[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 731
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- Date: Mon, 30 Nov 2015 06:25:13 +0100 (CET)
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)
Numero 731 del 30 novembre 2015
In questo numero:
1. Il primo passo
2. Blues del treno della morte ed ancora altri volantini contro la guerra a cura di Benito D'Ippolito
3. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre
4. Hic et nunc, quid agendum
5. "Agricoltura, ambiente e salute": anche dall'incontro di Fabrica di Roma un appello per la tutela della salute delle popolazioni esposte agli inquinanti ambientali e in particolare all'arsenico e ai pesticidi
1. IN BREVE. IL PRIMO PASSO
Il primo passo per difendere la biosfera e' cessare di uccidere e distruggere.
Cominciare occorre con l'abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Cominciare occorre con la scelta della nonviolenza.
Il resto verra' da se'.
*
Salvare le vite e' il primo dovere, e sola la pace salva le vite.
Non si puo' abolire la guerra senza il disarmo e la smilitarizzazione.
Non si puo' costruire la pace nella giustizia e la convivenza nella solidarieta' senza la scelta della nonviolenza.
La nonviolenza e' l'umanita' autocosciente in cammino.
La nonviolenza e' la civilta' umana - l'impresa comune dell'umanita' - che adempie al senso, alla norma, alla funzione e allo scopo suoi propri: sostenere ogni essere umano nel suo diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; rispettare e difendere il mondo vivente tutto; progredire in scienza e coscienza; opporsi alla violenza, al dolore, alla morte.
2. REPETITA IUVANT. BLUES DEL TRENO DELLA MORTE ED ANCORA ALTRI VOLANTINI CONTRO LA GUERRA A CURA DI BENITO D'IPPOLITO
[Riproponiamo questa breve raccolta di versi gia' pubblicata nel 2011, e nuovamente ringraziamo il nostro buon amico Benito D'Ippolito per aver recuperato, scelto e messo insieme questi testi di varie firme, gia' piu' volte apparsi sul nostro notiziario nel corso degli anni]
Dieci sonetti a Vicenza
1.
Si puo', si deve vincere a Vicenza
e con la forza della verita'
fermare li' la guerra e la violenza
li' disarmare chi ammazzando va.
Si puo', si deve con la nonviolenza
far vincere l'umana dignita'
negando agli assassini l'acquiescenza
togliendo ai barbari complicita'.
Si puo', si deve col forte strumento
del voto di coscienza popolare
combattere la guerra e il suo tormento.
Si puo', si deve la guerra fermare
le armi ripudiare, e dal lamento
passare all'atto di vite salvare.
2.
Si', a Vicenza il cinque ottobre il voto
dei cittadini puo' dir si' alla pace
si' alla civile convivenza, al moto
di umanita' piu' semplice e verace.
Si', a Vicenza il giusto, il vero, il noto
prevalga sull'iniquo e sul rapace,
prevalga sul fallace e sull'ignoto;
e vinca il bene che salva e che piace.
Si', a Vicenza vinca la difesa
della natura e della civilta',
e sia respinta l'oltraggiosa offesa
delle armi e della loro crudelta',
dell'empia guerra che non lascia illesa
la nostra gia' dolente umanita'.
3.
Vicenza oggi e' per tutti una speranza
di opporre pace e bene a guerre e stragi.
Se il 5 ottobre fermera' la danza
macabra del riarmo, e dei malvagi
seminator di morte la baldanza,
sara' quel voto il miglior dei presagi
di una civile convivenza, usanza
dono piu' grande di quei dei re magi.
Vicenza che resistere ha saputo
a chi voleva farne un arsenale
e la spelonca da cui esce il bruto
a far scempio del mondo e sparger male,
Vicenza al male opponga il suo rifiuto
e salvi col suo voto cio' che vale.
4.
Se a Vicenza vinceranno i si'
i si' alla pace, i si' alla giustizia
il 5 ottobre iniziera' da li'
piu' forte lotta ad ogni ria nequizia.
Se a Vicenza prevarra' cosi'
la fedelta' all'amore e all'amicizia
il 5 ottobre sara' dunque un di'
per l'umanita' intera di letizia.
Si' ardua prova in cosi' picciol spazio
si' grave compito in cosi' breve ora:
opporsi agli arsenali dello strazio,
difendere la civilta' che onora,
respingere di guerra il giammai sazio
mostro. E dal buio far sorger l'aurora.
5.
Il cinque ottobre il voto vicentino
non tratta solo di un lembo di terra
riguarda invece se di pace o guerra
vogliamo sia il comun nostro destino.
Alla crudele man dell'assassino,
al riarmo stritolante cio' che afferra,
al riarmo che tutto atterrisce e atterra,
si opponga del diritto il buon cammino.
Si opponga al male la volonta' buona
si opponga alla barbarie il civil lume
si opponga alla violenza la saggezza
prevalga sulle tenebre chiarezza
ceda il pessimo all'ottimo costume:
tutti i diritti umani a ogni persona.
6.
Che da Vicenza giunga una parola
che opponga alla violenza la ragione,
che possa essere la buona scuola
che insegni a contrastare ogni uccisione,
che dica quella verita' che sola
smaschera ogni empia mistificazione:
e' assassina ogni arma, ogni pistola
puntata e' contro tutte le persone.
E quindi ogni base militare
ogni arsenale, ogni fabbrica d'armi
son luoghi di nequizia e malaffare.
L'umanita' chiede che si disarmi,
per sempre la guerra e' da ripudiare:
troppi giaccion nel fango o sotto i marmi.
7.
Come a Vicenza il senno dei votanti
il 5 ottobre dara' buoni frutti
quel si' alla pace sara' un passo avanti
non solo per Vicenza ma per tutti.
Un si' al diritto ad impedir che tanti
ancora dalla guerra sian distrutti,
un si' ad evitare nuovi pianti
e strazi, e orrori, ed infiniti lutti.
Un si' alla civile convivenza
un si' al disarmo che salva le vite
un si' alla ragione e alla coscienza
che vieti eccidi e sani le ferite
considerando la comun semenza
dell'umanita' intera, una e mite.
8.
"E altro e' da veder che tu non vedi"
(Dante, Inf., XXIX, 12)
Chi teme che la gente di Vicenza
faccia valere verita' ed amore,
chi teme che virtu' d'intelligenza
esprima la pieta' che nutre il cuore,
chi teme che vinca la nonviolenza
e fermi il seme di nuovo dolore,
vorrebbe or cancellare la presenza
di una viva citta', strappare il fiore
del vivere civile e solidale,
negando liberta' e democrazia
vorrebbe che ci si arrendesse al male.
Ma non sara' cosi', lunga e' la via
ma vincera' la scelta naturale
di chi vuol pace e bene. E cosi' sia.
9.
Vicenza dunque il 5 ottobre vota
e se i potenti dicon che non vale
Vicenza ancora il 5 ottobre vota
che la democrazia non fa mai male
e il 5 ottobre si' Vicenza vota
poiche' questa e' la regola legale
e il 5 ottobre ecco Vicenza vota
perche' e' logico, e' giusto, ed e' normale.
Per dire si' alla pace e si' al diritto
il 5 ottobre si vota a Vicenza
per impedire un sordido delitto
il 5 ottobre il popolo a Vicenza
dira' la sua, e non restera' zitto
il 5 ottobre ogni cuore a Vicenza.
10.
In un giorno di festa i vicentini
potranno dire una parola vera.
Oggi e' quel giorno e prima che sia sera
quella parola oltre quei confini
giunta sara' ed orientera' i cammini
di quante e quanti alla signora nera
non vogliono di vite un'altra schiera
siano immolate e appese poi agli uncini
dei macellai in divisa e dei signori
che dalla guerra traggono profitti.
Si opponga il voto ai lutti ed ai dolori
sia il voto voce di tutti gli afflitti
che anelano la pace e i suoi splendori.
Sia il voto si' alla vita e si' ai diritti.
*
Blues del treno della morte
[Raccontava nella presentazione parlata l'anonimo autore di questo blues che aveva cominciato il suo impegno politico quando aveva quattordici anni, bloccando treni e occupando binari in nome della dignita' di ogni essere umano; e aggiungeva che da allora non aveva piu' smesso di lottare, e sempre piu' si era accostato alla nonviolenza all'ascolto di Mohandas Gandhi, di Martin Luther King, del movimento delle donne; e affermava di pensare che se in Europa nella prima meta' del Novecento tanta piu' gente si fosse messa sui binari, tante stragi e tanti orrori sarebbero stati evitati; poi tossiva, si schiariva la voce, cominciava a maltrattare la chitarra, e diceva, accennando una subito soffocata intonazione, all'incirca le parole seguenti]
E tu fermalo il treno della morte
col tuo corpo disarmato sui binari
con la voce che si oppone all'urlo roco
delle bombe, delle fruste al vile schiocco.
E tu fermalo il treno della morte
sono pochi gli oppressori, innumerevoli
le vittime, non possono arrestarci
se tutti insieme ce li riprendiamo i diritti, la terra, la vita.
E tu fermalo il treno della morte
con la tua persona fragile sconfiggi
gli apparati e gli strumenti della guerra
e salva il mondo con la tua persona fragile.
E tu fermalo il treno della morte
perche' tu, cosi' indifeso, puoi fermarlo
col tuo corpo, la tua voce, la speranza
che sa unire tante braccia, e sa fermarlo
maledetto il treno nero della morte.
E tu fermalo e cosi' ferma la guerra.
*
Aderendo a un appello per la pace
Non dire che adesso non hai tempo:
perche' dopo non ci sara' piu' tempo.
E non dire che e' gia' troppo tardi:
anche un minuto prima non e' tardi.
E non dire che troppo e' difficile l'impegno:
poiche' tutto e' nel cominciare, e il resto
viene da se'.
E non dire, soprattutto non dire
che ti dispiace tanto ma che altri
se la vedano, non tu:
questo ragionamento uccide.
Non dire che il giorno e' finito, e le tenebre
e' giocoforza prevalgano ancora.
Accendi piuttosto il tuo lume.
*
Una leggenda apocrifa ovvero eulogia di Massimiliano di Cartagine
I.
Solo questo so di te, che nell'anno
195 ti fucilarono
perche' obiettore al servizio militare.
Immagino che venne un centurione
coi suoi esperti di pubbliche relazioni,
psicologi, pubblicitari, sceneggiatori di telenovelas,
a dirti mentre eri in galera
sei un bravo giovane, chi te lo fa fare
vieni con noi, imparerai un mestiere.
E Massimiliano rispose di no.
Mandarono da lui certi suoi parenti, certi prominenti
concittadini, a dirgli
lo sai che noi cartaginesi
siamo gia' guardati con sospetto
per certe vecchie storie di Alpi e di elefanti
di annibali e di asdrubali e scipioni
non metterti a fare casino
vesti la giubba, non c'e' altro da fare
e combattere per l'impero ha pure i suoi vantaggi.
Ma Massimiliano rispose di no.
E vennero allora a persuaderlo
certi amici di quando al campetto
giocavano insieme a pallone, gli amici
del bar: Massimilia' falla finita
da quando ti sei messo con quei tizi
del galileo morto ammazzato
ti stai mettendo in un mare di guai.
Che diamine mai hai contro i marines?
Falla finita con quei beduini
da' retta al nostro buon signor Belcore
la paga e' buona ed il lavoro e' poco.
E quello cocciuto, come un mulo a dire no.
II.
Dicono male delle corti marziali
dicono male dei plotoni d'esecuzione
forse che e' meglio farlo col coltello
in un vicolo buio di notte?
Dicono che siamo repressori
e genocidi addirittura; e andiamo!
forse che non ci vuole anche un po' d'ordine
in questo letamaio di colonie?
e il roman way of life non costa niente?
Eppure la volete, la televisione
il telefonino.
E allora poche storie, lo ammazzammo
perche' dovemmo, mica potevamo
lasciarlo andare il vile disertore
oltretutto terrone, anzi affricano.
La civilta', insomma, va difesa.
III.
Quante incertezze, quanta paura certo durasti.
Solo i babbei
pensano che gli eroi sono una specie
di nazisti spretati. E invece i martiri
hanno paura come noi, e tremano
come noi, come noi dubitano
di star tutto sbagliando, di sprecare per nulla la vita.
Ma infine ristette fermo nel suo no
Massimiliano di Cartagine. E fu fucilato.
IV.
Ecco, io mi alzo in piedi nell'assemblea
e prendo la parola, e dico:
obietta alla guerra e alle uccisioni
combatti contro gli eserciti e le armi
scegli la nonviolenza.
Ecco, io prendo la parola in assemblea,
mi alzo in piedi e dico:
fermiamo le fabbriche di armi
assediamo le basi militari
impediamo i decolli dei bombardieri
strappiamo gli artigli alle macchine assassine.
Ecco, io dico al soldato: diserta
io dico al ferroviere: ferma il convoglio
io dico al vivandiere: non preparare
di carne umana il pranzo al generale.
Ecco, io dico, la guerra
puo' essere, deve essere fermata.
Con l'azione diretta nonviolenta.
Con il gesto del buon Massimiliano
cartaginese, che i romani fucilarono.
*
Rachele
Quelli di noi che hanno passato notti
al freddo e al gelo sanno che vuol dire
non avere una casa.
E quelli di noi che hanno avuto paura
subendo minacce e percosse, di essere uccisi
sanno cos'e' la paura.
E quelli di noi che ai padri hanno chiuso
sul letto di morte gli occhi, sanno sanno
sanno la morte che orrendo nemico e' di tutti.
E quelli di noi che hanno avuto lo strazio
di vedere morire gli amici e di vedere
eserciti muovere alla caccia
di carne umana, come possono, come possiamo
tacere, restare nelle tiepide case
col cibo caldo tra i visi amici.
Cosi' Rachele mosse di lontano
verso quel cuore del mondo che ha nome Palestina.
Cosi' Rachele mise l'anima sua e il suo corpo
tra l'esercito e le vittime
tra le ruspe che demoliscono
e le case in cui poter vivere ancora.
Cosi' Rachele la molto amata
torno' in Palestina.
Lo dico a te Labano, lo dico a te Giacobbe.
Cosi' Rachele fu uccisa e questa morte
e' la morte di tutte le donne che portano vita
lungo i tornanti di questa preistoria
di Margarete dai capelli d'oro
di Sulamith dai capelli di cenere.
Non ho parole, ho solo greve un pianto
e molte amare memorie e una speranza sola:
che resusciti Rachele
nella pace tra i popoli, nel ricordo
dell'orrore, nell'alleanza nuova
che a tutte e tutti riconosca vita,
che a tutte e tutti riconosca dignita'.
E' questa resurrezione
questa compresenza dei morti e dei viventi
nella comune lotta per l'umano
cio' che qui chiamo ancora nonviolenza.
E' la lotta di Rachele
la nonviolenza in cammino.
*
In memoria di Primo Mazzolari
Veniva dalla Resistenza, don Primo Mazzolari
che reca dura la scienza
del bene e del male, il conoscere insieme
il valore del pane e del vino, la fame e la morte.
Veniva dalla campagna, don Primo Mazzolari
che conosce il ciclo dei giorni
e dei raccolti, e la disperazione
della grandine e della fame
e come gli uomini fecondino la terra
e tutto e' fatica e rigoglio.
Veniva dalla sequela, don Primo Mazzolari
credeva nell'assurdo di un figliuolo
dell'uomo che i potenti condannarono
a vile morte e che mori' indifeso.
Credeva nell'assurdo: il mansueto
che accetta l'ingiustizia di morire
e che cosi' di morte l'ingiustizia
per sempre smaschera
e annienta la violenza
con l'umile suo gesto di negare
di aggiungere violenza alla violenza.
Sapeva lottare, don Primo Mazzolari
con le arti della volpe e del leone,
con scienza di serpente e di colomba,
il lento lavoro della goccia
che scava la pietra stilla a stilla
a scheggia a scheggia scava la pietra.
E sapeva le parole, don Primo
Mazzolari, le parole che sanno
girare ruote e trascinare carri
muovere le montagne.
E se dovessi, cari, dire tutto
quel che mi pare di saper di lui
questo direi, che Primo Mazzolari
prese sul serio l'unico comando:
tu non uccidere.
Chi vuol rendergli onore
questo ricordi, a questo apprenda tutto
il cuor gentile suo:
tu non uccidere.
*
Della memoria del dolore e del dolore della memoria
I.
Quando ricordi il dolore
aggiungi un dolore ancora. E la memoria
del dolore infinito e' infinito
protrarsi del dolore. Tutto ne geme,
ne scricchiola il mondo, e l'anima.
Quando ricordi il dolore
un nuovo dolore sopporti
ma non dissemini nuovo dolore
il vecchio cerchi d'addomesticare
che meno ti graffi lo sguardo
t'incrini meno la voce, il cuore
nel raccontare un poco si disserri.
Ma quando ricordi quel dolore
frutto del male innominabile, quel male
ancora ti strazia e smarrisce.
Non puoi dartene ragione, non puoi
domesticarlo, no, non puoi.
Cosa ti accade allora?
II.
Si puo' raccontare l'inenarrabile?
e si puo' razionalizzare cio' che sfugge
alla ragione? e si puo'
fare memoria di cio' che dovrebbe
per sempre sprofondare nel pozzo dell'oblio?
Ma quel dolore resta e ancor piu' resta
quel male se non trovi chi ti ascolta
quel male se non trovi le parole
atte ad espellerlo dacche' giu' in fondo all'anima
forte a calcarlo ebbero i torturatori.
Dire l'indicibile.
Lottare ancora.
Convocare l'intera umanita'
al cospetto dell'unica, la duplice
Shoah.
Lottare ancora
dire l'indicibile
salvare le vittime future.
Pesante assai fardello di scorpioni
e di frustate che sul dosso grava
troppo perche' lo possa sostenere
persona.
E tuttavia recare testimonio
e dire l'indicibile e lottare
ancora, ancora salvare
le vittime, l'umanita' intera.
III.
Non accadde in una notte di tempesta
non accadde tra capanne e dentro grotte
non accadde in terre barbare e deserte.
Fu nel cuore colto e vivo dell'Europa
conficcato come stocco fino all'elsa.
Non accadde in tempi oscuri e remotissimi
ma nel secolo ricco e portentoso
della tecnica, la crescita, il progresso.
Nel cuore colto e vivo dell'Europa
nero chiodo che trapassa e infetta l'albero.
IV.
Mi chiedo quali ricordi io ricordi
e di quali ricordi io parlo in questi giorni
ai miei ragazzi, qui, seduti in cerchio.
E cosa coli e filtri tra parole
nelle anime loro che non voglio insozzare
ridicendo dell'inferno di Auschwitz.
Questo dovere di fedelta'
ai maestri piu' grandi che ho avuto
e questa paura di essere strumento
inconsapevole e nolente ancora
alla propagazione dell'orrore
col solo dirne.
E in lacrime ogni volta ancor rompendo.
V.
Mi chiedo questa voce che qui scrive
di cosa testimoni e donde trovi
la forza di levarsi voce ancora.
Mi dico non sei tu non sei non sei
tu in diritto di parlar di questo
solo potrebbero coloro che son morti
o pochi vecchi che i giorni del male
tutte le notti devono tornare
ad affrontare in buio e solitudine.
Cosa ne sai, non eri li', non puoi
dar la tua voce alle parole altrui
ed al silenzio altrui, e non vi sono
parole che possano dire la cosa
che con la parola Shoah tentiamo invano
di esorcizzare, di stornar dal mondo.
VI.
Mi dico: pure devo ricordare
che questo e' stato e ricordare ad altri
di ricordare che cio' che gia' e' stato
ancora puo' tornare se non veglia
quella ragione che contende ai mostri.
Mi dico, trattieni del ploro
l'impulso e dei singulti
e parla con voce chiara e piana
racconta di Primo Levi, racconta di Vittorio
Emanuele Giuntella, racconta
quel che da loro hai imparato e tramanda
la verita', l'appello e anche il fardello.
Mi perdonino i giovani cui parlo
alla cui innocenza m'inchino
mi perdonino se l'eco dell'orrore
reco alle loro orecchie, se traggo
penoso un carico e lo consegno loro
di angoscia inestinguibile.
VII.
Ma ricordate che questo e' stato
ma ricordate che all'inumano
occorre resistere, ma ricordate
che ogni persona e' fragile, e difendila
tu.
Ricordati che tu devi salvarlo
il mondo tutto, la vita di ciascuno.
*
Epigrafe per il resistente Josef Mayr-Nusser
Almeno io ti voglio ricordare, e ringraziare ancora,
Josef Mayr-Nusser che fosti arruolato
a forza nelle SS e che dicesti no.
Sul treno per Dachau, nel vagone bestiame
moristi da resistente, non da carnefice.
Avessero molti fatto la tua scelta
non avrebbero inondato il mondo
quanto dolore, quante lacrime, quanto sangue.
Almeno io qui ti ringrazio ancora
Josef Mayr-Nusser che dicesti no.
*
Nel chiasso
Nel chiasso in cui tutti hanno ragione
resto in silenzio e il mio silenzio dica
la colpa che io sento e che non sentono
tutti coloro che di ciancia colmano
il vuoto nel mondo lasciato dagli uccisi.
*
Ancora una cantata dei morti invano
E noi siamo i soliti morti
i soliti morti invano
quelli come sempre poco furbi
che non sapevano guardar lontano
e quelli come sempre troppo furbi
che non sapevano guardar vicino.
Adesso siamo qui, presi all'uncino
nello sheol infrante estinte spoglie
morti per sempre come tutti i morti,
e come tutti i morti morti invano.
E noi anche avevamo attese e voglie
e vite personali e aspetto umano
di femmine e di maschi, e come foglie
discerpaci ed invola un vento vano.
E i sogni alati e le gioie e le doglie
tutto disparve qual miraggio arcano
quando al lume dei giorni e al buon cammino
per sempre ci strappo' il colpo assassino.
E voi che questa voce che si spegne
avete cuore di ascoltare ancora
sappiate che anche le nostre eran degne
di essere vissute vite, e l'ora
che ce le tolse - ed erano ancor pregne
di luce e di belta' che t'innamora -
non fu di caso o fato il cupo frutto:
furono uomini a rapirci tutto.
E tu che ancora senti e ancora vedi
a te affidiamo un'ultima parola:
ferma la guerra, con le mani e i piedi;
ferma la guerra e bruciati la gola
a forza di gridarlo; e se non cedi
vi e' speme che s'inceppi questa mola
e cessi questa storia di orchi e brace
e possa venir l'ora della pace.
Ma noi siamo solo i soliti morti
i soliti morti invano
quelli come sempre poco furbi
che non sapevano guardar lontano
e quelli come sempre troppo furbi
che non sapevano guardar vicino.
Adesso siamo qui, presi all'uncino
nello sheol infrante estinte spoglie
morti per sempre come tutti i morti,
e come tutti i morti morti invano.
*
L'interprete
Mi informa compunta la televisione
che sulla strada tra Mossul e Tikrit
dei soldati americani hanno sparato
all'automobile di un diplomatico italiano
membro del governo di occupazione,
che si erano sbagliati e si sono dispiaciuti,
gli italiani sono buoni amici,
gli americani ragazzi un po' irruenti.
Dell'interprete iracheno assassinato
perche' parlarne? perche' scusarsi?
Il suo volto e il suo nome non contano,
la sua vita neppure.
Messo in abisso
qualcosa di distorto e di profondo
vi e' qui da interpretare, ma l'interprete
e' per l'appunto morto.
3. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni uccisione e' un crimine.
Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.
Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.
A tutti i terrorismi occorre opporsi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.
Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.
La guerra e' un crimine contro l'umanita'.
Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.
Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.
A tutte le guerre occorre opporsi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.
La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.
Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.
Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.
Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
La violenza assassina si contrasta salvando le vite.
La pace si costruisce abolendo la guerra.
La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.
La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.
Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Cominci l'Italia.
Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.
Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.
Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.
Cominci l'Italia cessando di produrre armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.
Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.
Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.
Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.
Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
Ogni vittima ha il voto di Abele.
Alla barbarie occorre opporre la civilta'.
Alla violenza occorre opporre il diritto.
Alla distruzione occorre opporre la convivenza.
Al male occorre opporre il bene.
Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM
Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.
Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.
Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.
Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.
Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.
Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.
In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.
In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.
In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.
L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.
L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
5. INCONTRI. "AGRICOLTURA, AMBIENTE E SALUTE": ANCHE DALL'INCONTRO DI FABRICA DI ROMA UN APPELLO PER LA TUTELA DELLA SALUTE DELLE POPOLAZIONI ESPOSTE AGLI INQUINANTI AMBIENTALI E IN PARTICOLARE ALL'ARSENICO E AI PESTICIDI
[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde riceviamo e diffondiamo.
Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. E' impegnata nell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) a livello locale e provinciale. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio e il diritto all'abitare con iniziative di solidarieta' concreta. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si e' opposto vittoriosamente all'insensato ed illegale mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame di dantesca memoria e che s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione. Per il suo impegno in difesa di ambiente, salute e diritti alla dottoressa Antonella Litta e' stato attribuito il 6 marzo 2013 a Roma il prestigioso "Premio Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai" con la motivazione: "per l'impegno a tutela della salute dei cittadini e della salubrita' del territorio". Il 18 ottobre 2013 ad Arezzo in occasione delle settime "Giornate italiane mediche per l'ambiente" le e' stato conferito il prestigioso riconoscimento da parte della "International Society of Doctors for the Environment" con la motivazione: "per la convinta testimonianza, il costante impegno, l'attenzione alla formazione e all'informazione sulle principali problematiche nell'ambito dell'ambiente e della salute". Il 25 novembre 2013 a Salerno le e' stato attribuito il prestigioso Premio "Trotula de Ruggiero"]
Si e' svolto sabato 28 novembre 2015, nella biblioteca comunale di Fabrica di Roma, un incontro su "Agricoltura, ambiente e salute".
La dottoressa Antonella Litta, referente dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment), ha introdotto la sua relazione medico-scientifica "Inquinamento delle acque da arsenico e pesticidi: quali rischi per la salute?" con la considerazione che proprio dal mancato rispetto dell'articolo 32 della Carta costituzionale in materia di tutela della salute, cosi' come dal mancato rispetto del Decreto Legislativo 31/2001 - che fissa i parametri di salubrita' e potabilita' delle acque ad uso umano - attraverso il ricorso all'istituto della deroga, ha avuto origine l'esposizione cronica all'arsenico, sostanza tossica e cancerogena, di oltre un milione di cittadini italiani.
Per oltre un decennio, ha proseguito la dottoressa Litta, le popolazioni interessate da questa problematica ambientale e sanitaria, ed in particolare quelle del Lazio, sono state molto spesso se non quasi del tutto lasciate all'oscuro circa i gravissimi rischi correlati all'assunzione di acqua ed alimenti contaminati da arsenico ed esposte a valori di arsenico fuorilegge, che hanno raggiunto anche i 50 microgrammi/litro, ovvero cinque volte il limite di legge stabilito per questa sostanza tossica e cancerogena per la quale non esiste alcuna soglia di assoluta ed accettabile certezza per esposizioni croniche: l'Organizzazione mondiale della Sanita' raccomanda infatti di porre in atto interventi ed azioni per portare questo valore il piu' possibile vicino allo zero.
Eppure i periodi di deroga, come disposto dal succitato Decreto legislativo, avrebbero dovuto avere la durata piu' breve possibile e comunque non superiore ai tre anni durante i quali si sarebbero dovuti realizzare impianti capaci di ridurre ed eliminare l'arsenico dalle acque e cosi' risolvere definitivamente ed efficacemente questo problema.
Nei periodi di deroga, sempre secondo quanto previsto anche dalle disposizione europee, alle donne in gravidanza e ai bambini (per i noti effetti dell'arsenico anche sullo sviluppo cerebrale - incremento di disturbi neurocomportamentali e neoplasie -) si sarebbe dovuta assicurare acqua con il minor quantitativo possibile di arsenico, sempre al di sotto di 10 microgrammi/litro, meglio se a contenuto zero, e acqua con le stesse caratteristiche avrebbero dovuto utilizzare le industrie alimentari.
L'arsenico e' infatti classificato dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute; una consistente documentazione scientifica lo correla anche ai tumori del fegato e del colon. Sempre l'assunzione cronica di questo elemento e' indicata anche quale responsabile di patologie cardiovascolari; neurologiche; diabete di tipo 2; lesioni cutanee; disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.
L'esposizione ultradecennale e fuorilegge a questa sostanza, insieme alla mancanza di una corretta e diffusa informazione, e insieme alla mancata distribuzione di acqua idonea alle persone e alle industrie alimentari, non e' rimasta senza conseguenze per la salute delle popolazioni, in particolare per quelle dell'Alto Lazio, in termini di aumento di rischio per cause di morte e malattie correlate all'esposizione all'arsenico, come purtroppo certificato da diversi studi epidemiologici che non hanno fatto altro che confermare quanto gia' evidenziato da decenni di studi e ricerche internazionali; come ha evidenziato la referente dell'Isde citando gli studi condotti anche sulla popolazione residente nella Provincia di Viterbo e in particolare lo studio "Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio", realizzato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio; lo studio dell'Istituto Superiore di Sanita' "Arsenico urinario speciato quale biomarcatore dell'esposizione alimentare all'arsenico inorganico in popolazioni residenti in aree ricche di arsenico nel Lazio"; i risultati dello studio Sepias - Sorveglianza epidemiologica in aree interessate da inquinamento ambientale da arsenico di origine naturale o antropica - realizzato dall'Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio nazionale delle ricerche; e il piu' recente studio "Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da arsenico nelle acque potabili: studio di coorte nella popolazione residente nella provincia di Viterbo, 1990-2010" concluso nel 2014 e realizzato sempre dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio che ha dimostrato e di nuovo confermato un gradiente di rischio per cause di morte e malattie al crescere del livello di esposizione all'arsenico nelle acque; in particolare quest'ultimo studio ha evidenziato e riconfermato un eccesso di mortalita' per il tumore del polmone, le malattie del sistema circolatorio, le malattie respiratorie e il diabete.
La dottoressa Litta trattando poi la specifica situazione di Fabrica di Roma, ha fatto notare come debba essere ottimizzata in tutti i comuni della provincia di Viterbo, la gestione dei dearsenificatori- recuperando risorse anche dalla netta riduzione delle spese militari e dalla razionalizzazione di alcune voci del bilancio regionale laziale - ad esempio: vitalizi, spese di rappresentanza dell'ente , etc - in quanto solo il funzionamento corretto e costante dei dearsenificatori puo' garantire subito acqua salubre e potabile alla cittadinanza e come sia necessario intervenire per ridurre l'esposizione ad altri fattori inquinanti delle persone, e in particolare delle donne in gravidanza e dei bambini, istituendo anche un registro comunale degli impianti e delle attivita' ad elevato impatto ambientale e sanitario.
Illustrate anche le principali problematiche d'inquinamento idrico ed ambientale e i possibili rischi sanitari derivanti dall'utilizzo di fitofarmaci in particolare pesticidi di sintesi chimica, problematiche sanitarie in parte sovrapponibili a quelle determinate dall'arsenico (effetti cancerogeni e di interferenza endocrina e ruolo causale sempre piu' rilevante in patologie quali il morbo di Parkinson, le malattie dello spettro autistico, le malattie metaboliche, riproduttive e le malattie autoimmuni).
A conclusione della relazione la dottoressa Antonella Litta ha rinnovato l'appello (espresso piu' volte congiuntamente alla sezione viterbese della Fimmg - Federazione italiana medici di medicina generale, e all'Ordine dei medici di Viterbo) perche' nei confronti delle popolazioni esposte si attui subito una sorta di "risarcimento sanitario", ovvero: informazione corretta e diffusa rivolta a tutti i cittadini residenti nei comuni della provincia di Viterbo e in particolare nelle scuole, negli ambulatori medici, nelle strutture militari e carcerarie; studi di monitoraggio dello stato di salute delle persone e in particolare dei bambini per patologie correlabili anche all'esposizione all'arsenico (disturbi neurocomportamentali e neoplasie dell'eta' pediatrica), attraverso progetti di prevenzione che prevedano l'esecuzione di visite ed esami mirati, totalmente gratuiti e in strutture pubbliche e che possano almeno in parte "risarcire" a livello sanitario il danno subito a causa dell'esposizione cronica ad una sostanza tossica e cancerogena come l'arsenico.
Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde di Viterbo
Viterbo, 29 novembre 2015
Per comunicazioni: isde.viterbo at gmail.com, tel.3383810091
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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)
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Numero 731 del 30 novembre 2015
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