Coi piedi per terra. 768
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- Date: Thu, 9 May 2013 09:28:29 +0200 (CEST)
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 768 del 9 maggio 2013
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di dicembre 2001 (parte prima)
2. Il Ministro degli Affari Esteri ha detto
3. Fermare la guerra, e tutto il resto viene dopo
4. Verso una legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI DICEMBRE 2001 (PARTE PRIMA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di dicembre 2001.
2. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI HA DETTO
Lo scriviamo con amarezza e senza irrisione (la situazione e' talmente tragica che ne' ridere ne' sorridere e' concesso): il Ministro degli Affari Esteri del nostro paese si e' accorto che in Afghanistan e' in corso una guerra, ed ha detto, in buona sostanza, che sarebbe un male che noi italiani vi prendessimo parte, e che quindi sarebbe preferibile che i militari italiani non vi fossero coinvolti; in attesa, par di capire, di tempi migliori in cui si potra' intervenire nell'ambito di una missione di pace. Molti commenti sarebbero possibili, ma li affidiamo ai nostri ventiquattro lettori.
Per parte nostra aggiungiamo solamente, ancora una volta:
primo, che questa guerra, come tutte le guerre, consiste nel commettere omicidi di massa;
secondo, che questa guerra prolunga, espande e rafforza il terrorismo ed e' essa stessa terrorismo e malvagia pedagogia del terrorismo;
terzo, che solo ripudiando la guerra (come recita uno dei principi fondamentali della nostra carta costituzionale) si puo' contrastare il crimine, si puo' promuovere la legalita', si puo' costruire l'umana convivenza;
quarto, che ogni guerra in considerazione delle tecnologie di distruzione disponibili oggi nel mondo puo' portare alla fine della civilta' umana;
quinto, e pertanto, essendo interesse e compito di ogni membro della comunita' umana impedire che la fine della civilta' umana avvenga, ne consegue che cosi' come la guerra e' nemica dell'umanita' intera, ugualmente l'umanita' intera ed ogni singolo essere umano dovrebbe sentirsi nemico della guerra e cooperare affinche' essa cessi di colmare di orrore e dolore e minacciare di annentamento la storia e il mondo e la vita di tutti.
Occorre che i poteri istituzionali rappresentativi e decisionali del nostro paese tornino al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, revochino lo scellerato avallo dato alla guerra, facciano tornare indietro le forze armate italiane sciaguratamente inviate cola'; e che l'Italia quindi si adoperi per la pace, il diritto e i diritti umani, si impegni in un grande sforzo di aiuti umanitari alla popolazione afghana, agisca per contrastare con gli strumenti della civilta' giuridica tutti i terrorismi.
Ma finche' il governo, il parlamento e il presidente della Repubblica non addiverranno a questo atto di rispetto della legge e di realismo, prima ancora che di saggezza; finche' i piu' alti poteri dello stato italiano resteranno tragicamente fuorilegge; ebbene, e' compito nostro di cittadini e di esseri umani, e' compito nostro di noi tutti, continuare a impegnarci con ogni energia per la pace e la legalita', contro la guerra e contro il terrorismo, contro i crimini di guerra ed i crimini contro l'umanita' che vengono tuttora commessi in Afghanistan anche con la complicita' italiana.
E dunque continuiamo ed anzi intensifichiamo le iniziative nonviolente contro la guerra: le iniziative nonviolente, perche' solo con la nonviolenza si puo' contrastare la guerra e il terrorismo, e difendere la dignita' umana e il principio di legalita'. Solo con la nonviolenza si agisce per la pace. Solo con la nonviolenza si puo' salvare l'umanita' dal pericolo di una catastrofe definitiva. Solo con la nonviolenza: e chi dopo Auschwitz ed Hiroshima non lo ha ancora capito non ci e' di nessun aiuto.
E ci spieghi - lo scriviamo con amarezza e senza irrisione (poiche' la situazione, ripetiamolo, e' talmente tragica che ne' ridere ne' sorridere e' concesso) - ci spieghi il Ministro degli Affari Esteri se alle sue parole intende dare un seguito o se esse non debbano apparirci in guisa di lacrime di coccodrillo.
3. FERMARE LA GUERRA, E TUTTO IL RESTO VIENE DOPO
[Il testo seguente costituisce la sintesi della relazione svolta all'incontro promosso dall'associazione "Terra e liberta'" a Bracciano (Roma) il primo dicembre]
Propongo di rovesciare la domanda retorica che sovente ci viene posta: se occorra costruire la pace o rassegnarsi alla guerra. E dire piuttosto: occorre fermare la guerra prima che essa distrugga l'umanita'; occorre fermare la guerra, e tutto il resto viene dopo. Con la guerra tutto e' perduto; con la pace molto, se non tutto, puo' essere salvato, migliorato, risolto.
Propongo tre piste di riflessione.
La prima: occorre fermare la guerra perche': essa e' sempre omicidio di massa; consistendo di stragi e terrore essa e' terrorismo e sostegno al terrorismo; essa rende impossibile la convivenza; essa minaccia alla civilta' umana.
La seconda: per opporsi efficacemente alla guerra non basta dichiararsi contro la guerra, occorre essere movimento per la pace e quindi portatore di pace: che si impegna per salvare ogni vita umana, che si impegna per la legalita', la civile convivenza, la promozione dei diritti umani, che si impegna contro l'ingiustizia e la violenza, che si impegna a soccorrere tutte le vittime; e si impegna facendo tre scelte: il ripudio dell'uccidere, il ripudio della menzogna, il ripudio del totalitarismo; e deve impegnarsi in una situazione tragica come quella attuale promuovendo qui e adesso tre forme di azione: l'azione diretta nonviolenta, la disobbedienza civile, lo sciopero generale. Ma la cosa veramente decisiva e' fare la scelta della nonviolenza, senza di che non si da' effettivo impegno di pace.
La terza: la nonviolenza non e' un'ideologia, ma una teoria-prassi compatibile con diverse opinioni filosofiche, religiose, politiche. Essa e' complessa, pluridimensionale, contestuale, sperimentale, aperta, critica e creativa. Essa si pone essenziamente come opposizione alla violenza e come fondatrice di convivenza e solidarieta'. Essa e' un insieme di valori (e tra essi cruciale la coerenza tra i mezzi e i fini), un insieme di tecniche di azione, una proposta di strategia (fondata su un'analisi del potere come combinazione di forza e consenso, ergo: la cosa decisiva per opporsi a un potere oppressivo e' negare il consenso), un progetto sociale di convivenza solidale, un insieme di esperienze storiche concrete (dalla Resistenza nonviolenta contro il nazismo in Danimarca alle lotte gandhiane, dalla tradizione delle lotte sindacali del movimento dei lavoratori alle lotte e al pensiero del movimento delle donne che costituisce la piu' luminosa esperienza storica di liberazione e di affermazione della dignita' umana).
La situazione attuale e' drammatica, ma proprio per questo non ci si deve rassegnare all'inumano, non si deve cedere alle lusinghe dell'impotenza, la passivita' e' complicita'. E' necessario e quindi e' possibile resistere all'orrore ed agire per costruire la pace, per costruire relazioni di giustizia e di solidarieta', per promuovere un modello di sviluppo sostenibile, per promuovere la ricerca comune di una felicita' sobria e condivisa per tutti gli esseri umani.
4. VERSO UNA LEGGE PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA NONVIOLENZA
Dopo mesi di riflessione, dibattito, approfondimento, siamo dunque arrivati al momento della presentazione del disegno di legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza; giunge cosi' a un passaggio fondamentale l'iniziativa proposta oltre un anno fa dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.
Salvo imprevisti, dovrebbe svolgersi il 6 dicembre alle ore 12 presso il Senato della Repubblica, nella Sala Rossa di Palazzo Madama, la conferenza stampa di presentazione pubblica del disegno di legge. La conferenza stampa e' promossa dal senatore Achille Occhetto, primo firmatario del disegno di legge al quale hanno aderito numerosi senatori, deputati e parlamentari europei di diverse forze politiche, ed a cui hanno espresso attenzione e sostegno numerose istituzioni, associazioni, personalita' della cultura e della vita civile.
Naturalmente dopo la presentazione al Senato lo stesso testo sara' presentato anche alla Camera dei Deputati, con le firme dei deputati che hanno gia' aderito e quelle che si aggiungeranno ancora.
Scopo della proposta di legge e' di mettere a disposizione delle forze dell'ordine, impegnate nel fondamentale e delicatissimo compito della difesa dei diritti di tutti, del mantenimento della sicurezza pubblica e del rispetto della legalita' e della civile convivenza, gli straordinari strumenti teorici e pratici offerti dalla nonviolenza.
Oltre alla proposta di legge il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha promosso anche la proposta che presso tutti gli enti locali si avvii al piu' presto la formazione e l'addestramento alla conoscenza e all'uso della nonviolenza da parte dei corpi di polizia locali (ad esempio i corpi di polizia municipale), valorizzando anche le numerose esperienze gia' in corso da anni, ad esempio quella del Comune di Milano.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo auspica che come gia' e' accaduto nel primo ente locale che si e' pronunciato sulla proposta, il Consiglio Provinciale di Viterbo, si possa arrivare alla definizione e all'approvazione della legge col piu' ampio consenso parlamentare e senza alcun voto contrario. Infatti la proposta di legge ha come unico obiettivo la promozione della legalita' e dei diritti umani; l'applicazione dei principi fondamentali della Costituzione, dello stato di diritto, della democrazia; la messa a disposizione delle forze dell'ordine - istituzionalmente preposte alla difesa della sicurezza e dei diritti di tutti - delle risorse conoscitive, metodologiche ed operative della teoria e della pratica della nonviolenza.
E' una proposta di legge che non si presta ad alcuna strumentalizzazione e ad alcuna ambiguita'; una proposta che e' utile al bene pubblico, utile alle forze dell'ordine, utile al paese e a tutte le persone che nel nostro paese si trovano.
Riportiamo di seguito, ancora una volta, i seguenti materiali: il testo del disegno di legge; una breve nota informativa; il testo dell'ordine del giorno approvato dal Consiglio Provinciale di Viterbo (senza alcun voto contrario).
Ancora una volta, e riassuntivamente, mettendo a disposizione dei nostri lettori alcuni materiali informativi essenziali, chiediamo loro di adoperarsi sia per sostenere l'iniziativa legislativa, sia per proporre di avviare subito la sperimentazione della formazione alla nonviolenza ad esempio nei corpi di polizia locale (per i vigili urbani e' sufficiente una delibera del Consiglio Comunale, e come abbiamo ricordato sopra ci sono gia' varie rilevanti esperienze).
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Testo del disegno di legge di iniziativa dei senatori Occhetto ed altri recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia"
Articolo 1 (Norme di principio)
1. L'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia indicate all'articolo 16 della legge 1 aprile 1981, n. 121 e successive modificazioni e integrazioni, sono svolte mediante programmi ed attivita' didattiche coerentemente ispirati ai valori della Costituzione della Repubblica con particolare riferimento agli articoli 2 e 27 e ai principi contenuti nella "Carta dei Diritti fondamentali" dell'Unione Europea.
Articolo 2 (Direttive del Ministro dell'Interno)
1. Il Ministro dell'Interno, nelle sue attribuzioni di responsabile della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e di autorita' nazionale di pubblica sicurezza,
- impartisce annualmente le direttive generali per l'attivita' d'istruzione, formazione e aggiornamento svolte dal sistema degli Istituti e delle Accademie delle forze di polizia introducendo le metodologie didattiche piu' idonee ad elevare la conoscenza e l'uso dei valori, delle tecniche, delle modalita' di servizio e delle strategie della nonviolenza;
- fissa gli obiettivi generali da raggiungere sia annualmente e sia nell'intero ciclo d'istruzione;
- vigila sugli indirizzi didattici e verifica la qualita' degli interventi formativi realizzati, relativamente alla promozione della coscienza civica e al rigoroso apprendimento di una deontologia professionale che sia conforme alle funzioni difensive e nonviolente delle forze dell'ordine;
- fissa la durata inderogabile dei corsi di istruzione per le varie qualifiche del personale di nuova assunzione in servizio;
- si avvale della consulenza di docenti e ricercatori esperti in materia di formazione alla nonviolenza e dei responsabili delle strutture formative e addestrative attualmente operanti nelle forze dell'ordine sia per l'approntamento della specifica normativa che per la qualificazione dei docenti.
Articolo 3 (Relazione annuale sull'attivita' d'istruzione, formazione e aggiornamento)
1. Il Ministro dell'Interno inoltra annualmente alle Camere, prima della scadenza dei termini di presentazione della Legge Finanziaria e della Legge di Bilancio, una particolareggiata relazione sull'attivita' svolta dal sistema degli istituti d'istruzione delle forze di polizia, nella quale siano esposti:
- gli obiettivi didattici formulati all'inizio dell'anno di gestione;
- gli indirizzi seguiti per il miglioramento continuo della preparazione professionale, nei profili deontologico-valoriale, tecnico operativo e gestionale;
- i modelli di valutazione adottati sia per la programmazione scientifico-didattica e sia per la verifica dei risultati;
- i risultati raggiunti in termini di preparazione del personale delle forze di polizia di ogni ordine e grado ed in termini di miglioramento qualitativo delle metodologie e delle tecniche di insegnamento, ivi comprese metodologie di servizio nonviolento;
- gli obiettivi didattici per l'anno successivo e i programmi di studio e di ricerca previsti a supporto dell'attivita' degli istituti e del miglioramento continuo della qualita' dei curricula formativi.
2. La relazione, trasmessa ai Presidenti della Camera e del Senato, e' inoltrata al Comitato di cui al successivo articolo 4 della presente legge.
Articolo 4 (Comitato parlamentare per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia)
1. Ai fini della promozione degli indirizzi formativi ispirati al miglioramento continuo della qualita' delle forze di polizia, e' istituito il Comitato parlamentare per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia.
2. Il Comitato e' composto da cinque deputati e da cinque senatori, nominati dai Presidenti della Camera e del Senato, sentiti i Presidenti dei Gruppi Parlamentari.
3. Il Comitato
- elegge al suo interno il Presidente e resta in carica per tutta la legislatura;
- svolge approfondimenti conoscitivi, mediante audizioni e sopralluoghi;
- discute e valuta la relazione annuale del Ministro dell'Interno, di cui all'articolo 3 della presente legge;
- trasmette semestralmente una nota e annualmente una relazione su quanto emerso dai relativi lavori alle Commissioni Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
4. Il Comitato, ogni qualvolta si renda opportuno acquisire elementi e valutazioni, delibera di audire il Ministro dell'Interno, o il Sottosegretario di Stato delegato, i responsabili delle forze di polizia e chiunque altri ricopra un incarico istituzionale nel campo dell'istruzione del personale delle forze di polizia.
Articolo 5 (Copertura finanziaria)
1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge valutati complessivamente in ventimila milioni si provvede mediante l'utilizzo del fondo di riserva per le spese impreviste per l'anno 2001.
Articolo 6 (Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
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Una breve nota informativa
A. La nonviolenza nella legislazione e nella storia d'Italia
1. La nonviolenza nel corpus legislativo italiano
Nella legislazione italiana il termine, ed il concetto, di "nonviolenza" e' entrato relativamente tardi: con la legge 8 luglio 1998, n. 230, che all'art. 8, comma 2, lettera e) attribuisce all'Ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri il compito di "predisporre, d'intesa con il Dipartimento per il coordinamento della protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta".
In realta' gia' da molti anni erano stati effettualmente accolti termini ed esperienze sovente fortemente connessi alla teoria e prassi della nonviolenza, come ad esempio attesta la legislazione che dal 1972 con la legge n. 772 riconosceva e recepiva l'obiezione di coscienza al servizio militare e disponeva il servizio civile alternativo; inoltre gia' nel dettato costituzionale, come hanno rilevato autorevoli commentatori, vi sono le fondamenta di un orientamento tendenzialmente nonviolento e comunque una legittimazione piena di tale prospettiva.
E del resto analogo orientamento e' possibile leggere in autorevoli documenti internazionali: come la Carta delle Nazioni Unite, e la Dichiarazione universale dei diritti umani.
2. La nonviolenza nella ricerca accademica e nelle agenzie formative
Nella ricerca accademica e nelle agenzie formative ormai da decenni la nonviolenza e' un tema rilevante. E' cosi' a livello internazionale (a partire dalle attivita' di peace research promosse dall'ONU), ed e' cosi' anche in Italia, in cui lo studio della nonviolenza e la formazione ai valori, alle tecniche e alle strategie della nonviolenza costituiscono esperienze consolidate sia in ambito accademico che in ambito piu' generalmente istituzionale che nell'alveo delle esperienze dell'associazionismo democratico, delle agenzie formative, delle variegate formazioni in cui si articola la societa' civile e particolarmente l'impegno sociale e civile.
3. La nonviolenza nella cultura e nella storia d'Italia
Del resto nella cultura e nella storia d'Italia la nonviolenza e' radicata in esperienze e riflessioni che risalgono ad esempio fino alla proposta di vita e di pensiero di Francesco d'Assisi.
E nel Novecento un illustre filosofo e pedagogista italiano, Aldo Capitini, ha dato un contributo di riflessione e di proposta di enorme rilevanza a livello internazionale; cosi' come Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (che di Gandhi fu direttamente discepolo); cosi' come Danilo Dolci: personalita' italiane che a livello internazionale sono tra le figure piu' note e piu' luminose della nonviolenza. Ad Aldo Capitini risale altresi' la coniazione del termine stesso "nonviolenza".
Peraltro in Italia anche la figura di Gandhi fu conosciuta con relativa tempestivita': anche grazie alla sua visita nel nostro paese nel 1931, ed alla pubblicazione nello stesso anno dell'edizione italiana della sua autobiografia con prefazione di Giovanni Gentile; ed alla nonviolenza si ispirarono alcune delle figure piu' nobili e delle attivita' piu' profonde e luminose dell'opposizione alla dittatura fascista.
4. Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza
4.1. Il termine "nonviolenza", distinto dalla locuzione "non violenza"
La parola "nonviolenza" e' stata coniata dal filosofo ed educatore italiano Aldo Capitini (1899-1968) e traduce i due termini creati da Mohandas Gandhi (1869-1948) per definire la sua proposta teorico-pratica: "ahimsa" e "satyagraha".
La parola "nonviolenza" designa un concetto del tutto distinto dalla semplice locuzione "non violenza" o "non-violenza"; la locuzione "non violenza" infatti indica la mera astensione dalla violenza (ed in quanto tale puo' comprendere anche la passivita', la fuga, la rassegnazione, la vilta', l'indifferenza, la complicita', l'omissione di soccorso); il concetto di "nonviolenza" afferma invece l'opposizione alla violenza come impegno attivo e affermazione di responsabilita'.
Infatti i due termini usati da Gandhi, che il termine capitiniano di "nonviolenza" unifica e traduce, hanno un campo semantico ampio ma molto forte e ben caratterizzato: "ahimsa" significa "contrario della violenza", "negazione assoluta della violenza", quindi "opposizione alla violenza fino alla radice di essa"; "satyagraha" significa "adesione al vero, contatto con il bene, forza della verita', vicinanza all'essere, coesione essenziale".
4.2. La nonviolenza non e' un'ideologia
La "nonviolenza" quindi e' un concetto che indica la scelta e l'mpegno di un intervento attivo contro la violenza, la sopraffazione, l'ingiustizia (non solo quella dispiegata e flagrante, ma anche quella cristallizzata e camuffata, quella acuta e quella cronica, quella immediata e quella strutturale).
La nonviolenza non e' un'ideologia ne' una fede: ci si puo' accostare alla nonviolenza a partire da diverse ideologie e da diverse fedi religiose e naturalmente mantenendo quei convincimenti. Ad esempio nel corso dello scorso secolo vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a fedi diverse: induista, cristiana, buddhista, islamica, ebraica, altre ancora, o anche non aderendo ad alcuna fede. Ugualmente vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a ideologie diverse: liberali, socialiste (nelle varie articolazioni di questo concetto teorico e movimento storico), patriottiche, internazionaliste, democratiche in senso lato.
4.3. La nonviolenza e' una teoria-prassi sperimentale e aperta
La nonviolenza infatti e' una teoria-prassi, ovvero un insieme di riflessioni ed esperienze, creativa, sperimentale, aperta. Non dogmatica, non autoritaria, ma che invita alla responsabilita' personale nel riflettere e nell'agire.
4.4. La nonviolenza e' un concetto pluridimensionale
Molti equivoci intorno alla nonviolenza nascono dal fatto che essa e' un concetto a molte dimensioni, cosicche' talvolta chi si appropria di una sola di queste dimensioni qualifica la sua collocazione e il suo agire come "nonviolenti", in realta' commettendo un errore e una mistificazione, poiche' si da' nonviolenza solo nella compresenza delle varie sue dimensioni (ovviamente, e' comunque positivo che soggetti diversi conoscano e accolgano anche soltanto alcuni aspetti della nonviolenza, ma questo non li autorizza a dichiarare di praticare la nonviolenza).
Proviamo a indicare alcune delle dimensioni fondamentali della nonviolenza:
- la nonviolenza e' un insieme di ragionamenti e valori morali;
- la nonviolenza e' un insieme di tecniche comunicative, relazionali, deliberative, organizzative e di azione;
- la nonviolenza e' un insieme di strategie di intervento sociale e di gestione dei conflitti;
- la nonviolenza e' un progetto sociale di convivenza affermatrice della dignita' di tutti gli esseri umani;
- la nonviolenza e' un insieme di analisi e proposte logiche, psicologiche, sociologiche, economiche, politiche ed antropologiche.
Come si vede, lo studio della nonviolenza implica la coscienza della pluridimensionalita' di essa, delle sue articolazioni, delle sue implicazioni.
Ed anche del fatto che essa implica saldezza sui principi ed insieme un atteggamento ricettivo, critico, sperimentale, aperto; che non ha soluzioni preconfezionate ma richiede ogni volta nella situazione concreta un riflettere e un agire contestuale, critico e creativo.
B. Formazione del personale delle forze dell'ordine e ordinamento giuridico
1. I percorsi formativi del personale delle forze dell'ordine
Attualmente le forze dell'ordine in Italia sono articolate in diversi corpi, con statuti specifici ed organizzazioni interne peculiari. Tale situazione si riflette anche sui percorsi formativi ed addestrativi.
2. La Costituzione come fondamento dell'ordinamento giuridico
Ma fondamento unitario di tutti i percorsi formativi e' e deve essere il riferimento alla Costituzione della Repubblica Italiana su cui si incardina tutto il sistema legislativo ed istituzionale italiano e si basa il nostro ordinamento giuridico.
3. Ordine pubblico, legalita', democrazia
E quindi in uno stato di diritto, in un paese democratico come l'Italia, la funzione dello Stato preposta all'ordine pubblico e' vincolata all'affermazione della legalita', alla difesa della democrazia, alla promozione della sicurezza, dell'incolumita' e dei diritti delle persone che nel territorio italiano si trovino.
4. Pubblica sicurezza, diritti umani
Sempre piu' la riflessione giuridica contemporanea ha evidenziato il nesso inscindibile tra sicurezza pubblica e diritti umani, diritti che sono propri di ogni essere umano e che per essere inverati abbisognano di un impegno positivo delle funzioni pubbliche.
5. Necessita' di una piu' adeguata formazione delle forze dell'ordine
Si evince pertanto la necessita' di una sempre piu' adeguata formazione del personale delle forze dell'ordine ordinata all'espletamento piu' coerente ed efficace dei compiti che inverino le finalita' dalla Costituzione enunciate nell'ambito delle specifiche funzioni, modalita' ed aree di intervento. A tal fine la formazione alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza si dimostra di estrema utilita'.
C. Esperienze di riferimento in Italia, in Europa e nel mondo
1. Esperienze di formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine gia' svolte ed in corso in Italia
Anche in Italia da anni in vari luoghi e contesti si sperimentano gia' percorsi formativi alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie dalla nonviolenza di personale preposto alla sicurezza pubblica.
2. Riflessioni ed esperienze in altri paesi europei
In altri paesi europei la riflessione e le esperienze in tal senso sono sovente assai rilevanti, come si evince dal dibattito in merito.
3. Esperienze internazionali di riferimento
Infine si consideri come a livello internazionale vi siano ormai molteplici e qualificatissime esperienze storiche, di grande rilievo anche sul piano giuridico, con particolar riferimento a situazioni di partenza decisamente assai critiche.
Si pensi ad esempio al caso del Nicaragua in cui dopo la fine della dittatura somozista si pose il problema di rieducare il personale dei corpi speciali della dittatura (spesso bambini che erano stati ridotti a feroci bruti); o al caso straordinario del Sud Africa, in cui la "Commissione nazionale per la verita' e la riconciliazione", presieduta dal Premio Nobel Desmond Tutu, ha indicato una via di grande interesse e profonda originalita' per uscire da una situazione tremenda come quella ereditata dal regime dell'apartheid.
D. Ambiti formativi in cui si fa gia' ampio uso dei valori e delle tecniche della nonviolenza
Segnaliamo infine, come mera elencazione, alcuni ambiti in cui da molti anni esiste ormai una lunga ed ampia tradizione di studi e di esperienze formative e addestrative alla conoscenza e all'uso della nonviolenza.
Questa tradizione ha diverse esplicazioni: in sede di istituzioni sovranazionali; in sede di istituzioni nazionali; in sede di istituzioni locali; in sede universitaria; in sede scolastica; in sede di altre agenzie formative; in sede di enti assistenziali, sociali, sanitari, di protezione civile; in sede di enti di servizio civile; in sede di associazionismo democratico; in sede di formazione ed aggiornamento nel management; in sede di agenzie informative; in sede di intervento psicoterapeutico; in sede di training sportivo; in sede di facilitazione in consessi deliberativi; in sede di promozione e coordinamento di campagne sociali.
Gli esempi sono infiniti: si va dalla formazione ad altissima qualificazione del personale specializzato in interventi di peace-keeping a livello internazionale (in primo luogo dell'ONU); alle cattedre e ai dipartimenti universitari di peace-research; fino alla formazione dei giovani in servizio civile.
Analogamente esempi attuativi e fonti normative e regolamentari di riferimento gia' esistono a tutti i livelli, sia in campo internazionale che per quel che concerne specificamente l'Italia.
Esistono anche ricognizioni di istituti di ricerca specializzati in ambito istituzionale e accademico; una pregevole raccolta di dati e' stata recentemente pubblicata dal Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR) di Padova, ed e' disponibile sulla rete telematica pacifista Peacelink.
E. Una bibliografia essenziale meramente orientativa
- AA. VV., Etiche della mondialita', Cittadella, Assisi 1996;
- AA. VV., Gli istituti e i centri internazionali di ricerca per la pace, Movimento Internazionale della riconciliazione, Associazione Beati i costruttori di pace, Padova 2000;
- Guenther Anders, Tesi sull'eta' atomica, Edizioni del Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1991;
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- Hannah Arendt, La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1993;
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- Emanuele Arielli, Giovanni Scotto, I conflitti, Bruno Mondadori, Milano 1998;
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- Norberto Bobbio, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino 1991;
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- Giovanni Falcone, Interventi e proposte, Sansoni, Firenze 1994;
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- Lodovico Grassi, La democrazia dell'era atomica, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1988;
- Germaine Greer, La donna intera, Mondadori, Milano 2000;
- Juergen Habermas, Teoria dell'agire comunicativo, Il Mulino, Bologna 1997, due volumi;
- IPRI (a cura di), Se vuoi la pace, educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984;
- Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993;
- Alberto L'Abate, Consenso, conflitto e mutamento sociale, Franco Angeli, Milano 1990;
- Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985;
- Eugenio Lecaldano, Etica, Utet, Torino 1995;
- Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino 1986;
- Emmanuel Levinas, Ethique et infini, Fayard, Paris 1982;
- Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito, Jaca Book, Milano 1995;
- Jean Marie Muller, Lessico della nonviolenza, Satyagraha, Torino 1992;
- Jean Marie Muller, Strategia della nonviolenza, Marsilio, Venezia 1975;
- Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982;
- Franca Ongaro Basaglia, Una voce, Il Saggiatore, Milano 1982;
- Salvatore Palidda, Polizia postmoderna, Feltrinelli, Milano 2000;
- Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente. (in "La nonviolenza e' in cammino" n. 145 del 10 marzo 2001);
- Giuliano Pontara, Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995;
- Giuliano Pontara, La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996;
- Stefano Rodota', Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995;
- Stefano Rodota', Tecnopolitica, Laterza, Roma-Bari 1997;
- Giovanni Salio, Il potere della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995;
- Umberto Santino, Oltre la legalita', Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997;
- Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997, tre volumi;
- Francesco Tullio (a cura di), Una forza nonarmata dell'ONU: utopia o necessita'?, Casa Editrice Formazione e Lavoro, Roma 1989;
- Luciano Violante, Non e' la piovra. Dodici tesi sulle mafie italiane, Einaudi, Torino 1994;
- Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982;
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987;
- Gustavo Zagrebelsky, Il diritto mite, Einaudi, Torino 1992.
*
Ordine del giorno approvato dal Consiglio Provinciale di Viterbo (senza alcun voto contrario)
Il Consiglio Provinciale di Viterbo
vista l'iniziativa del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per l'elaborazione di una proposta di legge nella quale si preveda che nel curricolo formativo e nell'addestramento degli operatori della sicurezza pubblica venga compresa la conoscenza dei valori teoretici, delle strategie d'intervento e delle tecniche operative della nonviolenza e quindi l'educazione e l'addestramento ad esse;
considerata la delicatezza del servizio pubblico prestato dalle forze dell'ordine, sulle quali incombe il gravoso ed importantissimo impegno di difendere la sicurezza pubblica, l'incolumita' delle persone, la legalita', e dato che esse per funzione istituzionale si trovano sovente ad agire in situazioni fortemente critiche e d'emergenza;
ritenendo di condividere le motivazioni e le finalita' dell'iniziativa che mira a:
- mettere a disposizione delle forze dell'ordine strumenti interpretativi ed operativi adeguati per agire in modo costantemente legale, efficace e rispettoso della dignita' umana nello svolgimento delle proprie mansioni;
- fornire agli operatori addetti al controllo del territorio ed alla protezione dei diritti, un quadro di riferimento categoriale ed applicativo coerente con la Costituzione, e quindi con la fonte stessa della legalita' nel nostro paese; e con la Dichiarazione universale dei diritti umani, che costituisce un comune orizzonte di riferimento per le codificazioni giuridiche e le prassi amministrative dei paesi democratici;
- offrire un'occasione di riflessione sulle dinamiche relazionali e sulle strategie operative e cooperative nel rapporto interpersonale e particolarmente nel conflitto con la persona o le persone nei cui confronti si interviene e con cui quindi si interagisce;
- mettere a disposizione indicazioni utili ad un approfondimento delle problematiche non solo giuridiche, procedurali, amministrative e tecniche, ma anche psicologiche, sociologiche, comunicative e antropologico-culturali connesse ed implicate dall'attivita' che si svolge;
esprime
adesione e sostegno all'iniziativa del Centro di ricerca per la pace e
si impegna
a contribuire attivamente all'elaborazione e alla presentazione dell'articolato di legge.
Viterbo, 14 novembre 2001
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
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Numero 768 del 9 maggio 2013
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