[Nonviolenza] Telegrammi. 1817



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1817 del 14 novembre 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

2. Due testi ancora da "In cammino verso Assisi" del mese di settembre 2000

3. Aspetti psicologici dell'impegno nonviolento

4. Nonviolenza: una bibliografia essenziale

5. Segnalazioni librarie

6. La "Carta" del Movimento Nonviolento

7. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

 

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, a Viterbo si svolgeranno due iniziative.

- il 25 novembre la celebrazione istituzionale promossa dalla Prefettura;

- il 26 novembre presso la Sala Regia del Comune di Viterbo con inizio alle ore 16,30 un incontro pubblico promossa dall'"associazione Erinna - centro antiviolenza di Viterbo", incontro che avra' come tema centrale la presentazione della "Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica", nota come "Convenzione di Istanbul", approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 7 aprile 2011 e ratificata all'unanimita' dal Parlamento italiano nel giugno 2013 (e quindi legge dello Stato italiano dal 19 giugno 2013).

 

2. MATERIALI. DUE TESTI ANCORA DA "IN CAMMINO VERSO ASSISI" DEL MESE DI SETTEMBRE 2000

 

Riproponiamo qui ancora due testi apparsi sul nostro foglio "In cammino verso Assisi" nel mese di settembre 2000.

 

3. ASPETTI PSICOLOGICI DELL'IMPEGNO NONVIOLENTO

[Estratto dal nostro lavoro "La nonviolenza contro la guerra" ripubblichiamo qui il seguente testo]

 

1. Premessa

Rispetto ad altre forme di impegno culturale, politico o sociale, la scelta della nonviolenza ha, secondo la nostra interpretazione, alcune caratteristiche peculiari:

a) si fonda sulla ragione e non sull'entusiasmo: naturalmente valorizza le emozioni ma sempre ricondotte ad un impegno critico;

b) implica una limpida rigorizzazione del ragionamento e della condotta: richiede una severa coerenza intellettuale e morale, e quindi necessariamente anche una grande capacita' di ascolto ed una incondizionata disponibilita' ad apprendere;

c) non offre garanzie ne' consolazioni: ne' certezze di vittoria o di salvezza, ne' autorita' ed automatismi che fungano da cinture di sicurezza; tuttavia, facendo appello a un forte sentimento di integrita' personale intimamente connesso al piu' vasto slancio di solidarieta' e di riconoscimento della comune umanita', consente di gestire le ansie e relativizzare gli scacchi in una piu' profonda ed insieme piu' ampia prospettiva di impegno orientato al bene comune ed all'affermazione della propria dignita' (bene comune e dignita' personale intesi come un inscindibile insieme);

d) propone un impegno di lotta che non terminera' che con la morte: ma questa lotta (contro l'ingiustizia, contro la violenza, contro la menzogna; e quindi: contro la sofferenza, contro il male, contro la morte stessa) e' ineludibile, ed e' coessenziale alla nostra vita di senzienti e pensanti;

e) impone quindi una dialettica tra coscienza e mondo esterno (naturale e culturale) particolarmente impegnativa: ad ogni passo chiede di assumere responsabilita', di giudicare, e quindi di agire; ad ogni passo ci impone un difficile confronto tra liberta' e regole, tra creativita' e necessita', tra dovere morale e condizioni (e codificazioni) date.

In breve, la scelta della nonviolenza richiede studio, preparazione, addestramento, disponibilita' a soffrire, saldezza nel perseverare in cio' che e' giusto ad una analisi onesta, e saldezza nel perseverare in una condotta costantemente benevola, leale e responsabile anche di fronte a condotte scorrette, inique e violente da parte di altri. Infine richiede altresi' una ridiscussione costante della propria condotta ed una continua reinterpretazione e reinvenzione di regole, orizzonti, abitudini, percorsi di ricerca; rileggendo incessantemente la propria esperienza cosi' come faceva Gandhi che non casualmente intitolo' la sua autobiografia "storia dei miei esperimenti con la verita'".

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2. Una sintetica definizione preliminare

2.1. Per nonviolenza intenderemo qui un insieme di valori morali, di tecniche di lotta e di proposte politiche organizzate in una coerente, seppur aperta e sperimentale, teoria-prassi.

2.2. Definiamo tale teoria-prassi col termine di nonviolenza, ed usiamo tale grafia per distinguerla dalla mera assenza di violenza (la quale assenza di violenza e' peraltro concettualmente una nozione assai ambigua e sfuggente, e praticamente una condotta semplicemente impossibile) ed indicarne invece la natura positiva e l'impegno attivo; col quale termine di nonviolenza traduciamo due distinti termini gandhiani: ahimsa (che potremmo tradurre liberamente come ripudio della violenza, opposizione alla violenza; che designa la nonviolenza dal punto di vista concettuale, come valore morale e come oggetto logico-ontologico); e satyagraha (che potremmo tradurre liberamente come forza della verita' o anche adesione alla verita'; che designa la nonviolenza dal punto di vista operativo e metodologico, come campo di condotte empiriche, di tecniche pratiche, di orientamenti strategici; ma anche come inveramento effettuale di una scelta morale che per esser tale non puo' restare inoperante nel mero ambito teoretico ma richiede di essere realizzata ed autenticata in un impegno personale immediato, politicamente ed esistenzialmente qualificato).

2.3. La nonviolenza cosi' definita si fonda su un ragionamento, una scelta e una condotta improntati a responsabilita', verita', amore, apertura all'umanita'.

2.4. La nonviolenza cosi' definita si caratterizza per alcuni precisi principi: rifiuto di uccidere e di provocare lesioni fisiche; rifiuto della menzogna; rifiuto di commettere ingiustizia, di subire ingiustizia, di collaborare con l'ingiustizia; coerenza tra mezzi e fini; esemplarita' della condotta e coscienza del costante riflesso educativo dei nostri atti; compiere solo quelle azioni su cui si possa fondare la civile convivenza.

2.5. La nonviolenza cosi' definita si realizza nel conflitto (e non nella quiete); nella comunicazione (e non nella solitudine); nella trasformazione (ne' nella conservazione, ne' nella distruzione); i tre termini indicati: conflitto, comunicazione, trasformazione, costituiscono per la nonviolenza una necessaria unita'.

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3. Scelte morali e coesione psicologica

Poiche' la nonviolenza e' eminentemente opposizione all'ingiustizia, chi la sceglie sa di impegnarsi in una lotta consapevole e quindi intransigente, meditata e quindi assai impegnativa sotto molti profili.

Occorre dunque che chi abbraccia l'impegno nonviolento sia cosciente che cio' implica che dovra' sostenere il peso psicologico di una scelta di lotta che puo' esporre a molti rischi, a condizioni di solitudine e di incomprensione; che impone la rinuncia a vari privilegi, e implica la possibilita' di trovarsi in condizioni di difficolta'.

Occorre quindi avere la capacita' di una adeguata elaborazione dei sentimenti a queste situazioni esistenziali e sociali connessi; la capacita' di una adeguata gestione dell'ansia; la capacita' di efficacemente esercitare il controllo e l'incanalamento costruttivo dell'aggressivita'; un atteggiamento non represso e non repressivo.

E' ragionevole che prima ancora di impegnarsi nella lotta nonviolenta si sia riflettuto su tutto cio' e si sia realisticamente valutata la propria disponibilita' e capacita' a tutto cio'.

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4. La nonviolenza in quanto comunicazione

La nonviolenza e' eminentemente comunicazione; questo implica:

a) il riconoscimento dell'altro, il puntare sulla sua umanita';

b) interpretare la lotta come disvelamento, cooperazione, atto di amore al bene e all'umanita';

c) antiautoritarismo ed antidogmatismo, ovvero atteggiamento critico ed autocritico, contestazione radicale del "principio d'autorita'" (anche verso se stessi).

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5. La scelta nonviolenta nel vivo del conflitto

La nonviolenza si realizza esclusivamente nel conflitto, essa valorizza il conflitto e dove occorre lo suscita. La nonviolenza non e' passivita', fuga, quieto vivere; essa e' azione, impegno, responsabilita' di fronte alle sfide e agli appelli che la realta' pone. L'amico della nonviolenza porta nel conflitto convincimenti profondi, obiettivi ponderati, capacita' operative concrete. Questo implica:

a) vivere positivamente la scelta del conflitto;

b) la consapevolezza che l'azione nonviolenta e' sempre anche educazione (ed autoeducazione),

c) la capacita' di ridefinire i problemi;

d) la capacita' di far evolvere le situazioni e i conflitti;

e) la capacita' di ascolto e cooperazione anche con l'avversario rispetto a fini sovraordinati che entrambe le parti condividono o apprezzano;

f) la capacita' di contestualizzazione di principi, analisi, scelte.

Con particolar riferimento a se stessi, tutto questo implica inoltre:

g) rifiuto della subalternita' e del vittimismo;

h) essere consapevoli della propria forza che e' inerente alla propria integrita' (ovvero alla propria onesta' intellettuale e morale);

i) capacita' di mantenere costantemente l'iniziativa.

Con particolar riferimento alla controparte tutto quanto precede implica altresi':

l) non minacciarne l'annientamento in quanto essere umano;

m) offrirgli sempre una soluzione onorevole del conflitto.

Con particolar riferimento al rapporto tra antagonisti nel conflitto:

n) percepirlo e presentarlo anche come occasione di incontro;

o) costantemente mirare ad umanizzare la relazione attraverso un forte impegno comunicativo e propositivo;

p) percepire e presentare il rapporto non in termini di esclusione e di annullamento dell'altro, ma di compresenza e di impegno comunque comune, evidenziando che un conflitto e' sempre anche un atto cooperativo, e che le sue dinamiche sono congiuntamente costruite dalle parti;

q) puntare con la propria azione alla piu' ampia corresponsabilizzazione possibile;

r) saper sempre distinguere l'oggetto contro cui si combatte dalla persona o le persone con cui si combatte, e prefiggersi costantemente un rapporto costruttivo con la parte avversa, riconoscendone le ragioni, offrendo proposte di onesto e valido compromesso, non schiacciandola mai in situazioni insostenibili e senza alternative;

s) mirare costantemente a ridurre la violenza, a ricercare terreni di intesa, a costruire rapporti di fiducia.

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6. Valori e comportamenti nonviolenti

a) La noncollaborazione con l'ingiustizia: che della proposta nonviolenta e' la chiave di volta, infatti l'idea centrale della nonviolenza come forma di lotta contro l'ingiustizia e' che il potere ingiusto per realizzare il suo dominio ha bisogno della complicita' o almeno della passivita' delle sue vittime; il primo passo della presa di coscienza e della lotta nonviolenta e' appunto la rottura della complicita', la cessazione della passivita' dinanzi all'ingiustizia.

b) La nonuccisione e il rifiuto di provocare lesioni fisiche agli avversari: tale scelta ha spesso anche l'effetto di ridurre la violenza dell'avversario, e comunque costituisce gia' essa sola una rilevante umanizzazione del conflitto e riduce consistentemente la violenza complessiva indicando concretamente altresi' una diversa e piu' civile gestione del conflitto.

c) La nonmenzogna: essa e' ugualmente fondamentale, ed implica altresi' il rifiuto del segreto, della sorpresa, del sotterfugio; e' eminentemente democratica, rinforza la nostra autorevolezza morale, favorisce la costruzione della fiducia (e incidentalmente ci mette al riparo dai provocatori).

d) La coerenza tra mezzi e fini: ribaltando la massima secondo cui il fine giustifica i mezzi, la nonviolenza afferma che i mezzi violenti corrompono anche i fini migliori; e' di grande efficacia la similitudine gandhiana per cui tra mezzi e fini intercorre lo stesso rapporto che tra il seme e la pianta.

e) Il principio responsabilita': ognuno deve sentirsi responsabile di tutto; ognuno deve avere a cuore le sorti di tutti; ognuno deve sentire la solidarieta' con l'umanita' intera; ognuno deve agire in modo che la sua condotta e la logica che la ispira possa essere ripetuta e riutilizzata in ogni circostanza analoga ed essere sempre moralmente valida (e possa quindi, per cosi' dire, essere istitutiva di una legislazione universale, echeggiando la formula kantiana).

f) Ogni azione e' anche educazione: quindi ogni azione deve essere motivata, comprensibile, coerente con il fine del riconoscimento e della promozione della dignita' umana.

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7. Dialettiche della nonviolenza

La nonviolenza come tanta parte della cultura contemporanea richiede la capacita' di fronteggiare situazioni caratterizzate da indeterminazione, contraddizione, complessita'; richiede quindi un atteggiamento critico e creativo.

In particolare a noi sembra che l'adesione alla nonviolenza implichi altresi' la capacita' di sostenere psicologicamente una scelta che ha caratteristiche esistenziali fondamentalmente connotate da duplicita' e dinamismo, e richiede pertanto un notevole "spirito di finezza", ovvero una duttilita' ed un'attenzione, un atteggiamento di apertura e di interpretazione, che e' del tutto incompatibile con atteggiamenti rozzi ed autoritari, prepotenti o servili, predicatori e dogmatici. La nonviolenza e' rivoluzione aperta, e richiede una personalita' ironica e paziente, serena e tenace, combattiva ed antiautoritaria. Indichiamo qui di seguito alcuni profili psicologici implicati dalla scelta dell'impegno nonviolento:

a) rinnovamento, ma anche ritrovamento;

b) rottura, ma anche fedelta';

c) apertura, ma anche approfondimento;

d) ricerca, ma anche saldezza;

e) responsabilita' come impegno personale nella dimensione collettiva;

f) dialettica tra coscienza (come autonomia morale e responsabilita' personale) e legge (come regole sociali);

g) essere ad un tempo dei persuasi (e' la bella formula di Aldo Capitini) ed insieme dei perplessi (e' la non meno bella formula di Norberto Bobbio).

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8. Un problema persistente: la violenza

Ovviamente la nonviolenza si contrappone alla violenza, ribadirlo e' fin tautologico.

Ma questo non risolve tutti i problemi, poiche' la violenza e' comunque una realta', ed il lottare contro di essa implica evidentemente un certo grado di esercizio della forza, che intende certo essere anche persuasiva, ma che nondimeno e' altresi' coercitiva. Inoltre non e' banale porre il problema che se il fine della nonviolenza e' quello di contrastare la violenza, ovvero di ridurla per quanto possibile, cio' implica necessariamente non una sorta di astensione assoluta dall'azione, ma agire nel modo piu' radicalmente contrario alla violenza, ovvero nel modo piu' efficace e coerente possibile.

Qui si aprono numerosi problemi degni di discussione, su cui ha spesso particolarmente insistito nelle sue fini e rigorose analisi Giuliano Pontara, ma che nessuno dei grandi protagonisti delle lotte nonviolente ha mai eluso, da Gandhi a Lanza del Vasto, da Aldo Capitini a Martin Luther King, da Danilo Dolci a Lorenzo Milani, a molti altri. Le impostazioni sono state molto varie, e le risposte anche. A titolo d'esempio e per un primo accostamento rinviamo a Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino; e ad AA. VV., Violenza o nonviolenza, Linea d'ombra, Milano.

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9. Un'ipotesi etico-politica

9.1. Il nostro approccio alla nonviolenza non e' di tipo essenzialista, o metafisico; non implica un fondamento religioso o ontologico. Il nostro, quello che qui proponiamo, e' un approccio meramente razionale. Naturalmente altri studiosi e soprattutto molti attivisti della nonviolenza, hanno approcci diversi, in cui il riferimento religioso o metafisico e' assolutamente determinante. Il nostro approccio e' piu' modesto e limitato; tuttavia proprio per questo esso presenta forse il vantaggio di essere piu' agevolmente discutibile - ed eventualmente accoglibile - in quanto non presuppone l'accettazione di questioni di principio talmente cruciali, peculiari e impegnative per cui diviene impossibile addivenire ad un accordo se si muove da diverse posizioni filosofiche, religiose, politiche, esistenziali. Abbiamo la presunzione di ritenere che l'approccio da noi proposto consente di discutere la nonviolenza a partire da posizioni anche molto diverse e - cio' che piu' conta - mantenendole (ovviamente, con la nonviolenza arricchendole ed eventualmente approfondendole qualora essa venisse accolta ed integrata nel proprio sistema di idee generali); abbiamo la speranza che l'approccio da noi proposto sia compatibile con diverse posizioni religiose (ateismo compreso), con diverse posizioni politiche (nell'ampio campo che va dal liberalismo al comunismo, dalle varie proposte democratiche, personaliste, socialiste, fino all'anarchia), con diverse posizioni filosofiche e morali (gli studi di Giuliano Pontara, in particolare, hanno apportato decisivi contributi in questo ambito).

9.2. Detto questo, vorremmo tuttavia aggiungere due specificazioni ulteriori che in qualche misura contribuiscono a fondare il nostro approccio, che proponiamo come ipotesi di lavoro ma alle quali almeno noi siamo molto legati, e che sono le seguenti:

a) un'etica della felicita' sobria;

b) un fondamento gnoseologico fallibilista.

9.2.1. La prima, un'etica della felicita' sobria: e' resa particolarmente necessaria dalla consapevolezza ecologica; dall'esigenza di una giusta ripartizione delle risorse e dalla cognizione della loro scarsita' ed esauribilita'; dall'impegno al riconoscimento ed alla promozione dei diritti umani per tutti gli esseri umani. La scelta della nonviolenza non e' una scelta masochista, ma di liberazione; la sua prospettiva e' la felicita' umana per quanto essa sia realizzabile nel quadro di una condizione biologica caduca e peritura. La felicita' possibile e generalizzabile e' una felicita' sobria, e quindi saggia, rispettosa degli altri e della biosfera, conviviale, accogliente, sollecita, sensibile.

9.2.2. Il secondo, un fondamento gnoseologico fallibilista: che e' indispensabile cuore della democrazia: la coscienza della nostra fallibilita' e' l'assioma su cui fondiamo il nostro atteggiamento razionale e ragionevole tanto in ambito teoretico quanto in ambito pratico, nella logica, nella morale, nella politica; senza questa consapevolezza non si da' democrazia, non si danno piene liberta', non si danno uguaglianza e diversita'. La pretesa di infallibilita' e' sempre antiscientifica, immorale, antidemocratica, totalitaria; coercitiva e coatta sul piano della psicologia come su quello del diritto, sul piano sociale come su quello esistenziale; essa lede radicalmente lo sviluppo della cultura e la civile convivenza, e denega la dignita' personale. Poiche' nelle aree culturali di prevalente riferimento per le persone maggiormente impegnate per la pace e la liberazione frequentissimamente dominano visioni del mondo chiuse, rigide, con pretese onniresponsive, ci permettiamo di insistere energicamente su questo punto: il nesso tra liberta' e fallibilita', la necessita' di un approccio fallibilista (non ci dilunghiamo oltre rinviando piuttosto al brillante agile libro di Dario Antiseri, Liberi perche' fallibili che segnaliamo in bibliografia).

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10. Per l'approfondimento, una bibliografia essenziale

10.1. Per un percorso minimo

- Giuliano Pontara, La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996 (particolarmente il capitolo secondo);

- Dario Antiseri, Liberi perche' fallibili, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995;

- Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985.

10.2. Per un approfondimento piu' rigoroso

- Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, tre volumi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997;

- Immanuel Kant, Critica della ragion pratica, disponibile in varie edizioni;

- Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971;

- Theodor W. Adorno, Minima moralia, Einaudi, Torino;

- Giovanni Jervis, Manuale critico di psichiatria, Feltrinelli, Milano, piu' volte ristampato;

- Guenther Anders, Tesi sull'eta' atomica, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1991;

- Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993;

- Franco Fortini, Una voce: comunismo, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1990;

- Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino, piu' volte ristampato.

 

4. NONVIOLENZA: UNA BIBLIOGRAFIA INTRODUTTIVA

[Il testo seguente e' ad un tempo la sintesi e lo sviluppo di una parte del nostro opuscolo Nonviolenza, percorsi di lettura, Tam tam libri, Venezia-Mestre 1998. Segnaliamo che varie schede bibliografiche le abbiamo successivamente riviste ed aggiornate: rinviamo a tale riguardo al nostro lavoro Uomini di pace, disponibile nella rete telematica e agli ulteriori nostri contributi...]

 

A. Alcuni testi introduttivi e fondamentali:

Claudio Cardelli (a cura di), Nonviolenza e civilta' contemporanea, D'Anna, Messina-Firenze 1981; Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino; Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977; Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992; Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, EGA, Torino 1985-1997; Christian Mellon, Jacques Semelin, La non-violence, P.U.F., Paris 1994.

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B. Alcune opere classiche:

Di Hannah Arendt fondamentali sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Su Hannah Arendt fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994.

Di Ernesto Balducci segnaliamo particolarmente Il terzo millennio (Bompiani); La pace. Realismo di un'utopia (Principato), in collaborazione con Lodovico Grassi; Pensieri di pace (Cittadella); L'uomo planetario (Camunia, poi ECP); La terra del tramonto (ECP); Montezuma scopre l'Europa (ECP). Si veda anche l'intervista autobiografica Il cerchio che si chiude (Marietti); su Balducci un'ottima rassegna bibliografica preceduta da una precisa introduzione biografica e' il libro di Andrea Cecconi, Ernesto Balducci: cinquant'anni di attivita', Libreria Chiari, Firenze 1996.

Di Aldo Capitini la miglior antologia complessiva in unico volume degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977; sono in corso di pubblicazione le opere scelte: sono gia' apparsi gli Scritti sulla nonviolenza (Protagon, Perugia 1992), e gli Scritti filosofici e religiosi (Fondazione Capitini, Perugia 1998).

Di Danilo Dolci una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996.

Di Paulo Freire: La pedagogia degli oppressi, Mondadori, Milano 1980; L'educazione come pratica della liberta', Mondadori, Milano 1977; Pedagogia in cammino, Mondadori, Milano 1979.

Di Mohandas Gandhi in italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; inoltre: La resistenza nonviolenta; Il mio credo, il mio pensiero; e La voce della verita', tutti presso Newton Compton.

Di Hans Jonas il fondamentale Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993.

Di Martin Luther King tra i testi piu' noti La forza di amare, SEI, Torino 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993.

Di Alexander Langer la bella raccolta di interventi Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996.

Di Lanza del Vasto: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, tutti presso Jaca Book (che ha pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino 1988; Lezioni di vita, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1980.

Di Primo Levi almeno Se questo e' un uomo, e I sommersi e i salvati, Einaudi; ma a nostro giudizio occorre leggerne tutti gli scritti, ora raccolti in Opere, due volumi, Einaudi, Torino.

Di Emmanuel Levinas per una rapida introduzione cfr. la conversazione con Philippe Nemo stampata col titolo Ethique et infini, Fayard.

Di Primo Mazzolari e' fondamentale Tu non uccidere, La Lucusta, Vicenza 1955, ora anche Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991.

Di Lorenzo Milani e' fondamentale L'obbedienza non e' piu' una virtu', Libreria Editrice Fiorentina (LEF).

Di Jean-Marie Muller Strategia della nonviolenza, Marsilio, Venezia 1975; Il vangelo della nonviolenza, Lanterna, Genova 1977; Significato della nonviolenza, Movimento Nonviolento, Torino 1980; Metodi e momenti dell'azione nonviolenta, Movimento Nonviolento, Perugia 1981; Lessico della nonviolenza, Satyagraha, Torino 1992.

Di Giuliano Pontara: Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; Il satyagraha, Movimento Nonviolento, Perugia 1983; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995; La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996. Ha curato (premettendovi un importante saggio introduttivo) l'antologia di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino (nel 1996 ne e' apparsa una nuova edizione in una collana economica).

Di Gene Sharp fondamentale e' Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997; quest'opera in tre volumi e' un testo di riferimento fondamentale.

Di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995.

Di Lev Tolstoj: Perche' la gente si droga? e altri saggio su societa', politica, religione (Mondadori, Milano); Il regno di Dio e' in voi (Bocca, Roma, poi Publiprint-Manca, Trento-Genova). Su Tolstoj, dal punto di vista che qui ci interessa, segnaliamo particolarmente Pier Cesare Bori, Gianni Sofri, Gandhi e Tolstoj, Il Mulino, Bologna; Pier Cesare Bori, Tolstoj, ECP, S. Domenico di Fiesole; Pier Cesare Bori, L'altro Tolstoj, Il Mulino, Bologna.

Di Vinoba Bhave: Gandhi. La via del maestro, Paoline, Cinisello Balsamo 1991. Su Vinoba cfr. Shriman Narayan, Vinoba, Cittadella, Assisi 1974.

Di Simone Weil segnaliamo almeno l'antologia Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta.

Di Virginia Woolf e' fondamentale Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987.

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C. Per la formazione personale e l'azione collettiva:

Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Pat Patfoort, Costruire la nonviolenza, La Meridiana, Molfetta 1992; Pat Patfoort, Una introduzione alla nonviolenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1988; Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982; inoltre i libri di Capitini, di Gandhi e di Sharp gia' citati al punto A.

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D. Per l'approfondimento e la discussione:

Tra i testi di autori vari: AA.VV., Marxismo e nonviolenza, Lanterna, Genova 1977; AA.VV., Nonviolenza e marxismo, Libreria Feltrinelli, Varese 1981; AA.VV., Violenza o nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1991.

Di Samir Amin cfr. almeno i recenti Oltre la mondializzazione, Editori Riuniti, Roma 1999; e Il capitalismo nell'era della globalizzazione, Asterios, Trieste 1997.

Di Guenther Anders: Essere o non essere, Einaudi, poi Linea d'ombra; La coscienza al bando - Il pilota di Hiroshima, Einaudi, poi Linea d'ombra; L'uomo e' antiquato, vol. I edito dal Saggiatore, vol. II edito da Bollati Boringhieri; Discorso sulle tre guerre mondiali, Linea d'ombra; Opinioni di un eretico, Theoria; Noi figli di Eichmann, Giuntina; Stato di necessita' e legittima difesa, ECP. Si vedano inoltre: Kafka. Pro e contro, Corbo; Uomo senza mondo, Spazio Libri; Patologia della liberta', Palomar. Le Tesi sull'eta' atomica (gia' apparse in appendice ad Essere o non essere) sono state anche pubblicate in opuscolo a cura del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.

Di Franco Basaglia cfr. l'edizione in due volumi degli Scritti, Einaudi, Torino 1981-82.

Di Simone de Beauvoir almeno Il secondo sesso (Il Saggiatore e Mondadori), La terza eta' (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del mondo... (Einaudi).

Di Norberto Bobbio: tra i suoi libri di testimonianze su amici scomparsi (alcune delle figure piu' alte dell'impegno politico, morale e intellettuale del Novecento) cfr. almeno Maestri e compagni, Italia civile, Italia fedele, tutti presso l'editore Passigli. Per la sua riflessione sulla democrazia cfr. Il futuro della democrazia; Stato, governo e societa'; Eguaglianza e liberta'; tutti presso Einaudi. Sui diritti umani si veda L'eta' dei diritti, Einaudi. Sulla pace si veda Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, varie ristampe; Il terzo assente, Sonda, Torino 1989; Una guerra giusta?, Marsilio, Venezia 1991; Elogio della mitezza, Linea d'ombra, Milano 1994.

Di Murray Bookchin I limiti della citta', Feltrinelli; L'ecologia della liberta', Eleuthera; Per una societa' ecologica, Eleuthera; Filosofia dell'ecologia sociale, Ila Palma; Democrazia diretta, Eleuthera.

Di Enrico Chiavacci l'opera fondamentale ci sembra la sua Teologia morale, di cui sono sin qui usciti quattro tomi, presso la Cittadella di Assisi; una raccolta di saggi, conferenze e interventi sulla pace e' Dal dominio alla pace, La Meridiana, Molfetta 1993.

Di Frantz Fanon:  Il negro e l'altro, Il Saggiatore, Milano; Sociologia della rivoluzione algerina, Einaudi, Torino; I dannati della terra, Einaudi, Torino; Pour la revolution africaine, Maspero, Paris; Opere scelte, Einaudi, Torino.

Di Francesco Gesualdi e del Centro nuovo modello di sviluppo: Economia: conoscere per scegliere, LEF; Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli; le pubblicazioni del Centro sono: Boycott, Macroedizioni; Lettera ad un consumatore del Nord; Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti; Sulla pelle dei bambini; Geografia del supermercato mondiale; Guida al consumo critico; Sud/Nord. Nuove alleanze per la dignita' del lavoro; Ai figli del pianeta; tutti presso la EMI.

Di Gustavo Gutierrez, Teologia della liberazione, Queriniana, Brescia.

Di Ivan Illich cfr. almeno Descolarizzare la societa', Mondadori; La convivialita', Mondadori, poi Red; Rovesciare le istituzioni, Armando; Energia ed equita', Feltrinelli; Nemesi medica: l'espropriazione della salute, Mondadori, poi Red; Il genere e il sesso, Mondadori; Per una storia dei bisogni, Mondadori; Lavoro-ombra, Mondadori; H2O e le acque dell'oblio, Macro; Nello specchio del passato, Red; Disoccupazione creativa, Red. Cfr. anche il libro-intervista di David Cayley, Conversazioni con Ivan Illich, Eleuthera, Milano 1994.

Di Franca Ongaro Basaglia segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata e Che cos'e' la psichiatria e a molti altri volumi collettivi; ha curato l'edizione degli Scritti di Franco Basaglia.

Di Nuto Revelli: La guerra dei poveri, La strada del davai, Mai tardi, L'ultimo fronte, Il mondo dei vinti, L'anello forte, Il disperso di Marburg, Il prete giusto, tutti pubblicati presso Einaudi.

Di Gianni Rodari la Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino.

Di Rossana Rossanda: Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996.

Di Umberto Santino:La violenza programmata, L'impresa mafiosa, presso Angeli, Milano; L'antimafia difficile, La borghesia mafiosa, Oltre la legalita', presso il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo; La mafia interpretata, Rubbettino, Soveria Mannelli; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma.

*

E. Alcune esperienze di lotta nonviolenta ed alcuni ambiti applicativi:

Sulle esperienze di Gandhi cfr. oltre alle opere di Gandhi citate al punto B, almeno anche B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori; Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; Pier Cesare Bori, Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino; Gianni Sofri, Gandhi in Italia, Il Mulino, e Idem, Gandhi e l'India, Giunti. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna.

Sulle esperienze di Martin Luther King oltre le opere citate al punto B, cfr. almeno Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996.

Sulle esperienze nonviolente di resistenza al nazismo cfr.: Jeremy Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1979; Magne Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1979.

Sulla Difesa Popolare Nonviolenta (in sigla: DPN) si vedano i seguenti lavori: Canberra Peacemakers, Un modello di difesa popolare nonviolenta, La Meridiana, Molfetta 1987;Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, EGA, Torino 1984; Nanni Salio (a cura di), Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1983.

Nella rete telematica e' disponibile una fondamentale bibliografia storica sulle esperienze di lotta nonarmata e nonviolenta, a cura di Enrico Peyretti.

 

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- John Bury, Storia della liberta' di pensiero, Feltrinelli, Milano 1959, 1979, pp. 256.

- John Bury, Storia dell'idea di progresso, Feltrinelli, Milano 1964, 1979, pp. 248.

 

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

7. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1817 del 14 novembre 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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