[Nonviolenza] Telegrammi. 2002
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- Date: Sat, 30 May 2015 23:05:23 +0200 (CEST)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2002 del 31 maggio 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Una dichiarazione di voto
2. In memoria di Louis Hjelmslev nel cinquantenario della scomparsa
3. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
4. Un appello per l'uscita dell'Italia dalla Nato
5. Umberto Santino: A proposito di elezioni (2014)
6. Umberto Santino: Papa Francesco, i senza casa e la chiesa di Palermo (2014)
7. Umberto Santino: I messaggi di Toto' Riina: chiamata alle armi o chiacchiere da pensionato? (2014)
8. Umberto Santino: Peppino Impastato non e' uno spot (2014)
9. Umberto Santino: Il desiderio e il progetto (2013)
10. Enrico Peyretti presenta "Marianella Garcia Villas" di Anselmo Palini
11. Segnalazioni librarie
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'
1. EDITORIALE. UNA DICHIARAZIONE DI VOTO
Votiamo contro la guerra e tutte le uccisioni, votiamo contro il razzismo e tutte le persecuzioni, votiamo contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Votiamo a sinistra per l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, per la solidarieta' che nessuno esclude e abbandona, per la condivisione dei beni comuni, per la difesa della biosfera casa comune dell'umanita' intera (incluse quindi le generazioni future).
Votiamo a sinistra per la democrazia che tutte e tutti riconosce e raggiunge, per la legalita' che salva le vite, per la giustizia e la responsabilita'.
Votiamo a sinistra per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.
Votiamo a sinistra per la liberazione delle oppresse e degli oppressi.
Votiamo a sinistra per la pace e i diritti umani.
La nonviolenza e' in cammino.
2. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI LOUIS HJELMSLEV NEL CINQUANTENARIO DELLA SCOMPARSA
Ricorre oggi, 30 maggio 2015, il cinquantesimo anniversario della scomparsa dell'illustre linguista Louis Hjelmslev (Copenaghen, 3 ottobre 1899 - 30 maggio 1965).
*
Anche nel ricordo di Louis Hjelmslev proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
3. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
Per sostenere il centro antiviolenza di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.
4. REPETITA IUVANT. UN APPELLO PER L'USCITA DELL'ITALIA DALLA NATO
[Nuovamente diffondiamo il seguente appello del Comitato promotore "No guerra, no Nato" (per contatti: e-mail: noguerranonato at gmail.com, sito: www.noguerranonato.it) "per l'uscita dell'Italia dalla Nato, per un'Italia neutrale, per portare l'Italia fuori dal sistema di guerra, per attuare l'articolo 11 della Costituzione"]
L'Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della stessa Nato, cifra in realta' superiore che l'Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace (Sipri) quantifica in 72 milioni di euro al giorno.
Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell'Alleanza, la spesa militare italiana dovra' essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno.
E' un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, per un'alleanza la cui strategia non e' difensiva, come essa proclama, ma offensiva.
Gia' il 7 novembre del 1991, subito dopo la prima guerra del Golfo (cui la Nato aveva partecipato non ufficialmente, ma con sue forze e strutture) il Consiglio Atlantico approvo' il "Nuovo concetto strategico", ribadito ed ufficializzato nel vertice dell'aprile 1999 a Washington, che impegna i paesi membri a condurre operazioni militari in "risposta alle crisi non previste dall'articolo 5, al di fuori del territorio dell'Alleanza", per ragioni di sicurezza globale, economica, energetica, e migratoria. Da alleanza che impegna i paesi membri ad assistere anche con la forza armata il paese membro che sia attaccato nell'area nord-atlantica, la Nato viene trasformata in alleanza che prevede l'aggressione militare.
La nuova strategia e' stata messa in atto con le guerre in Jugoslavia (1994-1995 e 1999), in Afghanistan (2001-2015), in Libia (2011) e le azioni di destabilizzazione in Ucraina, in alleanza con forze fasciste locali, ed in Siria. Il "Nuovo concetto strategico" viola i principi della Carta delle Nazioni unite.
Uscendo dalla Nato, l'Italia si sgancerebbe da questa strategia di guerra permanente, che viola la nostra Costituzione, in particolare l'articolo 11, e danneggia i nostri reali interessi nazionali.
L'appartenenza alla Nato priva la Repubblica italiana della capacita' di effettuare scelte autonome di politica estera e militare, decise democraticamente dal Parlamento sulla base dei principi costituzionali.
La piu' alta carica militare della Nato, quella di Comandante supremo alleato in Europa, spetta sempre a un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati Uniti. E anche gli altri comandi chiave della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. La Nato e' percio', di fatto, sotto il comando degli Stati Uniti che la usano per i loro fini militari, politici ed economici.
L'appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell'Italia agli Stati Uniti, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul nostro territorio che ha trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo.
Particolarmente grave e' il fatto che, in alcune di queste basi, vi sono bombe nucleari statunitensi e che anche piloti italiani vengono addestrati al loro uso. L'Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato.
L'Italia, uscendo dalla Nato e diventando neutrale, riacquisterebbe una parte sostanziale della propria sovranita': sarebbe cosi' in grado di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.
5. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: A PROPOSITO DI ELEZIONI (2014)
[Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: www.centroimpastato.com) riprendiamo il seguente intervento dal titolo completo: "A proposito di elezioni. Consigli ai candidati: un manuale per Cicerone".
Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del Centro Impastato, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia]
"Vulgus vult decipi" e' un antico latinetto facilmente comprensibile anche per chi non sa di latino: "il popolo vuole essere ingannato" o "alla gente piace essere ingannata". Solo che il verbo ingannare oltre che al passivo va coniugato anche, o soprattutto, all'attivo. Ingannare e' uno sport, un affare, una politica, una religione. Per gli esempi c'e' solo l'imbarazzo della scelta. Per il gioco del calcio abbiamo prove fresche o stagionate di giocatori dopati, arbitri comprati e scudetti fasulli. La pubblicita' sui giornali e alla televisione e' tutta, o quasi, ingannevole e anche se sulla carta sarebbe un reato e' dispensata a piene mani e senza di essa giornali e televisioni potrebbero chiudere. Le religioni promettono premi e castighi in aldila' di cui non si sa nulla, ma tanto piu' esistono e incombono sulla vita di ciascuno quanto piu' sono incerti e improbabili (qualche anno fa il Sommo Pontefice ha abolito il Limbo, come se fosse un condominio dismesso, si dice che l'Inferno potrebbe essere spopolato e si pongono problemi per il sovraffollamento del Paradiso). Le campagne elettorali sono il trionfo dell'arte ingannatoria e gli elettori lo sanno perfettamente che quegli slogan sono ridicoli, che quelle promesse non saranno mantenute, ma, se non vogliono ingrossare le fila degli astenuti, si accingono ugualmente a votare amministratori e politici ripromettendosi di cavarne qualcosa, o direttamente o tramite contatti amicali o reti clientelari.
Sembrano novita' ma ci arrivano smentite vecchie di qualche millennio. Siamo a Roma, nel 63 avanti Cristo, Marco Tullio Cicerone, che e' gia' un avvocato affermato, si candida al consolato (e durante la campagna elettorale deve indossare la toga candida, cioe' bianca, da cio' il verbo e il sostantivo che dovrebbero simulare un'innocenza che e' tutta da provare). E' un novizio della politica (un homo novus) e deve sgomitare per farcela. I suoi avversari sono delle vecchie volpi e appaiono piu' quotati. Uno di essi e' Catilina, che passera' alla storia per la sua congiura e che gia' allora e' sospettato di crimini vari, tra cui l'omicidio del cognato. Il fratello di Cicerone, Quinto Tullio (o chi per lui, l'autore e' incerto), scrive un manualetto per la campagna elettorale (il titolo in latino e' "Commentariolum petitionis"). La lettura del testo e' insieme interessante e divertente. In sintesi Quinto Tullio da' al piu' illustre Marco Tullio una serie di consigli. Il primo e' di avere dalla sua i nobili, in particolare i giovani, e di conquistarsi il favore popolare, procurandosi amici di ogni tipo: magistrati, consoli, tribuni della plebe. Per fare cio' il candidato Cicerone deve riuscire simpatico a tutti e quello che normalmente puo' sembrare dissennato, in campagna elettorale e' consentito, anzi necessario. Il candidato deve blandire, avere un largo seguito, dare banchetti e conviti. Il mondo e' pieno di inganni, di tranelli e di perfidia - scrive Quinto Tullio - e gli uomini credono più ai discorsi che alla realta' e il candidato deve comportarsi di conseguenza. Deve lusingare, promettere anche quando sa che non potra' mantenere, essere brillante, non badare a spese. E deve denigrare i concorrenti, spargendo su di loro sospetti, per esempio "di lussuria o di sperpero". Nel primo caso pare di essere piu' negli Stati Uniti di oggi, o in Francia, o ad Arcore, che nella Roma antica; nel secondo gli esempi possono trovarsi dappertutto, soprattutto a casa nostra, dove si spendono soldi per manifesti, striscioni, gigantografie, pubblicita' sui giornali, spot televisivi, con o senza par condicio. Roma e' corrotta e piena di vizi - continua l'autore del manualetto - e bisogna sopportare l'insolenza, l'astio, la tracotanza di molti. A chi pensa Quinto Tullio? A noi vengono in mente tanti personaggi dello scenario politico attuale, nazionale o locale, e in particolare qualcuno.
Un'altra arma importante, se non decisiva, e' suscitare negli avversari il timore di processi e incriminazioni: Marco Tullio e' avvocato e sa come fare. Questa parte del testo sembra la meno attuale, soprattutto in Italia e in particolare in Sicilia, dove indagini, processi e condanne sono piu' aureole che palle al piede. E per molti l'assoluzione, prima o poi, e' assicurata. O ci si salva prima con la prescrizione o, a condanna pronunciata, la pena e' cosi' irrisoria che pare piu' un premio che un castigo.
Il Manualetto di campagna elettorale e' stato pubblicato in italiano dalla casa editrice Salerno, con testo latino a fronte, nel 1987, ristampato nel 2006, e se si cerca su Google si trovano ancora copie disponibili (c'e' un'edizione per le scuole della casa editrice Simone, del 2012). La presentazione era affidata a Giulio Andreotti, un esperto di elezioni e di altro. Il vecchio Giulio, da par suo, sottolineava la modernita' del testo e osservava che nell'antica Roma almeno le cose si dicevano e scrivevano, mentre oggi si fanno ma non si dicono. Va detto pero' che Quinto ha come un certo pudore nello scrivere le cose che scrive. E non pare che il pudore abbia fatto progressi, non solo per le esibizioni di nudita' femminili. L'introduzione era di uno studioso, Paolo Fedeli, che alla fine di un testo che sposava scienza e ironia riportava due frammenti: uno era antico, l'altro era dalle pagine di cronaca del quotidiano "la Repubblica". Scriveva lo studioso: tra qualche millennio un lettore non saprebbe distinguere tra i due, come se il tempo si fosse fermato. Ma sappiamo che non e' cosi'. Il tempo non si e' fermato e da allora ad oggi ci sono state e ci sono tante novita'. In politica e in tutto il resto. Resta da stabilire quante sono in meglio e quante sono in peggio.
6. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: PAPA FRANCESCO, I SENZA CASA E LA CHIESA DI PALERMO (2014)
[Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: www.centroimpastato.com) riprendiamo il seguente intervento originariamente pubblicato sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" del 4 febbraio 2014 con il titolo: "La Chiesa che ignora il Papa e nega i conventi ai senzatetto"]
Papa Francesco con le sue parole e i suoi gesti in pochi mesi e' riuscito a dare un volto nuovo alla chiesa cattolica, cominciando con l'affrontare problemi spinosi, come lo Ior e la pedofilia. Riuscira' a trasformare in chiesa dei poveri un'istituzione che e' un'icona bimillenaria di potere e ricchezza o le sue intenzioni, scontrandosi con prassi sedimentate, rischiano di dissolversi come bolle di sapone?
Un esempio, locale ma significativo. Da alcuni anni a Palermo si e' sviluppata una nuova ondata di lotte per la casa che, grazie anche alla collaborazione di pochi che hanno cercato di dare una mano, sono riuscite a conseguire risultati significativi, come l'assegnazione di decine di case confiscate ai mafiosi. E' la prima volta che accade in Italia. Si e' costituito un Comitato per il diritto alla casa che ha organizzato manifestazioni e occupazioni, prima quella simbolica della cattedrale, poi di palazzi vuoti e abbandonati. Il Comitato ha proposto l'autorecupero di costruzioni cadenti. Potrebbe essere una strategia per il restauro del centro storico, che non puo' limitarsi agli immobili di pregio, ma finora la proposta non ha avuto l'accoglienza che merita. Recentemente e' stato elaborato un documento sulla situazione attuale e ci sono state altre occupazioni. Sono stati occupati un palazzetto di proprieta' della Curia, un istituto contiguo alla chiesa della Pieta', abbandonato e saccheggiato dagli instancabili guastatori cittadini, e un convento, lasciato da pochi anni da suore famose piu' che per la loro devozione per le loro arti pasticciere, capaci di dispensare, assieme ad altre storiche colleghe, dolci irresistibili, come il trionfo della gola e le deliziose e impudiche minne di vergini. Il convento, imprevedibilmente, e' in buone condizioni e si potrebbe facilmente trasformare in alloggio per parecchie famiglie.
Alcuni del Comitato hanno incontrato il cardinale Romeo e altri prelati e, da quello che mi hanno raccontato, hanno ricordato le parole di papa Francesco che invitano a dare ospitalita' ai senza casa nei conventi deserti e in altri locali di proprieta' ecclesiastica. Dal loro racconto immagino che la reazione dei prelati non sia stata dissimile da quella di un coinquilino del papa nel residence di Santa Marta che, dovendosi recare a San Pietro, attendeva l'auto blu. Papa Francesco gli ha detto: "Perche' non ci vai a piedi?". Comunque, qualunque sia stata l'espressione del volto dei prelati palermitani, la risposta e' stata: no. Con varie scuse: la chiesa e' povera, ha mille problemi, i senza casa debbono cercare altrove e smetterla con le occupazioni.
Qualche giorno fa anche la comunita' dell'Albergheria, che fa capo alla chiesa di San Francesco Saverio, pur condividendo il documento del Comitato, ha preso le distanze dalla parte che ripropone le occupazioni come metodo di lotta. Sono illegali e la legalita' va rispettata. Don Cosimo Scordato, rettore della chiesa, aveva invece sottoscritto il documento e i parrocchiani non sono d'accordo con lui. Per il Comitato risponde Nino Rocca: ma di quale legalita' parlano? Di una legalita' che ignora e calpesta i diritti umani e civili? E propone di discuterne. Se ci sara', sara' un confronto interessante.
Nonostante la beatificazione di padre Puglisi (il cui culto pare che abbia imboccato la strada tradizionale della venerazione delle reliquie), l'impegno di alcuni sacerdoti, sembra che le gerarchie ecclesiali e le comunita' parrocchiali, anche le piu' impegnate, siano concordi nel ritenere che le parole di papa Francesco siano soltanto delle bolle di sapone.
Per evitare che facciano questa fine, i senza casa di Palermo hanno scritto una bellissima lettera al papa. Rispondera'? Intanto chiedono di leggerla nelle chiese della citta' e non so quanti saranno i preti che accoglieranno la loro richiesta.
7. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: I MESSAGGI DI TOTO' RIINA: CHIAMATA ALLE ARMI O CHIACCHIERE DA PENSIONATO? (2014)
[Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: www.centroimpastato.com) riprendiamo il seguente intervento originariamente pubblicato sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" del 24 gennaio 2014 con il titolo: "Cosa vuol dire Toto' Riina con i messaggi dal carcere"]
Che significato dare alle esternazioni di Toto' Riina? Sono, vogliono essere, delle chiamate alle armi per intruppare Cosa nostra in una nuova stagione stragista o le chiacchiere di un pensionato che sciorina le sue benemerenze, raccontando i suoi delitti come se fossero stati un "divertimento" e gli atti obbligati del comandante di un'istituzione militare?
Chi e' Alberto Lorusso, il personaggio che lo accompagnava nelle sue ore d'aria e sollecitava l'ex capo dei capi a sfogarsi: un uomo della mafia pugliese, un crittografo esperto in codici fenici e abile nell'inviare messaggi al di fuori del carcere nonostante il 416 bis, messo li' non per caso, probabilmente per un'altra trovata dei servizi segreti? E' lui che da' informazioni su cose che dovrebbero essere riservate?
Quello che e' chiaro e' che Riina, che sa di essere intercettato, e quindi vuole far conoscere i suoi ordini, o i suoi desideri, ha condannato a morte il procuratore Di Matteo, reo di averlo portato in giudizio per la trattativa Stato-mafia, e ha criticato aspramente personaggi come Messina Denaro, rimproverandogli di badare solo al business (l'eolico, in riinese: i "pali della luce") e di non curare gli interessi di Cosa nostra. Che, ad avviso di Riina, consistono, solo e soprattutto, nell'uccidere senza pieta' i suoi nemici, cioe' chiunque tenti di sbarrarle la strada. Non mostra di tenere in nessun conto che i delitti e le stragi di cui si vanta hanno avuto un effetto boomerang, suscitando una reazione che ha portato quasi tutti i capi e moltissimi gregari nelle patrie galere. "Qualcosa si e' rotto", ha detto a un certo punto Riina. Cosa voleva dire? Qualcuno non e' stato ai patti, oppure c'e' stata troppa violenza, e questo invece che giovare a Cosa nostra l'ha messa alle corde? Riina sembrerebbe della prima opinione.
Si dice che sia ancora lui il capo della mafia, almeno da "emerito", ma bisogna vedere se i suoi ordini di riprendere la guerra trovino qualcuno che li esegua. Questo qualcuno puo' essere all'esterno di Cosa nostra, puo' essere la Sacra corona pugliese, o qualche altro? Ma la domanda da porsi e': cos'e' stata Cosa nostra dopo i grandi delitti e le stragi dei primi anni '80 e '90? Cos'e' oggi? C'e' ancora la monarchia assoluta, voluta da Riina e dagli altri corleonesi, c'e' ancora la cupola che era al centro delle dichiarazioni di Buscetta e del maxiprocesso? O la mafia ha ripreso l'assetto tradizionale, di una sorta di repubblica federale, con organi di raccordo e di comando fluttuanti e precari, a seconda delle dinamiche dell'azione repressiva, e con una relativa autonomia delle varie "famiglie"?. E quale giudizio hanno dato, e danno anche oggi, molti dei capi, o ex capi, a cominciare da Bernardo Provenzano, della strategia delle stragi? C'e' da vantarsene, come mostra di fare Riina, c'e' da riprenderla per assicurare un futuro a Cosa nostra o bisogna percorrere altre strade?
La sommersione voluta da Provenzano, con il controllo della violenza, il business a cui si consacrano gli altri capi, e lo stesso Messina Denaro, non sono scelte che pagano di piu' e consentono alla mafia di resistere alle ondate repressive e di riprendersi? Riina vuole, e puo', risfoderare le armi o sono solo minacce per intimidire e marcare una presenza? E l'esplosivo di cui si e' parlato, destinato alla Principato, responsabile di dare la caccia a Messina Denaro, c'e' davvero o e' anch'esso un tentativo di frenare le indagini, con un'esecuzione differita, o soltanto annunciata, in base a un calcolo dei costi che avrebbe un altro attentato?
In ogni caso, rafforzare i sistemi di sicurezza per i magistrati piu' impegnati e piu' minacciati, e' una scelta obbligata, e' sacrosanta la mobilitazione delle associazioni antimafia, ma e' necessario avere un quadro adeguato della mafia cosi' come si configura oggi, al di la' di mitizzazioni e sottovalutazioni. La mafia c'e' ancora e il modo migliore per combatterla e sconfiggerla e' impoverirla, con le confische, contrastare il suo dominio territoriale presenziando il territorio non solo con le forze dell'ordine ma con una rete di servizi e recidere il cordone ombelicale con settori della politica e delle istituzioni. Piu' che un pronto soccorso, che si attiva per emergenze, un progetto che si snoda nell'agire quotidiano. E' possibile muoversi in questa direzione con l'attuale assetto politico-istituzionale? Avrei qualche dubbio.
8. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: PEPPINO IMPASTATO NON E' UNO SPOT (2014)
[Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: www.centroimpastato.com) riprendiamo il seguente intervento originariamente pubblicato sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" del 3 gennaio 2014 con il titolo: "Ecco perche' Impastato non puo' essere uno spot"]
Le parole sono tratte dalla sceneggiatura del film I cento passi, non da una poesia o da altro scritto di Peppino Impastato, come qualcuno ha detto.
La scena e' una delle piu' famose del film assieme a quella dei cento passi, da casa Impastato a casa Badalamenti. Peppino e' con Salvo Vitale in cima a una montagna da cui si apre un panorama grandioso. Ma anche da li' si vedono le migliaia di case e villette, una piu' brutta dell'altra, che ormai hanno butterato il paesaggio. Dice Peppino: "Fanno 'ste case schifose, con le finestre in alluminio, i balconcini... senza intonaco, i muri di mattoni vivi... La gente ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani... e dopo tutto fa parte del paesaggio, c'e', esiste... Non ci vuole niente a distruggere la bellezza". E poi: "E allora forse piu' che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte queste fesserie... bisognerebbe ricordare alla gente cos'e' la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?".
In realta' Peppino ha fatto proprio questo: coniugare la lotta di classe (espressione che oggi appare obsoleta ma un bel libro di Luciano Gallino ci ricorda che la lotta di classe c'e' ancora, e ora la fanno i padroni che amministrano la vittoria, che si chiama dittatura del capitale finanziario o qualcosa del genere) con la salvaguardia del territorio, il diritto al lavoro dei disoccupati con il diritto a un ambiente non saccheggiato dalla speculazione. E la mostra itinerante che nel luglio del 1977 portava in giro per le piazze e le strade di Cinisi, assieme ai suoi compagni, senza poggiare i pannelli a terra, poiche' il sindaco non aveva dato il permesso di esporla, aveva il titolo: "Mafia e territorio". Una puntuale documentazione della speculazione edilizia, dentro il paese e nei dintorni, a ridosso dell'aeroporto, con le curve dell'autostrada per rispettare le terre dei mafiosi. La mostra, arricchita, fu esposta il 7 maggio del 1978, un giorno prima dell'assassinio, consumato tra un casolare abbandonato e il binario della linea Trapani-Palermo. E da essa abbiamo preso spunto per la mostra "Mafia oggi" che abbiamo esposto a Cinisi il 9 maggio del 1979, in occasione della manifestazione nazionale contro la mafia organizzata nel primo anniversario dell'assassinio.
L'attivita' di Peppino Impastato era fatta di comizi, di volantini, ma pure di lotta per la pace, mimando la morte atomica, di animazione culturale, con il circolo "Musica e cultura", di teatro, di concerti, per far conoscere gruppi musicali alle prime esperienze. E a Radio Aut questi connubi erano amalgamati dalla satira, con "Onda pazza" che era la trasmissione piu' seguita, quell'azione insieme di politicizzazione e di acculturazione aveva l'espressione piu' compiuta e continuativa.
Se il film fosse servito, e servisse, a destare un interesse per il Peppino reale, per la sua storia di figlio e nipote di mafiosi, che ne fa un personaggio unico nella storia del movimento antimafia, direi che sarebbe il vero successo di un film, che di successo ne ha ottenuto e continua a ottenerne tantissimo, ma molti, la gran parte dei devoti dell'icona cinematografica, non vanno oltre. Bene che vada una visita a Casa memoria, che registra un numero crescente di visitatori, e alcuni, non tutti, leggono i libri con i suoi scritti o a lui dedicati, o alla madre che in questa storia ha avuto un ruolo di primo piano, rompendo con la parentela mafiosa e camminando sulle orme del figlio.
All'icona fanno pure riferimento gli ideatori dello spot che usa le parole che abbiamo riportato per vendere un prodotto: occhiali che dovrebbero far vedere una bellezza che non c'e' piu'.
Perche' i familiari di Peppino, noi del Centro a lui dedicato, che quest'anno compie 37 anni di attivita', chiediamo il ritiro dello spot? Perche' nessuno si e' degnato di avvertire quanto meno la famiglia, ma soprattutto perche' non ci va quest'idea che il nome di Peppino venga usato come un imbonimento all'acquisto di una merce. Perche' questo e' proprio agli antipodi dell'azione e della cultura di Peppino. Un'azione continua contro ogni forma di mercificazione.
9. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: IL DESIDERIO E IL PROGETTO (2013)
[Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: www.centroimpastato.com) riprendiamo il seguente intervento originariamente pubblicato su "Siciliani Giovani", n. 18, dicembre 2013, con il titolo: "Il desiderio e il progetto. Mafia e globalizzazione stanno bene insieme"]
Lo sappiamo ma sara' bene ridirlo: Giuseppe Fava era un grande giornalista, acuto ed eterodosso, (e questo e' un peccato mortale in un contesto votato alla retorica e al conformismo), un romanziere e drammaturgo degno della nobile tradizione catanese, un instancabile imprenditore culturale, che sapeva coniugare creativita' e capacita' organizzative.
A trent'anni dal suo assassinio, volendo tracciare un bilancio, possiamo dire che alla fine degli anni '80 c'e' stata una svolta che non e' retorico definire epocale. Il crollo del socialismo reale ha aperto la strada al capitalismo senza alternativa, egemonizzato dal capitale finanziario che ingigantisce la ricchezza di pochi ed emargina gran parte della popolazione mondiale. L'ideologia vincente, il neoliberismo, si e' imposta come pensiero unico. Si pensava che si dovessero aprire anni di pacifica convivenza e invece c'e' stato un succedersi di guerre e conflitti tra opposti fondamentalismi. La storia non e' finita, ma pare si sia imbucata in un tunnel senza fine."Un altro mondo e' possibile", abbiamo detto nei Forum sociali, pensando al Chiapas e ai bilanci partecipativi, ma finora e' solo un desiderio.
In Italia Tangentopoli ha spazzato via il Partito socialista, la Democrazia cristiana si e' sciolta, il Partito comunista non ha cambiato solo nome ma ha virato verso il centro, unendosi a ex democristiani e obbligandosi a cancellare il peccato originale (e con Renzi cosa sara' il Pd?). Al posto dei partiti sono nati clan e tifoserie personali. A sinistra, falliti i tentativi di rifondazione, c'e' un mucchietto di macerie, anche se qualcuno sopravvive sul piano elettorale. Il vuoto di potere e' stato riempito da un monopolista delle televisioni commerciali che e' "sceso in campo" per tutelare i suoi interessi e assicurarsi l'impunita'. C'e' riuscito per vent'anni, con milioni di italiani che l'hanno votato perche' si riconoscono in lui e vorrebbero essere come lui. Abbiamo assistito all'apoteosi della volgarita' e della barbarie. E non credo che sia finita con la sua defenestrazione dal Senato.
L'Italia non ha mai brillato per cultura democratica, nonostante la Resistenza e una Costituzione frutto di un patto interrotto, nel maggio del 1947, a lavori in corso. In un quadro di "democrazia bloccata" i suoi principi fondamentali sono rimasti sulla carta.
E la mafia, le mafie? Cosa nostra, dopo i grandi delitti e le stragi, ha avuto dei colpi ma il modello mafioso si adatta benissimo alla globalizzazione neoliberista, che e' criminogena per due aspetti fondamentali: l'aggravamento degli squilibri territoriali e dei divari sociali, per cui gli esclusi dal mercato hanno come unica risorsa, o la piu' conveniente, l'accumulazione illegale, e la finanziarizzazione dell'economia che rende sempre piu' difficile distinguere capitali legali e illegali. Cosi' le mafie proliferano al centro e alle periferie.
L'antimafia fa quel che puo' ma resta un problema di fondo: riusciremo a dare il nostro contributo per progettare "un altro mondo possibile"? Bisognerebbe coinvolgere emarginati, disoccupati e precari. Ma per farlo occorre una cultura volta a capire il presente e non a scimmiottare il passato.
10. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "MARIANELLA GARCIA VILLAS" DI ANSELMO PALINI
[Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti (per contatti: enrico.peyretti at gmail.com) per questo intervento.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.
Anselmo Palini, coniugato, tre figli, vive e lavora in provincia di Brescia. E' saggista e docente di materie letterarie nella scuola superiore. Nei suoi studi ha approfondito in particolare i temi della pace, dell'obiezione di coscienza e dei diritti umani. Piu' recentemente ha affrontato le problematiche connesse con i totalitarismi nel XX secolo, ricercando in particolare le testimonianze di chi si e' opposto a tali sistemi dittatoriali. I suoi ultimi libri intendono proprio presentare questi testimoni di pace, di liberta' e di nonviolenza, persone che nella notte dei totalitarismi hanno tenuto accesa la fiammella della speranza ed hanno dimostrato che nella storia l'ultima parola non spetta al male e alla violenza. Fra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Aborto. Dibattito sempre aperto, prefazione di Adriano Bausola, gia' rettore dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore, Citta' Nuova, Roma 1992; Bambini e ragazzi nel mondo. I diritti affermati, i diritti negati, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2000, con prefazione di Pier Giorgio Liverani, giornalista, gia' direttore di "Avvenire"; Le carte dei diritti, La Scuola, Brescia 2003; Testimoni della coscienza. Da Socrate ai nostri giorni, editrice Ave, Roma 2005 (seconda ristampa 2010), prefazione di Franco Cardini, premio Capri San Michele 2006 sezione Giovani; Voci di pace e di liberta'. Nel secolo delle guerre e dei genocidi, Ave, Roma 2007, prefazione di Paolo Giuntella; Primo Mazzolari. Un uomo libero, Ave, Roma 2009 (prima ristampa 2010), con postfazione di mons. Loris Francesco Capovilla; Don Primo Mazzolari, Brescia e i bresciani, edizione a cura della Fondazione San Francesco di Sales, Brescia 2009, con introduzione di mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia; Sui sentieri della profezia. I rapporti fra Giovanni Battista Montini - Paolo VI e Primo Mazzolari, Messaggero, Padova 2010, con prefazione di Bruno Bignami, presidente della "Fondazione Mazzolari" di Bozzolo, e postfazione di Antonio Lanzoni, vicepostulatore della causa di beatificazione di Paolo VI; Oscar Romero. "Ho udito il grido del mio popolo", editrice Ave, Roma 2010, prefazione di Maurizio Chierici, giornalista e scrittore; Pierluigi Murgioni. "Dalla mia cella posso vedere il mare", Ave, 2012; Marianella Garcia Villas. "Avvocata dei poveri, difensore degli oppressi, voce dei perseguitati e degli scomparsi", Ave 2014. Questi libri, su richiesta di realta' culturali o associazioni ecclesiali, sono stati presentati dall'autore in varie citta' italiane, da Roma (piu' volte) a Padova (piu' volte), da Parma a Cremona, da Brescia (piu' volte) a Como, da Molfetta a Alba, da Andria a Mantova, da Sezze (Latina) a Ostia, da Fano a Ancona, da Bologna a Crema, da Mondovi' a Trento. Anselmo Palini ha pubblicato inoltre articoli, saggi e inserti su varie riviste, come Humanitas, Vita e pensiero, Scuola Italiana Moderna, Nuova Umanita', Scuola e Didattica, Mosaico di Pace, Azione Nonviolenta, Nuova Secondaria, Dialoghi, Nigrizia, Formazione e lavoro, Civilta' Bresciana, Notiziario Istituto Paolo VI. Alcune interviste ad Anselmo Palini sono apparse nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 254, n. 424, n. 640.
Marianella Garcia Villas, nata nel 1949, attivista per i diritti umani salvadoregna, collaboratrice di monsignor Romero, amica della nonviolenza, "avvocato dei poveri, compagna degli oppressi, voce degli scomparsi", fu assassinata il 13 marzo del 1983 dai soldati del regime. La sua vita e' narrata nel bel libro (ampiamente basato sulla registrazione di conversazioni con lei svoltesi nel 1981 e nel 1982) di Raniero La Valle e Linda Bimbi, Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli, Milano 1983, Icone, Roma 2007; cfr. anche il recente testo di Anselmo Palini, Marianella Garcia Villas, Ave, Roma 2014]
Anselmo Palini, Marianella Garcia Villas. "Avvocata dei poveri, difensore degli oppressi, voce dei perseguitati e degli scomparsi", Ave 2014, pp. 268, euro 12.
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Marianella Garcia Villas (1948-1983), nel Salvador della dittatura militare sostenuta dagli Usa a servizio della ristretta oligarchia ricca, e' stata l'avvocata dei poveri, voce dei perseguitati e degli oppressi, fino al martirio. Il libro di Anselmo Palini e' il secondo in Italia su questa donna di coraggio e di bruciante passione per la giustizia. In El Salvador non ci sono a tutt'oggi pubblicazioni su di lei, conosciuta piu' in Italia e Spagna che nel suo paese, perche' e' donna, e' laica, e' stata dipinta come guerrigliera.
Di famiglia benestante, preferi' al privilegio l'impegno totale a denunciare e documentare la violenta oppressione dei piu' poveri. I mlitari si definivano "crociati della cristianita'" ed ogni oppositore era da combattere come "comunista". La divisione del mondo nella Guerra Fredda offriva l'ideologia per il dominio di pochi su tutti.
Moderna Antigone, Marianella correva a fotografare i corpi dei campesinos e degli attivisti uccisi dagli squadroni della morte quasi ogni notte, per poter denunciare anche le atroci torture normalmente inflitte prima della morte. Spera nella comparsa di partiti democratici. Eletta parlamentare, si dimette dalla Democrazia Cristiana, troppo debole con la dittatura, e si dedica alla Commissione per i diritti umani, in patria come in alte sedi internazionali. Viaggia in Europa e in Italia, rilascia lucide analisi e testimonianze ad autori come Raniero La Valle, Linda Bimbi, Ettore Masina, Luigi Bettazzi, Maurizio Chierici, Lucia Annunziata, Eduardo Galeano, che osservano anche in Salvador il suo lavoro.
Angariata, violentata sessualmente per avvilirla, accusata di comunismo (come ogni resistente, anche nonviolento, al regime), alla fine e' catturata e uccisa, a 34 anni, dopo torture infami, con la falsa accusa di partecipazione ad una azione "terroristica". Fu collaboratrice del vescovo Romero, a cui forniva settimanalmente l'elenco delle vittime che Romero poi notificava pubblicamente ogni domenica nell'omelia.
Come Romero e tanti altri, Marianella e' esempio di quel cristianesimo latinoamericano che, con la "scelta preferenziale per i poveri", fatta dei vescovi a Medellin (1968) a seguito del Concilio (1962-1965), legge e vive la fede in Dio come passione per la liberazione degli oppressi, immagine reale di Dio (teologia della liberazione). E' un cristianesimo alternativo a quello strumentalizzato dai potenti. Marianella e' anche alta testimone della lotta alla violenza senza uso di violenza, che sempre rifiuto', pur riconoscendo i pesanti motivi di chi prendeva le armi.
Il libro di Anselmo Palini, presentato nel Centro Studi "Sereno Regis" il 29 maggio, ricco di documenti anche d'archivio, tocca corde profonde perche' ci fa partecipare alle grandi sofferenze e alla forza morale di un popolo schiacciato; dolore e forza che vediamo come concentrati in questa giovane donna, figlia e madre del suo popolo. Anselmo Palini e' autore di altri libri in una collana di figure esemplari, come Marianella, della lotta nonviolenta per la pace e la giustizia.
11. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Claudio Magris, Dietro le parole, Garzanti, Milano 1978, pp. 382.
- Claudio Magris, Itaca e oltre, Garzanti, Milano 1982, pp. 302.
- Claudio Magris, Illazioni su una sciabola, Milano 1984, Garzanti, Milano 1992, pp. 80.
- Claudio Magris, Danubio, Garzanti, Milano 1986, Rcs, Milano 2014, pp. 416.
- Claudio Magris, Un altro mare, Garzanti, Milano 1991, Il sole 24 ore, Milano 2012, pp. 80.
- Claudio Magris, Microcosmi, Garzanti, Milano 1997, Rcs, Milano 2003, pp. 288.
- Claudio Magris, Utopia e disincanto. Saggi 1974-1998, Garzanti, Milano 1999, 2001, pp. 334.
- Marco Alloni dialoga con Claudio Magris, Se non siamo inocenti, Aliberti, Roma 2011, pp. 94.
12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
13. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2002 del 31 maggio 2015
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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