[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 734



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 734 del 3 dicembre 2015

 

In questo numero:

1. Il disarmo salva le vite

2. Peppe Sini: L'ora del partito della pace

3. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

4. Hic et nunc, quid agendum

5. Umberto Santino: Dal padrino della Guadagna allo scudo anti-Is: ma cos'e' la mafia?

6. Giuliano Battiston intervista Serge Latouche

7. Ettore Achille Malestri: Cosa vedi?

8. Massimiliano Vestipietre: Litania del troppo tardi

9. In memoria di Michael Balint, di Gwendolyn Brooks, di Joseph Conrad, di Trieste Del Grosso, di Georges Duby, di Lidio Ettorre, di Anna Freud, di di Octavia Hill, di Dante Isella, di Attila Jozsef, di Antonia Pozzi, di Aleksandr Rodcenko, di Robert Louis Stevenson

10. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

11. Segnalazioni librarie

 

1. EDITORIALE. IL DISARMO SALVA LE VITE

 

Occorre il disarmo a tutti i livelli.

Meno armi, piu' vite salvate. Meno armi, meno poteri criminali. Meno armi, piu' diritti. Meno armi, meno terrorismo. Meno armi, piu' legalita'. Meno armi, meno dittature. Meno armi, piu' democrazia. Meno armi, meno guerre.

Occorre il disarmo a tutti i livelli.

*

Abolire la produzione di armi.

Abolire il commercio di armi.

Smantellare gli arsenali e distruggere le armi in circolazione.

*

La civilta' e' l'opposto dell'uccidere.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Una sola umanita'.

 

2. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: L'ORA DEL PARTITO DELLA PACE

 

E' giunta l'ora del partito della pace.

E scrivendo partito non intendo un'organizzazione, ma una coalizione  di tutti coloro - persone, associazioni, organizzazioni - che ritengono che la cosa piu' urgente sia fermare la guerra e le uccisioni, e che per fermare la guerra e le uccisioni occorre innanzitutto una politica di disarmo, di smilitarizzazione, di costruzione della pace con mezzi di pace, di impegno a salvare le vite, tutte le vite. Una politica nonviolenta.

Se non si riesce a portare nelle istituzioni democratiche - gia' cosi' indebolite - la presenza di persone consapevoli della necessita' di utilizzare le risorse pubbliche per la pace, nulla fermera' la catastrofe in corso.

In tutte le elezioni, a cominciare dalle prossime amministrative, occorre promuovere liste della pace, eleggere persone che come primo impegno abbiano la pace.

Intorno all'impegno per la pace occorre ricostruire la politica democratica, la politica necessaria, la politica nonviolenta.

Contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani. Per la difesa della biosfera casa comune dell'umanita'.

 

3. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

4. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

5. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: DAL PADRINO DELLA GUADAGNA ALLO SCUDO ANTI-IS: MA COS'E' LA MAFIA?

[Ringraziamo di cuore Umberto Santino per averci messo a disposizione questo suo articolo apparso nella cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" del 27 novembre 2015 con il titolo "Perche' ritornano i boss di quartiere".

Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com]

 

Nei giorni scorsi la stampa ha offerto un repertorio, incompleto ma significativo, di immagini di mafia, piu' o memo credibili e verificabili, che comunque meritano una riflessione.

Nel borgo della Guadagna il 12 novembre alle 4 del mattino un anziano boss viene arrestato assieme ad altri mafiosi e un gruppo di persone accorre per esprimere devozione al capomafia e solidarieta' agli arrestati e cerca di fermare l'auto della polizia. Una pubblica manifestazione di mafiosita', contraltare a quelle antimafia che si vedono in altre zone della citta' per ricordare le vittime piu' illustri delle mattanze mafiose.

L'episodio, che pare la replica di un antico copione, e' servito per una riscoperta della mafia di quartiere, la mafia dei padrini che godono del consenso di gran parte della popolazione e considerano il territorio in cui operano un regno di cui sono signori assoluti, esclusivi.

Questa mafia sembrava archiviata, sostituita da una mafia manageriale, ma in realta' non e' mai scomparsa. Si e' soltanto eclissata, sommersa dagli arresti e dalle condanne, ma ora ritorna a galla per una ragione molto semplice: il territorio e' stato e continua ad essere la matrice della sua riproduzione. Per alcuni aspetti fondamentali: l'inesistenza di un'economia legale, la mancanza delle infrastrutture elementari della vita civile, dalla scuola ai servizi, l'illegalita' diffusa come modo di essere. In questo quadro la mafia e' insieme fonte di reddito, governo reale, struttura comunitaria, agenzia di favori, codice comportamentale.

Comprensibilmente molti abitanti del borgo hanno detto che non sono tutti mafiosi, che ci sono persone per bene, ma questi distinguo se ci avvertono che non si possono fare criminalizzazioni generalizzate non cancellano una realta': il consenso di cui gode la mafia e' abbastanza diffuso ed e' il riconoscimento del suo potere effettivo.

Uno dei pochi servizi esistenti alla Guadagna fa capo al privato sociale: il Centro Arcobaleno, gestito dalla suora laica Anna Alonzo, con la collaborazione di alcune mamme del quartiere e l'appoggio del Mir. Una presenza che dovrebbe essere considerata preziosa e invece, da segnali che vanno dai vandalismi all'aggressione fisica, sembra estranea e nemica. Suor Anna fa quel che puo' ma occorrerebbe un progetto per la citta' e per le sue periferie, e questo progetto non c'e'.

Da Corleone giungono notizie su una volonta' di ripresa della violenza, sulle orme di Toto' Riina, con obiettivi da prima pagina, come il ministro degli Interni a cui i mafiosi rimproverano di aver preso i loro voti e di aver aggravato il 41 bis. Anche questa vocazione al delitto, e in particolare al delitto eclatante, e' rimasta nel Dna di Cosa nostra ed e' pronta a riemergere alla prima occasione. Finora non ci sono prove su una conversione della mafia alla nonviolenza.

Altro discorso va fatto per dichiarazioni che comparano la mafia allo Stato islamico, o evocano una mafia che farebbe da scudo alla Sicilia alle aggressioni dell'Is. Dovrebbe essere ovvio che Cosa nostra e Califfato non sono realta' comparabili. Cosa nostra e' un'organizzazione criminale che agisce all'interno di un sistema di rapporti ed esercita la sua signoria su un determinato territorio, con proiezioni all'esterno; parliamo di alcune migliaia di persone, se ci limitiamo agli affiliati.

L'Is e' un soggetto politico-religioso, nell'Islam politica e religione coincidono, ha un esercito di circa 40.000 miliziani, compresi i foreign fighters reclutati in vari paesi; puo' contare su gruppi di jihadisti sparsi dovunque, allenati e attrezzati per compiere attentati, pronti a farsi esplodere e felici di essere annoverati come martiri a cui si aprono le porte del paradiso (per noi e' un'aberrazione, per gli strateghi del terrore e' una micidiale risorsa). Ricava fondi da varie attivita', dal contrabbando del petrolio alla tassazione della popolazione. Coniuga atti di violenza estrema e di intollerabile barbarie con l'uso professionale dei mezzi di comunicazione per imporre la dittatura della paura. Controlla un territorio grande come la Gran Bretagna, in cui vivono 10 milioni di persone, e si propone di costituire uno stato che ha la sua costituzione e il suo codice penale e civile nel Corano. Di fatto questo stato c'e' gia' e sarebbe l'embrione di uno stato mondiale. E ha sostegno e finanziamenti da Stati, come l'Arabia Saudita, il Kuwait, il Quatar, che hanno ottimi rapporti con gli Stati occidentali, ed e' rifornito di armi attraverso vari canali che, secondo i rapporti di centri di ricerca internazionali, coinvolgerebbero 21 paesi, con in testa Stati Uniti, Russia, Cina, Germania e Francia. E c'e' pure l'Italia. Questo il quadro che bisogna tenere presente, evitando accostamenti infondati.

Ovviamente l'appello agli islamici del sindaco Orlando di prendere apertamente le distanze dai terroristi e' sacrosanto e le manifestazioni organizzate da musulmani nei giorni scorsi, anche a Palermo, per condannare la violenza, sono un primo segnale. Ma per isolare e sconfiggere i massacratori del Califfato occorrono scelte conseguenti, per niente scontate nel mondo islamico, percorso da divisioni storiche e attuali che generano conflitti permanenti. E bisognerebbe misurarsi con problemi che non riguardano solo l'Islam. Che ruolo hanno avuto le religioni nel suscitare odi e guerre sante? I libri sacri, compresa la Bibbia, non offrono appigli all'uso della violenza contro gli infedeli? L'appello del sedicente successore del profeta, al-Baghdadi, con cui lancia il progetto del Califfato, che dovrebbe essere "un dovere per tutti i musulmani", e' zeppo di citazioni dal Corano.

Che poi la mafia possa scamparci da atti di terrorismo a casa nostra e' una fantasia derivante dalla metafora mediatica della Piovra. Se la Sicilia non subira' attentati non dovremo dire grazie a Cosa nostra.

 

6. RIFLESSIONE. GIULIANO BATTISTON INTERVISTA SERGE LATOUCHE

[Dal sito di "Lettera 22" riprendiamo la seguente intervista dal titolo originale "Serge Latouche: contro lo sviluppismo" e il sommario "Austerita' o rilancio dei consumi? In realta', dice Serge Latouche, possiamo rompere questa gabbia con la decrescita, costruendo alternative con cui 'uscire dalla societa' dei consumi, dal capitalismo e da un paradigma forse ancora piu' vecchio del capitalismo, quello dell'illimitatezza'. 'Tutte le civilta' hanno cercato di limitare la dismisura, di controllarla, senza riuscirci, ma provandoci, mentre quella occidentale e' l'unica ad aver incoraggiato la dismisura. Anche oggi che sappiamo che il pianeta e' allo stremo facciamo di tutto per continuare a crescere, sfruttando perfino le ultime gocce di petrolio'. 'Il paradigma prometeico della razionalita' cartesiana e baconiana sfrutta e distrugge la natura, e per definizione non ha limiti. Per questo ci vuole prima di tutto un cambiamento radicale dell'immaginario. In molti luoghi e' gia' cominciato'".

Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore, collabora con varie testate. Opere di Giuliano Battiston: (con Zygmunt Bauman), Modernita' e globalizzazione, Edizioni dell'Asino, Roma 2009; Per un'altra globalizzazione. Istruzioni per l'uso, Edizioni dell'Asino, Roma 2010.

Serge Latouche, docente universitario a Parigi, sociologo dell'economia ed epistemologo delle scienze umane, esperto di rapporti economici e culturali Nord/Sud, e' una delle figure piu' significative dell'odierno impegno per i diritti dell'umanita'. Opere di Serge Latouche: L'occidentalizzazione del mondo, Il pianeta dei naufraghi, La megamacchina, L'altra Africa, La sfida di Minerva, Giustizia senza limiti, Come sopravvivere allo sviluppo, Il ritorno dell'etnocentrismo, (a cura di), Purificazione etnica versus universalismo cannibale,  Dalla decolonizzazione dell'immaginario economico alla costruzione di una societa' alternativa, L'invenzione dell'economia, Breve trattato sulla decrescita serena, (con Enzo Barnaba'), Sortilegi: racconti africani, Come si esce dalla societa' dei consumi, Per un'abbondanza frugale, Limite, Usa e getta, tutti presso Bollati Boringhieri, Torino; presso altri editori: Il mondo ridotto a mercato, Edizioni Lavoro, Roma; I profeti sconfessati, La meridana, Molfetta 1995; (a cura di), L'economia svelata. Dal bilancio familiare alla globalizzazione, Dedalo, Bari 1997; Il pianeta uniforme. Significato, portata e limiti dell'occidentalizzazione del mondo, Paravia scriptorium, Torino 1997; Il mondo ridotto a mercato, Edizioni Lavoro, Roma 1998; (con Antonio Torrenzano), Immaginare il nuovo, L'Harmattan Italia, Torino 2000; L'invenzione dell'economia, Arianna, Casalecchio 2001; La fine del sogno occidentale. Saggio sull'americanizzazione del mondo, Eleuthera, Milano 2002; Il pensiero creativo contro l'economia dell'assurdo, Emi, Bologna 2002; Altri mondi, altre menti, altrimenti. Oikonomia vernacolare e societa' conviviale, Rubbettino, Soveria Mannelli 2004; (con altri), Obiettivo decrescita, Emi, Bologna 2004; La scommessa della decrescita, Feltrinelli, Milano 2007; (con Riccardo Petrella ed Enrique Dussel), La sfida della decrescita. Il sistema economico sotto inchiesta, L'Altrapagina, Citta' di Castello, 2008; Mondializzazione e decrescita. L'alternativa africana, Dedalo, Bari 2009; Il tempo della decrescita. Introduzione alla frugalita' felice, Milano, Eleuthera, 2011; Incontri di un obiettore di crescita, Jaca Book, Milano 2013; (con Daniele Pepino), Fine corsa. Intervista su crisi e decrescita, Gruppo Abele, Torino 2013; (con Anselm Jappe), Uscire dall'economia. Un dialogo fra decrescita e critica del valore: letture della crisi e percorsi di liberazione, Milano, Mimesis, 2014]

 

Interprete dei maestri "libertari" del secondo Novecento come Ivan Illich, Andre' Gorz, Cornelius Castoriadis e Jacques Ellul, critico radicale dell'"impostura dello sviluppo", Serge Latouche e' il principale sostenitore della decrescita. Usato come ariete concettuale per demolire il muro di certezze che protegge la fede nell'economia, il rituale del consumo e il culto del denaro, quello di decrescita e' un termine che anche Latouche, professore emerito di Economia all'Universita' di Parigi-sud, sembra ormai voler abbandonare. Sostituito con "abbondanza frugale", rimane comunque fondamentale per comprendere l'elemento centrale della proposta teorica e politica di Latouche: il limite. Un limite che va opposto alla hybris consumistica, al mito dell'abbondanza materiale, alla tecnica prometeica, e che deve orientare la decolonizzazione di un immaginario viziato da economicismo, tecnicismo ed espansionismo. La decolonizzazione dell'immaginario, spiega nel suo ultimo libro tradotto in italiano, Incontri di un "obiettore di crescita" (Jaca Book, trad. Stefano Salpietro, euro 12, pp. 144), "e' un processo di terapia collettiva lenta e graduale". Abbiamo intervistato Latouche alla vigilia dell'incontro su "Cambiare strada. Per una riconversione sociale ed ecologica", che si terra' venerdi' 7 febbraio all'auditorium Santa Margherita dell'Universita' Ca' Foscari, organizzato dall'associazione Gli Asini in collaborazione con l'assessorato all'Ambiente del Comune di Venezia.

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- Giuliano Battiston: Professor Latouche, lei ha scritto che tutto il suo lavoro mira a contestare l'invenzione dell'economia, un'invenzione insieme teorica, storica e semantica. La crisi che stiamo attraversando puo' favorire quell'"uscita dall'economia" da lei auspicata?

- Serge Latouche: La crisi non solo favorisce l'uscita dall'economia, ma la rende l'unica vera soluzione a lungo termine. Stiamo vivendo una crisi che non e' solo economico-finanziaria, ma ecologica, sociale, culturale. E' la crisi della stessa civilta' occidentale. Siamo di fronte all'"ora della verita'" per il sistema economico capitalista mondializzato. Non possiamo prevedere l'apice della crisi, ma sappiamo che se restassimo sulla strada percorsa finora non andremmo oltre il 2030, come d'altronde prevedono il quinto rapporto dell'Ipcc (il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici, ndr) e il terzo rapporto del Club di Roma.

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- Giuliano Battiston: In Incontri di un "obiettore di crescita" lei ricorda che nella medicina ippocratica la krisis e' la svolta decisiva nell'evoluzione della malattia. Eppure, nelle terapie proposte non sembra esserci una svolta simile. Come si fa a evitare cio' che definisce come "falsa alternativa" tra austerita' deflazionista e rilancio scriteriato dei consumi?

- Serge Latouche: Lo si puo' fare con la decrescita, costruendo un'alternativa che equivale ad uscire dalla societa' dei consumi, dal capitalismo e da un paradigma forse ancora piu' vecchio del capitalismo, quello dell'illimitatezza. Il paradigma della dismisura ha fondato l'Occidente: tutte le civilta' hanno cercato di limitare la dismisura, di controllarla (senza riuscirci, ma provandoci), mentre quella occidentale e' l'unica ad aver incoraggiato la dismisura. Anche oggi che sappiamo che il pianeta e' allo stremo facciamo di tutto per continuare a crescere, sfruttando perfino le ultime gocce di petrolio.

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- Giuliano Battiston: Al paradigma dell'illimitatezza e all'illusione prometeica dell'Occidente lei contrappone il paradigma del limite, utile e necessario, a cui ha dedicato anche un libro (Limite, Bollati Boringhieri) e la proposta della decrescita...

- Serge Latouche: Quella del limite e' una questione molto concreta, legata anche alle questioni di cui parleremo a Venezia, come quella delle grandi navi. Dopo l'incidente dell'isola del Giglio, si e' capito bene come sia folle e pericoloso costruire e far navigare delle navi mastodontiche, con 5.000 passeggeri, vere e proprie citta' ambulanti. Eppure continuiamo a produrle. In Francia in questi giorni c'e' un clima trionfale perche' una grande azienda di Saint-Nazaire (la Chantiers de l'Atlantique, ndr) si e' aggiudicata la commessa per una nave di dimensioni enormi. Le navi sempre piu' grandi, come i grattacieli sempre piu' alti, esemplificano bene la tendenza dell'uomo occidentale ad andare sempre oltre, spinto dalla ricerca del profitto e dall'ideologia del "sempre di piu'".

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- Giuliano Battiston: Il sociologo e ambientalista Wolfgang Sachs adopera spesso una metafora per indicare la necessita' del limite e del passaggio all'economia post-fossile: dal modello della petroliera a quello della barca a vela...

- Serge Latouche: E' una metafora che funziona. Ci dice che bisogna programmare una riconversione ecologica, soprattutto per il settore energetico. Probabilmente abbiamo gia' superato il picco di Hubbert, quel punto della produzione massima del petrolio dopo il quale la produzione non puo' che diminuire. La strada piu' ragionevole e' risparmiare energia, favorire la riconversione ecologica, sviluppare le energie rinnovabili. Invece si fa il contrario: in questi giorni in Francia c'e' un acceso dibattito perche' un ministro vuole autorizzare - contro la legge - l'estrazione del gas di scisto, una tecnica altamente inquinante.

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- Giuliano Battiston: Nel 1990, nella sua "Lettera a San Cristoforo", Alex Langer - pioniere dell'ecologismo politico in Italia - scriveva che "il cuore della traversata che ci sta davanti e' probabilmente il passaggio da una civilta' del 'di piu'' a una del 'puo' bastare' o del 'forse e' gia' troppo'". Si direbbe un precursore della decrescita...

- Serge Latouche: Alex Langer aveva identificato benissimo i problemi da affrontare e le vie per risolverli. Quel che e' incredibile e' che il suo pensiero sia stato totalmente dimenticato, perfino in Italia, dove in pochi oggi parlano ancora di lui. Anche per questo mi sono impegnato nella direzione di una collana editoriale per Jaca Book dedicata ai precursori della decrescita. Ci saranno volumi su Enrico Berlinguer, che parlava di austerita', su Alex Langer e su molto altro.

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- Giuliano Battiston: Di limiti pero' nessuno vuol sentir parlare, neanche tra gli economisti meno ortodossi, di "sinistra". Lei ha definito Joseph Stiglitz un'anima bella, sostenendo che la vecchia ricetta keynesiana del rilancio dei consumi e degli investimenti non e' auspicabile. Perche'?

- Serge Latouche: In Francia i "produttivisti" piu' accaniti sono di sinistra. Vogliono rilanciare a tutti i costi la crescita. A destra si invoca la crescita speculativa, a sinistra quella piu' "industriale", ma sempre di crescita si tratta. La terapia keynesiana, all'origine dei "Trenta gloriosi", funzionava bene negli anni '60, oggi non piu', anche perche' appena c'e' un minimo di ripresa i prezzi delle materie prime salgono e le imprese rimangono strangolate. Non nego che si debba uscire dalla crisi, puntando alla piena occupazione, ma non lo si puo' fare con l'illusione della crescita infinita.

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- Giuliano Battiston: A sinistra lo "sviluppismo" ha fatto pendant con l'idea che la crescita economica portasse di per se' maggiore giustizia sociale, che potesse risolvere le disuguaglianze. Un'altra idea da archiviare?

- Serge Latouche: E' un'illusione che va avanti da molto tempo. Eppure gia' il giovane Marx riteneva che si producesse abbastanza, perlomeno nei paesi occidentali, e che il problema fosse di condividere meglio, diversamente. Per evitare le difficolta' sociali della ripartizione, si e' pero' preferito fare una sorta di compromesso storico con i capitalisti, per produrre di piu'. Alla base, c'e' il mito della torta: si pensava che ingrandirla avrebbe garantito a tutti delle fette sufficientemente grandi. Ma mentre la torta si ingrandiva, diventava sempre piu' inquinata. Oggi e' avvelenata.

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- Giuliano Battiston: Uscire dall'economia per lei significa criticare la razionalita' economica, in favore di quella ragionevolezza mediterranea di cui parla ne Il mondo ridotto a mercato e poi ne La Sfida di Minerva. Di cosa si tratta?

- Serge Latouche: Sin dall'inizio, da Adam Smith e David Ricardo, gli economisti hanno costruito una macchina economica sull'immagine della fisica newtoniana, che e' razionale, matematica, meccanica, reversibile. La vita pero' non si svolge nella sfera matematica, e obbedisce alle leggi della termodinamica, in particolare a quella dell'entropia: la storia non e' reversibile, la societa' non e' una macchina di natura meccanica. Ecco perche' e' necessario recuperare cio' che i greci chiamavano phronesis, un concetto che Cicerone traduce come prudenza e che a me piace definire ragionevolezza.

*

- Giuliano Battiston: La razionalita' economica ha modificato il modo in cui intendiamo la natura, facendone un "dato ostile di cui bisogna appropriarsi" e sui cui esercitare le armi "della tecno-scienza prometeica, cieca e senza anima". Rispetto alla hybris tecnoscientifica lei suggerisce di iniziare il "tecnodigiuno" di cui parlava Ivan Illich. Come farlo?

- Serge Latouche: Il paradigma prometeico della razionalita' cartesiana e baconiana sfrutta e distrugge la natura, e per definizione non ha limiti. Il suo opposto e' il "tecnodigiuno", difficile da esercitare. Ognuno puo' provarci per conto suo, ma al livello sistemico lo faremo soltanto per necessita', quando le risorse saranno terminate. Intanto, ci vuole un cambiamento radicale dell'immaginario, che e' gia' iniziato, come dimostrano le esperienze di alcuni paesi dell'America latina, con il recupero della tradizione amerindiana. Tutte le civilta' hanno un tesoro di saggezza da recuperare, costruito intorno al limite. E' un tesoro che va recuperato.

 

7. LE ULTIME COSE. ETTORE ACHILLE MALESTRI: COSA VEDI?

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Cosa vedi?

Vedo degli insetti piccolissimi

che si agitano buffi e insensati

poi premo sul tasto vedo la nuvoletta

e tutto e' finalmente fermo e vuoto.

 

Cosa vedi?

Vedo diavoli travestiti da persone

sembrano proprio persone ma so bene

che i diavoli si sanno camuffare

cosi' bene da sembrare proprio persone

prendo la mira e gia' parte la raffica.

 

Cosa vedi?

Vedo signori elegantissimi

che dicono parole e parole e parole

le dicono e le infilano dentro

certi tubi le dicono e sorridono

da quei tubi lunghissimi quelle

parole infine escono e sono

scudisci asce mascelle

proiettili sottili come aghi

enormi funghi di fiamma e di polvere

bombe intelligentissime

che estinguono stupide vite.

 

Cosa vedi?

Vedo solo specchi

specchi che sanguinano.

 

Cosa vedi?

Ohe', cosa vedi?

Cosa vedi? Rispondi.

 

C'e' nessuno qui?

 

8. PAROLE INUTILI. MASSIMILIANO VESTIPIETRE: LITANIA DEL TROPPO TARDI

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Poiche' e' sempre troppo tardi

tu non dire mai che e' tardi.

 

Cio' che non hai imparato da giovane

imparalo ora.

Al male fatto in passato

poni rimedio per quanto possibile ora.

 

Non ti paralizzi la visione della catastrofe

non ti paralizzi l'indebolirsi delle tue forze

sappi tacere

e quando parlare e' necessario parla

sappi astenerti

e quando e' necessario agire agisci.

 

Non e' mai troppo tardi per fare il bene.

Per fare il bene non e' mai troppo presto.

 

Contrastalo tu l'orrore del mondo.

 

9. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI MICHAEL BALINT, DI GWENDOLYN BROOKS, DI JOSEPH CONRAD, DI TRIESTE DEL GROSSO, DI GEORGES DUBY, DI LIDIO ETTORRE, DI ANNA FREUD, DI OCTAVIA HILL, DI DANTE ISELLA, DI ATTILA JOZSEF, DI ANTONIA POZZI, DI ALEKSANDR RODCENKO, DI ROBERT LOUIS STEVENSON

 

Ricorre oggi, 3 dicembre, l'anniversario della nascita di Michael Balint, della scomparsa di Gwendolyn Brooks, della nascita di Joseph Conrad, della scomparsa di Trieste Del Grosso, della scomparsa di Georges Duby, della nascita di Lidio Ettorre, della nascita di Anna Freud, della nascita di di Octavia Hill, della scomparsa di Dante Isella, della scomparsa di Attila Jozsef, della scomparsa di Antonia Pozzi, della scomparsa di Aleksandr Rodcenko, della scomparsa di Robert Louis Stevenson.

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Anche nel ricordo di Michael Balint, di Gwendolyn Brooks, di Joseph Conrad, di Trieste Del Grosso, di Georges Duby, di Lidio Ettorre, di Anna Freud, di di Octavia Hill, di Dante Isella, di Attila Jozsef, di Antonia Pozzi, di Aleksandr Rodcenko, di Robert Louis Stevenson, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

10. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

11. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Paolo Branca, I musulmani, Il Mulino, Bologna 2000, 2009, pp. 132.

- Massimo Campanini, I sunniti, Il Mulino, Bologna 2008, pp. 130.

- Anna Vanzan, Gli sciiti, Il Mulino, Bologna 2008, pp. 136.

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Strumenti

- "The Economist", Il mondo in cifre 2016, Internazionale, Roma 2015, pp. 256, euro 7.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 734 del 3 dicembre 2015

 

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