[Nonviolenza] Telegrammi. 1476



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1476 del 4 dicembre 2013

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. A due mesi dalla strage del 3 ottobre

2. Una conferenza della dottoressa Antonella Litta a Civitavecchia

3. Per una introduzione alla lettura del Codice civile

4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Gennaro Abele Avalimi (2010)

5. La "Carta" del Movimento Nonviolento

6. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. A DUE MESI DALLA STRAGE DEL 3 OTTOBRE

 

A due mesi dalla strage del 3 ottobre nel Mediterraneo che e' costata la vita a centinaia di esseri umani, il governo ed il parlamento italiani non hanno ancora fatto quello che e' assolutamente necessario per impedire nuove stragi: consentire a tutti gli esseri umani di giungere in Italia in condizioni di legalita' e di sicurezza, e garantire nel territorio italiano a tutti gli esseri umani il rispetto dei loro inalienabili diritti umani.

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Fu subito a tutti evidente quali fossero le cause di quella strage e cosa occorresse immediatamente fare. Noi lo scrivemmo con queste parole: "Occorre immediatamente riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi sull'intero pianeta casa comune dell'umanita' intera.

Per la dirimente ragione che gia' Immanuel Kant esplicitava nel 1795 nel terzo articolo definitivo del suo Progetto filosofico per la pace perpetua.

Per la dirimente ragione affermata nell'articolo 10, comma terzo, della Costituzione della Repubblica Italiana.

Riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi sul pianeta casa comune, tutti potranno farlo in condizioni di legalita' e di sicurezza, e quindi non vi saranno piu' "clandestini" negli artigli degli "scafisti": e' infatti la scellerata legislazione razzista dell'Unione Europea e degli Stati membri che favoreggia le mafie dei trafficanti e degli schiavisti e provoca le stragi nel Mediterraneo; muti radicalmente la legislazione europea, cessi il regime dell'apartheid planetario, e le stragi finirebbero di colpo.

Si riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di spostarsi liberamente: cesserebbero ipso facto le stragi nel Mediterraneo, e le mafie dei trafficanti e degli schiavisti verrebbero d'un sol colpo annientate.

Vi e' una sola umanita'. Siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano".

Cosi' scrivevamo due mesi fa.

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In questi due mesi abbiamo incessantemente chiesto al parlamento italiano un provvedimento semplice, necessario, urgente, che "faccia cessare le stragi nel Mediterraneo legiferando il diritto per tutti gli esseri umani ad entrare in Italia - ed attraverso l'Italia in Europa - in modo legale e sicuro. Ogni essere umano ha diritto alla vita. Ogni essere umano ha diritto alla libera circolazione sull'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera. Vi e' una sola umanita' e tutti gli esseri umani ne fanno parte".

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E da molto piu' tempo insistiamo affinche' le infami, criminali e criminogene antileggi razziste e assassine siano finalmente abrogate; affinche' si torni alla legalita' costituzionale.

Ripetiamo una volta ancora quanto abbiamo gia' detto e scritto innumerevoli volte: siano abolite al piu' presto le infami misure razziste imposte da precedenti governi golpisti. Sia rispettata la Costituzione della Repubblica Italiana che all'articolo 2 afferma che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" e all'articolo 10 afferma che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica". Cessi la persecuzione dei migranti. Sia abolito il cosiddetto "reato di clandestinita'". Siano aboliti i campi di concentramento. Siano abolite le deportazioni. Cessi la schiavitu'. Sia consentita la libera circolazione di tutti gli esseri umani sull'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera. Sia legiferato subito che ogni persona ha diritto a votare nel luogo in cui vive, lavora, paga le tasse, contribuisce al bene comune. Sia legiferato subito che ogni persona che e' nata in Italia deve avere i diritti di ogni persona che e' nata in Italia. Cessi la complicita' istituzionale con le mafie schiaviste. Cessi finalmente anche in Italia il regime dell'apartheid. Vi e' una sola umanita'.

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In questi due mesi molti membri del governo e del parlamento hanno piu' volte pubblicamente riconosciuto e solennemente dichiarato che occorre abrogare le misure piu' criminalmente razziste tuttora scandalosamente vigenti in Italia, ma ne' il governo ne' il parlamento lo hanno fatto: e quelle misure razziste e assassine sono ancora in vigore.

Ripetiamolo una volta ancora: sono le antileggi razziste che provocano le stragi di migranti; sono le antileggi razziste che favoreggiano le mafie e lo schiavismo. I morti nel Mediterraneo ed i morti di Prato sono vittime della stessa oppressione, dello stesso crimine: sono vittime della violenza razzista, mafiosa e schiavista. Sono vittime delle antileggi razziste tuttora in vigore.

Vi e' un solo modo per salvare innumerevoli vite umane ed uscire dal mostruoso ordine hitleriano: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita e alla dignita', riconoscere tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

Siano immediatamente abrogate tutte le antileggi razziste.

Sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di entrare in Italia in modo legale e sicuro.

Sia riconosciuta a tutti gli esseri umani la protezione delle leggi - come dispone la Costituzione della Repubblica Italiana - contro la violenza razzista, mafiosa e schiavista.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

2. INCONTRI. UNA CONFERENZA DELLA DOTTORESSA ANTONELLA LITTA A CIVITAVECCHIA

 

Si e' svolta sabato 30 novembre 2013 a Civitavecchia, presso il centro sociale in Borgata Aurelia, una conferenza della dottoressa Antonella Litta sulle problematiche ambientali e sanitarie derivanti dalla presenza di arsenico nelle acque destinate al consumo umano. La dottoressa Antonella Litta e' da anni figura di riferimento a livello nazionale sulla questione.

L'iniziativa e' stata promossa dal Forum Ambientalista di Civitavecchia.

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Una breve notizia sulla dottoressa Antonella Litta

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. E' impegnata nell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) a livello locale e provinciale. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si e' opposto vittoriosamente all'insensato ed illegale mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame di dantesca memoria e che s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione. Per il suo impegno in difesa di ambiente, salute e diritti alla dottoressa Antonella Litta e' stato attribuito il 6 marzo 2013 a Roma il prestigioso "Premio Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai" con la motivazione: "per l'impegno a tutela della salute dei cittadini e della salubrita' del territorio". Il 18 ottobre 2013 ad Arezzo in occasione delle settime "Giornate italiane mediche per l'ambiente" le e' stato conferito il prestigioso riconoscimento da parte della "International Society of Doctors for the Environment" con la motivazione: "per la convinta testimonianza, il costante impegno, l'attenzione alla formazione e all'informazione sulle principali problematiche nell'ambito dell'ambiente e della salute". Il 25 novembre 2013 a Salerno le e' stato attribuito il prestigioso Premio "Trotula de Ruggiero".

 

3. INCONTRI. PER UNA INTRODUZIONE ALLA LETTURA DEL CODICE CIVILE

 

Si e' svolto la sera di martedi' 3 dicembre 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio con la partecipazione di Paolo Arena sul tema "Ricognizioni preliminari per una introduzione critica alla lettura del Codice civile".

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Una breve notizia su Paolo Arena

Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali e comunicazioni di massa, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta.

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GENNARO ABELE AVALIMI (2010)

[Riproponiamo la seguente intervista gia' apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 328. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo. Gennaro Abele Avalimi e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Gennaro Abele Avalimi: Non mi hanno convinto generose prediche, ma lo spettacolo orribile ed infame della violenza dispiegata, contro la quale iniquita' fin da giovane decisi di impegnarmi; e la valutazione realistica degli esiti delle esperienze rivoluzionarie che avevano adottato vie militari di rottura del disordine costituito. La scelta della nonviolenza e' stata per me una conseguenza logica dell'impegno politico nella sinistra egualitaria e antitotalitaria (e con terminologia dei decenni successivi: ecopacifista ed equosolidale).

Un radicale pessimismo e materialismo e l'ineludibile consapevolezza del dovere morale di contrastare l'ingiustizia e la menzogna, di affermare l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, mi hanno portato ad accostarmi alla nonviolenza; senza fedi, senza illusioni, senza entusiasmi: come scelta razionale e dovere morale, come rigorizzazione dell'agire politico, come illimpidimento del rapporto tra sapere e potere, come gestione adeguata del conflitto necessario. Opporsi all'oppressione, dirsi la verita': il resto viene da se'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Gennaro Abele Avalimi: Soprattutto il movimento delle donne, la cui teoria-prassi mi ha cambiato la testa e la vita. E' il movimento delle donne la massima esperienza storica della nonviolenza in cammino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Gennaro Abele Avalimi: Al giovane: mi pare che L'obbedienza non e' piu' una virtu', gli atti del processo a don Milani, siano una lettura sempre efficace per iniziare, cosi' come le vignette antimilitariste di Scalarini; e insieme Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti, e Manicomio perche'? di Franca Ongaro Basaglia; una piu' distesa lettura - ed imprescindibile, direi - e' Teoria e pratica della nonviolenza, l'eccellente antologia gandhiana curata da Giuliano Pontara; sono assai suggestive anche le poesie di Danilo Dolci, ad esempio la capitale raccolta Creatura di creature. E ancora: l'antologia Le filosofie femministe, a cura di Adriana Cavarero e Franco Restaino; Il bene comune della Terra, di Vandana Shiva; I sommersi e i salvati, di Primo Levi.

Per le biblioteche scolastiche: forse la prima cosa da fare sarebbe di renderle realmente fruibili; la mia impressione e ' che raramente i libri che contengono vengano realmente messi a disposizione di tutti gli studenti.

Per le biblioteche pubbliche: si potrebbe cominciare citta' per citta', biblioteca per biblioteca, facendo una ricognizione di quanti classici della nonviolenza vi siano, e richiederne l'acquisto tramite il registro dei "desiderata", e meglio ancora comprare "motu proprio" quei libri e alla biblioteca donarli (premendo poi tenacemente affinche' vengano al piu' presto inseriti nel catalogo e quindi messi a disposizione dei fruitori tutti).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Gennaro Abele Avalimi: Ovunque: le iniziative in difesa dell'ambiente e dei diritti umani, particolarmente quelle promosse e guidate da donne.

In Italia: l'opposizione alla guerra e al colpo di stato razzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Gennaro Abele Avalimi: Ognuno dovrebbe impegnarsi laddove si trova, portare la nonviolenza nelle cose che fa e nel come le fa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Gennaro Abele Avalimi: Il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini; tutte le esperienze femministe e di autoaiuto delle donne, e particolarmente i centri antiviolenza, le case delle donne maltrattate, le esperienze di lotta contro la schiavitu' e il traffico di esseri umani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Gennaro Abele Avalimi: Faccio propria la definizione piu' volte riproposta su questo foglio, da ultimo nell'intervista a Osvaldo Caffianchi nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 289.

"I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Gennaro Abele Avalimi: L'esperienza attualmente (e dagli anni Settanta) maggiore a mio avviso e' quella del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Il precedente storico specifico piu' rilevante e' naturalmente l'esperienza di Danilo Dolci. Molte cose buone fa da anni l'associazione di associazioni "Libera" promossa dal Gruppo Abele di don Luigi Ciotti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Gennaro Abele Avalimi: Una buona riflessione e' quella consegnata al volume a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, che da un punto di vista concretamente nonviolento tratteggia una storia (e propone un'antologia) del pensiero pacifista dal Rinascimento al Novecento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Gennaro Abele Avalimi: La nonviolenza essendo anche una riconciliazione con se stessi ed un illimpidimento del proprio sentire e condursi, ha anche un valore psicoterapeutico; e quindi essa trova strumenti ed esempi anche nella "cassetta degli attrezzi" delle psicoterapie. Beninteso: laddove esse psicoterapie siano autenticamente ordinate al benessere delle persone e non al loro mero adattamento a una realta' che puo' realmente essere intollerabile.

Inoltre, alcune delle esperienze piu' grandi della nonviolenza proprio in questo ambito si sono date: in particolare nella lotta contro l'istituto manicomiale (lotta che ha illuminato e promosso anche altre lotte contro le altre istituzioni totali). Un riferimento imprescindibile e' Franco Basaglia e l'esperienza del movimento della psichiatria democratica.

A questo si aggiunga che molte figure del pensiero psicologico e dell'attivita' psicoterapeutica sono state anche figure della nonviolenza o comunque alla tradizione nonviolenta hanno apportato ed apportano utili strumenti teorici ed operativi, ed utili termini di confronto.

Qualche ulteriore riferimento: Binswanger, Minkowski e la tradizione della psichiatria fenomenologico-esistenziale; Bateson e la scuola di Paolo Alto; Fromm; ma si vedano anche le ricerche di Foucault; tra i libri che offrono panoramiche complessive restano assai utili la Storia della psicoanalisi di Silvia Vegetti Finzi, la Storia della psicologia del Novecento di Luciano Mecacci, la "garzantina" di Psicologia di Umberto Galimberti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Gennaro Abele Avalimi: A mio parere sarebbe ora di promuovere un'edizione nazionale realizzata con criteri filologicamente adeguati delle opere di Aldo Capitini e di Danilo Dolci (qualche passo nella giusta direzione si e' fatto negli ultimi anni: per Capitini e' iniziata la pubblicazione dell'epistolario per impulso e sotto la direzione di Mario Martini; per Dolci si puo' partire dalla bibliografia curata da Giuseppe Barone). Mi pare che ve ne sia effettivo, urgente bisogno.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Gennaro Abele Avalimi: Servirebbe un quotidiano diffuso in edicola.

 

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

6. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1476 del 4 dicembre 2013

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

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