[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 584



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Numero 584 del 12 giugno 2014

 

In questo numero:

1. La prima, indispensabile scelta

2. "Operazione Colomba": Dal 22 giugno al primo luglio la marcia internazionale per la pace in Albania

3. "Operazione Colomba": Appello per la marcia internazionale per la pace in Albania

4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Generoso Canagliozzi (2010)

 

1. EDITORIALE. LA PRIMA, INDISPENSABILE SCELTA

 

La prima, indispensabile scelta per costruire la pace e difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani, e' la condivisione.

Condividere i beni di cui si dispone, e di cui si sa di essere non esclusivi proprietari, ma amministratori fiduciari per conto e nell'interesse dell'umanita' tutta.

Condividere la condizione e la lotta delle oppresse e degli oppressi nel cammino della comune liberazione.

Condividere il sapere e la saggezza, costruzione e retaggio comune dell'umanita' intera.

La condivisione e' il fondamento dell'unione di giustizia e liberta': si e' liberi solo insieme; si e' giusti solo nell'eguaglianza di diritti.

La condivisione e' l'estrinsecazione della responsabilita'.

La condivisione e' la conseguenza del riconoscimento dell'unita' dell'umanita', che esiste solo in quanto incarnata nelle singole persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti, tutte legate da un vincolo di fraternita' e sororita' e tutte bisognose dell'aiuto altrui.

La condivisione e' l'inizio della lotta contro la violenza.

La condivisione e' il primo passo della nonviolenza in cammino.

 

2. INIZIATIVE. "OPERAZIONE COLOMBA": DAL 22 GIUGNO AL PRIMO LUGLIO LA MARCIA INTERNAZIONALE PER LA PACE IN ALBANIA

[Dalle amiche e dagli amici dell'Operazione Colomba (per contatti: tel. 054129005, cell. 328.5857263, e-mail: albania at operazionecolomba.it, operazione.colomba at apg23.org, web: www.operazionecolomba.it, www.operazionecolomba.com, www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania) riceviamo e diffondiamo]

 

Quando? Il periodo di realizzazione della marcia e' dal 22 giugno al primo luglio 2014.

Dove? In Albania, da Bajrami Curri a Tirana.

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Un popolo si muove contro le vendette di sangue

Abbiamo pensato di organizzare una marcia per la pace che percorra l'Albania toccando le localita' piu' significative al fine di sensibilizzare e coinvolgere la societa' civile presente in tutto il territorio nazionale e contare anche sulla partecipazione di realta' (singoli, associazioni...) internazionali.

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Iniziative di sensibilizzazione in Albania

Nel marzo 2013 i volontari di Operazione Colomba hanno promosso una campagna di raccolta di firme contro il perpetrarsi delle vendette di sangue, rivolta a tutti i cittadini, denominata "5.000 firma per Jeten", conclusasi nel settembre 2013, nel corso della quale sono state raccolte e consegnate alle principali autorita' albanesi quasi 6.000 firme affinche' fossero prese misure efficaci per contrastare il fenomeno della gjakmarrja.

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Chi e' Operazione Colomba

Operazione Colomba e' il corpo nonviolento di pace dell'associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII. Fanno parte del progetto tutti coloro che vogliono sperimentare in maniera diretta che la nonviolenza e' la via per ottenere una pace giusta e duratura. I componenti sono volontari che danno una disponibilita' piu' o meno lunga, scegliendo di condividere la vita con le vittime su diversi fronti del conflitto, in maniera disinteressata. Attualmente e' presente e opera in Israele/Palestina, Colombia e Albania, e si sta cercando di aprire una presenza stabile anche in Libano. Dal 2010 Operazione Colomba e' presente in Albania, a Scutari, con una presenza anche a Tropoja, per sostenere il lavoro che la Comunita' Papa Giovanni XXIII svolge dal 2004 sul tema delle "vendette di sangue". I volontari, insieme ai membri della Comunita' e ai volontari del servizio civile internazionale, condividono la quotidianita' con le famiglie in situazioni di vendetta, anche attraverso sostegni nell'assistenza medica e scolastica, con l'obiettivo di giungere a percorsi di riconciliazione (Pajtimi) e perdono fra queste famiglie in primis, ma anche con l'intento di portare all'attenzione dell'opinione pubblica albanese (e non) questo fenomeno drammatico, al fine di contribuire ad avviare percorsi virtuosi tra le genti e con le associazioni, in vista di una riconciliazione a livello nazionale.

 

3. APPELLI. "OPERAZIONE COLOMBA": APPELLO PER LA MARCIA INTERNAZIONALE PER LA PACE IN ALBANIA

[Dalle amiche e dagli amici dell'Operazione Colomba (per contatti: tel. 054129005, cell. 328.5857263, e-mail: albania at operazionecolomba.it, operazione.colomba at apg23.org, web: www.operazionecolomba.it, www.operazionecolomba.com, www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania) riceviamo e diffondiamo]

 

Cambiare? Si puo'. Un popolo si muove per la pace, contro le vendette di sangue.

Marcia internazionale per la pace in Albania, 22 giugno - primo luglio 2014, Bajram Curri - Tirana

La gjakmarrja (vendetta di sangue) e' un fenomeno estremamente lesivo dei diritti fondamentali degli esseri umani, a partire dal piu' importante, quello alla vita. Tale pratica mina, inoltre, l'unita', la stabilita' e il futuro di tutta l'Albania.

Il suo superamento puo' avvenire solo attraverso la promozione di una cultura di pace e nonviolenza che favorisca sia percorsi di riconciliazione tra le famiglie in vendetta, sia percorsi di riconciliazione collettiva: i cittadini albanesi non dovranno mai piu' sentire la necessita' di farsi giustizia da soli, perche' lo Stato sara' presente e in grado di tutelare i loro diritti.

Per fare questo e' indispensabile la mobilitazione della societa' civile nazionale (in primo luogo) ed internazionale, pertanto chiediamo alle Istituzioni albanesi, sottoscrivendo questo appello, di impegnarsi: a dotare il Paese di un sistema giuridico/istituzionale adeguato a sostenere un processo di superamento del fenomeno; ad applicare immediatamente la legge 9389 del 4/5/2005 per la creazione e il funzionamento del Consiglio di coordinamento per la lotta contro le "vendette di sangue", previsto dalla stessa; a rendere certa la pena per quanti si macchieranno di crimini legati alle "vendette di sangue"; a promuovere una cultura di pace e rispetto dei diritti umani, prima di tutto il diritto alla vita.

Come attori della societa' civile (singoli o associati) nazionale ed internazionale, sottoscrivendo questo appello, ci impegniamo: a non usare la violenza in caso di conflitto e a rispettare sempre la vita umana; a promuovere tra i nostri associati/amici/parenti la prassi della risoluzione nonviolenta dei conflitti e della riconciliazione; a ricordare le vittime di ogni violenza, delle gjakmarrje e hakmarrje; a diffondere la storia e le esperienze delle persone che al posto della vendetta hanno scelto di riconciliarsi perdonando; a sostenere la creazione in Albania di un movimento popolare che promuova la cultura della vita, del rispetto dell'altro e della riconciliazione (pajtimi) e che sensibilizzi le istituzioni locali affinche' garantiscano il rispetto e la promulgazione delle norme tese a contrastare il fenomeno delle "vendette di sangue".

Anche chi non puo' partecipare fisicamente alla marcia puo' sottoscrivere questo appello inviando una e-mail a: albania at operazionecolomba.it con scritto: "nome cognome aderisce all'appello per la vita contro le 'vendette di sangue' in Albania".

Per maggiori informazioni (modalita' di partecipazione, percorso, adesioni...): www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania

Operazione Colomba e' il corpo nonviolento di pace dell'associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII. Dal 2010 Operazione Colomba e' presente in Albania, a Scutari e a Tropoja, per sostenere il lavoro che la Comunita' Papa Giovanni XXIII svolge dal 2004 sul tema delle "vendette di sangue".

I volontari, insieme ai membri della Comunita' e ai volontari in servizio civile internazionale, condividono la quotidianita' con le famiglie in situazioni di vendetta, offrendo loro anche assistenza medica e scolastica, ma con l'obiettivo principale di promuovere percorsi di riconciliazione (Pajtimi) e perdono fra queste famiglie.

Operazione Colomba promuove inoltre iniziative di sensibilizzazione dell'opinione pubblica (albanese e non) su questo drammatico fenomeno, affinche' si avviino anche processi virtuosi che portino a percorsi di riconciliazione nazionale.

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GENEROSO CANAGLIOZZI (2010)

[Estratto dai "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 286. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta". Generoso Canagliozzi e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Generoso Canagliozzi: Da militante politico della sinistra antitotalitaria.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Generoso Canagliozzi: Forse Vittorio Emanuele Giuntella. Come testimone e come educatore.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Generoso Canagliozzi: Le opere di Norberto Bobbio, modello di ragionamento equanime; le opere di Primo Levi, testimonianza dell'umana dignita'; le opere di Ernesto Balducci, che fondano la scienza e la sapienza della pace; tutte le autrici del pensiero delle donne e del plurale movimento femminista, che della nonviolenza e' la corrente calda; tra le recenti: le opere di Vandana Shiva; le opere di Giuliano Pontara. E vorrei cogliere l'occasione per ricordare ancora Remo Cantoni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Generoso Canagliozzi: Quelle contro la guerra (e quindi anche contro gli eserciti e le armi), contro la fame (ovvero contro i rapporti sociali ed internazionali di sfruttamento e ingiustizia, e contro la devastazione della biosfera), contro il maschilismo (e qundi contro tutte le mafie), contro il razzismo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Generoso Canagliozzi: Il Movimento Nonviolento. E abbonarsi a questo notiziario telematico quotidiano, finche' continuera' ad essere pubblicato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Generoso Canagliozzi: La nonviolenza e' la lotta dell'umanita' contro la violenza: ovvero contro ogni aggressione, ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni sofferenza, ogni ignoranza, ogni menzogna.

La nonviolenza e' la ricerca della verita' per mezzo della verita': per questo Gandhi la chiama satyagraha: la forza della verita', la verita' che rende solidali e quindi liberi.

La nonviolenza e' la coscienza del conflitto necessario e della dialettica incessante.

Ma innanzitutto la nonviolenza e' la lotta qui ed ora contro la violenza che qui ed ora opprimendo un qualunque essere umano opprime anche te, umiliando un qualunque essere umano umilia anche te, sfigurando un qualunque essere umano sfigura anche te.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Generoso Canagliozzi: Il femminismo e' la nonviolenza in cammino; delle esperienze teoriche e pratiche della nonviolenza quelle del femminismo sono di gran lunga la parte maggiore e migliore. E se posso cogliere l'occasione per fare qui - alla rinfusa, ahime' - l'elenco di nomi che non ho fatto in occasione di una precedente risposta, suggerirei a tutte e tutti di leggere almeno le principali opere di Olympe de Gouges, Mary Wollstonecraft, Rosa Luxemburg, Maria Montessori, Virginia Woolf, Simone Weil, Edith Stein, Etty Hillesum, Simone de Beauvoir, Hannah Arendt, Betty Friedan, Ursula K. Le Guin, Angela Davis, Adrienne Rich, Kate Millet, Shulamith Firestone, Germaine Greer, Juliet Mitchell, Sheila Rowbotham, Rosemary Ruether, Carol Gilligan, Martha C. Nussbaum, Seyla Benhabib, bell hooks, Judith Butler, Luce Irigaray, Julia Kristeva, Maria Zambrano, Marianella Garcia, Luce Fabbri, Fernanda Pivano, Franca Ongaro Basaglia, Silvia Vegetti Finzi, Lidia Menapace, Rossana Rossanda, Luciana Castellina, Laura Boella, Carla Lonzi, Elena Gianini Belotti, Lea Melandri, Luisa Muraro, Adriana Cavarero, Annarosa Buttarelli, Daniela Padoan, Wanda Tommasi, Silvia Zamboni, Assia Djebar, Fatema Mernissi, Anna Politkovskaja, Vandana Shiva, Emilia Ferreiro, Anna Bravo, Giovanna Providenti, Elena Pulcini, Maria G. Di Rienzo. Ed aggiungerei ancora almeno Saffo, Madame de Sevigne', Madame de Lafayette, Madame du Deffand, Jane Austen, le sorelle Bronte, Emily Dickinson, Anna Achmatova, Marina Cvetaeva, Sibilla Aleramo, Sylvia Plath, Martha Robert, Elsa Morante, Ingeborg Bachmann, Christa Wolf, Dacia e Toni Maraini... Ma fermiamoci qui, che l'elenco diventa infinito.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?

- Generoso Canagliozzi: Prendere sul serio le conseguenze pratiche delle catene di pensieri. Sapersi fallibili. Avere ugualmente a cuore la vita, la dignita' e i diritti propri ed altrui.

Inoltre, dal mio modestissimo punto di vista, che non ci sono teorie autosufficienti, e non ci sono fondamenti ultimi, se non in forma di criteri orientativi. Dovessi indicare alcuni pensatori che ho trovato in questa prospettiva particolarmente suggestivi, direi Socrate, Lucrezio, il Gesu' di Nazareth comunicatoci dai Vangeli, Erasmo da Rotterdam, Denis Diderot, Giacomo Leopardi, Hannah Arendt. Come credo sia evidente, il mio punto di vista su alcuni punti sostanziali forse (ma sottolineo: forse) differisce molto da quelli di Gandhi, di King, di Lanza del Vasto, di altre autorevoli figure della tradizione nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?

- Generoso Canagliozzi: In breve: la critica della pretesa neutralita' della scienza; il fallibilismo; il principio responsabilita' (e quindi anche il cosiddetto "principio di precauzione"); l'opposizione alle scelte irreversibili; la difesa del vivente; il primato della dignita' e dei diritti di ogni essere umano; l'opposizione alla menzogna e alla violenza; il dovere dell'universale empatia e solidarieta'. Ma si potrebbe e dovrebbe dir meglio, ed articolare molto piu' estesamente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Generoso Canagliozzi: Come uno straordinario miglioramento rispetto al metodo del voto a maggioranza. L'uso del metodo del consenso (che e' la specifica tecnica deliberativa nonviolenta attraverso la quale si prendono solo le decisioni su cui vi e' un accordo unanime dei partecipanti al processo decisionale) richiede piu' tempo e consente meno decisioni, ma le decisioni prese con esso (decisioni che ovviamente restano sempre reversibili, la nonviolenza e' epistemologicamente fallibilista) sono migliori sotto ogni profilo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Generoso Canagliozzi: Non per eludere la domanda, ma per fornire un'indicazione bibliografica di estrema utilita', mi permetto di rinviare alla capitale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, uno dei cui tre volumi e' dedicato specificatamente e sistematicamente alle tecniche. E' una lettura indispensabile. Poi, si legga anche l'aureo libretto di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, piu' volte ripubblicato (a se' e in piu' ampie raccolte di scritti: ad esempio - se la memoria non mi inganna - in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza).

Detto questo, mi piace ricordare la tecnica delle mongolfiere della pace con cui impedire i decolli dei bombardieri, ideata e sperimentata nel 1999 dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo (ed ampiamente descritta e documentata in un opuscolo che sarebbe forse opportuno ripubblicare).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Generoso Canagliozzi: Poiche' la nonviolenza si da' solo nella concreta azione di lotta contro la violenza, tutta la riflessione nonviolenta a questo e' ordinata: all'azione diretta nonviolenta. Avendo la possibilita' di prepararvisi, l'addestramento e' doveroso e talora semplicemente indispensabile. E dicendo addestramento all'azione diretta nonviolenta intendiamo precisamente addestramento all'azione diretta nonviolenta, non una generica "educazione" o "formazione alla nonviolenza". Vi sono molte tecniche, molte strategie, e molte modalita' di addestramento. Gandhi paragonava l'addestramento all'azione nonviolenta a quello militare, e rilevava che quello alla nonviolenza necessariamente deve essere assai piu' impegnativo di quello militare, proprio in quanto la nonviolenza si oppone al militarismo e richiede quindi lo sviluppo di capacita' di gran lunga migliori sotto ogni profilo.

Aggiungo qualche minima indicazione bibliografica: oltre al libro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, 3 voll., Edizioni Gruppo Abele, e a quello di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli (e poi altri editori per le successive edizioni), che ho gia' ricordato, segnalerei anche almeno il libro a cura di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza. Introduzione teorico-pratica ai metodi, Satyagraha Editrice (Torino, 1985), e quello di Emanuele Arielli e Giovanni Scotto, Conflitti e mediazione. Introduzione a una teoria generale, Bruno Mondadori, Milano 2003. Naturalmente suggerimenti utilissimi sono ricavabili dall'autobiografia di Gandhi, La mia vita per la liberta', Newton Compton; e dalla migliore antologia di suoi scritti disponibile nel nostro paese: Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi (con fondamentale introduzione del curatore Giuliano Pontara).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Generoso Canagliozzi: Quelli e quelle che almeno utilizzino decentemente la lingua italiana e che controllino la veridicita' di quanto pubblicano. E sono pochi o punti. Molte pubblicazioni sono semplicemente impresentabili, consumistica orgia del vaniloquio e della stupidita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Generoso Canagliozzi: Credo sia meglio stendere un pietoso velo di silenzio.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?

- Generoso Canagliozzi: Non so se sia questo il punto; di certo taluni di quelli che si dichiarano tali dovrebbero innanzitutto liberarsi dai difetti propri dei piccoli gruppi ad un tempo dilettanteschi, ignoranti, ingenui e intolleranti, che si crogiolano nella banalizzazione e nell'ipersemplificazione, nella vuota formulistica, nella pratica irresponsabilita', e - in somma delle somme - nella piu' cieca stupidita' e subalternita'. Suggerirei la lettura di alcuni lavori di Erich Fromm (ad esempio Fuga dalla liberta') e di Elias Canetti (innanzitutto Massa e potere).

Nell'azione, e quindi anche nell'azione comune - il confronto delle esperienze e delle riflessioni, il convergere sulle iniziative da condurre, il coordinamento laddove esso sia possibile, opportuno ed efficace -, bisognerebbe cominciare con l'esercitare un decente spirito critico, prender coscienza della complessita' e dialetticita' del reale (ma anche della sua caoticita' e della completa mancanza di senso e di piano di tante e tante cose) ed utilizzare gli strumenti della buona filologia e del comunicare comprensibilmente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Generoso Canagliozzi: Forse dovrebbero dotarsi di meno strumenti di comunicazione, redatti meglio. La gran parte dei siti, molte delle riviste e non pochi libri che parlano di nonviolenza sono gremiti di ambigue idiozie. Se si scrivesse di meno e si leggesse e correggesse di piu' non si direbbero tante corbellerie che hanno purtroppo ampio corso.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?

- Generoso Canagliozzi: La nonviolenza dei movimenti sociali di resistenza all'ingiustizia e di comune solidarieta' e liberazione deve essere suscitatrice, alimento, guida, coscienza critica, pietra di paragone, punto di contraddizione, di divisione e di ricomposizione.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?

- Generoso Canagliozzi: Non subalterni e non elusivi. La nonviolenza deve porsi l'obiettivo del governo delle istituzioni democratiche. Chi pensa che la nonviolenza possa essere scelta solo morale, solo testimoniale, o di intervento solo sociale, solo di movimento, solo di microrealizzazioni, si e' gia' arreso alla violenza nelle sue forme piu' macroscopiche ed efferate, e non se ne e' neppure accorto. La nonviolenza vuole governare la societa', vuole gestire le istituzioni, vuole scrivere le leggi: almeno fino all'estinzione dello stato e all'instaurazione di una libera societa' mondiale di persone tutte libere ed eguali in diritti (per chi avesse bisogno di questa illusione di una meta finale per trovar le ragioni di opporsi alla violenza oggi).

Anche qui mi permetto qualche utile riferimento bibliografico: Petr Kropotkin, Murray Bookchin, Colin Ward; Giulio A. Maccacaro, Franco Basaglia, Danilo Dolci; Ivan Illich, Norberto Bobbio, Vandana Shiva; Guenther Anders, Hannah Arendt, Hans Jonas.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Generoso Canagliozzi: Se per cultura si intende l'insieme delle relazioni di un gruppo umano e di quel gruppo umano e il mondo in cui vive, allora la nonviolenza va inculturata, cioe' tradotta e radicata nel contesto storico, sociale, contestualizzata ovvero declinata nel sistema di pensiero, di linguaggio e di condotte da quella specifica cultura costituito. Se per cultura si intende l'acquisto conoscitivo (e quindi morale) comune risultante dall'impegno dell'umanita' intera nel corso della sua vicenda storica, allora la nonviolenza di quel tragitto e' risultato, elemento e vettore.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?

- Generoso Canagliozzi: Valgono ancora per me le considerazioni consegnate da Walter Benjamin alla conclusione del suo saggio sull'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilta' tecnica.

Ma forse occorrerebbe aggiungere anche almeno un rinvio alla riflessione di Luigi Pareyson, di Dino Formaggio; e del tanto bistrattato Herbert Marcuse, e di Ernst Bloch (e finanche di Gyorgy Lukacs)...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Generoso Canagliozzi: Da molti anni la gran parte del mio lavoro politico ed educativo si fonda su - ed e' orientato a promuovere - relazioni di amicizia. Strana ventura per un misantropo senza finestre.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?

- Generoso Canagliozzi: Se si vuole riuscire ad affrontare in modo adeguato i bisogni e le crisi che abbiamo di fronte, la dimensione adeguata dell'analisi e dell'azione e' quella planetaria. Ergo la percezione dell'unita' dell'umanita' e' indispensabile. Le uniche reali soluzioni ai problemi che abbiamo di fronte sono quelle che tengono conto dell'umanita' intera - generazioni future incluse.

Del resto la nonviolenza (come altre grandi tradizioni di pensiero) proprio su questa consapevolezza dell'unita' del genere umano e del dovere di cura verso la biosfera si fonda.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Generoso Canagliozzi: A condizione che non la si banalizzi e ridicolizzi (riducendo la nonviolenza alle buone maniere, alla buona creanza, al non dire le parolacce, et similia), la nonviolenza e' innanzitutto prassi politica che si invera nella vita quotidiana: una prassi che e' lotta contro la violenza e la menzogna in tutte le loro forme; una prassi che e' "politica prima"; una prassi non riduzionista. Ergo innanzitutto la nonviolenza e' effettualmente cura delle persone con cui si vive; e' cura del territorio in cui si vive; e' coscienza del limite; e' riconoscimento di se' e dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia. "Politica prima", appunto: relazione di cura.

Cose decisive su questo hanno scritto Emmanuel Levinas, le filosofe del femminismo (non solo quelle del pensiero della differenza), le tante voci del movimento della psichiatria democratica, tante altre persone impegnate in pratiche di solidarieta' concreta ed ecoequosolidali, soprattutto chi eroicamente si e' opposto ai regimi totalitari. E prima di concludere, mi piace ricordare ancora la riflessione di Henri Lefebvre.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Generoso Canagliozzi: Il costituzionalismo moderno. Il femminismo. La Dichiarazione universale dei diritti umani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

- Generoso Canagliozzi: Sebbene da molti anni mi picchi di contribuire a diffondere la riflessione e le esperienze della nonviolenza, credo di conoscere ancora troppo poco le esperienze organizzate della nonviolenza negli altri paesi per poter esprimere un parere significativo; ma ho l'impressione che questa mia ignoranza sia esemplificativa del fatto che il rapporto e' inadeguato. Per migliorarlo potrebbe essere utile condividere esperienze e riflessioni, ed in primo luogo cominciare col fare delle buone traduzioni (la generalita' di quelle che circolano, ormai anche presso le case editrici maggiori, sono peggio che dilettantesche, sono abominevoli). Una buona idea potrebbe essere ripristinare il latino come lingua franca internazionale, e tradurvi tutte le opere fondamentali.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Generoso Canagliozzi: Quasi nessuno sa cosa sia (e la confonde con le buone maniere). E la generalita' di coloro che si proclamano "nonviolenti" sovente ancor meno degli altri. Mi pare che gran parte delle interviste di questa inchiesta fin qui pubblicate lo dimostri, ahinoi, ad abundantiam.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Generoso Canagliozzi: Non vi e' piu' alcuna cultura che non sia anche intercultura. Per quel processo che Marx ed Engels descrissero gia' nel 1847, quando nel tratteggiare lo sviluppo del capitalismo e la sua planetaria espansione attestavano: "All'antica autosufficienza e all'antico isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione materiale, cosi' per quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni divengono bene comune. L'unilateralita' e la ristrettezza nazionali diventano sempre piu' impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura mondiale".

Sulla base di questo presupposto tanti equivoci cadono: cade il cosiddetto "relativismo culturale" come alibi per violare fondamentali diritti umani; cadono tante ideologiche ciance sul cosiddetto "multiculturalismo", e cosi' via.

Resta - e questo e' decisivo per chi assume il punto di vista della nonviolenza - lo sforzo di comprensione di ogni alterita', l'attenzione per ogni tradizione, la contestualizzazione - e la traduzione nelle di volta in volta adeguate modalita' comunicative - delle relazioni e delle azioni; e resta soprattutto la primazia della dignita' e dei diritti di ogni essere umano, in primis et ante omnia il diritto a non essere ucciso e a non esser violato nel proprio corpo.

L'interdipendenza e' una realta'. L'"uomo planetario" di balducciana memoria e' una realta'.

Contrastare ogni chiusura ed ogni oppressione, ogni discriminazione ed ogni denegazione di umanita'; difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e la biosfera unica casa comune: questi i compiti dell'ora; questa la nonviolenza in cammino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?

- Generoso Canagliozzi: Le scienze umane apportano alla teoria-prassi nonviolenta conoscenze, strumenti e verifiche assolutamente imprescindibili; a sua volta la nonviolenza apporta alle scienze umane un contributo critico, analitico e sintetico, e una strumentazione complessiva, ad esse profittevoli assai.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio: quale relazione?

- Generoso Canagliozzi: E' una relazione decisiva, ma non va banalizzata, ne' deve divenire alibi per narcotizzare. Per intenderci: smilitarizzare il linguaggio e' buona prassi; ma quando parliamo di addestramento all'azione diretta nonviolenta parliamo proprio di addestramento; quando parliamo di nonviolenza come gestione e fin suscitamento del conflitto parliamo proprio di conflitto; quando parliamo di nonviolenza come lotta, proprio di lotta parliamo. Evitiamo di edulcorare e falsificare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Generoso Canagliozzi: La nonviolenza impone a chi l'abbraccia di scegliere uno stile di vita sobrio, ragionevole, accudente. Arte e virtu' di prudenza (se questa parola non fosse ormai resa inutilizzabile dall'abuso secolare che ha subito).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?

- Generoso Canagliozzi: Condivido quanto in questi campi e' sapere comune dei popoli che furono oppressi dal colonialismo e che in una resistenza plurisecolare hanno saputo anche mantener viva la consapevolezza del legame che unisce gli esseri umani e la natura. Da Rigoberta Menchu' a Vandana Shiva, questo sapere sta ora riemergendo, e connettendosi alle piu' avanzate ricerche delle scienze e del pensiero filosofico ed alla piu' virtuose pratiche relazionali, sociali e politiche, fornisce il sostrato e la strumentazione per la plurale e corale iniziativa che l'umanita' intera deve condurre per impedire che poteri vampireschi e logiche dissennate devastino irreversibilmente la biosfera e provochino il collasso della civilta' umana.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Generoso Canagliozzi: Mi appassiona e commuove l'idea della nonviolenza come cammino, in guisa di carovana dell'umanita' intera. E se dovessi sviluppare la metafora, aggiungerei: facendo centro sul proprio e universale accampamento, nessuno abbandonando al deserto, andando di sorgente in sorgente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Generoso Canagliozzi: In quel grande specchio ed immondezzaio del mondo che e' la rete telematica vi e' tuttavia attualmente la possibilita' di collocare e far circolare pressoche' gratuitamente, ovvero mettere a disposizione di potenzialmente innumerevoli persone, materiali di informazione, documentazione, studio e coscientizzazione. Ogni volta che si utilizza internet per diffondere materiali di assoluto valore, la verita' e la liberazione fanno un passo avanti; ogni volta che vi si collocano cose approssimative o sciocche o inadeguate si aiuta il fascismo. So bene che alla luce di questo criterio la quasi totalita' dei siti cosiddetti ecopacifisti, equosolidali e nonviolenti farebbero meglio a cancellare la quasi totalita' del materiale che ospitano.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Generoso Canagliozzi: E perche' dovremmo conoscerci? Se le cose che dico hanno un valore, vorrei che lo avessero indipendentemente da chi le enuncia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Generoso Canagliozzi: Forse sarebbe meglio di no, gia' tante parole sono state allineate.

Ma detto questo pure non voglio esimermi dal commettere l'ineleganza di citare per l'ennesima volta un articolo tante volte su questo foglio gia' riportato, che nell'intento di restringere in poche parole cosa per l'estensore di esso la nonviolenza sia, recita come segue.

"I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana".

Si potrebbe dir meglio, ma e' gia' qualcosa.

E adesso veramente basta cosi'.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 584 del 12 giugno 2014

 

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