[Nonviolenza] Telegrammi. 1760



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1760 del 17 settembre 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Gli omicidi, gli assassini

2. Oggi la riunione del "Tavolo per la pace" di Viterbo

3. Alcune iniziative per la pace: dal 21 settembre al 2 ottobre, al 19 ottobre, al 4 novembre, al 25 novembre

4. Contro l'omicidio, quindi contro la pena di morte, quindi contro la guerra (2013)

5. Ancora un cruccio di un padre di famiglia (2013)

6. Uscire dalla subalternita' (un appello con due male parole) (2001)

7. Una presentazione di questo notiziario (2001)

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. GLI OMICIDI, GLI ASSASSINI

 

Riferiscono le agenzie di stampa che un membro della Commissione Europea ha affermato che le morti dei migranti nel Mediterraneo non sono incidenti ma omicidi.

Dice bene, e sa quel che dice.

Poiche' gli assassini sono proprio i governanti dell'Unione Europea e degli Stati che ne fanno parte.

*

C'e' un modo semplicissimo per salvare tutte le vite che oggi periscono nel Mediterraneo: consentire a tutti gli esseri umani di muoversi liberamente sull'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera.

Ovvero: riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga dalla miseria, dalle persecuzioni e dall'orrore il diritto di salvare la propria vita trovando accoglienza e assistenza nel nostro paese, nel nostro continente.

Basterebbe abolire le vigenti misure razziste e assassine, e far valere le norme buone, vere e giuste scritte nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nella Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, nella Costituzione della Repubblica Italiana; norme che potremmo sintetizzare cosi' in una formula sola: e' dovere di ogni essere umano, e quindi di ogni ordinamento giuridico, adoperarsi per salvare la vita di ogni essere umano.

*

Siano immediatamente abrogate le scellerate misure naziste che stanno provocando la strage nel Mediterraneo.

Sia consentito a tutti gli esseri umani di entrare in Italia e in Europa in modo legale e sicuro.

Si organizzi un servizio di trasporto pubblico e gratuito per permettere a chi e' in fuga dalla morte di giungere incolume nel nostro paese, nel nostro continente.

Vi e' una sola umanita'.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

 

2. INCONTRI. OGGI LA RIUNIONE DEL "TAVOLO PER LA PACE" DI VITERBO

 

Si svolge oggi, mercoledi' 17 settembre, con inizio alle ore 17,15, presso il Palazzetto della Creativita' in via Carlo Cattaneo 9 (sito nell'area del complesso scolastico degli istituti comprensivi Canevari e Vanni), la riunione del "Tavolo per la pace" di Viterbo.

*

Per ogni comunicazione il punto di riferimento e' Pigi Moncelsi: tel. 0761348590, cell. 3384613540, e-mail: pmoncelsi at comune.viterbo.it

 

3. INIZIATIVE. ALCUNE INIZIATIVE PER LA PACE: DAL 21 SETTEMBRE AL 2 OTTOBRE, AL 19 OTTOBRE, AL 4 NOVEMBRE, AL 25 NOVEMBRE

 

Una manifestazione nazionale per la pace a Firenze il 21 settembre; la Giornata internazionale della nonviolenza il 2 ottobre; la marcia Perugia-Assisi il 19 ottobre; l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" di commemorazione nonviolenta di tutte le vittime di tuttte le guerre il 4 novembre; il 25 novembre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Sono alcune delle iniziative di pace dei prossimi mesi.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

4. REPETITA IUVANT. CONTRO L'OMICIDIO, QUINDI CONTRO LA PENA DI MORTE, QUINDI CONTRO LA GUERRA (2013)

[Riproponiamo il seguente testo del 2013]

 

Ogni essere umano ha diritto a vivere.

E solo se si riconosce il diritto a vivere, ogni altro diritto sussiste; poiche' se si toglie a una persona la vita, ogni altro suo diritto viene annientato.

L'omicidio e' quindi il crimine piu' grave, il piu' inammissibile, il piu' antiumano.

Il divieto di uccidere e' la base della civile convivenza, il fondamento della civilta' umana, la promessa reciproca della comune solidarieta', il riconoscimento dell'umanita' di tutti gli esseri umani, il primo indispensabile passo per l'edificazione di una societa' di persone libere ed eguali in diritti, la premessa di ogni ordinamento giusto e sollecito del bene comune, l'azione che invera il principio responsabilita', l'estrinsecazione primaria della regola aurea del non fare ad altri cio' che non si vorrebbe fosse fatto a se stessi.

Il comandamento "non uccidere" e' il nucleo ed il cuore di ogni morale e di ogni politica degna.

*

Essendo l'omicidio il crimine piu' grave e quindi il piu' inammissibile, la pena di morte - che dell'esecuzione di un omicidio consiste - e' anch'essa inammissibile. La pena di morte rende criminale, assassino, nemico dell'umanita', lo stato che la prevede e la irroga.

*

Ed e' inammissibile altresi' la guerra, che di innumerevoli omicidi consiste.

Nella giornata dedicata a chiedere la fine della pena di morte nel mondo, si chiede pertanto ipso facto anche la fine di tutte le guerre; e quindi l'abolizione delle strutture - gli eserciti - all'esecuzione di esse preposte; e quindi la cessazione della produzione, del commercio, della detenzione e dell'uso degli strumenti - le armi - attraverso cui gli omicidi e le guerre si realizzano.

*

Ogni essere umano ha diritto a vivere.

Soccorrere e salvare le vite di tutti gli esseri umani e' il primo dovere dell'umanita'.

 

5. REPETITA IUVANT. ANCORA UN CRUCCIO DI UN PADRE DI FAMIGLIA (2013)

[Riproponiamo il seguente testo del 2013]

 

Solenne la voce mi chiedeva: "E lei cosa faceva?".

Io rispondevo: "Scrissi degli appelli, espressi la mia opposizione...".

- Opposizione come?

- Scrissi degli appelli, partecipai a qualche manifestazione, tentai anche di promuovere qualche campagna...

- Con quali esiti?

- Credo pressoche' nulli, in verita'.

- Quindi non fece nulla.

- Non proprio nulla, scrissi degli appelli, pubblicai degli articoli, inviai delle lettere...

- Ma in pratica non fu nulla. Non penso' che avrebbe dovuto opporsi concretamente a quell'orrore?

- Scrissi degli appelli...

- Lo sappiamo che scrisse degli appelli, e quali conseguenze ebbero?

- Nessuna.

- E lei, lei fu perseguitato per la sua solidarieta' con i perseguitati?

- No.

- Quindi quella solidarieta' fu ben misera cosa.

- Fu ben misera cosa.

- Fu anch'essa nulla.

- Fu nulla.

- E come dunque dovremmo giudicare quel suo agire, o meglio: quel suo non agire, quel suo restare sostanzialmente inerte a godere dei suoi privilegi, e quindi passivo complice della violenza razzista dispiegata, dei campi di concentramento, delle deportazioni, della schiavitu', della violenza assassina che sterminava i migranti nel Mediterraneo, che imprigionava i sopravvissuti, che li deportava, che li riconsegnava agli aguzzini cui erano sfuggiti a rischio della vita, che consentiva che venissero ridotti in schiavitu' nei capannoni, nei sottoscala, nei campi, sui cigli delle strade...

A questo punto mi svegliai in un bagno di sudore.

 

6. REPETITA IUVANT. USCIRE DALLA SUBALTERNITA', UN APPELLO CON DUE MALE PAROLE (2001)

[Riproponiamo il seguente testo del 2001]

 

I frutti della guerra. E la nostra responsabilita'. E la nostra effettuale complicita'.

Nostre di noi che siamo persuasi che alla guerra occorre opporsi.

Nostre di noi che lo scriviamo, che ne parliamo nelle riunioni, che promuoviamo le fiaccolate e le marce, che diffondiamo i volantini, che facciamo le veglie e i digiuni, che inondiamo noi stessi di riviste e di lettere aperte, di appelli e di notiziari, di registrazioni e filmati, di siti internet e di e-mail, e di libri ed opuscoli. La nostra responsabilita', la nostra complicita' con la guerra.

Di noi studiosi, di noi retori, di noi oranti e peroranti, di noi militanti, di noi aderenti e rappresentanti di questa e quella struttura, di noi che "non siamo stati certo noi", di noi che "ci siamo sempre opposti", di noi che "lo avevamo detto a suo tempo", di noi che "abbiamo da sempre sostenuto, indicato, proposto", di noi inutili, anzi utili suppellettili da esibire in vetrina (sorridono distesi i governanti dell'economia e della politica, i signori della guerra, i macellatori di carne umana dismesso il grembiule delle basse opere ed indossato il doppiopetto telegenico: "vedete quanto siamo democratici? abbiamo anche i pacifisti che ci contestano, e garbatamente ci dialoghiamo, cinguettiamo con loro, li finanziamo addirittura: non e' forse questo il migliore dei mondi possibili?").  La nostra responsabilita', la nostra complicita' con la guerra.

Noi dobbiamo uscire dalla complicita', uscire dalla subalternita'.

Piantarla di piangerci addosso, piantarla di arrivare a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, piantarla di essere solo le prefiche ed i barellieri.

Noi oggi dobbiamo avere la forza di riprendere la riflessione di Gandhi su questo punto: si e' complici della guerra anche come prefiche e come barellieri, ed a maggior ragione come ben rimpannucciati dissenzienti non perseguitati (altra cosa e' il dissenso quando se ne paga duro lo scotto) o dispensatori di elemosine piccine (di una ricchezza che abbiamo come ricaduta di una rapina di cui siamo, seppur afflitti, compartecipi ed usufruttuari).

La nostra responsabilita', la nostra complicita' con la guerra: uscire dalla subalternita'.

*

In una vicenda come quella emersa in questi giorni, in una riflessione come quella che ribolle in questi giorni, vogliamo dirla una parola chiara?

Che la guerra e' sempre omicidio di massa, che gli eserciti sono sempre organizzazioni assassine, che le armi servono sempre e solo per uccidere e uccidere e uccidere.

E che siamo nel cuore dell'eta' atomica: che si sta distruggendo ad un tempo la civilta' umana e la biosfera. Che occorre porre rimedio al piu' presto, occorre urgente un'alternativa profonda, un profondo cambio di rotta.

*

E vogliamo farlo un gesto, un gesto chiaro, netto (e non meramente simbolico, e non stupidamente esibizionistico, e non per rosicchiare l'osso offerto dai mass-media, e non per arpionare uno spazio sulle tv o nelle segreterie o nei pubblici onori)?

Occorre hic et nunc iniziare a praticare, nelle nuove ed assai piu' difficili condizioni date dallo scenario squadernatosi con la guerra del 1999 e con il passaggio all'esercito unicamente di mestiere (e quindi ancor piu' separato), un ancor piu' intransigente ed efficace antimilitarismo, una ancora piu' nitida e concreta opposizione alle armi.

Occorre un movimento risoluto ed una campagna di massa esplicita per lo scioglimento della Nato stragista, per il disarmo unilaterale del nostro paese, per bloccare la produzione ed il commercio oltre che l'uso delle armi, per l'abolizione delle forze armate, per una politica della difesa che sia tutta ed esclusivamente incentrata sulla Difesa Popolare Nonviolenta (dal '98 entrata nella legislazione italiana, ma restata ancora del tutto sulla carta). Niente di meno di questo puo' bastarci.

*

Utopia? No, e' il programma semplice e chiaro che la situazione attuale richiede.

Impraticabile? Lo e' finche' siamo timidi, subalterni, imbambolati, chiacchieroni, prezzolati, ed in definitiva poco limpidi dentro noi stessi.

Cosa occorre? Prendere sul serio la nonviolenza.

Quelli di noi che il 24 settembre scorso si sono riconosciuti nella proposta della marcia per la nonviolenza, nella parola d'ordine "mai piu' eserciti e guerre", cosa abbiamo fatto da allora ad oggi?

Quante fabbriche d'armi abbiamo picchettato? dinanzi a quante caserme siamo andati a ragionare coi ragazzi e i piu' maturi signori che li' studiano da assassini? Di quante banche ed imprese che ingrassano sulla morte abbiamo organizzato un concreto e massiccio boicottaggio? Quanti e quali affaristi, politici, media, abbiamo denunciato e smascherato come complici ed usufruttuari dei massacri? Quando, dove, come e quante volte ed in quali forme e con quali esiti abbiamo contrastato la macchina bellica ed i poteri suoi complici, suoi mandanti, suoi beneficiari? Quante manifestazioni di propaganda militare abbiamo contestato, bloccato, impedito, denunciato all'opinione pubblica (ed alle autorita' locali ed alle magistrature per quanto di competenza)?

Cosa abbiamo detto ai parlamentari ed ai ministri in questi mesi? Quali iniziative di pressione costante e progressiva abbiamo intrapreso? Siamo stati chiari nel dire all'area democratica del panorama politico italiano che non siamo disposti a dar loro alcuna delega in bianco ma che esigiamo che subito, adesso, prima delle elezioni, facciano atti legislativi ed amministrativi inequivocabili contro la guerra, i suoi strumenti ed i suoi apparati? Quelli di noi che si trovano ad avere responsabilita' nelle istituzioni cosa hanno fatto oltre produrre mozioni e consimili atti cartacei? Quelli di noi che li hanno votati e sostenuti cosa hanno fatto per orientarli, chieder loro conto, aiutarli ad opporsi alla guerra e al fascismo?

*

Quando diciamo nonviolenza, sappiamo di cosa stiamo parlando?

Quante persone abbiamo in questi mesi aiutato ad accostarsi alla nonviolenza, alle sue tecniche, ai suoi valori?

Quante e quali lotte nonviolente sono state promosse, con quale partecipazione, con quali risultati?

Quali energie, quali azioni nonviolente sono state suscitate, progettate, condotte?

O abbiamo fatto solo accademia e fervorini, predicozzi e filologia?

La catastrofe del movimento pacifista italiano nel 1999 cosa ci ha insegnato?

Vogliamo continuare a tollerare questa caricatura del pacifismo subalterno e complice, parastatale e propagandistico, non limpido e non persuaso, intorbidito e parassitario, ossequioso e ciarlatano? Vogliamo continuare a riempirci la bocca di "pace, pace" ma intanto ben attenti a non disturbare il manovratore perche' si sa che le elezioni si avvicinano?

Cosa e' tutto questo? Chi siamo? Dove ci troviamo? A che punto e' la notte?

*

Cosa occorre? Prendere sul serio la nonviolenza.

Che vuol dire anche uscire dalle ambiguita', dire chiaro che non sono nostri compagni di lotta coloro che riproducono la guerra nel loro agire politico e sociale; dire chiaro che non esiste una "guerra giusta"; e che ogni militarismo e' nostro avversario. Prendere sul serio la nonviolenza: senza questo passo nulla di buono puo' farsi per contrastare la guerra.

Questo occorre: prendere sul serio la nonviolenza.

Oppure continueremo a fare i nostri plumbei o policromi notiziari, le nostre lacrimevoli collette, i nostri grotteschi festini, le nostre allucinate predicazioni, il nostro confabulare e discettare e produrre rumore di fondo, e la guerra giorno dopo giorno progredira' fino a divorare il mondo. La casa brucia, signori.

*

Postilla: ovviamente le male parole annunciate nel titolo invece non c'erano: era un flebile escamotage per adescare altri e diversi lettori; un goffo trucco che qui denunciamo, e che, se avesse funzionato, sia anch'esso occasione di riflessione.

 

7. REPETITA IUVANT. UNA PRESENTAZIONE DI QUESTO NOTIZIARIO (2001)

[Riproponiamo il seguente testo del 2001. Il testo seguente, di presentazione di questo nostro notiziario, e' apparso sul fascicolo di gennaio-febbraio 2001 di "Azione nonviolenta" (che ringraziamo per la generosa ospitalita')]

 

Per documentare, estendere, ed approfondire la riflessione e le iniziative viterbesi in preparazione della marcia Perugia-Assisi per la nonviolenza del 24 settembre 2000, il Centro di ricerca per la pace di Viterbo ha realizzato nelle settimane precedenti la marcia un notiziario quotidiano diffuso per e-mail dal titolo "In cammino verso Assisi".

E per proseguire il comune ragionare dopo la marcia, e proporne gli esiti ad interlocutori ulteriori, e per cosi' dire continuare il cammino lungo le prospettive tracciate dal programma della marcia e dagli interventi in essa pronunciati, ha successivamente impreso a pubblicare un notiziario quotidiano, prosecuzione del precedente, con il titolo "La nonviolenza e' in cammino", che viene inviato per e-mail a diversi movimenti, istituzioni, mezzi d'informazione ed a tutti coloro, singoli e  gruppi, che ne fanno richiesta.

Ogni fascicolo ha dalle 15 alle 20 pagine di solo testo, e reca materiali vari: estratti da testi di autori classici della nonviolenza e dell'impegno per la pace e i diritti umani; interventi originali di testimonianza, di dibattito e di approfondimento; schede informative, comunicati e segnalazioni varie.

Ha destinatari diversi e diverse funzioni; schematizzando:

a) far conoscere la nonviolenza a interlocutori che non la conoscono affatto o che ne hanno una nozione superficiale, stereotipata, se non addirittura banalizzata e fin caricaturale;

b) far conoscere a chi gia' si e' accostato alla nonviolenza, altre riflessioni ed esperienze che possano arricchirne la strumentazione teorica e pratica, il dibattito e le iniziative;

c) ospitare un confronto a piu' voci su molte questioni (la nonviolenza e' un campo di ricerche vasto ed aperto);

d) segnalare e sostenere appelli e iniziative;

e) contribuire all'incontro degli amici della nonviolenza ed a fare della nonviolenza organizzata un soggetto politico, ed una cultura politica, in grado di essere egemone nel discorso pubblico, e di mutare, su cruciali questioni ed in forme e in tempi verificabili, la gestione della cosa pubblica, della produzione e riproduzione sociale, della vita quotidiana.

E' forse superfluo rilevare che la redazione non ha la pretesa di dare risposte o di indicare rotte, non detiene verita' e non dispensa dogmi o ricette o patenti, semplicemente mette a disposizione dei materiali, documenta esperienze e riflessioni, propone un dibattito che valorizzi la polifonia, la pluralita' delle vie, delle visioni, delle esperienze. Della nonviolenza abbiamo e proponiamo una nozione aperta, sperimentale, non dogmatica, non autoritaria. Che poi anche chi redige materialmente il notiziario abbia le sue radicate convinzioni, questo e' naturale; ma l'intenzione e' quella di promuovere il dialogo, la capacita' di ascolto, l'attenzione all'altro da se' e la responsabilita'.

Sebbene diffuso per e-mail, "La nonviolenza e' in cammino" e' redatto in una forma non tipica delle cose che prevalentemente circolano nella rete telematica, ed ha piuttosto le caratteristiche del notiziario cartaceo, del giornale tradizionale: scorrendo i cui titoli il destinatario decide se e cosa meriti di essere letto tra quanto il fascicolo del giorno propone.

Come sempre accade, e' una esperienza nata dalla spinta e l'intreccio di una motivazione immediata ed un vecchio convincimento.

La motivazione immediata: contribuire al cammino ulteriore della marcia del 24 settembre e del programma da essa proposto; programma di cui "Azione nonviolenta" ha gia' dato notizia ampia ed accurata cosicche' non occorre riassumerlo qui.

Il vecchio convincimento: che la nonviolenza costituisca un campo di ricerche, di proposte e di pratiche cosi' ampio, ricco ed evoluto, tale da meritare un dibattito ed una presenza informativa con periodicita' quotidiana. Cosa che si potrebbe anche dire diversamente: che la nonviolenza e' una proposta di pensiero e di azione cosi' benefica e necessaria che occorre diffonderla con costanza ed estensione tali da progressivamente raggiungere i molti (tendenzialmente: i tutti) che ad essa aderirebbero con tutto il cuore se solo ne avessero adeguata notizia, tale che consentisse loro di percepire e verificare che essa e' ad un tempo energica e creativa, coerente e concreta, limpida ed efficace, ed ha gia' saputo condurre esperienze e riflessioni memorabili, e promuovere e vincere lotte eroiche, contrastando e sconfiggendo ingiustizie ed oppressioni, e producendo esiti e costruendo cambiamenti di fondamentale importanza. Un notiziario quotidiano che si affianchi alle voci storiche ed alle numerose pubblicazioni di vario genere gia' esistenti, puo' costituire uno strumento in piu' per l'informazione, la sensibilizzazione, la discussione, la ricerca, la documentazione.

Per ricevere il notiziario e' sufficiente richiederlo alla redazione indicando un indirizzo di posta elettronica a cui inviarlo.

La redazione e' presso il Centro di ricerca per la pace, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Franco Abbiati, Storia della musica, Garzanti, Milano 1955, 1971, 1982, pp. 320.

- Joachim Ernst Berendt, Il libro del jazz, Garzanti, Milano 1973, pp. 432.

- Armando Gentilucci, Guida all'ascolto della musica contemporanea, Feltrinelli, Milano 1969, 1982, pp. 504.

- Armando Gentilucci, Introduzione alla musica elettronica, Feltrinelli, Milano 1972, 1983, pp. 136.

- Giacomo Manzoni, Guida all'ascolto della musica sinfonica, Feltrinelli, Milano 1967, 1981, pp. 536.

- Massimo Mila, Breve storia della musica, Einaudi, Torino 1963, 1987, pp. 496.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1760 del 17 settembre 2014

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