[Nonviolenza] Telegrammi. 2106
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- Date: Sun, 13 Sep 2015 20:17:30 +0200 (CEST)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2106 del 14 settembre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Non solum, sed etiam
2. "Dalle biblioteche agli archivi informatici". Un incontro di studio a Viterbo
3. Verso la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre
4. Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo: Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"
5. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre
6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
7. Berna Gonzalez Harbour intervista Tzvetan Todorov (27 dicembre 2014)
8. Fabio Gambaro intervista Tzvetan Todorov (8 gennaio 2015)
9. Fabio Gambaro intervista Tzvetan Todorov (20 marzo 2015)
10. Fabio Gambaro intervista Tzvetan Todorov (31 agosto 2015)
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. LE ULTIME COSE. NON SOLUM, SED ETIAM
Accogliere tutti. Abolire la guerra.
Ed accogliendo tutti si riesce a contrastare i poteri criminali, i poteri totalitari, i poteri terroristi, i poteri razzisti, i poteri schiavisti, i poteri mafiosi.
Ed abolendo la guerra si riesce a contrastare i poteri criminali, i poteri totalitari, i poteri terroristi, i poteri razzisti, i poteri schiavisti, i poteri mafiosi.
Accogliere tutti. Abolire la guerra.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e' una sola umanita'.
*
Ancora una volta riproponiamo i compiti dell'ora, minimo un programma: salvare le vite.
Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.
Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.
Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.
Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.
Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.
Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.
Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.
In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.
In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.
In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.
L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.
L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
2. INCONTRI. "DALLE BIBLIOTECHE AGLI ARCHIVI INFORMATICI". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO
Si e' svolto domenica 13 settembre 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "Dalle biblioteche agli archivi informatici. Uno sguardo storico e critico sulle tecnologie dell'elaborazione, della trasmissione e della conservazione del sapere".
All'incontro ha preso parte Marco Graziotti.
*
Marco Graziotti e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Paolo Arena ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Laureato in Scienze della comunicazione, è autore di un apprezzato lavoro su "Nuove tecnologie e controllo sociale nella ricerca di David Lyon"; recentemente ha realizzato una rilevante ricerca su "Riflessi nella letteratura e nel cinema della boxe come realta' complessa e specchio della societa' della solitudine di massa e della sopraffazione e mercificazione universale", interpretando con adeguate categorie desunte dalle scienze umane e filologiche numerose opere letterarie e cinematografiche; piu' recentemente ancora ha realizzato una ricerca sulle istituzioni e le politiche finanziarie europee facendo specifico riferimento alle analisi di Luciano Gallino e di Francesco Gesualdi.
3. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA" DEL 2 OTTOBRE
Occorre fare del 2 ottobre una manifestazione mondiale contro tutte le guerre e contro tutte le uccisioni.
La Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi, e' infatti la migliore delle occasioni per far emergere nitida e forte la volonta' dell'umanita' cosciente che chiede pace, disarmo, smilitarizzazione, democrazia, giustizia, solidarieta', rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, tutela dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.
La nonviolenza ci convoca ad assumerci le nostre responsabilita'.
In ogni citta', in ogni paese, in ogni consesso civile, in ogni scuola, il 2 ottobre si celebri la Giornata internazionale della nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
4. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK E CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI DI VITERBO: UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"
[Riproponiamo l'appello promosso gia' negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"]
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Movimento Nonviolento, per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Peacelink, per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, per contatti: e-mail: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
5. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE
Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".
Ovunque si realizzino iniziative.
Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.
Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.
Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.
6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
7. RIFLESSIONE. BERNA GONZALEZ HARBOUR INTERVISTA TZVETAN TODOROV (27 DICEMBRE 2014)
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 27 dicembre 2014 col titolo ""Tzvetan Todorov: Democrazia significa resistenza" e il sottotitolo "I valori in pericolo, i paesi occidentali 'paesi della paura', la Cia e le torture, la necessita' di credere nell'Europa. Intervista al filosofo bulgaro naturalizzato francese".
Berna Gonzalez Harbour, nata a Santander nel 1965, giornalista e scrittrice spagnola, vicedirettrice del prestigioso quotidiano "El Pais", e' anche autrice di racconti e romanzi.
Tzvetan Todorov, nato a Sofia nel 1939, a Parigi dal 1963. Muovendo da studi linguistici e letterari e' andato sempre piu' lavorando su temi antropologici e di storia della cultura e su decisive questioni morali. Riportiamo anche il seguente brano dalla scheda dedicata a Todorov nell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: "Dopo i primi lavori di critica letteraria dedicati alla poetica dei formalisti russi, l'interesse di Todorov si allarga alla filosofia del linguaggio, disciplina che egli concepisce come parte della semiotica o scienza del segno in generale. In questo contesto Todorov cerca di cogliere la peculiarita' del 'simbolo' che va interpretato facendo ricorso, accanto al senso materiale dell'enunciazione, ad un secondo senso che si colloca nell'atto interpretativo. Ne deriva l'inscindibile unita' di simbolismo ed ermeneutica. Con La conquista dell'America, Todorov ha intrapreso una ricerca sulla categoria dell'"alterita'" e sul rapporto tra individui appartenenti a culture e gruppi sociali diversi. Questo tema, che ha la sua lontana origine psicologica nella situazione di emigrato che Todorov si trova a vivere in Francia, trova la sua compiuta espressione in un ideale umanistico di razionalita', moderazione e tolleranza". Tra le opere di Tzvetan Todorov: (a cura di), I formalisti russi. Teoria della letteratura e del metodo critico, Einaudi, Torino 1968, 1977; (a cura di, con Oswald Ducrot), Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio, Isedi, Milano 1972; La letteratura fantastica, Garzanti, Milano 1977, 1981; Teorie del simbolo, Garzanti, Milano 1984; La conquista dell'America. Il problema dell'"altro", Einaudi, Torino 1984, 1992; Critica della critica, Einaudi, Torino 1986; Simbolismo e interpretazione, Guida, Napoli 1986; Una fragile felicita'. Saggio su Rousseau, Il Mulino, Bologna 1987, Se, Milano 2002; (con Georges Baudot), Racconti aztechi della conquista, Einaudi, Torino 1988; Poetica della prosa, Theoria, Roma-Napoli 1989, Bompiani, Milano 1995; Michail Bachtin. Il principio dialogico, Einaudi, Torino 1990; La deviazione dei lumi, Tempi moderni, Napoli 1990; Noi e gli altri. La riflessione francese sulla diversita' umana, Einaudi, Torino 1991; Di fronte all'estremo, Garzanti, Milano 1992 (ma cfr. la seconda edizione francese, Seuil, Paris 1994); I generi del discorso, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1993; Una tragedia vissuta. Scene di guerra civile, Garzanti, Milano 1995; Le morali della storia, Einaudi, Torino 1995; Gli abusi della memoria, Ipermedium, Napoli 1996; L'uomo spaesato. I percorsi dell'appartenenza, Donzelli, Roma 1997; La vita comune, Pratiche, Milano 1998; Le jardin imparfait, Grasset, 1998; Elogio del quotidiano. Saggio sulla pittura olandese del Seicento, Apeiron, 2000; Elogio dell'individuo. Saggio sulla pittura fiamminga del Rinascimento, Apeiron, 2001; Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001; Il nuovo disordine mondiale, Garzanti, Milano 2003; Benjamin Constant. La passione democratica, Donzelli, Roma 2003; Lo spirito dell'illuminismo, Garzanti, Milano 2007; La letteratura in pericolo, Garzanti, Milano 2008, 2011; La paura dei barbari, Garzanti, Milano 2009; La bellezza salvera' il mondo, Garzanti, Milano 2010; Gli altri vivono in noi, e noi viviamo in loro. Saggi 1983-2008, Garzanti, Milano 2011; I nemici intimi della democrazia, Garzanti, Milano 2012 (tra esse segnaliamo particolarmente Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001: un'opera che ci sembra fondamentale)]
Nel 2003, Tzvetan Todorov stilo' un inventario dei valori, una lista di buone intenzioni che l'Europa ha tentato di esportare nel mondo con la stessa risolutezza con cui ha esportato automobili, ortaggi o tecnologia dell'alta velocita'. Non e' che inventasse nulla, era tutto gia' piu' o meno scritto nelle nostre carte dei diritti, nelle nostre costituzioni: la liberta' individuale, la razionalita', la laicita', la giustizia. Sembrava ovvio. Oggi, tuttavia, Todorov vede allontanarsi quei valori come quel punto all'orizzonte che sembrava raggiungibile e invece riappare di nuovo lontano. "Quando diciamo valore, non significa che tutti lo rispettino, e' piu' un ideale che una realta', un orizzonte verso il quale siamo diretti", dice. "In questo momento, tuttavia, questi valori sono minacciati".
Il filosofo bulgaro naturalizzato francese, Premio Principe delle Asturie per le Scienze Sociali nel 2008 e una delle voci piu' influenti del continente, colloca il punto di svolta, la curva in cui tutto e' svanito, non nella crisi scoppiata nel 2008, ma nella caduta del Muro di Berlino e nella rottura, a partire da quel momento, dell'equilibrio tra le due forze che devono convivere in una democrazia: l'individuo e la comunita'.
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- Berna Gonzalez Harbour: Vale ancora il suo inventario dei valori? La liberta' dell'individuo, per esempio?
- Tzvetan Todorov: La nostra democrazia liberale ha lasciato che l'economia non dipenda da alcun potere, che sia diretta solo dalle leggi del mercato, senza alcuna restrizione delle azioni degli individui e per questo la comunita' soffre. L'economia e' diventata indipendente e ribelle a qualsiasi potere politico, e la liberta' che acquisiscono i piu' potenti e' diventata la mancanza di liberta' dei meno potenti. Il bene comune non e' piu' difeso ne' tutelato, ne' se ne pretende il livello minimo indispensabile per la comunita'. E la volpe libera nel pollaio priva della liberta' le galline.
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- B. G. H.: Oggi, quindi, l'individuo e' piu' debole. Quale liberta' gli rimane, allora?
- T. T.: Paradossalmente e' piu' debole, si', perche' i piu' potenti hanno di piu', ma sono un piccolo gruppo, mentre la popolazione si impoverisce e la disuguaglianza e' aumentata vertiginosamente. E gli individui poveri non sono liberi. Quando non e' possibile trovare il modo di curare la tua malattia, quando non puoi vivere nella casa che avevi, perche' non la puoi pagare, non sei piu' libero. Non puoi esercitare la liberta' se non hai potere, e allora diventa solo una parola scritta sulla carta.
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- B. G. H.: Eppure, l'uguaglianza e' un valore fondativo delle nostre democrazie. Abbiamo bisogno di un nuovo contratto sociale?
- T. T.: Se non si puo' rispettare, un contratto sociale non e' una gran cosa. L'idea di uguaglianza e' ancora presente alla base delle nostre leggi, ma non sempre viene rispettata. Il tuo voto conta quanto il mio ma l'obiettivo della democrazia non e' il livellamento, quanto piuttosto offrire lo stesso punto di partenza a tutti in quanto uguali davanti alla legge, perche' i soldi non comprano la legge. Ma questo principio non si rispetta. Guardate quello che hanno appena approvato i legislatori degli Stati Uniti: hanno moltiplicato per dieci i soldi che possono spendere per una campagna elettorale. Chi non ha soldi non potra' godere della liberta' supplementare di spendere riservata a quelli che ce li hanno. E' questo pericolo di una liberta' eccessiva di pochi che impedisce l'uguaglianza di tutti.
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- B. G. H.: Quando i diritti diventano una realta' formale, che cosa ci rimane?
- T. T.: Ci rimane la possibilita' di protestare, di rivolgerci alla giustizia. Non bisogna cambiare i principi, perche' sono gia' scritti, ma abbiamo visto che ci sono molti modi per schivarli ed e' necessario che il potere politico non capitoli di fronte alla potenza di quegli individui che infrangono il contratto sociale a loro favore. L'idea di resistenza mi sembra fondamentale nella vita democratica. Bisogna essere vigilanti, la stampa deve svolgere un ruolo sempre piu' importante nel denunciare le violazioni dei partiti, bisogna che la gente possa intervenire, ma so che questo richiede di essere sufficientemente vigilanti, coraggiosi e attivi.
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- B. G. H.: Lei parla della gente, ma il potere non deve cambiare? Che cosa possiamo aspettarci da poteri molto locali di fronte a una realta' globalizzata?
- T. T.: Dobbiamo rafforzare le istanze europee, perche' l'economia e' globalizzata. L'Unione Europea e' il piu' grande mercato del mondo, con 500 milioni di cittadini attivi e di consumatori con una grande tradizione nell'equilibrio tra difesa del bene comune e liberta' individuale. Se facciamo vivere questa tradizione europea, se permettiamo che esistano organi piu' efficaci e attivi nell'Unione, potremo affrontare l'evasione fiscale, i paradisi fiscali e anche decisioni fondamentali come quelle sull'approvvigionamento energetico.
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- B. G. H.: Ha fiducia nella sua leadership? In leader capaci di offrire l'impunita' fiscale per attirare gli evasori nel loro territorio, come ha fatto Juncker in Lussemburgo?
- T. T.: Se non ci fidiamo di loro devono prendersi le loro responsabilita'. Il Parlamento, cosi' come li ha eletti, dovrebbe poterli destituire.
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- B. G. H.: Nel 2008, defini' i paesi occidentali come i "paesi della paura" rispetto ai paesi dell'appetito, del risentimento o dell'indecisione. Non siamo vittime di tutto questo?
- T. T.: Le devastazioni causate dalla paura sono state immense, come abbiamo visto nel rapporto del Senato degli Stati Uniti sulle torture della Cia o nel caso Snowden, che ha rivelato che l'America controllava il telefono di Angela Merkel, come se lei potesse rappresentare una minaccia. L'idea che si possa legalizzare la tortura e' uno shock per chi crede nel valore della democrazia e gli europei l'hanno accettata docilmente. Le rivelazioni di Snowden sono molto inquietanti per il principio che c'e' dietro, il principio di uno Stato quasi totalitario che raccoglie tutte le informazioni possibili sui suoi cittadini, come facevano il Kgb o la Stasi in paesi totalitari come l'Urss o la Germania dell'Est. Allora si usava un sistema di delazioni anonime oggi divenuto arcaico, perche' la tecnologia rende più facile raccogliere informazioni, ma in tutto questo le liberta' individuali si riducono a una chimera.
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- B. G. H.: Quale sara' l'Europa dopo la crisi?
- T. T.: Non so se la crisi finira', sappiamo che le economie non obbediscono a spinte razionali, ci sono spinte di passione o di follia, spinte che sfidano tutti i pronostici, forse scomparira' nel 2015, o forse mai, o potremmo restarci dentro per altri dieci anni.
8. RIFLESSIONE. FABIO GAMBARO INTERVISTA TZVETAN TODOROV (8 GENNAIO 2015)
[Dal quotidiano "La Repubblica" dell'8 gennaio 2015 col titolo "Tzvetan Todorov: Cosi' si realizza il mondo sognato da Bin Laden".
Fabio Gambaro, nato a Milano nel 1958, e' saggista, corrispondente culturale a Parigi per quotidiani e periodici italiani e francesi (tra cui "La Repubblica" e "L'espresso"), traduttore in francese di rilevanti autori italiani (tra cui Camilleri, De Luca, Jaeggy). Tra le opere di Fabio Gambaro: Colloquio con Edoardo Sanguineti: quarant'anni di cultura italiana attraverso i ricordi di un poeta intellettuale, Anabasi, 1993; Invito a conoscere la neoavanguardia, Mursia, Milano 1993; Surrealismo, Bibliografica, 1996; Il mondo di Pennac, Milano 1999; Dalla parte degli editori. Interviste sul lavoro editoriale, Unicopli, Milano 2001; L'Italie par ses ecrivains, Laura Levi, Paris 2002; (a cura di), Dedica a Tahar Ben Jelloun, Pordenone 2014]
Parigi - "Occorre condannare con la piu' assoluta fermezza un atto barbaro che non puo' trovare alcuna giustificazione, ma nello stesso tempo non bisogna cadere nelle reazioni d'odio". E' questo il primo commento a caldo di Tzvetan Todorov di fronte all'attentato contro "Charlie Hebdo". "Mi sembra che in azioni di questo tipo l'Islam sia solo un pretesto per esprimere un risentimento e una voglia di vendetta assai confusi - chiosa lo studioso francese autore di saggi come La paura dei barbari e I nemici intimi della democrazia -. Pulsioni a cui di solito non si da' abbastanza importanza, visto che ci si sofferma soprattutto sulle motivazioni ideologiche e religiose apparentemente rivendicate dagli attentatori".
- Fabio Gambaro: Una vendetta contro chi e cosa?
- Tzvetan Todorov: Probabilmente si tratta di un risentimento generalizzato nei confronti del mondo occidentale da parte di persone che credono di agire in nome dell'Islam, pensando di vendicare le offese e le discriminazioni subite dai musulmani di tutto il mondo. Naturalmente e' solo un'illusione. Oltretutto con le loro azioni mostruose, i terroristi finiscono per nutrire ancora di piu' la gia' diffusa intolleranza nei confronti dei musulmani e le motivazioni dei partiti xenofobi di tutta Europa.
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- F. G.: C'e' un tratto particolare della societa' francese che puo' spiegare atti di questo tipo?
- T. T.: Non credo, dato che le tensioni attorno all'Islam si manifestano dalla Germania all'Olanda, dalla Norvegia all'Inghilterra. Sempre di piu' in Europa c'e' un clima di sospetto nei confronti dei musulmani, motivo per cui occorre fare assolutamente attenzione a non assimilare tutto l'Islam ai terroristi che pretendono di agire in suo nome. I terroristi sono degli assassini che vorrebbero creare un solco incolmabile tra i musulmani e il mondo occidentale. Che poi era il sogno di Bin Laden, il quale con l'attacco dell'11 settembre voleva favorire una reazione violenta contro tutto l'Islam, in modo che tutti i musulmani del pianeta si sentissero minacciati e in guerra. Il sogno dei terroristi e' di parlare a nome di tutto l'Islam, mentre in realta' rappresentano solo un'infima minoranza. La stragrande maggioranza dei musulmani sono persone pacifiche che non hanno niente a che vedere con i terroristi e non si riconoscono nei loro discorsi deliranti.
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- F. G.: Perche' hanno colpito proprio "Charlie Hebdo"?
- T. T.: Probabilmente perche' il settimanale aveva pubblicato diversi disegni satirici che ritraevano Maometto e quindi era associato a una critica graffiante dell'Islam, che per i terroristi e' una pratica intollerabile e un'offesa. "Charlie Hebdo" si e' sempre sentito libero di criticare sia l'Islam che le posizioni dell'islamofiobia. Non a caso sul numero di questa settimana c'e' in copertina una caricatura di Michel Houellebecq, il cui romanzo Sottomissione contribuisce al clima di sospetto nei confronti del mondo musulmano.
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- F. G.: E' un attacco alla liberta' d'espressione e alla liberta' di stampa?
- T. T.: Simbolicamente si', e come tale e' un atto molto grave che va assolutamente condannato. Ma a questo proposito vorrei ricordare che non e' giusto considerare la liberta' di stampa come il pilastro centrale della democrazia. Il vero pilastro della democrazia e' l'idea che in un sistema democratico ogni potere ha delle limitazioni. E cio' deve valere anche per la stampa, che acquista legittimita' proprio dal fatto che e' capace di porsi dei limiti. Ma questo e' un discorso piu' generale che naturalmente non puo' servire a giustificare atti di terrorismo.
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- F. G.: Come reagire ad attacchi come quello contro "Charlie Hebdo"?
- T. T.: Occorre una reazione molto ferma da parte della polizia e della giustizia per punire i colpevoli, ma anche per sorvegliare ancora piu' strettamente gli ambienti dell'estremismo islamico. Bisogna pero' reagire senza scatenare nuovi focolai d'odio e senza cadere nella trappola dell'islamofobia che considera tutti i musulmani un pericolo. Resistere senza odio e' stato l'ideale di molti uomini giusti, e secondo me e' la maniera piu' efficace di combattere il male. Non mi faccio pero' molte illusioni, perche' purtroppo episodi di questo tipo scatenano l'odio e la volonta' di vendetta. Ma odiare il mondo musulmano sarebbe di fatto la vittoria dei terroristi, i quali sono oggettivamente i migliori alleati dell'islamofobia".
9. RIFLESSIONE. FABIO GAMBARO INTERVISTA TZVETAN TODOROV (20 MARZO 2015)
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 20 marzo 2015 col titolo "Tzvetan Todorov: La liberta' di espressione va difesa sempre per i deboli" e il sottotitolo "Lo studioso franco-bulgaro sara' a RepIdee domenica insieme al direttore di Repubblica Ezio Mauro per parlare di democrazia. Non lasciamo ai leader xenofobi il diritto di dire qualsiasi cosa"]
Parigi - Per Tzvetan Todorov, in un sistema democratico ogni potere deve avere dei limiti. Solo cosi' la democrazia puo' difendersi dai suoi nemici. Lo studioso francese di origine bulgara ne parlera' domenica a Udine insieme al direttore di Repubblica Ezio Mauro, in un dialogo pubblico intitolato "La liberta' e i suoi vincoli". Per Todorov una simile riflessione e' piu' che mai d'attualita', specie dopo gli attentati di Parigi.
"Personalmente, in quegli atti di violenza non vedo un attacco ai fondamenti della democrazia, ne' un esempio di scontro di civilta'", spiega lo studioso molto noto anche in Italia per i suoi saggi, tra cui I nemici intimi della democrazia e La paura dei barbari. "Gli stessi attentatori hanno spiegato il loro gesto come vendetta per le caricature del Profeta e gli interventi militari occidentali. Cio' che e' in aperta contraddizione con i principi democratici non sono le convinzioni all'origine di quegli atti, quanto la fredda esecuzione di diciassette persone. Sono quindi simili ai passati atti di terrorismo della Raf in Germania o delle Br".
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- Fabio Gambaro: Secondo molti osservatori, gli attentati di Parigi hanno voluto colpire alcuni principi universali - liberta' e uguaglianza di diritti - considerati fondamenti della democrazia.
- Tzvetan Todorov: La democrazia liberale non e' un regime fondato su valori universali. Tale definizione vale per le teocrazie. Oppure per i sistemi totalitari che pretendono di realizzare un progetto legittimato dalla scienza (la biologia delle razze, il materialismo storico). Le democrazie non invocano valori assoluti, la loro azione nasce dal compromesso tra principi complementari, ad esempio tra eguaglianza e liberta', che possono coesistere ma anche confliggere, oppure tra potere del popolo e liberta' degli individui.
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- F. G.: Vale anche per la liberta' d'espressione? Dopo l'attentato a "Charlie Hebdo", si e' riaperto il dibattito sui suoi limiti.
- T. T.: La liberta' d'espressione non e' un valore inalienabile, intangibile o non negoziabile. Lo stato democratico e' espressione della volonta' popolare e contemporaneamente protezione delle liberta' individuali, che deve difendere insieme a una pluralita' di valori, come la sicurezza, la giustizia, l'eguale dignita' di tutti. Tali valori tendono a limitarsi l'un l'altro. E la politica di uno stato e' sempre un compromesso tra valori diversi. Limitare la liberta' d'espressione non significa introdurre una censura oscurantista ma assumersi le proprie responsabilita' politiche.
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- F. G.: Quindi lei e' favorevole a tali limitazioni?
- T. T.: Anche la liberta' di stampa e' un potere. E in democrazia, come diceva Montesquieu, un potere senza limiti non e' legittimo. Non dimentichiamo che, nel XIX secolo, il giornale dell'antisemita Edouard Drumont si chiamava "La libre parole": per lui liberta' era denigrare gli ebrei. Ora in Europa i partiti xenofobi invocano la liberta' di stampa per poter dire impunemente tutto il male dei musulmani. Quando si difende la liberta' di stampa, bisognerebbe sempre interrogarsi sul rapporto di potere tra chi l'esercita e chi la subisce. Drumont attaccava una minoranza - gli ebrei - gia' discriminata, beneficiando dell'appoggio della maggioranza; Edward Snowden, che ha svelato le derive illegali dei servizi americani, e' un singolo individuo che accusa il governo del suo paese: dobbiamo condannare il primo e difendere il secondo.
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- F. G.: Se ogni comunita' impone i propri limiti, lo spazio di liberta' condiviso si riduce enormemente. La nozione di laicita' puo' essere d'aiuto?
- T. T.: Le nostre societa' non sono mai state completamente omogenee. Sono sempre state costituite da popolazioni portatrici di molteplici differenze: regionali, professionali, di classe, di sesso o di eta'. Per gestirle, si e' fatto ricorso a due principi complementari: quello della legalita' comune (una stessa legge per tutti) e quello della tolleranza (per tutte le pratiche non coperte dalla legge). Di fronte a cittadini di diverse religioni o senza religione, la laicita' e' una necessita', a condizione che lo stato sia neutrale nei confronti delle diverse fedi, senza pretendere la scomparsa dallo spazio pubblico di ogni segno di appartenenza religiosa, come accade a volte in Francia. Le appartenenze culturali fanno parte delle persone.
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- F. G.: I terroristi parigini sono nati e cresciuti in Francia.Com'e' possibile che una societa' democratica abbia partorito i propri nemici piu' radicali?
- T. T.: Piu' che della democrazia, gli assassini di gennaio sono i figli della societa' mondializzata. Cercano informazioni su internet, uno spazio virtuale che nessuno controlla e nel quale e' ormai impossibile distinguere tra fatti e affabulazioni. Alla ricerca di una causa sacra che dia un senso alla loro vita, sono facile preda di abili predicatori.
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- F. G.: Pur senza fare ingiuste generalizzazioni, come interpreta il fatto che i terroristi parigini si richiamassero all'islam?
- T. T.: La difficolta' consiste nell'articolare due proposizioni entrambe vere: gli atti terroristici non dipendono dalla religione musulmana eppure i loro autori si richiamano all'islam. Piu' che nel Corano, che come tutti i libri sacri contiene affermazioni contraddittorie, occorre cercare la spiegazione nella storia dei paesi musulmani, dove le correnti d'interpretazione fondamentaliste hanno impedito un'evoluzione della dottrina.
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- F. G.: Come le sembrano oggi le relazioni tra l'islam e il mondo occidentale?
- T. T.: Occorre riconoscere che l'Islam e' ormai una religione praticata nel mondo occidentale, di conseguenza e' possibile domandare ai suoi fedeli di rispettare le leggi comuni. Al contempo occorre evitare l'islamofobia. Inoltre gli interventi militari nei paesi musulmani hanno prodotto risultati assai negativi, hanno favorito l'identificazione dell'Occidente con il ruolo dei dominatori, il che evidentemente ha accresciuto il risentimento nei suoi confronti. Purtroppo, le scelte dei nostri governi non sono sempre coerenti.
10. RIFLESSIONE. FABIO GAMBARO INTERVISTA TZVETAN TODOROV (31 AGOSTO 2015)
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 31 agosto 2015 col titolo "Tzvetan Todorov: Governi egoisti ma cosi' l'Occidente non avra' un futuro" e il sottotitolo "Il filosofo francese: Il dramma dei migranti deve riguardare tutti"]
Parigi - "La crisi dei rifugiati che stiamo vivendo in questi giorni rivela che la costruzione europea e' molto meno avanzata di quanto non si creda". E' la riflessione di Tzvetan Todorov di fronte alle ultime stragi di profughi. Il filosofo francese di origine bulgara denuncia soprattutto l'immobilismo dei paesi europei, incapaci di dare una risposta comune al dramma dei migranti: "Diversi governi lontani dai confini esterni dichiarano che quello che vi sta accadendo non li riguarda. Come e' possibile scaricare esclusivamente su Grecia e Italia la gestione dei rifugiati che arrivano da sud e da est? Il ripiegamento egoistico all'interno del proprio territorio nazionale e' un cattivo presagio per il nostro futuro. Alcuni paesi stanno reagendo meglio di altri, ma nel complesso l'Unione Europea e' molto deludente".
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- Fabio Gambaro: Ma e' giusto che sia l'Europa a farsi carico di questo flusso di migranti?
- Tzvetan Todorov: Gran parte dei rifugiati che stanno arrivando in Europa in questi mesi fuggono situazioni di guerra, di cui noi, i paesi occidentali, siamo direttamente o indirettamente responsabili. Siamo intervenuti militarmente in Afghanistan, Iraq, Libia, Repubblica Centroafricana, Mali, e abbiamo incoraggiato la guerra civile in Siria. La democrazia e i diritti dell'uomo sono stati usati per giustificare tali interventi militari, che pero' non hanno mantenuto le loro promesse. La democrazia, infatti, non si esporta a colpi di missili e droni. Il risultato di tali scelte militari sono davanti ai nostri occhi: insicurezza sempre piu' diffusa, inasprimento dei conflitti etnici e religiosi, guerre civili e ora questo flusso di rifugiati che cerca di raggiungere un'oasi di pace e di prosperita'.
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- F. G.: Ci sono anche i profughi che fuggono dalla miseria. C'e' pero' chi dice, a destra come a sinistra, che l'Europa non puo' accogliere tutti.
- T. T.: I movimenti di popolazione motivati da ragioni economiche non sono una novita'. Oggi in Europa abbiamo paura che i nuovi arrivati portino via il lavoro agli autoctoni, ma le cose non stanno affatto cosi': io credo che i nuovi arrivati creino anche opportunita' di sviluppo, come e' successo agli Stati Uniti nei decenni scorsi.
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- F. G.: Ma non teme che l'aumento dell'immigrazione rafforzi ulteriormente la xenofobia che viene sfruttata dai populisti di ogni tipo?
- T. T.: Checche' ne dicano i profeti di sventura, l'Europa non e' certo minacciata dall'invasione dei nuovi barbari o dall'islamizzazione strisciante. Non a caso, tutte le grandi religioni e tutte le morali profane raccomandano l'ospitalita' e la benevolenza nei confronti dei nuovi arrivati: siamo tutti potenzialmente stranieri e la compassione e' una caratteristica insita nel profondo della nostra civilta'. Come non essere sconvolti di fronte alla sorte di esseri umani costretti a fuggire e a pagare una fortuna a trafficanti senza scrupoli, e a rischiare la vita su imbarcazioni inaffidabili o dentro camion frigoriferi? Quante persone dovranno ancora morire asfissiate o annegate prima che si risvegli la compassione dei governi?
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- F. G.: Quale potrebbe essere una politica efficace per affrontare la crisi dei migranti?
- T. T.: Se i rifugiati sono gia' alle nostre porte o nei nostri paesi, occorre soccorrerli e aiutarli. Alcuni resteranno da noi e si integreranno, altri torneranno nel proprio paese, che spesso e' il loro sogno piu' grande. Contemporaneamente pero' occorre agire sulle cause li hanno spinti a fuggire. Dobbiamo fare del nostro meglio per impedire le guerre e le violenze sui loro territori. Facilitare i viaggi temporanei da e per i loro paesi. Favorire lo sviluppo economico in loco, cosa che e' anche nel nostro interesse. Ma nulla garantisce che il futuro sara' proprio questo. La stupidita' infatti e' dura a morire.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- AA. VV., Il Vietnam fra Cina e Usa, "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 8, settembre 2015, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2015, pp. 216 (+ 8 tavole fuori testo), euro 14.
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Riletture
- Stefano Rodota', La vita e le regole, Feltrinelli, MIlano 2006, 2009, pp. 302.
- Stefano Rodota', Il diritto di avere diritti, Laterza, Roma-Bari 2012, 2015, pp. X + 434.
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Riedizioni
- Tommaso Sodano, Nello Trocchia, La peste. La mia battaglia contro i rifiuti della politica italiana, Rcs, Milano 2010, Il sole 24 ore, Milano 2015, pp. 288, euro 8,90.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2106 del 14 settembre 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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