[Nonviolenza] Telegrammi. 1758
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- Date: Sun, 14 Sep 2014 21:04:53 +0200 (CEST)
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TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 1758 del 15 settembre 2014
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
1. Alcune iniziative per la pace: dal 21 settembre al 2 ottobre, al 19 ottobre, al 4 novembre, al 25 novembre
2. A Viterbo la Giornata internazionale della nonviolenza (2 ottobre 2013)
3. Sono proseguite nel pomeriggio le iniziative per la Giornata internazionale della nonviolenza a Viterbo (2 ottobre 2013)
4. Conclusa la Giornata internazionale della nonviolenza a Viterbo (2 ottobre 2013)
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. INIZIATIVE. ALCUNE INIZIATIVE PER LA PACE: DAL 21 SETTEMBRE AL 2 OTTOBRE, AL 19 OTTOBRE, AL 4 NOVEMBRE, AL 25 NOVEMBRE
Una manifestazione nazionale per la pace a Firenze il 21 settembre; la Giornata internazionale della nonviolenza il 2 ottobre; la marcia Perugia-Assisi il 19 ottobre; l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" di commemorazione nonviolenta di tutte le vittime di tuttte le guerre il 4 novembre; il 25 novembre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Sono alcune delle iniziative di pace dei prossimi mesi.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
2. INIZIATIVE. A VITERBO LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA (2 OTTOBRE 2013)
[Riproponiamo il seguente testo del 2 ottobre 2013]
E' iniziata con un incontro di riflessione la Giornata internazionale della nonviolenza a Viterbo.
La mattina di mercoledi' 2 ottobre 2013 per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' svolta una conferenza su "Gandhi e noi".
Dopo aver ripercorso la vita e il pensiero del fondatore della nonviolenza moderna con la lettura e il commento di vari suoi testi, si e' analizzata la situazione attuale e si e' argomentata l'evidente necessita' che la nonviolenza divenga subito il criterio fondamentale che informi tutte le decisioni politiche, economiche, sociali, per impedire che la violenza distrugga la civilta' umana e devasti irreversibilmente la biosfera.
Nel corso dell'incontro e' stato anche presentato l'appello per il disarmo promosso dal Movimento Nonviolento e da altre strutture pacifiste.
La celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza prosegue a Viterbo con altre iniziative nel pomeriggio e nella serata.
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In allegato:
1. Una breve notizia biobibliografica su Gandhi;
2. L'appello per il disarmo promosso dal Movimento Nonviolento e da altre strutture pacifiste;
3. Un breve ragionamento sulla Giornata internazionale della nonviolenza.
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Allegato 1. Una breve notizia biobibliografica su Gandhi
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera.
Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996).
Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recente libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999. Tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006.
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Allegato 2. L'appello per il disarmo promosso dal Movimento Nonviolento e da altre strutture pacifiste
2 ottobre per il disarmo. Se vuoi la pace prepara la pace. Con la difesa nonviolenta
2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza.
Le Nazioni Unite, che l'hanno istituita nel 2007, intendono celebrare in questo modo l'anniversario della nascita di M. K. Gandhi.
Vogliamo rilanciare questa Giornata in Italia, come appuntamento comune di iniziative e mobilitazione diffuse sul territorio per promuovere la cultura e la pratica della nonviolenza, con particolare attenzione al decisivo tema del disarmo.
Per noi la Giornata del 2 ottobre assume il valore di affermazione di un nuovo orientamento politico, di rifiuto della guerra come condizione preliminare per una nuova societa', ispirata all'insegnamento di Gandhi: "O l'umanita' distruggera' gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno l'umanita'".
Quest'anno il 2 ottobre cade in un momento particolarmente delicato:
- l'ossessiva ricerca di maggiori finanziamenti per gli armamenti da parte del governo;
- la difficolta' dello stesso parlamento ad abolire il programma dei caccia F-35, come chiede con forza gran parte dell'opinione pubblica italiana;
- il veto del Consiglio supremo di difesa al parlamento rispetto alla sua sovranita' decisionale sulle spese militari;
- lo stato di sofferenza del Servizio civile nazionale, vero strumento di difesa civile, non armata e nonviolenta della patria ma che riceve fondi irrisori rispetto alla difesa militare;
- la preparazione del Consiglio europeo di dicembre sulla difesa comune;
- la riproposizione e il rifinanziamento da parte del governo della cosiddetta mini-naja.
Il motto bellicista dell'attuale ministro della difesa italiano e' "per amare la pace, bisogna armare la pace". E' cosi' che il ministero della difesa diventa il ministero della preparazione della guerra. Infatti l'esperienza storica ci insegna che "se armi la pace, ami la guerra".
E' necessario ribaltare questa concezione arcaica, contraria allo spirito ed alla lettera della Costituzione italiana, nel suo contrario: se vuoi la pace prepara la pace, attraverso il disarmo e la costruzione di una vera difesa civile, non armata e nonviolenta.
Con le risorse liberate da un vero processo di disarmo puo' essere costruito un nuovo modello di difesa italiano ed europeo, a partire dal riconoscimento, economico ed organizzativo, della piena dignita' del Servizio civile nazionale come forma di difesa non armata della Patria alternativa a quella militare. Un modello che abbia al centro la costruzione della pace con mezzi pacifici sul piano internazionale e la difesa delle istituzioni democratiche costituzionali sul piano nazionale.
La sicurezza di tutti si costruisce attraverso il riconoscimento dei diritti civili e sociali delle persone e dei popoli, non attraverso minacciosi programmi di riarmo militare degli Stati.
"Non esiste una via alla pace, la pace e' la via" diceva Gandhi.
Questo 2 ottobre - in sua memoria e come promemoria per ciascuno di noi - celebriamo in tutto il Paese la Giornata della nonviolenza. Organizziamo dovunque iniziative politiche, culturali e simboliche, ispirate alla nonviolenza, per il disarmo e la difesa nonviolenta.
Movimento Nonviolento, Rete Italiana Disarmo, Cnesc (Conferenza nazionale enti di servizio civile), Tavolo Interventi Civili di Pace, Movimento Internazionale Riconciliazione, Pax Christi, Arci Servizio Civile, Amesci (Associazione mediterranea per la promozione e lo sviluppo del servizio civile), Un ponte per..., Emmaus Italia, Associazione Obiettori Nonviolenti, Associazione per la Pace, AssopacePalestina, Gavci, Arci, Aisec (Associazione italiana servizio civile).
Comunicare tutte le iniziative a nonviolenzaroma at gmail.com per la redazione della "mappa dell'Italia nonviolenta".
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Allegato 3. Un breve ragionamento sulla Giornata internazionale della nonviolenza
Quando l'Onu, pochi anni fa, ha istituito la Giornata internazionale della nonviolenza la cui celebrazione cade il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi, ha confermato una necessita' di cui e' consapevole ogni persona onesta: la necessita' che la nonviolenza diventi il criterio fondamentale cui adeguare ogni relazione tra gli esseri umani (dalle relazioni interpersonali fino a quelle tra i popoli e tra gli ordinamenti giuridici), tra gli esseri umani e gli altri esseri viventi (animali, vegetali) e tra gli esseri umani e la natura.
Affermare questa necessita' costituisce una scelta impegnativa, eppure indispensabile.
Indispensabile perche' lo sviluppo tecnologico cui la civilta' umana e' giunta ci espone al rischio di distruggere noi stessi, la nostra civilta', la biosfera. E quindi occorre decidere di abolire la violenza come modalita' relazionale tra gli esseri umani e tra gli esseri umani e il mondo vivente.
Impegnativa perche' la scelta della nonviolenza ci costringe ad analizzare e modificare molte condotte che per uso inveterato sembrano quasi essere "naturali" ovvero coessenziali all'essere umano, mentre invece sono anch'esse "storiche" ed in quanto tali modificabili. Ma questa analisi e questa modifica sono tutt'altro che ovvie, tutt'altro che facili, richiedono un di piu' di coscienza, di intelligenza e di volonta'. Richiedono una decisione e una fatica.
Ma questa decisione va presa, questa fatica va sostenuta.
Quando gli scienziati all'uopo incaricati dall'Onu ci avvertono che l'attuale modello di sviluppo sta portando il pianeta alla catastrofe, ogni persona si avvede che occorre cambiare modi di produzione e riproduzione sociale, stili di vita, consumi: ed abbracciare un modo di vivere piu' responsabile, piu' sobrio, piu' sostenibile, piu' generoso, piu' accudente, piu' sollecito del bene comune e della vita, della dignita' e dei diritti dell'umanita' presente e di coloro che verranno, le generazioni future.
Quando meditiamo sugli orrori della guerra, ogni persona sente e sa che la guerra e' un crimine contro l'umanita' e che essa va abolita.
Quando ci colpisce il dolore per la persecuzione o l'uccisione di qualcuno, o per la sofferenza o la morte di qualcuno che ci e' caro, ogni persona sa che tutta l'umanita' deve unirsi contro il male e la morte ed agire unanime per recare soccorso e salvare ogni essere umano.
La nonviolenza e' questo: la lotta contro tutte le violenze, la solidarieta' che tutti raggiunge, la responsabilita' di ciascuna persona per l'intera umanita', per l'intero mondo vivente.
Certo, non basta un giorno all'anno per ricordarci questa lezione. Certo, gli anniversari hanno in se' qualcosa di ripetitivo e di rituale che non sempre ci attrae. Certo, se la Giornata internazionale della nonviolenza divenisse il trucco che consente di lasciare tutti gli altri giorni dell'anno negli artigli della violenza, sciacquandosi la coscienza a buon mercato semel in anno, ebbene, allora la celebrazione del 2 ottobre sarebbe una beffa e una frode. Ma e' ben possibile che non sia cosi', e dipende solo da noi.
Dipende da noi fare in modo che il 2 ottobre sia non solo il Giorno della nonviolenza, ma l'avvio dell'Anno della nonviolenza, l'avvio della Storia della nonviolenza.
Ad esempio nelle scuole: dal 2 ottobre cominci il lavoro educativo centrato sulla pace, la solidarieta', la difesa dei diritti umani e dell'ambiente, la scelta teorica e pratica della nonviolenza: e prosegua per tutto l'anno scolastico, per tutti gli anni scolastici.
Ad esempio negli enti locali: dal 2 ottobre inizi un percorso di buone pratiche che rigorizzi le condotte amministrative, lumeggi la responsabilita' morale, sproni alla politica - locale e complessiva - della nonviolenza: e prosegua per tutto il mandato amministrativo, per l'intera esperienza di pubblico servizio.
Ad esempio nell'associazionismo democratico, nei movimenti sociali, nelle esperienze collettive tutte.
Il 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza, sia non la celebrazione di un'ora ma l'inizio di un percorso di solidarieta', di liberazione, di pace e di responsabilita'.
3. INIZIATIVE. SONO PROSEGUITE NEL POMERIGGIO LE INIZIATIVE PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA A VITERBO (2 OTTOBRE 2013)
[Riproponiamo il seguente testo del 2 ottobre 2013]
E' proseguita nel pomeriggio di mercoledi' 2 ottobre con un'iniziativa pubblica la Giornata internazionale della nonviolenza a Viterbo.
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Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha tenuto un discorso su "La politica della nonviolenza per uscire dalla crisi italiana ed internazionale".
Occorre una politica di pace: poiche' la guerra minaccia di distruzione l'umanita' intera, e' necessario che l'umanita' abolisca la guerra, e con essa i suoi strumenti ed i suoi apparati.
Occorre una politica ecologica: poiche' l'attuale modello di sviluppo sta distruggendo la biosfera, e' necessario che l'umanita' si prenda cura di proteggere la natura per garantire un'esistenza degna alle generazioni umane presenti e future, ma anche per difendere le altre specie viventi ed il mondo vivente nel suo insieme.
Occorre una politica della solidarieta': poiche' gli scellerati poteri dominanti impongono rapina e violenza, e' necessario che l'umanita' faccia prevalere invece i diritti umani di tutti gli esseri umani e realizzi una societa' della giustizia, della condivisione, della sobrieta' e della generosita'.
Occorre una politica planetaria: poiche' i problemi sociali, economici, politici hanno una dimensione globale, e' necessario che l'umanita' si riconosca nella sua unita', nell'uguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, nella responsabilita' di tutti e di ciascuno, e realizzi un'azione all'altezza dei problemi da affrontare, un'azione internazionale che affratelli le persone ed i popoli riconoscendo ad ogni persona i medesimi diritti, la medesima dignita'.
Occorre una politica democratica: poiche' la violenza dei poteri dominanti nega alla stragrande maggioranza dell'umanita' l'accesso ai diritti fondamentali, e' necessario che l'umanita' riaffermi l'eguale diritto di tutti gli esseri umani alla partecipazione al governo della cosa pubblica, riaffermi la responsabilita' comune per il bene comune, riaffermi l'unicita' e l'unita' dell'umanita' intera cosi' come essa concretamente esiste, incarnata in esseri umani ognuno diverso da tutti gli altri, ed ognuno a tutti gli altri uguale in dignita' e diritti, ognuno parimenti impegnato nell'impresa comune della civilta' umana, dell'umana convivenza, del reciproco riconoscimento e del reciproco aiuto.
Occorre una politica dei diritti e dei doveri: poiche' l'irresponsabilita' dei violenti e dei rassegnati sta portando l'umanita' alla catastrofe, e' necessario che l'umanita' esca dallo stato di minorita' in cui i poteri oppressivi pretendono tenerla imprigionata, ed affermi finalmente la liberazione comune nella responsabilita' comune, affermi l'uguaglianza dei diritti e dei doveri, affermi che ciascuno deve dare secondo le sue capacita' ed a ciascuno deve essere dato secondo i suoi bisogni, affermi l'unita' di giustizia e liberta'.
Questa politica necessaria ed urgente, questa politica della pace, ecologica, della solidarieta', planetaria, democratica, dei diritti e dei doveri, questa politica dei movimenti di liberazione, questa politica femminista ed ecologista, socialista e libertaria, e' cio' che chiamiamo nonviolenza in cammino, rispetto per la vita, forza dell'amore.
La lotta contro i poteri criminali, la lotta contro il regime della corruzione, la lotta contro il fascismo, la lotta contro il razzismo, la lotta contro il maschilismo, la lotta contro il militarismo, la lotta contro l'ecocidio: questa lotta e' la nonviolenza.
La lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, la lotta per il rispetto di tutto il mondo vivente, la lotta per la civilta' e quindi per la convivenza: questa lotta e' la nonviolenza.
La nonviolenza e' la lotta contro ogni violenza, contro ogni menzogna, contro ogni vilta'.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino.
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La celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza prosegue a Viterbo con un ulteriore incontro che si svolgera' nella serata.
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In allegato:
1. La "carta programmatica" del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini;
2. Una breve nota sulla nonviolenza.
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Allegato 1. La "carta programmatica" del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
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Allegato 2. Una breve nota sulla nonviolenza
I. Una premessa terminologica
Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.
Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.
Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.
Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.
Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.
Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.
II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione
La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.
Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.
Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.
Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).
Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.
Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.
Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.
Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.
III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano
Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.
IV. La nonviolenza come insieme di insiemi
Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.
1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).
2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.
3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.
4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.
V. Un'insistenza
Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.
Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.
Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.
Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
VI. Una grande esperienza e speranza storica
Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana.
4. INIZIATIVE. CONCLUSA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA A VITERBO (2 OTTOBRE 2013)
[Riproponiamo il seguente testo del 2 ottobre 2013]
Nella serata di mercoledi' 2 ottobre 2013 la celebrazione della Giornata internazionale della nonviolenza a Viterbo si e' conclusa con un incontro presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", incontro nel quale si e' effettuata una prima valutazione della giornata e si e' impostata l'organizzazione delle prossime iniziative, ed in particolare quella della commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerre il 4 novembre, che da anni e' diventata una campagna nazionale con il motto "Ogni vittima ha il volto di Abele".
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La celebrazione viterbese della Giornata internazionale della nonviolenza ha avuto un esito positivo per quanto riguarda i tre incontri promossi dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani".
Essi hanno posto con chiarezza il tema della nonviolenza come scelta necessaria ed urgente affinche' l'umanita' possa affrontare adeguatamente la crisi globale attuale.
La celebrazione della Giornata, almeno a Viterbo, non e' stata ne' rituale, ne' museale, ma esplicitamente orientata alla lotta immediata contro la guerra, contro il razzismo, contro il femminicidio, contro la devastazione della biosfera, contro il regime della corruzione ed i poteri criminali, contro il modo di produzione dello sfruttamento feroce e dissennato; almeno a Viterbo nelle iniziative promosse dalla storica struttura nonviolenta viterbese il 2 ottobre e' stata una giornata di lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la pace, per la giustizia e la solidarieta'.
La nonviolenza, infatti, e' essenzialmente lotta contro la violenza, lotta per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e di tutto il mondo vivente.
Alla Giornata internazionale della nonviolenza a Viterbo si e' arrivati dopo settimane di preparazione, che hanno favorito il coinvolgimento di persone, associazioni, educatori, pubblici amministratori, mezzi d'informazione.
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Tuttavia ci e' sembrato che anche a Viterbo e nella provincia viterbese si sia registrato un diminuito interesse rispetto ad alcuni anni fa quando la tendenza sembrava in ascesa.
E su questo occorre svolgere una riflessione attenta: quando l'Onu istitui' la Giornata credemmo che in tutto il mondo molte persone di volonta' buona, molti movimenti (ecoequosolidali, per i diritti umani, pacifisti e nonviolenti) e molte istituzioni democratiche avrebbero colto l'importanza dell'iniziativa ed avrebbero valorizzato la Giornata con un impegno progressivamente sempre piu' esteso e sempre piu' approfondito. Evidentemente lo cose non stanno andando cosi'.
La questione ci sembra essere assai grave ad esempio a livello nazionale italiano: quest'anno sono state ben poche le iniziative e non sempre adeguate nelle forme e nei contenuti, e scarsa (per non dire scarsissima) l'attenzione delle istituzioni e delle scuole, dell'associazionismo democratico, dei media. Certo, un forte elemento di distrazione e' la drammatica crisi economica e sociale, cui si e' aggiunta una fragorosa crisi dell'assetto politico ed istituzionale; ma tutto cio' non basta a spiegare il calo di interesse per la nonviolenza (anzi: la crisi sistemica dovrebbe suscitare vieppiu' interesse per l'alternativa complessiva che la nonviolenza, e solo la nonviolenza, puo' offrire).
Ci sembra evidente che la preparazione e' stata insufficiente; ed anche se siamo tra le poche, pochissime strutture che nelle settimane precedenti hanno intensamente lavorato per promuovere l'attenzione a livello nazionale sulla Giornata, ci sembra che il nostro stesso impegno non sia stato adeguato.
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E' necessario che noi stessi, e piu' in generale l'area ecopacifista, solidale e nonviolenta italiana, ci predisponiamo ad un impegno maggiore e migliore per il prossimo anno.
E cominciando subito con la preparazione di tre scadenze fondamentali: l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" del 4 novembre; la Giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre; la Giornata della memoria della Shoah del 27 gennaio.
Ma soprattutto continuando tutti i giorni ad operare per la pace, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per l'ambiente, per la solidarieta', per la convivenza.
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Allegati:
1. Appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele";
2. Alcune parole in un giorno di digiuno.
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Allegato 1. Appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"
Di seguito il testo dell'appello promosso negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele.
Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
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Allegato 2. Alcune parole in un giorno di digiuno
1. Le guerre non fermano le guerre. La pace ferma le guerre. Le guerre soltanto distruggono e distruggono e distruggono, ed innanzitutto distruggono gli esseri umani. La pace salva le vite. Solo la pace salva le vite.
2. Non e' la guerra lo stato naturale dell'essere umano, ma la pace: solo nella pace le vite vengono rispettate, le persone quindi convivono, e la civilta' fiorisce.
3. Cosi' come solo con la democrazia si promuove e si difende la democrazia, solo con la pace si realizza e si preserva la pace.
4. La guerra non e' uno strumento adeguato a difendere i diritti umani, poiche' dei diritti umani essa e' la violazione piu' flagrante consistendo nel privare degli esseri umani della loro stessa vita, perdendo la quale ogni diritto e' perso. Solo la pace rispetta e promuove i diritti umani.
5. La guerra e' sempre stata nemica dell'umanita', consistendo dell'uccisione di esseri umani; ma ora e' un nemico in grado di estinguere l'umanita', di annientarla per sempre. Il primo dovere dell'umanita' e' quindi abolire la guerra.
6. Vi e' una sola umanita': ogni mano che si leva a colpire colpisce le sue stesse carni. Vi e' una sola umanita', unita in un solo destino comune. Vi e' una sola umanita', incarnata in innumerevoli esseri umani passati, presenti e venturi, tutti ugualmente dotati di diritti e doveri, tutti ugualmente portatori di dignita' e di responsabilita', tutti congiunti e impegnati dalla regola aurea secondo cui devi agire verso le altre persone come vorresti che le altre persone agissero verso di te. Chi tradisce l'umanita', tradisce la sua stessa umanita', e perde se stesso. Vi e' una sola umanita', ogni persona reca intera la responsabilita' della comune salvezza.
7. La guerra distrugge non solo gli esseri umani, ma il mondo vivente. Rispettare l'umanita' e rispettare la biosfera sono un'unica cosa: l'umanita' vive nella natura, e di essa natura e' essa stessa parte. Se anche si ammettesse per assurdo la liceita' agli umani della distruzione dell'umanita', mai si potrebbe ammettere la liceita' agli umani della distruzione della biosfera. E' evidente che la distruzione della natura e' gia' una forma di guerra, verso la biosfera e verso le presenti e future generazioni umani.
8. La guerra e' il piu' grande dei crimini e il piu' grande nemico dell'umanita'. Le attivita', gli strumenti e le strutture ad essa ordinate sono anch'essi criminali, anch'essi nemici dell'umanita'. E' necessario ed urgente che l'umanita' abolisca la guerra. Per abolire la guerra e' necessario abolire altresi' le armi e gli eserciti, che non vi siano piu' armigeri.
9. In verita' non vi e' altro modo concreto, adeguato e coerente di opporsi alla violenza assassina che la scelta nitida e intransigente della nonviolenza. La nonviolenza e' il cuore della politica necessaria; la nonviolenza e' la via della civile convivenza; la nonviolenza e' la giustizia e la solidarieta' a tutti dovuta, da tutti dovuta. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Guenther Anders, Kafka. Pro e contro. I documenti del processo, Gabriele Corbo Editore, Ferrara 1989, pp. XVIII + 138.
- Maurice Blanchot, Da Kafka a Kafka, Feltrinelli, Milano 1983, pp. 192.
- Max Brod, Kafka, Mondadori, Milano 1956, 1978, pp. XVI + 240.
- Elias Canetti, L'altro processo. Le lettere di Kafka a Felice, Longanesi, Milano 1973, Mondadori, Milano 1980, pp. 160.
- Remo Cantoni, Che cosa ha veramente detto Kafka, Ubaldini, Roma 1972, pp. 208.
- Pietro Citati, Kafka, Rizzoli, Milano 1987, 1992, pp. 304.
- Marino Freschi, Introduzione a Kafka, Laterza, Roma-Bari 1993, 2001, pp. VI + 166.
- Jean-Michel Gliksohn, Il Processo di Kafka, Rizzoli, Milano 1977, pp. 128.
- Marthe Robert, L'antico e il nuovo, Rizzoli, Milano 1969, pp. 288.
- Marthe Robert, Solo come Kafka, Editori Riuniti, Roma 1982, pp. X + 214.
- Klaus Wagenbach, Kafka, Il Saggiatore, Milano 1968, Mondadori, Milano 1981, pp. 160
- Klaus Wagenbach, Kafka. Biografia della giovinezza, Einaudi, Torino 1972, pp. XVI + 238.
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Riedizioni
- Franz Kafka, Lettere a Milena, Mondadori, Milano 1988, Rcs, Milano 2014, pp. 420, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 1758 del 15 settembre 2014
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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