Archivi. 196



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 196 del 12 maggio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di ottobre 2001 (parte quarta)

2. Una proposta urgente: scrivere, telefonare, parlare ai parlamentari

3. Gli scartafacci di Biricocolo: quelli che

4. Che fare

5. Separarsi dai violenti

6. Un ringraziamento e un chiarimento al dottor Mario Pirani

7. Al segretario generale dell'Onu

8. Ora tutti alla Perugia-Assisi

9. Per lo sciopero generale

10. Una nota su alcuni documenti sindacali

11. I massacri e i pagliacci

12. La storia e il varco

13. Una piccola coda

14. Sette tesi dopo la marcia Perugia-Assisi

15. Sparare sulla Croce Rossa

16. Le lettere non spedite di Alarico Gnaulino: una lettera aperta mancata

17. Una lettera aperta

18. Non dimenticare

19. Una lettera all'Anci e all'Upi

20. Alcuni appunti sull'addestramento alla nonviolenza

21. Fermare le stragi

22. Onora il padre e la madre

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2001 (PARTE QUARTA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2001.

 

2. UNA PROPOSTA URGENTE: SCRIVERE, TELEFONARE, PARLARE A TUTTI I PARLAMENTARI

[Questo appello e' stato diffuso ieri, prima dell'inizio della guerra. L'autore sta svolgendo un digiuno di condivisione, meditazione  e preparazione all'azione diretta nonviolenta]

 

Cari amici ed egregi signori,

tra pochissimi giorni il Parlamento italiano si pronuncera' sulla partecipazione italiana alla guerra che si va preparando.

*

Convincere il Parlamento alla legalita' e alla pace

Abbiamo ormai pochissimo tempo per convincere il governo, i parlamentari tutti e il capo dello Stato a non infrangere la Costituzione, a non violare il diritto internazionale, a non precipitare il nostro paese nella guerra, a non rendere l'Italia coresponsabile di nuove stragi.

Dobbiamo convincere chi rappresenta il nostro paese a fare quanto in suo potere per difendere la pace, la legalita', il diritto alla vita di tutti gli esseri umani.

Dobbiamo convincerli ad impegnarsi contro la guerra e contro il terrorismo, contro ogni guerra e contro ogni terrorismo.

*

Alcuni dati di fatto

Anche se i nostri interlocutori non condividono le nostre peculiari opinioni di amici della nonviolenza, tuttavia anche essi riconoscono alcuni dati di fatto incontrovertibili:

- che i gruppi criminali non hanno lo status di soggetto belligerante secondo il diritto internazionale;

- che stragi mostruose come quelle dell'11 settembre scorso non sono qualificabili come guerra ai sensi del diritto internazionale;

- che perseguire, processare e punire i mandanti e i complici dei terroristi suicidi e pluriomicidi e' un dovere della comunita' internazionale: un dovere da realizzare con gli strumenti del diritto, con la riaffermazione della legalita', con la forza della ragione, della giustizia, dell'umanita';

- che il diritto internazionale non consente lo scatenamento di una guerra sulla base delle stragi terroristiche commesse da un gruppo criminale l'11 settembre scorso;

- che la Costituzione della Repubblica Italiana esplicitamente proibisce la partecipazione italiana a una guerra come quella che si va preparando.

Nulla puo' giustificare una guerra che aggiungera' stragi alle stragi, orrore all'orrore, vendette a vendette.

Nulla puo' giustificare una guerra che puo' avere esiti catastrofici a livello planetario.

*

Un appello

L'ora e' grave.

Possa essere ciascuno illuminato dai valori morali, civili, filosofici e religiosi in cui crede.

Possa ciascuno fare quanto in suo potere per scongiurare la guerra e far fallire i piani onnicidi dei terroristi e di chi li imita, li riproduce, prosegue ed accresce gli orrori da essi commessi.

*

Una proposta

Scriviamo lettere, facciamo telefonate, andiamo a cercare a casa tutti i governanti ed i parlamentari che conosciamo, e chiediamo loro in nome della nostra amicizia di non cooperare ad una barbara follia.

Scriviamo al capo dello Stato, scriviamo al capo del governo, scriviamo a tutte le autorita' istituzionali, e chiediamo loro di rispettare la Costituzione della Repubblica Italiana cui hanno giurato fedelta', chiediamo loro in nome della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico di non rendersi e di non rendere il nostro paese complice della guerra voluta dai terroristi.

La guerra puo' essere fermata, i piani dei terroristi possono essere sconfitti; la legalita' puo' essere difesa, vite umane possono essere salvate. Ma dobbiamo agire adesso.

Adesso dobbiamo convincere il Parlamento italiano.

*

Se non vi riusciremo

E se non vi riusciremo dovremo predisporci ad essere noi direttamente, semplici cittadini, semplici esseri umani, a resistere nonviolentemente alla guerra qualora essa venisse scatenata.

E dovremo resistere con la nonviolenza, con la limpidezza della nonviolenza, con la forza della nonviolenza: preparando e promuovendo l'azione diretta nonviolenta, la disobbedienza civile di massa, lo sciopero generale.

 

3. GLI SCARTAFACCI DI BIRICOCOLO: QUELLI CHE

[Il nostro Biricocolo, vecchierello com'e', eccetera, ieri ci scriveva]

 

E' mai possibile che sulla marcia Perugia-Assisi debbano pontificare quello che or non e' guari ha fatto una dichiarazione di guerra in tv, quello che spedisce pallottole ai ministri, quello che ha voluto la guerra dei Balcani, e magari quello che emette ogni giorno proclami razzisti, e quello che ha dichiarato essere Mussolini il piu' grande statista del XX secolo, e quello che ha aderito a nome del nostro paese al folle programma delle guerre stellari (e senza neppure un voticino in Parlamento), e cosi' via?

Non sarebbe assai meglio se tutti costoro prima di aprir bocca avessero il buon gusto di leggersi cosa pensava e proponeva Aldo Capitini, di cui la marcia e' un dono e un'eredita' grande? Non usa costi' che prima di dire la propria "ciascuno umilmente s'informi" (come recita un verso di Danilo Dolci)?

Aldo Capitini? Danilo Dolci? E chi erano costoro?

 

4. CHE FARE

[L'autore ha concluso oggi un digiuno di condivisione, meditazione e preparazione all'azione diretta nonviolenta, questo intervento e' stato scritto ieri]

 

E' un'ora di grande dolore e di profonda tristezza.

*

Per contrastare il terrorismo e' necessario fermare la guerra

I piani dei terroristi stanno avendo prosecuzione: alle vittime delle abominevoli stragi dell'11 settembre altre vittime si vanno aggiungendo.

La legalita' e' stata violata non solo da un'organizzazione criminale terroristica, ma essa e' riuscita a trascinare in tale violazione anche alcuni degli stati piu' importanti del mondo.

E' in corso una guerra senza alcuna regola, senza alcun controllo. La guerra voluta dai terroristi che con i massacri di settembre proprio a questo puntavano, a scatenare un conflitto armato mondiale, una guerra che riproduce ed amplifica ed alimenta il terrorismo stesso. Una guerra che non restera' concentrata in un teatro ristretto ma ha gia' un'estensione planetaria e che puo' degenerare in ua vera e propria guerra mondiale. E dopo Auschwitz ed Hiroshima noi sappiamo che un conflitto bellico mondiale puo' provocare la fine della civilta' umana.

Tanti e tali sono gli arsenali sparsi sul pianeta, che la possibilita' di una catastrofe senza precedenti non e' remota.

*

L'ONU fermi la guerra

Occorre fermare la guerra. Occorre che l'ONU questo imponga, e che sostituisca la sua autorita' ed il suo intervento alla tremenda e irresponsabile follia in corso.

Il crimine va perseguito con il diritto: con l'azione di polizia e le corti di giustizia. La guerra e' sempre "omicidio di massa". La guerra in corso confligge flagrantemente con la Carta delle Nazioni Unite e con gli stessi accordi sottoscritti in sede Nato. L'Italia poi non puo' aderire a questa guerra, anche in forza dell'art. 11 della Costituzione, che esplicitamente la proibisce.

*

Il Parlamento italiano ripudi la guerra e difenda la legalita'

Un appello rivolgiamo al Parlamento italiano: voti contro la guerra, difenda la legalita', salvi tante vite umane.

*

Il movimento per la pace scelga la nonviolenza

E un appello rivolgiamo a quanti da ieri sera si stanno impegnando contro la guerra: non basta essere contro la guerra, occorre essere per la pace. E dunque occorre opporsi sia alla guerra che al terrorismo, occorre opporsi a tutti i terrorismi e a tutte le guerre, occorre opporsi alla violenza. Solo facendo la scelta della nonviolenza si diviene autentico movimento per la pace, si e' donne e uomini di pace.

Si separi dunque il movimento per la pace dai provocatori, dagli ambigui, dai violenti. Qualifichi dunque il movimento per la pace la sua riflessione ed azione nell'unico modo possibile, necessario, utile: facendo la scelta della nonviolenza.

Possiamo e dobbiamo contrastare la guerra, ma per farlo dobbiamo essere limpidi nelle motivazioni, nei ragionamenti, nell'agire: occorre fare la scelta della nonviolenza.

*

Tre cose da fare

E fatta la scelta della nonviolenza dobbiamo contrastare la guerra e il terrorismo, difendere la legalita' e le vite umane in pericolo, facendo tre cose:

- l'azione diretta nonviolenta per opporci operativamente, concretamente e non solo simbolicamente, alla macchina bellica;

- la disobbedienza civile di massa (quella vera, onesta, luminosa, non le antitetiche mascalzonaggini e follie spacciate sotto questa etichetta nei mesi scorsi in Italia);

- lo sciopero generale.

*

Al termine di questa giornata

Al termine di questa giornata concludero' il mio digiuno (un digiuno, non uno sciopero della fame, per illimpidire me stesso, non per offendere chicchessia): sono debilitato; la mia non piu' giovane eta' non mi giova; e credo che nei prossimi giorni avro' bisogno di tutte le mie energie, per flebili che possano essere.

Un grazie dal profondo del cuore  a tutte le amiche e gli amici che in questi giorni mi hanno espresso solidarieta', comprensione, condivisione, sollecitudine.

Ed un invito ad un ancor piu' nitido e persuaso impegno di tutti contro tutte le violenze, contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

5. SEPARARSI DAI VIOLENTI

 

Il movimento per la pace, se vuole essere tale e non solamente contro la guerra (o ancor peggio: contro una sola guerra, tacendo su altre o addirittura inneggiandovi), deve fare delle scelte precise.

a) Deve separarsi da chi e' ambiguo sulla violenza.

Tre esempi inquietanti tra molti altri citabili: nel 1999 ai cortei pacifisti in Italia c'erano spezzoni che inneggiavano a Milosevic, e spezzoni che inneggiavano all'Uck. Nella solidarieta' con il popolo palestinese non e' infrequente sentire, e non solo da ragazzini che solo oggi si affacciano all'impegno politico, ragionamenti che sono del piu' tipico antisemitismo nazista. Chi ha organizzato le giornate di Genova ha tollerato di stare al fianco di  (anzi: ha fatto da piedistallo e complice a) chi ha perseguito per mesi l'obiettivo di arrivare a uno scontro violento con le forze dell'ordine (le dichiarazioni di guerra, l'invasione della zona rossa), e nuovamente il sangue ha bagnato le strade.

Occorre che chi vuole essere parte dell'impegno per la pace faccia un severo esame di coscienza.

Occorre innanzitutto separarsi dagli idolatri della violenza, che sono complici delle guerre e del terrore anche quando presumono di esserne avversari.

b) Ma questo ancora non basta: occorre anche fare la scelta della nonviolenza.

Perche' per contrastare la guerra non bastano i convegni e i cortei, le petizioni o le veglie. Occorre l'azione concreta per concretamente contrastare la macchina che la guerra stragista esegue e il potere che la guerra illegale decide. Occorre l'azione diretta nonviolenta. Ovvero affrontare e sconfiggere la violenza e i suoi apparati sul campo. Ovvero difendere la legalita' e i diritti umani, di cui la guerra come il terrorismo e' una flagrante e pluriomicida vioazione; e per difendere la legalita' e i diritti umani occorre un'azione limpida e coerente, fondata sul ripudio di tutte le violenze, di opposizione a tutte le violenze: occorre l'azione diretta nonviolenta.

Ma perche' azione diretta nonviolenta possa darsi, occorrono concreti esseri umani persuasi della nonviolenza. Ed occore dunque che il movimento per la pace faccia questa scelta, la scelta della nonviolenza.

Solo la nonviolenza, come ripete sempre quel vecchio barbogio, puo' salvare l'umanita'.

 

6. UN RINGRAZIAMENTO E UN CHIARIMENTO AL DOTTOR MARIO PIRANI

[Un ringraziamento ed un chiarimento al dottor Mario Pirani che ha avuto la gentilezza di chiamarci in causa nel suo commento dal titolo "Le idee dei pacifisti sono ferme al Vietnam" su "La Repubblica" dell'8 ottobre]

 

Il dottor Mario Pirani, giornalista di grande intelligenza e di eccellente garbo (il che non guasta mai), ci fa l'onore, nel suo commento su "La Repubblica" dell'8 ottobre (a p. 22), di prenderci come esempio di un pacifismo "le cui idee sono ferme al Vietnam". E sia pure.

Ma il dottor Pirani, dopo aver citato testualmente con compiuta correttezza una nostra opinione (ovvero che questa guerra "non ha fondamento nel diritto internazionale, aggiungerebbe crimine a crimine e violerebbe la Costituzione"), commette un non lieve errore di metodo e di fatto quando, dopo averci designato come posizione idealtipica del movimento per la pace, nel suo controdedurre nel prosieguo dell'articolo ci attribuisce, per cosi' dire transitivamente o per contagio, un guazzabuglio di opinioni e atteggiamenti che proprio non sono i nostri.

E vorremmo dire brevemente perche'.

a) Il nostro impegno contro il terrorismo data dagli anni '70 (dalla fondazione del nostro centro), senza mai alcuna ambiguita'.

b) Il nostro dolore per le vittime di New York e di Washington e' stato ed e' sincero ed intenso, e personalmente ha determinato chi scrive queste righe ad esprimerlo con un digiuno di condivisione e raccoglimento, che forse ad alcuni potra' sembrare cosa ridicola e incomprensibile, ma per chi lo fa (come me, da laico e non credente) non e' uno scherzo.

c) Noi non abbiamo aderito al GSF ne' partecipato alle manifestazioni da esso promosse a Genova, proprio perche' abbiamo ritenuto del tutto incondivisibili decisioni ed atteggiamenti che ci sono parsi irresponsabili ed ambigui; ed in questo la nostra posizione e' netta e documentata fin dalla nostra condanna degli errori e degli orrori di Praga (e quante lettere di insulti da ragazzini esaltati un vecchierello con la barba imbiancata come me ha dovuto ricevere per aver condannato, oltre alle violenze poliziesche, anche la violenza e l'ambiguita' sulla violenza da parte del cosiddetto "movimento di movimenti").

d) Non solo: dopo i fatti di Genova, condannando intransigentemente tutte le violenze e chiedendo verita' e giustizia senza alcuna zona d'ombra, abbiamo contrastato l'insensata campagna di demonizzazione indiscriminata delle forze dell'ordine; ed abbiamo avanzato l'unica proposta positiva che ci risulti sia stata fatta fin qui: quella della proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza, che vari parlamentari dovrebbero finalmente presentare nei prossimi giorni.

e) In questo periodo stiamo facendo ogni sforzo per persuadere il movimento per la pace a separarsi dagli ambigui e dai violenti.

f) Noi siamo per la nonviolenza: senza "se" e senza "ma". La nonviolenza o la si accoglie senza sotterfugi e riserve, o non si ha diritto di proclamarsene amici. Pubblichiamo ogni giorno un notiziario telematico dal titolo "La nonviolenza e' in cammino", ci sta a cuore essere chiari e netti.

Detto questo confermiamo il nostro impegno: contro il terrorismo, contro la guerra che lo prosegue ed amplifica, contro la violenza, contro le violazioni del diritto internazionale e della Costituzione della Repubblica Italiana.

E confermiamo anche il nostro impegno nonviolento per contrastare il terrorismo e la guerra: promuovendo l'azione diretta nonviolenta, la disobbedienza civile, lo sciopero generale in difesa della legalita', della pace, delle concrete vite degli esseri umani esposti all'aggressione terroristica e bellica.

Saremo attardati, saremo perfino decrepiti, ma questo e' il nostro modesto punto di vista, e vorremmo che chi lo volesse discutere lo discutesse per quello che e', senza travisamenti che non ci rendono giustizia (per essere espliciti: non siamo ne' "biascicatori di deprecazioni", ne' "antiamerikani", e tralasciamo altri insulti che nell'articolo a noi pacifisti vengono rivolti in forme non propriamente eleganti).

Al dottor Pirani rivolgiamo un ringraziamento sincero, per il suo lavoro e per averci dedicato la sua attenzione. Il fatto che abbiamo opinioni diverse e fin opposte su un tema tanto grave non implica uno scemare dell'attenzione per quanto scrive, e men che meno del rispetto dovuto ad ogni essere umano.

Gli porgiamo quindi i sensi della nostra stima, e gli saremo grati se vorra' continuare a riflettere e scrivere su quanto sta accadendo, continuando altresi' a dedicare un'attenzione critica, e possibilmente equanime, alla riflessione e alle esperienze del movimento pacifista (che di voci critiche e chiarificatrici ha un estremo bisogno).

 

7. AL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU

 

Egregio dottor Kofi Annan,

quattro operatori umanitari dell'ONU in Afghanistan sono stati assassinati.

Esprimiamo a lei come rappresentante massimo dell'ONU le nostre sentite condoglianze.

Occorre che l'ONU intervenga per assicurare alla giustizia gli assassini, i mandanti e i complici di questo crimine.

Le chiediamo di adoperarsi affinche' l'ONU intervenga nel rispetto del diritto internazionale, e non bombardando il paese in cui vivono gli esecutori e i mandanti di questo crimine. Ogni strage e' un crimine, e nuove vittime non fanno tornare in vita le vittime precedenti, amplificano soltanto l'orrore.

Le esprimiamo altresi' il nostro dolore e raccapriccio per il fatto che tra i complici di questa strage ci sia anche la sua autorevole persona che a quei bombardamenti stragisti palesemente illegali e criminali non si e' opposta, ed anzi nei giorni scorsi ha espresso un insensato consenso di fatto. Un insensato consenso che ora tragicamente macchia di sangue anche le sue mani, del sangue di personale della sua organizzazione che in lei doveva avere un punto di riferimento e un garante.

Cessi la guerra. E si torni alla civilta' giuridica, al rispetto del diritto internazionale, al senso di umanita', alla difesa di ogni vita umana, all'impegno civile contro ogni terrorismo.

Con dolore e amarezza infiniti.

 

8. ORA TUTTI ALLA PERUGIA-ASSISI

 

La marcia Perugia-Assisi di domenica 14 ottobre sara' prevedibilmente la piu' grande manifestazione per la pace che si terra' nel nostro paese in questo torno di tempo.

Ed occorre che essa sia veramente l'epifania, il manifestarsi di un popolo della pace in cammino lungo i sentieri della nonviolenza, lungo la pista aperta da Aldo Capitini quarant'anni fa: la nonviolenza, il varco attuale della storia.

Molti dei partecipanti avranno le idee confuse. Molte delle adesioni non saranno limpide. Le inadeguatezze del coordinamento che ha redatto l'appello di convocazione e promosso l'iniziativa sono note ed hanno gia' suscitato un dibattito vivacissimo (chi scrive queste righe e' stato tra i primi a segnalare ambiguita' e punti deboli gia' mesi fa, ben prima dell'orrore dell'11 settembre). Ma la marcia sara' la piu' grande manifestazione di opposizione alla guerra che fino ad oggi si e' riusciti a promuovere.

Ed essa sapra' essere un segnale che alla guerra e' necessario opporsi, e se e' necessario allora deve essere altresi' possibile. E se e' possibile, allora ne abbiamo il dovere oltre che il diritto.

La marcia col suo stesso svolgersi dira' il piu' grande, energico, netto no alla guerra: no alla guerra in corso, no a tutte le guerre ed a tutti i terrorismi (anche quelli che menano strage senza uso di eserciti con la mera violenza strutturale di un'economia che condanna alla morte decine di miglaiia di bambini ogni giorno).

E dalla marcia si ridiffondera' in tutto il nostro paese, almeno in tutto il nostro paese, un comune sentire: che se anche il governo, il parlamento ed il capo dello Stato hanno tradito la Costituzione, si sono collocati fuorilegge, si sono dichiarati ed hanno reso il nsotro paese complice dei terroristi e degli stragisti con l'aderire alla guerra voluta e scatenata dai terroristi, una guerra che il terrorismo assassino reduplica ed ingigantisce, ebbene, se anche chi siede ai vertici del nostro sistema istituzionale ha tradito la causa dell'umanita', quella causa e' ancora la buona causa, ed ha almeno in noi delle persone disposte a battersi per essa: la causa dell'umanita', la causa della pace, la causa del bene comune.

Cosicche' occorre che la partecipazione alla Perugia-Assisi sia grande; occorre che essa si svolga nella massima consapevolezza; occorre che nessun irresponsabile in cerca di pubblicita' (sia esso un giovinetto invasato o un cinico ex-governante) provochi incidenti o scelleraggini; occorre che la marcia con il suo stesso svolgersi lanci un appello: la pace e' possibile, la guerra puo' essere fermata: ognuno e' responsabile di tutto.

E dunque dalla marcia venga fortificato il movimento delle persone di volonta' buona determinate a contrastare la guerra con la nonviolenza, e dal giorno successivo in tutta Italia si lavori a preparare e realizzare azioni concrete di contrasto al terrore e alle stragi, azioni concrete per la legalita' e la dignita' umana, azioni concrete di nonviolenza, di verita', di giustizia, di solidarieta':

- azioni dirette nonviolente contro la guerra, per la legalita' e la dignita' umana;

- disobbedienza civile di massa contro la guerra, per la legalita' e la dignita' umana;

- sciopero generale contro la guerra, per la legalita' e la dignita' umana.

 

9. PER LO SCIOPERO GENERALE

 

Uno sforzo che oggi dobbiamo fare e' mettere all'ordine del giorno anche delle organizzazioni rappresentative dei lavoratori la necessita' dello sciopero generale contro la guerra.

Deve essere una proposta chiara, semplice, limpida: senza inutili fronzoli, senza furberie, senza ammiccamenti: occorre chiamare tutto il movimento dei lavoratori allo sciopero generale contro la guerra.

Per fermare il paese finche' non sia ripristinata la legalita' costituzionale e il diritto internazionale; finche' governo, parlamento e capo dello Stato non tornino alla legalita' e alla ragione, e l'Italia esca dalla guerra cui ha sciaguratamente aderito per responsabilita' di autorita' fedifraghe e insensate.

L'Italia esca dalla guerra e si impegni nel consesso internazionale contro la guerra e contro il terrorismo.

Lo sciopero generale e' uno strumento di lotta estremo: delle tecniche della nonviolenza e' una delle piu' impegnative: ma questa e' una situazione estrema, le stragi sono in corso, i terroristi - con la primaria effettuale complicita' degli stessi governi che sostengono di volerli contrastare - stanno realizzando i loro piani di promozione di una barbara guerra generalizzata che puo' mettere fine alla civilta' umana.

E dunque non si puo' piu' attendere: occorre lo sciopero generale contro la guerra.

E dunque lavoriamoci tutti, subito.

 

10. UNA NOTA SU ALCUNI DOCUMENTI SINDACALI

 

I testi che pubblichiamo di seguito testimoniano di una riflessione aperta anche nelle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Le analisi proposte da alcuni di essi sono sicuramente inadeguate, ed in alcuni punti del tutto incondivisibili e fin preoccupanti e nocive. Ma proprio per questo ed a maggior ragione e' necessario che in tutte le organizzazioni sindacali si cominci a discutere della necessita' di agire in prima persona contro la guerra, per salvare vite umane, per difendere e ripristinare la vigenza della legalita' internazionale e della Costituzione della Repubblica Italiana violate dalla guerra illegale e stragista in corso.

A tutti i lavoratori e i pensionati ancora una volta chiediamo di chiedere alle organizzazioni sindacali cui aderiscono o cui si sentono affini di opporsi alla guerra, di disporsi a indire lo sciopero generale contro la guerra. Contro questa guerra, contro ogni guerra, contro tutti i terrorismi, per il diritto alla vita di ogni essere umano.

 

11. I MASSACRI E I PAGLIACCI

 

Mentre e' in corso una guerra illegale, criminale e stragista di una ferocia inaudita, in cui dismessa l'ipocrisia si sta massacrando un popolo con sadico accanimento, in Italia l'attenzione dei mass-media che si occupano dei temi della pace e della guerra pare essere magnetizzata da quattro, anzi cinque cinici e fuorilegge guerrafondai che pretendono allo stesso tempo di votare per la guerra e di dar lezioni di pace, e da un paio di ragazzini irresponsabili che come aprono bocca lanciano proclami bellicosi o minacce da energumeni, salvo poi, come tutti i cialtroni, dire che dicevano per scherzo.

Dinanzi a una tragedia terribile come quella apertasi l'11 settembre e che ogni giorno che passa diventa piu' gigantesca, occorre la scelta della serieta', occorre la scelta della nonviolenza.

Per questo occorre essere in tanti lungo la strada che da Perugia porta ad Assisi, affinche' i provocatori non trovino modo di inscenare i loro teatrini ad uso delle televisioni vogliose di sangue e di orrore e di idiozia; affinche' un messaggio emerga dalla marcia di Aldo Capitini: no alla guerra, no a tutte le guerre, no a tutti i terrorismi, no a tutti i razzismi.

La guerra va contrastata con la nonviolenza: con l'azione diretta nonviolenta, con la disobbedienza civile di massa, con lo sciopero generale.

 

12. LA STORIA E IL VARCO

 

- Ecco, guarda, questo e' il tuo mondo, questa e' la tua storia

 

Ruggiscono i lupi volanti

spargono gemme di fiamma e di sangue.

E questa e' la storia di ieri e di oggi.

 

- Ecco, lo vedi, questo e' il tuo mondo, e questa e' la tua storia

 

Nelle loro impeccabili marsine

invitano al ballo, alla macabra danza

i signori dei libri, dei libretti

degli assegni, delle bombe, delle forti

dentature al riso ratte ed al morso.

E questa e' la storia di oggi, la storia di stanotte.

 

- Eccolo, eccolo il tuo mondo, la tua storia, li riconosci?

 

Schiere infinite di donne e di uomini

che sembrano stracci, che sembrano larve diafane

tanto la fame, le frustate, gli scorpioni

li hanno corrosi, le schiere infinite

in questo lucente, algente, rovente, tenebroso deserto.

 

- Li riconosci, ti riconosci dunque?

 

E nella cittadella degli oppressori

i complici degli oppressori, la servitu'

degli oppressori, degli oppressori

gli armigeri e i parassiti.

 

- Capisci cosa dico, tu che sbraiti, lo vedi

che questo ancipite mostro e' uno specchio?

 

Ma ho sentito di uno che al fascismo

infinito seppe opporre il suo diniego

non di rabbia ma di amore infinito.

In cammino so che lo ritrovero'

oggi qui come volto e parola.

E questo e' il varco, il varco della storia.

 

- Ecco, lo vedi, il varco, il varco e' qui

 

13. UNA PICCOLA CODA

 

Contro la guerra, il terrore, il razzismo, occorre opporsi con la nonviolenza, con la forza della nonviolenza, con la limpidezza della nonviolenza.

Prepariamo e promuoviamo:

- l'azione diretta nonviolenta;

- la disobbedienza civile;

- lo sciopero generale.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

14. SETTE TESI DOPO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI

 

La marcia Perugia-Assisi del 14 ottobre 2001 e' stata la piu' grande epifania della pace, la piu' grande manifestazione contro la guerra, il terrore e l'uccidere che si sia data nel mondo in questi tragici mesi dopo l'orrore dell'11 settembre e gli orrori a quell'orrore seguiti ed in corso.

1. Si illudevano taluni che della marcia di Aldo Capitini si potesse fare un uso improprio, si potesse farne bottino e mercimonio.

Invece essa e' stata, ancora una volta, il luogo visibile e veggente dell'impegno per la pace il piu' nitido ed intransigente, la nonviolenza in cammino.

2. Lo sanno quelli che quei ventiquattro chilometri sono ormai anni o decenni che se li camminano davvero: si puo' entrare nella marcia con mille riserve mentali, imbevuti di radicati pregiudizi e diffidenze reciproche.

Ma la marcia ti chiama e ti scioglie il cuore indurito. Ed anche chi vi entra con duplice intento ne esce con animo perturbato e commosso.

Anche e forse soprattutto questo e' la marcia della pace: un cammino interiore di meditazione e di riconoscimento di umanita'.

3. Continueranno, coloro che hanno voluto la guerra e dieci e due anni fa ed oggi ancora, a mentire a se stessi e ai mass-media, continueranno.

E come loro, insieme a loro, continueranno, coloro che riproducono nel loro agire autoritarismo, militarismo e maschilismo fascista (sono esempi di modi di pensare e di agire fascisti le gesta e le parole di molti leaderini - anche in tuta e in tonaca - del  movimento cosiddetto "antiglobalizzazione"), continueranno, si', ad adorare in pubblico o in privato la violenza (i piu' ipocriti: la violenza "levatrice"), e la menzogna, come sola forma di comunicazione che conoscono, riconoscono e ammirano e venerano; continueranno.

Ma la loro menzogna, la loro violenza, cadono smascherate a fronte della nonviolenza e della nonmenzogna: e la marcia, ancora una volta, e' stata la marcia di migliaia, forse di centinaia di migliaia di donne e di uomini di volonta' buona che non si riconoscono nei maneggi e nelle doppiezze dei sepolcri imbiancati.

4. La marcia per la pace e' stata la prima grande risposta dell'umanita' alle stragi terroriste. Alle stragi terroriste commesse da gruppi della criminalita' organizzata, ed a quelle commesse da eserciti statali.

Essa ripudia tutte le stragi, tutte le guerre, tutte le uccisioni.

Essa rivendica la comune umanita' di tutti gli esseri umani.

5. La marcia della pace e' la nonviolenza in cammino.

E dunque: la marcia e' solo cominciata; l'opposizione alla guerra e al terrore, all'ingiustizia globale, questa opposizione e' oggi piu' limpida e piu' forte.

6. E dunque al lavoro.

Agiamo per fermare la guerra, per difendere il diritto internazionale e la legalita' costituzionale, per salvare le vite umane delle persone bersaglio dei bombardamenti in corso.

Ed agiamo con la nonviolenza, con la scelta della nonviolenza, la limpidezza della nonviolenza, la forza della nonviolenza.

Subito, adesso, occorre imporre a chi governa e rappresenta il nostro paese di recedere dal crimine commesso con la deliberazione parlamentare che aderendo alla guerra ha violato la Costituzione ed ha collocato fuori della legge governo, parlamento e capo dello Stato.

L'Italia torni alla legalita', e si adoperi per la pace, subito.

7. Per ottenere questo, con la scelta della nonviolenza, per la pace e la legalita', proponiamo di preparare ed organizzare: l'azione diretta nonviolenta; la disobbedienza civile; lo sciopero generale.

 

15. SPARARE SULLA CROCE ROSSA

 

E dunque neppure questo ci e' stato risparmiato.

Bombardare i depositi di aiuti della Croce Rossa, e prima ancora uccidere i funzionari dell'Onu in missione umanitaria. E giorno dopo giorno, notte dopo notte, il massacro di un popolo gia' vittima della dittatura, e della poverta', e delle conseguenze della guerra di venti anni fa (il paese del mondo piu' disseminato di mine).

Cosa altro dovranno fare, gli assassini che stanno proseguendo in terra afghana le stragi iniziate da altri assassini in terra americana l'11 settembre; cosa altro dovranno fare prima che la cosiddetta comunita' internazionale dica basta? A quanti altri orrori occorrera' assistere prima che torni a prevalere la ragione, il diritto, l'umanita'?

 

16. LE LETTERE NON SPEDITE DI ALARICO GNAULINO: UNA LETTERA APERTA MANCATA

Avrei voluto inviare anch'io una lettera aperta al Presidente del Granducato.

Avrei voluto scrivere al capo dello Stato che il diritto internazionale e la Costituzione granducale proibiscono la guerra in corso e la partecipazione del nostro paese ad essa. Avrei voluto chiedergli di impedire che governo e parlamento fossero cosi' stolti e irresponsabili da trascinare il Granducato del Belpaese in questo crimine e questa follia.

Ma il Presidente del Granducato ha preferito tradire la Costituzione cui aveva giurato fedelta', di cui doveva essere il supremo garante; ha commesso quello che in linguaggio tecnico si dovrebbe definire alto tradimento; e si e' fatto complice di una guerra illegale e criminale, stragista e terrorista.

Come faccio a scrivergli?

 

17. ANCORA UNA LETTERA APERTA

 

Al Presidente della Repubblica Italiana e per opportuna conoscenza a tutti i Questori d'Italia (in considerazione delle specifiche competenze alle Questure attribuite in materia di immigrazione).

Signor Presidente, egregi signori,

voremmo richiamare la vostra attenzione sull'art. 10, comma terzo e comma quarto, della Costituzione della Repubblica Italiana.

"Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non e' ammessa l'estradizione per reati politici".

E' il dettato della legge fondamentale su cui si basa il nostro ordinamento giuridico.

Se ne evincono delle conseguenze ineludibili:

a) il diritto di ogni essere umano cui nel suo paese sono negate le liberta' fondamentali, a trovare rifugio ed accoglienza nel territorio italiano;

b) il dovere di tutti noi cittadini italiani, e massime delle istituzioni, a difendere - con le unghie e coi denti se necessario - la vita e i diritti di chi nel nostro paese chiede ospitalita' per sfuggire alla morte, alle violenze, alle persecuzioni di cui e' vittima nel paese da cui proviene.

La Costituzione della Repubblica Italiana: cosi' chiara, cosi' limpida. E' un bene grande che voi abbiate giurato fedelta' ad essa.

E dunque ne consegue altresi':

I. che tutte le norme che prevedono l'allontanamento di persone straniere dal nostro paese senza aver prima verificato se esse abbiano diritto d'asilo, sono incostituzionali e vanno cassate;

II. che tutte le procedure, sovente meramente amministrative, intese a negare ospitalita' a chi la richiede, senza aver prima accertato se i richiedenti abbiano diritto all'accoglienza e alla protezione per norma costituzionale, tali procedure sono illegali e vanno abolite;

III. che tutti gli atti di violenza, di minaccia e di sospensione delle fondamentali guarentigie giuridiche nei confronti di persone straniere, in considerazione di questo e di numerosi altri articoli della Costituzione della Repubblica italiana configurano abuso e reato, e quindi tali atti debbono cessare e vanno perseguiti a norma di legge.

Infine a noi pare essenziale ed inevitabile inferire dall'articolo della Costituzione citato una serie di conseguenze ulteriori:

1. che occorre sottrarre ai poteri criminali il monopolio di fatto del trasporto in Italia di persone in fuga dalle persecuzioni e dalla morte, persone che con tutta evidenza hanno diritto di asilo nel nostro paese; occorre che l'Italia, per inverare quanto stabilito dal testo costituzionale, promuova ed organizzi un servizio di trasporto pubblico e gratuito affinche' chi fugge dalle guerre, dalle dittature, dalle persecuzioni e dalla morte, possa entrare sempre legalmente e gratuitamente nel nostro paese;

2. che a tutti gli stranieri presenti in Italia, comunque essi siano entrati nel nostro paese, va prospettata ed offerta la possibilita' di richiedere asilo, e prima di procedere ad alcuna azione amministrativa nei loro confronti va dato ad essi modo di espletare tutte le procedure dall'ordinamento previste a tal fine, in condizioni di liberta' e di sicurezza.

Tanto sottoponiamo alla vostra attenzione, assai preoccupati di quanto in Italia da anni sta accadendo; assai proccupati per gli aspetti palesemente incostituzionali del vigente Testo Unico sull'immigrazione; assai preoccupati per le decisioni incostituzionali ed effettualmente violatrici dei diritti umani assunte dal governo attualmente in carica.

Esortandovi ad agire in conformita' con quanto la Costituzione dispone; esortandovi altresi' ad agire affinche' la legalita' - che sempre deve essere presidio della liberta' e della dignita' di tutti gli esseri umani - sia rispettata; esortandovi ad agire per salvare vite umane - dovere primo di ogni essere umano -; vogliate gradire i migliori saluti.

 

18. NON DIMENTICARE

 

Non dimenticare che la guerra e' sempre omicidio di massa. Non dimenticare che ogni vittima ha il volto di Abele. Non dimenticare che e' in pericolo l'intero genere umano. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

19. UNA LETTERA ALL'ANCI E ALL'UPI

 

Lettera aperta all'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia) e all'UPI (Unione delle Province d'Italia).

Oggetto: Che Comuni e Province dispongano la formazione e l'addestramento dei corpi di polizia locali alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza.

Egregi signori rappresentanti dei Comuni e delle Province d'Italia,

come forse gia' saprete e' in corso una riflessione ed un'iniziativa finalizzata a mettere a disposizione di tutti gli operatori della sicurezza pubblica la conoscenza e l'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza.

Per quanto concerne i cinque corpi di polizia nazionali (Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria) e' in via di definizione una proposta di legge affinche' la formazione alla conoscenza e all'uso della nonviolenza sia inclusa ope legis nell'iter formativo (tale formazione peraltro potrebbe essere inclusa gia' fin d'ora nell'ambito dei percorsi formativi ed addestrativi attuali con mero provvedimento di tipo regolamentare, con disposizione interna o con circolare ministeriale).

Per quanto concerne i corpi di polizia locali (ed in primo luogo i Corpi di Polizia Municipale, vigli urbani e guardie campestri) con la presente siamo a richiedervi un impegno ad hoc affinche' stimoliate tutti i Comuni e le Province ad attuare questa specifica formazione dei loro dipendenti che hanno funzioni e competenze afferenti all'ambito del rapporto coi cittadini, della pubblica sicurezza, dell'applicazione delle leggi, dell'irrogazione delle sanzioni.

In Italia esistono gia' numerose esperienze di formazione delle polizie locali alla conoscenza e all'uso degli strumenti che la nonviolenza mette a disposizione; basti pensare, un esempio per tutti, all'attivita' formativa della Polzia Municipale del Comune di Milano che si avvale della supervisione della professoressa Marianella Sclavi.

Peraltro molti Comuni e molte Province hanno gia' esperienza di attivita' formative alla nonviolenza per quanto concerne gli obiettori di coscienza in servizio civile.

Si tratta quindi di estendere nei singoli enti locali a livello nazionale esperienze gia' in corso che hanno dato esiti positivi ed assai qualificati.

Cosicche' siamo a proporvi un vostro intervento presso gli enti locali che rappresentate affinche':

a) Comuni e Province istituiscano attivita' di formazione e addestramento delle polizie locali da essi dipendenti alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza;

b) Comuni e Province deliberino ordini del giorno a sostegno di un provvedimento legislativo (o atto equipollente) che la formazione e l'addestramento alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza preveda per tutto il personale delle forze dell'ordine presenti e operanti in Italia.

 

20. ALCUNI APPUNTI SULL'ADDESTRAMENTO ALLA NONVIOLENZA

[Il testo seguente e' un estratto da un intervento del 22 luglio 1999, poi recuperato come capitolo 18 del nostro lavoro La nonviolenza contro la guerra, disponibile nella rete telematica all'url www.peacelink.it/users/crp/nonviolenza]

* Una riflessione preliminare

La necessità dell'addestramento alla nonviolenza

1. La nonviolenza come "potere di tutti"

La nonviolenza e' il "potere di tutti": ovvero quella metodologia di lotta e quella proposta di valori che hanno come fondamento il massimo di apertura agli altri, il massimo di riconoscimento e promozione di umanita', la prospettiva democratica integrale: fino al farsi carico nelle proprie scelte non solo dell'intera umanita' presente, ma anche di quella passata e di quella futura.

2. Due opportune specificazioni sulla responsabilita' verso l'umanita' futura e passata

Il tema della responsabilita' nei confronti delle generazioni future e' ormai uno dei nodi cruciali della riflessione etica contemporanea con particolar riferimento alla crisi ecologica ed alle questioni bioetiche.

Il tema della responsabilita' verso le generazioni passate e' compresente nelle tradizioni culturali fin piu' arcaiche nella forma del culto dei morti, e sebbene sia stato forse meno tematizzato in termini di oggetto di riflessione delle etiche pubbliche contemporanee, esso e' sentito fortissimamente da ogni essere umano in quanto si riconosce parte di una comunita' specifica - appunto l'umanita' intera - e corresponsabile di un progetto complessivo - appunto la civilta' umana, quale che sia il modo in cui si intenda tale concetto -.

3. Una teoria-prassi che chiunque puo' adottare

La definizione della nonviolenza come "potere di tutti" ha anche un altro decisivo significato: che essa e' una teoria-prassi che da tutti e da chiunque puo' essere adottata. Mentre altre teorie e pratiche richiedono particolari qualita' fisiche, intellettuali, morali o culturali, la nonviolenza si caratterizza per poter essere praticata da chiunque, che sia giovane o bambino, persona matura o anziana; che sia uomo o donna; che sia forte o debole, in eccellente salute o affetto da grave malattia. La nonviolenza e' quella forma di lotta e quella proposta di azione che rende possibile a tutti di partecipare pienamente ad essa, tanto nel processo decisionale quanto nella realizzazione concreta.

4. La nonviolenza non e' una parola magica

Ma il fatto che la nonviolenza sia il "potere di tutti" non significa che chiunque puo' adottarla senz'altro. Per utilizzare la nonviolenza occorre: a) approfonditamente conoscerla; b) persuasamente accoglierla; c) addestrarsi tenacemente ad essa; d) personalmente e costantemente ripensarla criticamente e creativamente.

Qui intendiamo sottolineare particolarmente la necessita' dell'addestramento, per poter promuovere o partecipare ad un'azione diretta nonviolenta o a una campagna di lotta nonviolenta.

5. La nonviolenza come scelta necessitata

Dopo Auschwitz e dopo Hiroshima i movimenti di lotta che si impegnano per la pace, la democrazia, i diritti umani, la difesa della biosfera, devono acquisire la consapevolezza che solo i valori e le metodologie della nonviolenza sono integralmente coerenti con i fini che essi perseguono; non solo: che la scelta della nonviolenza e' obbligata poiche' quando esiste, come attualmente esiste, la concreta possibilita' dei potenti di distruggere tutto, e' necessario adottare tecniche e strategie di lotta che tengano il conflitto al livello meno distruttivo possibile, e che garantiscano all'avversario che non verra' fisicamente annientato, dissuadendolo cosi' da scelte apocalittiche.

Del resto non solo rispetto alla controparte, ma anche rispetto a soggetti terzi, vi e' per i movimenti di lotta sopra citati la necessita' di essere persuasivi ed educativi, ovvero di comunicare correttamente i propri fini e la propria fedelta' ad essi, e la miglior forma di comunicazione e' la scelta di mezzi coerenti con i fini perseguiti. E' evidente che chi lotta per la giustizia, la solidarieta', la liberazione umana, i diritti umani, per essere convincente deve nel corso stesso della lotta dimostrare la sua fedelta' a quei valori, e quindi adottare modalita' organizzative e decisionali, strategie e tecniche, scelte operative e concrete azioni, che siano rigorosamente coerenti. L'azione nonviolenta e' la sola forma di lotta per la dignita' umana che questa coerenza tra mezzi e fini assume come fondamento.

* Una scaletta di lavoro

A. Alcuni concetti essenziali per l'addestramento alla nonviolenza

1. La conoscenza e la critica;

2. Responsabilita', persuasione, ascolto;

3. Solidarieta' e condivisione;

4. La scelta della democrazia, la consapevolezza della fallibilita';

5. Alcuni principi fondamentali della nonviolenza (noncollaborazione con l'ingiustizia; rifiuto dell'uccisione e delle lesioni fisiche; rifiuto della menzogna; coerenza tra mezzi e fini; umanizzazione del conflitto).

B. Sulle tecniche di addestramento

Cfr. il libro curato da Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino; cfr. anche il libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, Milano.

C. Tecniche decisionali nonviolente

1. Il metodo del consenso;

2. I gruppi di affinita' ed il consiglio dei portavoce.

D. Sulle tecniche dell'azione nonviolenta

Cfr. il vasto repertorio contenuto nei tre volumi di Gene Sharp, Politica dell'azione, nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino.

E. Strategia e tattica di una campagna nonviolenta

1. Studiare, denunciare, proporre, negoziare;

2. Preparare meticolosamente campagna e partecipanti;

3. Capacita' di farsi ascoltare e di ascoltare: nonviolenza come comunicazione;

4. Programma costruttivo e fini sovraordinati;

5. Ricerca del compromesso e rifiuto di annientare l'avversario;

6. Mantenere l'iniziativa essendo leali e creativi.

Per una descrizione piu' articolata cfr. il nostro Schema per una riflessione sull'azione diretta nonviolenta, Viterbo 1999; e l'opuscolo di Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982.

 

21. FERMARE LE STRAGI

 

Occorre far cessare la guerra, far cessare le stragi, contrastare ogni terrorismo. Occorre la scelta del diritto, della pace, della difesa intransigente della dignita' e della vita di ogni essere umano. Occorre la scelta della nonviolenza.

 

22. ONORA IL PADRE E LA MADRE

 

Questo vuol dire anche: rispetta ed ama chi ti ha messo al mondo; rispetta ed ama l'umanita' che e' venuta prima di te e ti ha lasciato in eredita' questo mondo da vivere.

E dunque vuol dire anche: non distruggere questo mondo, questo povero e sofferente eppure maraviglioso e dolcissimo mondo umano; se lo facessi, o permettessi ad altri di farlo, vanificheresti l'opera e l'amore grandi di tutta l'umanita' che ti ha preceduto.

Distruggere il mondo, questo nostro mondo umano, la vivibilita' di questa sottile pellicola del pianeta che chiamiamo biosfera, non distruggerebbe solo il futuro, non cancella radicalmente solo l'esistenza delle generazioni venture che mai piu' potranno venire; non distruggerebbe soltanto tra dolori infiniti l'umanita' presente; annichilirebbe anche, annienterebbe definitivamente, l'umanita' passata, che continua a vivere nella traccia lasciata e nell'eredita' assunta dalle generazioni ulteriori.

E dunque la guerra nell'eta' atomica, la guerra che puo' distruggere intera e per sempre la civilta' umana, essa, la guerra, e' il nemico piu' grande dell'umanita', e contro di essa dovrebbero coalizzarsi tutti gli esseri umani.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 196 del 12 maggio 2013

 

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