Archivi. 195



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 195 dell'11 maggio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di ottobre 2001 (parte terza)

2. Iniziando un digiuno

3. Prepararsi all'azione diretta nonviolenta

4. La marcia Perugia-Assisi e' Aldo Capitini vivente

5. Vecchi volantini del tempo della guerra del Golfo

6. La domandina del Criticone

7. La guerra voluta dai terroristi si avvicina sempre piu' minacciosamente. Prepariamoci a contrastarla con la nonviolenza

8. Vecchi volantini del tempo della guerra dei Balcani

9. La piu' grande rivoluzione del XX secolo: nonviolenta

10. La guerra puo' essere fermata

11. Gli scartafacci di Biricocolo: l'ircocervo

12. Opporsi a una guerra illegale e criminale: con la nonviolenza

13. Una lettera inviata a tutti i questori d'Italia

14. Alcune cognizioni di base per l'azione diretta nonviolenta contro la guerra

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2001 (PARTE TERZA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2001.

 

2. INIZIANDO UN DIGIUNO

[Oggi il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo... inizia un digiuno di condivisione, di meditazione e di preparazione all'azione diretta nonviolenta contro la guerra]

 

L'orrore delle stragi dell'11 settembre ci interpella tutti.

Occorre che ognuno si impegni contro il terrorismo, contro le uccisioni, contro la violenza, contro il fanatismo suicida, omicida, onnicida.

Il piano dei terroristi evidentemente mira a scatenare la violenza su scala planetaria; quell'azione abominevole intende innescare un conflitto mondiale.

Occorre opporsi al piano dei terroristi. Occorre opporsi alla guerra, occorre opporsi a nuove stragi.

Occorre che la comunita' internazionale si impegni contro il terrorismo con gli strumenti del diritto; occorre che la comunita' internazionale ripudi la guerra, come stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite.

Tutto in queste drammatiche ore lascia invece pensare che una guerra verra' scatenata; tutto lascia pensare che anche il nostro paese vi verra' coinvolto in violazione della legge fondamentale del nostro Stato; tutto lascia pensare che il piano dei terroristi di scatenare una guerra senza fine e senza confini si stia adempiendo con la complicita' stolta e irresponsabile dei potenti del mondo.

Dobbiamo opporci. Dobbiamo opporci al terrorismo, e dobbiamo opporci alla guerra che lo magnifica.

Ma per opporci efficacemente, limpidamente, coerentemente, concretamente, dobbiamo scegliere la nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' contrapporsi frontalmente, nitidamente, consequenzialmente, intransigentemente, al terrorismo e alla guerra.

Ogni altra posizione e' ambigua e subalterna, ogni altra posizione rischia di essere reduplicatrice o fiancheggiatrice della violenza.

Occorre opporci alla guerra e fare quanto e' in nostro potere: opporci nel nostro paese sperando che tutti nei loro paesi si oppongano.

Opporci anche in nome di chi non vede riconosciuti i suoi inalienabili diritti di essere umano, opporci anche in nome delle vittime delle dittature, opprci anche in nome degli espropriati e dei diseredati, dei rapinati dall'ordine iniquo della violenza oggi dominante sul mondo.

Contro la guerra, contro il terrorismo, contro tutte le uccisioni, e in difesa della legalita' costituzionale, proponiamo (qualora la guerra venga scatenata e l'Italia vi prenda parte in violazione di quanto disposto dall'articolo 11 della Costituzione e di quanto stabilito dal diritto internazionale) una strategia di lotta nonviolenta fondata su tre elementi:

- l'azione diretta nonviolenta;

- la disobbedienza civile;

- lo sciopero generale.

Occorre preparare queste iniziative e preparare noi stessi.

Occorre altresi' rendere consapevoli il governo, il parlamento ed il presidente della Repubblica di questo nostro impegno in difesa della legalita', della pace, del diritto alla vita di ogni essere umano.

Per condividere sia pure in minima parte l'angoscia dei sopravvissuti delle stragi dell'11 settembre, quella dei familiari degli assassinati e quella delle vittime designate della guerra in preparazione; per meditare sulle mie responsabilita' e sui miei limiti; per pensare con attenzione a cio' che occorre fare contro il terrorismo e contro la guerra; per prepararmi all'azione nonviolenta e per poter esortare altri all'azione nonviolenta sapendo di chiedere loro un impegno gravoso; per tutto questo intraprendo ora un digiuno.

Un digiuno: che non e' rivolto contro nessuno, che non vuole convincere nessuno di nulla, che non si pone ne' come sfida ne' come appello: che e' invece momento di raccoglimento e di ricerca interiore, di attenzione e di fortificazione in cio' che mi sembra essere vero e giusto. Perche' avremo bisogno di tutta la nostra forza, di tutta la forza di tutti gli esseri umani che vogliono vivere come individui e come umanita', per contrastare e sconfiggere il terrore e la guerra.

 

3. PREPARARSI ALL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

 

La guerra puo' essere impedita, il terrorismo puo' essere battuto.

Il piano dei terroristi di scatenare una conflagrazione mondiale puo' esere sconfitto dalla saggezza dei popoli, dal diritto internazionale, dalla cooperazione tra gli stati, dalla diffusione su tutto il pianeta del rispetto dei diritti umani.

Gli esecutori delle stragi dell'11 settembre sono morti insieme alle loro innocenti vittime; i complici e i mandanti occorre scoprirli, processarli e punirli cosi' come prevede la civilta' giuridica: dimostrandone la colpevolezza, sottoponendoli al giudizio di una corte di giustizia, mettendoli in condizioni di non nuocere, condannandoli e punendoli per il crimine commesso.

Lo scatenamento di una guerra sarebbe invece il trionfo dei terroristi, la prosecuzione ed espansione della loro scellerata azione stragista, il rendere epidemica la loro iniziativa.

*

Occorre quindi infliggere la prima decisiva sconfitta ai piani dei terroristi impedendo che alle stragi avvenute ne seguano altre; occorre impedire che la guerra venga scatenata.

Occorre poi infliggere la seconda fondamentale sconfitta ai piani dei terroristi, rifiutando loro lo status di soggetto belligerante e perseguendoli per quello che sono: una organizzazione criminale che la comunita' internazionale rappresentata dall'Onu persegue sulla base del diritto, con un'azione giuridicamente fondata e secondo le guarentigie e le procedure previste dalle codificazioni legislative penali.

Occorre inoltre infliggere la terza cruciale sconfitta ai piani dei terroristi: privandoli delle loro risorse propagandistiche, strumentali, umane. Ed a tal fine occorre l'estensione dei diritti umani e della comprensione e la solidarieta' tra i popoli come tra le persone; occorre il disarmo e la cooperazione internazionale; occorre una globalizzazione della giustizia economica e della liberta' politica nel mondo. Valgono ancora le parole dell'indimenticabile presidente Pertini: "si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai".

*

A tutte le donne e tutti gli uomini di volonta' buona incombe il dovere di contribuire alla sconfitta dei piani dei terroristi, e la prima cosa da fare e' persuadere i governanti di tutti i paesi del mondo a non scatenare una nuova guerra, ed anzi ad adoperarsi per far cessare quelle in corso.

Cosicche' qui e adesso il primo e piu' urgente compito e':

- convincere il nostro governo, il nostro parlamento, il nostro capo dello Stato a non entrare in guerra, ed anzi ad adoperarsi per la pace e l'affermazione del diritto;

- spiegar loro che la decisione di entrare in guerra costituirebbe una violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale, violazione che renderebbe dei fuorilegge quanti la commettessero;

- chiarir loro che nel caso in cui la guerra venisse scatenata e l'Italia vi venisse tratta e travolta illegalmente, noi cittadini italiani faremo quanto la Costituzione e la morale ci chiedono di compiere: ci opporremo alla guerra e ci batteremo per difendere la legalita' tradita dai governanti.

*

Affinche' la nostra azione contro la guerra possa essere efficace essa non puo' consistere di proclami e di iniziative meramente simboliche, ma deve farsi concreta, ed e' bene che fin d'ora governo, parlamento e presidente della Repubblica sappiano che essa sara' tale.

E precisamente dobbiamo fin d'ora preparare e prepararci alle seguenti tre iniziative:

1. l'azione diretta nonviolenta: eseguita esclusivamente da persone persuase della nonviolenza e preparatesi adeguatamente ad essa, con cui contrastare operativamente la macchina bellica;

2. la disobbedienza civile di massa: con cui negare collaborazione a un potere politico e militare che avesse violato la Costituzione e si fosse reso fuorilegge, e paralizzarne le catene di comando;

3. lo sciopero generale contro la guerra: con cui bloccare le attivita' del paese fino al ripristino della legalita' costituzionale e dell'impegno di pace del nostro paese.

Occorre che ci prepariamo tutti. Occorre che ci prepariamo subito. Occorre un impegno di studio, di riflessione, di dialogo, di incontro. Occorre un illimpidimento interiore, una piena consapevolezza della gravita' dell'ora e delle nostre responsabilita'. Occorre la scelta della nonviolenza.

 

4. LA MARCIA PERUGIA-ASSISI E' ALDO CAPITINI VIVENTE

 

Noi saremo alla Perugia-Assisi.

Anche se la piattaforma proposta dalla Tavola della Pace puo' presentare debolezze, reticenze ed ambiguita' per noi inammissibili. Noi saremo alla marcia.

In silenzio, senza bandiere, in angoscia per le sorti dell'umanita', ed insieme sereni e persuasi nel continuare in cio' che e' giusto: affermare la dignita' di tutti gli esseri umani, affermare che solo con la pace si costruisce la giustizia, e solo con la giustizia si costruisce la pace.

E' gia' accaduto in passato, e piu' volte, che la marcia superasse e sciogliesse e vincesse ogni ambiguita', ogni limite, ogni errore, ogni provocazione.

E' gia' accaduto in passato, e piu' volte, che la marcia cambiasse i partecipanti, che entratici ciascuno con le sue bandierine, le sue fisime, le sue furberie, i suoi distinguo, i suoi dubbi, si sono trovati poi tutti trasformati dall'armonia della campagna umbra, dalla visione luminosa della citta' di Francesco, dal comporsi in un medesimo tessuto della policromia e polifonia del popolo della pace in cammino, dal sentirsi in colloquio corale: dall'eredita' feconda di Aldo Capitini, dalla compresenza di Aldo Capitini.

Perche' la marcia e' Aldo Capitini vivente, la marcia e' la nonviolenza in cammino.

Che sia scritto o meno sui programmi, sui manifesti, sugli schermi televisivi, sulle delibere delle istituzioni, sui volantini e sugli striscioni, la marcia di Aldo Capitini e' la marcia contro tutte le guerre, contro tutti i terrori, contro tutte le violenze: e' la nonviolenza in cammino. Anche se i camminanti non lo sanno finche' non ci si trovano.

 

5. VECCHI VOLANTINI DEL TEMPO DELLA GUERRA DEL GOLFO

[I testi che seguono sono estratti da volantini diffusi dieci anni fa. Forse possono ancora essere di qualche interesse e, chissa', di qualche utilita']

 

Quando verranno le aquile a dirti che e' il momento

tu digli di no, che hai ancora da fare

che c'e' il caffe' sul gas, il rubinetto da aggiustare

che hai promesso a Maria che domani la portavi al cinema.

 

Quando verranno le aquile, tu digli di no.

 

*

 

Qualcuno ancora grida "viva le catene"? qualcuno

ancora s'agita a mazzate nel rigagnolo, Crono

ancora disquatra, divora, vomita esserini?

l'uomo s'arrovescia dunque in scimmia, in drago, in sasso?

 

"Agli uomini che conservano una certa lucidita'

e un certo senso dell'onesta', noi diciamo:

e' falso che si possa difendere la liberta' qui

imponendo la servitu' altrove".

 

Diciamo, anche: che e' falso

si possa difendere la liberta' altrove

imponendo qui la servitu'.

 

*

 

* Notizie della depressione

 

Dalla televisione

parlano gli assassini.

 

Miei cari, io sto bene

non fossero questi draghi che nuotano sui muri

mi tengono sveglio, un po' m'infastidiscono

mi fissano, mi ridono

spariscono se entra qualcuno.

 

*

 

Sotto le bombe intelligenti, stupidi

uomini tirano

le cuoia, vacui

guardano il cielo gli occhi dei superstiti.

 

*

 

* Da un tazebao

 

Il dito coltello del padrone

trancia il cuore in petto ai contadini

col solo crescere dell'unghia. C'e' modo

di uccidere senza un sussulto.

 

"Come potrebbe esservi un uomo ricco

se non vi fossero migliaia di poveri?"

 

6. LA DOMANDINA DEL CRITICONE

 

"Le prove le abbiamo, ma le teniamo segrete".

In quale tribunale del mondo si accetterebbe una posizione simile?

 

7. LA GUERRA VOLUTA DAI TERRORISTI SI AVVICINA SEMPRE PIU' MINACCIOSAMENTE. PREPARIAMOCI A CONTRASTARLA CON LA NONVIOLENZA.

 

La guerra che i terroristi responsabili delle stragi dell'11 settembre intendevano innescare col loro abominevole crimine si sta avvicinando sempre piu' minacciosamente.

I potenti della terra, infrangendo il diritto internazionale, stanno facendo proprio cio' che i terroristi volevano: si apprestano a scatenare un conflitto bellico che produrra' nuove stragi ed alimentera' la spirale delle violenze.

Occorre impedire la guerra:

- richiamando i governi legittimi al rispetto del diritto su cui si fonda l'ordinamento giuridico che conferisce loro il potere che hanno;

- richiamando tutti al rispetto del diritto internazionale: solo nel rispetto del diritto e' possible contrastare i gruppi criminali;

- richiamando tutti all'impegno per fermare l'escalation della violenza.

A sentire le irresponsabili dichiarazioni di alcuni governanti di importanti paesi, sembra che la guerra sia imminente.

Se essa dovesse venire scatenata, e se il nostro paese vi venisse coinvolto in violazione della legalita' costituzionale e in violazione del diritto internazionale, avremo il compito non solo di esprimere una opposizione morale, ma di fare quanto in nostro potere e dovere per ripristinare la vigenza della legge fondamentale della nostra Repubblica, per impedire che l'Italia cooperi a nuove stragi, per imporre ai nostri rappresentanti istituzionali di essere fedeli all'impegno di pace che la Costituzione Italiana, cosi' come la Carta delle Nazioni Unite, pongono come impegno fondamentale.

*

E per opporsi alla guerra e al terrorismo in modo limpido ed efficace c'e' un solo modo: opporsi con la nonviolenza.

Con la nonviolenza: che si impegna per salvare tutte le vite in pericolo.

Con la nonviolenza: che istituisce civilta' giuridica e vigenza dei diritti umani.

Con la nonviolenza: che afferma la responsabilita' di tutti e di ciascuno.

Ma per opporsi alla guerra in modo efficace, in modo limpido, e dunque con la nonviolenza, occorre preparare adeguatamente se stessi e preparare una strategia adeguata, concreta, persuasiva.

Una strategia che si fondi:

- sull'azione diretta nonviolenta per contrastare operativamente la macchina bellica;

- sulla disobbedienza civile di massa per negare il consenso ai governanti che aderendo alla guerra avrebbero tradito la Costituzione e si sarebbero resi fuorilegge;

- sullo sciopero generale contro la guerra e contro il terrorismo, che mobiliti tutti i cittadini italiani in difesa del diritto alla vita di ogni essere umano, in difesa della legalita', in difesa della democrazia, in difesa della pace e della giustizia.

*

Abbiamo forse poco, pochissimo tempo.

Facciamo subito ogni sforzo per persuadere il governo, il parlamento ed il capo dello Stato a non trascinare il nostro paese in una guerra che puo' avere esiti catastrofici per l'intera umanita';

facciamo subito ogni sforzo per persuadere governo, parlamento e capo dello Stato ad adoperarsi nel consesso internazionale in difesa del diritto, della pace, delle procedure legali con cui i poteri legali devono individuare, affrontare, perseguire, trarre a giudizio, condannare e punire i terroristi;

e mentre facciamo questo prepariamoci all'azione nonviolenta per difendere la pace, per difendere concrete vite umane, per difendere la legalita' democratica.

 

8. VECCHI VOLANTINI DEL TEMPO DELLA GUERRA DEI BALCANI

[I testi seguenti sono estratti da volantini diffusi due anni fa. Forse possono ancora interessare, e - chissa' - essere utili]

 

* I morti del Cermis

 

I morti del Cermis dormono male

murati nelle fosse senza luce

carne che fu di uomo e fu straziata.

 

I morti del Cermis non hanno voce

nei tribunali americani, loro

non fanno parte della razza eletta.

 

I morti del Cermis dal fondovalle

guardano i falchi che vanno in Jugoslavia

dicono cose che non posso scrivere.

 

I morti del Cermis guardano attoniti

ci chiedono un'offerta di pieta'

che cessi il gioco alato della morte.

 

*

 

* Il pio presidente santifica le feste

 

Quest'anno il ramadan degli iracheni

fiorisce in pustole, di notte viene

il parto, il pasto, dei panciuti neri

lupi volanti gravidi di fiamma,

letame gittano che ammorba, che uccide

fetida manna dei signori degli assegni, e della guerra.

 

Quest'anno la pasqua in Jugoslavia

candisce di lampi e di detriti

mandrie di disperati sotto il fuoco

delle belve di cielo e di terra.

 

Il Presidente

ama i bambini, sa giocare a golf

sorride sempre alla televisione.

E' timorato di Dio

talvolta srotola gravi sermoni

condanna questo mondo che e' niente.

Quando amministra la morte lo fa

con intenzione pia, e' commovente.

 

*

 

* Gli statisti linguisti

 

La guerra e' un intervento umanitario

le stragi sono difesa dei diritti umani

i bombardamenti si chiamano difesa integrata

le vittime effetti collaterali.

 

Ha fatto scuola Stalin, l'occidente

lo riverisce dottore in utroque:

in scienza dello stato e della lingua.

 

E dunque il suo nome e' legione.

 

Presto, che gli si innalzino piramidi

gli si sacrifichino orde di schiavi

che non si dica che dal Pacifico

all'Atlantico, al Mediterraneo,

i suoi discepoli siano ingrati al maestro.

 

9. LA PIU' GRANDE RIVOLUZIONE DEL XX SECOLO: NONVIOLENTA

 

La piu' grande rivoluzione del XX secolo, la piu' grande lotta di liberazione e per la dignita' umana, e' quella condotta dal movimento delle donne, dal pensiero delle donne, dalla prassi delle donne, dalla coscienza delle donne.

Una rivoluzione nonviolenta. Una lotta di liberazione nonviolenta.

La piu' grande lotta di liberazione della storia dell'umanita', quella che piu' di ogni altra ha dato dignita' e speranza all'umanita' intera.

Una lotta di liberazione che continua, e che interpella l'intera umanita', all'intera umanita' indica la via.

La via per salvare la biosfera dall'ecocidio; la via per salvare la civilta' umana dalla barbarie; la via che costruisce uguaglianza nel riconoscimento delle differenze; la via della dignita' e della solidarieta', della convivenza e del riconoscimento, del dare la vita invece di toglierla. La via della nonviolenza.

 

10. LA GUERRA PUO' ESSERE FERMATA

 

La guerra puo' essere fermata. Se lo vogliamo, possiamo. Con la nonviolenza.

La guerra puo' essere fermata. Ma noi dobbiamo fermarla. Con la nonviolenza.

I terroristi sono solo un gruppo criminale, ma gli stati sono ordinamenti giuridici.

I piu' importanti stati che, facendosi scimmie e specchio e moltiplicatori dei terroristi, stanno preparando la guerra, sono paesi democratici, stati di diritto, stati che fanno parte dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, stati che hanno sottoscritto fondamentali trattati internazionali.

Stati che sono quindi vincolati al rispetto del diritto internazionale, alla volonta' sovrana delle rispettive popolazioni, alla legalita' che fonda la loro stessa esistenza.

E poiche' i gruppi dirigenti di questi stati stanno preparando una guerra illegale e criminale occorre che siano i loro popoli ad opporsi, a far valere la legalita', la democrazia, la ragione, il rispetto dei diritti umani, il diritto dell'umanita' intera a scongiurare il pericolo di una guerra dagli esiti apocalittici.

Governanti irresponsabili e succubi della ferocia dei terroristi stanno per scatenare una guerra illegale e criminale: questa e' la situazione.

E' quindi compito nostro, di cittadini di paesi democratici, di stati di diritto, fermarli e richiamarli alla saggezza, alla giustizia, alla legalita'.

Cosicche' questa guerra ci interpella, ci chiama in causa. Sta a noi, coralmente, impedirla. Sta a noi, coralmente, affermare che il terrorismo si puo' sconfiggere solo con la forza del diritto e della democrazia, con l'estensione della solidarieta' e della giustizia. Sta a noi, coralmente, affermare che la pace si costruisce con la pace, e la convivenza civile appunto convivendo, e non uccidendo altri esseri umani.

*

Il tempo che abbiamo a disposizione per dissuadere il governo, il parlamento e il capo dello stato italiano dal precipitarci in questa catastrofe e' probabilmente pochissimo. Facciamo tutti qualcosa. Facciamola subito.

Scriviamo a tutte le autorita' e le rappresentanze istituzionali che conosciamo, chiediamo loro di rispettare la Carta dell'ONU, la Costituzione della Repubblica Italiana, il diritto alla vita di ogni essere umano.

E diciamo loro che se sciaguratamente violeranno la legalita' e aderiranno alla guerra (invece di opporsi ad essa come ragione coscienza e leggi esplicitamente richiedono), allora in forza della nostra sovranita' di cittadini, preso atto che con la loro condotta essi si sono collocati fuorilegge, avremo il dovere di agire per difendere la legalita'  e le concrete vite umane in pericolo.

*

Ed agiremo con la nonviolenza.

Con la forza della nonviolenza.

Con la limpidezza della nonviolenza.

Agiremo per fermare la guerra; per contrastare il terrorismo e i suoi complici e allievi e reduplicatori; per difendere e ripristinare la legalita'; per affermare la dignita' umana.

Agiremo con l'azione diretta nonviolenta per contrastare operativamente la macchina bellica;

agiremo con la disobbedienza civile di massa per negare il consenso ai governanti che aderendo alla guerra si saranno resi fuorilegge: con la disobbedienza civile di massa cercheremo di paralizzare la catena di comando del potere politico fedifrago, di bloccare l'efficacia delle decisioni governative eslegi, bloccando in punti cruciali la macchina della pubblica amministrazione;

agiremo con lo sciopero generale contro la guerra e contro il terrorismo, chiamando alla mobilitazione tutti i cittadini italiani in difesa del diritto, per paralizzare il paese finche' la legalita' costituzionale e la democrazia non siano ripristinate.

*

Abbiamo pochissimo tempo. Ma siamo decisi.

Ci ascoltino i governanti.

Tutti scrivano loro per dissuaderli dal commettere un'anomica follia, una sanguinaria follia.

Si preparino tutti gli amici della nonviolenza. E' l'ora (il "kairos", se possiamo usare questo denso termine) in cui ognuno deve fare i conti con la propria coscienza, con la propria razionalita', e con il sentimento di comune appartenenza alla famiglia umana.

 

11. GLI SCARTAFACCI DI BIRICOCOLO: L'IRCOCERVO

[Il nostro Biricocolo, vecchierello com'e', crede ancora alle favole. E cosi' si immagina di vivere in un mondo in cui la parola serve per comunicare il pensiero e non per nasconderlo, in cui l'uomo e' un aiuto per l'uomo anziche' un nemico, in cui eccetera eccetera. Che ci volete fare, e' fatto cosi'. Valla un po' a capire certa gente]

 

Non si puo' essere per la nonviolenza a meta'; o si e' per la nonviolenza, oppure no. Senza offesa per nessuno, ma basta con le mistificazioni.

 

12. OPPORSI A UNA GUERRA ILLEGALE E CRIMINALE: CON LA NONVIOLENZA

 

Chi impone l'oggetto del discorso, chi ne definisce l'ordine, ha gia' deciso l'esito. Si grida "l'articolo 5" (che vincolerebbe gli alleati della Nato ad intervenire militarmente tutti se un paese membro e' aggredito da un altro stato), e cosi' si occulta il semplice fatto che gli USA non hanno subito un'azione di guerra da parte di uno stato, ma una efferata azione terroristica da parte di un gruppo criminale.

Cosicche' non ricorrono le condizoni per una guerra, ma solo per una doverosa ed ovvia azione contro il crimine, azione che non puo' essere bellica, che non puo' aggiungere stragi alle stragi, ma che deve svolgersi secondo le procedure del diritto, e del diritto internazionale se, come sembrerebbe da quel poco che sappiamo, gli organizzatori e i mandanti degli orribili massacri dell'11 settembre vivono in altri paesi.

Le condizioni dell'"articolo 5", che viene brandito come una clava, semplicemente non sussistono.

*

A che servono le leggi? Ad evitare lo scatenamento della violenza e della follia, quando ci si riesce.

E ad esempio: la Costituzione della Repubblica Italiana e' chiara nei suoi principi fondamentali, e per quel che concerne la guerra e' cristallina. Recita l'articolo 11: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".

Piu' chiaro di cosi' proprio non si potrebbe. L'Italia ammette la guerra solo per difesa. Ora, supponiamo pure (e non e' la nostra opinione) che questo principio possa essere forzato ampliandolo dalla propria difesa alla difesa comune degli Stati legati da un'alleanza militare come quella della Nato: ci si dica quale Stato ha aggredito gli USA, quale guerra e' stata dichiarata da un altro paese agli Stati Uniti d'America, ovvero se sia in corso una guerra in cui gli USA siano costretti a difendersi.

Un gruppo criminale non ha lo status di un soggetto belligerante; e le mostruose stragi terroristiche non sono una guerra. E contro il crimine organizzato si agisce con azioni di polizia e procedimenti giudiziari, non scatenando guerre.

La realta' e', palesemente, che non e' in corso alcuna guerra di aggressione da parte di alcun paese contro la superpotenza americana, e che invece sono gli USA che stanno promuovendo una guerra contro uno o piu' paesi, fondandosi sul fatto che a loro parere essi ospitano dei criminali macchiatisi di gravissimi reati.

Anche l'Italia purtroppo ha sul proprio territorio un'organizzazione criminale macchiatasi di gravissimi reati denominata mafia: un domani gli USA minacceranno di attaccarci usando anche le armi atomiche come il ministro della difesa statunitense ha minacciato nei confronti dell'Afghanistan? O questo pericolo per il nostro paese sara' evitato dal governo italiano con una legge che legalizzi la mafia?

*

La nostra opinione di amici della nonviolenza naturalmente e' che tutte le guerre in quanto tali, consistendo nel commettere omicidi di massa, siano un crimine contro l'umanita'. La nostra opinione e' quindi che nessuna guerra sia mai ammissibile. Ma questa guerra e' inammissibile anche dal punto di vista di chi non condivide la nostra posizione; questa guerra e' inammissibile anche dal punto di vista di chi semplicemente si attiene alla Carta delle Nazioni Unite e alla Costituzione della Repubblica Italiana.

*

Secondo il diritto internazionale la guerra che si sta preparando e' del tutto illegale e quindi criminale. E se l'Italia aderisse e partecipasse ad essa violerebbe non solo il diritto internazionale, ma la sua stessa Costituzione, fondamento del nostro ordinamento giuridico.

Come e' noto la nostra opinione e' che qualora la guerra venisse scatenata e l'Italia vi prendesse parte per decisione sciagurata ed effettualmente eversiva dell'esecutivo e con la complicita' del Parlamento e del capo dello Stato, e' rimesso nelle mani dei cittadini il dovere di impedire la guerra, salvare le vite umane che essa minaccia, difendere il diritto internazionale e la legalita' costituzionale.

*

Che fare?

Quello che occorre fare e' semplice (ma e' quella semplicita' "che e' difficile a farsi"); occorre contrastare la guerra e difendere la legalita':

a) con l'azione diretta nonviolenta;

b) con la disobbedienza civile di massa;

c) con lo sciopero generale.

Tre cose che richiedono consapevolezza, riflessione, preparazione. Orsu', mettiamoci al lavoro.

 

13. UNA LETTERA INVIATA A TUTTI I QUESTORI D'ITALIA

 

Egregi signori Questori,

vi segnaliamo che

- poiche' l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana e' chiarissimo nel proibire al nostro paese di partecipare ad una guerra di aggressione;

- poiche' nessun paese stretto all'Italia dai vincoli di alleanza dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico sta subendo una guerra mossagli da parte di alcun altro paese;

qualora il Governo, il Parlamento ed il Presidente della Repubblica esprimessero consenso ad una guerra e vi impegnassero l'Italia, essi tradirebbero la Costituzione su cui il nostro ordinamento giuridico si fonda, commettendo cosi' un reato gravissimo.

Orbene, poiche' in questi giorni da piu' parti si incita alla guerra e quindi alla violazione della legalita' costituzionale (oltre che del diritto internazionale), e poiche' da piu' parti anche autorevoli rappresentanti delle istituzioni si sono espressi in favore di una partecipazione del nostro paese alla guerra che si va preparando (guerra voluta da un gruppo terroristico che con gli orribili massacri dell'11 settembre evidentemente proprio a questo obiettivo puntava: a provocare stragi su stragi),

con la presente lettera:

1. vi segnaliamo il compito di intervenire per assicurare alla giustizia affinche' siano perseguiti penalmente gli eversori dell'ordinamento democratico fondato sulla Costituzione della Repubblica Italiana, qualora Governo, Parlamento e Capo dello Stato decidessero l'entrata in guerra del nostro paese;

2. vi chiediamo se l'incitamento alla guerra, ovvero alla sovversione della legalita' costituzionale, specialmente da parte di persone che alla Costituzione della Repubblica Italiana hanno giurato fedelta' e che in virtu' di essa ricoprono primarie cariche pubbliche, non costituisca reato;

3. vi informiamo di questa situazione acciocche', in mancanza di altre e piu' autorevoli segnalazioni, possiate considerare tale lettera come "notitia criminis" (di un crimine gia' effettuato qualora si ritenga reato l'incitamento alla guerra da parte di alte cariche dello Stato; di un crimine in via di realizzazione qualora Governo, Parlamento e Capo dello Stato dovessero precipitare l'Italia in guerra nei prossimi giorni), ovvero come spunto per avviare investigazioni in merito.

 

14. ALCUNE COGNIZIONI DI BASE PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA CONTRO LA GUERRA

[Il seguente brano, originariamente scritto e diffuso il 10 aprile del 1999, abbiamo estratto dalla nostra "Documentazione sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri (che vale anche come esortazione alla nonviolenza e come piccola guida pratica per agire se si dovesse nuovamente presentare la necessità di fermare stragi in corso e di difendere la legalita' costituzionale)" del 25 settembre 2000]

 

La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per l'uso (10 aprile 1999)

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Parte prima

- E' possibile difendere i diritti umani scatenando una guerra?

Noi diciamo di no, poiche' la guerra e' essa stessa la piu' tragica violazione dei diritti umani.

La vicenda della guerra attuale ci dimostra che proprio l'inizio dei bombardamenti ha scatenato orrori indicibili.

I diritti umani si difendono solo con la pace, la solidarieta', la democrazia, la condivisione, la lotta nonviolenta.

- E' possibile opporsi alla guerra con la nonviolenza?

Noi diciamo di si', poiche' la nonviolenza e' un metodo di lotta coerente ed efficace, ed e' anzi l'unico metodo di lotta che contrasta l'ingiustizia e la violenza fino alla radice, rifiutandosi di compiere a sua volta ingiustizie e violenze.

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Contro la violenza: sette argomenti piu' uno

Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente contro la violenza.

Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA.VV., Dizionario di politica, Tea, Torino 1992:

I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che ha condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella distruzione dell'intero genere umano";

II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di vite che provoca;

III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche quello piu' buono";

IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della societa', di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata conduce prima o poi sempre al militarismo";

V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). "La scienza della guerra porta alla dittatura" (Gandhi)".

A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due:

VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza per imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati;

VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e' irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati).

Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo decisivo ragionamento:

"I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di massa e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita' della persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente.

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Parte seconda

La nonviolenza non e' un corpus dogmatico, ma e' una teoria-pratica sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la violenza.

Un bel libro per una prima conoscenza e' la raccolta ragionata (a cura di Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino.

- Una definizione classica: la carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento

Una definizione breve e precisa degli obiettivi e dei metodi di chi si batte per la nonviolenza e' nella carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini:

"Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

I. l'opposizione integrale alla guerra;

II. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

III. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

IV. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli".

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Alcuni aspetti della nonviolenza

- Nonviolenza come teoria-prassi etico-politica per la dignita' umana e la difesa della biosfera

I. coerenza tra mezzi e fini

II. il principio responsabilita'

III. l'umanizzazione della lotta

IV. la compresenza dell'altro

V. il rispetto per la vita

VI. per un'umanita' di eguali

- Nonviolenza come metodologia di lotta e di gestione dei rapporti e dei conflitti

I. le tecniche della nonviolenza

II. processi decisionali e modelli organizzativi

III. comunicazione ed interazione

IV. l'azione diretta nonviolenta

- Nonviolenza come strategia

I. negare il consenso all'ingiustizia

II. un approccio processuale (dinamico, trasformativo) e relazionale

III. il programma costruttivo ed i fini sovraordinati

IV. la partecipazione di tutti e la condivisione

V. realizzazione degli obiettivi ed inveramento dei principi nel corso stesso della lotta

- Nonviolenza come progetto politico, economico, sociale

I. nonviolenza e politica, la politica della nonviolenza

II. la proposta economica della nonviolenza

III. il progetto di una societa' nonviolenta

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La nonviolenza e' lotta

I. E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione della diversita' di ognuno.

II. E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di riprodurre violenza.

III. Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto della verita' e della giustizia.

IV. E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare altre persone.

V. E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il male. E' lotta per l'umanita'.

VI. La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione.

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Parte terza

L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti

Per una prima informazione una utile sintesi e' offerta dal fondamentale lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp. 132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, piu' lunghi di quelli necessari alla lotta violenta. Cio' puo' essere vero in alcuni casi, ma non e' necessariamente sempre cosi' (...). Esaminando e correggendo i pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di farne risaltare con piu' evidenza le caratteristiche positive:

I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passivita', la sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte, proprio come in un'azione violenta.

II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della persuasione verbale o puramente psicologica (...); e' una sanzione e un metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico e il confronto delle forze in conflitto.

III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia fondamentalmente "buono", ma riconosce le potenzialita' umane sia al "bene" che al "male" (...).

IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente pacifisti o santi; l'azione nonviolenta e' stata praticata il piu' delle volte e con successo da gente "qualsiasi".

V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente (sebbene possa esserne facilitato) basi e principi comuni o un alto grado di comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta (...).

VI. L'azione nonviolenta e' un fenomeno occidentale almeno quanto orientale (...).

VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover operare, se necessario, contro la violenza.

VIII. Non c'e' nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata tanto per cause "buone" quanto per cause "cattive", sebbene le conseguenze sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla violenza impiegata per lo stesso scopo.

IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi democratici, ma e' stata largamente praticata contro regimi dittatoriali, occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari".

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Le tecniche della nonviolenza

Il piu' ampio repertorio di tecniche della nonviolenza e' costituito dal secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp descrive 198 tecniche di azione nonviolenta.

L'elenco proposto da Sharp e' organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali, forme di comunicazione rivolte a un pubblico piu' vasto, rimostranze di gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui, spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche, abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi, consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici: azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori, azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti, azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi, tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati, scioperi di piu' industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici (tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione politica, comprendenti rifiuto dell'autorita', noncollaborazione di cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento, comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale, intervento economico, intervento politico.

Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza e' ancora quello classico di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea d'Ombra Edizioni, Milano.

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L'addestramento alla nonviolenza

Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte sono queste:

I. l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale;

II. la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c'e' maggior rilievo per i modi usati, per le qualità del carattere che si mostra;

III. una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante;

IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna gia' sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso improvvisamente con tutto il loro peso;

V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia".

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Alcune schede da L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza

Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'e' un buon manuale, a cura di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice, Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada, ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza.

Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate.

- I quattro princìpi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1. definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onesta' ed ascoltate bene; 3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita.

- Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate; educate; manifestate; resistete; siate pazienti.

- Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri partecipanti; comunicate; controllate gli eventi.

- Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creativita', spirito, amore; 5. mirare a cambiamenti incisivi.

- Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non abbiate timore di affermare cio' che e' ovvio; 5. non comportatevi da vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalita' del vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8. continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione e' il fulcro della nonviolenza.

- Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1. nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le abilita' e praticate la rotazione delle responsabilita'; 3. valorizzate i sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del consenso nel prendere le decisioni.

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Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta

Preliminarmente:

- chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi fin nei minimi dettagli affinche' sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e condivisione, coerenza e disciplina, capacita' critica e creativa, rispetto per gli altri.

I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare;

II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi dell'iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti; interlocutori da coinvolgere

- strumenti di verifica periodica e di eventuale ridefinizione degli obiettivi;

III. iniziative e loro gradualita': rendere note le proprie richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere l'informazione alla societa' in generale; protestare contro l'ingiustizia; agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione.

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Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker

Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato e' il breve testo di Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1. Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi dell'azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le rappresaglie. 13. Mantenere la vitalita' del movimento. 14. I dirigenti. 15. Quando la lotta si prolunga.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 195 dell'11 maggio 2013

 

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