 aprile 1993), vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. E' stato cappellano del carcere di massima sicurezza di Trani (Ba) e in quel contesto ha approfondito sul campo le dinamiche legate alla cultura delinquenziale e alle grandi famiglie criminali. Ha operato in quartieri segnati da degrado e marginalita' come i Quartieri Spagnoli di Napoli, dedicandosi ai minori e al recupero dei tossicodipendenti, anche attraverso la fondazione del Centro Giovanile Metropolis a Bisceglie nel 1987. Diventato coordinatore di Pax Christi nel 1993, e' stato tra i promotori di molte campagne, attivita' e iniziative sui temi dell'economia di giustizia e del disarmo. Ha coordinato, tra le altre, la mobilitazione per la difesa della legge 185/90 per il controllo del commercio delle armi, e' stato portavoce della Campagna per la pace in Sudan, ha contribuito a costituire la Rete Disarmo ed e' stato tra i promotori della Campagna Italiana contro le Mine. Ha organizzato incontri e momenti di dialogo tra rappresentanti di diverse tradizioni religiose come contributo delle fedi alla costruzione della pace, fra cui il forum "Il cammino di liberazione delle fedi del Mediterraneo" tenutosi a Bari nel dicembre 2005. Ha contribuito all'organizzazione di molte mobilitazioni in difesa dei diritti umani, contro la guerra e per il disarmo. Come membro del direttivo della Tavola della Pace, ha contribuito a organizzare le edizioni dell'Assemblea dell'Onu dei popoli e la Marcia per la pace Perugia-Assisi dal 1993. Come responsabile dell'area internazionale di Libera, partecipa a incontri internazionali anche presso le istituzioni comunitarie europee e presso le Nazioni Unite (in particolare l'agenzia United Nations Office Drugs and Crime) dove a Libera e' riconosciuto lo status consultivo. In questo contesto nel 2007 ha tenuto una relazione sul contributo della societa' civile nel contrasto alla criminalita' organizzata. Ha contribuito a dar vita a Medlink, una rete di associazioni italiane impegnate nel tessere intrecci e reti di conoscenza, di scambio e di promozione dei diritti nel bacino del Mediterraneo con altre realta' della societa' civile. Ha promosso la costituzione di una rete europea di organizzazioni di societa' civile contro le mafie denominata Flare - Freedom Legality And Rights in Europe. Ha dato vita a una rete latinoamericana per la legalita' e contro la criminalita' organizzata denominata Alas - America Latina Alternativa Social. Attualmente il network comprende organizzazioni e coordinamenti di Argentina, Brasile, Ecuador, Colombia, Messico, Guatemala e Honduras. Libri: Dell'Olio ha pubblicato per le Edizioni Paoline Parola a rischio: alla scuola di Bartimeo (2005), pubblicato anche in Francia col titolo A l'ecole de Bartimee e per la Emi ha pubblicato Pace nella collana Le parole delle fedi (2009). Ha inoltre contribuito a Dizionario di teologia della pace (Edb 1997), New global (Zelig 2003), Il coraggio di cambiare (Cittadella 2004), No alla guerra (Piemme 2005), Quaderno africano (Frassinelli 2005), Strappare un abbraccio difficile (Cittadella 2006), Quando la coscienza non e' addormentata (Cittadella 2008), Chiesa del Concilio dove sei? (Cittadella 2009), Quale sicurezza nella citta' degli uomini (Cittadella 2010), e scritto le prefazioni di Profeta... abbastanza (di Tonino Bello, La Meridiana), Nei sandali degli ultimi (N. Capovilla ed E. Tusset, Paoline 2005), Per una solidarieta' intelligente (A. Sala, Emi 2007), Il fuoco della pace (T. Bello, Romena 2007), Gli Africani salveranno Rosarno (a cura di A. Mangano, Terrelibere.org 2009), Tutta colpa di Robben (N. Tanno, Ensemble 2012), Disturbare il manovratore (S. Magarelli, Emi 2013), Siciliani si diventa (U. Di Maggio, Coppola Ed. 2013), Marcelo di fronte ad un mondo di banchieri e guerrafondai (Wim Dierckxsens, ed. autorinediti, 2013), Anche Dio lavora e noi non gli mettiamo i contributi (A. Armenante, Areablu ed. 2014)"]
Sono le mamme dei desaparecidos di casa nostra o meglio di "mare nostrum". Sono le madri delle migliaia di migranti che, spinti dalla disperazione, sono partiti dal Nordafrica senza mai raggiungere l'altra riva, l'altro approdo. Persone che per noi rischiano di essere solo numeri: 24.000 dal 2000 al 2014, piu' di 2.800 in quest'anno ancora in corso.
Per le madri non possono essere numeri e per questo hanno deciso di apprendere la lezione argentina delle Madres de Plaza de Mayo. Ogni giovedi' si incontreranno dalle 18 alle 19 in una piazza di Roma, Palermo, Torino e Messina per girare in tondo in silenzio lasciando parlare solo i volti delle foto dei loro figli desaparecidos.
Una provocazione alle nostre coscienze e a quelle dell'Europa intera che non consente corridoi umanitari, che considera le merci piu' importanti delle persone, che non riesce ad adottare misure in grado di salvare vite umane. Preferisce lasciarle in balia delle mafie che ringraziano e lucrano sulla pelle dei piu' poveri tra i poveri.
Non ci pare che finora ci sia stato alcun tg a parlarne e per questo vogliamo contribuire a dare voce al loro silenzio dignitoso che chiede semplicemente pieta' e giustizia, memoria e solidarieta', oppure soltanto una lacrima. Con cuore di madre.
7. I COMPITI DELL'ORA. GINO STRADA: ABOLIAMO INSIEME LA GUERRA
[Dal sito del quotidiano "Avvenire" riprendiamo il seguente intervento dal titolo "Gino Strada: aboliamo insieme la guerra", l'occhiello "Il discorso del fondatore di Emergency" e il sommario "L'articolo di questa pagina, affidato in esclusiva ad "Avvenire" nella sua versione integrale, e' il discorso pronunciato ieri dal fondatore di "Emergency", Gino Strada, ricevendo al Parlamento svedese il "Right Livelihood Award", considerato il premio per la pace alternativo al Nobel. Il premio e' stato conferito a Strada, 67 anni, chirurgo, nato a Sesto San Giovanni, "per la sua grande umanita' e la sua capacita' di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell'ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra". Il "Rla" mira a "onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo", ed e' la prima volta che viene dato a un italiano. Emergency e' un'associazione fondata nel 1994 per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di qualita' alle vittime di guerre, mine antiuomo e poverta'. Dalla sua nascita ha curato oltre 6 milioni di persone in 16 Paesi"]
Io sono un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili. A Quetta, la citta' pakistana vicina al confine afgano, ho incontrato per la prima volta le vittime delle mine antiuomo. Ho operato molti bambini feriti dalle cosiddette 'mine giocattolo', piccoli pappagalli verdi di plastica grandi come un pacchetto di sigarette. Sparse nei campi, queste armi aspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochi per un po', fino a quando esplodono: una o due mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Bambini senza braccia e ciechi. Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime e l'aver visto tali atrocita' mi ha cambiato la vita.
Mi e' occorso del tempo per accettare l'idea che una 'strategia di guerra' possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi, i bambini e la mutilazione dei bambini del 'Paese nemico'. Armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della societa' un terribile peso. Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili.
Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1.200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini. E' quindi questo 'il nemico'? Chi paga il prezzo della guerra?
Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il 60% nella seconda. E nei 160 e piu' 'conflitti rilevanti' che il pianeta ha vissuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, con un costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afgano. Lavorando in regioni devastate dalle guerre da ormai piu' di 25 anni, ho potuto toccare con mano questa crudele e triste realta' e ho percepito l'entita' di questa tragedia sociale, di questa carneficina di civili, che si consuma nella maggior parte dei casi in aree in cui le strutture sanitarie sono praticamente inesistenti.
Negli anni, Emergency ha costruito e gestito ospedali con centri chirurgici per le vittime di guerra in Ruanda, Cambogia, Iraq, Afghanistan, Sierra Leone e in molti altri Paesi, ampliando in seguito le proprie attivita' in ambito medico con l'inclusione di centri pediatrici e reparti maternita', centri di riabilitazione, ambulatori e servizi di pronto soccorso. L'origine e la fondazione di Emergency, avvenuta nel 1994, non deriva da una serie di principi e dichiarazioni. E' stata piuttosto concepita su tavoli operatori e in corsie d'ospedale. Curare i feriti non e' ne' generoso ne' misericordioso, e' semplicemente giusto. Lo si deve fare.
In 21 anni di attivita', Emergency ha fornito assistenza medico-chirurgica a oltre 6,5 milioni di persone. Una goccia nell'oceano, si potrebbe dire, ma quella goccia ha fatto la differenza per molti. In qualche modo ha anche cambiato la vita di coloro che, come me, hanno condiviso l'esperienza di Emergency. Ogni volta, nei vari conflitti nell'ambito dei quali abbiamo lavorato, indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che l'uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime e' la sola verita' della guerra.
Confrontandoci quotidianamente con questa terribile realta', abbiamo concepito l'idea di una comunita' in cui i rapporti umani fossero fondati sulla solidarieta' e il rispetto reciproco. In realta', questa era la speranza condivisa in tutto il mondo all'indomani della seconda guerra mondiale.
Tale speranza ha condotto all'istituzione delle Nazioni Unite, come dichiarato nella Premessa dello Statuto dell'Onu: "Salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanita', riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignita' e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole". Il legame indissolubile tra diritti umani e pace e il rapporto di reciproca esclusione tra guerra e diritti erano stati inoltre sottolineati nella Dichiarazione universale dei diritti umani, sottoscritta nel 1948. "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignita' e diritti" e il "riconoscimento della dignita' inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della liberta', della giustizia e della pace nel mondo".
70 anni dopo, quella Dichiarazione appare provocatoria, offensiva e chiaramente falsa. A oggi, non uno degli Stati firmatari ha applicato completamente i diritti universali che si e' impegnato a rispettare: il diritto a una vita dignitosa, a un lavoro e a una casa, all'istruzione e alla sanita'. In una parola, il diritto alla giustizia sociale. All'inizio del nuovo millennio non vi sono diritti per tutti, ma privilegi per pochi. La piu' aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani e' la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani.
Vorrei sottolineare ancora una volta che, nella maggior parte dei Paesi sconvolti dalla violenza, coloro che pagano il prezzo piu' alto sono uomini e donne come noi, nove volte su dieci. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Solo nel mese di novembre 2015, sono stati uccisi oltre 4.000 civili in vari Paesi, tra cui Afghanistan, Egitto, Francia, Iraq, Libia, Mali, Nigeria, Siria e Somalia. Molte piu' persone sono state ferite e mutilate, o costrette a lasciare le loro case. In qualita' di testimone delle atrocita' della guerra, ho potuto vedere come la scelta della violenza abbia - nella maggior parte dei casi - portato con se' solo un incremento della violenza e delle sofferenze. La guerra e' un atto di terrorismo e il terrorismo e' un atto di guerra: il denominatore e' comune, l'uso della violenza.
Sessanta anni dopo, ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai piu' importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russel-Einstein: "Metteremo fine al genere umano o l'umanita' sapra' rinunciare alla guerra?". E' possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano? Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. E' vero, ma cio' non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, ne' possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro. Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare.
Come medico, potrei paragonare la guerra al cancro. Il cancro opprime l'umanita' e miete molte vittime: significa forse che tutti gli sforzi compiuti dalla medicina sono inutili? Al contrario, e' proprio il persistere di questa devastante malattia che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per prevenirla e sconfiggerla. Concepire un mondo senza guerra e' il problema piu' stimolante al quale il genere umano debba far fronte. E' anche il piu' urgente. Gli scienziati atomici, con il loro Orologio dell'apocalisse, stanno mettendo in guardia gli esseri umani: "L'orologio ora si trova ad appena tre minuti dalla mezzanotte perche' i leader internazionali non stanno eseguendo il loro compito piu' importante: assicurare e preservare la salute e la vita della civilta' umana".
La maggiore sfida dei prossimi decenni consistera' nell'immaginare, progettare e implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino alla completa disapplicazione di questi metodi. La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non e' la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente. L'abolizione della guerra e' il primo e indispensabile passo in questa direzione. Possiamo chiamarla 'utopia', visto che non e' mai accaduto prima. Tuttavia, il termine utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilita' non ancora esplorata e portata a compimento. Molti anni fa anche l'abolizione della schiavitu' sembrava 'utopistica'.
Nel XVII secolo, 'possedere degli schiavi' era ritenuto 'normale', fisiologico. Un movimento di massa, che negli anni, nei decenni e nei secoli ha raccolto il consenso di centinaia di migliaia di cittadini, ha cambiato la percezione della schiavitu': oggi l'idea di esseri umani incatenati e ridotti in schiavitu' ci repelle. Quell'utopia e' divenuta realta'. Un mondo senza guerra e' un'altra utopia che non possiamo attendere oltre a vedere trasformata in realta'. Dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra e' una necessita' urgente e un obiettivo realizzabile. Questo concetto deve penetrare in profondita' nelle nostre coscienze, fino a che l'idea della guerra divenga un tabu' e sia eliminata dalla storia dell'umanita'.
Ricevere il Premio Right Livelihood Award incoraggia me personalmente ed Emergency nel suo insieme a moltiplicare gli sforzi: prendersi cura delle vittime e promuovere un movimento culturale per l'abolizione della guerra. Approfitto di questa occasione per fare appello a voi tutti, alla comunita' dei colleghi vincitori del Premio, affinche' uniamo le forze a sostegno di questa iniziativa. Lavorare insieme per un mondo senza guerra e' la miglior cosa che possiamo fare per le generazioni future.
8. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI HANNAH ARENDT, MARIE BONNEVAL, DI GIUSEPPE ANTONIO BORGESE, DI GIOVANNI CALABRIA, DI GUIDO CALOGERO, DI ONORATO DAMEN, DI CARLOS FRANQUI, DI DUCCIO GALIMBERTI, DI VINCENZO GIOVANNI GIUSTO, DI KAREN HORNEY, DI NILDE IOTTI, DI GIORGIO ISSEL, DI VASILIJ KANDINSKIJ, DI OMAR KHAYYAM, DI JOSEPH KI-ZERBO, DI EMILIO LUSSU, DI ALBERTO MANZI, DI ALDO MIELI, DI CAMILLO OLIVETTI, DI PIER PETTINAIO, DI ANGELO MARIA RIPELLINO, DI PEDRO SALINAS, DI FRANK ZAPPA
Ricorre oggi, 4 dicembre, l'anniversario della scomparsa di Hannah Arendt, della scomparsa di Marie Bonneval, della scomparsa di Giuseppe Antonio Borgese, della scomparsa di Giovanni Calabria, della nascita di Guido Calogero, della nascita di Onorato Damen, della nascita di Carlos Franqui, della scomparsa di Duccio Galimberti, della nascita di Vincenzo Giovanni Giusto, della scomparsa di Karen Horney, della scomparsa di Nilde Iotti, della scomparsa di Giorgio Issel, della nascita di Vasilij Kandinskij, della scomparsa di Omar Khayyam, della scomparsa di Joseph Ki-Zerbo, della nascita di Emilio Lussu, della scomparsa di Alberto Manzi, della nascita di Aldo Mieli, della scomparsa di Camillo Olivetti, della scomparsa di Pier Pettinaio, della nascita di Angelo Maria Ripellino, della scomparsa di Pedro Salinas, della scomparsa di Frank Zappa.
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Anche nel ricordo di Hannah Arendt, di Marie Bonneval, di Giuseppe Antonio Borgese, di Giovanni Calabria, di Guido Calogero, di Onorato Damen, di Carlos Franqui, di Duccio Galimberti, di Vincenzo Giovanni Giusto, di Karen Horney, di Nilde Iotti, di Giorgio Issel, di Vasilij Kandinskij, di Omar Khayyam, di Joseph Ki-Zerbo, di Emilio Lussu, di Alberto Manzi, di Aldo Mieli, di Camillo Olivetti, di Pier Pettinaio, di Angelo Maria Ripellino, di Pedro Salinas, di Frank Zappa, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
9. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Umberto Eco e Riccardo Fedriga (a cura di), Storia della filosofia. Testi, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2015, vol. 13. Seicento (parte seconda), pp. 406, euro 9,90.
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Riletture
- Francesca Maria Corrao (diretta da), Poesia araba, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2004, pp. 668.
10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
11. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2186 del 4 dicembre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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